Stadium n. 1-4/2011

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• Il Csi a Danza in Fiera • Storie di sport minuto per minuto • Aggiungi un posto al tavolo • Viaggio tra le società affiliate al Csi

Il magazine di chi ama lo sport pulito

Fondato nel 1906 - N. 1/4 gennaio\aprile 2011

OLTRE LO SPORT per la pace e lo sviluppo LO TSUNAMI DELL’OBESITÀ cosa sta facendo lo sport?

HABEMUS CLERICUS CUP LA QUINTA EDIZIONE VERSO LE FINALI


GRAZIE KAROL!

Cari amici del Centro Sportivo Italiano... di Giovanni Paolo II* *dal messaggio letto in Aula Paolo VI, in Vaticano per il 60° anno di fondazione del CSI (26 giugno 2004) Nel corso del suo Pontificato, Giovanni Paolo II ha inviato al Csi 16 messaggi di saluto. Il primo risale al 1979 in occasione dell’incontro nazionale dei Consulenti Ecclesiastici sul tema “comunità cristiana sport e territorio” tenutosi a Frascati. L’ultimo il 26 giugno 2004 in occasione del 60° di fondazione della nostra Associazione, a Roma in Aula Paolo VI. Sono passati 7 anni. Stadium le vuole riproporre, nei giorni della beatificazione di Karol Wojtyla, chiedendo ad ogni società sportiva di trovare un momento per offrirle in dono ad allenatori, dirigenti, genitori, animatori dell’Associazione.

iascuno di voi è chiamato a seguire Cristo e ad essere suo testimone nell'ambi-

“C

to sportivo. Voi siete ben consapevoli di questa singolare vocazione, e, nel progetto culturale sportivo dell'Associazione, affermate che non intendete esaurire

la vostra presenza nella società italiana solo in funzione della promozione dello sport, ma volete contribuire a rispondere alle domande profonde che pongono le nuove generazioni circa il senso alla vita, il suo orientamento e la sua mèta. Intendete così promuovere una mentalità e una cultura sportiva che attraverso il "fare sport", non solo "il parlare di sport", faccia riscoprire la piena verità sulla persona. Con questo fine il Centro Sportivo Italiano è nato sessant'anni fa: proporre ai giovani, allora segnati dalle conseguenze funeste della seconda guerra mondiale, la pratica sportiva non soltanto come fonte di benessere fisico, ma come ideale di vita coraggioso, positivo, ottimista, come mezzo di rinnovamento integrale della persona e della società. Il mio venerato Predecessore, il servo di Dio Pio XII, chiese allora al vostro Sodalizio di essere lievito di cristianesimo negli stadi, sulle strade, sui monti, al mare, ovunque si innalza con onore il vostro vessillo. Nel corso degli anni, cari amici, avete cercato di mantenervi fedeli a questa consegna, proponendo il Centro Sportivo Italiano come scuola di autentica formazione umana. Avete lavorato perché bambini, giovani e adulti potessero conoscere, attraverso le varie discipline sportive, la ricchezza e la bellezza del Vangelo. Li avete aiutati a incontrare Gesù e a sceglierlo come ragione ultima della loro esistenza. Questa resta oggi la vostra missione, di cui la società continua ad avere bisogno. Lo sforzo da parte delle vostre società sportive di promuovere lo sport come esperienza formativa nelle parrocchie, nella scuola, nel territorio aiuterà le nuove generazioni a scegliere e coltivare i valori autentici della vita: l'amore per la verità e la giustizia, il gusto della bellezza e della bontà, la ricerca dell'autentica libertà e della pace. Nel nostro tempo il sistema dello sport sembra talora condizionato dalle logiche del profitto, dello spettacolo, del doping, dell'agonismo esasperato e da episodi di violenza. È compito anche vostro annunciare e testimoniare la forza umanizzante del Vangelo nei riguardi della pratica sportiva che, se vissuta secondo la visione cristiana, diventa "principio generativo" di relazioni umane profonde, e favorisce la costruzione di un mondo più sereno e solidale. Specialmente a voi, cari giovani atleti, auguro di praticare lo sport con lealtà e sano spirito agonistico. Vi aiuterà così ad affrontare la gara impegnativa della vita con coraggio e onestà, con gioia e serena fiducia nel futuro. Affido al Signore, per intercessione di Maria, l'intera famiglia del Centro Sportivo Italiano e ogni suo progetto di bene, mentre con affetto tutti vi benedico.”

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ANGELI & DEMONI

mons. Claudio Paganini Consulente Ecclesiastico Nazionale CSI

La Pasqua è anche ciò che puoi fare tu “Se non puoi cambiare il mondo, cerca almeno di pulire il marciapiede davanti a casa tua”.

La frase dovrebbe essere di Voltaire, un pensatore francese del periodo illuminista. Sicuramente, e la cosa è condivisibile, ha il pregio di richiamare ogni persona alla propria responsabilità su come va il mondo, di considerare le persone quali protagoniste e non spettatrici delle vicende umane. Peccato che lo scorso anno, quando il sindaco di una grossa città invitò i suoi cittadini a non pretendere il servizio di pulizia dei marciapiedi dopo una folta nevicata, ma a pulire il marciapiede davanti a casa, ricevette una marea di contestazioni. Più recentemente Teresa di Calcutta affermò: “Ciò che puoi fare tu è una goccia nell’oceano, ma quella goccia da senso alla tua vita”. Qui la responsabilità personale diventa motivo da valore interiore e di senso della vita. È un valore aggiunto, un nobilitare i piccoli gesti umani offrendo in contraccambio il gusto della vita. Ed, infine, volendo ricercare anche argomenti di fede, oltre che umani come ha suggerito Voltaire e valoriali come suggeriti da Madre Teresa, il messaggio pasquale che da sempre Gesù Risorto affida ai suoi discepoli è:

“Io vi ho dato l’esempio. Andate predicate il Vangelo a tutte le genti.” In questo caso si valorizzano i gesti che ogni persona può compiere riferendoli a motivazioni religiose. Nulla a che vedere col fanatismo che tutto accentua ed esaspera. Più semplicemente l’esempio di vita e gli insegnamenti profusi da Gesù diventano la molla che spinge ad agire ed operare all’interno dell’umanità. Il bene che io ho compiuto anche tu puoi compierlo. La vita di fede che io ho vissuto, la fedeltà al Padre, anche tu puoi viverla. Tutto questo ci invita a guardare le prossime feste Pasquali con occhi nuovi. Fare Pasqua diventa così, non l’attesa di una ricorrenza del passato insignificante e neppure l’attesa di qualcosa che altri devono fare. Fare Pasqua è motivo per verificare quanto anche noi possiamo fare: risorgere dall’apatia e dalle pretese che siano sempre gli altri, e non noi, a dover agire e operare per rendere migliore il mondo. La fede non è ostacolo per l’umanità a costruire il proprio futuro. È piuttosto, seguendo l’esempio di Gesù, divenire protagonisti positivi e responsabili del futuro di ogni uomo.

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SOMMARIO Il magazine di chi ama lo sport pulito

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CENTRO SPORTIVO ITALIANO

2 GRAZIE KAROL! Cari amici del CSI... 3 ANGELI E DEMONI La Pasqua è anche ciò che puoi fare tu

13 LIBRI Storie di sport minuto per minuto 14 DOSSIER Una meta comune l’agonismo etico

5 POLITICA SPORTIVA La Calabria aggiorna la sua legislazione sportiva

17 FISCALE Aggiungi un posto al tavolo

7 PRIMO PIANO Lo tsunami dell’obesità

18 VITACSI Sfida inedita nella Basket-City!

10 VITACSI Clericus Cup

20 EVENTI Il Csi a Danza in Fiera

21 STORIA Cento anni fa 22 L’INTERVISTA Davide Iacchetti 24 VITACSI A tu per tu con… il Poggio Umbricchio 26 PROTOCOLLO D’INTESA Alleanza educativa fra Csi e Lega Pro

Mensile del Centro Sportivo Italiano www.csi-net.it Autorizzazione del Tribunale Civile di Roma n. 423 del 15/12/2008 Direttore responsabile Claudio Paganini claudio.paganini@csi-net.it Hanno collaborato a questo numero Massimo Achini, Felice Alborghetti, Andrea De Pascalis, Claudio Paganini Redazione: stampa@csi-net.it Tel. 06 68404592/93 Fax 06 68802940


POLITICA SPORTIVA

Sport e regione

La Calabria aggiorna la sua legislazione sportiva Finalmente sostituita la legge 31/1984 sugli interventi in materia sportiva. La nuova normativa lascia ampio spazio alla funzione sociale dello sport. di Andrea De Pascalis

el volumetto pubblicato un anno fa dal CSI sulla legislazione sportiva italiana, a proposito della Calabria avevamo sottolineato come la materia vi fosse ancora regolata da una legge varata 26 anni prima (Legge n.31/1984 «Interventi regionali per la formazione e lo sviluppo dello sport e del tempo libero»), il che rendeva la normativa calabrese “vecchia” in rapporto alla rapida evoluzione avuta nel frattempo dalla domanda sportiva nel nostro paese. Ora la situazione è cambiata, essendo stata promulgata la legge “Norme in materia di sport” del 22 novembre 2010, n. 28. Vediamo brevemente cosa porta di nuovo la normativa, rimandando chi volesse analizzare l’intero testo al sito web della Regione.

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Se, nell’esporre le proprie finalità, la vecchia legge si limitava ad affermare il valore sociale della pratica sportiva quale strumento formativo per la persona, e perciò attività da promuovere per renderla accessibile a tutti i cittadini, la nuova legge presenta una formulazione più attuale e articolata, che rimanda ai concetti di: • sport come fattore di promozione umana e sociale («promuove lo sport come strumento essenziale per il miglioramento dello stile di vita, nonché come elemento fondamentale per la

formazione dei soggetti e per il benessere individuale e collettivo..»); • diffusione della cultura della pratica sportiva quale premessa per radicare l’attività nella vita dei cittadini; • diritto di ciascuno alla forma di sport che gli è più congeniale, così affermando la molteplicità paritaria dei diversi modelli sportivi («al fine di rendere l'attività sportiva accessibile a tutti, nel rispetto delle aspirazioni e delle capacità di ciascuno, pur nella diversità delle pratiche agonistiche o amatoriali»); • priorità a favore delle fasce sociali più esposte (l’attività motorio-sportiva per bambini ) «…privilegiando la formazione di base dei bambini sia in età prescolare che scolare, nonché la pratica sportiva degli adolescenti, dei giovani, delle persone diversamente abili, ( … ) degli anziani; • sport come strumento di contrasto alle dipendenze e marginalità giovanili. Che i legislatori calabresi abbiano tenuto in conto l’evoluzione e l’affermazione dello sport di servizio sociale è evidente dal fatto che tra gli obiettivi del provvedimento abbiano inserito (art. 2 h) il seguente: «interventi volti a realizzare gli obiettivi delle politiche sociali integrate, e, in particolare, il recupero e la rieducazione dei disabili, la prevenzione delle malattie e delle dipendenze, la tutela della salute mentale e la rieduca-

zione dei detenuti». Gli obiettivi, nonché gli indirizzi, i criteri e le metodologie d'intervento in materia di sviluppo dello sport sono indicati dalla Regione attraverso piani triennali di indirizzo generale e piani annuali specifici di intervento. Viene poi istituito presso il Consiglio regionale l'Osservatorio regionale per lo sport, organismo di supporto tecnicoscientifico, con finalità di raccolta, aggiornamento ed analisi dei dati sull'attività e sull'impiantistica sportiva pubblica e privata presente sul territorio regionale. Tra i compiti dell’Osservatorio la costituzione di una banca dati in cui confluiscono le informazioni sull’attività sportiva svolta in regione ai diversi livelli, così da monitorare la situazione anche al fine di fornire elementi per programmare linee di intervento. Una legge, quindi, tutta da… leggere e studiare. Un bel salto in avanti rispetto alla normativa del 1984. Resta però il rimpianto che i legislatori calabresi non se la siano sentita di andare fino in fondo, di scrivere un testo interamente dedicato allo sport per tutti e ai suoi risvolti sociali, preferendo fondere in un unico testo anche quanto riguarda la promozione dello sport agonistico e delle sue manifestazioni nazionali e internazionali in terra calabra.

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PRIMO PIANO

Emergenza obesità

Lo tsunami dell’obesità Trentacinque milioni di italiani hanno in media un giro vita che cresce di 5 cm rispetto ai parametri corretti. Messi in fila, quei centimetri assommerebbero a mille miglia. Un guaio per la salute, destinato a peggiorare nel prossimo futuro. Mentre il Ministero della Salute conferma l’allarme, cosa sta facendo e cosa può fare lo sport?

di Andrea De Pascalis

Roma, 16 febbraio. lla riunione della Piattaforma nazionale sull’alimentazione, l’attività fisica e il tabagismo – che riunisce intorno al Ministero della Salute rappresentanti delle istituzioni centrali e locali, di organizzazioni mediche e altre categorie, di istituti di ricerca e mondo dell’associazionismo – i veri protagonisti del dibattito sono l’obesità e il sovrappeso. Che si tratti di nemici agguerriti e molto pericolosi lo dicono alcuni fattori: i chili in più aumentano (in alcuni casi di oltre il 50%) il fattore di rischio per malattie serie come ischemia cardiaca, ictus, ipertensione, diabete, cancro del colon. La vera novità, però, è che sovrappeso e obesità sono in aumento a ritmi di quasi il 3% annuo (oltre il 30% negli ultimi 10 anni), e che l’accelerazione riguarda in misura crescente le fasce minorili. Oggi un bambino di 8 anni su tre è “fuori norma”, e quel che è peggio è che un bambino obeso ha 2 possibilità su 3 di diventare un adulto obeso. Ecco perché qualcuno ha parlato di uno “tsunami di obesità in arrivo”. Il trend va fermato, perché altrimenti destinato ad avere un costo sociale e finanziario pesantissimo. Le chiavi di intervento sono due: alimentazione adeguata e contrasto alla sedentarietà. Per la prima questione le strate-

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gie passano attraverso campagne di informazione sulla corretta alimentazione e l’impegno dell’industria alimentare a fornire cibi migliori, dieteticamente più corretti. La seconda questione passa attraverso un’adeguata educazione al movimento e all’attività sportiva, visti chiaramente non come attività

Un soggetto si definisce obeso quando il suo indice di massa corporea (BMI) è superiore a 30, o il suo peso eccede di più del 20% rispetto al peso ideale. 7


PRIMO PIANO

occasionali, quanto come “pilastri” di uno stile di vita radicato che vada dall’infanzia alla vecchiaia. Ricordando ciò che dicono gli esperti: che un comportamento più precocemente viene proposto e messo in atto, più ha la possibilità di radicarsi e diventare parte dello stile di vita per il resto dell’esistenza. Molti guardano alla scuola primaria come luogo per effettuare tale radicamento, quella scuola, però, dove l’attività motoria “pensata”, “costruita” in vista di sviluppi futuri, e dove, nei gradi di istruzione successivi, non si riesce ad andare oltre le 2 ore settimanali di educazione fisica (e per fortuna è tramontato il tentativo di ridurle ad una). Il Ministero della Salute guarda anche

all’associazionismo sportivo per portare avanti il contrasto all’obesità. Ma per avere efficacia come prevenzione allo “tsunami obesità” in arrivo, occorre più di un’attività estemporanea. Oggi le sta-

tistiche mostrano che bambini e ragazzi non sposano a vita lo sport: la partecipazione cresce fino ai 14 anni, poi c’è un progressivo, feroce abbandono. Segno che qualcosa non funziona, che il piacere dello sport non riesce a diventare stile di vita, che qualcosa va cambiato affinché la proposta sportiva incida nella vita delle persone. Allargare la platea dei giovani sportivi e fare dell’attività motoria-sportiva un’arma per la lotta alla sedentarietà sono due tra gli obiettivi specifici unanimemente riconosciuti allo sport per tutti. Che sarebbe ora di tirare fuori dalle sabbie mobili dell’indecisione istituzionale, tenendo anche in conto che oggi sanità e sport sono materie nelle mani delle Regioni.

LE RACCOMANDAZIONI DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ PER FASCIA D’ETÀ I livelli di attività fisica raccomandati per i bambini e i ragazzi di età compresa fra i 5 e i 17 anni 1. Bambini e ragazzi di età compresa fra i 5 e i 17 anni dovrebbero compiere giornalmente almeno 60 minuti di attività fisica di intensità variabile fra moderata e vigorosa. 2. Lo svolgimento di attività fisica superiore ai 60 minuti fornisce ulteriori benefici per la salute. 3. La maggior parte dell'attività fisica quotidiana dovrebbe essere aerobica. Attività di intensità vigorosa, che comprendano quelle che rafforzano muscoli e ossa, dovrebbero essere previste, almeno tre volte la settimana. 4. Le attività da proporre a bambini e ragazzi dovrebbero supportare il naturale sviluppo fisico, essere divertenti e svolte in condizioni di sicurezza. I livelli di attività fisica raccomandati per gli adulti di età compresa fra i 18 e i 64 anni 1. Gli adulti di età compresa fra i 18 e i 64 anni dovrebbero fare almeno 150 minuti alla settimana di attività fisica aerobica di moderata intensità o fare almeno 75 minuti a settimana di attività fisica aerobica vigorosa o una combinazione equivalente di attività fisica moderata e vigorosa. 2. L'attività aerobica dovrebbe essere eseguita in sessioni della durata di almeno 10 minuti. 3. Per avere ulteriori benefici per la salute gli adulti dovrebbero aumentare la loro attività fisica aerobica di intensità moderata a 300 minuti per settimana, o impegnarsi in 150 minuti per settimana di attività fisica aerobica di intensità vigorosa. 4. Le attività di rafforzamento muscolare dovrebbero essere fatte due o più giorni alla settimana includendo il maggior numero di gruppi di muscoli. I livelli di attività fisica raccomandati per gli adulti over65 anni 1. Gli adulti over65 anni dovrebbero fare almeno 150 minuti alla settimana di attività fisica aerobica di moderata intensità o fare almeno 75 minuti di attività fisica aerobica con intensità vigorosa ogni settimana o una combinazione equivalente di attività con intensità moderata e vigorosa. 2. L'attività aerobica dovrebbe essere praticata in sessioni della durata di almeno 10 minuti. 3. Per avere ulteriori benefici per la salute gli over65 anni dovrebbero aumentare la loro attività fisica aerobica di intensità moderata a 300 minuti per settimana, o impegnarsi in 150 minuti di attività fisica aerobica di intensità vigorosa ogni settimana, o una combinazione equivalente di attività fisica di intensità moderata e vigorosa. 4. Gli adulti di questa fascia di età, con una mobilità scarsa, dovrebbero svolgere attività fisica per tre o più giorni alla settimana al fine di migliorare l'equilibrio e prevenire le cadute. 5. Le attività di rafforzamento muscolare dovrebbero essere fatte due o più giorni alla settimana includendo il maggior numero di gruppi di muscoli. 6. Quando gli adulti di questa fascia di età non possono seguire totalmente il livello previsto raccomandato di attività fisica, a causa delle loro condizioni di salute, essi dovrebbero adottare uno stile di vita attivo adeguato alle loro capacità e condizioni. 8



Subito nel vivo il 5° Torneo di calcio pontificio promosso dal Centro Sportivo Italiano

Clericus Cup: Habemus Final Eight Dopo tre giornate di gara, prima della sosta di Pasqua, sono otto le qualificate ai quarti di finale. Il primo maggio la beatificazione di Wojtyla, eletto da Mons. Paganini, presidente della Clericus Cup, “capitano delle 16 squadre”. Giovanni Paolo II è stato un vero sportivo, modello di fede, di coraggio apostolico, di radicalità evangelica. Nel mese di maggio quarti, semifinali e finalissima il 28. Sarà ancora Redemptoris Mater? 10

di Francesco Minardi

ealtà e sana competizione, preghiera e divertimento, amicizia e fratellanza: questi gli ingredienti della Clericus Cup. Il campionato di calcio del Vaticano per sacerdoti e seminaristi di tutto il mondo, alla quinta edizione, è entrato nel vivo. I quarti di finale scatteranno dopo che Giovanni Paolo II sarà diventato Beato. Il primo maggio sarà un giorno particolare anche per i protagonisti della Clericus, che immaginano Papa Wojtyla con una simbolica fascia di capitano al braccio. «È per noi un

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CLERICUS CUP segno particolare il fatto che sarà proclamato Beato il prossimo primo maggio, nel bel mezzo della nostra manifestazione – spiega il presidente monsignor Claudio Paganini – Lo abbiamo scelto come capitano di tutte le squadre perché, oltre che un modello di fede, di coraggio apostolico, di radicalità evangelica, è stato un vero sportivo». Oltre a Giovanni Paolo II, a vegliare da lassù c'è anche Franco Mazzalupi, l'amato presidente del Csi Roma scomparso a dicembre. Si sente la sua mancanza sui campi del Pontificio Oratorio di San Pietro. La Clericus non è solo calcio: «Il vero obiettivo è insegnare i veri valori dello sport riproponendo il modello dell'oratorio», ricorda il presidente del Csi Massimo Achini. Come una volta, quando l'oratorio era un punto di riferimento per genitori e bambini. I tempi in oratorio se li ricorda benissimo Felice Pulici, l'ex portiere della Lazio che quest'anno spicca in mezzo a preti e seminaristi. L'ex bandiera biancoceleste ha allenato gli Agostiniani. Uno degli aspetti più emozionanti della Clericus Cup è vedere accanto ragazzi di tutto il mondo, dall'Italia a Timor Est, dall'America a Papua Nuova Guinea, dall'India al Senegal. Sessantacinque bandiere rappresentate e 368 giocatori iscritti, per un campionato che ha cambiato format adattandosi alle massime

competizioni internazionali come la Champions League. I quattro gironi da quattro (sedici le squadre in totale) hanno reso avvincente e decisiva ogni partita. La Clericus Cup si differenzia dal resto dei campionati per alcune regole originali come il cartellino azzurro, l'espulsione temporanea di cinque minuti. Se due o più squadre arrivano a pari punti nella classifica finale del girone, per stabilire chi accede alla fase successiva si fa la conta dei cartellini collezionati. Ecco la classifica fair-play che premia la squadra più corretta. E proprio per un giallo di troppo sono stati eliminati i brasiliani, terzi un anno fa.

LE 8 FINALISTE Redemptoris Mater Mater Ecclesiae North American Martyrs Angelicum Collegio Messicano Sedes Sapientiae Gregoriana Collegio Urbano

In m e zzo a sac e rdo ti e se m inaristi l'e x p o rtie re de lla Lazio Fe lic e Pulic i, alle nato re de gli Ago stiniani

Gio vanni Pao lo II e le tto c ap itano di tutte le sq uadre . A ve gliare anc h e l'e x p re si- I c am p io ni de lla Re de m p to ris Mate r de nte de l Csi di Ro m a Franc o Mazzalup i a c ac c ia de l q uarto sc ude tto 11


CLERICUS CUP 368 GIOCATORI 65 NAZIONI 16 SQUADRE

Nella Clericus, inoltre, non è previsto il pareggio. Alla fine dei sessanta minuti, in caso di parità si va ai rigori: la squadra vincente guadagna due punti, quella perdente uno. Uno dei momenti più profondi è il terzo tempo di preghiera: al termine della partita le squadre si raccolgono a centrocampo, in cerchio, per un minuto di raccoglimento spirituale. Passando al calcio giocato, le tre giornate della fase a gironi hanno confermato che la squadra da battere è ancora una volta la Redemptoris Mater. I neocatecumenali nel 2010 hanno messo a segno il "triplete", vincendo il terzo scudetto su quattro stagioni. Capitan Tisato da Chievo (Verona) e compagni restano i favoriti ma dovranno fare i conti con la macchina da gol del Collegio Urbano. I leoni d'Africa di don Emile Dibongue, vice-rettore e allenatore, hanno un attacco formidabile: il ghanese Emmanuel Boakye e il brasiliano Joao Kalewski, capocannoniere del 2010, sono un incubo per le difese avversarie. Attenzione anche alla Gregoriana del portierone brasiliano "Julio Cesar" Marialdo, al Mater Ecclesiae di "Pato" Cesar Astorga, all'anima argentina dell'Angelicum, mina vagante all'esordio che in attacco conta sul sosia di Rooney, Javier Ibarra. Ma non dimentichiamoci dei vicecampioni americani, i North Americans Martyrs, protetti dai supereroi sugli spalti. A ogni partita a fare il tifo ci sono seminaristi travestiti da Captain America, Batman, Uomo Ragno. Lo scudetto del tifo sarà ancora loro. Subito dopo la pausa per le festività pasquali sabato 30 aprile ci saranno i sorteggi dei quarti di finale in diretta televisiva nel corso di Sport 2000, il programma sportivo di Tv 2000. Poi la beatificazione di Giovanni Paolo II, e dal 7 maggio si entra nella fase decisiva. Il mese della Madonna incoronerà di nuovo i mariani della Redemptoris o ci saranno sorprese?

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LIBRI

L’approfondimento

Storie di sport minuto per minuto La lettura avvicina il cuore alla mente, specie quando riesce a “trasmettere” emozioni che ci fanno trattenere il fiato… come quando ascoltiamo le partite alla radio.

di Danilo Vico

adiocronista, ma non solo. In diretta dai campi di Serie A e di Serie B o dagli stadi mondiali del Sud Africa, in collegamento dal Giro d’Italia o dal Tour de France su Radio Uno Rai, Giovanni Scara muzzino - una delle voci di "Tutto il calcio minuto per minuto" - ha pubblicato un romanzo sportivo edito dalla Sei Editrice di Torino (www.seieditrice.com - tel. 011-52271) che si intitola: "Come quando ascoltiamo le partite alla radio. Storie di sport minuto per minuto", pp. 210, Euro 12. Prefazione di Paolo Viberti. Decine di storie si intrecciano con i protagonisti che ruotano attorno al mondo dello sport attuale con richiami al passato in un raccordo armonicamente legato all’ascolto di una partita o di un avvenimento sportivo trasmesso alla radio. Nell'epoca in cui nello sport dominano i diritti, a cominciare da quelli televisivi, non è male che qualcuno si occupi anche dei doveri. Da un Gran Gala sportivo di fine anno nascono le pagine di quest’opera legate ai personaggi delle varie discipline che si raccontano in maniera del tutto

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particolare. Che cos’è, o meglio, chi è un calciatore senza più un numero sulla schiena, costretto suo malgrado a diventare un ex? A chi e, magari, a cosa pensa invece un ciclista inesorabilmente staccato in salita nel giorno in cui tutti lo davano per favorito? E cosa guarda un arbitro di basket durante un time-

out, a pochi secondi dalla fine di una gara tiratissima, punto a punto? E poi lo schermitore, la tennista, il tifoso, il campione idolatrato, l’allenatore alle prese con la gestione del suo gruppo, ma non solo, il semplice appassionato… I piccoli particolari all’apparenza secondari (una sciarpa a lungo riposta in un cassetto, un panino al prosciutto avvolto nella carta stagnola, un pallone Super-Tele dalle traiettorie imprevedibili) costituiscono le colonne portanti delle singole vicende costrette, più o meno casualmente, a confrontarsi tra loro. Dopo il libro del 2005 “Fino all’ultimo chilometro. Il Giro d’Italia da una motocicletta” edito dalla Geo e dedicato al grande ciclismo, ecco ora un’opera che racconta lo sport e i suoi personaggi da una visuale nuova. C’è tempo per sorridere e commuoversi, per guardare con speranza al futuro con le frequenze di una cronaca alla radio che compone, tutt’altro che inaspettatamente, note soavi insieme alle canzoni di Rino Gaetano. Sperando che per una volta il cielo sia davvero sempre più blu. 13


DOSSIER Un convegno in Toscana con Csi e Comitato Rugby Toscano protagonisti. Prima intesa regionale fra Fir Toscana e un ente di promozione sportiva.

Una meta comune l’agonismo etico di Felice Alborghetti

Sport a sostegno della personalità e delle relazioni sociali, sport come valorizzazione delle differenze e spirito di squadra, sport per tutti: ragazzi, genitori, adulti, diversamente abili: una meta da realizzare insieme per una presa di coscienza di sport sociale ed educativo che contribuisca ad una visione antropologica e alla cultura dello sport come palestra formativa dell'uomo. L’agonismo etico fra CSI Toscana e FIR toscana ha messo la prima pietra. 14

i è svolto sabato 29 gennaio a Spazio Reale, San Donnino (FI), l'incontro fra il CSI Toscana e il Comitato Regionale Toscano della Fedrazione Italiana Rugby. Grande partecipazione al convegno dal titolo “Agonismo Etico” con in prima fila presidenti e referenti sul territorio del CSI Toscana; delegati provinciali e referenti delle società della FIR Toscana. Un incontro che ha segnato un passaggio importante e operativo nella collaborazione, che non ha precedenti nella regione Toscana, fra un ente di promozione sportiva e una federazione. È stato il presidente del CSI Toscana Pierpaolo Barni ad introdurre, con il suo intervento, i temi della sfida apertasi con la giornata di Spazio Reale. Barni ha sottolineato come l’incontro fra CSI Toscana e FIR Toscana, avvenuto all’interno del CONI, abbia subito

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individuato una visione condivisa di alcuni valori dello sport, al punto da far nascere l’idea di creare questo progetto che potesse far incontrare il territorio per aiutarsi e sviluppare un cammino comune per promuovere il rugby giovanile e amatoriale (dal minirugby, al touch o tag rugby, all’attività per gli old e per i diversamente abili). Barni ha messo in campo la visione dello sport del CSI: uno sport per educare tutta la persona, che mantenga sempre una visione integrale dell’uomo, uno sport che sia al servizio dell’uomo, facendo in modo che non sia mai il contrario: ovvero l’uomo al servizio dello sport. Ed il senso di quell’“agonismo etico” (quasi un ossimoro) all’interno del CSI significa inserire nuove sensibilità educative e rafforzare la visione integrale della persona. L’incontro con la palla ovale e il desiderio di diffonderla all’interno


DOSSIER

delle strutture del CSI Toscana nascono dalla cultura di questo sport nel quale i rapporti fuori dal campo contano quanto quelli in campo, uno sport che vede un reale rispetto per l’arbitro, per i compagni e per gli avversari, che ha nel famosissimo “terzo tempo” quel luogo di condivisione, di amicizia e anche di incontro fra diverse generazioni. Molti i punti di contatto fra Csi e Rugby che uniscono le due realtà in questo progetto che nasce, fin dall’inizio con una filosofia di progettazione partecipata e di cammino comune che spinge “in mischia”, fra le parole chiave: integrazione, identità, turismo sportivo, cultura, etica, pari opportunità, sostegno alla personalità e al disagio giovanile, legalità, attività sportiva di qualità. Tutti d’accordo nell’identificare l’essenzialità della formazione a supporto dell’attività sportiva. Il presidente del comitato regionale toscano FIR Riccardo Bonaccorsi, nel mettere a disposizione del progetto tutto il supporto sul territorio, ha ribadito come alcuni modelli di sport correttamente interpretato possano essere utili per dare alle famiglie quel supporto che

oggi viene loro meno dal tessuto sociale. Sostegno fondamentale per l’attuale momento della cultura giovanile. Il rugby è modello di sport che prevede il rispetto delle regole, dell’avversario e di colui che fa rispettare le regole. “L’arbitro è il trentunesimo giocatore in campo e ha continuato Bonaccorsi - il terzo tempo è molto importante perché coinvolge le famiglie. Il rugby è uno sport fatto da amatori, non da dilettanti, perché il termine dilettanti sembra riduttivo. Creare la cultura del rugby significa creare una cultura dell’appartenenza, della solidarietà e del sostegno e questo è un altro punto in comune fra rugby e CSI”. Nell’intervento di don Giovanni Momigli, presidente della Fondazione Spazio reale Impresa Sociale e, di conseguenza, “padrone di casa” della giornata, una riflessione sull’agonismo “che è - secondo don Giovanni - etico… oppure non è più agonismo ma diventa un’altra cosa. C’è agonismo quando ci sono delle regole del gioco e si gioca per vincere ma non per massacrare o umiliare l’avversario. Per promuovere il sano agonismo, l’ossimoro dell’agonismo etico è importante il contesto. Bisogna riscopri-

re il senso delle regole, confrontarsi e creare una relazione educativa”. Piace a don Momigli l’idea che chi gioca a rugby sia un amatore perché letteralmente chi ama ha una passione, non gioca e basta ma mette in gioco se stesso. È importante uno sport che contribuisca all’integrazione e che permetta di individuare nella differenza tutta una serie di elementi che ci arricchiscono. Nel rugby c’è una meta da raggiungere e lo sport è un campo scuola molto importante per riscoprire la fatica e il senso del tempo che nella società attuale sono spesso offuscati dall’essere tutto “qui e ora”. A suggellare la volontà comune di portare avanti un progetto di ampio respiro, la presenza dell’Assessore allo sport della regione toscana Salvatore Allocca che ha partecipato al convegno e seguito i lavori per tutta la giornata portando il suo contributo da assessore e da rugbysta. Allocca ha esordito sottolineando “come lo sport e il gioco siano diritti fondamentali delle persone in quanto diritto di sperimentare se stessi e diritto alla salute”. Detto questo, Allocca ha parlato degli sport come metafora della vita e ha evidenziato come il rugby tra gli sport sia 15


DOSSIER

una delle migliori metafore in questo senso in quanto sport che appartiene alle tre categorie degli sport di squadra, di lotta e di situazione. Nel rugby si gioca con qualcuno e non contro qualcuno e le regole nel rugby nascono dall’amore che si ha per questo gioco. Per questo nel rugby le regole non sono vissute come limiti, bensì rappresentano il modo per continuare a giocare. Nel rugby non c’è tempo per la polemica e l’arbitro è colui che ti fa giocare e non colui che te lo impedisce. Il rugby ha in sé due grandi metafore della relazione: giocare il sostegno e mettere la palla a disposizione. E anche gli spettatori non sono passivi, anche gli spettatori sono amatori e condividono la filosofia e la cultura di questo sport. Il rugby rappresenta un grande serbatoio educativo e questo progetto tra FIR e CSI può rappresentare anche una diversa modalità di penetrazione nelle scuole. L’assessore Allocca ha voluto ribadire l’importanza del rugby anche sul versante sport e salute: oggi abbiamo nei bambini e negli adolescenti molti problemi di sovrappeso. Il rugby è uno sport nel quale c’è un ruolo per tutti che spesso recupera anche quei ragazzi che, nel calcio, spesso vengono messi in porta.

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Dibattito... in avanti Il dibattito, condotto dal vice direttore tecnico nazionale CSI Daniele Paoletti, dal direttore tecnico Csi Toscana Marcello Tognoni e dal coordinatore dei delegati provinciali FIR Toscana Marco Bertocchi ha visto fiorire una serie di proposte operative che vedranno nascere iniziative dall’incontro fra CSI e FIR sul territorio. Ad aprire il dibattito Daniele Paoletti che ha illustrato la realtà. i numeri e le strutture del CSI a livello nazionale e regionale e ha illustrato le possibilità per intersecare le strutture del CSI con quelle della FIR Toscana i cui numeri e potenzialità sono stati illustrati da Marco Bertocchi che ha sottolineato come l’obiettivo della giornata fosse prevalentemente quello di far incontrare e conoscere le persone perché potessero individuare insieme quali potenzialità sviluppare sul territorio. Marcello Tognoni ha introdotto il tema del come fare e di mettersi al lavoro per dare indicazioni sul “come si fa” e “cosa ci vuole” per far si che lo sport del rugby possa essere introdotto nella struttura del CSI. Tognoni ha parlato di una sperimentazione possibile a metà fra la formazione e lo sport e di come facilitare questo percorso comune e innovativo dando indicazioni pratiche e operative per lo

sviluppo delle singole azioni sul territorio. Marco Bertocchi ha evidenziato come il comitato regionale toscano FIR con le sue 52 società, con gli arbitri, con i tecnici sia pronto a sostenere il progetto già iniziato con i campi estivi di Prato l’estate scorsa e che procederà quest’anno mettendo a disposizione risorse umane per lavorare nei campi estivi, negli oratori, nelle scuole e in quelle società e comitati CSI che ne faranno richiesta e che vorranno progettare iniziative comuni. Paoletti ha sottolineato ancora come nel CSI esista già un’attività chiamata rugbying e che la sfida di inserire il rugby vero e proprio nel CSI va nella direzione di evitare di fare sempre un copia e incolla dei progetti degli anni precedenti. Il dibattito ha portato sul campo proposte e possibilità che porteranno alla costituzione di un gruppo di lavoro e alla presentazione di un progetto comune alla regione toscana. Nelle conclusioni Claudia Cavaliere, responsabile stampa e comunicazione del comitato regionale toscano rugby ha inserito fra le risorse messe a disposizione dell’attività comune fra rugby e CSI tutto il lavoro svolto per l’attività sportiva dei diversamente abili, settore nel quale il rugby in toscana è ricco di buone pratiche da esportare.


FISCALE

il Csi alle trattative con il fisco Emilia-Romagna

Aggiungi un posto al tavolo La collaborazione tra Terzo Settore e Amministrazione Finanziaria è il futuro anche per lo sport.

di Francesco Tramaglino

recente l’invito, rivolto al CSI da parte del Forum del Terzo Settore della Regione Emilia e Romagna, di indicare due rappresentanti al tavolo di concertazione che si terrà in un futuro non troppo lontano con l’Agenzia regionale delle Entrate. L’Emilia e Romagna è da sempre un laboratorio di idee ed esperienze amministrative e, su questo fronte, si spera che simili collaborazioni, ottenute, in tale circostanza grazie alla preziosa mediazione del Forum del Terzo Settore, si moltiplichino su tutto il territorio nazionale: abbiamo un grande bisogno, infatti, di rappresentare il variegato e complesso mondo dello sport dilettantistico a tutti i livelli affinché, anche su un piano fiscale, non si confonda l’esperienza sportiva di base con il mondo dorato dei club di serie A. È la prima volta che la nostra associazione partecipa direttamente ad un tavolo con l’Agenzia delle Entrate; se questa è la “notizia”, però, più importante è certamente il ventaglio di contenuti che sarà posto in discussione con i funzionari del ministero e che dovrà rappresentare il “punto di vista” di un associazione di 800.000 circa tra atleti, dirigenti volontari dello sport di base. L’esperienza maturata nel CSI ci consente di sintetizzare le aspettative che pervengono dalla nostra base associa-

È

tiva, in due punti chiave: 1. Certezza del diritto e chiara applicazione delle norme: il settore dello sport dilettantistico è stato oggetto, nell’ultimo decennio, di una ampia normativa di favore che è testimonianza della sensibilità che il Legislatore avverte verso la funzione sociale dello sport. Nel confronto diretto con le agenzia fiscali o previdenziali questo impianto normativo si è rivelato, però, spesso fragile. Si pensi alla lunga “querelle” con l’Enpals sulla non imponibilità ai fini previdenziali dei compensi sportivi o alle difficoltà “interpretative” che si registrano con le Direzione Provinciali del Lavoro sui dilettanti e le segreterie amministrative: collaboratori, volontari o lavoratori “in nero”? Ciò che lo sport dilettantistico chiede, da tempo, è di sapere esattamente come comportarsi per non avere problemi con il fisco e le DPL: ben vengano, dunque, circolari veramente “esplicative” e le graditissime guide del ministero! 2. Sì a formalità ed adempimenti ma solo nelle situazioni in cui sono necessari: la Legge è uguale per tutti ma non tutte le situazioni sono uguali. L’associazionismo spontaneo dei gruppi amicali che si costituiscono per partecipare alla vita associativa del CSI sono un fenomeno ben differente dalla costituzione di palestre, centri sportivi,

impianti polivalenti ecc. Intendiamoci: gli uni e gli altri sono necessari e benvenuti nel consesso del CSI ma è chiaro che, sul piano fiscale, i primi non dovrebbero subire i costi e le complessità della burocrazia alla stessa stregue dei secondi. Se un’associazione si costituisce solo per partecipare ai campionati amatoriali del CSI è impensabile che le si imponga la registrazione dell’atto costitutivo e la si mandi dal consulente per l’invio della EAS: eppure è quanto accade quotidianamente. Anche sul piano delle formalità contabili e di redazione del consuntivo, tanto le realtà di gioco spontaneo quanto le grandi associazioni che gestiscono importanti attività economiche (ancorché senza scopo di lucro) sono soggette alle stesse regole amministrative: sarebbe opportuno adottare un sistema contabile dalla complessità graduata, molto semplificato per le realtà piccole e via via più strutturato per i sodalizi di dimensioni più grandi, come si fa anche nel mondo delle imprese. L’importante è che le norme siano certe e chi adempie non debba fronteggiare dubbi, incertezze e soprattutto contenziosi! Se dovessimo adottare uno slogan diremmo: “né bacino di evasione né mucca da mungere”. Lo sport dilettantistico è un servizio reso di “ cuore” alla collettività intera. 17


VITACSI Dopo Morandotti-Rigaudeau il Csi Bologna nel 2011 trova sotto canestro due giganti dello sport azzurro

Sfida inedita nella basket-city! Derby cestistico nel Trofeo Allianz Bank del CSI fra Alessandro Abbio e Gianluca Pagliuca. Dopo i tanti successi ottenuti in carriera i due appassionati di basket, nel Csi, in campo per amicizia. di Matteo Fogacci nche se basket city ha un po’ ridotta la sua portata a livello nazionale, nelle vene di molti bolognesi pulsa la palla a spicchi e il Centro Sportivo Italiano di stagione in stagione aumenta il numero delle squadre e il livello del gioco. Se in passato sono già stati protagonisti Ricky Morandotti e Antoine Rigau -

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deau, quest’anno la sfida è stata tra Alessandro “Picchio” Abbio, indimenticato virtussino e uno che i palloni era abituato a pararli, non a tirarli nella retina, Gianluca Pagliuca. L’attuale commentatore Sky, finalmente libero da molti impegni, può dedicarsi alla sua passione, il basket. Così c'è il pubblico delle grandi occa-

sioni al palasport Owens di Ponte rivabella per la sfida di basket che vede di fronte i Piccions di Cre spellano che possono mettere in mostra Gianluca Pagliuca come centro e l’imbattuta Monte San Pietro, forte della presenza dell’ex virtussino Alessandro Abbio per il Trofeo Allianz Bank del CSI. Parte forte il


VITACSI

Crespellano che piazza subito un 5 a 0, ma proprio Abbio in entrata firma il pareggio (8-8) dopo 3'45". Bisogna aspettare altri 90 secondi per vedere il primo canestro di Pagliuca che riporta il punteggio in parità (11-11). Ma un parziale di 14 a 0, firmato dai canestri di Abbio, Nicoli e Verniani porta il MSP al massimo vantaggio, 25 a 11. Il secondo quarto si apre ancora nel segno di "Picchio" Abbio che con rimbalzi, palle recuperate, assist e 11 punti segnati porta la propria squadra al massimo vantaggio (43-23) al 17'. All'intervallo si arriva sul punteggio di 49 a 30. Coach Degli Esposti decide di lasciare in panchina Abbio, nel terzo quarto, ma la musica non cambia per il MSP che anzi incrementa il proprio vantaggio e chiude il quarto sul + 26 (70-44). Negli ultimi 10 minuti si rivede Pagliuca (alla fine per lui 15 punti, esattamente come Abbio) che con 9 punti segnati sprona i propri compagni al recupero. Si chiude la partita (84-64) con l'abbraccio a metà cam po fra Abbio e Pagliuca, che prima della partita sono stati premiati dal presidente della commissione tecnica del CSI Mario Nasci e dal presidente provinciale Andrea De David con una targa ricordo. Al termine i due protagonisti hanno voluto raccontarci il loro nuovo modo di vivere la pallacanestro: “Sono passati alcuni anni – ha detto Alessandro Abbio - visto che ho cominciato a giocare a Torino nel 1987-88 sempre,

come oggi, con la maglia gialloblu, anni che difficilmente dimentico. Poi sono venuto a Bologna. Quest’anno, dopo tre anni che mi allenavo con i ragazzi della Pol. Monte San Pietro, sono riusciti a convincermi a fare partite, anche se lo stop si sente visto che continuo a sentire acciacchi da tutte le parti. Il livello amatoriale del CSI? Decisamente buono. Abbiamo incontrato squadre toste con campi anche molto piccoli, dove la linea da tre punti non riesce ad arrivare alla

fine del campo. Però c’è tanta voglia di far bene e l’importante, alla fine dei conti è mettere i calzoncini per muoversi e divertirsi con gli amici. Per quanto mi riguarda adesso, spero soltanto domani di stare ancora in piedi visto che una partita è diventata davvero faticosa”. “Rispetto al calcio – ha chiuso Pagliuca - probabilmente stasera ho preso più botte che in tutta la carriera di portiere anche perché in quel ruolo era più facile darle che prenderle. Però devo dire che sono tre anni che mi cimento in questo sport che è stata sempre la mia passione da ragazzo. Qui le botte si prendono e si danno però a fine partita è bello dare la mano a tutti e amici come prima. La rivincita con Abbio? Ora abbiamo preso venti punti, dobbiamo cercare di migliorare, magari al ritorno ne prendiamo solo 10…”. 19


EVENTI

Il Csi a Danza in Fiera Prima volta arancioblu all’interno della più grande rassegna internazionale dedicata al ballo.

di Gianluca Ermanno

a città di Firenze da cinque anni promuove il più grande evento internazionale dedicato alla dan za e al ballo. Danza in Fiera è l'evento che per quattro giorni riunisce tutte le anime del mondo della danza e del ballo, in un mix unico e inconfondibile, che coinvolge tutti i generi e gli stili: dal classico al contemporaneo, dal mo dern al tango, dall'hip hop al latino, dal country al musical, dalle danze etniche al valzer.Quest’anno per la prima volta, Danza in Fiera ha visto la presenza del Centro Sportivo Italiano, infatti all’interno della Fortezza da Basso il Csi ha allestito uno stand che ha riscosso un ottimo successo. Fra le migliaia delle persone che hanno visitato la mostra in molte si sono fermate chiedendo informazioni sulle attività e le iniziative che il nostro ente

L

offre nel panorama della danza. Molto apprezzato il book fotografico sulle attività del Csi e, fatto curioso, diverse giovani provenienti da varie parti d’Italia si sono riconosciute nelle foto. Danza in Fiera è stata anche un’occasione per stringere rapporti e ricercare collaborazioni con le federazioni e gli operatori del settore in vista di uno sviluppo della danza in tutte le sue forme nella nostra Associazione. La presenza del Csi allo stand è stata garantita dal Comitato di Prato. Presenti inoltre il presidente della regione Campania, Pasquale Scarlino e il componente della Presidenza Nazionale, Marco Guizzardi. Molte le esibizioni di varie scuole e società sportive; per il Csi le ragazze dell’Oasis Livorno, dell’Arte Mix Pisa e del Csi Ravenna.

COS’È DANZA IN FIERA • Centinaia di stand dei migliori prodotti per la danza, lo sport e il benessere, ma anche aree dedicate a scuole, compagnie e associazioni. • Centinaia di spettacoli, show ed esibizioni con grandi ballerini e compagnie nazionali e internazionali. • Centinaia di lezioni gratuite aperte a tutti con importanti maestri. • Tantissimi convegni, workshop e mostre per parlare di danza. • Decine di incontri e talk show con personaggi famosi. • Decine di gare e concorsi, per vivere l'evento da protagonisti. • Decine di audizioni e casting, per entrare nel mondo della danza.


STORIA

L’approfondimento

Cento anni fa Era il 1911 quando nella ginnastica femminile comparvero le prime donne arbitro

di Angela Teja

n secolo fa, nel maggio del 1911, al grande Concorso di ginnastica che si svolse nello Stadium di Torino in occasione delle feste giubilari del Cinquantenario del Regno d'Italia, comparvero nelle giurie di gare femminili le prime donne. Sedici su settanta giurati del Concorso scolastico e dodici su centoventuno del Concorso federale. Prima di allora, per quanto la Federazione Ginnastica nel 1896 avesse dato vita a un “Comitato Centrale Femminile”, con lo scopo di propagandare “l’educazione della donna mediante conferenze, giuochi ginnici e sportivi”, le gare, i concorsi e le varie "esibi-

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zioni" che avevano visto le donne protagoniste, avevano avuto solo uomini come giurati. A fine '800 erano iniziate varie tipologie di sport anche per le donne, per esempio le esibizioni di pattinaggio sul ghiaccio al nord d’Italia e a Roma aveva aperto un Lawn-tennis Club femminile, mentre in diverse città prendevano piede le “esibizioni” di scherma di fronte a un folto pubblico. Nel 1913, però, solo un terzo delle 128 Società della Federazione Ginnastica aveva una sezione femminile, anche se la milanese Insubria e le bustesi Mediolanum e Pro Patria et Liibertate avevano direttivi di sole donne. Che dunque un elemento

essenziale per lo svolgimento delle gare come è la giuria, fosse composto anche da donne, è sintomo di un netto progresso verso il riconoscimento alle stesse di doti manageriali. Leggiamo ne "Il Ginnasta" del marzo 1912 (p.10), nella relazione del Presidente della giuria del grande Concorso ginnastico torinese, prof. Giuseppe Bertoni: "Il vice Presidente cav. Giulio Sironi, il quale fu preposto alle gare femminili, si dichiarò soddisfatto delle Giurate alla sua dipendenza ed affermò che nei concorsi femminili possono funzionare lodevolmente le giurie composte esclusivamente di maestre. Solo egli osserva che sarà bene di tenere il Campo degli esercizi per il concorso femminile separato dal Campo maschile". In ambito cattolico, la Fasci ignorò a lungo la formazione di squadre femminili nelle sue Società ginnastiche, tanto che ne fece menzione nel suo giornale solo alla vigilia della Grande Guerra. In un verbale del Direttivo della Federazione Cattolica del 1910 troviamo una frase significativa e lapidaria: “Circa la istituzione di squadre femminili in seno alle Società federate: il Consiglio dichiara di disinteressarsi completamente di ciò, lasciando alle Società la libertà di istituire tali squadre che dovrebbero del tutto e sempre restare all’infuori della Federazione”. Ma era l'esprit du temps.

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L’INTERVISTA Sugli scenari dello sport come strumento di sviluppo e di coesione sociale nei paesi del terzo mondo si muovono oggi grandi organizzazioni internazionali. E il CSI rilancia il suo impegno nel settore, attraverso la commissione di coordinamento appena istituita. Con quali prospettive lo abbiamo chiesto al suo presidente, Davide Iacchetti.

Apriamo finestre sul mondo di Andrea De Pascalis

Quali le potenzialità della commissione da te diretta? C’è una sensibilità e un’attenzione diffusa nel CSI nei confronti delle situazioni di bisogno, soprattutto nei paesi che hanno maggiori difficoltà economiche e sociali. La commissione non intende assumere dei progetti in proprio, ma essere di riferimento e stimolo per i progetti dei comitati e delle società sportive. Lo stimolo dato dal Presidente Achini e raccolto dalla commissione fa sì che emergano sempre più iniziative e attività. Ed è proprio questo che noi vorremmo ottenere: non si tratta di sostenere progetti, sicuramente importanti, ma limitati ad alcune realtà, ma abbiamo l’ambizione di far diventare l’attenzione e l’impegno internazionale una componente del DNA del CSI a tutti i livelli, nei comitati, ma ancor più in ogni società sportiva. Non basta raccogliere aiuti per chi è nel bisogno, occorre un cambiamento di mentalità che porti tutti gli associati a “uscire” dal proprio territorio e “spalancare le finestre sul mondo”. 22

Quali sono stati i progetti più impegnativi e quali gli ultimi invece subentrati? Il progetto che storicamente ha ottenuto risultati eccezionali è stato “Sport for Africa”. Si è fatto nascere un’Associazione di promozione sportiva popolare in Camerun, il Centro Sportivo Camerunense (CSC), che ora è del tutto autonomo. La cosa meravigliosa è proprio l’autonomia raggiunta. Sappiamo bene che il problema più grande dei paesi in via di sviluppo è la tendenza a mantenere una dipendenza dai cosiddetti donatori. Occorre invece lavorare perché non ci sia più bisogno di aiuti esterni, raggiungendo rapporti di parità. I progetti ancora attivi sono pubblicati sul sito del CSI Nazionale e sono incrementati progressivamente da tutti quelli che vengono segnalati alla commissione. Vorrei invitare tutti a prenderne visione. Alcuni progetti sono molto avanzati e sono già sulla strada di sviluppare l’autonomia locale. In particolare invito a vedere i progetti in Albania, Ecuador, Repubblica Centrafricana. Ma io desidero sottolineare che ogni progetto è fon-

damentale. Essendo stato in Zambia mi sono reso conto che il bisogno è talmente grande che anche una piccola goccia rappresenta un contributo importante. Quali ambiti di intervento (fai notare le differenze). Direi che in sintesi possiamo identificare tre grandi tipologie di intervento. Ci sono progetti che si propongono di fornire aiuti materiali per creare le basi per lo sviluppo di una pratica sportiva per tutti (campi di gioco, attrezzature sportive, sostegni economici). Ci sono poi progetti che intendono promuovere la formazione di operatori sportivi locali, sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista educativo e psicosociale. Le figure che vengono formate vanno dagli animatori di attività per bambini e ragazzi, insegnanti delle scuole primarie e secondarie, allenatori delle diverse discipline sportive, operatori di attività con disabili, dirigenti organizzatori. Infine alcuni progetti si propongono di favorire un’organizzazione sportiva locale che sia in grado di proseguire autonomamente sia nell’organizzazione delle attività, sia nella formazione.


OLTRE LO SPORT, PER LA PACE E LO SVILUPPO A lanciare per primo l’appello, lo sappiamo, fu Nelson Mandela affermando che «Lo sport ha il potere di cambiare il mondo, il potere di alzare le aspirazioni, il potere di unire le persone in un modo in cui poco altro può. Lo sport può creare speranza… è uno strumento per la pace”. Prestandogli ascolto, nel 2004 l’ONU approvò una risoluzione che individuava nello sport uno strumento per promuovere il ruolo dello sport nell’ambito delle politiche per lo sviluppo dei paesi “ultimi”. Oggi, così, fioriscono fondazioni ed organismi che lanciano importanti iniziative. La Fondazione Beyond Sport (Oltre lo sport, www.beyondsport.org) che fa Come intende lavorare la commissione. Quali gli obiettivi prossimi? Oltre a continuare a raccogliere e valorizzare i progetti delle società sportive e dei comitati, per il prossimo anno vorremmo dare sviluppo a tre aree. Innanzitutto vogliamo lanciare il progetto “Apri una finestra su…”. Ogni comitato territoriale, ma anche ogni società sportiva, sarà invitata ad “adottare” un progetto. Chi già ha un proprio progetto adotterà quello, mentre chi non ha progetti propri potrà aderire ad uno dei progetti sostenuti dalla commissione. Adottare un progetto non è semplicemente finalizzare l’impegno economico di solidarietà. Significa ancor prima interessarsi, conoscere, far conoscere, coinvolgere altre organizzazioni, stabilire rapporti di rete, pensare ad un rapporto diretto con le iniziative, ecc. Mille cose da fare, ma un solo pensiero ed una sola cultura: quella di uscire dal piccolo particolare e diventare cittadini del mondo. Il progetto proseguirà nei prossimi anni, con lo scopo di raggiungere tutte le cellule del CSI. Inoltre, essendo anche l’anno del volontariato, vogliamo promuovere, sostenere, coordinare ed organizzare soggiorni all’estero per animatori, allenatori e formatori. Il periodo di permanenza può variare da alcune set-timane fino a esperienze di servizio civile internazionale. Per questo facciamo appello a tutti coloro che fossero interessati perché prendano contatto con la commissione. Dove si può andare? Albania, Africa, Ecuador, Brasile ed altro. Pensiamo anche di stabilire rapporti di collaborazione con gli Istituti Universitari di Scienze Motorie e di Scienze dell’Educazione, per organizzare stage, soggiorni per tesi, ecc. Infine vogliamo aprire lo sguardo anche al di fuori della commissione e iniziare un dialogo di conoscenza reciproca e di ascolto con chi ha un’esperienza storica di intervento nei paesi in via di sviluppo. Per questo intendiamo promuovere un incontro con alcune Organizzazioni Non Governative per conoscersi e confrontarci sul possibile ruolo dello sport nella promozione sociale nei territori in via di sviluppo.

riferimento all’ex premier inglese Tony Blair e a uomini politici e campioni sportivi di tutto il mondo, promuove, sviluppa e radica l’uso dello sport per crare un cambiamento positivo nel mondo. Tra i suoi strumenti cospicui premi in denaro che vengono assegnati annualmente (per l’ammontare di 1 milione di dollari) ai migliori progetti sviluppati. Un’altra organizzazione simile, l’Organisation pour la Paix par le Sport (www.peace-sport.org) è stata fondata nel Principato di Monaco, nel 2007, dalla Medaglia olimpica e campione mondiale di Pentathlon moderno, Joel Bouzou, che afferma: «Lo sport ha da offrire molto più di una performance individuale. Esso permette di raggiungere un obiettivo sociale e collettivo… Al giorno d’oggi, giorno dopo giorno, misuro la forza dello sport e la sua capacità di cambiare le mentalità e le abitudini. Contribuire alla pace è la più bella partita che lo sport possa giocare. E questa sfida dobbiamo vincerla insieme». Anche l’Organisation assegna annualmente un premio alle iniziative, agli individui o ai momenti emblematici che hanno contribuito particolarmente a promuovere la pace e la stabilità sociale nel mondo attraverso lo sport. Una terza organizzazione agisce tramite il web, Sport and Development (www.sportanddev.org), nata per permettere di condividere conoscenze, costruire buone pratiche, facilitare il coordinamento e fare adottare partnership tra i diversi stakeholders che agiscono nel campo di sport e sviluppo.


VIAGGIO TRA LE SOCIETÀ AFFILIATE AL CSI

A tu per tu con… il Poggio Umbricchio Giorgio Evangelista ci racconta le emozioni di una squadra di un paesino teramano alle pendici del Gran Sasso.

di Roberto D'Arcangelo

C'è tanto orgoglio nelle parole di Giorgio Evangelista quando parla del suo Poggio Umbricchio, sia che si rivolga allo splendido abitato situato nel cuore dell'Appennino teramano, sia che ci racconti della squadra di cui è allenatore e che, da quest'anno, si impegna a guidare nel campionato di calcio a 11 organizzato dal CSI. A quella squadra, di cui l'ex arbitro di Serie A e concittadino illustre, Pasquale Rodomonti, è il presidente onorario, il compito di mantenere viva l'essenza di un sobborgo altrimenti difficile da conoscere, arroccato com'è alle porte del Parco Nazionale del Gran Sasso.

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POGGIO UMBRICCHIO

Giorgio, come e perché nasce l'idea di portare avanti un progetto simile, quello cioè, di fondare una squadra di calcio in un centro così piccolo? La risposta è nella domanda. La necessità di mantenere in vita un paese ormai disabitato. E le partite del fine settimana rappresentano sicuramente l'occasione migliore per stare insieme e divertirsi. A chi il merito di tutto questo? Al nostro presidente e finanziatore Secondo Di Pietro, al suo vice Gennaro Cimini, al nostro capitano Fabio Petrella e a tutti i ragazzi che si impegnano costantemente in questa avventura. Un ringraziamento particolare, inoltre, al comune di Crognaleto, che ci permette di giocare le nostre partite casalinghe presso il campo comunale di Nerito. Anche se... Anche se? Preferiremmo tornare a giocare a Poggio Umbricchio. Abbiamo un bell’impianto con tanto di campo in erba e una splendida vista sul Gran Sasso. Negli anni '70 era utilizzato da una squadra che si chiamava proprio così, Gran Sasso, mi pare giocasse in terza categoria. Il problema, non da poco, è che gli spogliatoi sono inagibili. Saliamo i gradini ed entriamo sul rettangolo di gioco. Da allenatore, com'è il rapporto con la squadra? È un legame particolare. Non ho ancora memorizzato tutti i nomi dei ragazzi

Anno di fondazione: 2010 Campo di gioco: "Comunale" di Nerito di Crognaleto Colori sociali: Blu granata Presidente: Secondo Di Pietro Vice Presidente: Gennaro Cimini Presidente onorario: Pasquale Rodomonti Allenatore: Giorgio Evangelista Capitano: Fabio Petrella Vice capitano: Federico Ragusi

che alleno, anche perché molti di loro non sono di Poggio. Insomma, il gruppo è ancora in fase di costruzione, un po' come fosse un cantiere aperto. Si sta cementando pian piano. Immagino sia difficile lavorare così. Potrebbe sembrarlo, ma non lo è. Ho la fortuna di allenare giovani educati, volenterosi, disponibili, e il nostro capitano ne è l'esempio. Gioca dappertutto se necessario. Ha fatto da difensore, centrocampista e attaccante, chissà che, non gli capiti di giocare anche in porta. Eppure i risultati, almeno per il momento, non si vedono. No, è vero. Nove sconfitte in dieci partite sono davvero tante. Ma la metà le abbiamo perse di misura, contro avversari molto più esperti di noi. Sfortuna e ingenuità hanno fatto il resto. Ad esempio? Ad esempio nella partita giocata contro il Viro Carni, a Nerito, alla terza di campionato. Perdiamo uno a zero, subendo gol al novantesimo su calcio di punizione. E che dire della partita col Real Castelnuovo? Siamo due a due a cinque minuti dalla fine, finisce due a cinque per loro. Le stranezze del calcio. Giorgio, come riesce, un allenatore, a motivare una squadra che viene da tante sconfitte? Mi riallaccio a quanto dicevo poc'anzi.

Il lavoro è più facile di quello che sembra. La voglia di stare insieme prevale su tutti gli altri aspetti, e nessuna sconfitta, per quanto cocente possa essere, può scalfire lo splendido clima che si è creato intorno a questo gruppo. Ogni fine settimana è una festa. Se si respira questo clima nella sconfitta, non oso immaginare cosa potrebbe succedere con una vittoria. Ma abbiamo vinto. Una sola partita per il momento, ma l'abbiamo vinta. Infatti. Volevo terminare proprio così, chiedendoti della vostra prima vittoria, quella ottenuta a Tossicia contro il Chiarino. Che momento è stato? Un momento bellissimo. E molto intenso. Se c'era una partita che non mi aspettavo di vincere era proprio quella, perché partimmo per Tossicia contati, in tredici. Eppure i ragazzi hanno risposto come al solito, alla grande, con il risultato che, una volta tanto, ha premiato i loro sforzi. Ci siamo imposti per due reti a zero, per la nostra felicità e per quella di tutte le persone che tengono alle sorti del Poggio Umbricchio. E non mi riferisco solo alla dirigenza, l'allenatore o i giocatori, ma all'intera cittadinanza, compresi coloro che per svariati motivi non vivono più qui, ma che ci hanno tenuto a complimentarsi con noi. Questo è ciò che più mi rende felice. Vuol dire che, dopo tutto, Poggio Umbricchio è ancora vivo. 25


PROTOCOLLO D’INTESA A Radio Vaticana la firma dei due presidenti, Massimo Achini e Mario Macalli

Alleanza educativa fra Csi e Lega Pro La collaborazione con la Lega Pro farà in modo che lo sport in oratorio e il calcio si prendano per mano in 85 città italiane con la convinzione reciproca di avere tanto da regalarsi. di Felice Alborghetti Roma, 6 aprile 2011 si e Lega Pro percorrono la stessa strada per un obiettivo che è un traguardo comune: far vivere lo sport con serenità, coinvolgendo le famiglie e i bambini. Nell’ottica di riportare alla luce un calcio dove la passione e la gioia giocano un ruolo da protagonisti, il Csi con i suoi 142 comitati territoriali sul territorio italiano e la Lega Pro, con la collaborazione di tutte le sue 85 società, intendendo lo sport come momento di crescita e di aggregazione sociale, hanno sottoscritto un accordo di 4 anni teso a progettare, elaborare iniziative finalizzate alla valorizzazione e alla promozione dei valori educativi dello sport giovanile. Sarà un comitato paritetico (4 dirigenti, due per parte) che si costituirà in ogni città dove gioca la Lega Pro a portare avanti varie iniziative a sostegno dell’attività negli oratori, ma anche modelli positivi di tifo, con i ragazzi degli oratori Csi che coloreranno gli stadi dei club della Lega Pro. Previsti incontri formativi per i ragazzi degli oratori con la partecipazione di giocatori della squadra locale per la valoriz-

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zazione degli aspetti umani e sportivi. Lo hanno ribadito stamattina, dalla Sala Marconi di Radio Vaticana in Roma, i rispettivi numeri uno. «L'intesa raggiunta con il Csi - ha dichiarato Mario Macalli, presidente della Lega Pro - ha come obiettivo quello di favorire e mettere in campo iniziative per attrarre famiglie e bambini allo stadio, portando i giovani a vivere il calcio con gioia, non solo come spettatori, ma come protagonisti. A Trapani, all'International Challenge Trophy, i piccoli tifosi hanno realizzato

striscioni su come interpretano il calcio. Per loro è un gioco e deve restare tale. Il calcio nasce dalla strada e dalle esperienze in oratorio dove era considerato un valore morale. Lo sentivi dentro. Vogliamo riportare le famiglie allo stadio con i bambini. Hanno il diritto di vedere una partita con tranquillità e noi il dovere di renderlo possibile». «Questa bellissima iniziativa – ha detto il presidente nazionale del Csi, Massimo Achini – prosegue il cammino di grande collaborazione del Csi con tutto il mondo del calcio. Si tratta di un


Trapani - International Challenge Trophy,. Si gioca Italia-Portogallo ed i 500 piccoli tifosi azzurri del Csi hanno realizzato striscioni bilingue per colorare di gioia e di amicizia la festa sugli spalti.

percorso intrapeso da anni , grazie alla disponibilità di Inter e Milan e alla sensibilità della Figc e in particolare del suo presidente Abete. Oggi aggiungiamo un tassello molto importante. La collaborazione con la Lega Pro ci permetterà di fare in modo che lo sport in oratorio e il calcio professionistico si prendano per mano in 85 città italiane con la convinzione di avere tanto da regalarsi reciprocamente. Tutto ciò da’ forza ai valori del calcio e dello sport. È una partita importante che non possiamo permetterci di perdere». All’incontro, moderato dalla giornalista Benedetta Rinaldi, è inoltre intervenuto mons. Claudio Paganini, che ha auspicato una sempre maggiore fiducia da parte della Chiesa nei confronti dello sport, ad o gni livello praticato.

LE 85 SQUADRE DI LEGA PRO ADERENTI ALL’INTESA Queste sono le squadre che hanno formalizzato l’adesione al protocollo: Alessandria; Andria Bat; Atletico Roma; Avellino; Aversa Normanna; Barletta; Bassano Virtus; Bellaria Igea Marina; Benevento; Brindisi; Campobasso; Canavese; Carpi; Carrarese; Casale; Catanzaro; Cavese; Celano Olimpia; Chieti; Como; Cosenza; Cremonese; Crociati Noceto; Fano Alma Juventus; Feralpi Salo`; Foggia; Foligno; Fondi; Gavorrano; Gela; Giacomense; Giulianova; Gubbio; Hellas Verona; Isola Liri; Juve Stabia; L'Aquila; Latina; Lecco; Lucchese; Lumezzane; Matera; Melfi; Mezzocorona; Milazzo; Montichiari; Monza; Neapolis Mugnano; Nocerina; Paganese; Pavia; Pergocrema; Pisa; Poggibonsi; Pomezia; Prato; Pro Patria Aurora; Pro Vercelli 1892; Ravenna; Reggiana; Renate; Rodengo Saiano; Sacilese; Salernitana; Sambonifacese; San Marino; Sangiovannese; Savona; Siracusa; Sorrento; Spal; Spezia; SudTirol; Taranto; Ternana; Trapani; Tritium; Valenzana; Viareggio; Vibonese; Vigor Lamezia; Villacidrese; Virtus Entella; Virtus Lanciano. 27


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