Il Poligrafico, n. 192, Settembre 2019

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In uropa è ufficialmente iniziata la rivoluzione della plastica e degli imballaggi. cco i passi e gli snodi che definiscono il quadro degli interventi

La rivoluzione #Plasticfree per una nuova governance i fili a

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I numeri non sempre sono poetici, ma ci permettono di comprendere la realtà in modo oggettivo e, talvolta, di prevedere alcuni effetti nel breve e medio periodo con notevole anticipo. Mettiamola in prosa, allora, la situazione che ha spinto l’Unione europea a intervenire: il mare ricopre il 71% della superficie terrestre. Gli oceani contengono oggi circa 165 milioni di tonnellate di plastica. La plastica è uno dei materiali più utilizzati per il consumo dei prodotti nella grande distribuzione in virtù della sua economicità. Eppure, è iniziato in sordina il movimento #Plasticfree, che ha ingrossato le fila di un’opinione pubblica non più minoritaria ed ecologista ma sempre più sensibile e determinata a chiedere alle istituzioni una presa di posizione netta sul tema ambientale. L’Unione Europea ha deciso di dire basta, e questo si è tradotto in un intervento legislativo importante che riguarda anche il campo dei produttori di imballaggi. Un quarto del budget dell’Unione europea - per la programmazione 2021-2027 - sarà dedicato alla lotta ai cambiamenti climatici. Le prime scadenze Nel frattempo, i Paesi UE hanno già stabilito di arrivare entro il 2025 al 25% di bottiglie in plastica aventi contenuto riciclato, e il 30% per il 2030. Entro il 2029, si punta al 90% di raccolta delle bottiglie di plastica per rispondere all’emergenza inquinamento marino. Negli ultimi anni si parlava semplicemente di “strategia europea per la plastica nell'economia circolare”. Oggi esiste un quadro normativo capillare che ha un riverbero significativo anche in Italia. Riepiloghiamo il percorso istituzionale. La Commissione europea ha espresso una proposta di direttiva nel maggio 2018. Il Consiglio ha definito la propria posizione in merito alla fine di ottobre 2018. Tra novembre e dicembre dello stesso anno si sono svolti i negoziati, sfociati in un accordo confermato a gennaio 2019, con

il placet dei singoli Paesi membri. Tra la fine di marzo e l’inizio di giugno 2019 è stato completato il passaggio del testo in prima lettura tra Parlamento e Consiglio UE. Ambiente vs Economia La Direttiva viene emanata a seguito di un serrato dialogo inter istituzionale, partito da una considerazione della Commissione, secondo la quale, perché il ciclo di vita della plastica diventi circolare, è necessario individuare un rimedio alla produzione di rifiuti e alla dispersione degli stessi nell’ambiente. In nome della prevenzione e riduzione dei rifiuti però, “le restrizioni di mercato dei prodotti di plastica monouso potrebbero creare ostacoli agli scambi e provocare distorsioni della concorrenza nell'Unione” (PE-CONS 11/1/19 REV 1 comma 6). Proprio il sesto comma del presente provvedimento porta con sé una serie di nodi esiziali, dai quali traspare il difficile equilibrio tra interessi generali e particolari: sostenibilità ambientale ed economicità dei cicli produttivi. Cos’è e cosa non è “monouso” Se da un lato è chiaro che saranno messi al bando solo i prodotti per i quali esiste un’alternativa alla plastica (si incoraggia quindi il ricorso a materiali alternativi), dall’altro invece occorre stabilire l’estensione del concetto di “plastica monouso”, su cui si sta concentrando l’attenzione delle istituzioni paneuropee e nazionali. Sul problema definitorio, così recita il comma 12: “(…) per chiarire ulteriormente se un prodotto sia da considerare un prodotto di plastica monouso ai fini della presente direttiva, è opportuno che la Commissione sviluppi linee guida sui prodotti di plastica monouso. In considerazione dei criteri definiti nella presente direttiva, sono esempi di contenitori per alimenti da considerare prodotti di plastica monouso: contenitori per fast food, scatole per pasti, per pa-

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