Printlovers, n. 80, Dicembre 2019

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ARENA A NEW

RANGE OF UNCOATED PAPERS FEDRIGONI PAPERS. COM

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PRINTED ON


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I prodotti stampati da Nava Press sono il risultato di una perfetta combinazione tra tecnologia, artigianalità e un’accurata scelta di materiali eco-sostenibili. Sono il nostro impegno quotidiano per un ambiente migliore.

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I M P E R F E T T I

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B E L L I S S I M I

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tiamo entrando nell’età d’oro dell’imperfezione. In ciò che siamo e in quello che facciamo, l’unicità che ci rende non conformi a uno standard ideale è sempre più un valore da celebrare. La moda, esclusiva per eccellenza, ha compreso il peso dell’inclusione e ne sta diventando promotrice appassionata. La capacità di dialogare con la diversità è uno dei motori dell’innovazione del design, oltre che un approccio remunerativo: secondo la British Standard Institution, ente preposto alla definizione della norma in diversi settori industriali, solo il 21% della popolazione mondiale non ha alcuna difficoltà di tipo fisico, cognitivo, culturale o economico, intendendo per difficoltà qualunque forma di barriera nell’interazione individuo–mondo. Il designer che progetta pensando solo alla “persona media”, ammesso che esista, si rivolge a una minoranza. A questo cambiamento di prospettiva stanno contribuendo persone come Sinéad Burke, ventinovenne scrittrice, accademica e attivista irlandese. Sinéad, che è alta 105,5 centimetri perché affetta da acondroplasia, ha lanciato un appello al mondo della moda: «Voglio abiti che riflettano la mia personalità, ed è difficile trovarli nel reparto bambini. Voglio scarpe che dimostrino la mia maturità, professionalità e raffinatezza», ha detto nel suo TED Talk "Why design should include everyone" del 2017. Burberry, Ferragamo e Gucci sono tra i brand che in questi anni hanno raccolto la chiamata. È stata ritratta da Peter Lindbergh e Tim Walker, ha conquistato la copertina di Vogue e ha partecipato al Met Gala. Oggi, con il suo Inclusive Fashion and Design Collective, rappresenta le minoranze storicamente escluse dal lusso, influenzando la reazione a catena che dal lusso si riverbera su tutti gli altri settori. Ponendo una domanda apparentemente semplice: «Per chi non stiamo progettando?». L ' E D I T O R I A L E

di M I C H E L A

P I B I R I


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P E R S O N A L M E N T E

Marilde Motta Nel 1978 ha scelto le pubbliche relazioni come professione. Scrive e tiene corsi su alcune aree della comunicazione. Ad Personam® è la sua agenzia.

Influenzatore e influenzato

All’avanzata degli influencer digitali hanno contribuito diversi fattori, in modo rilevante la disaffezione delle persone per la lettura strutturata, propria dei media cartacei, accompagnata dalla volontà di non spendere per ottenere ciò di cui non sono più capaci di usufruire.

L’accesso gratuito, l’impiego spensierato, volatile e semplificato delle diverse piattaforme digitali è l’humus in cui hanno messo radice gli influencer ed è amato da milioni di individui. I “facitori di opinioni” sono sempre esistiti. Dar consigli, suggerire, condizionare, orientare sono attività antichissime, basate sulla voce prima dell’invenzione di stampa, radio, tv e ora web. Vi sono però differenze sostanziali nelle numerose professioni nate fuori dal mondo digitale (testimonial, endorser, booster, referral, evangelist, ambassador, supporter e altre). Sebbene

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accomunate dal fine di influenzare, sottendono invece capacità e competenze ben distinte, modus operandi adeguati per esercitare poteri di formazione delle opinioni, di spinta ai consumi, di preferenza per brand. Solo approfondite analisi possono stabilire se serve un influenzatore, che agisce nella realtà concreta, o se l’azienda avrà maggiori benefici ricorrendo alle star del web. Nel caso degli influencer online si può iniziare esaminando la persona (ma ci sono anche i robot), la sua preparazione e competenza, la personalità, reputazione, senso di responsabilità, la trasparenza con cui dichiara i contenuti pagati. Va esaminato l’ambiente digitale dove esercita l’influenza, la modalità espressiva (suggerire un “voler essere” è ben diverso dal prescrivere un “dover fare”). Ci sono anche misurazioni relative all’audience vera (purtroppo ci sono anche i follower comprati), alle reazioni (positive, neutre, negative), alla conversion, al gradimento, alla credibilità. Gli strumenti di analisi sanno sviscerare come viene gestita la relazione con i follower. Il rigore metodologico nelle indagini mette in salvo il rapporto costi/benefici per l’azienda.

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PRINT NR. 80 | DICEMBRE 2019 › www.printlovers.net DIRETTORE RESPONSABILE ENRICO BARBOGLIO REDAZIONE MICHELA PIBIRI [coordinamento] › michela.pibiri@strategogroup.net HANNO COLLABORATO ANNA APREA, LORENZO CAPITANI MARILDE MOTTA ACHILLE PEREGO, ROBERTA RAGONA TRADUZIONI PHILIP SANDERS ART DIRECTOR STEFANO TORREGROSSA › onicedesign.it PRINTLOVERS www.printlovers.net

redazione@printlovers.net

STRATEGO GROUP srl

LA DOLCE STORIA DI VENCHI Nata 140 anni fa in Piemonte, oggi Venchi è uno dei simboli del Made in Italy nel mondo, che si intreccia a nastri, carte creative, box di latta, boutique monomarca che rendono il cioccolato – e il gelato – un’esperienza memorabile.

VIA CASSANESE 224, 20090 SEGRATE (MI)

L'INCLUSIONE SECONDO MICROSOFT Il design può migliorare la vita di tutti, se nasce da un pensiero inclusivo. Microsoft ha reso questo approccio parte del suo DNA: lo racconta Kevin Marshall, Creative director of design, global packaging and content della IT company di Seattle.

amministrazione@strategogroup.net PUBBLICITÀ DEBORAH FERRARI | T. 389 9004599 › deborah.ferrari@strategogroup.net RANCATI ADVERTISING CLAUDIO SANFILIPPO | T. 02 70300088

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L’alluminio esce allo scoperto e inizia l’ascesa del trend che lo vede protagonista, come Thierry de Baschmakoff, Jérôme Dinand e Chafik Gasmi ci svelano: tre noti designer internazionali che si affidano a questo metallo per i loro progetti.

Brand Revolution LAB riparte con l’edizione 2020 e rafforza il suo ruolo di incubatore di innovazione nella comunicazione stampata grazie a una nuova formula. Nell’attesa, vi raccontiamo quattro progetti da sgranocchiare.


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HOW IT'S MADE

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BRANDING

CHI HA PAURA DELLE SLEEVE?

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Versatili, camaleontiche, dalle infinite possibilità creative e… sostenibili. Le etichette termoretraibili – shrink o stretch sleeve – hanno molto da raccontare e non si sottraggono alle sfide del grande dibattito sulla plastica.

Pastiglie Leone è molto più che una marca di caramelle. È un’icona di categoria, un vezzo da esibire e collezionare. Ed è anche un sapere che si esprime nel Cioccolato Grezzo fondente. Robilant Associati racconta il rinnovo di un mito.

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TENDENZE

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FOTOGRAFIA

IL LUSSO POSITIVO

L'EVOLUZIONE DELLA FOTO STOCK

Le ultime tendenze del packaging di lusso secondo J. Walter Thompson Intelligence e una brand community che ha a cuore il futuro del pianeta e delle persone. Con Diana Verde Nieto, fondatrice di Positive Luxury, parliamo della responsabilità dei brand.

Sandra Iakovleva, Creative editor della famosa piattaforma Depositphotos, racconta cosa è cambiato – soggetti, stile, ripresa, luce, postproduzione – nell’estetica della fotografia stock negli ultimi dieci anni. Per riconoscere ed evitare i cliché.

Gli articoli firmati impegnano esclusivamente gli Autori. Dati e caratteristiche tecniche sono generalmente forniti dalle Case costruttrici, non sono comunque tassativi e possono essere soggetti a rettifiche in qualunque momento. Tutti i diritti sono riservati. Notizie e articoli possono essere riprodotti solo a seguito di autorizzazione dell’editore e comunque sempre citando la fonte. Testi e fotografie, qualora non espressamente richiesto all’atto dell’invio, non vengono restituiti. Desideriamo informarLa che il D.Lgs. 196/03 (Testo Unico Privacy) prevede la tutela di ogni dato personale e sensibile. Il trattamento dei Suoi dati sarà improntato ai principi di correttezza, liceità e trasparenza e della Sua riservatezza. Ai sensi dell’art. 13 del Testo Unico, Le forniamo quindi le seguenti informazioni: il trattamento che intendiamo effettuare verrà svolto per fini contrattuali, gestionali, statistici, commerciali, di marketing; il trattamento, che comprende le operazioni di raccolta, consultazione, elaborazione, raffronto, interconnessione, comunicazione e/o diffusione si compirà nel modo seguente: archiviazione su supporto cartaceo e archiviazione informatizzata su personal computer. Il titolare dei dati è: Stratego Group srl nella persona del Rappresentante Legale. Il responsabile del trattamento dei dati è: Enrico Barboglio [enrico.barboglio@strategogroup.net, via Cassanese 224, Segrate MI, T. 02.49534500]. Al titolare del trattamento Lei potrà rivolgersi per far valere i Suoi diritti così come previsti dall’art. 7 del D.Lgs. 196/03.

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PERSONALMENTE

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ARTEINULTIMA

Imperfetti e bellissimi

Influenzatori e influenzati

I materiali e le tecniche

Gli italiani dei Pentawards

Avamposti

Carte di lusso

La via sostenibile di Luxoro

Beyond, il calendario di Grafical 2020

Best Cartotecnica e i premiati del 2019

Automazione, la ricetta di corGae

Una selezione dei progetti più belli

Janique Bourget

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PRINTED ON ARENA NATURAL ROUGH 30OGM²

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02 Hot Foil Luxor® 220 GIO

03 Rilievo a secco con cliché h+m

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LA CARTA DELLA COPERTINA FEDRIGONI ARENA WHITE ROUGH 300 g/m² — La carta scelta per la copertina di questo numero di PRINT è Arena, l’ultima nata in casa Fedrigoni, che ha messo a frutto la lunga esperienza del Gruppo nell’ambito delle carte naturali. Adatta a tutte le tecniche di stampa e ad applicazioni che vanno dal packaging di lusso all’editoria, Arena è un sistema di carte naturali dalle molte sfaccettature: è infatti disponibile in una grande varietà di pesi – da 70 a 580 g/m², in tre diverse finiture, Smooth, Rough e Bulk, e quattro tonalità: l’avorio brillante di Ivory, il bianco senza imbiancanti ottici di Natural, quello caldo di White e quello freddo di Extra White Natura. Tutte e tre le superfici mantengono la nitidezza dei caratteri e delle immagini, dipinti d’arte inclusi.

Foil Scodix Luxor® 396

CARTA COPERTINA

05 Scodix vernice spessorata

Dal 1888 Fedrigoni significa eccellenza nella produzione di carte speciali. Il Gruppo è tra i maggiori player in Europa nella produzione e vendita di diverse tipologie di carte ad alto valore aggiunto per packaging e grafica, e di prodotti autoadesivi per l’etichettatura. Con circa 3.000 dipendenti in 16 stabilimenti tra Italia, Spagna, Brasile e Stati Uniti e 25.000 referenze in catalogo, il Gruppo vende e distribuisce in circa 130 paesi nel mondo. A Fedrigoni fanno capo anche il celebre marchio e la manifattura Fabriano, con oltre 750 anni di storia, che ha servito nei secoli clienti come Michelangelo e Beethoven. C www.fedrigonicartiere.com


LA NOBILITAZIONE La nobilitazione della copertina è stata realizzata interamente da Paperskin, che ha realizzato la stampa a caldo con il foil Luxor Luxor® 220 GIO, usato come base per le lavorazioni di nobilitazione digitale: la verniciatura spessorata lucida dei dettagli e la sovrastampa color bronzo con Scodix Luxor® 396. Da ultimo, Paperskin ha realizzato il rilievo a secco.

HOT FOIL LUXOR® 220 GIO — Un oro intramontabile, luminoso ed eclettico che si presta perfettamente sia a superfici piene, come in questo collage a cui fa da sfondo, sia per la nobilitazione di piccoli dettagli. È un foil dalle eccellenti caratteristiche di sovrastampabilità e laccatura tramite l’uso dei più comuni metodi di stampa, con una vasta gamma di inchiostri convenzionali, colori UV e verniciatura. FOIL SCODIX LUXOR® 396 — Il bronzo raffinato e molto carico regala calore all’intera composizione. Il rilievo traccia un’aura intorno alla scultura, donando sacralità a tutto il collage. Il foil Scodix è resistente alle abrasioni e molto brillante, adatto per far risaltare ogni tipo di design.

RILIEVO A SECCO h+m — L’effetto realistico della scultura è dato da un rilievo a secco multilivello, ottenuto grazie ai cliché hinderer + mühlich che riesce a riprodurre in modo impeccabile il lavoro di scalpello e definizione dello scultore, donando un risultato da opera d’arte.

NOBILITAZIONE COPERTINA

CLICHÉ E FOIL

Nata nel 1983, Paperskin lavora da oltre trentacinque anni a fianco delle industrie grafiche, delle cartotecniche e delle società editoriali, fornendo loro ogni genere di nobilitazione di stampati su carta e cartone. Alle “classiche” lavorazioni – anche su grande formato – di plastificazione, verniciatura UV, stampa a caldo e serigrafia, si è recentemente aggiunta la nobilitazione digitale ottenuta con tecnologia Scodix, che permette la verniciatura riservata e l’applicazione di lamine di alto spessore. L’elevata tecnologia che caratterizza la nobilitazione digitale consente di realizzare finiture di pregio di altissimo livello qualitativo. C www.paperskin.it

Distributore esclusivo per l’Italia dei foil e dei cliché di nobilitazione del gruppo Kurz, Luxoro offre a settori industriali quali moda, lusso, packaging, cosmesi, food&wine, supporti e idee per creare oggetti unici, in grado di rispecchiare il valore esclusivo di un prodotto o un brand. Le partnership esclusive strette con LEONHARD KURZ Stiftung & Co. KG (punto di riferimento assoluto nella produzione di film per stampa a caldo) e Hinderer + Mühlich KG (cliché e attrezzature per stampa a caldo), rendono Luxoro il fornitore ideale per qualsiasi esigenza nel campo della stampa e finitura di materiali vari. L’azienda si avvale di oltre 50 collaboratori e dispone di un’area operativa di 3.500 mq, dove si trovano uffici e impianto logistico. Qui gli ampi spazi a disposizione consentono un agile stoccaggio delle “bobine madri” (jumbo), provenienti dalla Kurz, e il loro taglio nel formato richiesto dal cliente. Grazie a rigorose politiche aziendali, Luxoro è oggi un’azienda completamente a impatto zero. C www.luxoro.it


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Sembra una fiaba, quella di Venchi, cominciata più di 140 anni fa a Cuneo, nella bottega di un giovanissimo cioccolatiere deciso a far diventare i suoi gianduiotti e praline – confezionati come gioielli – i più eleganti di tutto il Piemonte. Oggi il sogno di Silviano Venchi è un simbolo indiscusso del saper fare italiano nel mondo, che continua a distinguersi per la qualità degli ingredienti, la fedeltà alla tradizione e lo stile delle confezioni, fatte per solleticare i sensi e imprimersi nella memoria. ENGLISH VERSION C pg. 73

U Una storia dolce e fondente lunga più di 140 anni, tanti sono quelli che Venchi ha festeggiato nel 2018 celebrando la nascita dell’azienda nel lontano 1878. Una storia di amore e passione piemontese, il regno delle nocciole e del cioccolato ma anche di storiche stamperie e cartotecniche che hanno scritto pagine importanti nella produzione di scatole di cartoncino e latte per accogliere gianduiotti e praline. E al packaging Venchi ha sempre guardato, fin dall’origine, con un occhio di riguardo, come primo biglietto da visita della qualità tutta Made in Italy dei suoi prodotti. «Il packaging di Venchi – spiega GB Mantelli, anima creativa della boutique del cioccolato – dona ai prodotti autenticità, personalità e stile. Le ricette dei prodotti vengono create in linea con i valori aziendali: allegrissimo, verissimo, buonissimo». Attraverso il disegno e le grafiche degli imballaggi (primari e secondari), realizzate per ogni campagna innanzitutto in casa ma anche grazie alla collaborazione di grafici, artisti e giovani talenti, Venchi riesce a differenziarsi pur mantenendo elementi distintivi come i nastri, i tag e gli adesivi dorati. Così le confezioni Venchi vengono realizzate per creare un forte impatto visivo e per durare nel tempo. Come è durata nel tempo questa “fabbrica” del cioccolato.

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L La sua storia inizia con Silviano Venchi, che a 16 anni comincia a creare cioccolatini nel suo negozio a Cuneo: in poco tempo la sua pasticceria diventa la più rinomata della città, apprezzata per la straordinaria qualità degli ingredienti e per l’impareggiabile abilità nel presentare le sue creazioni come se fossero gioielli. Nell’anno di nascita ufficiale dell’azienda, Venchi lancia il suo Gianduiotto 1878 con un minimo 32% di nocciole IGP Piemonte. Un prodotto ormai iconico e divenuto simbolo della capacità del marchio di rinnovarsi, pur restando fedele alla tradizione piemontese. Oggi Venchi ha raggiunto una riconoscibilità internazionale: più di 350 ricette di cioccolato e 90 gusti di gelato, presente in più di 70 Paesi in città chiave come Londra, Hong Kong, Dubai e New York e con oltre cento negozi monomarca nel mondo. In un mercato, quello del cioccolato, che negli ultimi anni si è ristretto, Venchi ha continuato a crescere passando dai 63 di fatturato nel 2016 ai 100 stimati per il 2018, con un migliaio di dipendenti nel mondo e più di 100 (quasi tutti donne) nello stabilimento cuneese di Castelletto Stura. Una vera e propria rinascita, dopo il fallimento del 1978, riuscita grazie all’arrivo di tre giovani imprenditori che alla fine del 1997 rilevarono il marchio e il ricettario storico. Tra questi Daniele Ferrero, primo azionista con il 27%, ancora oggi amministratore delegato; Pietro Boroli (De Agostini) con il 12%; e GB Mantelli, con un altro 12%, nipote del fondatore della Cuba, una piccola azienda dolciaria di Cuneo famosa per i cioccolatini ripieni di rum, che servì da veicolo per acquisire il marchio Venchi. Fino al 2007, spiega Ferrero «abbiamo lavorato per creare una media azienda, fatturavamo 30 milioni, di cui il 95% realizzato in Italia. Poi abbiamo capito che per crescere in un mercato maturo avremmo dovuto cambiare modello di business e creare un nostro canale di vendite». La scommessa vincente? Pensare come fanno i marchi del lusso e aprire boutique monomarca, che fossero «la quintessenza del made in Italy. Con un’idea in più: oltre al cioccolato, offrire anche il gelato artigianale, per allungare la stagionalità dei prodotti e aggiungere un altro forte connotato di italianità, riconoscibile soprattutto all’estero».

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Le grafiche di ogni confezione vengono definite e impreziosite a seconda del canale al quale sono destinate. Per ogni progetto di campagna, vengono scelti i fornitori e gli stampatori più adatti di volta in volta.

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O Oltre all’espansione internazionale e alla rinnovata presenza con le Cioccogelaterie in stazioni, aeroporti e persino sulle navi da crociera (come la Msc Seaside), lo sviluppo è passato anche dall’innovazione. Se Venchi ha anticipato il trend del cioccolato fondente e il marketing del “senza” (senza glutine, grassi idrogenati, additivi, aromi artificiali), l’azienda ha iniziato qualche anno fa a collaborare con le Università di Roma, Piacenza e Perugia per studiare cioccolatini che riescano a gestire meglio i tassi di glicemia, con una digeribilità più veloce, ma che mantengano più anti-ossidanti. Senza dimenticare le origini. La passione per i prodotti, aggiunge Ferrero, «che hanno una storia da raccontare. Nelle ricette usiamo solo ingredienti rigorosamente italiani, a eccezione dei semi di cacao: le nocciole del Piemonte, i pistacchi siciliani, le mandorle pugliesi, l’olio extravergine».

S Si potrebbe dire che lo stesso connubio tra tradizione, qualità e innovazione abbia sempre caratterizzato anche il packaging. Le grafiche di ogni confezione, ricorda GB Mantelli, «vengono definite e impreziosite a seconda del canale al quale sono destinate. Per ogni progetto di campagna, vengono scelti i fornitori e gli stampatori più adatti di volta in volta». In Venchi non amano rivelare i nomi di chi stampa scatole, latte, barattoli, carte e pellicole primarie che avvolgono i cioccolatini – ma ciascuno è stato e viene scelto di volta in volta perché ritenuto il migliore per realizzare il matrimonio tra cioccolato e packaging, tra gli espositori in cartoncino e il design dei punti vendita. O per i cataloghi B2B, in particolare i due annuali tirati in qualche migliaia di copie nei periodi topici di Pasqua e Natale.

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L’utilizzo di carte e cartoncino alla base della realizzazione del packaging si sta gradualmente spostando, come racconta il responsabile creativo di Venchi, su materiali FSC. I materiali plastici utilizzati all’interno dell’azienda sono invece riciclati (BTL) e si sta lavorando per andare verso una graduale e continua sostituzione. Tanto che è in corso la transizione che renderà tutti i materiali di servizio in negozio relativi al F&B compostabili. La plastica riciclata viene già utilizzata per posate, bicchieri, vaschette per il gelato, come pure per la valigetta che contiene le uova di Pasqua. Un percorso non facile, se si considera l’importanza che il packaging, soprattutto quello primario, ricopre in termini di sicurezza alimentare per il cioccolato, e, non da ultimo, che determinati processi di stampa e inchiostri possono ridurre l’ecocompatibilità della carta o del cartoncino riciclati e certificati FSC.

N «Non esistono ancora, per esempio – spiega sempre GB Mantelli – dei bio-film per la conservazione del cioccolato, e in generale le bioplastiche non sono ancora utilizzabili a contatto con il food. In più l’imballaggio di un cioccolatino prevede, per legge, una serie di informazioni al consumatore (le etichette) che impongono uno spazio importante stampato. Quindi si sta cercando di trovare un equilibrio tra tutte queste esigenze». L’equilibrio, non il lusso a tutti i costi, caratterizza anche l’idea stessa di packaging, che ogni anno si rinnova – a partire dai colori – per le collezioni pasquali e natalizie, un po’ come succede con le collezioni della moda, ma resta fedele ad alcuni elementi, come il marrone, tinta corporate di Venchi, o l’oro di un prodotto classico come il Gianduiotto. E nobilitazioni, goffrature, carte speciali che producono un caratteristico effetto tattile, connotano in particolare le linee premium distribuite, oltre che nei negozi monomarca, nei canali plurimarca rappresentati da pasticcerie, enoteche, bar e fine food shop.

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In Venchi c’è spazio, però, anche per l’innovazione dell’imballaggio. Un packaging di un bel verde metallizzato che si unisce agli altri tre colori del Natale (rosso, blu e bianco con paesaggi natalizi per le festività 2019) riveste la nuova Cometa Verde, versione vegan friendly e un po’ più dolce della famosa ricetta Cuor di cacao 75% ripiena: una conchiglia 56% con un ripieno fondente al 60% in olio d’oliva.

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L’equilibrio, non il lusso a tutti i costi, caratterizza anche l’idea stessa di packaging, che ogni anno si rinnova – a partire dai colori – per le collezioni pasquali e natalizie

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Da un paio d’anni infine, come conclude GB Mantelli, sono stati rivisti l’immagine grafica del brand e i suoi colori, con l’aggiunta dell’arancione e del blu petrolio allo storico marrone, con grande successo e riconoscibilità anche internazionale. L’innovazione è cominciata qualche anno fa per il packaging dei prodotti di fascia alta da presentare proprio nei nuovi canali distributivi e, a partire dall’estero, nei nuovi negozi monomarca Cioccogelaterie. Così è stato rivisto il logo, racchiuso in un cerchio che racconta la sensorialità, la rotondità e insieme la morbidezza del cioccolato. Si ritrova la storia dell’azienda con la data di fondazione (1878) e la palettina simbolo del mondo del gelato. Per le storiche e inconfondibili latte si è pensato a una tonalità rame giovane (quasi un oro rosa) ottenuta con le lamine, con coperchio punzonato come un tempo. Il colore racconta la tradizione del made in Italy. Le cappelliere invece, che racchiudono selezioni di cioccolatini misti, sono disponibili in diverse misure e la fascia decorativa che distanzia il fondo dal coperchio è completamente stampata con lamina a caldo rame ma, una volta chiusa, rivela solo una elegante linea di pattern. Le altre scatole della gamma, tonde o quadrate, sono realizzate con carta Gruppo Cordenons Malmero Tourbe. Quanto ai gianduiotti, rimasta la tradizione dell’incarto e della scatola, giocati tra il marrone e l’oro, è arrivata la borsa-gianduiotto: una shopper piena d’allegria (la nuova filosofia del packaging Venchi) che consente a chi l’acquista di portarsi a casa, oltre al cioccolato, un cioccolatino gigante.

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Cambiare le regole del gioco affinché tutti possano giocare. È quello che ha fatto Microsoft, rendendo il design inclusivo parte del proprio DNA. Tutto è cominciato con l’XBOX Adaptive Controller, sviluppato a partire dalla user experience di persone con diversi tipi di disabilità. Un approccio che rivoluziona anche il concetto di packaging.

Abbiamo chiesto a Kevin Marshall, direttore creativo di Design, Global Packaging e Content di Microsoft, di raccontarci la visione dietro il packaging dell’XBOX Adaptive Controller, che permette un’esperienza di unboxing rapida, senza barriere e senza rischi. Il progetto si è guadagnato il Pentawards Diamond ‘Best of show’ 2019, ma non solo: ha tracciato la via del packaging accessibile anche per tutti gli altri prodotti Microsoft, a partire dalla linea Surface per la Holiday productivity che verrà lanciata nel 2020.

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Il pensiero inclusivo di Microsoft di M I C H E L A

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Come siete arrivati a disegnare l’XBOX Adaptive Controller e il suo packaging? Qual è la visione a monte, il processo creativo e quali bisogni soddisfa? Si prevede che entro il 2030 la popolazione mondiale tocchi gli 8,5 miliardi di persone. E già oggi un miliardo di persone è portatore di disabilità. In Microsoft non crediamo nella definizione tradizionale di disabilità: per noi non si tratta di una condizione personale. Piuttosto abbracciamo l’idea, più inclusiva, che si tratti di un’incompatibilità nelle interazioni umane. Che ci sia uno spettro – o un continuum – che può variare: la disabilità può essere permanente, temporanea o legata alla situazione in cui ci si trova. E crediamo che sviluppando progetti per una persona se ne possano aiutare molte altre. Sono queste le convinzioni che hanno portato alla creazione del nostro Adaptive Controller. Ma partiamo dall’inizio.

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Il nostro controller originale era stato progettato senza considerare le persone con mobilità limitata, e questo si è rivelato per molti un ostacolo al piacere di giocare. Per questo motivo diversi anni fa Microsoft ha annunciato la sua visione di ‘Gaming for Everyone’, alimentata dalla passione del nostro CEO Satya Nadella per l’inclusività, che comprendeva nuovi sforzi per aiutare gli sviluppatori dei dispositivi a capire meglio i bisogni di persone con diversi livelli di abilità fisica. Il primo prototipo dell’Adaptive Controller fu presentato allora e, infine, finanziato. Ben presto il mio team si rese conto che il packaging avrebbe dovuto essere diverso dal solito: visto il grande lavoro fatto per rendere l’Adaptive Controller il più inclusivo possibile, anche il packaging avrebbe dovuto essere accessibile. Era un’occasione incredibile per realizzare la nostra missione: emancipare ogni persona sul pianeta. Ma avremmo dovuto approcciarci con occhi nuovi, partendo dalle domande giuste. Per esempio: in quali realtà fisiche potrebbero trovarsi a vivere i gamer con mobilità limitata? Quali esperienze o elementi del packaging

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potrebbero essere importanti per loro? Quale sarebbe il modo migliore per farli sentire davvero presi in considerazione quando aprono il prodotto? Per rispondere a queste domande e coglierne tutto il potenziale ci siamo impegnati a progettare sotto l’input continuo offerto da gamer con mobilità limitata, anziché basarci semplicemente sul nostro istinto o sulle nostre esperienze precedenti. Mark Weiser, il designer a capo di questo progetto, ha fatto un ottimo lavoro affiancandosi al nostro team di ricerca dell’XBOX e a diverse organizzazioni non-profit come Able Gamers, Special Effects, l’associazione di veterani War Fighters Engaged e la Cerebral Palsy Foundation. Siamo anche entrati in contatto con il Craig Hospital, un centro di riabilitazione per lesioni cerebrali e al midollo spinale che si trova a Denver. È grazie a queste collaborazioni e agli insegnamenti che ne abbiamo tratto che il packaging dell’XAC è diventato ciò che è oggi. Siamo stati molto fortunati – e grati – per avere avuto l’opportunità di imparare da queste persone straordinarie.

Il mantra ‘Nothing about us without us’ si sente ripetere già da qualche tempo e sottolinea la convinzione che siano le persone con disabilità a sapere cosa è meglio per loro, e che un processo creativo ‘illuminato’ debba includerle come partecipanti. La loro voce conta, devono essere in prima linea, protagonisti. PRINTLOVERS |


Come è fatto il packaging dell’XBOX Adaptive Controller

La lezione che abbiamo imparato è che progettare insieme al consumatore, piuttosto che per il consumatore, è quello che fa la differenza. Quindi fondamentalmente questo packaging è il risultato di numerose partnership, il coraggio di costruire in modo diverso, l’umiltà di ammettere che non sapevamo tutto e l’impegno a sviluppare un’esperienza inclusiva e umana.

Ci sono altri packaging Microsoft sviluppati secondo gli stessi criteri? Quali sono le novità in arrivo? Assolutamente sì. Microsoft si impegna profondamente per integrare il pensiero progettuale inclusivo nell’esperienza di tutti i prodotti del portfolio. Tutti i settori dell’azienda hanno team che lavorano per questo, sia a breve che a lungo termine. E il team di Packaging and Content (PAC) partecipa a questo sforzo: inclusività, così come sostenibilità, rappresentano gran parte del DNA del nostro packaging.

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Packaging secondario – per l’ecommerce – e primario – per l’instore – sono progettati affinché l’utente viva l’esperienza di unboxing senza incontrare alcun elemento potenzialmente tagliente o che possa opporre resistenza all’apertura e all’estrazione del controller. La confezione secondaria, di cartone ondulato con celle d’aria incorporate, presenta una striscia di strappo esterna per aprire il pacco con un solo gesto. Due elementi laterali di protezione, icernierati nella scatola, si abbattono liberando completamente l’imballaggio primario che offre una stabilità estrema grazie al centro di gravità basso. L’elemento più innovativo è la presenza di asole in diversi punti dei pack. L’etichetta ‘break-the-seal’ mantiene il coperchio della scatola fissato alla base e presenta due anelli per la rimozione multidirezionale (da sinistra verso destra o viceversa, a seconda delle esigenze dell’utente). Una volta rimossa, l’etichetta libera un’altra asola che permette di sollevare il coperchio, e il lato lungo della scatola si abbatte. Il prodotto è posizionato su una base removibile con maniglia, da tirare verso di sé come un cassetto, sulla quale sono stampate in maniera chiara e sintetica le istruzioni d’uso. Sotto la base c’è un’altra asola per estrarre senza fatica la piccola scatola contenente il cavo.

La lezione che abbiamo imparato è che progettare insieme al consumatore, piuttosto che per il consumatore, è quello che fa la differenza. Il team PAC sta applicando ciò che ha imparato dal packaging dell’Adaptive Controller al packaging della linea Holiday productivity, dispositivi pensati per la produttività mobile. Per esempio, si vedranno linguette più grandi per spacchettare il prodotto più facilmente, ci saranno più fori di accesso per tutti gli accessori nella confezione e ci sarà una nuova iconografia sugli involucri che avrà un maggiore contrasto per aumentare la visibilità e leggibilità delle

caratteristiche del prodotto. Stiamo sfruttando il potere delle asole, una diretta trasposizione del lavoro fatto sull’Adaptive Controller, nelle scatole dei cavi per facilitarne la rimozione. Questi sono solo alcuni esempi. E continueremo a innovare: attualmente stiamo lavorando su una seconda ondata di elementi inclusivi per i prossimi lanci, imparando cose nuove ogni giorno. Siamo davvero determinati a fare la differenza.

È possibile immaginare un futuro in cui tutto sarà progettato tenendo in considerazione i bisogni di tutti, sviluppando la capacità di dialogare con la diversità, migliorando davvero la vita delle persone? Un futuro in cui il design e le esperienze siano considerate in modo più olistico e inclusivo? Sì, penso davvero che sia possibile, e abbiamo già cominciato a costruirlo. Il design inclusivo può essere fisico, digitale, udibile, virtuale: ci sono talmente tanti nuovi modi di essere inclusivi e di sintonizzarci con i nostri consumatori che ideare nuove esperienze senza la lente dell’inclusività sembra ormai anacronistico. I consumatori vogliono esperienze che riflettano i propri valori, e l’accessibilità è un valore fondamentalmente umano. Tutti abbiamo qualcosa da giocarci in questo campo,

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I N T E R V I S T A

Kevin Marshall

tutti vogliamo sentirci presi in considerazione e inclusi. Ma in qualità di creativi, è importante ricordare che non possiamo fare tutto questo slegati dal contesto. Dobbiamo includere nel processo coloro per cui stiamo progettando, altrimenti rischiamo di creare momenti o esperienze vani che non vengono accolti come ci aspetteremmo. Aggiungo che se, come designer, non si pensa inclusivamente, si sta automaticamente escludendo qualcuno, e questa è un’opportunità persa. Uno dei nostri valori inclusivi è ‘Progetta per uno, estendi a molti’, il che vuol dire che creando esperienze di packaging che risolvono possibili difficoltà per un gruppo di consumatori, si possono facilmente estendere quei benefici a molte altre persone al di fuori di quel gruppo iniziale. È incredibile pensare che tenendo in considerazione i bisogni di una certa comunità tutti ne possano trarre beneficio, le vite di tutti possano

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diventare migliori. Come designer abbiamo la grande responsabilità di mantenere questa promessa.

Oggi i consumatori si aspettano che le aziende si assumano responsabilità significative nell’affrontare e risolvere i grandi problemi del mondo. Qual è l’impegno di Microsoft a riguardo? È vero. Oggi i consumatori si aspettano di più dai brand che sostengono, ed è giusto così. I brand si devono chiedere se stanno davvero creando prodotti ed esperienze che contribuiscono al bene comune. Microsoft crede nella possibilità di usare la tecnologia per creare piat-

In qualità di direttore creativo di Design, Global Packaging and Content di Microsoft, Kevin Marshall è a capo di una squadra di designer di livello mondiale, ed è responsabile della visione strategica e creativa per il packaging della linea globale dei prodotti Microsoft (Surface, XBOX, Hololens, Hardware PC, Windows e altri). È convinto che il packaging intuitivo e ben realizzato sia una delle qualità chiave del brand, in grado di creare relazioni significative e durature con i consumatori, e che offrire punti di contatto fisici e digitali armoniosi lungo tutto il customer journey sia essenziale per il successo di un’esperienza di consumo moderna. Prima di unirsi a Microsoft, è stato il direttore creativo di Marc Rosen Associates, studio di design pluripremiato con sede a New York, specializzato nei settori del lusso, della cosmetica e dei CPG, beni di consumo confezionati. Prima ancora, è stato il direttore del packaging globale di Avon Products, Inc.

taforme e opportunità dall’impatto duraturo e positivo; siamo molto concentrati sulla responsabilità sociale d’impresa, portando avanti valori e azioni di cui altre persone, in azienda, potrebbero parlare molto meglio di me. Ma dal canto mio posso dire che non passa giorno, nel dipartimento di packaging design, senza che si parli di come legare la nostra creatività a un futuro più sostenibile e inclusivo, mettendo questi elementi al centro delle esperienze di packaging che vogliamo creare. Ovviamente ci sono sempre particolari esigenze di business da prendere in considerazione, ma continuiamo, come squadra, a spingere in questa direzione. Tutto ciò richiede tempo, tantissima collaborazione e la capacità di agire velocemente. C’è ancora moltissimo da fare, ma sono molto fiero dei progressi fatti dalla mia squadra. E siamo grati di avere la possibilità di partecipare – e dare forma – a questa conversione globale.

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SE MI

Fili

IO TI AVVOLGO

Manifattura del Seveso Tessuti per la legatoria, la cartotecnica & il packaging di lusso www.manifatturadelseveso.it


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L'ITALIA DEI PENTAWARDS 2019 Sono sette – e tutti legati al food & beverage – i progetti Made in Italy che hanno calcato il palco del concorso di packaging design più importante del mondo. Tutti i progetti premiati si trovano su www.pentawards.com. La nuova call for entries è attesa per il 10 febbraio 2020. 1

GOLD | FOOD – LIMITED EDITIONS Brand: Carnero Design: The 6th Progetto sviluppato nell’ambito di Brand Revolution LAB 2018

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SILVER | LUXURY – FINE WINES AND CHAMPAGNES Progetto: Barolo Balena, Cantina Michele Chiarlo Design: Luxoro e Spazio di Paolo

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SILVER | BEVERAGE – WINES Progetto: Velenosi Design: Spazio Di Paolo

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SILVER | PACKAGING CONCEPT STUDENTS Progetto: Fine Herbs Design: Yinan Hu, Domus Academy

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BRONZE | LUXURY – FINE WINES AND CHAMPAGNES Progetto: Roggio del Filare, Velenosi Design: Spazio Di Paolo

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BRONZE | FOOD – SPICES, OIL AND SAUCES Progetto: Alchimia di Marina Palusci Design: Spazio Di Paolo

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BRONZE | FOOD – LIMITED EDITIONS Progetto: Colatura di alici, Armatore di Cetara Design: Lettera 7

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I Collezionabili di Print — — — Un laboratorio di bellezza da custodire nel segreto di uno scrignocontenitore. Con i Collezionabili Print offre agli stampatori, ai nobilitatori e alle cartiere la possibilità di mostrare soluzioni di stampa, carte speciali, goffrature, sperimentazioni tecniche e inaspettati accostamenti. Per offrire a designer e art director una raccolta di preziose idee, invenzioni e possibilità combinatorie da custodire e da consultare. I Collezionabili di Print sono uno strumento indispensabile per fare di uno stampato un oggetto speciale, capace di distinguersi, emergere, stupire. Ogni inserto ha un soggetto scelto, stampato e nobilitato da chi lo richiede, sul quale è presente il logo di Print e dei Collezionabili. Gli inserti potranno poi essere conservati in un apposito raccoglitore disponibile su richiesta da maggio 2019. Scrivere a: print@strategogroup.net


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Avamposti. Durante la Milano Wine Week è andata in scena un’originale anteprima delle nuove tendenze del packaging per il settore Wine & Spirits lanciate dallo studio Spazio Di Paolo in collaborazione con Arconvert e Luxoro. 0026

Le immaginifiche etichette pop-up firmate da Spazio Di Paolo si protendono dal vetro della bottiglia verso il consumatore, quasi a strizzargli l’occhio dallo scaffale, attirandone lo sguardo già a distanza. Il tratto distintivo di Mario Di Paolo, che è poi anche il suo vantaggio competitivo, è quello di saper individuare soluzioni tecnologiche inedite, che vanno oltre il solo progetto grafico e l’estetica e che rendono effettivamente le sue etichette dei piccoli capolavori d’ingegno. Capolavori che però non sono destinati a vestire esclusivamente poche bottiglie numerate, ma possono essere replicati a livello industriale perché progettati per essere perfettamente funzionali alla stampa e alla dispensazione automatica su milioni di bottiglie.

Di Paolo è ben conscio di lavorare per un settore che produce volumi molto importanti e la sua visione convince perché non si ferma alla mera analisi di marketing della cantina e del prodotto. Il suo approccio si spinge oltre: scava nei sogni di chi quel vino lo produce e cerca di intuire le aspettative di chi lo acquisterà. Le sue etichette vengono sfrontatamente imitate da altri designer in tutto il mondo; tuttavia, nella maggior parte dei casi, le imitazioni rimangono destinate a produzioni di vino limitate. Infatti, se è facile copiarne il progetto grafico, non lo è altrettanto comprenderne il processo di ingegnerizzazione industriale e riapplicarlo. Le etichette presentate in anteprima ad Avamposti sono state stampate con cura artigianale da etichettifi-

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ci all’avanguardia dal punto di vista tecnologico che sono soliti affiancare Di Paolo nello sviluppare le sue idee e lanciare nuovi trend – Eurostampa, Modulgraf, Modulsì e Tonutti. Per conferire alle sue etichette quel carattere originale che lo ha reso il wine designer più premiato del mondo, Di Paolo predilige sempre carte autoadesive, foil e tecnologie per la stampa capaci di fungere da acceleratori emozionali e provocare esperienze tattili e visive uniche e indimenticabili. Ecco perché, per aumentare l’appeal degli innovativi progetti firmati per Avamposti, Di Paolo ha scelto le pregiate carte autoadesive Arconvert Cotone Bianco, Cotone Nero, Tintoretto Black Pepper e Picasso X-Dry. Tutte carte naturali amiche dell’ambiente, certifi-

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cate FSC, prive di cloro, imbiancanti ottici, acidi e metalli pesanti. Le due Cotone, in particolare, sono prodotte con il 100% di fibre di cotone, pianta che si rinnova annualmente. Le carte montano il nuovissimo adesivo permanente SH9020™ sviluppato da Arconvert per garantire una perfetta adesione dell’etichetta alla bottiglia anche quando sottoposta alle difficili prove del secchiello e del frigorifero. Inoltre, Cotone Nero e Tintoretto Black Pepper sono carbon pigment free e sono quindi perfette per la stampa a caldo. Tecnica scelta da Di Paolo per impreziosire e regalare magia e ulteriore valore ai suoi progetti innovativi, utilizzando i foil Luxoro Kurz e i cliché hinderer + mühlich Italia.

La classica e intramontabile variante oro dei foil è quella che Di Paolo predilige per via della luce che emette, la brillantezza e il calore. L’oro resta il colore di punta quando si vuole esprimere bellezza, eleganza e lusso. Grazie all’elevata qualità di stampa dei materiali Kurz, incomparabile sul mercato, i foil si prestano perfettamente alle idee sempre azzardate e innovative di Mario Di Paolo. I foil utilizzati non impattano in alcun modo sulla riciclabilità dell’etichetta, anche nel caso di una stampa a caldo sulla totalità della superficie. Sia Kurz che Luxoro sono aziende a impatto zero che fondano la loro produzione su energia al 100% rinnovabile. A completare la panoramica sulle novità del packaging degli spirits, non

potevano mancare le nuove bottiglie Estal sempre a firma Spazio Di Paolo. Le cantine hanno partecipato con entusiasmo all’evento sia come ospiti che come partner. Alcune, tra cui Mezzacorona, Collefrisio, Velenosi e Palmento Costanzo hanno offerto una magnifica degustazione di vini, tra bianchi, rossi e bollicine. A riscaldare ulteriormente la serata, i cocktail d’autore di Baldo Baldinini a base di Gin, Vermouth e Bitter di Brand Breeder Spirits.

— Spazio Di Paolo: www.spaziodipaolo.it Arconvert: www.arconvert.com Luxoro: www.luxoro.it

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Aluminium Allure Camaleontico. Assomiglia all’argento, all’oro bianco e al platino. Disponibile. Consente con estrema facilità d’essere stampato, avvolto da colori, parole e loghi. Audace nell’accogliere effetti cromatici inusitati. Disinvolto quando si presenta nella sua nuda essenza di materiale tecnico a cui sta per essere riservato un destino nel lusso. Fedele custode di oli essenziali e di materie prime che custodisce fino alla loro trasformazione in profumo. MOT TA

Idôle di Lancôme, design Chafik Gasmi

di M A R I L D E

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Nasce a Grasse, la città francese ad alta densità di profumi e “nez”, ma le origini sono sparpagliate per tutta Europa. Una formazione ingegneristica alla prestigiosa scuola Les Arts et Métiers e la volontà di costruire un proprio individuale e unico percorso nel design. L’incontro con Bulgari e la decennale collaborazione che ne segue sono un’esperienza di grande intensità, ma Thierry pone la sua firma anche su oltre 6000 progetti in quasi 4 decenni di lavoro, toccando tanti settori diversi, materiali e tecniche produttive. Un legame comune? Almeno due: il lusso e la bellezza duratura.

—Thierry de Baschmakoff

Ha studiato letteratura, filosofia e giapponese prima di iniziare la sua carriera di packaging designer nel 1983. L’arte e l’illustrazione sono le sue principali fonti di ispirazione e crede che innovazione, attrattività visuale e qualità dei materiali siano fondamentali per il successo di un packaging. Dopo una dozzina anni nell’agenzia di famiglia, ha creato la propria, “J.D.”, nel 1995. Ha disegnato oltre 100 bottiglie di profumo in 15 Paesi, collaborando con i maggiori gruppi cosmetici e famosi stilisti. Jérôme Dinand tiene corsi, presso la Jian Qiao University di Shangai, sul tema delle fragranze e del packaging. Il figlio Jules dopo gli studi in architettura, collabora ora in “J.D.”.

—Jérôme Dinand

È architetto e industrial designer. I suoi inizi sono nel design dei mobili dove ha conseguito diversi importanti riconoscimenti. Si è poi occupato di Sephora per cui ha svolto il ruolo di direttore artistico seguendo anche lo sviluppo concettuale del brand. Ha lavorato in seguito per storici brand come Kenzo, Bulgari, Baccarat, Fendi Casa, Lancôme, ma anche per importanti commesse come la creazione del Museo d’Arte Moderna del Mondo Arabo ad Algeri. La sua attività nel design e nell’architettura è cresciuta nel tempo e il suo studio ha aperto sedi in Marocco e Portogallo. La sua ultima realizzazione è il flacone di profumo Idôle premiata con il Forme de Luxe Award.

—Chafik Gasmi

L’alluminio esce allo scoperto e inizia l’ascesa del trend che lo vede protagonista, come Thierry de Baschmakoff, Jérôme Dinand e Chafik Gasmi ci svelano: tre noti designer internazionali che hanno fatto affidamento sull’alluminio per dare ai loro progetti un segno emblematico.


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EDemain, design Chafik Gasmi

CTappi, Arsmetallo

Thierry de Baschmakoff — Se dice alluminio, per prima cosa vedo le colline rosse di Estérel, la catena montuosa del sud della Francia. Alla scuola elementare di Grasse ho appreso che il colore rosso di Estérel era dovuto alla bauxite, una roccia che contiene masse minerali usate per produrre appunto alluminio. Questa è stata la mia prima impressione dell’alluminio e, più tardi, il colore e il tocco liscio del materiale finito insieme al peso leggero. Per lungo tempo ho associato l’alluminio alla tecnologia, soprattutto per via degli accessori sportivi.

Jérôme Dinand — L’alluminio ispira leggerezza, semplicità essenziale così come sofisticatezza una volta colorato. Dalla sua naturale sfumatura, che ricorda l’argento e lo stagno, si amplia a un mondo infinito di colori e finiture attraverso l’anodizzazione. Il suo nome scientifico “AI-13” potrebbe essere quello di un robot di un film di fantascienza e si adatta perfettamente a questo metallo sorprendente. Un punto importante, con l’accresciuta consapevolezza delle sfide imposte dalla sostenibilità, è dato dal fatto che l’alluminio, come il vetro, è un materiale il cui riciclo è senza fine. La domanda è: come raggiungere un livello di riuso prossimo al 100%? Non è solo responsabilità individuale dei consumatori, ma la missione delle industrie, designer e marche è di sviluppare prodotti dove alluminio, plastica e vetro siano facilmente separati. La riproposta da parte di Reboul-Aptar dell’astuccio per rossetto con meccanismo senza plastica è un buon esempio. Anche le condizioni di estrazione della bauxite, che contiene l’alluminio, i residui fangosi rossi, i solventi e il corretto trattamento dei bagni di anodizzazione sono essenziali in questa ricerca della sostenibilità.

EIdôle di Lancôme, dettaglio del tappo

BAlfred Sung Paradise, design Jérôme Dinand

Chafik Gasmi — Quando penso all’alluminio, mi immagino leggerezza, sento un aereo volare. Per me è soprattutto per via delle infinite possibilità che questo materiale offre, invece che per il suo colore, che non trovo particolarmente grazioso. Amo il nero o il bianco, il grigio è letteralmente nel mezzo. L’alluminio è un materiale nobile, proprio per le sue infinite possibilità di creazione. Per esempio l’alluminio fuso è assolutamente splendido. Più che il suo colore, è la diversità, la finezza e la versatilità delle forme che possono essere raggiunte con l’alluminio, che sono interessanti.

Se dico alluminio a cosa pensa?


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Jérôme Dinand — Noi utilizziamo sempre l’alluminio nel packaging per le fragranze. È un protagonista per le chiusure, gli spray e la struttura. Nella seconda metà del ventesimo secolo, l’alluminio gradualmente ha rimpiazzato gli altri metalli usati per la sovracapsula, il tappo a vite e le custodie di metallo. Ha avuto anche un importante ruolo nel decorare il collo della bottiglia in vetro del profumo che si versa (nascondendo in particolare la molatura) e fissando i riduttori delle bottiglie a spruzzo per i dopobarba maschili. Come materiale abbordabile, con un’eccellente tolleranza dimensionale, è diventato anche l’elemento perfetto per pompe (azionatore, aggraffatura, parti filettate). Pompe, chiusure e anelli sono spesso personalizzati usando l’incisione, la goffratura, sistemi particolari di chiusura e apertura. Abbiamo notato un continuo incremento dell’uso di calamite inserite nella chiusura in alluminio. Un altro importante mercato è quello delle lattine in alluminio, aerosol o spray naturali per prodotti per capelli, deodoranti, profumi e fragranze per la casa. La più conveniente e sostenibile soluzione per chiusure resta il coperchio triangolato in alluminio, lo stesso che si usa per i tester nei laboratori di profumi. Semplice, senza plastica all’interno, un solo pezzo di alluminio che si adatta alla pompa, o al collo della bottiglia, grazie alla sua sezione triangolare.

CManicotti anodizzati, Arsmetallo

DOcean Dream, design Jérôme Dinand

Thierry de Baschmakoff — Ho iniziato molto presto a lavorare con l’alluminio. Amo questo materiale. Lo utilizzo in diversi modi di produzione: il processo di stampaggio, o la tornitura. Ho persino provato l’alluminio pressofuso. Uno dei miei primi oggetti in alluminio, progettato per Van Cleef & Arpels, è stato un contenitore ricaricabile con parti cave, suppongo sia ancora oggi un pezzo molto sfidante da realizzare. Ho scelto l’alluminio anche per un sofisticatissimo set da viaggio quando ho lanciato “The Different Company”. Venne realizzato in un pezzo massiccio di alluminio usando il sistema di tornitura e il risultato fu degno di nota a quel tempo. Naturalmente il costo risultò molto elevato per via del processo di produzione, ma il risultato è stato unico grazie al materiale in se stesso. In seguito ho usato l’alluminio in molti progetti, per Bulgari per la fragranza Black, abbinato alla gomma, si trattava di una proposta legata alla collezione di orologi Bulgari Aluminium, un altro interessante prodotto in alluminio. Più recentemente le chiusure per Carven e l’elemento in metallo della fragranza Bentley, e molti altri ancora.

Chafik Gasmi — Nei primi passi della mia carriera, quando ero il direttore artistico di Sephora, ho utilizzato l’alluminio come packaging per alcuni olii essenziali ed essenze floreali. La mia principale preoccupazione è reinventare e interrogare il presente stato del design in modo da progredire e di andare oltre. Per ora è molto difficile realizzare una bottiglia migliore di quella in alluminio. È il materiale definitivo. È così completo che diventa uno standard. L’alluminio è leggero, comprimibile, può essere piegato, è riciclabile e duraturo. Mi moglie ha creato Demain, un marchio cosmetico tutto naturale, organico ed eco-responsabile ed è stato naturale per noi usare l’alluminio per il packaging. L’alluminio è stato direttamente stampato e colorato. Abbiamo giocato con la sua proprietà riflettente. La leggerezza è un tema che mi guida. Quando è combinata con un’esperienza emotiva forte, che il lusso si propone di offrire, sono convinto che ci sono ancora quantità di possibilità da esplorare.

Ha mai utilizzato l’alluminio nei suoi progetti di packaging per profumi?


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Baschmakoff

CBentley, design Thierry de

Thierry de Baschmakoff — L’interesse per l’alluminio è riposto anche nelle finiture di colore che sono illimitate, i trattamenti sulla superficie sono altrettanto vasti. Al tatto è unico e il peso anche, è il solo materiale che può essere riciclato al 100% così come è, questo è un punto cruciale per il futuro. Possiamo sicuramente esplorare di più questo materiale, talvolta il processo produttivo è un problema, ma lo scopo di come interpretarlo ci aiuterà a fare progressi. Un nuovo processo come la stampa in 3D, che è oggi possibile, darebbe a questo materiale un’alternativa nella prototipazione e nelle forme complesse.

Chafik Gasmi — Questo materiale ha una duplice polarità. La sua impronta di carbonio è deplorevole, ma una volta prodotto, non costa nulla. Si potrebbero usare le quantità esistenti e lavorare con quelle. Per rispondere alla domanda, penso veramente che possiamo esplorare di più l’alluminio sia nel design, nell’ingegneria, o in architettura. Un tempo, al fine di costruire per durare, si costruiva in modo pesante e rigido. Il problema è quando diventa obsoleto, necessita di essere distrutto, perché viviamo in un mondo in continuo mutamento. Oggi, necessitiamo di costruire in modo leggero e flessibile al fine di perdurare nel tempo. L’alluminio è un materiale per le finiture, ma diventerà presto un materiale usato nella costruzione. Ultra leggerezza e ultra prestazioni sono i concetti chiave nella nostra modernità e l’alluminio ha qualità intrinseche per diventare un materiale per l’infrastruttura.

CIdôle di Lancôme, dettaglio del profilo

DCarven, design Thierry de Baschmakoff

Jérôme Dinand — Ci sono continue innovazioni nell’imbutitura dell’alluminio per ottenere forme sofisticate e in rilievo, attraendo mercati che abitualmente utilizzavano la plastica, o lo zamac. Lo stesso si può dire dei colori e texture, vediamo laboratori di anodizzazione proporre nuove finiture, trame e sfumature di colori. Ci sono progressi anche nella stampa serigrafica e nella laccatura, mentre la tecnica ad acquaforte consente di realizzare dettagli incredibilmente fini sul metallo, ma il taglio e l’incisione laser hanno un ruolo speciale nel successo dell’alluminio oggi. Quando i limiti sono raggiunti in termini di complessità della forma, si va verso la plastica metallizzata sotto vuoto, o placcata, sebbene l’aspetto e la profondità di colore siano differenti. Zamac è un’altra alternativa di alto livello grazie al peso e alle possibilità di formatura, ma più costosa, meno precisa nella tolleranza dimensionale e con un processo di produzione più lento.

Pensa che le proprietà espressive e creative dell’alluminio siano state pienamente esplorate?

EJean-Michel Duriez, design Jules Dinand


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EEstagnon, Thierry de Baschmakoff

BThierry de Baschmakoff

Jérôme Dinand — L’alluminio sembra più fresco che gelido e all’improvviso, riscaldato con l’anodizzazione, diventa arancione, rosso con un tocco satinato o vellutato/ gommoso. Circa l’essere un materiale “cool”, i laboratori e le case profumiere sono state fra le prima a usare contenitori in alluminio per tenere il prodotto al freddo, protetto dalla luce solare e dall’aria. Oli essenziali come la lavanda e il geranio erano riposti in contenitori chiamate estagnon (originalmente in rame o stagno e poi in alluminio). Le proprietà dell’alluminio e i progressi tecnici logicamente finiscono nelle nostre bevande quotidiane. Tuttavia le lattine devono avere un trattamento interno per non interferire con il liquido. Diverse bevande gassate e gli ingredienti aromatici possono essere corrosivi persino per l’alluminio.

CIdôle di Lancôme

Thierry de Baschmakoff — L’alluminio ama il freddo e anche il caldo con una buona resistenza alle alte temperature. L’alluminio è storicamente usato nell’industria chimica da tantissimo tempo e specialmente per le fragranze con il noto “estagnon” (bidone cilindrico, ndr) prodotto a Grasse, che protegge i diversi olii e profumi dal caldo e dalla luce. Alluminio e profumi lavorano bene insieme e, da parte del design, c’è ancora molto da fare. Il solo difetto di questo materiale è la bassa resistenza agli urti nel caso del processo di stampaggio. È comunque un materiale liscio al tatto.

Chafik Gasmi — Può essere un po’ di entrambe. L’impatto veramente positivo che l’alluminio ha in riferimento alle bottiglie di profumo è che nasconde la luce con la sua opacità, mantenendo il profumo intatto per un lungo periodo. Tuttavia la sua opacità ha un impatto negativo, non è trasparente. Colore e trasparenza sono valori cardine nella profumeria. Per me prodotti per la cura della pelle e creme sono associati con la gioielleria in metallo (quindi il packaging in alluminio opaco), mentre il profumo è associato con i diamanti (quindi con la trasparenza brillante). Ovviamente questi sono codici comportamentali che possono essere ribaltati per venire incontro a una nuova comunità che preferisce la radicalità del metallo rispetto allo standard della trasparenza del vetro. Ora che ne parla, posso vedere una bottiglia di Idôle totalmente in alluminio. Ha senso per me.

L’alluminio ama il freddo, potrebbe diventare un materiale cool?


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CARTE DI LUSSO

La teoria paper-centric della creatività La creatività è una scienza esatta: lo si comprende soprattutto quando si lavora a stretto contatto con gli art director dei brand del lusso. Hanno le idee molto chiare e difficilmente cedono a compromessi quando si tratta di cercare il colore giusto, un certo pattern, l’immagine con una determinata luce ma anche di selezionare il supporto ideale per i loro progetti. Proprio per questo in molte occasioni il punto di partenza per la definizione del concept, ad esempio di un set di packaging, di un catalogo o di un’immagine coordinata è proprio la carta creativa. Caratteristiche come la nuance, la texture, le finiture speciali, in altre parole la personalità del materiale con cui il progetto sarà realizzato offrono spunti preziosi per dare forma ma anche identità all’intero lavoro. A offrirci queste riflessioni è Gruppo

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Cordenons, produttore di carte creative e speciali di alta gamma, i cui addetti alla vendita e alla promozione si relazionano quotidianamente con le agenzie e con i reparti creativi dei brand-owner, mettendo a disposizione il loro know-how per rispondere alle richieste di supporti per il packaging e per la comunicazione. Il plus della “fisicità” della carta Nell’era della digitalizzazione è possibile che la carta giochi un ruolo così determinante? «È proprio così – spiega Katia Tedeschi, direttore marketing di Gruppo Cordenons – oggi diverse attività della nostra vita lavorativa e personale si sono smaterializzate cogliendo i vantaggi offerti dal digitale. Come per compensare il flusso di contenuti liquidi a cui siamo sottoposti si è accentuato il bisogno di dedicare maggiore attenzione a ciò che ha una fisicità. Nel lusso questa tendenza è

molto evidente: un invito cartaceo, un magazine o un biglietto da visita vengono concepiti con estrema cura nel dettaglio per distinguersi ma anche per durare nel tempo e per restituire quella percezione di bellezza in grado di coinvolgere tutti i sensi che solo un oggetto tangibile può offrire».

minano la perlescenza sono tutti elementi adatti a diventare una storia da raccontare la cui trama si può intrecciare con lo storytelling del prodotto finito che verrà realizzato. Facciamo qualche esempio in cui la carta è la principale fonte di ispirazione per la creatività.

Paper story Ma non è solo una questione di matericità, che sicuramente ha il suo peso in fatto di user experience; sono anche i contenuti narrativi di cui la carta si è arricchita a fare la differenza. In quanto materiale millenario porta con sé uno sorta di heritage intrinseco a cui si sommano le specificità di ogni carta, più accentuate nel caso delle carte creative. Caratteristiche come la tipologia di fibre che le compongono, le particolari finiture come patine, goffrature e marcature, la presenza di elementi come minerali che ne deter-

Naturale come un ingrediente a Km 0 Daniel Canzian, che ha fatto della semplicità e dell’equilibrio imposto dalla natura la cifra stilistica della sua cucina, ha scelto Flora Gardenia per realizzare i menù del suo ristorante milanese con la stessa attenzione con cui seleziona gli ingredienti per le ricette. L’affinità tra questa carta creativa dall’anima green e dal tocco naturale e la filosofia del celebre chef esprime un’armonia che viene percepita dai clienti sin dal momento in cui sfogliano la lista dei piatti che andranno a gustare.


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Scintillante con PCW Quando si è trattato di realizzare una shopping bag di lusso per contenere gli esclusivi cadeau natalizi per i propri clienti, il team del marketing di Hotel Gallia Milano non ha avuto dubbi e ha scelto Stardream 2.0 nella versione Venus. Questa carta preziosa dall’originale tinta dorata, in grado di anticipare la magia di una sorpresa esclusiva, è diventata l’elemento distintivo del progetto. Ha offerto al design minimal chic delle shopper la lucentezza tipica di questa super perlescente e il valore aggiunto di una carta composta con il 40% di fibre riciclate post-consumer. Eleganza sostenibile Il set di packaging e shopping bag limited edition che il team creativo di Ermanno Scervino ha ideato lo scorso anno per le proprie confezioni regalo è prodotto con Leatherlike Classic

Black. Questa carta associata al design elegante, che rispecchia il lusso e l’artigianalità delle collezioni del fashion brand, ne confermano la grande attenzione alle tematiche ambientali ed ecologiche. Leatherlike, infatti, coniuga l’eleganza e il look&feel della vera pelle con tutti i vantaggi di un materiale riciclabile e prodotto con materie prime provenienti da fonti rinnovabili come la carta. Whisky and Wild Nell’affollato panorama della comunicazione di wine&spirits come fare emergere la personalità del whisky artigianale Kensei prodotto in Giappone? Basta scegliere una carta affine in quanto a genuinità come Wild White, che ben interpreta il sapore morbido e avvolgente di questa bevanda. Il risultato è un pack originale nel design, ricercato nelle nobilitazioni e molto

connotato dal punto di vista dell’effetto tattile. Se non esiste possiamo inventarla E se l’ispirazione offerta dalle gamme a stock non bastasse, è possibile richiedere colori, texture, composizioni e finiture in base a ricette personalizzate. Ma non è detto che le carte tailor-made nascano soltanto per essere declinate secondo l’immagine e il packaging istituzionali: i brand sanno sempre come stupirci. In occasione

della Fashion Week milanese un noto marchio di calzature di lusso ha commissionato al reparto R&D di Gruppo Cordenons la produzione di una carta ad hoc per realizzare una serie di box. Le scatole, destinate all’allestimento di un evento esclusivo, erano volutamente non brandizzate, scelta che ha permesso alla carta con cui sono state prodotte la possibilità di esprimere tutto il proprio potere comunicativo coinvolgendo un pubblico molto esigente in fatto di creatività.

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BRAND REVOLUTION LAB 2020 Il laboratorio della stampa innovativa ottiene altri due importanti riconoscimenti agli ADCI Awards e annuncia un’edizione che pensa in grande: due giorni di mostra-evento, formazione e divulgazione con i BRLTalks. Dopo la partecipazione a Luxepack Monaco, Brand Revolution LAB riparte e rilancia arricchendo la sua formula. Obiettivo: confermare il ruolo di incubatore di innovazione, in cui brand e agenzie possono esprimere il massimo della creatività grazie a un parterre di prim’ordine di tecnologie e materiali. L’accento sarà posto su sostenibilità, personalizzazione, materiali speciali, nobilitazioni, uso dei dati, interazione tra analogico e digitale. Cui si aggiungono le tre novità di quest’anno: PIÙ FORMAZIONE Saranno diverse le occasioni di formazione tecnica per i creativi, che potranno arricchire le proprie competenze in fatto di tecnologie, materiali e applicazioni attraverso seminari tenuti da Stefano Torregrossa – O,nice Design e una giornata di visita negli stabilimenti Kurz a Norimberga per scoprire tutto su foil e cliché, replicando il successo della visita al Demo center HP a Barcellona dell’edizione scorsa, incentrato sulla stampa digitale. DUE GIORNI DI MOSTRA Mentre il vernissage di apertura manterrà il suo carattere di networking riservato a creativi, marketing manager, brand owner e stampatori esclusivamente su invito, la mostra sarà aperta anche il giorno successivo per una platea più ampia di professionisti del settore, studenti e appassionati di arti grafiche, comunicazione e design. NASCONO I BRTALKS Alla mostra con il consueto tour di presentazione dei progetti alla stampa e al pubblico, si aggiungeranno occasioni di confronto e divulgazione di best practice con la formula dei Talk. I PROTAGONISTI DELL'EDIZIONE 2020 Si parte con 12 agenzie e 9 partner tecnologici e di stampa. Si confermano HP, Luxoro e Gruppo Cordenons; Konica Minolta partecipa per la prima volta. Fa il suo ingresso anche Lazzati Industria Grafica, che si affianca ad ACM, Goglio, Graphicscalve e O-I. Sul fronte agenzie, si metteranno al lavoro Artefice Group, A-Tono, Conversion, Coo’ee Italia, Creostudios, DLV BBDO, H2H, HUD, Ideology, O,Nice, The Embassy e The 6th. Per unirsi ai team: sales@strategogroup.net

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Due nuovi metalli agli ADCI Awards Dopo la vittoria di due ori agli ADCI Awards 2018 e di un Gold ai Pentawards 2019 con il progetto Carnero realizzato nel 2018 da The 6th con HP, Goglio e Ghelfi Ondulati, anche l’edizione 2019 ha già raccolto due riconoscimenti agli ADCI Awards, il premio più ambito dalla comunità creativa italiana. The Embassy ha vinto un argento con il progetto The Peak per Invicta, realizzato con HP, Kimiprint.com, Nava Press e Gruppo Cordenons. L’agenzia ha sviluppato un’installazione, un cofanetto e una serie di collateral per il lancio della nuova linea di zaini Invicta realizzati con PET riciclato. Ancora The 6th si è guadagnata un bronzo con Alfabeto Mediterraneo, box e vasetti per il take away della dolceria siciliana Betto, realizzati con PressUP, O-I e Gruppo Cordenons. Nelle prossime pagine vi raccontiamo nel dettaglio questo e altri tre progetti di stampa innovativa realizzati nel 2019 per brand dell’ambito food: Gli Aromi, Skittles e Wacko’s. Buon appet...ehm, lettura!

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DESIGN: The 6th

TECNOLOGIE O-I : Expressions,

MATERIALI Carta Tasty Modigliani MF White 335 g/m²

STAMPA: O-I, PressUP

Betto: Alfabeto Mediterraneo Betto, dolceria e rosticceria siciliana, si trova in Corso di Porta Ticinese a Milano: è un locale piccolo ma molto frequentato. Per aumentare la vendita dei suoi prodotti ha l’esigenza di incentivare il take-away e il delivery di cibo e bevande. Come? Rendendo collezionabili e componibili le scatole per l’asporto di arancini, cannoli e cassatine e i bicchieri per l’asporto delle granite. The 6th ha quindi realizzato 26 illustrazioni grafiche differenti con tipici elementi siciliani, ispirate alle ceramiche tradizionali della Regione. Ognuna abbinata a una lettera dell’alfabeto. Più spesso i clienti useranno il servizio di delivery, più velocemente potranno collezionare scatole o bicchieri con cui comporre parole, frasi o nomi.

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I VASETTI I bicchieri-vasetto con le eleganti grafiche sono realizzati da O-I con l’innovativa tecnologia di stampa digitale O-I: Expressions, che permette la creazione di packaging di vetro altamente personalizzati con una gamma senza precedenti di possibilità di colore e design rispetto alla decorazione tradizionale. La tecnologia O-I: Expressions dona ai bicchieri realizzati per Betto un’elegante goffratura colorata, O-I: Expressions è sostenibile perché utilizza inchiostri organici che non impattano sulla riciclabilità del vetro.

LA CARTA È stata utilizzata come supporto la versione Modigliani MF di Tasty, la carta creativa di Gruppo Cordenons compatibile con il contatto diretto con gli alimenti, che si sposa perfettamente con il design del cofanetto. Coniuga, infatti, tutte le garanzie di sicurezza e conformità all’idoneità alimentare per i cibi umido-grassi con i requisiti estetici del progetto: la marcatura di questa carta, scelta nella grammatura 335 g/m², evoca la texture delle maioliche siciliane riprodotte sul coperchio delle scatole.

I COFANETTI La raffinata parte cartotecnica progettata da the 6th per Betto è stata realizzata da PressUP con stampa offset e fustella a camicia.

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DESIGN: Ideology Creative Studio STAMPA: Graphicscalve

TECNOLOGIE HP Indigo 12000 StealthCode by BeeGraphic

Gli Aromi: The flavours of Sicily Vent’anni fa, dall’amore per la terra iblea e dalla passione per le erbe officinali e aromatiche, nasce l’azienda “Gli Aromi” della Famiglia Rossino: oltre a organizzare eventi e percorsi gastronomici e olfattivi, l’azienda produce e commercializza prodotti legati al mondo delle piante aromatiche e della cucina. Tra i diversi prodotti c’è un libro di ricette curato da uno chef professionista, che racchiude molti piatti della tradizione e altri rivisitati in chiave originale. Il volume è il protagonista del progetto di packaging dello studio siciliano Ideology. Obiettivo: realizzare una confezione per il libro accattivante, utile ed ecosostenibile. È stata ideata una scatola dal coperchio modulabile che si trasforma in leggio. In questo modo si offre una brand experience più interattiva e si riduce l’impatto ambientale del packaging che viene convertito a nuovo uso. Un semplice e innovativo

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sistema di piegatura trasforma la confezione in un piano d’appoggio per il libro, che potrà così essere facilmente consultato durante la preparazione di una delle ricette proposte. La confezione è personalizzabile in due diversi modi, per dare all’utente la possibilità di comporre un set unico e personale. Il packaging esterno è dotato di tre scomparti, pensati per ottenere capsule di erbe e aromi essiccati. Si potranno quindi scegliere le proprie tre spezie preferite che saranno inserite nella confezione. La copertina del libro sarà inoltre personalizzabile con il proprio nome o quello della persona che lo riceverà.

do carta patinata e plastificata opaca accoppiata a cartone 4 mm per permettere la piegatura della confezione in un piano d’appoggio per il libro. La box, inoltre, è dotata di tre scomparti per contenere le confezioni di aromi.

IL COFANETTO INTERATTIVO CHE DIVENTA LEGGIO Graphicscalve ha realizzato un packaging composto da una scatola dal coperchio modulabile contenente un libro di ricette personalizzato e tre confezioni di aromi. La scatola è stata stampata con tecnologia digitale HP Indigo, utilizzan-

IL LIBRO PERSONALIZZATO Il libro di ricette è stato personalizzato con la stampa digitale di una fascetta da applicare sulla copertina, con il nome della persona che riceverà il pack. La fascetta è stampata su carta patinata con applicazione di plastica soft-touch.

Sulla scatola è stato applicato lo StealthCode® pensato per indirizzare gli utenti sul sito web dell’azienda, dove troveranno una collezione di video-ricette per seguire in maniera diretta i procedimenti e preparare quindi i piatti presenti nel libro con l’assistenza virtuale di una vera “nonna siciliana DOC”.

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DESIGN: DLV BBDO

TECNOLOGIE HP Indigo 20000

STAMPA: Goglio

Skittles: Silence the Rainbow, Taste the Rainbow Il packaging ha l’importante compito di arricchire l’esperienza di un consumatore attraverso il colore, la forma, il materiale, la grafica, l’interattività e tanto altro. E il suo suono? Può sembrare un aspetto secondario ma c’è un intero settore in cui è cruciale: quello degli snack. Non c’è niente, infatti, che attiri più l’attenzione del rumore di una merendina che si apre, un crepitio inconfondibile che ognuno di noi identifica all’istante. Ci sono però momenti in cui non vogliamo che le persone attorno a noi sappiano che stiamo per farci uno spuntino: come in classe, durante una riunione o al cinema. Oppure ci sono degli scrocconi che non vedono l’ora di rubarci

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la merenda. Per risolvere questo problema c’è bisogno di un brand leader nel settore e capace di grande ironia nella sua comunicazione: Skittles. Skittles presenta: Silence the Rainbow, Taste the Rainbow, il primo snack che si apre silenziosamente, grazie a un utilizzo sperimentale di materiali muti. Il pack è dotato inoltre di diverse grafiche per farlo mimetizzare nei luoghi di consumo principali. L’obiettivo finale del progetto? Fare tanto rumore, rimanendo in silenzio.

les stampate su materiale triplice abbinato con finitura opaca. L’obiettivo di ridurre al minimo il fruscio del pack al momento dell’apertura è stato raggiunto sia grazie alla scelta del materiale che alla realizzazione di un piccolo invito all’apertura posto su un lato della confezione. Le buste si differenziano per quattro grafiche diverse: Limited edition, Meeting edition, School edition, Cinema edition.

LE BUSTINE PILLOW-PACK SILENZIOSE Per valorizzare il lavoro creativo di DLV BBDO, Goglio ha realizzato quattro varianti di bustine Skitt-

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DESIGN: A-Tono STAMPA: ACM

TECNOLOGIE HP Indigo 20000 StealthCode by BeeGraphic

Wacko’s: Pack, Game, Stealth Wacko’s è il marchio del Gruppo San Carlo Unichips che si rivolge alla Gen Z. Il lancio del nuovo pack formato tubo diventa l’occasione per ribadire il legame del brand con i teenager e gratificarli in maniera indimenticabile. Wacko’s è attivo nel mondo del gaming da tempo: ha lanciato tornei fra youtuber ed è presente da anni alla Milano Games Week, che nella prossima edizione diventerà teatro di un’esperienza davvero unica. Infatti, acquistando il biglietto attraverso la piattaforma DropTicket sarà possibile scegliere il proprio Youtuber preferito, incontrarlo e persino sfidarlo alla Games Week. I dati dell’utente saran-

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no utilizzati per creare un tubo personalizzato che potrà essere ritirato allo stand Wacko’s. Qui, avranno anche luogo l’incontro e la sfida allo youtuber. Uno StealthCode® presente sul pack darà la possibilità di rivivere e condividere in seguito l’esperienza, semplicemente inquadrando la propria grafica personalizzata. Ma la vita non è solo digitale: il tubo Wacko’s potrà diventare un perfetto portapenne, un vero e proprio cimelio da tenere sulla scrivania.

stampa delle sleeve destinata a rivestire il classico tubo delle patatine. Grazie alla stampa digitale con tecnologia HP Indigo 20000 che usa il dato variabile, la marca si apre a possibilità creative e di personalizzazione ultraflessibili e potenzialmente infinite, in grado di creare un dialogo sempre più coinvolgente con i suoi giovani clienti grazie alla customizzazione su misura, edizioni limitate e special pack legati agli eventi e alle tendenze più attuali. L’integrazione del codice univoco StealthCode® proietta l’esperienza della marca nell’universo phydigital della Generazione Z.

LE SLEEVE CHE RIVESTONO IL TUBO Per il progetto Wacko’s ACM si è dedicata alla

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Rinascimento is an innovative circular economy service that turns cellulosic scraps from companies into wonderful recycled creative paper for their packaging projects. For environmentally friendly high-end packaging.


© STRATEGO Group — Ottobre 2017

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ENGLISH VERSION C pg. 78

Dal beauty al farmaceutico, dai detersivi al food & beverage, le etichette termoretraibili possono essere la scelta vincente in termini di resa estetica, resistenza, velocità di lavorazione, stampabilità, costi contenuti, potenzialità comunicative e, dulcis in fundo, riciclabilità. Ma in un momento in cui la plastica è nell’occhio del ciclone, la sfida all’innovazione è più serrata che mai.

di L O R E N Z O

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UN BUSINESS MILIARDARIO

Serendipity: la fortuna di fare felici scoperte… per caso. Così sono nati il ghiacciolo o il velcro, ma anche le etichette termoretraibili: nel 1965 la giapponese Fuji Carpentry aveva il problema di proteggere dalla manomissione i barili di sakè e pensò bene di usare un film plastico per bloccare i rubinetti a spina; il caldo della fermentazione fece il resto e ora quella piccola realtà, nata nel 1897 per produrre botti in legno, è diventata la Fuji Seal International, 5000 dipendenti in 3 continenti.

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Il mercato delle etichette termoretraibili, Shrink o Stretch Sleeve, sviluppatosi su larga scala a partire dagli anni ’80, rappresenta oggi un comparto florido con una previsione di crescita del 5,75% nel 2018-2025, e un giro d’affari che dai 10 miliardi di dollari del 2017 toccherà i 15,64 nel 2025. Dal beverage al food, dal farmaceutico alla nutrizione, dall’Health & Beauty ai prodotti per la pulizia, in ogni settore oggi il 20% delle etichette è di tipo termoretraibile. Le caratteristiche di questo tipo di etichetta ne fanno una scelta vincente, sia in termini di comunicazione del prodotto che di funzione d’uso, ma l’uso della plastica, in ultimi tempi di accresciuta sensibilità ambientale, potrebbe condizionarne l’utilizzo.

tore a considerarlo migliore e ad acquistarlo? Ovviamente no. Applicare a un prodotto la dicitura “Made in Italy” lo rende quasi automaticamente più desiderabile del suo analogo prodotto in Cina. Così, da bravo “venditore silenzioso”, il packaging va oltre il mero imballaggio, perché mostra la storia e i valori del brand e invoglia il cliente ad altri futuri acquisti. Citando Seth Godin, tra i massimi esperti di marketing: “Lo scopo è raccontare storie, non concepire pubblicità”. Ecco che se l’etichetta è il packaging stesso – come per le sleeve termoretraibili – il connubio diventa perfetto: le due valenze, funzionale ed estetica, si fondono. Il prodotto è protetto e comunicato allo stesso momento.

ANATOMIA DI UNA SLEEVE IL VENDITORE SILENZIOSO Lo scopo principale di un’etichetta è comunicare il contenuto di un packaging e tutte le informazioni più o meno obbligatorie relative al prodotto, ma con il tempo si è fusa con il packaging stesso tanto da diventare un mezzo di marketing. È sufficiente che un prodotto sia utile, funzionale o necessario per spingere un consuma-

Ma come è fatta un’etichetta termoretraibile? Ne esistono di due tipi: le Stretch Sleeve, o wrap around, a forma cilindrica che coprono solo una porzione del contenitore, e le Shrink Sleeve. Più in generale le etichette sleeve altro non sono che un film plastico tubolare di materiale termoretraibile che si adattano in tutto e per tutto al packaging primario (talvolta anche al


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secondario, come le casse d’acqua o di bibite). Lo spessore può variare dai 40 ai 50 micron, fino ai 70, ma in settori come beverage & food, detergenza e toiletry scendono ai 30-35 per le etichette wrap around più economiche.

STRETCH SLEEVE Sono più economiche e sono composte da una striscia saldata di materiale plastico che avvolge una parte del contenuto. L’applicazione è fatta a freddo tranne che nel punto di saldatura. Il sistema utilizza etichette tubolari in film estensibile, pretagliato per separare le etichette, che vengono semplicemente tirate per il lembo inferiore e calzate sul contenitore che deve essere preferibilmente cilindrico. Grazie alla capacità elastica del film, le etichette non necessitano di colle o processi termici per aderire perfettamente al recipiente che può essere sia pieno che vuoto, asciutto o bagnato: quindi l’etichettatura può essere fatta prima o dopo il riempimento. In generale vengono usate quando il labelling può essere di dimensioni ridotte (detersivi), non è possibile usare il calore, o il colore del prodotto, nel caso di contenitori trasparenti, è importante

Così, da bravo “venditore silenzioso”, il packaging va oltre il mero imballaggio, perché mostra la storia e i valori del brand e invoglia il cliente ad altri futuri acquisti. Citando Seth Godin, tra i massimi esperti di marketing: “Lo scopo è raccontare storie, non concepire pubblicità”.

(acqua in bottiglia), o ancora il costo del packaging deve essere ridotto il più possibile. Le etichette stretch consentono anche il bulk packaging, ovvero l’impacchettamento di più pezzi per creare groupage di prodotti anche di materiali differenti. I film possono essere di diversa composizione, ma tra i più usati ci sono PVC, il più economico con buona resistenza all’abrasione, il polietilene a bassa densità (LDPE), il PP e il PET, che offre la migliore resistenza allo sfregamento, massima lucentezza e chiarezza, resistenza termica e chimica. Si tratta degli stessi materiali plastici usati per i contenitori, consentendo smaltimento e riciclaggio del packaging senza dover separare i materiali. Un’interessante idea marketing legata allo smaltimento di questi imballaggi è (Re)Collection, una capsule collection di 12 pezzi realizzata da Diesel con materiali riciclati. La collezione incorpora materiali come il PET riciclato derivato da bottiglie di plastica e cotone riciclato ed acquistabile semplicemente scansionando qualsiasi recycling logo in tutto il mondo che darà accesso a un sito esclusivo su diesel.com per l’e-commerce.

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SHRINK SLEEVE Ma sono le etichette Shrink Sleeve quelle che offrono oggi le maggiori possibilità. Di fatto si tratta di etichette tubolari termoretraibili in materiale plastico che calzano perfettamente e per intero su ogni forma di contenitore, grazie a una capacità di restringimento superiore al 75%. I vantaggi sono indubbi, come ricorda Lucie Lay-Lalanna, direttore comunicazione di Sleever International: “La decorazione del contenitore può essere fatta per intero a 360° anche su forme estremamente complesse. Poi la stampa – che per noi arriva a 10 colori – e il gran numero di effetti ottenibili per decorare o simulare ad esempio materiali o finiture. Da non dimenticare anche la possibilità di ricoprire i più diversi materiali come plastica e vetro, vuoti o pieni a seconda delle esigenze della linea di riempimento (resiste anche alla pastorizzazione). E infine, la flessibilità e il time-to-market indispensabili per il mercato dei beni di largo consumo”. Anche con le shrink è poi possibile il bulck packaging; inoltre, se estese anche alle aperture, svolgono il compito di sigillo di garanzia, particolarmente interessante per i prodotti che devono

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garantire l’assoluta integrità. “Un’etichetta di questo tipo costa il 25% in più di una tradizionale etichetta adesiva”, ha dichiarato in una recente intervista Mark Hill, vicepresidente e responsabile ricerca e sviluppo della INX International Ink Co, terzo produttore americano di inchiostri e vernici, “ma può offrire un ritorno in termini di investimento superiore al 150%”. Lo spessore della pellicola – in PVC, PET-G, PP, PLA, OPS e PE – protegge il contenitore dall’abrasione o dalle forature e il contenuto dalla luce, grazie a trattamenti e inchiostri che rendono le sleeve una vera e propria barriera. Smaltimento e riciclaggio, potendo disporre di un imballaggio monomateriale (es. flacone in PET + sleeve in PET) e che non usa colle chimiche inquinanti, sono estremamente semplificati. “Il costo a impression, la resistenza, la riciclabilità e la possibilità di essere essa stessa garanzia del prodotto” continua Hill “sono tutti fattori che determinano il successo di questa tecnologia”. Non è un caso quindi che i brand più attenti a performance e design ricorrano alle shrink label con risultati che a volte

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rendono quasi impossibile distinguere l’etichetta. È il caso di Mumm, Smirnoff, Sky Wodka che hanno fatto “vestire” le loro bottiglie da CCL Label o Wolfberger (prestigiosa cantina alsaziana), Moët & Chandon e Veuve Ambal che si sono rivolte a Sleever International.

te sleeve che tengono conto di forme e materiali, calcolano le distorsioni e i restringimenti e applicano automaticamente tutte le compensazioni; il risultato è una simulazione 3D della sleeve visibile direttamente in Adobe Illustrator con la possibilità di cambiare dinamicamente i materiali e uscire in pdf 3D senza procedere per tentativi.

LA PRODUZIONE Come si realizza un’etichetta sleeve? Le possibilità sono davvero molteplici e con ottimi risultati sia in fatto di performance dei materiali che di qualità realizzata, fino alla possibilità di personalizzare l’etichetta arrivando al pezzo singolo. Partendo dalla progettazione le possibilità tecnologiche sono davvero avanzate. Si parte dalle dimensioni del contenitore e si deve tenere conto delle distensioni imposte dalle forme. Nel caso di una bottiglia, ad esempio, la parte alta e quella più bassa, dette High Shrink Areas, più soggette alla deformazione, sono riservate alle informazioni di servizio, mentre la grafica va nella parte centrale. Software come Studio di Esko offrono soluzioni come Studio Toolkit for Shrink Sleeves per la realizzazione di etichet-

Come si realizza un’etichetta sleeve? Per quanto riguarda la stampa del film, può avvenire in flexo, rotocalco o offset con un ventaglio di colori che dalla quadricromia + Pantone può arrivare agli 11 colori.

Per quanto riguarda la stampa del film, per entrambe le tipologie può avvenire in flexo, rotocalco o offset con un ventaglio di colori che dalla quadricromia + Pantone può arrivare agli 11 colori. Esistono anche soluzioni che combinano diverse tecnologie a bordo della stessa macchina come alla Maer Italia dove gira una 9 colori con stampa combinata offset, serigrafia, flexo, stampa a caldo e a freddo e gruppo di laminazione. L’ACM Plastic, tra le prime aziende in Europa ad aver investito nella stampa nell’eptacromia, ha un impianto flexo a banda stretta con asciugatura led: 7 colori fissi in macchina, arancione, verde e viola oltre i 4 colori base, che assicurano tinte più naturali e intense, incrementando del


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TRE DOMANDE A Lucie Ray-Lalanne, responsabile della comunicazione, e Sofiane Mameri, manager per lo sviluppo sostenibile di Sleever International, multinazionale specializzata nella produzione di etichette shrink sleeve. — Che tipo di materiale e quali tecnologie di stampa e nobilitazione usate per la realizzazione delle vostre etichette? Sleever è l’unico produttore di etichette termoretraibili che ha completato per intero la verticalizzazione sui propri processi, coprendo ogni fase dalla formulazione del film ai servizi al cliente, compresi i processi di stampa e applicazione, perfino l’ideazione e la costruzione delle macchine. Attualmente produciamo più di 60 tipi diversi di film, la maggior parte a base di PET. Nel rispetto delle esigenze di ciascun progetto cerchiamo la combinazione migliore tra tecniche di stampa e lavorazioni. Attualmente lo facciamo combinando diverse tecniche come il rotocalco, la flessografia, l’offset, il digitale; insomma tutto quanto offre il mercato. Gestiamo internamente anche la stampa a caldo e siamo in grado di offrire verniciature UV ed effetti metallici, soft-touch, luminescenti. Come sta reagendo il mercato delle etichette shrink sleeve, così legate alla plastica, a movimenti ecologisti come quello di Greta Thunberg? Sleever lavora da molti anni a soluzioni di packaging sostenibile e collabora con i vari brand per creare imballaggi riciclabili o riutilizzabili. L’idea è quella di fornire ai marchi soluzioni di differenziazione evolute che non interrompano il processo di riciclaggio e facilitino la conversione degli imballaggi. Abbiamo vinto diversi premi, tra cui uno al Pack Expo di Las Vegas nel settembre 2019, con il prodotto LDPET®, una pellicola a bassa densità stampata con inchiostri non penetranti, che consente la completa riciclabilità delle bottiglie PET chiare. Abbiamo inoltre sviluppato prodotti e soluzioni per ridurre le emissioni di gas serra, riducendo la quantità di materiali (spessore delle sleeve) e il consumo energetico. Non dimentichiamoci che le shrink sleeves non usano adesivi. I nostri prodotti consentono inoltre ai marchi di ridurre la quantità di materiale del loro imballaggio primario o di utilizzare imballaggi con una forte percentuale di materiale riciclato. Quali sono le vostre strategie per rendere il packaging il più possibile ecologico e facile da smaltire? Come etichetta non adesiva e non permanente, le shrink sleeves sono già un facilitatore di riciclabilità per imballaggi in vetro e plastica. Il nostro prodotto LDPET è stato progettato per adattarsi al chiaro processo di riciclaggio del PET ed essere facilmente separato dalle bottiglie per consentire la generazione di un PET di qualità alimentare. La sleeve può essere interamente recuperata come fibra per creare materiali sintetici. Abbiamo lavorato per più di 15 anni e abbiamo introdotto LDPET su diversi brand di acque minerali su scala mondiale. Ora stiamo lavorando per espandere la nostra esperienza ad altri segmenti del mercato.

95% la saturazione del colore e riducendo l’uso dei colori Pantone. Interessanti anche le nobilitazioni possibili con effetti dal perlescente al metallizzato, allo specchio; è possibile stampare il bianco, l’oro e l’argento, il cold foil ma anche usare vernici lucide o opache e inchiostri speciali. L’americana MCC Label, con 4 sedi anche in Italia, ha realizzato per esempio shrink label luminescenti per Colgate con un inchiostro che mantiene le sue caratteristiche anche dopo il restringimento termico, o ancora ha ricoperto le bottiglie della Hubert’s Lemonade con una label con una particolare texture rilevata che imita la sensazione tattile di un limone reale, incoraggiando i consumatori a toccare il prodotto. Ci sono poi soluzioni funzionali come per esempio la stampa di etichette che cambiano colore man mano che una bottiglia si svuota o se è stata sottoposta a lavorazioni come la pastorizzazione a freddo. Ma è con la stampa digitale che si ottengono i risultati migliori in fatto di comunicazione soprattutto in ottica di personalizzazione. Ormai il digitale è lo stato dell’arte anche per

le etichette sleeve e non si contano i progetti realizzati: si va dalle bottiglie di Coca-Cola realizzate da Nuceria Group all’Actimel Danone, “rivestiti” da I.B.E. su creatività Creostudios, tutti diversi per creare la propria squadra di calcio, alle patatine Wacko’s, in co-branding con la Milano Games Week 2019, con il barattolo personalizzato con il nome del giocatore e lo youtuber preferito, progetti sviluppati dentro Brand Revolution LAB. Ma anche Nutella con le campagne “Nutella unica” e “Nutella gemella”, Heineken e Pril, tutte soluzioni realizzate in digitale su macchine Indigo con l’ausilio del software SmartStream Mosaic per la gestione del dato variabile.

ATTENZIONE ALL’AMBIENTE Il successo delle etichette sleeve è tutta nei materiali plastici usati: niente carta e colle, alta velocità di lavorazione, stabilità, resistenza, protezione, duttilità e facilità nel decorare e lavorare, alta resa estetica, con costi assolutamente competitivi. Eppure proprio queste plastiche rappresentano il primo problema per l’ambiente. PE, PP, PVC, PET e l’OPS, il polistirene oggi tan-

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to usato per l’elevata trasparenza, sono tutti riciclabili al 100% eppure, stima il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica (Corepla), in Italia solo il 43,5% viene riciclato, il 40% finisce nei termovalorizzatori e il 16,5 va in discarica. E poco faranno eventuali tasse finché non si diffonderà un uso responsabile della plastica. Inoltre, per ottenere plastica di qualità è necessario non mischiare le tipologie in fase di riciclo. Nel frattempo, prima del contraccolpo che movimenti ambientalisti e legislazioni contro la plastica usa e getta avranno sul mercato, i produttori stanno proponendo film plastici non solo riciclabili ma eco-friendly.

PE, PP, PVC, PET e OPS sono tutti riciclabili al 100%. Eppure, In Italia solo il 43,5% degli imballaggi in plastica viene riciclato, il 40% finisce nei termovalorizzatori e il 16,5 va in discarica. E poco potranno fare eventuali tasse finché non si diffonderà un uso responsabile della plastica.

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Da un lato si cerca di ridurre gli impatti ambientali nella fase di produzione, come stanno facendo Crocco S.p.A., azienda leader nella produzione di imballaggi flessibili in plastica, e Granarolo per ridurre e neutralizzare le emissioni CO2, o l’inglese Leading Edge Labels and Packaging per ridurre l’uso di energia non prodotta da fonti rinnovabili o di lampade UV quando non necessarie. Dall’altro si cerca di utilizzare materiali interamente riciclabili, compresi gli inchiostri, e che facilitino il recupero. Al Fachpack 2019 di Norim-

berga, Folienprint RAKO ha presentato un film per etichette sleeve che può essere facilmente separato dai fiocchi di PET durante il riciclo e lo stesso ha fatto Sleever International con il suo LDPET a bassa densità: i fiocchi LDPET galleggiano mentre quelli delle bottiglie in PET affondano e possono essere facilmente riciclati e recuperati. Filmo Group è andata oltre e usa per i suoi film il PLA (acido polilattico) ovvero una bio-plastica termoretraibile 100% biodegradabile e biocompostabile, derivata da piante come il mais, la manioca e la patata dolce che, una volta decomposta, non rilascia nell’atmosfera sostanze nocive, anzi permette la rigenerazione della materia prima. Ha un’alta trasparenza con un effetto molto brillante, un’ottima stampabilità e buone doti di restringimento per adattarsi a quasi tutte le forme dei contenitori oltre che buona resistenza all’abrasione. Intanto, qualcuno tenta una fuga in avanti: Carlsberg ha presentato il 10 ottobre due prototipi riciclabili di una bottiglia in fibra di legno proveniente da fonti sostenibili. Una delle bottiglie è completamente rivestita da un sottile film di plastica riciclata, mentre l’altra da un materiale di origine bio. Che sia l’inizio di una rivoluzione?


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C O M M E R C I A L E

B O R G O G N O

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LA COMMERCIALE BORGOGNO ETICHETTE DALL'ANIMA TIPOGRAFICA

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Esperienza, competenza e passione nella stampa di etichette. Così si esprime, in sintesi, l’essenza de La Commerciale Borgogno, azienda di Bolzano che si annovera tra i primi stampatori in Italia specializzati nel settore dei vini e liquori. Nata nel 1957 come Tipografia Borgogno, trent’anni dopo ha rilevato la tipografia La Commerciale e oggi integra sapientemente diversi processi di stampa e nobilitazione – offset in bobina, serigrafia, laminazione a caldo, goffratura, verniciatura, fustellatura – per restituire ai suoi clienti piccoli capolavori da gustare con la vista e con il tatto. Abbiamo chiesto al titolare e responsabile commerciale Luca Borgogno di raccontarci qualcosa di più di questa realtà che non ha perso, col tempo, la sua anima squisitamente tipografica e la dimensione familiare. Quali sono i punti di forza de La Commerciale Borgogno?

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Se qualità e prezzo sono elementi scontati quando si tratta di soddisfare il cliente, quello che noi possiamo dare in più è la velocità di esecuzione e la massima flessibilità. Le richieste nel settore enologico sono radicalmente cambiate: prima le cantine ordinavano le etichette in grandi quantitativi e le stoccavano, oggi gli ordini si basano sul venduto e sui ritmi imposti dalla GDO. Lo stesso prodotto può andare sul mercato contemporaneamente con etichette diverse a seconda dei canali di distribuzione, ed è per questo che la nostra programmazione produttiva si basa su una flessibilità che ci permette di essere sempre puntuali. Un ulteriore valore che offriamo è la conoscenza approfondita dei materiali, grazie alla quale possiamo supportare e orientare le scelte dei clienti e dei designer. Quali lavorazioni vi richiedono maggiormente i vostri clienti? Ci sono tendenze particolari in termini di design e materiali?

Oro colato, rilievi sempre più fini e dettagliati, stampe Pantone, uso di lamine diverse sulla stessa etichetta sono le principali richieste. C’è un grande ritorno della visibilità della carta a scapito dei fondi colorati e della quantità di elementi grafici. C’è una crescente richiesta di carte naturali non patinate, il che, soprattutto in una zona famosa per i vini bianchi come la nostra, ci ha posto subito davanti alla sfida del secchiello in termini di tenuta di supporti e vernici. Proprio in virtù delle nostre peculiarità siamo stati scelti da Arconvert per stampare il catalogo Innovation & Inspiration, presentato a Labelexpo e a Luxepack, che raccoglie tutte le più recenti innovazioni tecnologiche per le etichette premium. Abbiamo inoltre notato che ogni regione ha le sue tendenze in fatto di design, come si può vedere anche dai padiglioni del Vinitaly: a Bolzano attualmente si tende a fare etichette sempre più grandi, mentre in Valdobbiadene sono più minimali.

Come rispondete alle sfide di un mercato così competitivo, e quali progetti avete per il futuro? La nostra scelta è stata quella di iperspecializzarci, puntando sull’enologico adesivo in bobina e mettendo da parte tutto il resto che pur faceva parte della nostra storia. Questo va a vantaggio della qualità: ci concentriamo su una sola cosa e la facciamo bene. Negli ultimi quattro anni abbiamo aggiornato costantemente il parco macchine e nel 2020 apriremo una nuova linea di stampa, che ci permetterà sia di ampliare il ventaglio di lavorazioni diverse in un’unica linea sia di aumentare i volumi attuali, che sono già importanti: stampiamo 35/40 metri al minuto e ci posizioniamo come quinta azienda a livello nazionale nel settore enologico. Migliorare sempre, insomma, grazie anche a una struttura organizzativa familiare che ci permette di essere affiatati verso gli obiettivi e molto snelli dal punto di vista decisionale.

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R O B I L A N T

BRAND ING

Nascita di una nuova icona

ROGER BOTTI è dal 2008 Direttore Generale e Creativo di Robilant Associati. Il suo ruolo coniuga insieme competenze manageriali, supervisione creativa e responsabilità organizzative. Botti vanta un’esperienza consolidata nel Brand Design e nel Packaging Design. Si occupa anche di Corporate Identity per importanti brand. Sotto la sua supervisione si è consolidato in RobilantAssociati un team dedicato a progetti di Retail Branding e Digital Strategy. Appassionato osservatore dei comportamenti di consumo, interviene spesso come relatore a conferenze e convegni.

In che modo è possibile capitalizzare la notorietà e la filosofia di una Marca storica come Pastiglie Leone, vera icona di categoria e quasi oggetto da collezione, affiancandole una “nuova icona”, moderna, quotidiana e buonissima come il cioccolato? Questa la sfida che si è presentata nel realizzare la nuova identità di marca del Cioccolato Grezzo Leone: valorizzare una storia lunga 160 anni sempre nel nome di autenticità e qualità.

Tutti conosciamo le mitiche Pastiglie Leone, con la loro inconfondibile forma “a bottoncino” e il color pastello: un vezzo, un accessorio che amiamo esibire, offrire e regalare. Molto meno conosciuta, invece, è la grande esperienza dell’azienda nella produzione di cioccolato fondente. La sfida del progetto di branding era trasferire la filosofia e la storicità delle Pastiglie Leone, capaci di “dare colore” alla vita degli italiani, su un prodotto molto più moderno e quotidiano come il cioccolato, sempre più considerato alimento gratificante per il palato e al contempo buono dal punto di vista nutrizionale. Per differenziare il cioccolato Leone all’interno di un contesto di mercato particolarmente affollato, si è partiti con dare valore alla denominazione: la parola “Grezzo”, che prima sembrava essere solo una caratteristica di pro-

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S P A Z I O

R O B I L A N T

dotto, ora è diventata un vero brand che esalta la purezza e l’altissima qualità delle materie prime e l’artigianalità del processo produttivo. Una scelta motivata anche dalle nuove tendenze del mercato, dove quella dei prodotti grezzi sta diventando una vera e propria categoria di valore in ambito food e non solo. Come tutti i prodotti a Marca Leone, il Cioccolato Grezzo ha il profumo delle cose “fatte per bene”, il gusto speciale e autentico di ingredienti selezionati con cura, il sapore inconfondibile di una lavorazione di altri tempi ispirata ad un’antica ricetta piemontese del 1700. Le fave di cacao vengono sapientemente selezionate e tostate direttamente negli stabilimenti dell’azienda, e lavorate attraverso una macinatura particolare che conferisce al prodotto finale una particolare ruvidezza e granulosità. E proprio tali elementi si ritrovano nel rinnovato packaging, per il quale è stata scelta una carta naturale leggermente grezza, riciclata al 100% e certificata, per anticipare anche a livello tattile l’esperienza di assaggio del prodotto. All’apertura della confezione il cioccolato si ritrova avvolto da un flowpack di carta alimentare anziché nel classico alluminio utilizzato per questa categoria di prodotti. Dal punto di vista cromatico la scelta è caduta su colori tenui per comunicare maggior naturalità e genuinità, mentre diventa parte del racconto di marca la macina a pietra utilizzata dall’azienda per lavorare le fave, la cui riproduzione compare nel pack di ciascuna variante di cioccolato. Nella costruzione dell’identità visiva grande attenzione è stata posta sui contenuti, che puntano a esaltare la semplicità delle ricette e i pochi ingredienti utilizzati, accompagnati da una veste grafica volutamente schietta. Sul fianco di ciascuna confezione, infine, la presenza delle due massime che da sempre sigillano l’originalità delle Pastiglie Leone – “Rifiutare le imitazioni” ed “Esigere la marca” – e rinsaldano il legame con una storia italiana antica e di successo.

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IL LUSSO CHE SI RIPENSA Il futuro immediato dell’intero settore è legato a doppia mandata alla relazione tra i consumatori e i brand. Dalla ricerca di J.Walter Thompson Intelligence presentata a Luxepack 2019 emergono due dati fondamentali: il consumatore del 2020 è affetto da una crescente ansia, dovuta al clima di instabilità politico-economica e di crisi ambientale, e la vendita dei beni di lusso registra una flessione, con un’industria che sta attraversando una crisi d’identità. E questa è, in fondo, una grande occasione per ripensarsi.

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di M I C H E L A

P I B I R I

I TEMI CRUCIALI DEL 2020 SECONDO J. WALTER THOMPSON INTELLIGENCE E LUXEPACK TRENDS OBSERVER

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SOSTENIBILITÀ. Secondo una ricerca condotta dall’unità di ricerca SONAR™ di Wunderman Thompson, l’89% delle persone ha a cuore la cura del pianeta, il 90% sente che le aziende e i brand hanno una responsabilità nel prendersi cura dell’ambiente e delle persone, e l’83% è più propenso a scegliere un brand che dimostra buone credenziali in fatto di sostenibilità.

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RICERCA DEL BENESSERE PSICO-FISICO. Sempre più considerato alla base di ogni aspetto della vita quotidiana, sta generando una pletora di nuovi prodotti e offerte. I brand escono dai loro settori specifici per riposizionarsi nel settore benessere e lifestyle. La salute entra di prepotenza nel mondo del beauty, ma non solo: Google, Amazon, Apple e Microsoft sono attualmente tra i più grandi investitori in assistenza sanitaria in USA, e fanno leva sulla tecnologia per estendere l’aspettativa di vita attraverso la prevenzione.

SDOGANAMENTO DEI TABÙ. Dalla salute mentale a quella sessuale, fino alla menopausa e alla perdita dei capelli: non solo si comincia a parlare di argomenti di cui si è sempre taciuto, ma i brand si stanno trasformando in veri e propri leader civili in grado di dialogare intimamente con i consumatori.

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BRAND E CULTURA. Come antidoto alla sovraesposizione digitale, i brand cercano di offrire esperienze fisiche significative, educative e appaganti. Si fa strada un nuovo modello di consumo comunitario, analogico, che vede i brand muoversi verso forme di coinvolgimento alternative ai canali tradizionali, diventando curatori culturali attivi e creatori di eventi e contenuti originali.

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E NEL PACKAGING? ECCO I 10 MICROTREND DA TENERE D’OCCHIO

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NUOVI GESTI, NUOVI PACK Scrolling e swiping: la gestualità da smartphone entra a far parte del design del packaging primario dei cosmetici, così come la ricerca di soluzioni ergonomiche: la creme e make up devono potersi aprire con una sola mano.

CONTAMINAZIONI Con l’intento di posizionarsi contemporaneamente su diversi segmenti, i brand si allontanano dagli stereotipi e prendono in prestito i codici comunicativi di altre categorie merceologiche. Un esempio? I cosmetici che si ispirano, nelle formulazioni e nel packaging, ai prodotti alimentari.

OTTIMISMO Ai consumatori serve sentirsi bene coi propri acquisti. È fondamentale dunque che il pack sia fatto di materiali sostenibili, che la filiera – sia del pack che dei prodotti – sia trasparente e che il design, gioioso e colorato, trasmetta ottimismo.

LA NEW WAVE DEI MATERIALI La ricerca sui materiali porta direttamente all’ambiente. Hanno fatto la loro comparsa il micelio, in grado di sostituire materiali sintetici come il polistirene e il polietilene, e la seed paper, carta piantabile. Materiali che, oltre a essere 100% biodegradabili, aggiungono nutrimento alla terra e danno vita a nuove piante. Anche Ikea, dice la ricerca di J. Walter Thompson Intelligence, intende utilizzare il micelio per rimpiazzare gli attuali imballaggi.

L'INTIMO RIVELATO Il mercato dell’intimate care sta esplodendo e non è più appannaggio del settore farmaceutico. Anzi, sta rivitalizzando il settore cosmetico con una serie di prodotti aspirazionali, con confezioni che richiamano i profumi e le creme idratanti, caratterizzate da colori accesi e da un grande senso dell’umorismo.

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SUONI AL CENTRO Con l’esplosione dell’intrattenimento audio, i suoni sono diventati il centro dell’esperienza del consumatore. I pack vengono progettati per incorporare elementi sonori, come per esempio chiusure magnetiche che con un distinto click comunicano affidabilità, protezione del prodotto e garanzia che non si aprirà disperdendo il suo contenuto nella borsa.

CALMA E RELAX Al consumatore stressato che cerca momenti di pace, i brand rispondono ispirandosi alla natura, sia nel design del packaging sia nell’allestimento dei punti vendita.

CIMELI DA COLLEZIONE Nell’ottica della sostenibilità il packaging ricaricabile, soprattutto nella cosmesi, sta guadagnando terreno, e si sta evolvendo per diventare oggetto da collezione, non solo da riutilizzare ma anche da conservare ed esporre come un cimelio di famiglia. Metallo, ceramica e porcellana sono i materiali prediletti.

MENO PLASTICA Si stima che la metà di tutta la plastica prodotta ogni anno sia monouso, e che fino al 91% di plastica prodotta non sia riciclata. Molte aziende si stanno attivando per ridurre l’impiego di plastica, con lo scopo ultimo di eliminarla del tutto.

BRAND TERAPEUTICI Il panorama retail sta cambiando rapidamente, e i brand cercano nuove forme di coinvolgimento dei consumatori, dando loro spazi in cui possano esprimere vulnerabilità e preoccupazioni, per sentirsi supportati e, in definitiva, più fiduciosi.

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POSITIVE LUXURY

Christian Dior, Givenchy, Yves Saint Laurent, Luis Vuitton. Acqua di Parma, Biotherm, Kiehl’s, Kenzo e Guerlain. Château Cheval Blanc, Dom Perignon, Elephant Gin, Veuve Clicquot, Moët et Chandon… sono solo alcune delle aziende che hanno ricevuto il Butterfly Mark, una certificazione interattiva rilasciata dalla società Positive Luxury che garantisce l’impatto positivo dei brand sulle risorse ambientali e sulle comunità in cui operano. Che viene incontro, così, alla pressante richiesta di trasparenza da parte dei consumatori. Abbiamo rivolto qualche domanda a Diana Verde Nieto, fondatrice e CEO di Positive Luxury, che durante Luxepack Monaco ha coordinato due tavole rotonde sulla sostenibilità nella filiera del segmento lusso, packaging compreso. Diana Verde Nieto ha fondato Positive Luxury nel 2011 insieme a Karen Hanton, imprenditrice scozzese nominata nel 2015 tra le ‘top 50 most inspiring women in tech’, con un obiettivo importante: dare ai consumatori un’informazione affidabile e trasparente sui brand del lusso

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impegnati in termini di sostenibilità ambientale e sociale. Le aziende che sono entrate a far parte della ‘brand community’ di Positive Luxury hanno superato la rigorosa valutazione del team internazionale di esperti incaricato di conferire il Butterfly Mark. La certificazione si ispira alla Licena azzurra, una farfalla estremamente diffusa in Inghilterra e parte d’Europa che nel tempo è arrivata sull’orlo dell’estinzione. Nessun tentativo basato sul ripopolamento ha avuto successo, finché un cambio di metodo incentrato non più sulla singola specie ma sul suo habitat ha capovolto un destino apparentemente segnato. Una storia che il naturalista Sir David Attenborough ha raccontato a Diana Verde Nieto nel 2010, e che incarna l’approccio sistemico di Positive Luxury: solo con una filiera sostenibile in tutte le sue parti si può fare la differenza. Cosa significa oggi essere responsabili nel mondo del lusso? I brand del lusso sono per propria natura orientati alla sostenibilità, perché ripongono un grande valore nella qualità e la maestria artigianale, nei metodi produttivi e nella progettazione. Il lusso ha la capacità di guidare l’innovazione e di portare avanti cambiamenti in grado di influenzare tutta l’industria della moda e non solo, modificando persino i processi di acquisto e le abitudini dei consumatori. Per noi di Positive Luxury, la sostenibilità è un processo in divenire costante, più che un obiettivo raggiunto una volta per tutte. Le marche che decidono di lavorare con noi in questa direzione e ricevono la certificazione Butterfly Mark devono andare oltre gli

BRAND CHE PENSANO AL FUTURO DEL PIANETA E DELLE PERSONE di R O B E R T A

RAG O N A

obblighi di legge: significa sforzarsi di andare sempre oltre gli standard minimi di sostenibilità stabiliti dalle leggi nazionali e internazionali. Il nostro processo di valutazione è pensato per esaminare in maniera minuziosa l’impegno dei brand sul tema della responsabilità in cinque aree specifiche: governance, impegno sociale, impegno ambientale, iniziative filantropiche e innovazione. In che modo essere un ‘brand che pensa al futuro’ si ripercuote sulla filiera del packaging? Il packaging è un tema caldo in questo momento, oltre che molto complicato: noi siamo per il ‘Reduce, Reuse, Recycle’, in questo esatto ordine. I brand devono abbandonare l’idea del packaging come prodotto singolo, e iniziare a pensarlo come un sistema integrato dal produttore al consumatore, e ritorno. Quando i valori della sostenibilità e dell’innovazione sono integrati sin dall’inizio nel processo di design, il risultato non è necessariamente la novità, ma un prodotto differente, o una modalità innovativa di commercializzarlo. Il Butterfly Mark è una certificazione, ma ha anche uno strumento di interazione digitale: in che modo i dati raccolti possono aiutare a orientare la strategia di un brand? Il pubblico è alla ricerca di marchi di cui potersi fidare, e l’unico modo per essere certi che un brand si meriti questa fiducia è essere completamente trasparenti e veritieri nel raccontare il proprio processo di lavoro. I consumatori esigono la tra-

sparenza e sono molto più informati di un tempo, il che significa che sono in grado di distinguere una comunicazione autentica da una che è solo marketing e nessuna sostanza. Il Butterfly Mark porta sotto i riflettori le strategie di sostenibilità di un’azienda, e comunica in maniera chiara al consumatore che il brand si sta impegnando per migliorarsi in tutti i modi possibili. I dati che raccogliamo attraverso l’interazione del pubblico con il Butterfly Mark aiutano le aziende a capire quali delle azioni portate avanti abbiano maggiore importanza per i consumatori, e dunque possono essere di grande aiuto per definire gli step successivi. È possibile fare una previsione su quanto, e in quali modi, il segmento del lusso deciderà di aderire a una filosofia di sostenibilità, inclusione, diversità e responsabilità aziendale nei prossimi anni? Indietro non si torna. Se i marchi del lusso - ma non solo loro - non faranno propri i principi della sostenibilità, saranno sempre meno appetibili agli occhi dei consumatori, specie quelli più giovani. Le strategie che metteranno in pratica dovranno essere in continua evoluzione, perché le tecnologie che possono aiutare i brand a rinnovarsi sono in costante avanzamento, e di anno in anno sono sempre più sostenibili sotto ogni punto di vista. In questo momento l’obiettivo dei CEO per le proprie aziende non deve essere quello di avere una strategia per la sostenibilità ambientale, ma un’intera azienda costruita secondo principi di sostenibilità.

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C O M U N I C A Z I O N E

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L U XO R O

www.luxoro.it

CERTIFICAZIONI AMBIENTALI DI KURZ Certificazione di Deinkability INGEDE 2018/10 per i foil di stampa a caldo Certificazione di Deinkability INGEDE 2018/10 per i foil di stampa a freddo Certificazione di Compostabilità per il foil MTS220/8Z0039* Certificato Cyclos – HTP per la riciclabilità del packaging

LUXORO NOBILITAZIONI A IMPATTO ZERO

Q

Quali sono le iniziative e le certificazioni di Kurz e Luxoro in tema di sostenibilità? Ne abbiamo parlato con Jana Kokrhanek, amministratore delegato di Luxoro.

Quali sono le risposte che Kurz e Luxoro forniscono ai designer che chiedono rassicurazioni sul tema sostenibilità? Kurz e Luxoro sono da sempre sensibili in materia di sostenibilità. Le due aziende hanno all’attivo già diversi anni di iniziative volte a minimizzare l’impatto sull’ambiente. Alcuni esempi in tal senso, per cui è possibile richiedere anche della documentazione, sono: Certificazione ISO 1400, Best practice per le emissioni di CO2, Modello di efficienza energetica, Produzione pulita.

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Da qualche tempo si è resa evidente la necessità, per le società internazionali, di ridurre i costi di trasporto delle merci. Avete fatto qualcosa in tal senso? Kurz è una società internazionale che ha deciso di produrre localmente; le diverse sedi produttive sono diffuse sul territorio mondiale e servono le rispettive aree di riferimento: negli Stati Uniti per il Nord America, in Germania per l’Europa, in Cina e Malesia per l’Asia. L’azienda tedesca ha così ridotto in modo drastico l’impatto ambientale dei trasporti perché è riuscita a dislocare quasi a livello locale i diversi impianti produttivi al fine di poter gestire il servizio logistico in meno tempo, con meno costi e riducendo drasticamente le conseguenze per l’ambiente. Anche Luxoro ha da anni in atto un

programma a “zero impatto ambientale” attraverso l’utilizzo del 100% di risorse rinnovabili e il corretto smaltimento dei rifiuti industriali. I materiali nobilitati con i vostri prodotti sono riciclabili? Le tecnologie di stampa Kurz si distinguono non solo per l’eccezionale qualità di stampa e per l’efficienza dei processi ma anche per l’elevato grado di sostenibilità ambientale. I prodotti Kurz non sono laminati, carte metallizzate o cartone laminato: sono foil per trasferimento. È interessante sapere che lo spessore dell’alluminio di un foil Kurz è 6000 volte inferiore rispetto a quello di un capello, dunque i materiali decorati con prodotti KURZ sono tecnicamente riciclabili. Non è presente PET sul prodotto finale utilizzato: il PET esausto viene

scartato e incluso nel ciclo di smaltimento dei rifiuti industriali e può essere riproposto come combustibile secondario in un impianto di recupero energetico. Le proprietà dell’energia ricavata dal riciclo del PET sono eccezionali: l’elevato potere calorifico consente di alimentare impianti appositamente attrezzati che normalmente utilizzano gas, carbone o petrolio sostituendo egregiamente l’utilizzo maggiormente inquinante del petrolio. La prima iniziativa di recupero del PET a livello mondiale intrapresa da Kurz risale al 2010, e anche oggi i nostri team di ricerca e sviluppo stanno lavorando intensamente allo sviluppo di soluzioni per la riciclabilità completa del PET e per offrire le migliori soluzioni per l’uomo e il pianeta. I test di riciclabilità sono stati eseguiti da un istituto indipendente au-

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L U XO R O

torizzato a certificare il processo di deinking, test in cui KURZ ha totalizzato 100/100, ovvero il punteggio più alto possibile. I prodotti Kurz applicati rimangono separati dalle fibre di carta? Sì, restano separati nel processo di deinking senza intaccare la carta riciclata e sono adatti a tutti i sistemi di smaltimento; i test dimostrano che possono essere riciclate anche le superfici decorate al 100%. I sistemi di smaltimento già in essere riescono a rilevare i materiali decorati con prodotti Kurz e includerli nel deinking in oltre il 90% dei casi. Inoltre, recentemente è stata certificata anche la compostabilità di uno dei prodotti di punta di Kurz: il LUXOR® MTS 220. Il certificato DIN Certco attesta che il foil LUXOR® MTS 220 in base alla norma DIN EN 13432 è un addi-

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tivo sicuro per il processo di compostaggio; in particolare si può applicare fino all’1% di massa dello strato di lacche del prodotto su un substrato senza limitarne minimamente la compostabilità (non influenza quindi il processo di compostaggio del substrato e non ha effetti negativi sulla crescita delle piante. Il prerequisito è che il cartone stesso sia compostabile e conforme alla norma DIN EN 13432). Fate controlli sulle materie prime che acquistate? In tema di approvvigionamenti di materiale Kurz ha una politica di acquisto molto restrittiva con controlli rigorosi sui materiali in entrata, ed è quindi in grado di garantire che i prodotti contengano solo ciò che si dichiara. Per la realizzazione dei prodotti non vengono utilizzate materie

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prime contenenti idrocarburi alogenati volatili che riducono lo strato di ozono, inoltre non viene utilizzato nessun tipo di metallo pesante come cadmio, piombo, mercurio o cromo esavalente. Cosa fate in particolare per rispondere alle necessità della transizione energetica? Kurz non usa acqua di scarico per la produzione, quindi nessuna acqua di scarico contamina l’ambiente. Il 100% dell’energia Kurz Germania proviene da fonti rinnovabili e per ridurre ulteriormente l’impronta ambientale Kurz Cina sta aumentando la superficie dei pannelli solari fino a 20.000 m². In tutte le sedi produttive del mondo, nelle aree di laccatura, l’aria di scarico viene catturata. Ciò non solo migliora la sicurezza sul lavoro dei dipendenti, ma riduce anche

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il consumo di energia e le emissioni. Come produttori con diverse sedi in tutto il mondo Kurz può adattare la produzione globalmente in modo efficiente e omogeneo così da ridurre le emissioni di CO2 e supportare contemporaneamente i mercati locali e internazionali. Kurz è certificata a livello globale in termini di Gestione Ambientale, Standard di Qualità, Gestione Energetica e Gestione della Salute e della Sicurezza: ISO 9001, ISO 14001, ISO 50001, ISO 45000. La stessa Luxoro pone elevata attenzione al tema dell’inquinamento, per questo fa da tempo parte del progetto Impatto Zero® di LifeGate che promuove la riduzione delle emissioni di CO2. Luxoro è così diventata agente attiva nella transizione energetica verso le risorse sostenibili scegliendo, da anni, l’energia 100% rinnovabile.

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k c o t s Foto zione a r i p s i d'

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bile nel ta instanca is rt a , o rn io definisce Editor di g così che si È . ro e b li o ditor di temp , Creative E a v le v o k Ia a Kiev, Sandra ta nel 1993 a n : s to o h r sette Depositp asiatico pe t s e d u S l e sign ha vissuto n in arte e de a re u la la opo ndra, ha anni. Poi, d e Arts di Lo lla th f o y it rs alla Unive ionale ne via profess a u lla s la to a trov e insieme a n io s s a p e d ran mica. scrittura, g ra e alla cera tu it p a ll a , a i fa, l’ha fotografi iù di tre ann gni, p o c o p , e h i suoi so Passione c al lavoro de re a d ro p p a uartier fatta hotos: nel q ce p it s o p e D quello in garantis iev, Sandra K i d le ra e n inglese, ge ontenuti in c i e d tà li a writer e la qu am di copy te n u o d n e delle a coordin gia del blog te a tr s la o e d pianifican ccupa anch o i S i. n io z a to c altre pubbli 2018 ha cura l e n i: v ti a i cre ort sui dei progett ione del rep si è z a d re la e est’anno la ricerca l 2019, e qu e d tica i iv is v d tren enti nell’este m ia b m a c i su focalizzata fia stock. ra g della foto

leva v o k a I a r d n a S

Soggetti, luce, composizione, postproduzione. La fotografia stock ha vissuto un’evoluzione estetica molto rapida, al passo con i cambiamenti culturali e tecnologici del nostro tempo. Ci racconta tutto Sandra Iakovleva, Creative Editor di Depositphotos, la famosa piattaforma stock che ha appena spento dieci candeline. di M I C H E L A

P I B I R I

Carta stampata e fotografia stock vanno a braccetto dagli anni ’20 del Novecento quando, negli Stati Uniti, nacque il primo servizio in grado di fornire agli editori di quotidiani e periodici, nonché ai pubblicitari, un’alternativa affidabile – di scorta, appunto – e più economica all’ingaggio diretto dei fotografi. Il sistema stock si è perfezionato negli anni ’30 e ‘40 tramite l’indicizzazione e la costituzione di archivi anche a scopo documentario durante la guerra, mentre tra gli anni ’80 e ’90 è cominciata la transizione delle immagini dall’archivio fisico di negativi e stampe a quello digitale. Gli anni 2000 hanno visto la nascita del modello microstock così come lo conosciamo oggi, fatto di prezzi bassi e grandi volumi, piattaforme web, motori di ricerca, micropagamenti e abbonamenti. Tra le banche dati fotografiche più famose del mondo c’è Depositphotos, fondata a Kiev da Dmitry Sergeev nel 2009, che vanta, oltre a uffici sparsi in Europa e negli Stati Uniti, un catalogo di oltre 150 milioni di file tra fotografie, video e grafiche vettoriali. Ciascuna immagine prodotta dal 2009 in poi è ancora disponibile sulla piattaforma, il che ha consentito a Sandra Iakovleva, Creative Editor di Depositphotos, di sviluppare la sua ricerca, comparando le immagini nel tempo. Quello della fotografia stock è un mercato molto particolare. In che cosa si differenzia dalla fotografia pubblicitaria propriamente detta? Se parliamo della fotografia microstock in generale, possiamo definirla una categoria a sé cui i clienti si appoggiano per dare forma visiva alle idee progettuali più disparate, sia online che destinate alla stampa, con un’ampia scelta di contenuti che, a loro volta, possono essere spesso inclusi nella categoria della foto pubblicitaria propriamente detta. La principale differenza tuttavia è costituita dal prezzo. Può costare centinaia e spesso migliaia di euro ingaggiare un fotografo per realizzare un servizio, mentre le immagini stock possono costare un euro o anche meno: le immagini offrono diverse opzioni in termini di licenze, a seconda dell’uso che se ne deve fare. Se un normale servizio fotografico con un brief offre un numero predeterminato di elementi visivi con cui lavorare,

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foto ni coppia di gine: per og pa te es qu ecture), In food, archit ra: people, st de a ra o”. (da sinist a” e “adess o tra “prim un confront

inoltre, il pregio delle piattaforme stock è la scelta infinita tra fotografie, video e grafiche vettoriali. Depositphotos ha appena compiuto 10 anni di attività. I principali traguardi raggiunti? Siamo una delle piattaforme di stock photography che vantano una crescita più rapida, e questo è un risultato di cui siamo molto orgogliosi. Siamo partiti nel 2009 con circa un milione di file, e a febbraio del 2019 abbiamo celebrato i 100 milioni di file. Abbiamo inoltre lanciato Lightfield, uno dei più grandi studi fotografici in Europa, in cui si scattano decine di migliaia di nuove immagini ogni mese. Il catalogo di Depositphotos oggi contiene oltre 150 milioni di file e continua a crescere grazie ai molti creativi in tutto il mondo che contribuiscono con i loro portfolio. Durante questo periodo abbiamo assistito a una vera e propria evoluzione della foto stock: come è cambiata l’estetica delle immagini? Il cambio di estetica intercorso negli ultimi dieci anni è stato forse il più plateale dai tempi della comparsa della prima piattaforma online di stock photography. Nel 2009 una tipica foto stock aveva un aspetto molto generico e innaturale, mentre oggi le immagini sono autentiche, realistiche e molto più vicine agli elevati standard cui i fotogra-

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fi aspirano. Credo in realtà che ogni collaboratore possa raccontarvi un’intera storia su come e perché la propria estetica sia cambiata, ma il principale cambiamento è determinato dalla diversificazione della clientela. La fotografia stock è diventata uno strumento prezioso non più soltanto per le agenzie pubblicitarie, ma anche per i designer, i creatori di contenuti, le aziende di ogni genere e singole persone che semplicemente hanno bisogno di dare forma visiva ai loro progetti. Il mercato è cambiato, e così sono cambiate le scelte artistiche dei fotografi in termini di luce, composizione e stile per andare incontro alle richieste dei clienti di tutto il mondo. Quali sono le categorie di immagini che si sono evolute maggiormente e in quali aspetti – stile, contenuto – possiamo notare i cambiamenti più significativi? Credo che i cambiamenti più eclatanti siano avvenuti nelle categorie ‘persone’ e ‘business’, che sono anche, da sempre, quelle più popolari del catalogo Depositphotos. Un buon modo per coglierli è analizzare le immagini dei tardi anni 2000 e cercare di capire cosa stessero comunicando. Le immagini di allora erano prevalentemente fatte in studio, con luce artificiale e composizioni molto tradizionali. Nel complesso erano una rappresentazione classica di persone felici e lavoratori in un ufficio. Guardando le immagini di oggi delle stes-

se categorie possiamo notare che c’è un’enorme varietà di personalità, stili e ambientazioni. Molte immagini mostrano luce naturale, composizioni insolite e, cosa ancora più importante, un contesto. Gli aspetti più evidenti di questa evoluzione radicale sono sicuramente la postproduzione, la composizione, l’approccio alla luce e lo styling. Aspetti che non smetteranno di evolversi, visto che ogni fotografo ha il suo stile. Quali sono i fattori sociali e tecnologici più importanti che hanno determinato tutti questi cambiamenti? Credo sia facile intuire perché i cliché del 2009 non sono più adatti a un mercato allargato. I clienti hanno bisogno di immagini che riflettano la nostra società contemporanea nella sua complessità, che è cambiata e sta cambiando rapidamente anche nella rappresentazione pubblicitaria. Tutti si rivolgono alle piattaforme con bisogni specifici: piccole e grandi campagne, progetti online, contenuti social, siti e immagini per la stampa. I temi che trattano sono così vari che i fotografi hanno esteso i loro portfolio per adattarsi a ogni possibile argomento in circolazione, dai temi più generici alle nicchie. Per quanto riguarda la tecnologia, le macchine fotografiche negli ultimi dieci anni hanno subito cambiamenti radicali, rendendo estremamente accessibili gli strumenti di lavoro. Oggi molti fotografi stock

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F O T O G R A F I A

investono in alternative alle reflex digitali che siano snelle e leggere, ed esplorano il mondo portando le loro macchine ovunque con sé. L’evoluzione delle attrezzature e delle tecnologie porterà ulteriori cambiamenti, aiutando i fotografi a fare di più con meno: sicuramente da tenere d’occhio sono le mirrorless, che stanno generando tantissimo entusiasmo nelle comunità creative e che hanno tutte le carte in regola per conquistare il mercato. In una recente conferenza a Viscom hai elencato molto ironicamente i tuoi cliché preferiti. In che modo chi utilizza la fotografia stock può evitare di incappare nelle immagini più scontate e abusate? I cliché della fotografia stock sono divertentissimi! Li raccolgo in una cartella speciale perché penso che siano estremamente rivelatori. Li mostro non per sminuire l’importanza del loro stile e dell’estetica, ma per allenare rapidamente gli occhi a riconoscere gli elementi che rendono antiquata un’immagine: dal concept all’illuminazione alla postproduzione, che al giorno d’oggi raramente notiamo perché naturale e impercettibile. Troveremo sempre dei cliché nei cataloghi di fotografie stock. Educarsi alle tendenze visive contemporanee significa diventare in grado di fare paragoni tra passato e presente, e dunque riconoscere chiaramente ed evitare i cliché.

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Come si diventa fotografi stock e quali sono gli standard qualitativi richiesti? In che modo è possibile esprimere creatività e individualità e cosa fa Depositphotos per promuovere e valorizzare le qualità dei propri fotografi e videomaker? Molti credono che sia necessario essere un fotografo professionista per collaborare con Depositphotos. In realtà, benché i nostri standard qualitativi siano molto alti, abbiamo anche eccellenti appassionati e hobbisti, che possono vendere il loro lavoro sulla nostra piattaforma perché i nostri standard qualitativi non sono necessariamente legati ad attrezzature molto costose. Va da sé, naturalmente, che le immagini debbano essere di alta qualità, quindi non qualcosa che si scatta semplicemente con un telefono, ma con una macchina fotografica che può produrre immagini versatili, adatte sia per il web sia per la stampa in grande formato, se serve. La prima cosa a cui i nostri curatori di contenuti prestano attenzione è l’interesse commerciale e il potenziale dei singoli fotografi. Gli scatti devono essere esteticamente piacevoli e, dal punto di vista tecnico, la cosa più importante è il focus sul soggetto; le immagini non devono essere sgranate e non devono presentare ‘rumore’, devono avere un aspetto professionale, essere nitide e chiare allo scopo di avere un potenziale commerciale. Ma accettiamo anche scatti più artistici se l’intento creativo degli effetti visivi è evidente.

Ogni anno in questo periodo rilasciate un report che predice le tendenze estetiche dell’anno che sta per arrivare. Perché è importante per i creativi sapere cosa va più di moda? Puoi darci qualche anticipazione su quello che vedremo nel 2020? Il report sui Visual Trends è uno dei nostri progetti creativi più importanti, il cui scopo è raggiungere le comunità creative e i nostri clienti con ispirazioni e approfondimenti. Sapere ciò che accadrà nelle differenti aree della comunicazione visiva è un aspetto cruciale per ogni creativo, indipendentemente dalla branca in cui lavora. Cerchiamo di guardare avanti e di prevedere qualcosa di nuovo tutti gli anni, piuttosto che focalizzarci su cosa è più popolare e cosa invece è già passato di moda. Facciamo moltissima ricerca di mercato e coinvolgiamo il nostro dipartimento contenuti, i curatori, i fotografi e la comunità estesa di Depositphotos: il risultato include referenze visive eccezionali e un report che stimola a ragionare su come inserire queste nuove tendenze nei progetti a cui si sta lavorando. Tutto ciò che posso dire sul 2020 è che sarà un anno entusiasmante, che rivelerà sul nostro futuro molto più di quanto sappiamo oggi. La fotografia stock sta diventando futuristica, così come lo sono molti dei trend visivi del 2020.

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< G R A N D A N G O L O >

UN ANNO OLTRE I LIMITI

con il Calendario Grafical 2020 Ossessione della specie, nodo da sciogliere per filosofie e religioni, sfida mitologica con le divinità pronte a punire la tracotanza degli umani che osano troppo… l’idea del superamento dei limiti e delle barriere – fisiche, mentali ed emotive – trascina avanti, da sempre, l’umanità. E trascinerà anche noi per tutti i 366 giorni che verranno grazie al Calendario Grafical 2020 ideato da Advision, che si chiama “Beyond” e che esplora, mese dopo mese, la prospettiva di andare oltre i limiti che ci definiscono e ci ossessionano. Ogni pagina un tema, un consiglio, uno spunto su come superare le paure e non fermarsi davanti a ciò che sembra impossibile, un racconto magnificamente illustrato che combina supporti speciali con le tecniche di stampa e nobilitazione più ardite e creative: carte e tele pregiate sono la base di felici abbinamenti tra stampa offset, serigrafia, stampa a caldo, cold foil, verniciature, colori Pantone, fustellature, accoppiature e applicazione manuale di inserti. Alcune chicche nascoste tra le pagine si possono vedere grazie a una torcia Wood abbinata. Tutto realizzato da un’azienda che dimostra da sempre di non aver paura di andare oltre i limiti. Per prenotare la propria copia: www.grafical.it/it/calendario


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LA CARTA AMA GLI ALBERI 1.500 campi da calcio al giorno. Così tanto crescono le foreste europee. Quelle da cui si ottiene il legno per fare la carta. Questa è una notizia, vera.

Scopri le notizie vere sulla carta www.naturalmenteioamolacarta.it Fonte: FAO, 2005 - 2015 Foreste europee: 28 Paesi dell’Unione europea + Norvegia e Svizzera


IL

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Tutti i premiati, le foto e i video su www.oscardellastampa.it Gli Oscar della Stampa premiano ogni anno il meglio dell’industria grafica italiana e danno accesso al Club delle Eccellenze: aziende che rappresentano il meglio non solo da un punto di vista qualitativo di prodotto ma anche organizzativo, etico, di propensione alla formazione e valorizzazione delle proprie risorse. Tutte le informazioni e i vincitori dell’edizione 2019 su www.oscardellastampa.it

L IL MEG

CARTOTE

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IN ITALY

GPACK GROUP

LUCAPRINT

PUSTERLA1880

www.gpack.eu

www.lucaprintgroup.com

www.pusterla1880.com

Industria Grafica dell'Anno 2018

Best Cartotecnica 2013

Best Cartotecnica 2015

S P O N S O R

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S P O N S O R

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Lucaprint

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GPack Group

Veicolo fondamentale per trasmettere i valori del brand, il packaging secondario è un mix di innovazione, ricerca, nuovi materiali e nobilitazioni, ma anche trasparenza etica e sostenibilità ambientale. Come sta evolvendo questo mercato e quali sono le principali tendenze del momento l’abbiamo chiesto a tre aziende di eccellenza del settore cartotecnico, cominciando da Gpack Group, che nel 2018 si è aggiudicata l’Oscar come Industria Grafica dell’Anno, non prima di aver conquistato, come Cartotecnica Goldprint, il Best Cartotecnica nel 2016. E Best Cartotecnica è anche il titolo guadagnato da Lucaprint nel 2013 e da Pusterla 1880 nel 2015, le altre due Eccellenze protagoniste di queste pagine.

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Quali sono gli elementi chiave di una cartotecnica d’eccellenza, e come ci si può distinguere in questo mercato? Vincenzo Laera, direttore commerciale Lusso di Gpack Group: «Quando parliamo di brand di lusso non è sufficiente poter offrire finiture distintive con l’utilizzo di materiali e tecnologie particolari, è necessario avere una struttura organizzativa per supportare il cliente nella fase di costruzione del progetto. I marchi vogliono trasferire la loro brand identity anche nel packaging secondario, che deve essere sì sempre più evidente e riconoscibile sullo scaffale, ma deve anche affermare la sua immagine creando un feeling con il consumatore. Stupire, affascinare e colpire sono le parole chiave. Ecco perché accompagniamo il cliente passo a passo in questo percorso, cer-

cando di intercettare i suoi bisogni e avendo sempre un occhio attento alle nuove opportunità che possono arrivare dal mercato sia in termini di materiali che di nobilitazioni». Alberto Luca, presidente di Lucaprint: «Il mercato italiano della cartotecnica è tra i più competitivi: lo standard delle principali aziende del settore è di assoluta eccellenza. Lucaprint ha sviluppato negli anni il mercato estero, raggiungendo una quota di esportazione superiore al 38%. La crescita organizzativa è un altro elemento centrale per il successo della nostra azienda. La complessità del mercato ha reso necessario un cambiamento repentino in senso manageriale, e una forte responsabilizzazione e commitment di tutti i nostri collaboratori. Grande atten-

zione alla ricerca di nuovi materiali e alla creatività sono un altro fattore di successo: operiamo con un ufficio ricerca e sviluppo tra i più qualificati del settore. La capacità di realizzare imballi innovativi è testimoniata dai molti riconoscimenti internazionali ottenuti: “l’Oscar della Stampa come Best Cartotecnica Italiana”, “l’Oscar dell’Imballaggio” e il “Carton of the year”». Luca Meana, presidente di Pusterla 1880: «Oggigiorno è indispensabile che un’azienda guardi alla sostenibilità intesa come rispetto non solo nei confronti dell’ambiente ma anche in termini sociali e di governance. È proprio su questi tre pilastri che costruiamo la nostra crescita. Per noi è importante sapere di essere eticamente corretti nei confronti dei

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C LU B D EL

Pusterla1880

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nostri collaboratori e stakeholder, per poter fornire ai clienti un prodotto sostenibile non solo dal punto di vista dei materiali, ma che sia anche il risultato di un processo produttivo etico. Certificazioni, sviluppo e ricerca, attenzione all’ambiente e attenzione alla sostenibilità economica sono le basi con cui riteniamo di essere in grado di rispondere prontamente alle sfide di mercato». Quali sono le principali tendenze del packaging cartotecnico in questo momento? Vincenzo Laera, Gpack Group: «Quest’anno è stato l’effetto luminescente a dominare molte delle nostre lavorazioni, dando un effetto glamour e appariscente ai cofanetti. Per il futuro prossimo il mondo della profumeria di lusso vuole riuscire a

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combinare il ritorno a materiali più eco-friendly ma senza perdere l’eleganza e l’esclusività tipiche dei prodotti del settore, utilizzando anche tutte le ultime tecnologie e innovazioni. Il packaging è e sarà sempre più legato all’esperienza d’acquisto che il consumatore vive sul punto vendita o a casa. Sicuramente un trend da non sottovalutare è riuscire a far vivere questa Brand experience anche se si acquista online. L’e-commerce, la sua esperienza d’acquisto sono la vera nuova sfida». Alberto Luca, Lucaprint: «La sostenibilità è oggi certamente il tema dominante grazie a una sempre maggiore consapevolezza da parte dell’opinione pubblica e dei nostri clienti. Da sempre il tema ambientale è tra le priorità di Lucaprint che già dal 2008

ha ottenuto la certificazione ISO 14001 per il suo Sistema di Gestione ambientale. La nostra azienda utilizza per i propri imballi più dell’80% del cartone proveniente da riciclo e il restante 20% da foreste gestite in modo sostenibile (FSC). Da qualche anno, in collaborazione con alcune cartiere, abbiamo inoltre realizzato packaging utilizzando materiali realizzati con scarti di lavorazioni alimentari. Il progetto, presentato in anteprima mondiale all’Expo 2015, ha ottenuto nel 2016 “L’Oscar dell’Imballaggio” nella sezione ambiente e “Il Good energy Award”». Luca Meana, Pusterla 1880: «Siamo in un momento in cui i consumatori stanno evolvendo dalla semplice richiesta di ecosostenibilità a prodotti che li rassicurino su un futuro più

ottimista, innovativo, che vada contro i soliti stereotipi. Questo vuol dire che i nostri clienti hanno bisogno di prodotti con una forte componente innovativa, trasparente e che possano raccontare un’ecosostenibilità diversa, più presente, più pratica e meno teorica: il greenwashing, le storie che eludono vere innovazioni ambientali non bastano più. Il consumatore è più consapevole e attento. In questo scenario il nostro compito è quello di fornire delle vere innovazioni che li aiutino ad affrontare il mercato con nuovi prodotti, più vicini al consumatore e al loro bisogno di ottimismo».

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E Z N LE EL C

Arti Grafiche Turini

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Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato

OSCAR DELLA STAMPA 2019

ALTRE UNDICI AZIENDE ENTRANO NEL CLUB DELLE ECCELLENZE Tra le novità introdotte quest’anno, il Print Economic Forum e il premio speciale “Cent’anni di stampa” Giunti alla ventottesima edizione, gli Oscar della Stampa 2019 hanno premiato anche quest’anno l’eccellenza dell’industria della stampa in Italia, celebrando l’innovazione e la capacità di visione, la leadership imprenditoriale e la creatività delle aziende del printing. Sono state undici le statuette consegnate il 4 dicembre nel corso della cerimonia di premiazione a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa Italiana, quest’anno preceduta da una grande novità: il Print Economic Forum, riservato ai membri del Club delle Eccellenze, condotto da economisti, giornalisti ed esperti del mondo della comunicazione

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con tavole rotonde, dibattiti aperti e presentazioni di ricerche di mercato esclusive. Rispetto all’anno scorso è stato assegnato un Oscar in più: il Premio speciale “Cent’anni di stampa” andato a Grafica Nappa per celebrare il centesimo anniversario dalla fondazione dell’azienda della provincia di Caserta. Ecco di seguito tutti gli Oscar conferiti quest’anno: Il premio Imprenditore dell’anno è stato assegnato a Emilio Albertini, titolare di Albertini Packaging Group e presidente di Assografici, mentre il riconoscimento come Industria Grafica dell’Anno è stato dato a Chinchio Industria Grafica.

Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato è stata premiata come Industry 4.0 of the Year; Arti Grafiche Turini come Best Cartotecnica; La Prensa come Best Label Printer; Leaderform come Best Digital Printer; ACM come Best Technology Innovator; Nuova Erreplast come Best Converter; Labe srl come Best Nobilitazione e Supporti Speciali e infine Sismaitalia come Best Wide Format. Sponsor dell’edizione 2019 sono Konica Minolta, HP, Gruppo Cordenons, Koenig & Bauer, Gallus, Heidelberg, Federazione Carta e Grafica e Printgraph. Per tutte le foto e i video dell’evento: www.oscardellastampa.it.

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I C M A

www.icma.it

C O M U N I C A Z I O N E

ICMA UN ANNO DI NOVITÀ CONTINUE

D ' I M P R E S A

ENGLISH VERSION C pg. 77

Il 2019 si chiude con il bilancio di un roadshow fieristico ricco di soddisfazioni.

I

Icma traccia un consuntivo di fine d’anno che vuole essere un programma da replicare anche nel 2020. Le fiere sono state l’attività cui l’azienda ha dedicato maggiori energie, in qualità di ponte imprescindibile verso i mercati di riferimento per il lusso che permette di valorizzare pienamente l’offerta di Icma. Così la partecipazione, per la prima volta, a gennaio, a ADF&PCD Parigi ha rappresentato l’occasione per mostrare tutte le gamme di prodotti Prêt à Porter e Tailor Made. Lo stand è stato condiviso con il partner Dimontonate Floccati, rivenditore esclusivo per Icma di termoformato per floccatura. È stata poi la volta di Packaging Première a Milano, a maggio, in cui ha debuttato la collezione Velvet.

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Il velluto, che fa parte dello storico heritage di Icma, è stato reinventato attraverso una gamma di colori grintosi e vibranti come il corallo, il giallo senape e il pavone: la palette cromatica ha raggiunto una notevole estensione in linea con le tendenze della moda. Velvet è un floccato che si apprezza non solo con la percezione visiva, ma che restituisce al tatto sensazioni piacevoli e lievi di particolare morbidezza, e che assicura anche omogeneità di colore fra interno ed esterno dei contenitori. Il road show fieristico è proseguito a ottobre con Luxepack Monaco, dove Icma ha portato l’attenzione su Rinascimento, il progetto di economia circolare dedicato al packaging di lusso. Si tratta di un modello di riciclo, rigenerazione e ricreazione

di carte creative che non perdono l’appeal estetico e nemmeno le qualità tecniche necessarie per rivestire packaging di brand d’alta gamma. Con Rinascimento gli scarti cellulosici di ogni azienda possono davvero trasformarsi nelle carte creative perfette per i loro packaging. Il processo inizia con l’analisi di fattibilità per valutare quanto macero viene generato dall’azienda che vuole aderire al progetto Rinascimento, da cosa è composto e come viene gestito. Viene poi attuata la raccolta del macero cui segue un processo di trasformazione che, saltando alcune fasi, risulta meno di impatto sull’ambiente. La carta ottenuta viene poi nobilitata da Icma e torna ad essere carta creativa per packaging di alta gamma. Il progetto Rinascimento ha riscosso in-

teresse e consensi nel lungo giro di presentazione cominciato con Packaging Première a Milano, proseguito con l’Édition Spéciale by LuxePack a Parigi, quindi con LuxePack Monaco e più recentemente con il convegno di YPO su “Climate change and business as a force for good” durante la Green Edition di CosmoPolo Innovation Day e, infine, a Ecomondo a Rimini. Nel futuro prossimo di Icma ci saranno ancora eventi di approfondimento, come convegni e workshop, in un quadro complessivo che vuole privilegiare un incontro diretto e uno scambio di informazioni e di esperienze. D’altra parte è proprio attraverso l’esperienza personale che si possono apprezzare pienamente le caratteristiche delle carte di Icma.

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Il futuro della stampa è nell’automazione. Parola di corGae. L’azienda con sede a San Lazzaro di Savena (Bologna) ha aperto le sue porte ai creativi per un’open house dedicata all’automazione, in una tappa del TAGA Digital Tour organizzata insieme ai partner tecnologici HP Indigo e Neopost Graphics (ora Quadient). Dal click sul portale di Print On Demand allo stampato finito – nobilitato e rilegato – che esce dalla macchina, seguendo passo dopo passo il percorso compiuto dal proprio ordine. Obiettivo? Rendersi conto dei punti di controllo, delle problematiche, delle possibili scelte e delle opportunità che il binomio tecnologia-automazione può dare a uno studio creativo che si affida allo

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stampatore per la realizzazione dei propri progetti. Su questo filo conduttore si è costruita l’open house “Appuntamento nel futuro della stampa” di corGae, azienda di San Lazzaro di Savena in provincia di Bologna, che lo scorso settembre, ha aperto le porte del suo stabilimento alle agenzie di comunicazione e ai colleghi stampatori per mostrare i traguardi raggiunti nella gestione del workflow. In realtà sarebbe più corretto parlare di stabilimenti, al plurale. A pochi metri di distanza uno dall’altro, sono due i capannoni industriali nei quali opera corGae, il primo che ospita la “tipografia” (con la HP 7600 e soluzioni per la finitura degli stampati) e il secondo, inaugurato da pochi mesi, che ospita l’ultima arrivata in azienda, la HP 12000 HD, un verniciatore ad alto spessore Duplo DuSense e gli uffici. Nata nel 1992 come azienda di consulenza in organizzazione editoriale e di prestampa, corGae nel corso degli anni ha modificato la sua offerta, dagli iniziali Word Star e Lotus 123 per fornire servizi alle case editrici, attraverso un’attenta gestione del colore, fino alla stampa digitale e a un flusso di lavoro integrato caratterizzato da un alto tasso di automazione. Non l’automazione dei robot, bensì quella di un sistema software che parte dall’idea del creativo e arriva allo stampato che può essere perso-

Il messaggio che vogliamo mandare è che essere automatizzati è fondamentale. Ma non è tutto.

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E V E N T I

nalizzato, nobilitato e che è prodotto attraverso processi di controllo che sfruttano al meglio la tecnologia del PDF, dello JDF dell’Xml. «Il messaggio che vogliamo mandare è che essere automatizzati è fondamentale, e che noi lo siamo, ma che i problemi possono insorgere ugualmente. Quando non riusciamo a risolvere un problema, mandiamo al cliente una “Review”, un modulo di Enfocus che è come un “visto si stampi” da remoto: rispetto a quello che potrebbe aver elaborato il nostro cliente, questo file mostra tutte le caratteristiche della pagina, incluse le sovrastampe. Il cliente riceve un’email con un link che apre la pagina di revisione su un qualsiasi browser, e può approvare o rifiutare il file, dare un feedback o specifiche istruzioni con un solo click», spiega Elia Nardini, top manager dell’azienda. Rientrato nel flusso in corGae, il file viene preso in carico dal modulo di automazione Switch che lo farà proseguire o, nel caso, lo indirizzerà a un operatore per risolvere le situazioni problematiche. «Un altro servizio che diamo ai nostri clienti è Connect, che è una sorta di stampante virtuale capace di fare tanti PDF diversi quante sono le caratteristiche dei documenti da realizzare: se l’ufficio documentazione di un cliente lavora con un Word in A4, ma deve andare in stampa in A5,

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Connect trasforma automaticamente il formato», spiega Nardini. E così, fra macchine da stampa e software che limitano l’intervento umano nel workflow, davanti agli ospiti viene stampato un atlante cromatico in sette colori con carta patinata e uso mano per apprezzare l’estensione del Gamut raggiunto dalla Indigo in quadricromia. E l’automazione si spinge fino al finishing: la macchina da stampa genera a sua volta un JDF con istruzioni per il taglio, perforazione, cordonatura e piega per la DC-646 di DUPLO, che viene attivato con la lettura del codice a barre presente sullo stampato. I vantaggi per i clienti – brand e agenzie creative – sono evidenti, considerando anche la possibilità di inoltrare gli

ordini in qualunque momento e di conservare tutti i propri file nell’archivio del sistema. Ma l’automazione, in azienda, non è tutto. «Ho una squadra di cui sono particolarmente orgoglioso, ritengo di avere la crème de la crème dei tecnici di Bologna», afferma orgoglioso Elia Nardini che, a proposito del livello di automazione raggiunto in azienda, commenta: «Per chi ama il proprio lavoro la situazione che si sta venendo a creare è invidiabile, ma bisogna amarlo perché di cose facili ne restano ben poche. Ci siamo fatti aiutare dal software e dalle macchine, ma dobbiamo saperle guidare: da sole non sanno far nulla!».

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PRINT_LOVERS _SELECTION__ Amaro floreale

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Passione, creatività e ricercatezza all’insegna del lusso discreto sono i caratteri distintivi di Philipp Selva, casa di design famosa per la cura artigianale dei suoi arredi. Valori trasmessi grazie al catalogo stampato da Longo.

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p r i n t l o v e r s . n e t

Nocciole pop

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Colori intensi, design pop per un packaging gioioso e goloso firmato la Commerciale. Ecco come si gusta la Nocciola tonda gentile IGP dell’Alta Langa, patrimonio Unesco che entra nelle case di tutti con quattro creme spalmabili.

Naturalità ed eleganza per l’Amaro Santoni. Sulla bottiglia, disegnata dall’agenzia creativa BeA, spicca la fascia stampata a caldo in più di 12 colori sovrapposti: una vera sfida tecnica per P&P Promotion che l’ha realizzata.

Lusso discreto

Un assaggio dei progetti più belli. Una vetrina sulle ultime novità del mondo della stampa e dei supporti. Tutto, naturalmente, da printlovers.net

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Termorilievo green

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Totalmente ecologico, a impatto zero, atossico, inodore e ad alta produttività. Il termorilievo, di cui Gasperini – UEI Group è fornitore per tecnologie e consumabili – è un processo di stampa dal grande appeal, amato anche da Fendi e Alitalia.

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80 E N G L I S H PAGE 10 ­HOW PRINT IS MADE

HOT FOIL LUXOR® 220 GIO A timeless gold, luminous and eclectic, which perfectly lends itself both to full surfaces, such as in this collage in the background, and for the enhancement of small details. It is a foil with excellent overprinting and lacquering features through its use of several common printing methods, with a vast range of conventional inks, UV colours and coatings. H+M BLIND EMBOSSING The realistic effect of the sculpting is provided by a multi-level blind embossing, achieved with the hinderer + muhich cliché able to faultlessly reproduce the chisel work and definition of the sculptor, leading to a result that is a work of art. SCODIX LUXOR® 396 FOIL The refined, laden bronze gives warmth to the entire composition. The relief traces an aura within the sculpture, giving the whole collage a sacredness. The Scodix foil is abrasion resistant and very shiny, suitable for making every sort of design stand out. THE ENHANCEMENT The enhancement of the cover was produced entirely by Paperskin, who produced the hot foil stamping with with Luxor® 220 GIO foil, used as a base for the digital enhancement processing: the glossy thickened coating of the details and the bronze colour overprinting with Scodix Luxor ® 396. Lastly, Paperskin produced the blind embossing. THE PAPER FEDRIGONI ARENA WHITE ROUGH 300 G/M₂ The paper chosen for this edition of PRINT is Arena, the most recent from Fedrigoni, which benefits from the Group’s lengthy experience in the field of natural papers. Suitable for all printing techniques and applications that range from luxury packaging to publishing, Arena is a system of multi-faceted natural

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papers: it is actually available in a great variety of weights - from 70 to 580 g/m2, in three different finishings - Smooth, Rough and Bulk - and four hues: the shiny Ivory, the white without optical whitenings of Natural, the warm White and the cold one of Extra White Natura. All three surfaces keep the sharpness of the fonts and images, artworks included.

— LUXORO Exclusive distributor for Italy of foils and clichés for enhancement from the Kurz group, Luxoro offers industrial sectors such as fashion, luxury, packaging, cosmetics, food & wine, substrates and ideas for creating unique objects that can mirror the exclusive value of a product or brand. The close exclusive partnerships with LEONHARD KURZ Stiftung & Co. KG (the undisputed benchmark in the production of film for heat printing) and Hinderer + Mühlich KG (cliché and equipment for heat printing), make Luxoro the ideal supplier for any need in the field of printing and finishing of various materials. The company has a staff of over 50 people and an operational area of 3,500 sq.m. where there are the offices and logistics centre. Here the wide spaces available allow flexible warehousing of the “parent reels” (jumbo) from Kurz, and their cutting in the format required by the client. Thanks to its rigorous company policies Luxoro today is a completely zero impact company. PAPERSKIN Founded in 1983, Paperskin has been working for more than 35 years alongside the graphics industries, converting and publishing firms, supplying them with every type of printed enhancement on paper and card. The “classic” processings - also large-format ones - of plasticisation, UV coating, hot foil stamping and screen printing have recently been joined by digital enhancement achieved using Scodix technology, which enables reserved coating and the application of high-thickness foils. The high-level technology that characterises digital enhancement allows the creation of prestige finishings of the highest possible quality level.

V E R S I O N FEDRIGONI Since 1888 Fedrigoni has meant excellence in the production of special papers. The Group is one of the major players in Europe in the production and sale of different types of high added value papers for packaging and graphics, and self-adhesive products for labelling. With around 3,000 employees in 16 plants between Italy, Spain, Brazil and the United States and 25,000 catalogue items, the Group sells and distributes in around 130 countries in the world. Fedrigoni is also in charge of the famous brand and manufacturer Fabriano, with its over 750-year history and clients over the centuries like Michelangelo and Beethoven.

PAGE 12 VENCHI THE CHOCOLATE FACTORY Venchi’s story seems like a fairy tale: it began over 140 years ago in Cuneo, in the shop of a young chocolatier who was determined to make his gianduiotti and pralines – wrapped like jewellery – the most elegant in Piedmont. Today Silviano Venchi’s dream is an undisputable symbol of Italian artisanship in the world, and continues to distinguish itself for the quality of its ingredients, its commitment to tradition and the style of its packaging, designed to stimulate the senses and make a lasting impression. BY ACHILLE PEREGO Venchi’s is a sweet and rich story that started in 1878 and celebrated its 140th anniversary in 2018. It is a love story based in Piedmont, the land of not only hazelnut and chocolate, but also of historical printing presses and paper mills, which have played key roles in the production of tins and cardboard boxes for the company’s products. Since the very start, Venchi has thought about packaging carefully, as the first way in which to present the Made in Italy qualities of their products. GB Mantelli, the creative mind of the company, ex-

plains: «The packaging for Venchi products gives them authenticity, personality, and style. The recipes are created in line with the company values: cheerfulness, truth, deliciousness». The packaging for every campaign is produced firstly in-house, but also in collaboration with graphic designers, artists and young talents. The design of both primary and secondary packaging enables Venchi to stand out while maintaining distinctive elements such as ribbons, tags, and golden stickers. This is how Venchi produces packaging designed to have a strong visual impact and to last in time, in the same way as this chocolate “factory” has. The story begins with Silviano Venchi, who at the age of 16 started creating chocolates in his shop in Cuneo. Very quickly, his patisserie became the best known in the city, loved for the extraordinary quality of its ingredients and its unmatched ability to present the products as if they were jewellery. The year the company was official born, Venchi launched the Gianduiotto 1878, of which at least 32% is IGP Piedmont hazelnuts. It is now an iconic product and it symbolises the brand’s ability to reinvent itself while maintaining its strong bond to Piedmontese tradition. Today Venchi is recognised internationally: there are over 350 chocolate recipes and 90 ice cream flavours, the brand is present in over 70 countries and cities such as London, Hong Kong, Dubai and New York, and has over a hundred flagship stores across the world. Over the past few years the chocolate market has decreased, but Venchi has continued to grow, going from a revenue of 63 million euros in 2016 to an estimated 100 million in 2018. They have a thousand employees across the world and over 100 (mainly women) in the factory in Castelletto Stura, Cuneo. Venchi is experiencing a real renaissance, after the collapse in 1978, thanks to three young entrepreneurs who took over the brand and the ancient recipe book at the end of 1997. These entrepreneurs were Daniele Ferrero, the largest shareholder (27%) and the company’s CEO; Pietro Boroli (De Agostini) with 12%; and GB Mantelli, who has another 12% and whose granddad had founded another

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small confectionery company in Cuneo, Cuba, known for rum-filled chocolates. Until 2007, says Ferrero «we were working to create a medium-sized company: our revenue was 30 million euros, and 95% of it was made in Italy. Then we realised that to continue growing we would have had to change our business model and create our own sales channel». The winning idea was to imitate luxury brand and open flagship stores that represented «the quintessence of Made in Italy products. With an addition: on top of chocolate, the shops also sell artisanal ice cream, in order to extend the seasonality of products and to add another typically Italian element, which is recognised internationally». Venchi has developed not only through its international expansion, the presence of its shops in train stations, airports and even cruises (for example, the Msc Seaside), but also through innovation. In the past Venchi has anticipated the trends for dark chocolate and for “free from” marketing (free from gluten, saturated fats, additives, artificial flavourings), and a few years ago the company started collaborating with the Universities of Rome, Piacenza and Perugia to develop chocolate that better manages blood sugar levels, is easier to digest, and has more anti-oxidants. «Without forgetting the origins, the passion for products, who – says Ferrero – have a story to tell. In our recipes, aside from cocoa beans, we only use Italian ingredients: Piedmontese hazelnuts, Sicilian pistachios, almonds from Puglia, and extra-virgin olive oil». The same interplay of tradition, quality, and innovation has always been present in the brand’s packaging as well. GB Mantelli tells us that the graphic design of each packaging «is defined and embellished depending on the channel they are meant for. We choose the best suited suppliers and printers for each campaign». Venchi doesn’t like to reveal the names of the printers in charge of their boxes, tins, jars, and primary papers and films wrapped around the chocolate, but each one is chosen as the best one to bring together in each individual campaign chocolate and packaging, from cardboard displays to shop design to B2B catalogues, particularly the annual ones printed in thousands of copies around Christmas and Easter. Paper and cardboard for packaging are

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being replaced, as Venchi’s creative director tells us, by FSC materials. The plastic materials used by the company are recycled (BTL) and they are gradually being replaced. At the moment, the company is transitioning towards using exclusively compostable materials for F&B in its shops. They already use recycled plastic for cutlery, cups, ice cream tubs, and the packaging for Easter eggs. This is not an easy transition, considering how important packaging, and especially primary packaging, is for food safety, and how certain printing processes and inks can reduce the eco-compatibility of recycled and FSC-certified paper and cardboard. «For example – says GB Mantelli – biofilms for the conservation of chocolate still need to be invented, and generally bio-plastic is not safe to come into direct contact with food yet. Furthermore, the packaging for chocolate must include by law a series of information for the consumer (labels), which occupy a large amount of space on the printed product. So we’re trying to find a balance between all these requirements». Balance, not luxury at all costs, distinguishes Venchi packaging, which reinvents itself every year. For example, the colours change for the Easter and Christmas collections. However, the packaging also remains faithful to some key elements: for example, brown as the brand corporate colour, and gold as the distinctive colour for the classic Gianduiotto. Enhancements, embossing and special papers which produce unusual tactile effects are used for premium lines, which are distributed not only in flagship stores, but also in multi-brand channels such as patisseries, wine shops, bars and fine food shops. At Venchi there is also room for innovation, as the packaging for the new product Green Comet demonstrates. The product is a vegan and slightly sweeter version of the famous recipe Cuor di Cacao 75%, with a 56% shell and a fondant filling made with 60% olive oil. The packaging is a beautiful metallic green that fits in with the other Christmas colours: for 2019, these are red, blue and white with winter landscapes. As GB Mantelli concludes, a few years ago the graphic design and colours of the brand were revisited. Orange and petrol blue were successfully added to the traditional brown, and quickly became recognisable internationally. The innovation started a few years ago for

the packaging of high-end products to be sold in the new distributive channels and in the new flagship stores abroad. The logo was re-designed, and enclosed in a circle that represents the sensoriality, roundness and smoothness of chocolate. There is a nod to the history of the company in the year of its establishment (1878) and the ice cream scoop. The historical and unique tins are the colour of a young copper (nearly a rose gold), which is achieved through lamination and references the tradition of Italian artisanship, and have a vintage-looking lid. The boxes containing assortments of chocolates are available in different sizes. The decorative band that separates the bottom from the lid is entirely heat-laminated in copper. However, once the box is closed, a single, elegant pattern line is revealed. The other boxes of the line, round or square, are made with Malmero Tourbe paper by Gruppo Cordenons. As far as the gianduiotti are concerned, alongside the traditional brown and gold packaging, Venchi has added the gianduiotto-bag: a shopping bag full of joy (the new philosophy for Venchi packaging), which gives the buyer the opportunity to take home a giant chocolate on top of the regular ones.

PAGE 18 MICROSOFT’S INCLUSIVE PHILOSOPHY Change the rules of the game so that everyone can play. It’s what Microsoft did by making inclusive design part of the company’s DNA. It all started with the XBOX Adaptive Controller, which was developed starting from the user experience of people with disabilities. This approach revolutionised even the concept of packaging. We asked Kevin Marshall, Creative Director of Design, Global Packaging and Content for Microsoft, to tell us about the vision behind the XBOX Adaptive Controller, which can be unboxed quickly, without obstacles and safely. Not only did the project won the Pentawards Diamond ‘Best of show’ in 2019; it also made way for accessible packaging for every other Microsoft product, starting with the line for Holiday productivity, which will be launched in 2020. BY MICHELA PIBIRI

THE KEY ACCESSIBLE FEATURES OF THE XBOX ADAPTIVE CONTROLLER PACKAGING Both the single-shipper and retail package have been designed to unfold to reveal what’s inside with minimal friction. Discreet air cells integrated into the shipper packaging for protection for the product while maintaining a small footprint and clean design. Every major step of the unboxing incorporates loops, a highly proven lever to assist in accessibility. The leveraging of loops begins with the tearstrip on the single shipper, kicking off the out-of-box experience seamlessly. On the retail box, a specially designed ‘breakthe-seal’ label (which keeps the box lid secured to the base) employs two loops, for multi-directional removal. A soft, grey loop initiates the opening experience, then there are integrated loops on both the paper Quick Start Guide (QSG) and cable folio. There are five loops on the XAC packaging from beginning to end. An open cavity area under the controller, enabling multiple ways to remove the controller from the box, including pulling via the loop or sliding it out directly. The box has a low center of gravity, grounding the unboxing experience and creating a sense of stability for the end-user. Additionally, the hinged lid provides a low-effort, single-pivot access into the package. — How did you come to design the Xbox Adaptive Controller and its packaging? What is the vision behind it, the process and the needs it fulfills? It’s predicted that by 2030 there will be approx. 8.5 billion people on the planet. But today, there are 1 billion people with disabilities. At Microsoft, we don’t believe in the traditional definition of disability: a disability is not a personal condition. Instead, we ascribe to a more inclusive belief that a disability is a mismatch in human interaction. That there is a spectrum - or continuum - of disability, and it ranges from permanent, to temporary to situational. And that by designing for one, your work can potentially help many. And it’s these beliefs, coupled with our commitment to Inclusion that led to the creation of our Adaptive Controller. So, a little background on the product. For many gamers who have limited mobility, our traditional controller wasn’t

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built with them in mind. The controller is a barrier to joyful gaming. So several years ago, Microsoft announced its “Gaming for Everyone” vision. This vision was fueled by our CEO Satya’s passion for Inclusivity, and included new efforts to help device builders better understand the needs of those with varying levels of physical ability. And it was at that time that a first prototype of the Adaptive Controller was unveiled, and ultimately received funding. Now early on, my team realized that this package needed to be different. So much work had been put into the Adaptive Controller to make it as inclusive as possible, we beleived that the package also needed to be as accessible as it could be; it was an incredible opportunity to embody our mission of empowering every person on the planet. It quickly became clear that we should approach the creation of this packaging experience with fresh eyes. This required us to redefine our definition of packaging success, which began by asking the right questions. For instance: what physical realities might gamers with limited mobility be living with? What packaging experiences or elements could be meaningful? How could we best make this community feel conidered when unboxing our product? In order to answer these questions and address their potential, we made a deep effort to design with continual input from gamers with limited mobility. The insights from these gamers was critical to shaping a meinagful package. Our vision was to deliver the most accessible, inclusive package we could, and possibly deliver an example of how inclusive packaging design could be approached. Mark Weiser, my lead packaging designer on this project, did a phenomenal job partnering with our Xbox Product Research Team as well as several non-profits such as Able Gamers and Special Effects, the veteran-focused charity War Fighters Engaged and the Cerebral Palsy Foundation. We even engaged with Craig Hospital, a Denver, Colorado-based rehabilitation center for brain and spinal cord injuries. These partnerships and the learnings coming out of them are the reason the XAC package became what it is. We were so lucky - and grateful - to have had the opportunity to learn from these extraordinary people. The mantra “Nothing about us without us,” has been around for quite some time

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and underscores the conviction that people with disabilities know what’s best for them - and that an enlightened creative process will include them as participants. Their voice matters and they need to be out front and center as visible leaders. So we really ascribed to this saying, doing all we could to deisgn and iterate with gamers with limited mobility rather than just design based on our instincts alone, or past experiences. And this inclusive approcah made all the difference. The lesson coming out of this, is that it can be so much more powerful to design with your consumer rather than for your consumer. So, fundamentally this package is the output of lots of partnership, the courage to build differently, the humility to admit we didn’t know everything and a commitment to delivering an inclusive, human experience.” Are there any other Microsoft packs that were designed according to the same criteria or is there something new in the pipeline? Absolutely. Microsoft is totally committed to driving inclusive design thinking into our product experiernces. There are teams across the business looking at ways – both immediate and long term – to amplify inclusive attributes across our portfolio. The Packaging and Content design team (PAC) is a part of many of these sprints. Inclusivity – as well as Sustainbility – is a big part of of the DNA of every package we now create. PAC has taken the learnings from our Adaptive Controller packaging and are incorporating these learnings into a new suite of inclusive elements for our Holiday productivity device packages. For instance, you’ll see larger pull tabs for easier product evacuation, more generous access holes across in-box accerssories and refreshed, higher-contrast iconography on device wraps to increase visibility and legibility of product features at a glance. We’re leveraging the power of loops – a direct translation of the work on the Adaptive Controller package – in our cable boxes to facilitate easier removal. These are just a couple examples. And we continue to innovate; we’re working on a second wave of inclusive elements for upcoming launches, and learning every day. We’re incredibly passionate about moving the needle in this important arena, and committed to do so.

Is it possible to imagine a future in which everything will be designed taking into account everyone’s needs, will be able to engage with diversity and truly improve everyone’s lives? A future where designs and experiences are more holistically considered and inclusive? Yes! I believe whole heartedly that such a future is possible! And we’re already on our way. Inclusive design thinking is now stretching in every possible direction; it’s not just one type of experience. It can be physical, digital, audible, virtual – there are so many new ways to be inclusive and to connect in meaningful ways with our consumers that to conceive and create experiences today without that lens in place feels archaic. People want experiences that reflect their own values, and being accessible is fundamentally human. We all have a stake in this game – we all want to feel considered and included. But it’s important as creators to remember that we can’t do it in a vaccuum. We need to include those we’re designing for in our process, otherwise we run the risk of creating hollow moments or experiences that don’t land as imagined. It all begins with a mindset. If you’re not thinking inclusively, if you’re not mindefully inclusive as a designer, then you’re automatically excluding folks, and that’s a missed opportunty. As I mentioned, one of our inclusive values is ‘Design for one, extend to many’, and what that means is that by creating packaging experiences that solve potential challenges for one group of consumers, those benefits can easily extend beyond that group to so many more people. It’s incredily powerful to consider that by addessing the needs of a select community everyone can benefit; everybody’s lives can be improved. As I said, our company mission is ‘To empower every person and orgainzation on the planet to achieve more’, and as designers we have tremendous repsonsibility to make good on that promise. It’s our job to manifest this potential in product experiences in every way possible, and that often starts with the packaging journey. Nowadays consumers expect businesses to take on meaningful roles in helping to tackle world issues. What is the Microsoft committment, and do you believe that the huge resonance of the this project can be a push toward innovation and a change of mindset on a global scale? You’re absolutely right. Consumers expect more from the brands they support

today – and they should. Brands need to ask themselves if they’re really creating better products and experiences, and are they contributing towards a greater good in some meaningful and authentic way. Microsoft believes in the potential in utilizing technology to build platforms and opportunities to help make lasting, positive impact. There’s a true focus on corporate social responsibility at Microsoft, and while there are those in the orgainzation much better suited to speak to the details of our values and practices in those areas, I can tell you that not a day goes by in packaging design where we’re not discussing and challneging ourselves to link our creative thinking to a more sustainbile, inclusive future. Which is why now, more than ever, inclusivity and sustainability sit central to how we see our work, and the kind of packaging experiences we want to create. Of course, there are always business realities that need consideration; but we continue as a team to push forward with providing the best and most balanced experiences we can. There is so much more to do, but I’m proud of the initial progress my team has made. This takes time and lots of partnership, and the ability to be agile, but we feel very grateful to have the chance to participate in and shape these kinds of dialogues. We’re excited to push forward in that spirit. —

KEVIN MARSHALL As Microsoft’s Creative Director of Global Packaging and Content, Kevin leads a world-class team of designers and is responsible for the vision and creative strategy of Microsoft’s packaging for its worldwide line of products, including Surface, XBOX, Hololens, PC Hardware, Windows and others. He believes that intuitive, well-crafted packaging is one of a brand’s most vital assets in creating meaningful and lasting consumer relationships, and that delivering seamless physical and digital touchpoints across the consumer journey is central to the success of a modern product experience. Prior to joining Microsoft, he was Creative Director of Marc Rosen Associates, a New York based, award-winning design firm specializing in luxury, beauty and consumer packaged goods. Prior to that, he was Global Packaging Design Director for Avon Products, Inc. responsible for packaging across global brands.

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PAGE 26 AVAMPOSTI AN ORIGINAL PREVIEW OF THE NEW PACKAGING TRENDS FOR THE WINE & SPIRITS SECTOR LAUNCHED BY SPAZIO DI PAOLO IN COLLABORATION WITH ARCONVERT AND LUXORO WAS STAGED DURING THE MILAN WINE WEEK. The imaginative pop-up labels designed by Spazio Di Paolo stretch out from the bottle, winking at consumer from the shelf to catch his eye from a distance. The distinctive talent of Mario Di Paolo, which is also his competitive advantage, is his ability to identify new technological solutions, which go beyond the graphic design and aesthetics and turn his labels into small masterpieces of ingenuity. Masterpieces that are not destined to dress just a few numbered bottles though, but can be replicated at an industrial level because they are designed to be perfectly functional for printing and automatic dispensing on millions of bottles. Di Paolo is well aware of working for a sector that produces very big volumes and his vision convinces because it does not stop at the mere marketing analysis about the winery and its product. His approach goes further. He digs into the dreams of those who produce that wine and try to guess the expectations of those who buy it. His labels are shamelessly imitated by other designers around the world; however, in most cases, these imitations remain destined to limited wine productions. As a matter of fact, if it is easy to copy the graphic design, it is not so easy to understand the industrial engineering process and re-apply it. The labels presented at Avamposti have been printed by technologically advanced label makers such as Eurostampa, Modulgraf, Modulsì and Tonutti, that usually support Di Paolo in developing his ideas and launching new trends. To provide his labels with the uniqueness that made him the most awarded wine designer in the world, Di Paolo always prefers self-adhesive papers, foils and printing technologies capable of acting as emotional accelerators and provoking

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unique and unforgettable tactile and visual experiences. That’s why, to increase the appeal of the innovative projects designed for Avamposti, Di Paolo chose the precious pressure-sensitive papers Cotone Bianco, Cotone Nero, Tintoretto Black Pepper and Picasso X-Dry produced by Arconvert. The last two papers, both uncoated, are environmentally friendly because they are FSC certified and do not contain optical brighteners, chlorine bleaching agents, acids or heavy metals . The two ‘Cotone’ are produced with 100% cotton fibers, a yearly renewable plant, so they are even more evironmentally friendly. The papers are laminated with the brand new SH9020TM permanent adhesive developed by Arconvert to guarantee a perfect adhesion of the label to the bottle even when it has to endure the difficult tests of the ice bucket and the fridge. Furthermore, Cotone Nero and Tintoretto Black Pepper are carbon pigment free and, therefore, hot stamping suitable. The hot stamping technique has been chosen by Di Paolo to embellish the labels with some magic so as to add extra value to his innovative projects, using Luxoro Kurz foils and the Hinderer + Mühlich plates. The classic and timeless gold variant of foils is the one that Di Paolo prefers because of the light it produces, its brilliance and warmth. Gold remains the flagship color when it comes to expressing beauty, elegance and luxury. Thanks to the high printing quality of Kurz materials, incomparable on the market, the foils are perfect for the always risky and innovative ideas of Mario Di Paolo. The foils used do not have any impact on the recyclability of the label, even in the case the hot stamping covers the entire label surface. Both Kurz and Luxoro are zero-impact companies that base their production on 100% renewable energy. To complete the overview of the spirits new packaging trend, the new Estal bottles – always signed by Spazio di Paolo – couldn’t be missing. The wineries participated enthusiastically in the event both as guests and partners. Some, including Mezzacorona, Collefrisio, Velenosi and Palmento Costanzo offered a magnificent wine tasting, including whites, reds and bubbles. To further turn on the party, Baldo Baldinini’s cocktails made with Gin, Vermouth and Bitter by Brand Breeder Spirits.

PAGE 28 ALUMINIUM ALLURE Chamaleonic. Similar to silver, white gold and platinum. Easily available. It can be used extremely easily as a printing substrate, and become wrapped by colours, words and logos. It is bold in welcoming unusual colour effects. It is casual in its raw state as technical material, about to become a luxury product. It faithfully safeguards essential oils and raw materials until they are transformed into perfumes. Aluminium comes out into the open and it becomes trendy. We are shown this process by Thierry de Baschmakoff, Jérôme Dinand and Chafik Gasmi, three well-known international designers who have used aluminium to make their projects iconic. BY MARILDE MOTTA —

THIERRY DE BASCHMAKOFF Thierry was born in Grasse, the French city with a high density of perfumes and “nez”, but his origins are scattered across Europe. He trained as an engineer at the prestigious Les Arts et Métiers school, and has always had a desire to carve his own unique path in design. His ten-year collaboration with Bulgari has been a very intense experience, but over four decades of work Thierry has been responsible for over 6000 other projects in a wide range of fields and using a wide range of material and techniques. A common thread? At least two: luxury and lasting beauty. JÉRÔME DINAND Jérôme Dinand studied literature, philosophy and Japanese before starting his career as packaging designer in 1983. Art and illustration are his main sources of inspiration and he believes that innovation, visual appeal and the quality of materials are crucial for the success of packaging. After a dozen years in his family’s agency, he started his own, “J.D.”, in 1995. He’s designed over 100 perfume bottles in 15 countries, collaborating with major cosmetic groups and famous stylists. Jérôme Dinand teaches courses at Jian Qiao University in Shangai on perfumes and packaging. His son Jules, after having studied architecture, now collaborates with “J.D.”.

CHAFIK GASMI Chafik Gasmi is an architect and industrial designer. His start was in furniture design, where he obtained important recognition. He then worked as Sephora’s art director, also contributing to the conceptual development of the brand. He then worked for big brands such as Kenzo, Bulgari, Baccarat, Fendi Casa, Lancôme, but also important commissions such as the Museum of Modern Art of the Arabic World in Algiers. His work in design and architecture has grown over time and his studio has opened offices in Morocco and Portugal. His latest design is the Idôle perfume bottle, which received the Luxe Award Forme prize. — What do you think if I say aluminium? Thierry de Baschmakoff — If you say aluminium, the first thing I see are the red hills of Estérel, in the south of France. In primary school in Grasse, I learnt that Estérel’s red colour was due to bauxite, a rock that contains mineral masses used to produce aluminium. This was how I first came into contact with the material. Later on, I experienced the colour, the smooth surface and the lightness of the finished material. For a long time, I associated aluminium to technology, mainly because of sports accessories. Jérôme Dinand — Aluminium suggests lightness and essential simplicity, as well as sophistication once it’s coloured. Its natural colour, which reminds us of silver and tin, amplifies and opens up an endless world of colours and finishing through anodizing. Its scientific name “AI-13” could be the name of a robot in a sci-fi film and is perfectly suited for this surprising metal. An important point to make, considering the challenges of sustainability, is that aluminium – like glass – can be recycled endlessly. The question is: how can we make sure we’re recycling as close to 100% of it as possible? It’s not only a matter of the consumer’s individual responsibility: the industry, designers, and brands must develop products where aluminium, plastic and glass can be easily separated. A good example is the plastic-free lipstick case re-proposed by Reboul-Aptar. In this search for sustainability, we must also be careful about the conditions of extraction of bauxite, which contains aluminium, the red mud residues, solvents, and anodizing baths.

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Chafik Gasmi — When I think of aluminium, I imagine lightness, I can hear a plane flying. I find it particularly graceful because of the infinite possibilities it offers, rather than because of its colour. I love black or white, grey is quite literally in the middle. Aluminium is a noble material because of its infinite creative potential. For example, liquefied aluminium is absolutely splendid. The multiplicity, quality and versatility of the shapes that aluminium can take are more interesting than its colour. — Have you ever used aluminium in your packaging for perfumes? Thierry de Baschmakoff — I started working with aluminium very early on. I love this material. I apply different techniques to it: either stamping or turnery. I have even experimented with die-casting. One of my aluminium projects was a refillable container with hollow parts for Van Cleef & Arpels, which I imagine would still be challenging to make today. I chose aluminium for a very sophisticated travel set when I launched “The Different Company”. It was made by turning a solid piece of aluminium, and at the time the result was notable. Naturally, the cost was very high because of the production, but thanks to the material the result was unique. Since then I’ve used it for many other projects. One was the Bulgari fragrance Black, a project linked to the Bulgari Aluminium watches for which I used the material in combination with rubber. More recently, I’ve used it for Carven latches, for the metal element in the Bentley fragrance, and many others. Jérôme Dinand — We have always used aluminium for the packaging of fragrances. It plays a key role in closing mechanism, sprays, and structures. During the second half of the 20th century, aluminium gradually replaced all other metals used for seals, screw-on caps, and metal casings. It has also been used to decorate glass bottlenecks for perfumes that are poured (hiding the grinding), and to secure the adaptor for spray bottles of aftershave. As an affordable material with excellent dimensional tolerance, it has become the perfect material for pumps (actuator, seaming, threaded parts). Pumps, latches and rings are often personalised with engraving, embossing and particular closing and opening mechanisms. We have

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noticed an increasing use of magnets in aluminium latches. Another important sector is aluminium cans, aerosols or natural sprays for hair products, deodorants, perfumes and home fragrances. The most cost-effective and sustainable solution for latches is the aluminium triangle, which is also used for testers in perfume labs. It is a simple, plastic-free individual piece of aluminium, which is adapted to the pump or the bottleneck thanks to its triangular shape. Chafik Gasmi — At the beginning of my career, when I was art director at Sephora, I used aluminium for the packaging of some essential oils and floral essences. My main preoccupation is to reinvent design and question contemporary design in order to progress. At the moment, it’s very difficult to make a better bottle than the aluminium one. It’s the definitive material. It is so complete that it has become the standard. Aluminium is light, it can be compressed and folded, it can be recycled and it is durable. My wife started Demain, a completely natural, organic and eco-responsible cosmetic brand, so for us aluminium was the obvious choice for packaging. We printed on it and coloured it directly. We played with its reflecting quality. Lightness is a theme that guides me. Combined with a strong emotional experience, such as the one offered by luxury, I am certain there are still plenty of possibilities to explore. — Do you think that the expressive and creative qualities of aluminium have been fully explored? Thierry de Baschmakoff — Part of what makes aluminium so interesting is that the colour and surface finishings are infinite. It is unique to the touch, and so is its weight. It is the only material that can be entirely recycled as it is, which will be a key aspect in the future. We can certainly explore this material further. Sometimes the production process is complicated, but looking for new ways of interpreting the material will help us advance. A new process, such as 3D printing, would be an alternative for prototyping and making complex forms with aluminium. Jérôme Dinand — There are continuous innovations in the drawing of aluminium to achieve sophisticated shapes and reliefs. This attracts markets which have

previously only used plastic or zamac. The same can be said of colours and textures: anodizing labs are constantly proposing new finishings, textures and colour hues. There are new developments in silk-screen printing and lacquer, while etching makes incredibly fine details possible, and laser cutting and engraving play a key role in the success of aluminium today. Once we reach the limits of the complexity of shapes, we can move onto metallizing plastic in a vacuum, or varnishing it, even though this changes the look and depth of colours. Zamac is a high-quality alternative thanks to its weight and malleability. However, it is more expensive, less precise in dimensional tolerance, and is produced more slowly. Chafik Gasmi — This material is a double-edged sword. On one hand its carbon footprint is appalling, on the other hand once it’s produced there are no extra costs. We could use the existing quantities and not produce any more. To answer your question, I really think we can further explore aluminium in design, but also in engineering and architecture. We used to want to build durable buildings, so they were heavy and inflexible. This causes problems when they become obsolete and need to be knocked down. Today we need to build in a lighter and more flexible way, because we live in an ever-changing world. We need to build in a light and flexible way to last over time. Aluminium is used for finishings, but it will soon be used for construction. Ultra-lightness and ultra-performance are key concepts in our age and aluminium intrinsically has the qualities to become a material used in infrastructure.

process. Regardless, it’s a smooth material to the touch. Jérôme Dinand — Aluminium is fresh rather than cold and suddenly, when it’s heated in the anodizing process, it becomes orange and red, with a satin, velvet, or rubber feel to the touch. In terms of it being a “cool” material, the perfume industry was on the first ones to use it for packaging, in order to keep the product fresh and to protect from light and air. Essential oils such as lavender and geranium were stored in containers called estagnon (originally made of copper or tin and then aluminium). The qualities of aluminium and technological progress have made it the material for our drinks. However, cans need to be internally treated so that they don’t interfere with the liquids. Some fizzy drinks and aromatic ingredients can be corrosive even for aluminium. Chafik Gasmi — It can be both. The extremely positive impact aluminium has on perfume bottles is that it protects the perfume from the light, keeping it intact for a long time. However, its opacity also has a negative side: it’s not transparent. Colour and transparency are key values in the perfume industry. I think skincare products and creams are associated to metal jewellery (and therefore have opaque aluminium packaging), while perfume is associated with diamonds (and therefore a brilliant transparency). Obviously, these are conventions which can be overthrown to favour radical metal over transparent glass. Now that we’re talking about it, I can imagine an Idôle bottle entirely made of aluminium. It makes sense to me.

— Aluminium loves cold, could it become a cool material? Thierry de Baschmakoff — Aluminium loves both the cold and heat, and has a good resistance to high temperatures. It has been used in the chemical industry for a long time. In the perfume industry, the well known “estagnon” (cylindrical container), which is produced in Grasse and protects essential oils and perfumes from heat and light, is made of aluminium. Aluminium and perfumes are a good combination, and design needs to explore this further. Its only fault is its low resistance to impact in the stamping

PAGE 69 ICMA, A YEAR OF CONTINUOUS INNOVATION Icma would like this year’s final closing statement to become a schedule to repeat in 2020. The activities to which Icma devoted the most energy were trade fairs, which represent a very important bridge to the luxury reference markets and make it possible to promote the company’s offers. Its participation in PCD Paris for the first time in January was an opportunity to showcase all the Prêt à Porter and Tai-

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lor Made product ranges. The booth was shared with Icma’s partner Dimontonate Floccati, its exclusive reseller of thermoforming materials for flocking. Next came Packaging Packaging in Milan, where the Velvet collection made its debut. Velvet is part of Icma’s historic heritage but it has now been reinvented with a range of bold and vibrant colors, such as coral, mustard and Sherpa blue. The color palette has been considerably expanded to keep up with fashion trends. This flocked paper is not only admired visually but gives a light and pleasant feeling of particular softness when touched. Velvet also ensures evenness of color between the insides and outsides of boxes. The roadshow of trade fairs continued with LuxePack Monaco, where Icma wished to draw attention to Rinascimento, its circular economy project dedicated to luxury packaging. The project is a model for recycling, regeneration and remaking creative paper without jeopardizing aesthetic appeal or the technical qualities necessary for lining the packaging of high-end brands. With Rinascimento, the waste paper produced by each company can once again become perfect creative paper for their packaging. The process begins with a feasibility analysis to assess how much waste is produced by the company adhering to the Rinascimento project, what it is made up of, and how it is managed. The waste is then collected and undergoes a transformation process which, by skipping several phases, results in a smaller environmental footprint. The paper obtained is then finished by Icma and becomes highend creative packaging paper once more. The Rinascimento project has raised interest and approval throughout the long premiere tour that began at Packaging Première in Milan, continued at Édition Spéciale by LuxePack in Paris, then at LuxePack Monaco and, more recently, at the YPO convention on “Climate change and business as a force for good”, at the Green Edition of CosmoPolo Innovation Day and, finally, at Ecomondo. In Icma’s near future, there will be more follow-up events, such as conventions and workshops, as part of an overall framework that aims to favor direct encounters and the exchange of information and experiences. After all, it is precisely through personal experience that the characteristics of Icma’s paper can be fully appreciated.

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PAGE 43 ALL ABOUT ‘SLEEVES’ From cosmetics to pharmaceuticals, from homecare products to food & beverage, shrink sleeve labels can be the winning choice in terms of aesthetic results, resistance, sequencing speed, printability, reduced costs, communication potential and, last but not least, recyclability. But at a time when plastic is at the eye of the storm, the challenge to innovation is more pressing than ever. Serendipity: the good luck of making happy discoveries… by chance. This is how ice lollies, Velcro and shrink sleeve labels came into being: in 1965 the Japanese company Fuji Carpentry had to protect its barrels of sakè from tampering and had the great idea of using a plastic film to protect the taps. The heat from the fermentation did the rest of the job and now that small company, founded in 1897 for the production of wooden barrels, has become Fuji Seal International, with 5,000 employees in three different continents. A Billionaire Business The shrink sleeve labels market - Shrink or Stretch Sleeve – has developed on a wide scale since the 80s and it is now a flourishing one predicted to grow by 5.75% between 2018 and 2025; it also has a turnover that went from $10 billion in 2017 to a predicted $15.64 billion in 2025. In every section of today’s market, 20% of labels are shrink sleeve labels: from food to beverage, from pharmaceuticals to nutrition, from Health & Beauty to homecare products. The qualities of this type of label make it the best choice both in terms of product communication and its use. On the other hand, an influential aspect on its use is how plastic is being used, an issue that has been growing recently because of environmental sensitivity. The Silent Salesman The main purpose of a label is communicating the content of the packaging and the related mandatory information, but with time labels have become one with packaging until they became a marketing strategy. Is it really enough for a product to be useful, functional or necessary in order for a consumer to consider it better and buy it? Obviously not. Giving a product the caption ‘Made in Italy’ makes

it almost automatically more desirable than the same product from China. As a good ‘silent salesman’ would do, packaging becomes more than mere wrapping: it shows the story and values of the brand and leads the consumer to make more purchases. Quoting Seth Godin, one of the greatest marketing gurus: “the purpose is telling stories, not dreaming up ads”. The label becoming the packaging - which is the case for shrink sleeve labels - is the perfect marriage: the functional and aesthetic values merge. The product is protected and communicated at the same time. Anatomy of a Sleeve What are shrink sleeve labels made of? There are two types: the Stretch Sleeve, also called wrap-around, which is cylindrical and only covers a part of the container, and the Shrink Sleeve. In general, sleeve labels are simply a tubular plastic film of shrink sleeve material and they adapt in every possible way to the primary packaging (sometimes even the secondary one, for example with crates of water or drinks). The thickness can vary from 40 to 50 micron, up to a maximum of 70, but sectors such as food and beverages, home-care and toiletries can go down to 30/35 micron for cheaper wraparound labels. Stretch Sleeves These are the most economical and are made up of a heat-treated seam in plastic that wraps around part of the content. The application is done cold except at the point of the heat treatment. The system uses tubular labels in stretch film, pre-cut in order to separate the labels that are simply pulled by the lower flap and fitted on the container, which should preferably be cylindrical. Thanks to the elasticity of the film the labels do not need adhesives or thermal processes to attach perfectly to the container, which can be both full and empty, wet or dry: the labelling can therefore be done before or after filling. In general they are used when the labelling may be of reduced sizes (detergents), when heat cannot be used or the colour of the product - in the case of transparent containers - is important (bottled water) or again when the cost of the packaging has to be reduced as much as possible. Stretch labels also enable bulk packaging, in other words the packaging of several pieces to create groupages of products made even of different materials. The films may be of different compositions

but among those most used there is PVC - the most economical with good abrasion resistance - LDPE (low density polyethylene), PP and PET, which offers the highest rub resistance, greatest brilliance and clarity, and thermal and chemical resistance. The same materials are used for the containers, enabling disposal and recycling of the packaging without having to separate the materials. An interesting marketing idea connected to the disposal of these packages is (Re)Collection, a 12-piece capsule collection produced by Diesel with recycled materials. The collection incorporates materials such as recycled PET derived from plastic bottles and recycled cotton; it can be purchased simply by scanning any recycling logo all over the world which will access an exclusive site on diesel.com for e-commerce. Shrink Sleeves But it’s Shrink Sleeve labels that are offering the greatest possibilities today. They are actually tubular, shrink labels in plastic that perfectly and entirely fit every shape of container thanks to their shrinkage capacity of over 75%. The advantages are undeniable, as Lucie Ray-Lalanna, Communications Director of Sleever International, points out: “The container’s decoration can be done entirely at 360°, even on extremely complex shapes. Then there’s the printing - which for us gets to 10 colours - and the great number of effects that can be had to decorate or to simulate materials or finishings, for example. We shouldn’t forget either the possibility of covering a wide range of materials, such as plastic and glass, whether full or empty according to the demands of the filling lines (they are even resistant to pasteurization). And finally, their flexibility and time-to-market are vital for the consumer goods market.” Bulk packaging is also possible with shrink labels: in addition, if they are extended as far as the openings, they can also act as a seal of warranty, which is particularly interesting for products that have to guarantee their absolute integrity. “This type of label costs 25% more than a traditional adhesive label,” said Mark Hill - Vice President and Head of Research and Development at INX International Ink Co, the third biggest American producer of inks and coatings - in a recent interview, “but it can offer a return on investment of over 150%.” The film’s thickness - in PVC, PET-G, PP, PLA, OPS and PE – protects the container from abrasion or perforations and the container from light thanks to treatments

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and inks that make the sleeves a genuine barrier. Disposal and recycling are made extremely simple since they can use single-material packaging (e.g. PET bottles and PET sleeves) that does not use pollutant chemical adhesives. “Its cost per impression, resistance, recyclability, and the fact it can itself be the product’s warranty,” Hill went on, “are all factors that determine this technology’s success.” It is no coincidence then that the brands paying most attention to performance and design use shrink labels that at times make it almost impossible to notice the label itself. This is the case with Mumm, Smirnoff and Sky Wodka who have had their bottles “dressed” by CCL Label or with Wolfberger (a prestigious wine producer in Alsace), Moët & Chandon and Veuve Ambal, who turned to Sleever International. Production How is a sleeve label produced? There really are endless possibilities with excellent results both in the materials’ performance and production quality, with even the possibility of personalising the label as a single piece. Starting off from the design, the technological possibilities are really advanced. The starting point is the container’s dimensions and then the distensions imposed by the shapes have to be taken into account. For example, in the case of a bottle the high part and the lower part - called High Shrink Areas - are reserved for product information while the graphics go in the central part. Software such as Studio from Esko provides solutions like Studio Toolkit for Shrink Sleeves for the creation of sleeve labels that take shapes and materials into account, calculate the distortions and shrinkages and automatically apply all the compensations. The result is a 3D simulation of the sleeve which can be viewed directly in Adobe Illustrator where the materials can be changed dynamically and a 3D PDF can come out without using a trial and error process. For both types of film the printing can be carried out in flexo, rotogravure or offset with a range of colours from four-colour + pantone up to 11 colours. There are also solutions that combine various technologies on the same machine, like at Maer Italia where there is a nine-colour machine with combined offset, silk-screen, flexo, hot and cold printing, and lamination. ACM Plastic, one of the leading companies in Europe to have invested in heptachrome printing, has a narrow web

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flexo plant with LED drying: 7 fixed colours in the machine - orange, green and violet as well as the 4 basic colours that ensure more natural and intense colours, increasing colour saturation by 95% and reducing the use of Pantone palettes. The possible enhancements are also of note, with effects from pearlescent to metallic to mirrored; it is possible to print white, gold and silver cold foil but also to use gloss or matte coatings and special inks. The American MCC Label, which also has four locations in Italy, has created luminescent shrink labels for Colgate with an ink that maintains its features even after thermal shrinkage. It has also covered Hubert’s Lemonade bottles with a label with a particular raised texture that imitates the tactile sensation of a real lemon, encouraging consumers to touch the product. Then there are functional solutions such as the printing of labels that gradually change colour as the bottle empties or if it has been subject to processes like cold pasteurisation. But actually it is with digital printing that the best results are achieved, especially in the context of personalisation. Digital is now the state of the art also for sleeve labels and there are countless projects that have been created. The range includes: the Coca-Cola bottles produced by the Nuceria Group; Danone’s Actimel (coated by I.B.E with the creativity of Creostudios) that are all different so as to create your own football team; Wacko’s crisps (in co-branding with the Milano Games Week 2019) with the container personalised with the name of the favourite player and YouTuber. All these projects were developed within Brand Revolution LAB. But there’s also Nutella with its “Nutella Unica” (Unique Nutella) and “Nutella gemella” (Twin Nutella) campaign, Heineken and Pril - all solutions created digitally on Indigo machines with the aid of SmartStream Mosaic software for variable data management. Paying attention to the environment The success of sleeve labels lies entirely in the plastics used: no paper and adhesive; high processing speed; stability; resistance; protection; ductility and ease in decorating and processing; high aesthetic level, and absolutely competitive costs. And yet it is these plastics that represent the biggest problem for the environment. PE, PP, PVC, PET and OPS - the polystyrene used so much today because of its high degree of transparency - are all 100% recyclable. However, the

National Consortium for the Collection and Recycling of Plastic Packages (Corepla) estimates that in Italy only 43.5% is recycled, 40% ends up in waste-to-energy plants and 16.5% in landfill. And possible future taxes will do little to help until a responsible use of plastic becomes widespread. In addition, not mixing the types is vital in the recycling phase so as to obtain quality plastic. In the meantime, before the backlash the environmental movements and legislation against single-use plastics will have on the market, the producers are putting forward plastic films that are not only recyclable but also eco-friendly. On the one hand, there is an attempt to reduce the environmental impact during production. This is what Crocco S.p.A, a leading company in the production of flexible plastic packaging, is doing, as is Granarolo, in order to reduce and neutralise their CO2 emissions. Likewise, the UK company Leading Edge Labels and Packaging is doing so to reduce the use of energy not produced from renewable sources or of UV lamps when they are not necessary. On the other hand, there is an attempt to use entirely recyclable materials, including the inks, which facilitate recovery. At Fachpack 2019 in Nuremberg, Folienprint RAKO presented a film for sleeve labels that can easily be separated from the PET flakes during recycling and Sleever International has done the same with its low density LDPET: the LDPET flakes float while those from the PET bottles sink and can be easily recycled and recovered. Filmo Group has gone further and for its films uses PLA (polylactic acid), in other words a bio-plastic shrink label - 100% bio-degradable and bio-compostable, derived from plants such as corn, cassava and sweet potatoes. Once it has decomposed, it does not release harmful substances into the atmosphere but instead permits the regeneration of the raw material. It is highly transparent with a very shiny effect, excellent printability and good shrinkage levels to adapt to almost all container shapes as well as having good abrasion resistance. Meanwhile, there are those attempting a great leap forwards: on 10 October, Carlsberg presented two recyclable prototypes of a bottle in wood fibre from renewable sources. One of the bottles is completely coated with a thin film of recycled plastic while the other is coated with an organic material. Might this be the start of a revolution?

THREE QUESTIONS TO… Lucie Ray-Lalanne, Head of Communication, and Sofiane Mameri, Sustainable Development Manager at Sleever International, a multinational specializing in the production of shrink sleeves. What kind of material do you use? And what about the printing technologies and enhancements used for producing your labels? Sleever is the only shrink sleeve producer who has completed a vertical integration of the process, from the film formulation to the services, including the printing process, shrinking operation, machine conception and manufacturing. We currently produce more than 60 different film formulations, a major part of them being composed around PET. According to each project’s specification, we can offer the most appropriate combination of printing techniques and sequencing. We actually do offer many different printing techniques and operations, like rotogravure, flexography, offset, digital printing… and combined printing machines. We also provide cold stamping operations, and offer metalized, touch, special UV or special luminescent effects. How is the shrink sleeve label market reacting to the request to reduce plastic, especially with ecological movements such as Greta Thunberg’s? Sleever has been working for many years on sustainable packaging solutions, and cooperates with brands on eco-conception, to create recyclable or reusable packagings. The idea is to provide the brands with premium differentiation solutions that won’t disrupt the recycling process and facilitate the packaging’s recyclability. For instance, we won several awards, including one at Pack Expo Las Vegas a month ago, with the LDPET® product, a low density film printed with non-bleeding inks, that allows the full recyclability of clear PET Bottles. We also developed products and solutions to reduce carbon footprint by reducing our material quantity (sleeve thickness) and energy consumption (sleeves and machines). Shrink sleeves are a non-definitive decoration technique, without adhesive. Our products with premium differentiation also allow brands to reduce the material quantity of their primary packaging, or use packaging with a strong percentage of recycled material.

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What are your strategies to make your 7packaging as easy to dispose of as possible and the most eco-friendly? As a non-adhesive, non-permanent decoration, shrink sleeve is already a facilitator of recyclability for glass and plastics packagings. Our LDPET product was designed to fit into the clear PET recycling process and be easily separated from the bottles to allow the generation of a food-grade PET. The sleeve itself will be completely recovered as fibres for synthetic materials, for instance. We have been working for more than 15 years on the subject and implemented LDPET on several worldwide scale mineral waters products, for major players. We are now working on expanding our expertise to other market segments.

PAGE 52 POSITIVE LUXURY BRANDS THAT CARE ABOUT THE PLANET’S AND ITS PEOPLE’S FUTURE Christian Dior, Givenchy, Yves Saint Laurent, Luis Vuitton Acqua di Parma, Biotherm, Kiehl’s, Kenzo and Guerlain. Château Cheval Blanc, Dom Perignon, Elephant Gin, Veuve Clicquot, Moët et Chandon … are only a few of the companies that have received the Butterfly Mark, an interactive certification issued by the Positive Luxury firm guaranteeing the positive impact of brands on environmental resources and the communities in which they work. And so it meets the pressing need for transparency from consumers. We put some questions to Diana Verde Nieto, founder and CEO of Positive Luxury, who led two round tables during Luxepack Monaco on sustainability in the luxury sector, including packaging.

BY ROBERTA RAGONA Diana Verde Nieto founded Positive Luxury in 2011 together with Karen Hanton, Scottish business woman nominated in 2015 as one of the ‘top 50 most inspiring women in tech’. They had an important aim: giving consumers reliable and transparent information about luxury brands committed to environmental and social sustainability. The companies that became part of Positive Luxury’s ‘brand community’ have passed the rigorous

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evaluation of the international team of experts charged with awarding the Butterfly Mark. The certification is inspired by the Large British Blue butterfly, which was extremely widespread in the UK and parts of Europe but over time has reached the verge of extinction. No attempt at its repopulation had any success until a change in method on the basis not of the individual species but its habitat reversed an apparently certain fate. It’s a story that the naturalist David Attenborough told Diana Verde Nieto in 2010 and which embodies Positive Luxury’s system approach: you can only make a difference with a segment that is sustainable in all its parts. What does it mean to be sustainable in the luxury market? Luxury brands are inherently more sustainable, valuing quality and craftsmanship, processes and design. The luxury industry has the capability to drive innovation and make positive changes, influencing the rest of the fashion industry and beyond including consumers’ purchasing decisions and habits. At Positive Luxury, sustainability is a journey rather than a destination. Brands that want to work with us and be awarded the Butterfly Mark must go beyond compliance. That means going beyond a minimum sustainable standard that is compliant with local law and international law. Our assessment process is designed to be a thorough examination of a brand’s commitment to sustainability in the following five areas: governance, social framework, environmental framework, philanthropy and innovation. In what ways does being a “brand who cares about the future” have implications for the packaging supply chain? Packaging is a hot topic today and a tricky one - we advocate to reduce, reuse and recycle, in that order. Brands need to move away from thinking about packaging in terms of a sole entity and move to thinking about packaging systems, including how to close the loop. When you integrate the principles of sustainability and innovation into your design process, the results are not necessarily a new product, but a different type of product or even a new way of commercialising the product.

gy? What are the most pressing demands from consumers? Consumers want to find brands they can trust, and the only way to know if a brand is trustworthy is if they are transparent and real about their processes. Consumers crave that transparency and are far more educated than they used to be, which means they can see through communications that are purely marketing and have no substance. The Butterfly Mark puts a company’s sustainable strategies at the forefront, and clearly communicates with a consumer that they are doing all they can. The data we collect from consumers’ interactions with the Butterfly Mark helps that brand ascertain which of their positive actions they care most about, and a brand can use that information to shape next steps.

herself. Born in 1993 in Kiev, she lived in South-East Asia for seven years. Then after graduating in Art & Design at the University of the Arts in London, she found her professional life in writing, her great passion along with photography, painting and ceramics. A passion that, little more than three years ago, led her to the job of her dreams, the one in Depositphotos: in its Kiev headquarters Sandra guarantees the content quality in English, coordinating a team of copywriters and planning the strategy for the blog and the other publications. She also deals with creative projects: in 2018 she took care of the research and editing of the 2019 report on visual trends, and this year she has focused on the changes in the aesthetics of stock photography. ___

Can a prediction be made about how much, and in what ways, the luxury segment will adhere to a philosophy of sustainability, inclusion, diversity and corporate responsibility in the upcoming years? There is no way back to the old way. If luxury brands or any brands by that matter do not adhere to the principals of sustainability they will be less attractive to consumers, especially the young ones. The strategies they implement need to always be evolving, as new technology is developed to help those brands innovate and become even more sustainable. Today, the ambition of most CEOs is not to have a sustainability strategy, but to build a sustainable company.

Printed paper and stock photography have gone hand in hand since the 1920s. That was when, in the United States, the first service started up that could supply newspaper and magazine publishers, as well as advertisers, with a reliable and more economical alternative to the direct employment of photographers. The stock system was perfected during the 30s and 40s through the indexing and setting up of archives also used for documentary purposes during the war. Between the 80s and 90s, however, the transition began of images from the physical archive of negatives and prints to the digital archive. The first years of this century saw the birth of the microstock model as we know it today, made of low prices and high volumes, web platforms, search engines, micro-payments and subscriptions. Depositphotos is one of the most famous photo databases in the world. It was founded in Kiev by Dmitry Sergeev in 2009 and boasts – as well as offices spread throughout Europe and the United States – a catalogue of over 150 million files of photographs, video, graphics and vectors. Each image produced since 2009 onwards is still available on the platform, which has enabled Sandra Iakovleva, Depositphotos’ Creative Director, to develop her research, comparing images over time.

PAGE 58 INSPIRING STOCK PHOTOS Subjects, light, composition, post-production. Stock photography has gone through a very fast aesthetic evolution, keeping pace with our era’s cultural and technological changes. Sandra Iakovleva, Creative Editor of Depositphotos – the renowned stock photo platform that has just celebrated its tenth birthday – tells us everything. BY MICHELA PIBIRI

The Butterfly Mark also has an element of digital interaction: in what way can this data help in driving a brand strate-

Editor by day, tireless artist in her free time. That’s how Sandra Iakovleva, Creative Editor of Depositphotos, defines

Stock photography is a very particular market. What characteristics does it have and how does it differ from regular commercial photography? If we’re talking about the market of microstocks in general, I think what differentiates the type of content there is

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the broad appeal of the photographs, or what we call “commercial appeal”. This makes stock photos a separate category that also falls under the category of commercial photography. Clients turn to stock photography platforms to help them visualise their ideas for projects. The images are often used for websites, blogs, advertising, print, and graphic design in general. Stock photos are very diverse and are often used in both print and online advertising. The biggest difference between stock photography and regular commercial photography is the costs. It would potentially cost you hundreds and sometimes thousands of Euros to hire a photographer and do a photo shoot, whereas the images on stock photography platforms could be €1 and less. Images also come with different licensing options, depending on your intended use of them. The merit of stock platforms is that you can type in any keywords and get unlimited choice and variety in photos, videos, and vectors. The limitation of a regular photo shoot with a project brief is having a set amount of visuals to work with. Depositphotos has been in business for 10 years this year. What are your main achievements? Being one of the fastest-growing stock photography platforms is our proud achievement. Back in 2009 we started with around one million files and celebrated 100 million files just this February. We also launched Lightfield, one of the largest photography studios in Europe that shoots tens of thousands of new images every month. The Depositphotos library today has over 150 million files and keeps growing thanks to the many creatives around the world that contribute with their unique portfolios. During this period, we have witnessed a real evolution in the stock photo: how have the aesthetics of images changed? The change in the aesthetics of stock photography was perhaps the most dramatic since the appearance of the first online stock photography platforms. Whereas in 2009, a typical stock photo looked very generic and unnatural, today the images are very authentic, realistic, and much closer to the high standards photographers aspire to nowadays. In truth, I think that each contributor could tell you a whole tale of how and why their aesthetics changed, but the biggest change came from the demand

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of clients worldwide. Stock photography became a valuable tool and resource not just for advertising agencies, but designers, editors, different businesses and individuals that simply need images to illustrate their ideas or projects. The market changed, but so did the artistic choices photographers made with lighting, composition, and styling to adjust to the needs of clients around the world. What are the categories of images that have evolved the most and in what aspects (style, content, technique ...) can we see these changes the most? I think that the most dramatic change was in the categories of people and business, which are also the most popular categories of all time in the Depositphotos library. A good way to grasp all this is to analyze the images from the late 2000s and try to understand what those images were communicating. Images back then were mostly studio shots with unnatural lighting and very traditional compositions. Together they formed a kind of classical representation of happy people and workers in an office. The answer to this quick change in aesthetics lies in then looking at images of people and the business category today. There’s so much variety in personalities, styling, context. More appealing images showcase natural lighting, unusual compositions, and most importantly context. The most evident aspects that showcase these changes are definitely post-production, composition, approach to lighting and styling. I would say these things are in a process of constant evolution, as each photographer has their own style. What are the most important social and technological factors that have led to all these changes? On the basis of this analysis, can you foresee any possible further evolution? Clients need images that reflect our contemporary society, and I think it’s easy to guess why cliches from 2009 no longer suit the bigger market. Like I’ve mentioned, the social aspect is likely stocks becoming a go-to source for bigger segments of consumers. They all come to stocks with their own needs: big and small campaigns, online projects, social media content, websites, and visuals for print. The topics they cover vary so much that stock photographers span out their portfolios to fit every imaginable topic out there. Photographers work hard to carry out photo shoots for very basic and

general topics, as well as very niche ones. As for technology, I can say that cameras in the past 10 years have undergone dramatic change, making the most important tool for a photographer very affordable and accessible. Today, most stock photographers invest in lightweight alternatives to DSLRs and continue to explore the world, taking their cameras with them everywhere they go. Today’s world is also changing, and stock photography has to follow. More changes will come with advancements in camera gear and technology, helping photographers do more with less. One aspect to watch is the quick advancements of mirrorless cameras which is generating a lot of hype in creative communities. I think mirrorless cameras will potentially overtake the market in the future. In a recent conference at Viscom you ironically listed your favorite clichés. How can the people who use stock photography avoid running into the most obvious and abused images? Stock photography cliches are so much fun! I collect them in a special folder and I show them not to diminish the importance of the style and aesthetics, but to try to illustrate and explain why these images are outdated. At the core of this part of the presentation is to quickly train the eyes to spot the elements that make an image a cliché. It’s not just the concept of the photographs that’s outdated, it’s also the lighting and post-production that we rarely ever see nowadays. In truth, you’ll always find cliches in stock photo libraries. Educating yourself on current visual trends could help you clearly see that the aesthetics of today are very different. Once you can compare the past and the present in stock photography aesthetics, you can clearly differentiate cliches and avoid them. What are the quality standards required to become stock photographers and videomakers? How can creativity and individuality be expressed in stock photography? Many people assume that you have to be a professional photographer to become a Depositphotos contributor. Although our quality standards are high, we have excellent amateur photographers and people that pursue photography as just a hobby. All of them go on to sell their works on our website because our quality standards aren’t necessarily related to very expensive gear. It goes without

saying that the images should be of high quality, so not something you shot with a phone, but a camera that can produce images of a large enough format to be versatile for web and print use in a large format if needed. The first thing our content curators pay attention to with submitted images is the commercial interest and potential of the individual photographs. In other words, it has to first and foremost be an aesthetically pleasing shot that can be used by our clients. As for the technicalities, the most important thing is the focus on the subject, and for an image to have little grain or noise. Images have to look professional - be sharp and clear for the purpose of having commercial potential. We do also accept more artistic shots if it is evident that the intent of the visual effects are more creative. Every year in this period you issue a report that predicts the aesthetic trends for the coming year. Can you tell us why it is so important for creatives to know what is more “fashionable”? Can you give us a preview of what we will see more of in 2020? The visual trends project is one of our biggest creative projects every year. The reason why we put together this kind of report is to reach out to creative communities and our clients with inspiration and insights about the latest in visual communication. We also want to keep everyone in the know about the next big thing in different fields of visual communication. This is crucial for every creative, regardless of their field of work. Our visual trends project is more about the trends that are just gaining momentum and not so much about what’s super popular today. We try to look ahead and predict something new each year. It’s easy to say that this trend is popular, and this one is outdated, but it’s much harder to predict what will be the true trends of the future. The outcome includes unique visual references and a report to get you thinking about how you’re going to integrate these new trends in your work and projects. We do a lot of market research and involve our content department, content curators, photographers, and the bigger Depositphotos community. All I can say about 2020 is that it’s going to be an exciting year that reveals more about our future than what we know today. Stocks are going futuristic, as are many of the visual trends for 2020.

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A R T E I N U LT I M A

Janique Bourget Petalo per petalo, al cuore della carta

Sarà per un’attitudine artistica innata, sarà per la sua formazione (è un’esperta di materiali d’arredo) ma Janique Bourget ha, con la carta, un rapporto tutto particolare, quello della scultrice che cerca la forma assopita nel corpo della materia. A vederla lavorare (guardate i video pubblicati su YouTube per capire) è come se Janique e la carta si ri-conoscessero, come se l’artista fosse carta e la carta pelle, superficie, materia da sfogliare. Le sue opere sono composte da petali di carta che si aprono come boccioli, forme che nascono dalla carta per germinazione spontanea poi si schiudono e diventano giochi, torrenti, ghirlande, mongolfiere. “I miei lavori, ci dice, sono leggeri e hanno sempre un legame con il movimento o comunque evocano il movimento”. Da molti anni le sculture su carta di Janique sono utilizzate come arredivetrina, scenografie, installazioni per alberghi, grandi spazi, fiere. Il suo atelier è al 28 di rue Faidherbe a Parigi.

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