Stadium n. 4/2007

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II magazine di chi ama Io sport pulito Fondato nel 1906 - Nuova serie - 2,00 euro Anno 2 ■ N. 4 - Aprile 2007 RI. SPA ■ S.A.P. - D.L 353/2003 ■ L 27/02/04 N. 46 - a.1 C.1 DCB/CN

•Testimoni in Terra Santa •Il basket abbatte le barriere •Torna la Danone Nation Cup •Volkswagen Junior Master

CLERICUS CUP

IL CSI FA SCUOLA DI VOLONTARIA ¡DIMARTINO

L'INTEGRAZIONE PASSA PER LO SPORT

SUONI «WJMErfA

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ANCOR«»

TAVECCHIO: «ELEZIONI E

I L'ACCORDO CON GLI ENTI»

azionale Dill a /tanti è molto chiaro: «Rappresentiamo il Il presidente della Lega logic i iti, il 2 aprile tutti dovranno parlare con 34% dalla Federcalcidì'ftjlN noi, prima di prendere qual^asi de^ ione. Il nuovo Consiglio Federale dovrà

denunciati dal Centro Sportivo Italiano»

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vouTe thè aame

&7VO 100% CUOIO DI CANGURO > Con inserti di flessione posizionati nella parte anteriore del piede, la suola in TPU assicura una morbidezza

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PAROLA DI PRESIDENTE

Edio Costantini Presidente CS!

Genitori spesso complici nell'indisciplina dei figli N

■^■el libro Cuore di Edmondo De Amicis, la ■ wlmaestrina dalla penna rossa batteva il righello sul tavolo per imporre il silenzio in aula, richiamava gli alunni perché restassero in fila all'uscita dalla scuola, parlava con i genitori "pat­ teggiando" le punizioni per i figli troppo discoli. Quella maestrina, la descrive lo scrittore, aveva il

rispetto di tutti, ragazzi e familiari, anche dei più coriacei. È passato più di un secolo, ma oggi è fondato il sospetto che un'insegnante così pre­ sente ai suoi doveri sarebbe tutt'altro che apprez­ zata: troppo petulante, troppo impicciona, troppo ligia alle regole. Già, perché oggi sembra essere diventato lecito che i familiari aggrediscano i docenti, se questi non sono attenti a riconoscere le qualità dei ragazzi, anche se si comportano da indisciplinati, fannulloni e maleducati. Si picchia­ no presidi e professori a Civitavecchia, a Bari, a Ferrara; si aggrediscono verbalmente e fisicamen­ te il professore di italiano come quello di ginna­ stica; ad alzare le mani sono i padri come la madri. L'accusa è sempre la stessa: non aver con­

siderato il ragazzo per quello che vale, ovviamen­ te "quello che vale" secondo il giudizio del geni­ tore. Questi familiari sono così convinti di avere

un figlio perfetto, e si sono per loro conto così asserviti a essere le "ancelle" servizievoli dei loro

ragazzi, da pretendere che tutti usino lo stesso metro di giudizio. E guai a chi non lo fa. Non sono

colpi di follia isolata, è il segno ennesimo del malessere che investe il rapporto genitori-figli. I genitori sembrano dimenticarsi del loro ruolo di adulti e di educatori e del fatto che educare non

significa dire sempre sì, essere compiacenti, forni­ re alibi, vedere nel proprio ragazzo una creatura che deve essere servita da chiunque e che non può mai essere messa in discussione. Sembra che i ragazzi debbano essere accontentati e scusati sempre, perfino quando si comportano da teppi­ sti, ed è in questo modo che si pretende di accompagnarli all'età adulta. La si potrebbe defi­ nire quasi una pedagogia dell'accondiscendenza, che ha aspetti molteplici. Lo sanno bene gli edu­ catori sportivi del CSI, che troppe volte vengono investiti con veemenza da genitori che non tolle­ rano un'esclusione di squadra del figlio o un sem­

plice richiamo alla correttezza dei comportamen­ ti. E se il figlio fa cilecca in gara, la colpa è solo dell'allenatore, perché le qualità del ragazzo non possono essere messe in discussione. Si dice che la famiglia sia disorientata e troppo sola di fronte alla sua mission educativa e che perciò vada com­

presa e aiutata: è vero, ma bisogna aggiungere che con certi comportamenti essa stessa fa tutto perché ci si stanchi di aiutarla.

Edio Costantini

ShTO

3


1972 2007

Inspired by humai


EDITORIALE

Gianni Visnadi Direttore di Stadium

Elezioni in Federcalcio per uscire dagli equivoci T

ra i tanti ruoli che lo sport ricoHB pre nella società moderna, c'è sicuramente quello di ponte tra i popoli. Un'edizione della Coppa del Mondo di calcio piuttosto che Un'Olimpiade, nella loro inarrivabile capacità mediatica, sono lì a testimoniarlo: si tifa per la propria Na­ zionale e il proprio campione, ma subito dopo si applaude chi gioca bene o cen­ tra il record, sia bianco o nero o asiatico. Si tifa per lo sport. Ma lo sport oggi può avere un altro ruolo di grande finalità so­ ciale e, con la sua solita sensibilità, ce lo indica Andrea De Pascalis in questo nu­ mero di Stadium: lo sport di tutti i giorni può accelerare e semplificare i processi di integrazione in un'Italia destinata a esse­ re sempre più multiculturale, come indi­ cano le statistiche e conferma qualun­ que scuola dell'obbligo. Preoccuparsi dell'integrazione degl'im­

migrati è oltretutto un passo in avanti ri­ spetto alla lotta per evitarne la discrimi­

zismo c'è, esiste, e siano oltremodo be­ nemerite le campagne che attraverso lo sport provano a combatterlo, così come le sanzioni che colpiscono atleti o tifose­ rie che si macchiano di tale ignominia. Perché offendere un calciatore perché nero è maledettamente più grave che

so lo sport pen­ sava di poter cambiare vita. Da ultimo, prima di lasciarvi godere questo numero di Stadium, la questione Federcalcio. Il 2 aprile, forse e finalmente, la più im­ portante federazione del nostro sport uscirà dal commissariamento in cui

offenderlo perché è un avversario. Ed è grave che nel 2007 non tutti se ne ren­

l'aveva fatta precipitare la vecchia ge­ stione Carraro. Carlo Tavecchio, presi­

dano conto. Il tema è interessante e ce occuperemo ancora, come ancora ci occuperemo di doping. Sono attesi tra pochi giorni (il 3 aprile) i dati dell'istituto Superiore di Sanità sulla diffusione del doping nello sport per tutti. La sensazione forte è quella di vedere confermata la paura di molti. Subito dopo, bisognerà comin­

dente della Lega Dilettanti, e ricono­ sciuto ago della bilancia nella corsa al­ la conquista della poltrona nobile di via Allegri, parla chiaro ai lettori di Stadium-, chi vorrà comandare, dovrà fare i conti con la base, con lui. Lui che guarda già al futuro, riconoscendo la

ciare e chiedersi perché tra gli amatori si sia diffusa un'ansia da prestazione che un tempo era solo di chi attraver-

Un bel modo di replicare al silenzio di

nazione. Eppure, anche in questo caso il percorso non è stato completato. Il raz­

cardo Signori, Luca Tommasini, Danilo

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Felice Alberghetti, Mauro Berruto, Omar Bonino, Massimo Carboni, Massi­ miliano Castellani, Angelo Castellazzi, Massimo Chiesa, Mario Coli, Tito Della Torre, Andrea De Pascalis, Filippo Galli, Marco Manzotti, Erika Marani, Gian Paolo Ormezzano, Claudio Paganini, Lu­ ca Palmieri, Giovanni Pasculli, Marco Pastonesi, Fabio Pizzul, Barbara Ricci,

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ANGELI & DEMONI

don Claudio Paganini Consulente Ecclesiastico Nazionale CSI

Lo sport da liquido a solido grazie all'energia dei valori La sociologia ha coniato la definizio­ ne "generazione liquida" a indicare i giovani che, incapaci di scelte mature e autonome, attingono dal mondo esterno schemi comportamentali di vita. Ma è così anche nello sport? E quali rimedi abbiamo per opporci a questa tendenza? Riflettendo sullo "sport liquido", vol­ go anche a voi lettori, l'interrogativo su quanto lo sport vale in se stesso o quanto vale perché l'ambiente lo vuole così.

mo cercare di capire la realtà

A

ci di mescolare simpaticamente goliar­ dia, cameratismo e valori. Farsi coinvol­ gere dagli odori dei profumi e deodo­ ranti che promettono seduzione o delle pomate miracolose alla canfora per aspiranti campioni. Pur consapevole che l'evento sportivo ha un valore in se stesso, dal vissuto umano, dai piccoli fatti ordinari della quotidianità cerco di definirne lo spinto, lo stile valoriale e le aspettative dei gio­ vani sul futuro. La sociologia ha coniato il termine di "generazione liquida" per

definire i giovani che, incapaci di scelte mature e autonome, attingono dal mondo esterno schemi comportamen­

tali di vita. Si lasciano plasmare dalla so­ sportiva osservando pazientecietà e dalle regole del branco più che mente i tanti piccoli episodi della vita e difendere le cose in cui credo­ lottare quotidiana. Molto spesso mi ritrovo a no. guardare, durante un evento sportivo, quel brulichio di esseri umani che, come operose formiche, concorrono con vari compiti alla buona riuscita della manife­ stazione. Raramente queste persone vengono valorizzate e riconosciute per il

lavoro svolto. I protagonisti, almeno nel­ le cronache giornalistiche, sono soltan­ to i vincitori. 0, tutt'al più, fa notizia qualche sparuto episodio atletico. È una scuola di vita osservare la freschezza e l'allegria di una squadra di atleti duran­ te la trasferta per la gare "fuori casa". Fornisce una valanga di informazioni os­ servare, durante le manifestazioni na­ zionali del Centro Sportivo Italiano, gli stili comportamentali dei gruppi di atle­ ti provenienti dalle diverse regioni.

Guardare come si cibano, sedotti dalle patatine fritte modello fast-food o dalle diete pubblicizzate dai grandi campioni. Ascoltare i loro linguaggi giovanili capa­

Ma anche lo sport si è, forse, ridotto al­ lo stato "liquido"? Intendo, riflettendo sullo "sport liquido", interrogarmi su quanto lo sport valga in se stesso e quan­

e superare i propri limiti sviluppando le potenzialità che possiede, può vantare una propria autonomia oppure la pratica sportiva subisce la sudditanza dei conte­ nitori che la avvolgono, la modellano, la plasmano a seconda delle circostanze ed esigenze sociali ed economiche? Uno sport liquido è troppo debole. Già vedo i mille e mille diavoletti che creano pentole dalle forme allettanti e seducen­ ti. E vedo pure una serie di angeli che si affannano a ricordare la bellezza dello stato solido e gassoso Nel primo preval­ gono regole e forme proprie, nel secon­ do, libertà e fantasia nel fondersi col cie­

lo. 0 se vogliamo, utilizzando le leggi della fisica, lo stato liquido può essere trasformato in solido o gassoso applican­ do dell'energia. Valga anche per lo sport liquido: applicando energia di valori, re­ gole e princìpi, si può dare forma pro­ pria, senza che i diavoli continuino crea­ re le pentole.

Claudio Paganini

to valga perché l'ambiente circo­ stante (un esem­

pio per tutti è la potenza mediáti­ ca e affaristica) lo voglia così. Quan­ to contano attivi­

tà, regolamenti, statuti, modelli, se poi «/o spetta­ colo deve conti­ nuare ad ogni co­

sto»? Lo sport oggi, inteso come l'espressione di un'umanità capa­ ce di raggiungere

Gran Premio Nazionale di Sci: gli atleti in pausa pranzo

7



GP DI SCI

Tavecchio:

Anche la Chiesa

Dai Dilettanti

nel vortice

la spinta

del pallone

ma vivo con i piedi

della neve del Centro

per una nuova

di Claudio Paganini

per terra

Sportivo Italiano

cultura

e Felice Alberghetti

di Riccardo Signori

Edizione da record Di Martino:

per il campionato Volo in gara

di Fabio Pizzul Simeoni

Antonietta salirà ancora Parisse: Integrazione

Il bello del rugby

più facile se passa

cuore, gambe

per lo sport

e tanta testa

di Andrea De Pascalis

di Marco Pastonesi

di Luca Tommasini SPECIALE ATLETICA

L'Italia vuole continuare a stupire

di Riccardo Signori

di Tito Della Torre


L'INTERVISTA

Intervista al presidente della LND Carlo Tavecchio

«Dai Dilettanti a spinta per creare una nuova cultura» La sua Lega è l'ago della bilancia alle prossime elezioni della Figc: «Rappresentiamo il 34% della struttura: volenti o nolenti tutti dovranno parlare con noi, prima di prendere qualsiasi decisione». E ha le idee chiare sul futuro: «Bisogna trovare l'accordo con gli Enti di promozione, il nuovo Consiglio Federale dovrà lavorare subito in questa direzione»

di Fabio Pizzul

r

to in nome di uno sport chiamato a pro­ muovere i valori più che il business, ma per fortuna c'è anche dell'altro. C'è un calcio milionario non in Euro, ma in pra­

lo Tavecchio, un coriaceo e appassiona­ to lombardo, che non nasconde la fati­ ca di dover difendere a denti stretti il calcio dilettantistico, ma anche l'orgo­ glio di rappresentare un movimento che per la sua vitalità suscita invidie e gelo­

ticanti, che rappresenta la faccia pulita di quello che volentieri ci ostiniamo a chiamare lo sport più bello del mondo. È un calcio da 1 milione e 300 mila tes­ serati, capace di far disputare 700 mila partite ogni anno nei più sperduti ango­ li del nostro Paese. Lo rappresenta la Le­ ga Nazionale Dilettanti, guidata da Car­

sie. Presidente, qual è lo stato di salute del calcio dilettantistico italiano? «Il calcio dilettantistico è in crescita, pensi che c'è una crescita di 50-60 so­ cietà l'anno, il che significa che presto raggiungeremo le 15.000 società con oltre 50.000 squadre. È una tendenza

|_ 'è un calcio milionario contro cui Mi molti giustamente puntano il di­

I NUMERI DELLA LND Giocatori

1.300.000

Società

14.303

Squadre

54.475

Allenatori

23.000

Arbitri

30.000

Partite a stagione 700.000

SINDACO, DIRIGENTE DI CLUB E DAL '99 CAPO DEI DILETTANTI Classe 1943, Carlo Tavecchio, nel 1999 è diventato presidente della Lega Nazionale Dilettanti dopo un solido percorso di servizio sul territorio che ha intrecciato impegno sociale e sportivo. Per quattro legislature è stato sindaco del suo comune di nascita, Ponte Lambro, attiguo a Erba (Como). Per più di un decennio ha ricoperto incarichi dirigenziali in varie società sportive, prima di entrare, nel 1987, nel Comitato Centrale Lombardo della FGIC. Dal 1992 al 1996 ha ricoperto la carica di vicepresidente della LND, dove è tornato da presidente dopo aver diretto il Comitato Regionale della Lombardia.

io ^tììo


«È necessaria una ultura della .confitta, della ealtà sportiva i del rispetto leU'avversario» che ci porta a prendere atto di consensi crescenti per la nostra Lega e ci sembra di poter dire che questo è uno zoccolo duro per la Federazione Italiana Giuoco Calcio. Abbiamo circa 30.000 arbitri e 23.000 allenatori. È un movimento for­

midabile, è una federazione nella fede­ razione». Si parla spesso della necessità di in­ vestire sui giovani: come state lavo­ rando su questo versante? «Anche per noi questo è un tema cen­

trale, le nostre strategie sono tutte rivol­ te alla crescita del movimento giovanile, anche a livello di impegno culturale. Tutto questo per arrivare a produrre, chiedo scusa del termine un po' brusco,

Una fase di Juventus-Palermo dell'ultimo Torneo di Viareggio, classica del calcio giovanile giocatori che abbiano una cultura spor­ tiva diversa rispetto a quella che stiamo vedendo in questi ultimi tempi. Credia­ mo sia necessaria una cultura della sconfitta, della lealtà sportiva e del ri­ spetto dell'avversario». Faceva giustamente riferimento a una cultura sportiva che la cronaca

recente ci ha dimostrato essere an­ cora tutta da costruire. Ma da dove cominciare? «È un problema di costume, è un pro­ blema di tutto il Paese. Noi muoviamo globalmente un milione e mezzo di sog­ getti, vale a dire un quarantesimo dei 60 milioni di abitanti dell'Italia. Se tutti i

PANCALLI NON RISPONDE TAVECCHIO PROMETTE (g.v.) Attraverso Stadium, il Consiglio Nazionale del CSI ha chiesto pubblicamente a Luca Pancalli, in qualità di Commissario Straordinario della Figc una risposta sulla questione creatasi dopo che il Settore Giovanile e Scolastico della Figc vietava alle società affiliate alla federazione di affiliarsi e svolgere attività nelle categorie giovanili anche con gli Enti di promozione. Una risposta che an­ dasse oltre l'apertura-deroga autunnale e che ri­ prendesse il più ampio discorso sulla convenzione Figc-Enti, in attesa di rinnovo addirittura dal 1999 e non certo per colpa del CSI. È possibile che i fat­ ti che hanno tormentato il calcio negli ultimi me­ si e le imminenti elezioni della Figc abbiano prima impedito e poi consigliato al Commissario Pancal­ li di non prendere alcuna posizione ufficiale. È pe­ rò evidente che il CSI e gli altri Enti aspettano e

meritano una risposta. Carlo Tavecchio, presiden­ te della Lega Nazionale Dilettanti sotto la cui giu­ risdizione sta il Settore Giovanile e Scolastico del­ la Figc, ne è conscio e infatti non si nasconde: «Se­ condo me, l'accordo è fattibile», dichiara in que­ sta intervista a Stadium. Vedremo, vigileremo.

iTTiMI

11


giorni succede che per un cane che ab­ baia si ammazza un'istitutrice, per una lite condominiale si ammazzano quattro persone, ogni settimana ci sono sette o otto stupri di minorenni, a scuola succe­ de quello che i giornali ci raccontano: questo non è più un problema solo del calcio. Secondo me, bisogna partire dal­ le basi della nostra convivenza, bisogna convincersi che l'educazione civica va fatta nelle scuole, bisogna dare certez­ za delle pene ai soggetti che fanno azio­ ni delittuose e tenerli dove devono esse­ re tenuti. È una situazione che va ac­ compagnata con atteggiamenti socio­ culturali che non dipendono solo dal calcio. Perché oggi è troppo comodo sparare sul calcio. Che cosa possiamo fare? Noi abbiamo circa 12.000 campi di calcio, secondo lei alla domenica ci mettono 12.000 carabinieri?». Per far fronte a questa situazione

«La violenza non è un problema solo del calcio, anche se rimane molto comodo sparare sul nostro sport» che cosa chiedete allora alle istitu­ zioni? «Le sembrerà strano o anacronistico, ma la prima cosa che chiediamo è di to­ gliere le barriere ai campi, perché la gente quando è dietro una barriera si sente forte, quando non c'è la barriera si confronta ed evita comportamenti violenti. In Europa tutti gli impianti di-

LE SOCIETÀ L.N.D. Calcio a 11

Calcio a 5 (Società pure)

Calcio Femm. (Società pure)

Attività Amatoriali

ABRUZZO

375

49

76

573

163 360

69 67

4

BASILICATA

0

50

283

80

223

739

0

535

1.523

Leader

Lombardia e Campania sono le regioni con il maggior numero di società iscritte alla Lega Nazionale Dilettanti. In particolare, la Campania si distingue per il primato di club che svolgono essenzialmente attività giovanile. Nell'altra pagina, Filippo Maniero, 34 anni: già centravanti di Atalanta, Venezia, Parma, Milan, Palermo e Torino, 241 presenze e 78 gol in Serie A, è tornato a giocare nel club dove aveva cominciato, la Legnarese, in Prima Categoria. Maniero è anche il responsabile della Scuola Calcio della società padovana

12

Società di puro Settore Giovanile

Totale

76

3 0

781 741

192

15

75

13

13

9 184

4

43

79 27

921

272

6

9

157

1.030

259 1.284

30

3 34

0 14

20

312

250

1.669

MARCHE

425

142 23

0

48 27

662

161

1 4

46

MOUSE PIEMONTE VALLE D'AOSTA

675

45

14

2

72

215 808

659

CALABRIA CAMPANIA EMILIA ROMAGNA FRIULI VENEZIA GIULIA

674

LAZIO

LIGURIA

LOMBARDIA

87

355

PUGLIA

308

0

290

418

56 47

5

SARDEGNA SICILIA

8

0

103

576

451

160

10

6

368

995

TOSCANA TRENTINO ALTO ADIGE

608

86

12

2

107

815

244

54

3

0

12

313

UMBRIA

218

73

5

20

37

353

VENETO COMITATO INTERREGIONALE

770

175

21

12 -

147 -

1.125

-

-

-

-

119 -

94

-

-

119 94

9.351

1.769

259

296

2.628

14.303

CALCIO A CINQUE CALCIO FEMMINILE

Totale

Dati aggiornati al 30 Giugno 2006

164 -

164


I TESSERATI Comitati e Divisioni Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia Romagna Friuli Venezia G. Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte V.A. Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino A.A. Umbria Veneto Comitato Interregionale Calcio a Cinque Calcio Femminile

Totale

Attività L.N.D.

Attività S.G.S.

16.065 6.664 15.963 31.439 32.552 10.421 31.399 10.980 65.823 21.204 5.353 27.474 13.292 17.660 19.942 27.795 11.229 10.673 40.466 10.857 4.935 3.918

7.504 2.913 6.667 12.115 32.106 10.642 38.252 12.970 72.350 12.678 1.789 36.553 13.352 11.991 14.016 31.857 3.032 7.789 45.851 -

436.104

374.427

-

lettantistici sono senza barriere, ovvero la solita rete che hanno tutti I nostri campi. Abbiamo fatto 19 sperimenta­ zioni in questo senso e tutte sono anda­ ti a buon fine, senza nessun conflitto o incidente. Chiediamo poi l'adeguamen­ to dell'impiantistica sportiva, ovvero che lo Stato e i comuni sistemino gli im­ pianti di calcio, creino la possibilità di giocare in maniera seria, con normali vie d'accesso e con vie di fuga, mi spiace dirlo, costruite in maniera seria». Non sembra molto contento della si­ tuazione dell'impiantistica. «No, assolutamente. I comuni fanno tutti orecchie da mercante, dobbiamo premere e intervenire spesso purtroppo con mezzucci per farci sistemare i cam­ pi. Gli Enti locali non hanno una cultura tale da considerare l'impianto sportivo un bene e un servizio pubblico come lo sono l'asilo, la scuola, la fognatura. I campi di calcio sono le ultime strutture su cui intervengono e questo è un ma­ le, perché gli amministratori locali non

hanno ancora capito che la gestione del tempo libero produce effetti economici

ShTÌEil!

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L'INTERVISTA

Esempio da imitare

«Gli amministratori locali non capiscono che la gestione del tempo libero produce benefici economici» rilevanti. E poi, mi permetta di dire, che se un piccolo comune ha 100 ragazzini che vengono assistiti da una società di calcio, beh, credo che guesta sia una funzione che si può considerare sostitu­ tiva di alcune delle attività dell'ente e che va riconosciuta». Si parla spesso di rapporti tra enti e federazioni. È possibile una collaborazione? «Abbiamo dei buoni rapporti con il CSI, avevamo già predisposto le convenzio­ ni. È stata l'Uisp, a un certo punto, che non ha voluto concludere. Pare che il problema fosse legato alle sanzioni, ma tenga presente una cosa: le nostre san­ zioni sono applicate con il massimo del garantismo, noi ci auguriamo che così sia anche negli Enti di promozione spor­

tiva». Il CSI ha recentemente inviato una lettera al commissario Pancalli a proposito della possibile alleanza... «Secondo me è fattibile». Su che temi e in che termini? «La prego di capire che in guesto mo­ mento abbiamo altre e più urgenti questioni. Prima dobbiamo arrivare alla normalità amministrativa e ge­ stionale, poi faremo tutti questi di­

scorsi. Con l'attuale stato di necessi­ tà non possiamo fare molto». Può darci almeno dei tempi? «Penso dopo l'estate. Una volta che sarà eletto il nuovo Consiglio Federa­ le bisognerà ripartire. Incombono i campionati e tutte le questioni a essi collegate. Mi auguro che la nostra

Federazione possa andare a regime al più presto con gli organi dirigenti amministrativi e gestionali, perché in

14

JrìTìllO

Una bella immagine della tribuna centrale (1.300 posti) dello stadio di Colmar (Alsazia, Francia): la squadra cittadina disputa il campionato CFA2, la quinta divisione francese. Niente barriere: solo una piccola rete di recinzione. Come vorrebbe Carlo Tavecchio per gli impianti dei suoi campionati

AIC e LND d'accordo L'IDEA IN COMUNE: VIA LE BARRIERE! Per alimentare una nuova cultura e per dissuadere i violenti, Carlo Tavecchio propone la stessa idea che sullo scorso numero di Stadium aveva lancia­ to Demetrio Albedini, sindacalista dei calciatori e possibile vicepresidente della nuova Figc: abbat­ tere le barriere dagli stadi. Dice il presidente del­ la LND: «Sembrerà strano o anacronistico, ma la prima cosa che chiediamo è di togliere le barrie­ re ai campi, perché la gente quando è dietro una barriera si sente forte, quando non c'è la barriera si confronta ed evita comportamenti violenti. In Europa tutti gli impianti dilettanti­ stici sono senza barriere, ovvero la solita rete che hanno tutti i no­ stri campi. Abbiamo fatto 19 sperimentazioni in questo senso e tutte sono andati a buon fine, senza nessun conflitto o incidente». questo momento dobbiamo recuperare un orgoglio federale nei confronti di tutte le nostre istituzioni». Quale può essere allora il contribu­ to del calcio dilettantistico allo sport italiano? «Il calcio dilettantistico rappresenta il 34% della struttura federale; volenti o

nolenti tutti dovranno parlare con il cal­ cio dilettantistico prima di prendere qualsiasi decisione». Sente l'orgoglio di rappresentare questo grande movimento? «Sì, ed è quello che ogni giorno mi fa superare i disagi di essere qui. Le assicu­ ro, è una bella fatica». ■

UN PRESIDENTE DURO ANCHE IN PARLAMENTO Recentemente, durante un'audizione alla Commissione Cultura della Camera, Tavecchio non ha avuto peli sulla lingua: «A noi le tv danno solo le briciole. La Rai ci paga un milione di euro per i diritti tv da distribuire per le 162 società. Siamo costretti a pagare le pagine dei giornali per avere attenzione. Sky non solo non ci paga, ma siamo noi che dobbiamo pagare 8 mila e 500 euro per la produzione di una singola partita. Anche le tv locali vanno tutte dietro ai grandi campionati. Il mondo del calcio dilettantistico è totalmente ignorato da tutti, anche dalla politica».


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DIBATTITO

L'immigrazione è un fenomeno inarrestabile

L'integrazione è più facile se passa per lo sport Gli immigrati rappresentano attualmente il 5,2% della popolazione presente in Italia e le statistiche annunciano che la crescita proseguirà a ritmi maggiori, anche rispetto al resto d'Europa. La pratica sportiva può essere un utile strumento per contribuire alla costruzione di una società multiculturale e multietnica di Andrea De Pascalis li immigrati rappresentano oggi

G

il 5.2% della popolazione pre­

sente sul territorio italiano. Nei decenni tale quota è destinata a salire in

modo sensibile, se è vero che di qui al 2050 è atteso nell'unione Europea un flusso di immigrazione di circa 40 milio­ ni di persone. Considerando che, ciò no­ nostante, la popolazione europea a me­ tà del secolo dovrebbe risultare diminui­ ta di circa 7 milioni di unità, dobbiamo abituarci a pensare che il rapporto per­ centuale tra italiani autoctoni e immigra­ ti assumerà dimensioni ben maggiori delle attuali. A confermarlo ulteriormen­ te è l'attuale trend dell'immigrazione italiana: secondo il Population Referen-

ce Bureau degli Stati Uniti, l'Italia è già al secondo posto dopo gli USA per quan­ to riguarda la crescita della popolazione immigrata. Gli Italiani stentano già oggi a convivere

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SfílllO

con il fenomeno dell'immigrazione, mentre gli immigrati a loro volta denun­ ciano carenze rilevanti nelle condizioni prossimi normative, culturali, ambientali e sociali - che dettano la possibilità di integrarsi effettivamente dalle nostre parti. La si­ tuazione è obiettivamente a rischio per­ ché, nel sentire comune degli italiani, l'immigrazione si inserisce in un conte­ sto sociale già in parte compromesso: con un welfare state in crisi e che garan­ tisce sempre meno a tutti, molti temono che l'immigrazione andrà a incidere ne­ gativamente sul carico amministrativo degli uffici pubblici, sulla disponibilità degli alloggi, sui servizi sociali, sui tra­ sporti, insomma su quei fattori di convi­ venza che sono già in sofferenza. Co­ munque si voglia considerare il fenome­

che esso va a costituire un forte elemen­ to di problematicità nella già frammen­ tata società italiana. Non c'è dubbio che si debbano mettere in atto soluzioni per ridurre al massimo tale fattore, mettendo particolare atten­ zione alla seconda generazione degli im­ migrati, cioè ai figli di coloro che sono arrivati in Italia, che, dicono le ricerche, non riuscendo ad integrarsi nel Paese nel

no immigrazione nella sua inevitabilità, che lo valuti un fattore di ricchezza o di impoverimento sociale, resta comunque

denziato che aumenta il disagio psichico degli adolescenti stranieri, arrivati con il

quale pure sono nati, del quale hanno la cittadinanza e parlano la lingua ma sen­ za condividere le opportunità di vita che esso offre, finiscono per "volgersi indie­ tro", cercando di recuperare le radici re­ ligiose e culturali dei genitori con forme di radicalismo anche esasperate. Una ri­ cerca specifica, condotta dal centro Me­ dicina Preventiva Immigrazione, ha evi­

ricongiungimento familiare o immigrati


II progetto nazionale del CSI

"Together": in 12 città si gioca a calcio, insieme i chiama "Together", che in in­ glese vuol dire "Insieme", ed è un progetto nazionale di integra­ zione attraverso lo sport che il CSI ha in corso di svolgimento dalla metà di marzo. Obiettivo è contra­ stare emarginazione, esclusione, razzismo e la diversità come fatto­

S

re negativo. In particolare, il pro­ getto si propone di favorire l'orien­ tamento sportivo e socio-culturale, nonché l'integrazione degli immi­ grati. Nella sostanza è un torneo nazionale di calcio a 5 maschile, Over 16. L'iniziativa ha il riconosci­ mento della CEI, del Ministeri del­ l'interno, della Solidarietà sociale e della Pubblica Istruzione. Sedi di svolgimento dodici città: Faenza, Verona, Macerata, Padova, Mode­ na, Ascoli, Bergamo, Bologna, Tori­ no, Reggio Emilia, Brescia, Prato. Ognuno di questi centri è sede di un raggruppamento di almeno ot­

iole negli Usa c'è n tasso di crescita ell'immigrazione uperiore a quello ellltalia di seconda generazione nati in Italia. La­ vorare su questo fronte sarebbe impor­ tante, poiché esperienze di altri Paesi di­ mostrano che i problemi veri esplodono con le seconde o terze generazioni di im­ migrati, come si è visto nelle rivolte del­ le banlieu parigine o nell'attentato ter­ roristico di Londra. C'è bisogno quindi di varare specifiche

politiche di integrazione. Ed è in que­ st'ambito che la totalità degli osservato­

ri assegna un ruolo rilevante allo sport. La pratica sportiva come terreno per co­ struire accoglienza, integrazione e coe­ sione sociale è al centro delle attenzioni e delle speranze dell'Europa comunita­

ria. Si veda, ad esempio, il dettagliatissi­ mo e prepositivo documento Sport e multiculturalism: Final report, presenta­ to nell'agosto 2004 dalla Commissione europea "Cultura e sport", o il docu­ mento Playng along: sport as a means for social integration, esito della confe­ renza internazionale "Sport e sviluppo"

to squadre. Due i mesi di svolgi­ mento, con partite cominciate il 15 marzo e termine previsto per il 15 maggio. Il regolamento prevede tempi di gioco di 25', sostituzioni volanti ed espulsioni temporanee di 2 minuti. Abbinati al torneo, e riservati ai giocatori partecipanti e alle loro famiglie, un concorso fo­

tografico su "Lo sport è accoglien­ za"; un concorso letterario su "Sport e reciprocità", un concorso grafico-pittorico su "Sport e rela­

zione". "Together" è anche realizzazione di gare polisportive delle varie di­

del dicembre 2005. Qualche distinguo, però, va fatto anche in questo campo. Come è vero che lo sport, pur essendo un forte fattore po­

scipline dei Paesi di origine degli immigrati, una tavola rotonda su

tenziale di educazione, non sempre edu­ ca, altrettanto è vero che non tutto lo

(specialità culinarie tipiche), una gara di solidarietà con vendita di oggettistica "equo-solidale" in fa­

sport è buono come veicolo di apertura all'integrazione e alla multiculturalità. Servono le condizioni perché questa fun-

"Sport e integrazione", una festa in piazza e "Serata delle nazioni"

vore di un progetto sportivo-cultu­

rale internazionale CSI.

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DIBATTITO

IL VALORE DELLO SPORT «Lo sport è un linguaggio universale, può unire le persone, farle incontrare, non importa di quale origine, di quale religione, di quale ceto o background sociale siano,* quando le persone sono coinvolte in attività sportive possono 1 sperimentare Timportanza e la soddisfazione f del lavoro di gruppo e della tolleranza». 3

Lo sport come erreno per ¡ostruire rccoglienza, integrazione e :oesione sociale

a

Kofi Annan, ex Segretario Generale delle Nazioni Unite

zione si esplichi in pieno. Vediamone al­ cune, così come sono state precisate da­ gli esperti del gruppo inglese "Intercul­ tural City". Come terreno di integrazione offre mag­ giori opportunità scegliere uno sport in cui la minoranza etnica da integrare è "forte" e la maggioranza ospitante è meno "forte". Può essere più appropria­ to preferire attività di profilo agonistico contenuto, per non produrre forte stress

Le radici non si cancellano ma la cultura di chi ci ospita va rispettata di Fatoumata Nirina Konaté*

'integrazione deve essere biunivoca. Purtroppo sembra che solo noi stranieri ci dobbiamo integra­ re. A ogni occasione ribadisco che l'integrazione deve essere reciproca. Certamente, prima di tutto, bisogna accettare le regole del Paese che ci ospita. Come dice un proverbio africano io non posso venire in un Paese dove tutti stanno in piedi e mi metto seduto. No, mi devo alzare anche io. Bisogna partire dalla scuola e dall'istruzione per com­ battere l'ignoranza che porta ad aver paura dei diver­ so. Credo che prima o poi si arriverà ad una completa integrazione ma il processo è ancora lento. La chiave dell'integrazione è nell'accettazione delle differenze

non nella loro eliminazione. Le diversità possono con­ vivere l'una con l'altra. Da noi c'è un proverbio che di­ ce che l'ospite è più importante di te. Quindi in Africa, quando viene un ospite in casa, ci si priva di tutto per

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^TÌÌUTÌlT

in chi esce sconfitto, e fattore che po­ trebbe alimentare risentimento. Negli sport di squadra è meglio fare scendere in campo rappresentative miste, piutto­ sto che opporre autoctoni da un lato e immigrati dall'altro. È preferibile sceglie­ re discipline popolari, perché sport di "alto bordo" (come sono da noi il golf, il polo o il cricket) non offrirebbero sboc­ chi di inserimento agli immigrati, nem­ meno se quegli sport hanno una tradi-

offrirglielo in segno di rispetto e gratitudine, a costo di far morire di fame i propri figli, perchè si dice: colui che si è alzato da lontano per venire da te, tu lo devi rispettare... Al giorno d'oggi i nostri bambini sono confusi, perché quando vanno in Africa ti considerano come un bian­ co, un occidentale, mentre in Europa ti considerano straniero. Mio figlio non dirà mai che è romano, ma africano. Da me, c'è un altro proverbio che dice: un pezzo di legno dopo tanti anni dentro l'acqua non si trasforma in coccodrillo. Quindi anche se vivo in Italia, le mie radici non si cancelleranno mai, non per questo non rispetto la cultura italiana e non per questo non si può convivere in pace.

* membro della "Conferenza romana per l'integrazione", autrice di un progetto di integrazione attraverso il calcio


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DIBATTITO

Libro-intervista a 39 campioni neri dello sport italiano

Black Italians racconta l'altra faccia delle medaglie La difficile via dell'in­ tegrazione nello sport e attraverso lo sport non è faccenda che ri­ guardi solo i ragazzi sconosciuti, gente che tira calci a un pallo­ ne su un campo di periferia o in oratorio. Riguarda anche campioni affermati, che hanno onorato e onorano la maglia azzur­ ra, ma si sono trovati a scontare il prezzo di una pelle dal colore diverso. Storie come quelle raccontate da Mauro Valeri nel suo libro "Black Italians. Atleti neri In maglia azzurra" (Editore Palombi, 2006), 39 intervi­ ste ad altrettanti atleti neri come Fiona May, Andrew Howe, il pugile Sumbu Kalambay, il cestista Dan Gay, i calciatori Joseph Dayo Oshadogan e Fabio Liverani, la ginnasta Lu­ cy Frasca, campioni che hanno permesso l'affermazione dell'Italia in campo interna­ zionale. "Black Italians", dunque, per ri­ prendere un termine che fu a lungo utiliz­ zato, in senso dispregiativo, per indicare e discriminare gli emigranti italiani negli Sta-

zione popolare nei loro Paesi di origine (come succede per il cricket e il polo in India). Servono poi modifiche regola­ mentari per far sì che le gare abbiano

"intenzionalità educativa", ovvero solle­ citino comportamenti di conoscenza re­ ciproca e condivisione. Efficaci sotto il profilo dell'integrazione

ti Uniti come in Australia. E poi, per un pa­ radosso della stona, usato anche dagli ita­ liani in epoca coloniale per indicare, dun­ que in questo caso con malcelato disprez­ zo, gli "italiani neri e meticci" nati e cresciuti nelle colonie e quindi non degni di esse­ re considerati pienamente italiani. Il libro di Valeri va alla scoperta dell'altra faccia di quelle medaglie, mostrando come dietro quei 39 campioni (ma ce n'erano molti di più, oltre quelli intervistati) si nascondeva­ no altrettante "storie meticce", punteggia­ te di volta in cui si è dovuto fare i conti con

ÌÌKtlllTTlìì»

dente, "La razza in campo", è anche un omaggio al figlio Davide, insultato perché meticcio.

Simboli

Fiona May ha vinto 2 ori mondiali e 2 argenti olimpici con l'Italia, per cui ha gareggiato dal 1994 al 2005, quando a 36 anni ha lasciato l'attività agonistica. Fabio Liverani,

oggi alla Fiorentina, ha giocato 3 partite in maglia azzurra

si sono dimostrati gli sport da strada, le attività non strettamente codificate e lo sport per tutti in genere. Ad esempio, nel Brandenburgo si sono avuti buoni esiti con un progetto "Street football for tolerance", con eventi da strada basati sul calcio, con team di ragazzi di sesso ed etnie differenti, mischiati; la figura

LA SOTTOSEGRETARIO AL WELFARE, DE LUCA: «SI', LO SPORT È UN'OCCASIONE IMPORTANTE» L'onorevole Cristina De Luca (nella foto), sottosegretario al Welfare e alle Politiche Sociali ha un'idea molto chiara sul ruolo che lo sport possa esercitare nell'integrazione: «Ritengo lo sport un'occasione importante per sviluppare progetti di inclusione sociale, essendo la pratica sportiva una scuola di relazioni, un modo per apprendere valori importanti come la cooperazione e il rispetto per l'altro. Lo "strumento" sport costituisce senz'altro una delle piste concrete per lavorare sul tema dell'integrazione e dell'inclusione dei giovani immigrati: mettendo in gioco insieme giovani italiani e immigrati, fornisce opportunità di conoscenza reciproca e di confronto, favorendo percorsi positivi».

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il razzismo, aperto o "ammiccante". Ma il senso del libro è che, per fortuna, quei 39 ragazzi non hanno ceduto, non si sono ar­ resi al pregiudizio e hanno fatto grandi se stessi e lo sport azzurro. Un tema che Mau­ ro Valeri tratta con competenza e passione: sociologo e psico-terapeuta, appassionato di sport e con una piacevole scrittura, ha di­ retto l'Osservatorio nazionale sulla xenofo­ bia per 4 anni. Questo libro, come il prece-

dell'arbitro era sostituita da quello di un advisor che discuteva con i protagonisti, prima delle gare, quali regole applicare. Sotto il profilo organizzativo servono precauzioni per non entrare in contrasto con le culture e le religioni degli immi­ grati: ad esempio, è da evitare che un torneo cui partecipano musulmani pre­ veda gare in occasione del Ramadan. Un altro consiglio riguarda l'opportunità di mettere l'una contro l'altra rappresenta­ tive di atleti aventi la medesima origine,

Gli esperti dicono che è meglio schierare squadre miste piuttosto che autoctoni contro immigrati


perché ciò può risvegliare rivalità etni­ che "regionali", di cui è difficile render­ si conto in anticipo. E ancora: iniziative una tantum servono a poco, occorrono vere e proprie campagne condotte in profondità, iniziative continuative, sulle quali richiamare l'attenzione della col­ lettività, per creare spazi di comprensio­ ne reciproca ed anche per sollecitare la nascita di politiche pubbliche finalizza­ te all'integrazione. Come ha giustamente osservato l'ex se­

gretario generale dell'ONU, Kofi Annan, lo sport parla un linguaggio universale, in quanto tale è un ottimo mezzo per promuovere pace, sviluppo, integrazio­ ne e, in definitiva, per costruire un mon­ do migliore. Perché ciò avvenga c'è pe­ rò bisogno di uno sport mirato, meglio ancora se promosso in grande stile nel­ l'ambito di una politica nazionale orien­ tata alla crescita di una società realmen­ te multietnica e multiculturale ma inti­ mamente coesa. E

Molte iniziative nei Comitati locali

Calcio ma non solo: a Bergamo si gioca a cricket Sono molti i Comitati CSI che hanno avviato attività all'insegna del tema "Sport e immigrazione". Iniziative che coinvolgono squadre formate

da immigrati sono state organizza­ te nei Comitati di L'Aquila, Napoli, Bergamo, Bologna, Prosinone, Mila­ no, Pavia, Torino, Biella, Treviso, Piacenza, Reggio Emilia, Roma, Bre­ scia, Prato.

Non mancano le iniziative dedicate specificamente agli immigrati. Il CSI Faenza ha organizzato nel 2005 il 1° Torneo di calcio per immigrati, con rappresentative di Camerun, Sene­ gai, Albania e Marocco. Molto atti­

vo il CSI Verona, che or­ ganizza in primavera il torneo di calcio a 11 "Un pallone grande co­ me il mondo". Nell'edi­

zione 2006 a contender­ si il trofeo sono state una squadra

composta da giocatori extracomuni­ tari provenienti da diversi Paesi (Al­ geria, Colombia, Marocco, Sri Lan­ ka, Senegai, Costa D'avorio , Gha­

progetto per il servizio civile finaliz­ zato all'accoglienza e all'integrazio­ ne multietnica con attività, sportive

e formative. A Bergamo squadre di giocatori indiani e pakistani si af­

na, Perù, Tunisia, Brasile, Bolivia, Equador, Tibet, Guinea Bissau, Ro­

frontano in partite di cricket. Tornei di calcio per immigrati sono orga­

mania e Palestina) e un'altra forma­ ta dagli agenti della Polizia verone­

nizzati dai Comitati di Torino, Mo­ dena, Ascoli Piceno e Carpi, sede

se. Il CSI Macerata ha presentato un

del torneo "Una Città mille paesi".

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DIBATTITO

Sul territorio esistono veri laboratori spontanei

A Brescia l'oratorio è una casa per tutti Intervista all'animatore Andrea Franchini, che nella parrocchia di San Giovanni Evangelista si confronta quotidianamente con la necessità di far coesistere ed educare una folta presenza di immigrati spesso superiore a quella dei ragazzi italiani

di Andrea De Pascalis el vostro territorio avete un

N

Giochi quotidiani La facciata della Chiesa di San Giovanni Evangelista, a Brescia, un edificio di origine antichissima. Al suo interno, anche un dipinto giovanile del Romanino, la "Madonna col Bambino e i Santi". In alto, Andrea Franchini. Nell'altra pagina, scene di vita quotidiana negli oratori italiani

tasso percentuale di presen­

za degli immigrati pari a circa 10 volte la media nazionale. Si può di­ re che rappresentiate il laboratorio di ciò che diventerà realtà diffusa tra qualche anno. Quali problemi ha posto e pone nella comunità un fenomeno del genere? «I prossimi anni dovranno vederci tut­ ti impegnati nel difficile, ma necessa­ rio cammino interculturale. Più che i problemi, che sicuramente non sono

mancati e non mancano, mi piace sot­ tolineare come in questi ultimi anni sia viva la consapevolezza in molti abitan­ ti, sia italiani sia immigrati, che il vive­ re bene insieme nel quartiere dipende e dipenderà dalla libertà e dalla re­ sponsabilità di ogni uomo. Se negli anni passati molti residenti italiani

avevano abbandonato il quartiere, per situazioni anche reali di paura e di de­ grado sociale e urbanistico, si assiste ora a un ritorno. Non sono poche in­ fatti le famiglie che hanno scelto di prendere casa e far crescere i loro figli al Carmine. Sicuramente l'accoglienza nel quartiere richiede a tutti, in modo particolare alla comunità cristiana, uno sforzo per superare la reciproca diffidenza e in uno stile di attenzione ed ascolto innescare sincere dinami­ che di scambio e partecipazione sui

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^rTìfflTTTi

grandi temi del bene comune». Nel vostro oratorio la presenza di figli di immigrati rappresenta oltre il 50% (circa 60 ragazzi su 110). Co­ sa ha fatto e contiua a fare l'orato­ rio per favorire l'integrazione? «Nel Centro di Aggregazione Giovani­ le la percentuale di figli di immigrati è del 55-60%. A questa ricca e colorata presenza si è arrivati dopo qualche an­ no di lavoro e di proposte, la gradua­ lità dell'adesione ha favorito l'inseri­ mento ed ha permesso di stipulare un patto educativo tra le famiglie e l'ora­ torio. Lo sforzo che abbiamo fatto per far sì che ognuno potesse "trovarsi a casa" all'interno dell'oratorio è stato quello di valorizzare la diversità di cui

ciascuno è portatore attraverso picco­ le proposte multiculturali - corsi di cu­ cina etnica realizzato in collaborazio­ ne con le mamme, feste di complean­ no organizzate secondo le varie tradi­ zioni dei Paesi di provenienza - e di far sì che ognuno potesse conoscere e comprendere chi siamo e ciò che gui­ da il nostro agire. Accanto a queste proposte più pratiche abbiamo cerca­ to di strutturare un tavolo di confron­ to a cui partecipano genitori ed edu­ catori». Quali problemi avete dovuto af­ frontare nello specifico della par­ rocchia e dell'oratorio sul fronte dell'integrazione etnica, culturale e religiosa?


«All'inizio la difficoltà più grossa è sta­ ta quella di aiutare il gruppo "storico" a non percepire le nuove presenze co­ me "invasori", andando oltre un pri­ mo atteggiamento di chiusura e favo­ rendo lo scambio. Dall'altro lato è sta­ to faticoso il processo per rendere an­ che gli stranieri consapevoli del ruolo

di protagonisti all'interno dell'orato­ rio. Le riflessione e lo sforzo fatto dal­

la comunità ha portato alla stesura di una Carta educativa che contiene i principi fondamentali dell'azione edu­

cativa ed è fonte a cui si ispirano tutte le persone e le attività dell'oratorio».

sport, rugby e pallavolo. Sicuramente

rappresenta un ottimo strumento di in­ tegrazione in quanto favorisce la colla­ borazione, la complicità e lo sviluppo di positive dinamiche di gruppo». K

Quale posto ha l'attività sportiva nei vostri piani pastorali? Lo consi­ derate uno strumento adatto a fa­ vorire l'integrazione? E perché? «All'interno delle proposte educative

dell'oratorio l'atti­ vità sportiva è stru­ mento importante nel cammino di crescita e forma­

zione personale. Pur non svolgendo attività agonistica essendo privi di spazi sportivi ade­

L'integrazione è più facile se passa per lo sport: siete d'accordo? Avete delle per­ plessità? Conoscete degli esempi in un senso o nel­ l'altro? Suggerimenti e criti­ che serviranno a rilanciare il Dibattito dì Stadium. Scriv te un'e-m

guati - vengono proposti laboratori pomeridiani di mi­

nibasket,

gioca-

ìpTmìts

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CLERICUS CUP

Tutti i perché della Clericus Cup

Anche la Chiesa nel vortice del pallone Il campionato di preti e seminaristi fa parlare e discutere tutto il mondo, non solo ecclesiastico. Da una parte il "pittoresco", il luogo comune di Peppone e Don Camillo; ma dall'altra, motivazioni e riflessioni più profonde che riguardano il vero senso dello sport di Claudio Paganini* a Clericus Cup non smette di far

L

delie tradizioni, dare sicurezza proce­ dendo nel sentiero impervio della socie­ parlare di sé. Da un lato la stampa tà, ma, da sole, queste attività non sono tiene vivo l'interesse con i risultati agonisufficienti. È un'affermazione ampia­ siici e le storie di vita dei sacerdoti gio­ mente ribadita che anche l'Italia sia divecatori, festeggiando in tal modo un nuta terra di missione, e come, nel nuovo filone di interesse mediático. nostro Paese, l'opera di prima evange­ Dall'altro, particolarmente in campo lizzazione sia divenuta prioritaria rispet­ ecclesiale, viene posta la domanda: «A to alla sacramentalizzazione. Sono paro­ chi giova? A chi o a cosa serve? Perché le abbondantemente usate dai vescovi e la Chiesa dovrebbe "prendersi a cuore" anche l'attività sportiva, già ampiamen­ dal magistero della Chiesa nell'ultimo te sviluppata da amministrazioni comu­ nali, Interessi societari, aziende commer­

ciali, mass media...? Quali credibilità e secondi fini hanno guesti sacerdoti che

si interessano di sport? Non hanno più niente da fare?». Non possiamo che essere vicini e com­ prendere le ragioni dei sacerdoti impe­ gnati nella pastorale, in un tempo che vede la diminuzione dei sacerdoti e l'au­ mento degli impegni, ma è logico proce­ dere mettendo un po' di ordine nella questione e stabilendo delle priorità.

Diamo allora per fondamentale che l'amministrare i sacramenti, curare la

catechesi e la liturgia, promuovere la carità sono azioni primarie all'interno della parrocchia. Ma, e lo affermo con profondo rispetto, queste azioni da sole non bastano. Possono testimoniare una fedeltà alla Chiesa e alla conservazione

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ÌTHiiO

decennio. Occorre dunque prendersi a cuore anche tutti coloro che non frequentano più la Chiesa. Un popolo molto numero­ so che, nonostante tutto, si dichiara disponibile a riprendere il dialogo inter­ rotto con la Chiesa dopo aver stabilito con i pastori relazioni significative; dopo aver condiviso luoghi di incontro ed essere stato coinvolto attraverso interes­ si e servizi alla comunità. Investire sullo sport in parrocchia va inteso, allora, come accompagnamento della persona umana in una fase parti­

colare della sua vita e come uno squisito gesto di amore nei confronti dei ragazzi più giovani. Come, usando una defini­

zione che fu un cavallo di battaglia negli anni '80, una esperienza di "promozio­ ne umana" precedente l'opera del­

l'evangelizzazione.

Ben venga allora la Clericus Cup, se rie­ sce a fermare in pochi fotogrammi l'im­

magine di uno sport dal valore positivo in se stesso. Ben venga questo straordi­ nario torneo, se riesce a ricordare, a sacerdoti e giovani "lontani", che alla Chiesa stanno a cuore tutti i giovani, anche quelli che praticano lo sport e il calcio. Ben venga la manifestazione capace di proporre il modello sportivo CSI per "educare attraverso lo sport" (ma anche di evangelizzare attraverso lo sporti). Il Pontificio Consiglio per i Laici, organi­ smo della Santa Sede, ha istituito nel 2004 la Sezione Chiesa e Sport. Tra i sui scopi dichiarati, quello di "sensibilizzare le Chiese locali alla cura pastorale degli ambienti sportivi" ed anche "favorire una cultura dello sport che promuova una visione dell'attività sportiva come mezzo di crescita integrale della persona e come strumento al servizio della pace e della fratellanza tra I popoli".

La vera provocazione della Clericus Cup non è "Cui prodest? A chi giova?" ma piuttosto "I care! Mi interessa, mi sta a cuore"\ Mi interessa l'uomo! Ogni uomo che, anche attraverso lo sport,

realizza se stesso e il progetto di Dio. Consulente Ecclesiastico Nazionale CSI


Gol e buone azioni all'ombra di San Pietro

Altro che Champions

questo è un Mondiale! Entra nel vivo il torneo organizzato dal CSI, cui sono iscritte 16 squadre di sacerdoti e seminaristi. Goleade, rigori, espulsioni e risultati a sorpresa. Curiosità per il cartellino azzurro e per i time out

di Felice Alberghetti Fotoservizio di Alessia Giuliani e Daniele Colarieti Catholic Press Photo

c 1

eravamo sbagliati. Avevamo presentato la Clericus Cup come la Champions League del clero, in realtà dopo un mese di partite, l'aria che si respira è quella di un vero e proprio Mondiale pontificio. Alla Petriana, dove il Cupolone è autorevole spettatore sul lato Ovest del campo, ci sono cronisti e foto­ grafi a bordo campo, mentre sugli spalti sventolano le bandiere con i colori di mezzo mondo. E poi, i con dei supporter:

dal classico "Allez le Bleus!" intonato dai francesi del PSG (Pontificio Seminario Gallico), al ripetuto "Mater Ecclesiae quie­ te goal" dei confratelli plaudenti del­ l'omonimo seminario latino-americano. Perfinire con "Godbless America", grida­ to a gran voce dagli statunitensi del PNAC (Pontificia! North American College). Se ne sono viste insomma delle belle,

dalle banane e i mandarmi divorati nell'in­

Fischio d'inizio

tervallo dai francesi (altro che tè caldo, Caressa!) ai sottomaglia, di moda anche tra i seminaristi. Una dedica tutta "maria­

Classico lancio della monetina prima della partita tra la Sedes Sapientiae e la Lateranense. Sullo sfondo, il Cupolone. Nell'altra pagina, il calcio d'inizio della Clericus Cup, affidato al Cardinal Pio Laghi, presidente del Pontificio Collegio S. Pietro, che ospita il torneo

na" quella nel match di apertura del mes­ sicano Cesar Asterga («quando gioco,

indosso sempre la maglia con l'immagine della Madonna di Guadalupe»), ha rivela-

GLI AUGURI ALLA COPPA DEL CARDINAL BERTONE In un messaggio augurale, inviato alla vigilia del calcio d'inizio, il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone auspica «che tale provvida iniziativa contribuisca ad intensificare i sentimenti di autentica amicizia e fruttuosa condivisione». Il porporato ricorda anche che «questa manifestazione è finalizzata a riaffermare il valore educativo e pastorale dello sport, al servizio dello sviluppo integrale della persona umana»

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CLEROS CUP

to il buon centrocampista della Mater Ecclesiae. Giacomo Piermarmi, numero 10 in forza al Redemptoris Mater, dopo un bellissimo gol ha mostrato una t-shirt con scritto " Tutto posso in Colui che mi dà la forza (Filippesi 4,13)" citazione, di un passo biblico già fatta dall'interista Adriano dopo un gol in Champions League. «Perchè l'ho fatto? - ha detto il seminarista al termine dell'incontro - per­ chè Dio è la mia gioia e la mia salvezza. Se non Lo avessi incontrato, adesso non sarei PLAYERS & PRAYERS TUTTO FA CLERICUS «Notre Père qui es aux cieux, que ton Nom soit sanctifié, que ton règne vienne,...»: così è iniziata la partita del PSG, con i giocatori del seminario francese in cerchio nella propria metà campo che si stringono in preghiera. Chi segue il calcio, raramente aveva mai udito prima "urla" di preghiera degli spogliatoi. Sempre dallo spogliatoio francese, dopo il "riconoscimento" arbitrale si intuiva invece benissimo «Je vous

felice come sono». Gli abbracci e le pacche sulle spalle si spre­ cano a ogni fine gara, anche in quelli più agonisticamente accesi. Non è rugby, ma c'è più che un "terzo tempo". I francesi, a esempio, in apertura prendono 4 "schiaf­ fi" dal Tiberino e non soltanto porgono l'altra guancia, ma formano un tunnel per abbracciare e applaudire gli avversari. Buone azioni, insomma e tanti gol. I vari Drogba e Shevchenko, Ronaldinho e Totti, qui si chiamano Gboko, Arreda, Rejes,

salue, Marie pleine de grâces...». E alla fine del match, nonostante la sconfitta con il Tiberino, l'ultimo ringraziamento «Notre Dame des victoires, priez pour nous», chiarisce ulteriormente la vera missione della squadra transalpina.

Players & prayers, dunque alla Clericus è normale. Sulla panchina del Tiberino, c'è anche chi attende di entrare in campo sfogliando un bel libro di meditazioni. Ma non è il solo. L'emozione più bella è quella regalata al pubblico dal gruppo del seminario nordamericano, che dopo i rigori, la gioia, l'esultanza, le foto e le interviste di rito, fa silenzio, si raduna in ginocchio davanti al Vaticano e... prega. Anche questa è la Clericus Cup.

Saran, Salvato. Il primo, ivoriano come l'attaccante del Chelsea, è il bomber della Redemptoris Mater, il secondo è un mes­ sicano dai piedi buoni che studia e segna nella Mater Ecclesiae. Gli altri due stranie­ ri nell'ordine sono due don del Vicariato: Ricardo Reyes è panamense ed è vicepar­ roco ai Parioli, nella chiesa di San Luigi Gonzaga; Marek Saran è polacco della diocesi di Lublino, anche lui è vice-parro­ co, ma al Sacro Cuore di Gesù Agonizzante, a Vitinia. Il camerunese M'Moo (pilastro della dife­ sa Mater Ecclesiae) è amico d'infanzia di Eto'o, il centravanti del Barcellona. Lui conferma: «Slamo cresciuti nella stessa tribù». Un altro roccioso muro difensivo è l'unico seminarista dell'Oceania, il guineo Philemon Korake, il Kuffour della Clericus Cup, in forza al Collegio Urbano. Arrivano le prime punizioni e i rigori, sba­ gliati e segnati, i primi sono stati proMater Ecclesiae: se il capitano Laime, forse emozionato, calcia il primo penalty sul portiere Lino della Gregoriana, il compa­ gno di squadra Miranda invece lo spiazza successivamente dal dischetto. Così è stato segnato il primo gol del Mondiale

vaticano. C'è un utilizzo attento dei time out (il regolamento CSI ne consente 1 di un


COSI LE ULTIME 2 GIORNATE DECISIVE PER I QUARTI DI FINALE (GIRONE B

GIRONE A 6a giornata

6a giornata

Gregoriana - The North American O.M.I.Team - P.S.G. Pontificio Seminario Gallico Mater Ecclesiae - Tiberino Pontificio Collegio Urbano - Croati

Almo Collegio Capranica - Divino Amore Ordine di S. Agostino - Sedes Sapientiae Pontificia Università Lateranense - Redemptoris Mater Vicariato di Roma - Pontificio Seminario Romano Maggiore

7a giornata

7a giornata

Gregoriana - O.M.I.Team The North American - Mater Ecclesiae Croati - P.S.G. Pontificio Seminario Gallico Tiberino - Pontificio Collegio Urbano

Divino Amore - Ordine di S. Agostino Vicariato di Roma - Pontificia Università Lateranense Pontificio Sem. Romano Maggiore - Almo Collegio Capranica Sedes Sapientiae - Redemptoris Mater

minuto per tempo e per ciascuna squa­ dra), mentre fioccano anche i cartellini: per gli annali, il primo giallo è stato del

brasiliano Lino (il portiere della Gregoriana), il primo rosso punisce il seminarista salvadoregno Jeronimo Cucufate (gioca nella Sedes Sapientiae), espulso a causa di un fallo da ultimo uomo, con l'avversario lanciato a rete. Il primo "azzurro", la tarjeta azul o carton

bleu, tanto atteso dai media internazio­ nali, quello che indica dell'espulsione tem­ poranea, finisce sulle spalle del numero 4 del Vicariato, Alessandro Colella. I primi calci da prete hanno incuriosito e divertito. La Clericus Cup ha saputo mostrare, lontana dai luoghi comuni, la grande umanità dei sacerdoti, ragazzi innamorati del pallone, in campo tenaci e caparbi, fuori divertiti ed increduli nel

ritrovarsi a commentare "pastoralmen­ te" spettacolari rovesciate piuttosto che maldestre giocate. Dopo Pasqua (il tor­ neo si ferma per celebrare le festività) si tornerà in campo e per le 16 squadre

sarà tempo di verdetti. A maggio non c'è solo la Pentecoste ad attenderli, per le 8 formazioni che si qualificheranno ai quarti di finale, sarà anche il tempo del dentro o fuori.


CLERICUS CUP

Il torneo ha scatenato l'interesse dei media internazionali

Tutto il mondo guarda la Clericus

Futebol Sacerdotes de Roma disputarlo campeonato pròprio

Inviati dai cinque continenti per la partita inaugurale. Per la prima volta la Radio Vaticana si occupa di cronaca sportiva. Su Sat 2000 ogni lunedì tutti i gol del torneo -

11 giorno dell'inaugurazione, solo la CNN I era assente, per la contemporanea crisi del governo Prodi. Sul tavolo degli accre­ diti stampa e tv, alla fine è rimasta solo la busta dell'emittente satellitare americana. Per il resto, c'era e c'è il mondo intero alla Clericus Cup: la BBC, France 2, la tedesca ZDF, l'austriaca ORF, la spagnola Antena 3, i messicani di Televisa. Microfoni ovun­ que, dei corrispondenti delle più impor­ tanti testate internazionali, e ancora radio e agenzie fotografiche mondiali venute a immortalare il calcio d'inizio del primo campionato pontificio internazionale. Un successo planetario, rimbalzato nei 5 con­

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We .

tinenti anche attraverso il web. Le prime partite della Clericus Cup sono state commentate da tutti i principali tg italiani. Radio Vaticana per la partita inaugurale ha confezionato qualcosa di storico: per la prima volta nei suoi 75 anni di storia, l'emittente ha dedicato nel suo radiogiornale internazionale un ser­ vizio "a caldo" di una cronaca sportiva, con i relativi tabellini ufficiali della gara. Ogni lunedì alle 18,30, Sat2000, nel

corso del programma di Giampiero Spirito "Sport 2000", trasmette fino al termine del torneo i risultati e le classifi­ che della Clericus Cup. K

News Radio broadcaster stabbed to death ir


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CLERICUS CUP

La maledizione della "fagiolata brasiliana" ovvero Mater Ecclesiae-Gregoriana 6-0 Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa simpatica lettera indirizzata dal tecnico della squadra dell'università Gregoriana ai suoi giocatori. Tra il serio e lo scherzoso, don Adriano Ganci, ci svela i retroscena di una partita finita non proprio nel migliore dei modi. Almeno dal punto di vista del risultato «¿a Clericus Cup è un campionato che sta incantando i tifosi, o per meglio dire, i "fedeli" del calcio. Sor­ prese e risultati inaspettati. Come, ad esempio, nella partita tra la Grego­ riana e il Mater Ecclesiae, finita 0-6. Per alcuni è stata una partita di scon­ fitta (forse anche strategica), per altri, invece, una partita gloriosa (forse anche un po' euforica). Una cosa possiamo asserire con sicu­ rezza per quel che è accaduto alla Gregoriana: in una squadra dove si mangia, date le origini dei giocatori, spesso e ben volentieri una buona e, visti gli esiti, "maledetta" fagiolata

alla brasiliana, non sempre si riesce a stare in forma...con "la pancia". Il punto forte di questa squadra è l'esperienza dei suoi giocatori; però, le buone fagiolate che vengono fatte dalle brave cuoche e suore del Pio Brasiliano rendono i giocatori e preti brasiliani non proprio atletici: potremmo dire, "sconfitti" dai chili di troppo. Speriamo che per i prossi­ mi giochi le cose cambino e, soprat­ tutto speriamo che le fagiolate, almeno per il periodo di questo cam­ pionato, vengano sospese. La squadra di calcio Gregoriana è nata solo pochi giorni prima del

debutto nel torneo della Clericus Cup ed è frutto della buona amicizia che lega /'Università con il Pio Brasiliano. Un gemellaggio fatto all'ultimo istante e, purtroppo per il poco tempo a disposizione, pure con scarso allenamento. Questa squadra nasce anche grazie alla forte stima che c'è tra gli universitari e i loro dirigenti e formatori. Speciale rin­ graziamento va reso allora a P. Francisco J. Egana, Vice Rettore della PUG e a P. Geraldo A. Coelho del Almeida, Rettore del Collegio Pio Brasiliano che, instancabilmente dedicano la loro vita alla formazione

La batosta Gli atleti dell'università Gregoriana, sonoramente sconfitti nella partita d'esordio dai giocatori della Mater Ecclesiae, esultanti nell'altra pagina. Il reverendo impegnato in palleggio è invece don Edson Adriano Ganci, ovvero l'autore di questa lettera, nonché tecnico dei calciatori sconfitti

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Stadium


Assiti

e al sostegno degli studenti della PUG e del Pio Brasiliano. Non manca­ no, da parte loro, gli incentivi creati­ vi e divertenti per ciò che riguarda la partecipazione sportiva a questo campionato che, tra l'altro, ci fa capire che nella vita c'è bisogno non soltanto di armonia con la mente, ma anche con il corpo. Qualche volta, un buon allenamento, un costante esercizio fisico, possono aiutare molto, evitando e allonta­ nando lo stress del quotidiano e dello studio. Ai "tifosi" della squadra Gregoriana vorrei dire di non perdere la "fede" nei loro calciatori, non soltanto per­ ché sono dei bravi preti, ma perché sanno giocare a pallone e, forse, in futuro vi potranno incantare e sorprendere facendo dribbling e sempre che P. Geraldo imponga alle brave suore e cuoche del Brasiliano di eliminare dal "menu" la fagiolata.»

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don Edson Adriano Canci Responsabile Tecnico Università Gregoriana

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Sergio Parisse è uno dei simboli della Nazionale che nel Sei Nazioni ha conquistato la simpatia generale. È nato in Argentina, ma è italianissimo come il padre, che vinse uno scudetto a L'Aquila. «Nel rugby c'è tutto: l'aggressività, l'intensità, l'astuzia, la forza. E tutto a grandissima velocità. Il rugby è lo sport più bello: se lo sport fa bene, il rugby fa meglio». di Marco Pastonesi Fotoservizio di Marco Merlini/LAPRESSE

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na buona occasione per tene­

«Non tutti i giocatori di rugby sono parsone normali, altrimenti nella vita farebbero àualcos'altro»

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re lontani trenta energumeni dal centro della città. Così Oscar spiegava il rugby. Che cosa ne pensa, Parisse? «Aveva quasi ragione. Basta guardarci in faccia: non tutti i giocatori di rugby sono persone normali, altrimenti nella vita farebbero qualcos'altro. No, dai, sto scher­ zando. E poi non è vero che siamo stati allontanati dalle città: quasi tutti gli stadi si trovano in centro». Ma come sono i rugbisti? «Se per energumeni intendeva gente grande e grossa, anche in questo caso Wilde aveva quasi ragione, qualche piccoletto esiste ancora. Ma msomma, il rugbi­ sta è una persona particolare, speciale, migliore. E non lo dico perché sono _ un rugbista». «Il rugby è uno sport di com­

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SEI NAZIONI STORICO PER L'ITALIA Mai l'Italia aveva vinto 2 partite nella stessa edizione del Sei ’■* Nazioni, il torneo che ogni anno mette di fronte le squadre più forti d'Europa e che dal 2000 ha cambiato nome e regolamento, "allargandosi" proprio per inserire gli azzurri. La squadra di Berbizier ha realizzato la storica doppietta superando prima la Scozia (in alto l'esultanza di Robertson e Troncon sul prato del mitico Murrayfield) e poi il Galles allo stadio Flaminio, il nuovo tempio del rugby italiano (a destra un'azione con Santiago Dellapè in placcaggio). In occasione del successo sui gallesi, conquistato in un emozionante e incredibile finale di partita, Sergio Parisse è stato eletto Man of thè Match, il migliore in campo.

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battimento, ma questa è solo una parte. Prendi il Sei Nazioni: 80 minuti di guerra, Wilde poi un anno di pace. Nel rugby c'è tutto: l'aggressività, l'intensità, l'astuzia, la forza, e tutto questo, insieme, a grandissima velocità. Il rugby è lo sport più bello. E anche questo non lo dico perché è il mio sport. Se lo sport fa bene, il rugby fa

IN COPPA DEL MONDO ITALIA CONTRO GLI ALL BLACKS Il prossimo grande appuntamento per l'Italia del rugby è la Coppa del Mondo, in programma in Francia dal prossimo 7 settembre. Gli azzurri di Berbizier si sono qualificati superando la Russia e sono stati inseriti nel Gruppo C con Nuova Zelanda, Scozia, Romania e la vincente dello spareggio UruguayPortogallo (24 marzo la sfida di ritorno). L'Italia esordierà proprio contro i favoritissimi All Blacks (nr. 1 della classifica mondiale) 1'8 settembre, a Marsiglia, e giocherà poi con la Romania (12 settembre, ancora a Marsiglia), con la vincente dello spareggio (19 settembre, a Parigi) e Scozia (29 settembre, a Saint-Etienne). Le prime 2 squadre dei 4 gironi si qualificheranno ai quarti e da lì eliminazione diretta fino alla grande finale del 20 ottobre allo Stade de France di Saint-Denis.


Perché? «Un avversario che ti ferma o che ti sfug­ ge guadagna la tua ammirazione, il tuo rispetto. Sta facendo quello che vorresti fare tu, e quello in cui credi anche tu, meglio. Se non sei povero, povero dentro, lo accetti. E alla fine della partita ci vai a

bere una birra insieme». Per molti, rugby significa bere una

birra insieme. È ancora vero? «Verissimo. Non ci sono i due tempi senza il terzo. L'ottanta per cento dei giocatori di rugby beve volentieri una birra. Oppure un bicchiere di vino. In allegria. Si crea lo spi­ rito giusto. E finché è una birra, o due, o anche tre, non succede niente. Diciamo: reintegri. Se ne butti giù otto, la mattina dopo è meglio che fai un'ora di corsa per smaltirle. Se poi mandi giù anche il bocca­

le...». Grandi e grossi, i rugbisti, ma con un cuore. «C'è chi tiene tutto dentro, chi si lascia

Lezioni di francese e inglese per gli azzurri del et Berbizier Mauro BERGAMASCO (Stade Français) Mirco BERGAMASCO (Stade Français) Valerio BERNABÒ' (Gammi Calvisano) Marco BORTOLAMI (Gloucester RFC)

Gonzalo CANALE (Clermont Auvergne) Martin CASTROGIOVANNI (Gammi Calvisano) Roland DE MARIGNY (Gammi Calvisano) Santiago DELLAPE' (Biarritz Olympique) Carlo FESTUCCIA (Roily Gran Parma) Ezio GALON (Overmach Cariparma)

Leonardo GHIRALDINI (Gammi Calvisano) Paul GRIFFEN (Gammi Calvisano) Andrea LO CICERO-VAINA (Infinito L'Aquila)

Azzurrissimi Dall'alto, il et Berbizier, Mirco Bergamasco, una mischia da cui esce Troncon, infine il capitan Bortolami svetta su una touche

Roberto MANDELLI (Roily Gran Parma) Andrea MASI (Olympique Biarritz) Carlos NIETO (Gloucester RFC) Fabio ONGARO (Saracens Watford) Sergio PARISSE (Stade Français) Salvatore PERUGINI (Stade Toulousain) Ramiro PEZ (Bayonne) Matteo PRATICHETTI (Gammi Calvisano) Kaine ROBERTSON (Arix Viadana) Andrea SCANAVACCA (Gammi Calvisano) Fabio STAIBANO (Overmach Cariparma)

Alessandro TRONCON (Clermont Auvergne) Maurizio ZAFFIRI (Cammi Calvisano) Alessandro ZANNI (Cammi Calvisano)

Questa la rosa azzurra che ha partecipato al Sei Nazioni sotto la guida esperta del et francese Pierre Berbizier. Come si vede, 12 giocatori militano in campionati stranieri (9 in Francia, 3 addirittura nello Stade Français che guida la regular season, e 3 in Inghilterra) a dimostrazione di quanto i giganti italiani siano stimati all'estero. Un paragone beneaugurante si può fare col calcio: quando nel 1998 la Francia di Zidane vinse il Mondiale, quasi tutti i Bleus giocavano all'estero e molti di loro in Italia. Il campionato francese era conside­ rato (come oggi) di scarso valore tecnico, esattamente come quello di rugby in Italia: molti considerarono decisiva per il successo francese, l'esperienza acquisita nei campionati di maggior prestigio. E se, nonostante tutta l'euforia di queste setti­ mane, è difficile credere che presto l'Italia possa vincere il Sei Nazioni, è invece faci­ le pensare che possa continuare la cresci­ ta continua delle ultime stagioni. LAPRfSSE/ANSA

meglio». Che cosa ti dà il rugby? «Soprattutto due cose: il senso del gruppo e il valore dell'amicizia. Il gruppo: da solo non vai da nessuna parte, un fuoriclasse serve a poco o niente, una squadra si valu­ ta sul meno bravo e non sul più dotato. L'amicizia: il contesto fisico crea legami forti, non solo all'interno di una squadra, ma anche con gli avversari».


■ EME EME

«A 12 anni mi hanno visto cicciottello e Sistemato in seconda linea. Poi ho fatto il terza ala e adesso il numero 8» andare. Prima o dopo una partita. Ma certe emozioni bisogna provarle. A me è capitato di entrare allo Stade de France, a Parigi: 80 mila spettatori. Roba che ti taglia le gambe e ti mozza il fiato. A volte non è una questione di numeri. A Murrayfield, per Scozia-ltalia, c'erano seimila tifosi ita­ liani che cantavano l'inno. Sfido chiunque a rimanere indifferente. Alla fine di quel

/ campioni del mondo, leader anche per la Fifa CALCIO E RUGBY SORRIDONO INSIEME Grazie ai successi su Scozia e Galles, gli azzurri per la prima volta nella storia sono entrati nella Top Ten del rugby mondiale, la classifica stilata mensilmente dallìnternational Rugby Board e sempre comandata dalla Nuova Zelanda, davanti alla Francia e all'Australia. La classifica è simile a quella, più nota, che nel calcio è stilata dalla Fifa e che attualmente vede al comando l'Italia, per la prima volta dopo il 1993.

COSÌ NEL RUGBY 1 Nuova Zelanda 2 Francia 3 Australia 4 Sud Africa 5 Irlanda 6 Inghilterra 7 Argentina 8 Italia 9 Galles 10 Scozia

94,59 85,66 85,55 84,71 84,65 80,61 79,61 76,05 75,00 73,94

COSÌ NEL CALCIO 1 Italia 2 Brasile 3 Argentina 4 Francia 5 Germania 6 Inghilterra 7 Olanda 8 Portogallo 9 Rep. Ceca 10 Spagna

Le classifiche sono aggiornate al 13 marzo

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Le piacciono i riti del rugby? «Ma sì. Penso al captain's run, l'ultimo allenamento prima di una partita. 0 al banchetto dopo il match, in smoking. 0 all'importanza di un dettaglio come la cravatta. L'unica cosa che, non che cambierei, ma che a volte accorcerei, sono i discorsi. I discorsi dei presidenti, poi i discorsi dei capitani. Pieni di ringra­ ziamenti. Doverosi ma scontati». È vero che il rugby è uno sport pro­

vinciale? «lo gioco a Parigi, e Parigi è tutto meno che provinciale. Però è vero che si è svi­ luppato in città di provincia. Una volta, forse, era più un derby fra campanili. Oggi il professionismo ha cambiato tante cose e tanti italiani vanno a gio­ 1562 care in Francia o in 1540 1535 Inghilterra, a un livello 1496 più alto. In Italia, ad alto 1359 livello, c'è solo la 1330 Nazionale. Bisognerebbe 1312 trovare una nuova for­ 1262 mula anche per i club». 1193 1161 Parisse, quanto si allena?

.ts nal ’ • ' *K C Nome: Sergio Parisse Nato a: La Piata (Argentina) II: 12 settembre 1983 Altezza: 196 cm Peso: 109 kg g Ruolo: terza centro Residenza attuale: Parigi Squadra: Stade Français Paris Allenatore: Fabien Galthiè Nazionale: Italia Debutto in nazionale: 8 giugno 2002 ad Hamilton, contro la Nuova Zelanda Carriera: Dal 2002 al 2005 alla Benetton Treviso, dal 2005 allo Stade Français Paris Palmares: 2 titoli di campione d'Italia (2003 e 2004), una Coppa Italia (2005) Curiosità: È stato votato come giocatore più bello ai Mondiali in Australia nel 2003 Hobby: lettura (Paulo Coelho e Garcia Márquez) Squadra di calcio: Inter


UN ITALIANO NATO IN ARGENTINA GIOCA A PARIGI CON I BERGAMASCO Parisse ha esordito in Nazionale 1'8 ergio junior Parisse è nato a La giugno 2002 contro la Nuova Piata, in Argentina, il 12 settem­ bre 1983. Suo padre, Sergio senior, Zelanda (64-10 per gli All Blacks), a italianissimo, giocava terza ala e a 18 anni, il più giovane terza della storia del rugby italiano, quindi ha L'Aquila conquistò lo scudetto nel

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1966-1967 (14 presenze su 22 par­ tite, poi lo spareggio contro le Fiamme Oro di Padova), quindi emi­ grò in Sudamerica. Sergio junior ha cominciato a giocare nel La Piata, nelle categorie giovanili, nel genna­ io 2002 è stato ingaggiato dal Benetton Treviso, dove è rimasto fino al campionato 2004-2005. Da due stagioni gioca a Parigi nello Stade Français, la squadra di cui fanno

parte anche i fratelli Mirco Mauro e Bergamasco.

partecipato alla Coppa del mondo 2003 (ha segnato una meta al Canada) e al Sei Nazioni, dal 2004 in poi. Vanta una quarantina di "caps" con l'Italia. È alto 1,96, pesa 105 kg, gioca terza centro, ma ha qualità da giocatore universale. Nel 2006, durante il match fra Stade Franpais-Ospreys per l'Heineken Cup, ha realizzato un drop, un cal­ cio di rimbalzo su azione, da oltre trenta metri. Una prodezza alla Jonny Wilkinson che non rifarebbe più: «Non vorrei rovinare la mia media del 100 per cento».

«Lunedì un allenamento, martedì e mer­ coledì due, cioè uno in palestra e uno sul campo, giovedì recupero, venerdì rifinitu­ ra, sabato la partita, domenica riposo. Bagni di ghiaccio dopo gli allenamenti più duri e dopo la partita». E allenamento mentale? «Importante anche quello. Ci voglio­ no gambe, ma ci vuole anche testa. Nel rugby è necessario avere cuore, ma è indispensabile possedere anche la mente. E un equilibrio particolare. C'è chi si allena tranquillo tutta la setti­ mana, chi va in tensione subito». Lei? «Tranquillo lunedì e martedì, concentrato il mercoledì, attento e intenso il venerdì, sabato mi sveglio e mi sento già dentro il match. Me ne accorgo fin dalla colazio­ ne: di solito c'è gente che parla e scherza, il sabato c'è un silenzio da

fare a fette. È quello il momento in cui devi cercare dentro di te le forze per entrare in campo,

e giocartela». Lei ha cominciato a gioca­ re mediano di apertura.

Arti marziali Parisse vive e gioca a Parigi, nello Stade Français. Con il suo club, ogni settimana si allena anche in palestra facendo due ore di judo

«Il rugby insegna il senso del gruppo e il valore dell'amicizia, una squadra si valuta sul meno bravo e non sul più dotato» seconda linea. Poi ho fatto il terza ala e adesso numero 8, terza centro. Il mediano

di apertura è il regista dei trequarti, i velo­ cisti. Il seconda linea è quello delle touche e delle mischie chiuse. Il terza ala è corri­ dore e placcatore». E il numero 8? «È l'uomo che collega gli avanti, cioè i gio­ catori della mischia, ai trequarti. È quello che cerca la penetrazione, lo sfondamento

e che garantisce il sostegno, l'aiuto. È quello che corre e placca, placca e corre. È

quello che sente il pallone fra i piedi quan­ do si vince una mischia. È quello che sta,

«Ero solo un bambino. Poi a dodici anni mi hanno visto

dovrebbe stare, dovunque. Il numero 8 è il ruolo più bello del rugby. Il numero 8 è il

cicciottello e sistemato in

rugby. E non lo dico perché è il mio».

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Ad aprile il primo torneo nel Centro Sportivo Italiano

Mantova porta il rugby nel cuore dell'associazione Quattro le squadre iscritte: Senatori Virgiliani, Boys, Cangrandi e Caimani. Il momento del calcio apre la strada a discipline finora poco diffuse di Giuseppe Sabbadini

II

■ n campionato di rugby con WlV caratteristiche amatoriali. Tallo-

natore: Alessandro Gobbi il presidente dell'ASD Senatori Virgiliani Old Rugby Club di Mantova; apertura per il presi­ dente del Comitato mantovano del CSI, Gian Carlo Zanafredi e via sull'ala fino ad arrivare in meta. Nella mischia, precurso­ ri di questa nuova avventura che inizierà col mese di aprile, saranno i Senatori Virgiliani Old Rugby Club di Mantova, i Boys di Valeggio sul Mmcio(Verona), i Cangrandi Rugby Old di Verona e i Caimani del Destra Secchia di Moglia (Mantova), a dare sostegno al motto internazionalmente riconosciuto del

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rugby old cioè fun, friendship and frater­

essere di insegnamento ed esempio anche in altre realtà, che forse hanno perso la cognizione e l'attaccamento allo sport, inteso come momento di svago e di confronto leale. Il regolamento adottato, che è quello internazionalmente ricono­ sciuto per le manifestazione di rugby old, permetterà inoltre, arrivi in maniera significativa anche Brescia, alle giovani leve di cimentarsi con giocatori più esperti. Senza tralasciare l'aspetto di amicizia e solidarietà verso i meno fortunati, ai quali andranno le eventuali multe pagate dai giocatori meno disciplinati. Insomma il delicato momento del calcio, e al contrario il feli­ ce momento del rugby italiano protago­ nista nel Torneo delle Sei Nazioni, ha suggerito particolare attenzione verso una disciplina finora non praticata nel­ l'associazione ed è proprio per questo motivo che il CSI di Mantova ha deciso di appoggiare attivamente l'iniziativa. Non mancherà ovviamente nemmeno il Terzo Tempo, un'altra buona abitudine che hanno una del rugby: al termine delle partite, tutti valenza educativa e ma proprio tutti, saranno invitati a passa­ sportiva ormai con­ re qualche momento di festa e amicizia e tra un piatto di pasta e una birra si scam­ solidata nel rugby e bieranno sensazioni ed esperienze. K che dovrebbero

nity, cioè divertimento, amicizia e solida­ rietà. Negli intenti dell'organizzazione, la volontà di divulgare al massimo una disciplina sportiva che fa della lealtà, del gioco di squadra e della passio­ Si ne le colonne portanti, oltre al giustificato desiderio di vedere gli aumentare la partecipazione di delle manifestazioni future in aree tradizionalmente affezio­ Parma nate alla palla ovale, come l'area bresciana, il parmense e il rodigino, per vedere così maggiormen­ te diffusa una disciplina che tanto sta dando allo sport italiano. Al CSI piace poter coinvolgere gioca­ tori di tutte le età e vederli confrontarsi su un campo da gioco, non contro un avversano ma con un avversario. Comportamenti

aspettano

e Rovigo


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ANTONIETTA DI MARTINO

«In gara volo ma vivo

PROTAGONISTI

con i piedi per terra» A febbraio ha superato il muro dei 2 metri, orina italiana quasi trent'anni dopo a mitica Simeoni. A marzo ha conquistato il secondo posto agli Europei indoor. A 29 anni, dopo tanta sfortuna, è uno dei nomi nuovi dell'atletica azzurra di Riccardo Signori

c

aitando tra le stelle, Antonietta si portata dietro tutto: ha caricato la mongolfiera dei suoi sogni, raccolto gli anni di fatiche e sofferenze, non ha scor­ dato il vestito dell'allegria, l'intimismo

dei suoi amori, il profumo di una terra. Lassù, dai due metri, non guarda in basso. Perché crede che il rifugio sia

sempre più in alto. Antonietta Di Martino da poco tempo è

diventata una ragazza copertina della nostra atletica. Il 13 febbraio, a Banska Bystrica, in Slovacchia, ha saltato 2 metri,

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come tra le italiane è riuscito solo a Sara Simeoni, quasi trent'anni fa. Poi, per confermarsi, il 3 marzo ha conquistato la medaglia d'argento, la prima della car­ riera, agli Europei indoor di Birmngham, segnale importante di conferma ad alto livello. Insomma, Antonietta c'è: una campionessa vera su quel fisico da un metro e 69 che l'intransigente essenziali­ tà del mondo in pedana definisce da "bassotta". Antonietta Di Martino, lei si sente

una bassotta?

«Guardi, ormai ho fatto il callo. Certo, gareggio insieme a certe stangone da un metro novanta e più. Però mi consolo: non tutte saltano quanto me». Elogio della normalità?

«Ultimamente ero in albergo in camera insieme alla Lebedeva, la campionessa russa del lungo e del triplo. Mi ha rac­ contato di aver cominciato a riconoscer­ mi a Mosca, durante i mondiali indoor. Dalla tribuna mi vedeva così bassa in mezzo alle altre. Mi ha detto: eri una ragazza normale».


EAPRESSE/ÀP

È alta solo 1,69: nessuna tra le più brave del mondo ha un differenziale come il suo

APPUNTAMENTO AL MONDIALE DI OSAKA La medaglia d'argento al collo, i 2 metri nel pedigrée: sono i 2 segni di ricono­ scimento con i quali Antonietta Di Martino affronterà la stagione da qui ad agosto. Appuntamento a Osaka e

durante gli Assoluti: Antonietta porta il personale da 1,93 a 1,98. Poi, un mese dopo ad Edmonton, la finale mondiale. Il discorso che si è interrotto, adesso riprende. Antonietta è contraria

tanta voglia di saltare in cima al mondo. Il secondo posto di Birmingham ha confermato che questa è un'altra vita rispetto a quella degli ultimi anni. È il momento del raccolto.

all'"importante è partecipare". I piani sono chiari: «Vorrei saltare i 2 metri

Tutto cominciò con i Giochi della Gioventù a 12 anni, il primo vero...

convinzione maggiore. Voglio esserci per combattere, tentare qualcosa di bello, che non dico».

salto in alto è del luglio 2001 a Catania,

anche all'aperto». Poi sempre più su. «Vorrei andare a Osaka per dire la mia. Gli Europei indoor mi hanno dato una

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Nome: Antonietta Di Martino Nata a: Cava de' Tirreni (Salerno) II: 1° giugno 1978 Altezza: 169 cm Peso: 57 kg Titolo di Studio: Operatore della gestione aziendale Società: Fiamme Gialle Specialità: Salto in aito

Record personale e italiano indo­ or: 2 metri il 13 febbraio 2007 a Banska Bystrica (Slovacchia) Record personale outdoor: 1,98 a Catania nel 2001 Migliori risultati: vittoria di 5 tito­

Due gravi infortuni, operazioni, 2 anni di inattività: finalmente è uscita dal tunnel Una ragazza che ha fatto a spallate col destino: nel 2001, mondiali di Edmonton, saltava m.1,98. Poi quanti infortuni... «Ho lottato. Nel febbraio 2002, in alle­ namento, mi sono strappata all'attacca­ tura del bicipite e da quel momento è cominciata la tortura: una caviglia lassa, guarisco dall'infortunio me ne capita un altro mentre sto provando 1'1,99 del record italiano indoor, una distorsione che mi cambia la vita». In che senso? «Dolori forti alla tibia, al piede, per un

li italiani assoluti (2000, 2001 e 2006 outdoor, 2003 e 2007 indoor); terza nel 2001 e nel 2006 alla Coppa Europa per Nazioni; quinta ai Campionati Mondiali indoor nel 2006; decima agli Europei 2006 e dodicesima ai Mondiali outdo­ or nel 2001 Idolo: Sara Simeoni Hobby: cucinare e viaggiare Piatto preferito: pizza Musica preferita: italiana, ma anche i Doors, i Led Zeppelin e i Guns and Roses

anno e mezzo ho visto davvero le stelle prima di operarmi. Non era vita normale: niente tacchi, attenta a ogni buca, perfi­ no ai sassi, rischiavo di spezzarmi in ogni momento. Dopo l'operazione sono stata ingessata due mesi, ho camminato con le stampelle, sembravo una bambina pic­ cola: passo dopo passo, un miglioramen­ to dopo l'altro. E qualcuno lassù mi ha aiutato». Qualcuno lassù?

«Intendo Dio. Anche quando ho saltato i due metri è stata la prima persona... msomma... il primo pensiero è stato per lui. Ci ha insegnato che la speranza è la cosa più bella. Quando mi hanno opera­ to, se non avessi avuto la speranza di andare avanti, cosa avrei fatto? Dalle mie parti c'è un detto: chi di speranza vive, disperato muore. Lo dicevano anche a me: credi troppo, speri troppo, pensi troppo. E io rispondevo: non ho nulla da perdere, perché non dovrei sperare? Dio si può chiamare in tanti modi, ma credo che, alla fine, sia uno solo per tutti». Quella per l'atletica è stata un'illumi-

LA MUSICA DI ROCKY PER VOLARE A 2 METRI Ogni momento della vita ha una colonna sonora. A Banska Bystrica, lo scorso 13 febbraio, ciascun atleta in gara poteva scegliersi il sottofondo musicale preferito, «lo ho scelto "The eyes of thè tiger", dalla colonna sonora di Rocky - racconta Antonietta - e devo ringraziare anche quel mitico film per la mia impresa. È stato bellissimo superare l'asticella, non l'ho neppure sfiorata e ho cercato di non guardarla: dal basso del mio metro e 69 mi sembrava altissima, ho staccato e mi sono ritrovata sul materassino»

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nazione? «No, mi ha convinta mio fratello. Lui, però, giocava in una squadra di pallama­ no. Da piccola ho provato di tutto: patti­ naggio, tennis, pallavolo, calcio. Ero più adatta allo sport di squadra. Troppe volte mi facevo male: distorsione, strappi, sti­ ramenti. Però mi bastava poco per ren­ dere: due settimane di allenamento e via!». Ha cominciato con l'heptathlon. «Ho un record personale di 5.687 punti, ma avevo pecche tecniche: anche nel­ l'alto. Meglio concentrarsi su una sola specialità». Cosa vuol dire andare in alto: solo superare l'asticella?

«Quando salto siamo io e l'asticella, penso ad andare in alto. Ma nella vita penso a stare con i piedi per terra. È quasi una contraddizione». Saltando i due metri ha riportato tanti di noi a Sara Simeoni: atleta simbolo.

«Pensi che io avevo solo due mesi quan­

do lei saltava 2,01 a Brescia. È un model­ lo». Cosa significa essere bravi?

«Che ognuno ha il suo talento da sfrut­ tare. Ci sono persone che non saltano due metri, ma portano avanti una fami­ glia di otto figli, lo non ci riuscirei». Famiglia, fidanzato, figli. Ci pensa? «Il mio fidanzato fa l'avvocato e siamo insieme da cinque anni. Ai figli non penso, per ora. Magari in futuro. Intanto guardo quelli delle mie amiche: i bambi­ ni sono belli».


«Sara Simeoni per fine è un modello: vo 2 mesi quando ei ha fatto il record el mondo»

z o tro —o a oa

Suo padre era un pasticciere. Buon

mia e dei dolci!». Il suo piatto top? «La pizza, sono campana. Ma anche gli spaghetti alle vongole e il risotto ai frutti

cd

sangue non mente? «Lo ha fatto per ventuno anni, ora è rimasto l'hobby. A me piace raccogliere le riviste che parlano di cucina e mangia­ re i dolci, stando attenta alla leggerezza,

Antonietta Di Martino in azione all'Europeo all'aperto di Goteborg, chiuso al decimo posto

di mare». Un dolce adatto a celebrare i due metri? «Quelli che noi chiamiamo diavoletti: sono palline colorate, piccole, piccole. Fanno pensare che qualcosa si muove velocemente e salta». Oggi salta, quando smetterà cosa

pensa di fare? «Sono entrata nelle Fiamme Gialle e conto di restarci. Mi piace l'idea di fare la Finanziera. Non come nelle fiction. Anche se noi sportive cominciamo ad essere famose». Idee divistiche? «Niente tv, non mi interessano i reality. Al massimo mi sarebbe piaciuto pattina­ re sul ghiaccio. Ma a Cava dei Tirreni siamo vicini al mare. E io sono felice della mia terra. Le sono molto legata. L'ho capito con il tempo». K

La belga Tia Hellebaut, campionessa europea sia a Goteborg sia a Birmingham

DUE ANNI SENZA SALTARE: «HO PENSATO DI SMETTERE» Prima dell'esplosione di quest'anno, Antonietta è stata a un passo dal ritiro dall'attività agonistica. La sua caviglia sinistra, quella di stacco, è stata letteralmente ricostruita dal professor Benazzo solo due stagioni fa. «Ho pensato di smettere - racconta la Di Martino dato che la sofferenza dovuta agli infortuni era troppa. Ho smesso di allenarmi per quasi due anni finché ho conosciuto Davide Sessa, il mio attuale coarti. Per gioco, in una sorta di sfida tra amici, ho cominciato ad allenarmi con lui, ma senza fretta di ritornare. Ne sono venuta fuori con il lavoro, la tenacia, la pazienza e la fiducia di chi mi stava attorno».

INCANTATA DA PECHINO La passione d Antonietta Di Martino è viaggiare. «La città che più mi ha affascinato è Pechino è uno spettacolo mozzafiato la Muraglia cinese vista con la nebbia e la foschia del mattino. Un'emozione unica che mi ha incantato e che vorrei rivivere al più presto. Infatti sto già pensando a quando posso tornarci». L'8 agosto del 2008 c'è la cerimonia inaugurale dell'olimpiade: Antonietta, prenota l'aereo!

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L'augurio della campionessa olimpica Sara Simeoni

« Brava Antonietta,

PROTAGONISTI

salirai ancora» Spiega la veronese: «La Di Martino è costantemente intorno ai 2 metri: significa che ormai vale più del mio primato». Poi aggiunge, con un pizzico di rimpianto: «Oggi è più facile che ai miei tempi: noi ci allenavamo su pedane fatte in casa ed eravamo gli psicologi di noi stessi» di Luca Tommasini Garantire il futuro della ricerca

s

eparate da un centimetro, divise da un'epoca, unite dalla storia. Antonietta Di Martino era appena nata quando Sara Simeoni nel 1978 scriveva il suo nome nella leggenda con un salto di 2 metri e un centimetro. Trovare un'erede non significa cancellare la storia. Quella è scritta sui libri e brilla nei ricordi, come le sue medaglie. Vero Sara? Cos'ha pensato quando ha visto la Di Martino saltare 2 metri e sfiorare il suo primato? «Certo, mi ha fatto molto piacere, ma ad essere sincera non mi ha stupita. Ciò che mi ha sorpresa semmai è la continuità dei suoi risultati: se è così costante su queste

misure, diventa facile pensare che i 2 metri non siano il suo limite. Guardando la faci­ lità con cui è arrivata a questo traguardo, mi aspetto che in futuro faccia molto di più e che migliori ancora. Ha fatto il record

indoor e vinto l'argento agli Europei, risul­

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SkTìÌO

tati che non si ottengono per caso». Abbiamo trovato la nuova Simeoni? «Lo spero, anzi le auguro di fare meglio della Simeoni. Ho incontrato Antonietta solo una volta, l'anno scorso, e mi ha fatto un'ottima impressione. Dicono che è bassa di statura, ma non conta: anche in campo maschile, lo svedese Holm non è certo un gigante. Mi spiace di non aver mai assistito dagli spalti ad una gara della Di Martino. E a dire la verità l'ho vista poco anche in televisione, dal momento che purtroppo in Italia l'atletica viene relegata ad orari assurdi» Già, perché? «Gli italiani seguono le mode, e secondo me l'interesse per uno sport è dettato prin­ cipalmente dai risultati. Tuttavia, mi sem­ bra di cogliere un risveglio generale della

nostra atletica, e spero che questo sia l'an­ no della svolta non solo per il salto in alto, ma per tutte le discipline»

SARA SIMEONI TESTIMONIAL PER FIRC on esistono ostacoli che non si possano superare. Sara Simeoni lo ha capito quella sera d'estate del 1978, quando ha oltre­ passato quel centimetro che tutti consideravano il tetto del mondo. Principio che le deve essere sem­ brato idoneo anche alle sfide più importanti, quelle della vita. È

N

seguendo questa sua filosofia che dalla scorsa estate è testimonial di una importante campagna di sensi­ bilizzazione sociale che FIRC, Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, promuove a favore della raccolta fondi tramite lascito testamentario. «È così che un gior­ no - si augura - la ricerca potrà

i


sconfiggere definitivamente il can­ cro. Come nello sport - aggiunge Sara - anche nella ricerca è fonda­ mentale affrontare la sfida senza demoralizzarsi mai. E vincerla, con

l'aiuto di tutti». Perché "fare testamento" si trasformi da argomento ostico a una forma di sensibilità sociale che chiunque, in qualunque momento, può decidere di dimostrare, molti personaggi del mondo dello sport si sono prestati in prima persona e hanno aderito alla "chiamata" di FIRC: oltre alla Simeoni, Marcello Lippi, Novella Calligaris, Roberto Mancini, sono

solo alcuni dei nomi che hanno già scelto di credere nel futuro destinan­ do parte della loro eredità a FIRC. Il

spiega: «Grazie alla nostra battaglia fare testamento diventa un atto di grande civiltà che chiunque, in ogni

momento della propria vita, può decidere di compiere». La FIRC è stata costituita nel 1977 da AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) con lo scopo di promuovere e finanziare la ricerca scien­

tifica nel campo della cura e dello studio dei tumori, proprio acco

Federico 11 (2000) e dell'università Politecnica delle Marche (2005); sono state finanziate Unità di Ricerca presso i maggiori istituti italiani,

avviato un vasto Programma Borse di Studio annuali e pluriennali sia per l'Italia sia per l'estero, l'assegnazione del Premio biennale Guido Venosta per ricer­ che volte allo sviluppo di nuove applicazioni tera­

peutiche. Grazie ai lasciti testamen­ tari, dalla sua costituzione

gliendo lasciti testamen­ tari e donazioni. FIRC opera in forma integrata con AIRC, potenziando

FIRC ha raccolto circa 170 milioni di euro e oggi, insieme ad AIRC, è il prin­

l'attività di raccolta fondi per il sostegno

cipale polo privato di finanziamento della ricer­

loro gesto, concreto e simbolico allo stesso tempo, ha la forza di sottoli­ neare un passaggio importante, quello che porta alla continuità della

della ricerca sul cancro. Grazie a FIRC sono state istituite cat­ tedre di Oncologia presso le facoltà di Medicina e Chirurgia dell'univer­

vita e del futuro. Piero Sierra, presidente della FIRC

sità

Statale

di

Milano

(1996),

dell'università degli Studi di Napoli

ca

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cancro

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Italia

coprendo circa il 36% della spesa glo­

bale in questo settore. Tutte le informazioni sono disponibi­

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shulium^

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ATLETICA

«Ai miei tempi trovavamo gli impianti regolari solo in occasione di Europei e Olimpiadi» Momenti indimenticabili Sara Simeoni e Pietro Mennea a passeggio nel Villaggio Olimpico di Mosca, nel 1980. Nel 2000, la campionessa veronese ha incontrato Papa Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo degli Sportivi. Sotto, il salto che le è valso l'oro olimpico. Nella pagina precedente, la gioia per quella conquista

Dica la verità, saltare 2 metri oggi è più facile o più difficile rispetto a trent'anni fa?

«Oggi è più facile, perché noi siamo stati i pionieri. All'epoca non c'era niente di codificato, dovevamo andare alla ricerca della tecnica e della preparazione più adeguata, lo ho adottato lo stile Fosbury nell'anno successivo alla sua invenzione, cioè nel 1968, quando Dick Fosbury emerse a livello mondiale con il suo sca­ valcamento a gambero. Prima di allora la metodologia di allenamento era basata solo sulla forza, perché il salto era ventra­ le. Ma non è tutto. Vogliamo parlare delle strutture? Ci allenavamo con delle peda­ ne fatte in casa, e gli impianti regolari li vedevamo solo in occasione delle grandi manifestazioni. Quando le strutture sono migliorate, io purtroppo ho dovuto smet­ tere».

Quindi si arrabbia se la paragonano a qualche atleta moderna? «No, affatto, ma bisogna tenere ben pre­ sente, senza nulla togliere agli atleti di oggi, che questi rispetto al passato sono favoriti per tante cose. Si può dire che sono coccolati? Vanno all'estero a fare il ritiro nei luoghi con il clima più adatto

all'attività fisica che devono svolgere. Hanno lo psicologo personale che dice loro "ce la puoi fare", mentre io me lo dicevo da sola, perché per superare un'asticella di 2 metri ci vuole la forma, la tecnica, ma anche la convinzione mentale. Quindi non si può fare un paragone con il passato perché le condizioni sono comple­ tamente diverse. Credo che la mia forza sia stata la tenacia, la costanza nell'allena­ mento, tutti i giorni, anche due volte al giorno. Insomma, posso dire di essere stata un'impiegata dell'atletica». K

TRE MEDAGLIE ALLE OLIMPIADI E 24 TITOLI ITALIANI Sara Simeoni, classe 1953, ha vinto la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Mosca nel 1980. Nel 1978, era diventata primatista del mondo con la misura di 2,01. Nel suo curriculum vanta anche l'oro agli Europei del '78 a Praga, due medaglie d'argento ai giochi olimpici (Montreal 1976 e Los Angeles 1984), due bronzi agli Europei, 4 ori agli Europei al coperto, due vittorie alle Universiadi e ai Giochi del Mediterraneo e 24 titoli italiani. Oggi la Simeoni insegna scienze motorie all'università di Chieti.

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SPECIALE ATLETICA

j

Non solo Howe: l'Italia giovane ha voglia di stupire Dal 25 agosto al 2 settembre a Osaka si disputano i Mondiali di atletica leggera: in gara atleti di 212 nazioni. Azzurri rilanciati dall'Europeo indoor di Birmingham, anche se il veterano Baldini punta già a Pechino 2008 di Riccardo Signori l Mondiale di atletica torna a Oriente, sedi­ ci anni dopo Tokyo. Appuntamento a Osaka, la città dell'acqua, 220 chilometri quadrati di cemento, un mondo di 2 milioni e 600 mila abitanti. Il Nagai Stadium è pron­ to ad accogliere un esercito di 3.200 persone tra atleti e giudici, rappresentati 212 Paesi, 24 gare per gli uomini, 23 per le donne. Il tutto in onda (visti i grandi interessi televisivi) dal 25 agosto al 2 settembre. Farà gli onori di casa la maratona maschile, una delle gare piu amate dai giapponesi. A Tokyo e dintorni la corsa dei 42 km ormai è un simbolo di festa e di grande tradizione. E allora il

I

Mondiale partirà e si concluderà a passo di corsa su strada: aprono gli uomini, chiude­

ranno le donne il 2 set­ tembre. Per evitare gli effetti del caldo, il via alle 7

del mattino. Ci sarà anche Stefano Baldini, il campione olimpi­ co che probabilmente cor­ rerà l'ultima maratona mondiale della sua carriera. Insieme a lui proverà la grande impresa Hailè Gebrselassie, l'etiope imbattibi­ le in pista che adesso vuole trovare gloria anche in strada. Difficile che Baldini si presen­ ti a Osaka con la condizione per vincere: la sua testa è già a Pechino 2008. L'Italia affiderà così i suoi sogni a Andrew Howe, il gattone del salto in lungo che tente­

rà di acchiappare il podio. A Helsinki, due

48

stadium

anni fa, l'americano Dwight Phillips vinse sal­ tando 8,60. C'è da volare lontano, ma Howe e partito alla grande con l'oro europeo e il record italiano al coperto (8,30). Proverà anche i 100 metri e potrebbe essere il suo grande errore. A Birmingham, gli azzurri hanno fatto meraviglie: 3 ori (Howe nel lungo, Legnante nel peso donne, Caliandro nei 3.000 uomini), l'argento della Di Martino e 2 bronzi (Bobbato negli 800 uomini, Weissteiner nei 3.000 donne). Mai l'Italia aveva fatto così bene negli Europei indoor, nemmeno ai tempi gloriosi di Mennea e della Simeoni. Difficile pensare che que­ sti ragazzi possano ripetersi a Osaka, bello sperarlo. Per puntare su una medaglia mondiale è forse più facile affidarsi alla volontà di ferro di Alex Schwazer, l'ercolino di Vipiteno che a Helsinki sorprese conqui­ stando il bronzo nella 50 km di marcia e, dopo un'annata in grigio, sembra sulla strada delle grandi conquiste. E così Ivano Brugnetti che potrebbe affacciarsi al davanzale della sua rinascita nella 20 km. L'Italia sarà una sperduta damigella nella guerra dei titani che vedrà gli americani ripre­ sentare la loro moda giovane a cominciare da Allison Felix, regina dei 200, in assenza di Justin Gatlin, finito nel girone degli indemo­ niati del doping. Gli africani continueranno

ad "annoiare" con i loro trionfi nel mezzofon­ do, mentre i giapponesi e i cinesi ci spieghe­ ranno una volta di più le meraviglie d'Oriente.


A pagina 88

SPECIALE MARATONA nella rubrica Websport

r*

Grande Italia Nella foto grande, l'azione spettacolare di Andrew Howe. A fianco, la gioia di Silvia Weissteiner. Sotto, quella di Cosimo Caliandro. Nell'altra pagina, Assunta Legnante e Maurizio Bobbato

Rasies

LE MEDAGLIE DI BIRMINGHAM Cosimo Caliandro

Oro

3000 metri

Assunta Legnante

Oro

Lancio del peso

Andrew Howe_______ Oro

Salto in lungo

Antonietta Di Martino Argento

Salto in alto

Maurizio Bobbato

Bronzo

800 metri

Silvia Weissteiner

Bronzo

3000 metri ___ y

shuliiim

49


~ a pagina 92 SPECIALE

turismo

Il 10° Gran Premio Nazionale al 30 marzo al 1° aprile

Sirmione e Lago di Garda

Grande festa di primavera con gli scudetti della campestre Le prove individuali si svolgeranno a Cavriana, all'interno del parco della Fondazione Exodus, di don Mazzi. Lo Staffettone delle Regioni andrà invece in scena nella splendida cornice di Sirmione di Tito Della Torre a stagione di corsa campestre del

ciato della terza prova del XVI Trofeo CSI, si avvicina a grandi passi all'at­ regionale lombardo, sabato 18 febbraio: le to finale: il 10° Gran Premio Nazio­ due precedenti prove si erano svolte a Lannale, che andrà in scena a Cavriana (Man ­ driano (Pavia) il 3 dicembre e a Guanzate tova) e Sirmione (Brescia) dal 31 marzo al (Como) il 14 gennaio. Eccezionale il bilan­ 1 aprile. La prima località ospiterà le gare cio delle gare di Cavriana: 50 le società che assegneranno i titoli individuali, men­ partecipanti, con 797 atleti, di cui 272 tre la seconda vedrà lo svolgimento dello iscritte alle prove femminili. Nella speciale "Staffettone delle Regioni". A Cavriana le classifica per società, ha prevalso il gare si svolgeranno all'interno del parco Cortenova di Lecco (1699), davanti al CSI della fondazione Exodus di don Antonio Morbegno IV (1611) e al B&RC Castiglio­ Mazzi, la "Casa di Beniamino”. ne d'Adda (1425). L'avvicinamento all'evento è stato scandito Una prova davvero singolare ha animato la fino a metà di marzo, dai Gran Premi Festa regionale di corsa campestre del CSI Regionali, ciascuno composto da una o Liguria, che si è svolta il 25 febbraio sul cir­ più prove, che hanno mobilitato le struttu­ cuito dell'ippodromo dei Fiori, a Villanova re associative pressoché in ogni angolo d'Albenga. Per cimentarsi sulla pista solita­ d'Italia. mente riservata alle corse di cavalli, agli

L

MH

Proprio Cavriana, una delle due sedi del Gran Premio Nazionale, ha fornito il trac­

atleti del CSI ligure se ne sono aggiunti altri provenienti da Piemonte, Lombardia e

Una fase del Gran Premio Nazionale 2006, svoltosi a Castelnovo ne' Monti, sull'Appennino reggiano Toscana. Uno scenario d'eccezione ha avuto anche il Gran Premio della Sicilia, svoltosi domenica 11 marzo nello splendi­ do e storico sito dei Templi di Selinunte, in provincia di Trapani. ■

PROGRAMMA

50

VENERDÌ 30 MARZO

SABATO 31 MARZO

Ore 15.00-18.00 - Arrivi Ore 21.30 Riunione tecnica con i responsabili di società sportive

Ore Ore Ore Ore

ìrTlfWil

08.45 - Cerimonia di apertura 09.30 - Inizio gare a Cavriana 18.00 - Celebrazione eucaristica 21.00 - Serata associativa

DOMENICA 1° APRILE Ore 09.45 Staffettone delle Regioni a Sirmione Ore 12.00 Premiazioni e cerimonia di chiusura


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L’INTERVISTA POSTER BARZAGLI

CANOTTIERI

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CONVENTION DE ROSSI LAMIAj/lIA .IL CSI RITORNA AD ASSISI: " ► UN MEETING D'ECCEZIONE / AL CENTO» Dal 7 al 10 dicembre il tradizionale P DEL MONDO" appuntamento nella città di S. Francesco Fi

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A San Martino di Castrozza oltre 500 partecipanti

Un Gran Premio

da record per lo sci del CSI La nona edizione delle finali nazionali ha pienamente centrato l'obiettivo: qualità e partecipazione. Grande soddisfazione dei responsabili tecnici: «Rispetto agli inizi, oggi il livello agonistico degli associati è molto alto» di Tito Della Torre

l direttore tecnico nazionale del CSI,

zando le singole capacità. Il nostro è un Renato Piccolo, è quasi euforico. «La approccio che ci permette di vivere nona edizione del Gran Premio Nazionale un'esperienza di carattere tecnico signifi­ di sci ci ha dato grandi soddisfazioni, cativo, senza lasciare gualcono, nemmeno anche tecniche. Rispetto agli inizi, rispetto i meno bravi, fuori dalla porta. È questa la a 9 anni fa, la realtà è completamente caratteristica di un'associazione di promo­ mutata. Abbiamo cominciato con una zione, che fa dello sport il suo obiettivo attività mediocre sul piano tecnico e via via principale di vita. Nel calare il sipario su negli anni abbiamo vissuto significativi questa manifestazione, ancora una volta progressi». Alle gare di San Martino di possiamo archiviare l'evento come un Castrozza hanno partecipato 534 atleti e grande successo: record di partecipanti, 146 accompagnatori, in rappresentanza impegno intenso, atleti motivati. Ancora di 12 regioni (le più rappresentate sono una volta salutiamo il successo del state la Lombardia, con 131 partecipanti e Comitato di Reggio Emilia, che si è impo­ l'Emilia Romagna, con 109), 19 i Comitati sto sulla formazione di Bergamo, per la e 48 le società presenti, provenienti da quale la rivincita è rinviata al prossimo Reggio Emilia, Valcamonica, Udine, Biella, anno». Cava Tirreni, Bergamo, Tonno, Massa Dunque, buoni gli esiti tecnici e numerosi

t

Carrara, La Spezia, Verbania, Aosta, Venezia, Padova, L'Aquila, Trento, Ravenna, Feltre, Belluno e Alto Platani. «Sottolineo I progressi, senza voler ovvia­ mente discriminare nessuno, anzi valoriz-

gli atleti che si sono messi in evidenza. Tra gli altri, Gloria Visinoni, dello Sci Club Rovetta (Bergamo), che ha stabilito il miglior tempo (50"93) di tutte le catego­ rie femminili, e Alessandro Colovini, di

Venezia, che ha firmato la prestazione migliore in assoluto con il tempo record di 49"86.

La qualità tecnica del 9° Gran Premio Nazionale di Sci è lo specchio di una cre­ scita complessiva del movimento sciistico CSI, che si evidenzia anche nei numeri del tesseramento, come spiega Enrico Drago, presidente della Commissione Tecnica Sci: «// movimento dello sci nel Centro Sportivo Italiano è in costante crescita numerica. Lo dimostrano proprio le cifre della partecipazione a questa manifestazione. Slamo cresciuti di una trentina di atleti rispetto all'edizione record del 2006. Di molto positivo c'è anche il fatto che tutti coloro che si ¡seri-

vono, poi effettivamente si presentano in postazione di partenza. Che il nostro sia un movimento in espansione lo confer­ ma Il fatto che i Comitati provinciali mag­ giori hanno un'attività sciistica con numeri molto buoni. Siamo molto soddi-


sfatti di questa situazione». Sotto il profilo organizzativo tutto è filato alla perfezione nei quattro giorni di San Martino di Castrozza. Le gare sono comin­ ciate venerdì 2 marzo, con lo Slalom gigante, per le prove di selezione per la divisione nelle due categorie che caratte­ rizzano l'attività sciistica del CSI: i Runners

(i più veloci) e gli Sleepers (i più lenti). E le due categorie hanno poi gareggiato nel Gigante per l'intera giornata di sabato, per terminare la mattina della domenica. Da sottolineare poi, come di consueto nelle manifestazioni a carattere nazionale i numerosi eventi speciali creati a margine

delle gare. Venerdì sera c'è stato il Dolomiti Ski Jazz, concerto dal vivo della Earth Jazz Band, nella Sala Congressi di Fiera di Primiero. Sabato invece doppio appuntamento di svago: al pomeriggio il

concerto in piazza con animazione della "Fare Jazz Big Band" e alla sera la Festa delle Regioni. K

STTifflìlI 53


GP SCI

Reggio Emilia si conferma Comitato campione della neve Stabile, in terza posizione, il Comitato di Udine, con le società Sauris, Valpesarina ed Ovaro in primo piano.

Risultati alla mano, la classifica finale del Trofeo Superteam di Sci alpino, parla ancora reggiano. Il Comitato di Reggio Emilia si riconferma infatti ancora una volta campione nella classifica che

somma i piazzamenti di tutti gli atleti. A portare punti a Reggio Emilia, i concor­ renti degli Sci Club Bismantova, Monte Nuda e Roteglia. Il Comitato di Bergamo, grazie alle ottime prestazioni degli sciatori del Rovetta, degli Alpini Sovere e della Presolana, rispetto al 2006 guadagna una posizione e scalza dal secondo gradino del podio la Vallecamonica, scivolata al quarto posto.

Nelle classifiche individuali Runners, nessuno degli 8 campioni 2006 presenti a San Martino di Castrozza ha saputo concedere il bis. Dopo aver disputato sulle piste Rekord e Valbonetta le due manches di Gigante e lo Speciale conclusivo, le medaglie d'oro sono finite al collo di tutti volti nuovi. Cinque titoli sono finiti ad atleti berga­ maschi: Erica Visinoni (Juniores), Serena Covelli (Ragazze), Diego Palazzi (Criterium maschile), Sergio Migliorati (Master) e Dario Visinoni (Seniores). Quattro gli ori finiti in Friuli, tutti al Comitato udinese: Petra Baumkircher (Esordienti), Simona Selenati (Allieve), suo fratello Giacomo (Juniores) e Daniele Condussi (Adulti). Due titoli, invece, al Comitato di Venezia: Andrea Del Zenero (Esordienti) e Alessandro Colovini (Allievi). Felice Alborghetti

Trofeo SUPERTEAM POS.

COMITATO

1 2 3 4 5 6 7 8

REGGIO EMILIA BERGAMO UDINE VALLECAMONICA VENEZIA BIELLA

9 10 11 12 13 14

15 16 17 18 19

54 MlhliiK

TORINO TRENTO AOSTA

LA SPEZIA VERBANIA BELLUNO FELTRE PADOVA

PUNTI

9361 8261,5 7561,5 7099,5 5400 4596,5 4103 1815,5 1567 1329,5 043 89,5 834

CAVA DEI TIRRENI RAVENNA

570,5 547,5 495,5

MASSA CARRARA L'AQUILA

460,5 269

ALTO PLATANI

42

RUNNERS

5583 6151 6157 3882 3379 2683

1603 1532

1399 982 738 401 834

+ + +

+ + + + + + + +

0 0 131 0 90

+ + + + + + + +

0

+

SLEEPERS

3778 2110,5 1404,5 3217,5 2021

1913,5 2500 283,5 168

347,5 305 588,5 0 570,5 547,5 364,5 460,5 179 42

La Festa delle Regioni scatena l'appetito La piccola piazza al centrale di Fiera di Primiero è stata il cuore di tutti gli eventi collaterali al Gran Premio Nazionale di Sci del Centro Sportivo Italiano. Dalla cerimo­ nia di apertura con annessa fiaccolata, alle manifestazioni musicali, organizzate dalla locale Azienda di promozione turistica, fino alle premiazioni conclusive. Ma soprattutto ha ospitato un'altra "competizione" tra le regioni italiane e i Comitati dell'associazio­ ne. Il sabato sera, dopo la celebrazione reli­ giosa pomeridiana e sempre in uno spirito di aggregazione, si è infatti svolta la Festa delle Regioni. Lasciati da parte sci e rac­ chette, si è aperta una sfida enogastronomica. Mortadella e prosciutto, salame e for­

maggio da Reggio Emilia. Acciughe di Monterosso dal Comitato di La Spezia. Lardo di Colonnata e torta di riso da quello di Massa Carrara. Gorgonzola e torta del pane da Verbania. Salame e i formaggi delle valli dal Comitato di Bergamo. E poi tante altre specialità, che hanno reso più "difficile" la sciata della domenica mattina.

Daniele Morini


Trofeo RUNNERS - Classifica Finale ESORDIENTI Femminile 1

BAUMKIRCHER Petra

Sci Club Sauris - UDINE

298

2

VISINONI Gloria

Sci Club Rovetta - BERGAMO

296

3

GAVIOLI Martina

Ca.Ri.Ve. Sci Club - VENEZIA

285

ESORDIENTI Maschile 1

DEL ZENERO Andrea

Società del Comitato - VENEZIA

298

2

CARONTI Luca

Società del Comitato - VENEZIA

286

3

BERTOLUCCI Riccardo

Sci Club Monte Nud - REGGIO EMILIA 276

RAGAZZE 1

COVELLI Serena

Sci Club Rovetta - BERGAMO

296

2

FIOR Agnese

Sci Club Val Pesarina - A.S. UDINE

290

3

BARCELLINI Valentina

Sci Club Rovetta - BERGAMO

288

RAGAZZI 1

RAVEANE Matteo

Sci Club Feltre - FELTRE

2

GIACOMELLI Davide

U.S. Stella Alpina Carano - TRENTO

286

3

SCHNEIDER Elia

Sci Club Sauris - UDINE

278

288

MASTER VETERANE

ALLIEVE 1

SELENATI Simona

Sci Club Val Pesarina - A.S. UDINE

296

2

DE BIASIO Giulia

Società del Comitato - VENEZIA

290

3

MAINARDI Chiara

Sci Club Monte Nud - REGGIO EMILIA

285

COLOVINI Alessandro

PERETTI Giovanna

K 2-TORINO

295

PEZZA Graziella

Pro Loco Camburzano - BIELLA

289

3

JAMMARON Lilliana

Sci Club St. Orso - AOSTA

288

ADULTI Femminile

ALLIEVI 1

1 2

Società del Comitato - VENEZIA

300

2

DE ANTONI Federico

Ovaro Onlus - UDINE

276

3

COLOVINI Federico

Società del Comitato - VENEZIA

274

1

REALE Ornella

Pro Loco Camburzano - BIELLA

298

2

MICHETTI Luisa

Pallavolo Severe - BERGAMO

288

3

FACHIN Milva

Sci Club Sauris- UDINE

278

SENIORES CRITERIUM Femminile

CRITERIUM Femminile 1

VISINONI Erica

Sci Club Rovetta - BERGAMO

300

1

FOLEGNANI Monica

CSI La Spezia - LA SPEZIA

300

2

PAGANELLI Giulia

Sci Club Roteglia - REGGIO EMILIA

291

2

ZERBATO Elena

Ca.Ri.Ve. Sci Club - VENEZIA

286

3

GAZZOLI Jennifer

Sci Cai Edolo - VALLECAMONICA

284

3

VUERICH Georgia

Gruppo Val Gleris - UDINE

284

296

MASTER Maschile

JUNIORES Maschile 1

SELENATI Giacomo

2

MARIOTTI Paolo

Sci Cai Edolo - VALLECAMONICA

3

PANETTI Simone

Sci Cai Edolo - VALLECAMONICA

Sci Club Val Pesarina - UDINE

1

MIGLIORATI Sergio

Sci Club Presolana - BERGAMO

283

2

GIUDICI Enrico

Sci Club Bismantova - REGGIO EMILIA 293

280

3

PERETTI Ambrogio

Gruppo Sportivo Forno - VERBANIA

266

288

ADULTI Maschile

CRITERIUM Maschile 1

PALAZZI Diego

Sci Club Rovetta - BERGAMO

295

1

CANDUSSI Daniele

Gruppo Val Gleris - UDINE

300

2

VISINONI Ezio

Sci Club Rovetta - BERGAMO

289

2

POLLINI Paolo

Gruppo Val Gleris - UDINE

291

286

3

PALAZZI Tiziano

Sci Club Roteglia - REGGIO EMILIA

263

3

VITALI Nicola

Sci Cai Edolo - VALLECAMONICA

SENIORES Maschile

VETERANI 1

GIGLI Graziano

S.C. Lupi Civago - REGGIO EMILIA

289

1

VISINONI Dario

Sci Club Rovetta - BERGAMO

291

2

CHIULLI Sergio

K 2-TORINO

275

2

DEBBI Roberto

Sci Club Roteglia - REGGIO EMILIA

288

3

FAUSTINI Renato

S.C. Rongai Bisogne - VALLECAMONICA 275

3

LUCCHINI Francesco

Sci Club Sauris - UDINE

288

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55


■Hem

IL CSI FA SCUOLA DI VOLONTARIATO Da! 30 marzo al 1° aprile si svolge a Foligno un corso di formazione per i tesse­ rati dell'associazione. Indispensabile avere voglia di mettersi al servizio degli altri di Tito Della Torre

£ SPORT TESTIMONE DI PACE IN TERRA SANTA cj; '■ 3

Il 26 aprile si corre la Maratona Betlemme-Gerusalemme e anche quest'anno gli sportivi sono chiamati alla partita più diffiCile. Attiva la partecipazione del Centro Sportivo Italiano di Danilo Vico

TORNA DANONE NATION CUP A maggio la fase regio­ nale in 4 città: Reggio Emilia, Bergamo, Bari e Roma. Riservata ai ragazzi di 11 e 12 anni, la manifestazione assegnerà il titolo ita­ liano a Ugnano. Chi vince va a Lione per la finale internazione di Marcello Sala

IL BASKET ABBATTE LE BARRIERE Sport e disabili mentali: la nuova sfida arriva dalla pallacanestro, grazie all'opera di Marco Calamai, che ha lasciato il mondo del professionismo per dedicarsi a un proget­ to più ambizioso di Erika Marani

E

e ancora:

MILANO ANCHE IL CSI ALLA FESTA DI VOLLEYLAND

"VOLKSWAGEN" VERSO LE FINALI Durante il mese di marzo si sono svolte in 12 città le fasi regionali del Volskwagen Junior Masters di Calcio a 11 riservato ai ragazzi Under 13. Il 15 aprile a Coverciano si assegna il titolo italiano

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CASERTA ALIFE PER UN GIORNO CAPITALE DELLO SPORT CAMPANO

MOLFETIA NON SOLO CLERICUS: I SEMINARISTI GIOCANO PER UN ALTRO SCUDETTO


Il 26 aprile la maratona Betlemme-Gerusalemme

Lo sport testimone di pace in Terra Santa Anche quest'anno gli sportivi sono chiamati alla partita più difficile. La testimonianza di Andrea Zorzi: «Questo evento aiuta a ridurre la contrapposizione tra i popoli: magari solo per poco tempo, ma questo miracolo avviene» di Danilo Vico

L

a sfida è dare forza alla speranza. Non permettere che la crudeltà dei tempi prevalga, che le ragioni che di­

cile delle partite, perché ogni edizione del pellegrinaggio trova condizioni ambientali

più difficili, situazioni generali più compro­ messe. «Quel muro alto, altissimo, di ce­ vidono siano più forti di quelle che unisco ­ mento - raccontò lo scorso anno il pallavo­ no, che la sfiducia metta radici nel cuore di lista Zorzi, alla sua seconda partecipazione chi vorrebbe solo vivere finalmente in pace. Come da qualche anno a questa parte, an­ all'evento - è il simbolo terribile delle ten­ che nella primavera del 2007 il CSI torna in sioni. In questi ultimi anni la paura è cre­ Terra Santa a proporvi, dal 23 al 28 aprile, sciuta a tal punto che qualcuno ha sentito la Maratona della Pace e il pellegrinaggio il bisogno di costruire una barriera fisica. In degli sportivi, che vogliono essere segno e ogni angolo, a tutte le ore, Gerusalemme ti testimonianza della possibilità per gli uomi­ sbatte in faccia la certezza che quelle per­

PROGRAMMA

ni e le donne di buona volontà di rompere confini e barriere, di essere seminatori di pace. Ed è una sfida autentica, la più diffi­

23 APRILE lunedì ROMA o MILANO. Partenza in aereo per Tel Aviv da Roma Fiumi­ cino o Milano Malpensa (decollo previsto ore 10.00). Arrivo e tra­ sferimento in pullman a Nazareth.

24 APRILE martedì NAZARETH. Partenza per il Monte delle Beatitudini, Tabga (luogo del primato di S.Pietro e della moltiplicazione dei pani) e Cafarnao (Sinagoga e casa di S.Pietro). Rientro a Nazareth, vi­ sita della Basilica e Grotta dell'Annunciazione, S.Messa.

sone sono costrette a stare insieme. Ma questo evento aiuta a ridurre la contrappo­ sizione, magari solo per poco tempo, ma

25 APRILE mercoledì NAZARETH. Partenza, lungo la Valle del Giordano, per Gerico e BETLEMME. Visita della Basilica della Natività e S.Messa.

26 APRILE giovedì Al mattino: MARATONA BETLEMME/GERUSALEMME. Nel pomeriggio visita del Monte Sion, Cenacolo, Muro Occidentale, Città Vecchia. S.Messa. 27 APRILE venerdì GERUSALEMME. Visita del

Andrea Zorzi, un fedelissimo della Maratona questo miracolo avviene». Il pellegrinaggio

è solo un gesto simbolico che si nutre di queste sensazioni e di questi significati. Ma è indubbio che più folta è la partecipazio­ ne, più diventa possibile che il suo messag­

R

gio faccia breccia.

28 APRILE sabato GERUSALEMME. Conclusione del pellegrinaggio. Trasferimento all'aeroporto di Tel Aviv e par­ tenza in aereo per ROMA e MI­ LANO (arrivo previsto nel tardo pomeriggio)

gio aereo A/R da Roma Fiumici­ no o Milano Malpensa (classe turistica); tasse d'imbarco ita­ liane e israeliane; trasporti in pullman; visite; alloggio in Ho­ tel 3 stelle o Istituti Religiosi, in camere a due letti con servizi privati; pensione completa (be­ vande escluse); assistenza tec­ nico-religiosa; assicurazione Europ Assistance

Quota di partecipazione: 800 euro (Giovani: 550 euro) più 25 euro di iscrizione La quota comprende: viag­

Per ulteriori informazioni con­ sultare il sito Internet del CSI Nazionale: www.csi-net.it

Monte degli Ulivi, S.Messa. Nel pomeriggio Via Dolorosa e Basi­ lica del S. Sepolcro.

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57


Dal 30 marzo un corso di formazione a Foligno

Il CSI fa scuola di volontariato Dopo l'eccellente risposta di partecipazione registrata nelle prime due edizioni, parte la terza esperienza formativa nazionale per giovani volontari associativi. Indispensabile avere voglia di mettersi al servizio degli altri di Tito Della Torre flM

'i

Foligno, dal 30 marzo al 1 apri-

le, il CSI ripropone l'esperienza M ■ del corso di formazione per vo­ lontari, che nelle due precedenti edizio­ ni, svoltesi nel 2005 e nel 2006, ha visto

la partecipazine di ben 130 giovani, mentre 46 sono quelli che hanno com­ pletato il percorso di tirocinio nel mede­ simo biennio. Il corso offrirà a nuovi gio­ vani la possibilità di cimentarsi con

sponibili e competenti, capaci di sostenere la qualità organizzativa, tecnica ed associativa delle sue manifestazio­ ni. Su questa chance la Presidenza nazionale ha fatto una grande scom­ messa, istituendo nel­ l'anno 2005 l'Albo na-

L'opera dei volontari è stata fondamentale per la riuscita del Meeting di Assisi

l'esperienza formativa e contempora­ neamente verrà data l'opportunità di partecipare ad iniziative ed eventi a quanti devono completare il percorso di tirocinio. È facile comprendere quanto sia fonda­

zionale dei Volontari CSI. Una scommes­ sa, perché le ricerche e le statistiche par­ lano di un volontariato, soprattutto gio­ vanile, che è in crisi di vocazioni un po'

mentale per il CSI poter contare sulla collaborazione di persone motivate, di­

danno ampiamente ragione all'ipotesi di lavoro del CSI. ■

in ogni settore dell'associazionismo. Ma i fatti, o meglio i numeri di questi corsi,

Questi i requisiti fondamentali necessari per frequentare il corso •

essere tesserati CSI

avere un'età compresa fra i 16

e i 30 anni

IL PROGRAMMA DEL CORSO DI FOLIGNO VENERDÌ 30 MARZO

19.15 21.15

Introduzione e presentazione del Corso Programma Attività 2007

SABATO 31 MARZO

09.00 10.30 15.00 21.30

Workshop: "La programmazione di un evento" Esercitazione: "Fidarsi e affidarsi: il lavorare insieme" Workshop: "Gestione delle criticità" Dinamiche di gruppo

DOMENICA 1° APRILE

09.30

58

ÌÌTlRO

Workshop: "Le cinque azioni per educare durante un evento"

• avere spiccate caratteristiche di adattamento al lavoro, di disponibi­

lità e flessibilità. Soprattutto è necessario avere tan­

ta voglia di mettersi al servizio degli

altri per la buona riuscita degli

eventi sportivi. Si diventa volontario CSI iscritto all'apposito Albo, fre­

quentando le sessioni di formazione previste e svolgendo un periodo di "tirocinio", vero e proprio banco di

prova dell'esperienza.


A maggio la fase regionale in 4 città

Torna Danone Nation Cup Obiettivo la finale di Lione Riservata ai ragazzi di 11 e 12 anni, la manifestazione assegnerà il titolo italiano a Ugnano, in concomitanza con le finali nazionali dei campionati Under 13 del CSI di Marcello Sala chi vincerà il titolo italiano volerà a Lione per vestire la maglia azzurra e rappresen­ terà l'Italia alla Finale Internazionale. Il successo di Danone Nation Cup Italia si deve alla fattiva collaborazione e alla si­ nergia tra Danone e il CSI, per la promo­ zione e la diffusione di una sempre più ampia cultura del fair play in campo e del

rispetto degli altri che sono tra i valori fondamentali promossi, anche a livello

internazionale, da Danone. Sosterranno la festa dello Sport Danone Nation Cup anche Adidas, Novotel ed Eurosport. K

QUESTO IL PROGRAMMA

Le fasi regionali si disputeranno durante a Danone Nations Cup, una delle più importanti manifestazioni calci­ due weekend contemporaneamente in Lombardia e Puglia, nel Lazio e in Emilia stiche Internazionali per ragazzi di Romagna: il 12-13 e il 19-20 maggio. La 11 e 12 anni, giunge quest'anno all'otta ­ va edizione italiana. Il torneo di calcio squadra vincitrice di ogni finale regiona­ "nove contro nove" è da sempre regola­ le avrà accesso alla finale nazionale, in mentato secondo la carta dei valori fis­ programma a Lignano Sabbiadoro il 2 e

L

sati nel Progetto Culturale Sportivo del CSI. E, soprattutto quest'anno, a scen­

3 giugno, in concomitanza con le finali nazionali dei campionati under 13 del

dere in campo saranno il piacere del gio­ co, il fair play, la facile accessibilità e l'apertura all'altro, valori fondamentali

CSI. Trattandosi di un progetto sportivoeducativo di livello internazionale, alla fi­ nale di Lignano parteciperà anche la

nel percorso di crescita personale, uma­ na e sportiva, di ogni ragazzo.

squadra vincitrice della classifica Fair-Play delle fasi regionali. Come di consueto,

FASI REGIONALI 12-13 MAGGIO Reggio Emilia - Campi Oratorio, via Mogadiscio 42 Bergamo - Azzano San Paolo, via Stozzano 33 19-20 MAGGIO Bari - Istituto di Cagno Abbrescia, corso Alcide De Gasperi 230 Roma - Centro Sportivo 'Francesca Gianni', via Casale San Basilio 292

FINALE NAZIONALE 2-3 GIUGNO Lignono Sabbiadoro (Udine) Centro GeTur, viale Centrale 29 Per informazioni: 0668404528 www.danonecup.com/it

sniffo

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ATTUALITÀ

Sport e disabili: la nuova sfida della pallacanestro

Quando ¡1 basket abbatte le barriere Marco Calamai ha lasciato le panchine di serie A per dedicarsi a un progetto più ambizioso: mandare in campo i ragazzi con disabilità mentali. La sua idea si sta realizzando anche a Pavia, grazie all'impegno della società sportiva Sanmaurese di Erika Marani

/ ragazzi della Sanmaurese in palestra con lo Special Team Annabella '87

prire il basket ai disabili mentali. È

Bozzi. Una significativa presenza femmini­ questo il progetto che a Pavia sta le, la sua, che non deve suscitare meravi­ diventando realtà, grazie all'inizia­ glia, dato che la vita della società è stata tiva della società sportiva Sanmaurese. animata per decenni da molte donne di Un'esperienza nuova e coraggiosa, che in valore che hanno speso energie per la pro­ parte deriva da una già collaudata tradi­ mozione dello sport sul territorio. Da di­ zione cestistica del Centro Sportivo Italia­ versi anni il basket della Sanmaurese è no di Pavia. Qui la pallacanestro ha radici promosso con tenacia, pazienza e passio­ che risalgono all'agosto del 1945, anno in ne, dalla professoressa Bozzi. Oggetto pri­ cui questo sport fu inserito nel ventaglio vilegiato della sue attività, in funzione fordi quelli prescelti per avviare l'attività. Da allora il basket ha formato a Pavia intere DODICI ANNI generazioni di cestisti: non solo atleti, ma IN SERIE A anche tecnici e dirigenti. Dodici stagioni

A

Testimone perfetta di una tradizione tan­ to importante è appunto la Sanmaurese, società che ha legato al CSI la propria vita sportiva fin dai primi passi del Comitato, ed espressione di una comunità parroc­ chiale particolarmente vivace, con i suoi preti sempre attenti a cogliere l'importan­ za della pratica sportiva e, soprattutto, dello sport come momento educativo e di crescita. Figura di spicco dell'associazione è quella della professoressa Maria Teresa

60

STEWiit

da allenatore in Serie A, Marco Calamai, fiorentino, oggi 55enne, ha allenato a Pavia, Rieti, Venezia e Bologna (Fortitudo, di cui era stato anche giocatore), collezionando 365 panchine consecutive nel massimo campionato. Poi, nel '95, la decisione di smettere con la professione che amava per dedicarsi agli altri.

mativa, sono i bambini. Ma ora si è deci­ so di andare oltre, e all'interno degli im­ pianti sportivi della società ha preso il via un progetto senza precedenti: il basket per i disabili mentali. Protagonista principale di questa sfida è Marco Calamai, storico coach dell'Annabella Pavia, squadra negli Anni '80 ai ver­ tici del basket italiano. Con lui anche altre due colonne portanti del basket pavese, Dante Anconetani e Chicco Falerni, oltre alla famiglia Ravizza, già sponsor in passa­ to della squadra di pallacanestro. L'inizia­ tiva, che porta il nome di Special Team An­

nabella '87, gode dell'appoggio del Panathlon Pavia, con in testa il suo presidente

Albino Rossi, il vero motore che ha sensi­ bilizzato l'opinione pubbica.

I disabili che aderiscono al progetto, una trentina fino ad ora, vengono accolti set­ timanalmente e apprendono le nozioni essenziali per diventare giocatori di ba­

sket. Una sfida ambiziosa, ma realizzabile in una città di grande tradizione cestistica come Pavia. ■


Pasqua di bontà

COLOMBA


CASERTA - Al ite per un giorno capitale dello sport campano

no c'è anche la gara competitiva sui 5 km) sia a quelle che de­ siderano trascorrere semplicemente una mattinata in nome della solidarietà. Testimonial dell'intero tour sarà Claudia Andreatti, Miss Italia 2006 (nella foto).

BOLOGNA - L'attività di Calcio a 5 continua con grandi risultati

Domenica 4 marzo si sono svolti ad Alife, in provincia di Caserta, i Gran Premi Regionali campani di corsa campestre e MTB. Le due manifestazioni hanno visto la partecipazione complessiva di oltre 200 partecipanti (170 nel cross, 50 in bicicletta). Davanti a oltre mille persone assiepate lungo il percorso, in MTB (solo categorie giovanili) si è imposta la Kaiatia Bike di Caiazzo (Caserta). Nella campestre invece si è affermato l'Oratorio S.Michele di Alife, da­ vanti alle Polisportiva Piscinola di Napoli. Tra i Comitati, l'ha spun­ tata Napoli.

Si sono conclusi a Bologna due importanti tornei di Calcio a 5, organizzati in collaborazione con la Commissione Tecnica del Centro Sportivo Italiano. Il primo, denominato "Torneo della Befana", organizzato dalla Polisportiva Crespol, ha visto la partecipazione di numerose formazioni maschili e femmi­ nili: a spuntarla sono stati, i ragazzi della Breda Menarim Bus, una sorta di Dream Team (Zani, Montebugnoli, Loconte, Cal­ zati)) messo insieme da Silvano Piazzi, un "guru" del Calcio a 5 bolognese. Fra le donne, trionfo della squadra di casa, il Crespol. Perfetta l'organizzazione curata dal presidente Orsi. La seconda manifestazione, il Torneo delle Terre di Mezzo, era organizzato direttamente dal CSI Bologna e vi hanno parte­ cipato le migliori formazioni di Calcio a 5 della provincia. Fi­ nale "stellare" fra lo Studio 4 ed il Persici Termoidraulica di Morini e Ghedini, che hanno sollevato l'ambito trofeo supe­ rando gli avversari solo nei minuti finali.

MESSINA - Un nuovo campo polisportivo per la S. Antonio Abate-Gesso

AVON RUNNING TOUR - Dopo Bari e Napoli tocca a Catania e Roma, aspettando Milano Riparte di slancio l'Avon Running Tour, edizione 2007. Dopo il battesimo barese dell' 11 marzo, è stata Napoli ad acco­ gliere le centinaia di atlete che hanno partecipato alla corsa in rosa promossa da Avon e dal Centro Sportivo Italiano. In prima fila a sostegno dell'iniziativa anche quest'anno c'era il sindaco Rosa Russo lervolino. In piazza, oltre alle ra­ gazze della Phard Napoli al completo, due madrine speciali: Maria Guida, campionessa europea di Maratona nel 2002, e Suor Paola, la su­ pertifosa della Lazio. I fondi raccolti con la gara di Napoli sono stati devoluti a favore dell'ALTS, Associazione per la Lotta ai Tumori del Seno.

Dopo Napoli, l'Avon Running Tour toccherà Catania (1 aprile) e Roma (22 aprile) per concludersi col solito gran finale di Mi­ lano, il 6 maggio. Le corse sono dedicate a tutte le donne: sia a quelle che ne vogliono fare un'occasione di sport (quest'an­

62

Un sussegursi di emozioni per l'inaugurazione del campo sportivo polifunzionale nel Vili. Gesso di Messina organizzata dalla S.S.D. S. Antonio Abate-Gesso, affiliata al CSI, alla presenza del sindaco di Messina Francantonio Genovese, di alcuni assessori, del marescial­ lo Severo comandante dei carabinieri, del parroco e di alcuni espo­ nenti del comitato CSI di Milazzo-Patti. Con la realizzazione del campo polifunzionale, voluto e cercato fortemente dal presidente Pasquale Grillo e da tutto il consiglio direttivo della S. Antonio Aba­ te-Gesso, si è creato, in un territorio privo di altre strutture sporti­ ve e carente nei servizi, un luogo di aggregazione in cui offrire ai ragazzi la possibilità di fare sport. «Dobbiamo aiutare i ragazzi - ha detto il presidente Grillo - a scoprire i valori dell'amicizia, del rispet­ to delle regole e della solidarietà. È dentro questa speranza che si trova la radice della valenza educativa dello sport. Basta crederci».


VOLKSWAGEN JUNIOR MASTERS Si scelgono le 12 finaliste per Coverciano Marzo è anche il me­ se... Volkswagen. Mo­ tori accesi infatti per il Volkswagen Junior Masters 2007, il gran­ de torneo di calcio a 11, riservato ai ragazzi di età compresa tra gli 11 e 13 anni. Poiché

quest'anno non si gioca a Roma, i campioni uscenti della Ci­ sco (nella foto) non potranno difendere il titolo conquistato­ lo scorso anno a Coverciano. Il primo raggruppamento elimi­ natorio si è svolto 1'11 marzo a Milano, Torino, Napoli e Co­ verciano. Il secondo "round" (18 marzo) è invece andato in scena a Catania, Ancona, Genova e Verona. Al volante della macchina organizzativa sono ancora una volta insieme il CSI e lo Studio Ghiretti. Nell'edizione 2007 si è passati da 8 a 12 città sede delle fasi preliminari (a Bergamo, Bologna, Rimini e Terni rigioca il 25 marzo), con 156 squadre complessive. Le vincitrici di ciascuna fase regionale si sono qualificate per la finale nazionale del 15 aprile, prevista anche quest'anno sui campi del Centro Tecnico federale di Coverciano.

TRENTINO - Nel Trofeo Laurino i giovani sulle orme di Cristian Zorzi Domenica 11 marzo si è svolta una delle manifestazioni sportive più popolari e più amate in Trentino, il Trofeo Laurino, rassegna giovanile di sci nordico che dall'ormai lonta­ no 1959, quando Pozza di Fassa la ospitò per la prima volta, coinvolge ogni anno centinaia di giovani spe­ ranze del fondo regionale. Si è

trattato della 47a edizione, organizzata come sempre dal Cen­ tro Sportivo Italiano di Trento, con l'insostituibile collaborazio­ ne dell'unione Sportiva Lavazè di Varena. La gara, riservata al­ le categorie maschili e femminili Baby, Cuccioli, Ragazzi, Allie­ vi, Aspiranti e Juniores, ha avuto due "via! ", come sempre su due percorsi limitrofi, uno sulla pista Campici e un altro sulla pista Laurino. Tra i vincitori del passato è obbligatorio ricordare il campione olimpico Cristian Zorzi, recente vincitore di un altro titolo mondiale.

ASTI - Il 6° Torneo di Carnevale ha coinvolto 350 giovani calciatori Con una gran festa finale, di fronte a un pubblico eccezionale, si è conclusa ad Asti la 6a edizione del Trofeo di Carnevale, riservato alle squadre giovanili di Calcio 5 del CSI. Trentasei le formazioni partecipanti, con oltre 350 atleti suddivisi in 5 categorie, dal 1999

al 1989. C'erano sindaco, vicesindaco, assessori, e il Consulente ecclesiastico del CSI a onorare la più importante manifestazione calcistica artigiana indoor. Soddisfazione per tutti, a cominciare de­ gli atleti partecipanti, che hanno potuto con allenatori e dirigenti ritirare numerosi premi, assegnati per il loro impegno nelle sei do­

meniche di attività.

MILANO-Anche il CSI fa festa a Volleyland Non poteva mancare il CSI Milano alla ma­ nifestazione pallavolistica più importante dell'anno che ha avu­ to luogo il 3 e 4 mar­ zo al Datch Forum di Assago. Volleyland, che tornava dopo qualche anno, ha ri­

scosso un grandissimo successo (22.000 presenze) tra gli ap­ passionati e gli addetti ai lavori. Il CSI Milano era presente al­ l'interno dello stand della Sparkling, la squadra milanese di Se­ rie A2. Tra le molteplici iniziative presentate, anche "Gioca e impara con il campione", in cui i fondamentali del volley veni­ vano eseguiti accanto ai campioni di Serie A. Centinaia di atle­ ti CSI hanno poi assistito gratuitamente alla partita della Spar­

kling contro la S.E.C. Iserma.

LAZIO - Intensa attività per la Mountain Bike regionale Programma davvero intenso nel Lazio per la Mountain Bike del CSI. Sono ben 25 le prove in calendario fino ad ottobre, con l'organiz­ zazione di società cicli­ stiche dei Comitati di Roma, Viterbo, Latina e Rieti. Questa giran­ dola di gare sfocerà nell'organizzazione della prova del Cam­ pionato Nazionale CSI, a Castelnuovo di Farfa, in programma il prossimo 30 giugno. Il programma regionale si concluderà invece il 21 ottobre, sem­ pre a Castelnuovo di Farfa. Nel programma, oltre al 15° Trittico Laziale, corso da febbraio e marzo a Trevignano, Zagarolo e Rocca Priora, spiccano le 5 prove valide per il Campionato regionale CSI, di cui la prima già svolta il 4 marzo, a Cesano. Seguiranno le gare di Monte­ romano (6 maggio), Aprila (8 luglio), Borgo Velino (15 luglio) e Castelnuovo di Farfa (21 ottobre).

SolWÌ 63


NON SOLO CLERICUS: A MOLFETTA IN PALIO LO SCUDETTO DEI SEMINARI Dal 13 al 15 aprile si svolgerà a Molfetta, presso il Semina­ rio Regionale, un particolare torneo di calcio. A scontrarsi, infatti, con squadre composte da 9 giocatori, e gare da 2 tempi da 15 minuti ciascuno, saranno i Seminari Regionali di tutta Italia. Giunta alla sua 3a edizione, quest'anno la ma­ nifestazione si svolgerà a Molfetta, ovvero sul "campo di ca­ sa" della squadra campione in carica. L'organizzazione tec­ nica sarà ancora una volta del CSI, in campo con collabora­ tori, volontari e arbitri. Oltre ai padroni di casa, giocheran­ no i Seminari di Napoli, Posillipo, Capodimonte, Assisi, Anagni, Ancona, Potenza e Chieti. Tutti i partecipanti (circa 150 gli iscritti) alloggeranno presso il Seminario Regionale di Molfetta. Oltre all'eventi calcistico ci saranno numerosi ap­ puntamenti culturali e di preghiera.

AGENDA CSI DI APRILE 1 aprile Foligno (PG)

Corso di Formazione Volontari Equipe Nazionali

15 aprile

23-28 aprile

Grumello (BG)

Pellegrinaggio Terra Santa

8° Trofeo di Karate

con la Maratona Gerusalemme-Betlemme

Sirmione (BS)

10° Gran Premio Nazionale

Coverciano (FI)

di Corsa Campestre

Finali Volkswagen

25 aprile

Staffettone delle Regioni

Junior Master 2007

Rieti

Campionato provinciale MTB Catania

Piazza Università

Avon Running Tour

22 aprile

3a prova

Roma - Pincio Avon Running Tour

Romano di Lombardia (BG)

Sirmione

Meeting Polisportivo

7° Trofeo Regionale di Nuoto

4a prova

5-9 aprile

22° Trofeo Lombardia

Pordenone

di Atletica in Pista

Torneo Internazionale di Pallavolo

28 aprile

1a prova

Memorial F. Cornacchia

Giovanile Lombardo

29 aprile -1 maggio Acqui Terme (AL) Festa Regionale

Trofeo Polisportivo

13-15 aprile 2007 Molfetta

22-25 aprile Lignano Sabbiadoro (UD)

30 aprile

Torneo Nazionale di Calcetto

7° Gran Premio Nazionale

Incontro formativo

dei Seminari regionali

di Tennis Tavolo

Scuola Giovani Dirigenti

3a edizione

64

stadium


ISTRUZIONI PER L'USO L'OTTIMALE GESTIONE DELLE RISORSE Soprattutto nelle realtà dilettantistiche e nel settore giovanile, è importante che l'allenatore sappia ben organizzare l'allenamento e la struttura che ha a disposi­ zione. Risorse spesso limita­ te che vanno ottimizzate

§ SIRMIONE, LA PERLA DEL GARDA SS

Famosa per il suo clima e le terme, ha molto da offrire ai visitatori. Il 1° aprile ospita lo Staffettone delle Regioni di corsa campestre. Spiagge, monumenti e storia: tutto fuso in un lembo di terra che si affaccia sullo splendido lago di Massimo Carboni

di Filippo Galli

QUANDO LA PALLA SCOTTA Anche l'atleta più abile e spregiudica­

to nelle fasi finali della partita può giocare "in sicurez­ za", per non assu­ mere rischi. Con l'allenamento è pos­ sibile prevenire que­ sta situazione di Mauro Berruto

LA CORRETTA POSIZIONE IN CAMPO Essere un buon arbitro oggi dipende, oltre che dalla conoscenze tecniche, anche

dall'aver fatto propria la tat­ tica del campionato che si deve dirigere. Fondamentali anche l'allenamento e qual­ che piccola astuzia di Massimo Chiesa

e ancora:

IL PREPARATORE

CONOSCERE E CURARE LA MOBILITA' ARTICOLARE

di Marco Manzotti

PSICHE & SPORT COS'È UNA CONFERENZA STAMPA L'incontro con i giornalisti è un'occasione importante per dare notizie rilevanti e

per consolidare i rapporti con gli organi di informa­ zione. La corretta organiz­

zazione si basa su poche e precise regole. È bene conoscerle e rispettarle di Barbara Ricci

IL FATTORE "G" FA LA DIFFERENZA

di Giovanni Pasculli

LIBRI

STORIA E ANALISI DEL TIFO VIOLENTO

di Massimiliano Castellani

WEBSPORT

IN RETE TUTTO IL FASCINO DELLE GRANDI MARATONE

di Luca Palmieri

TlTTlÌO 65


È fondamentale per raqqìunqere qli obiettivi dati

L'OTTIMALE GESTIONE DI TEMPI E MATERIALI

di Filippo Galli Allenatore

Soprattutto nelle realtà dilettantistiche è importante che l'allenatore sappia ben organizzare l allenamento e lo spazio di cui dispone. Risorse spesso limitate che vanno ottimizzate. No alle perdite di tempo e al sottoutilizzo dell'attrezzatura 'attività dell'allenatore, ed alla programmazione del la­ soprattutto nelle realtà voro da svolgere in campo dilettantistiche e del un'attenzione ancora più mi­ settore giovanile, è spesso rata che deve andare necessa­ condizionata dagli spazi fruibi­ riamente oltre le specifiche li, dal materiale tecnico utiliz­ competenze dell'allenatore. zabile (palloni, cinesini, coni, Emerge, pertanto, l'importan­ paletti, casacche, ecc.) e dal za della programmazione. Ar­

L

tempo disponibile. L'allenato­ re può trovarsi nella condizio­ ne di dover fare i conti con il materiale tecnico, spesso da dividere con altri colleghi, gli spazi ridotti ed il tempo, da ot­ timizzare in funzione dei moti­ vi più vari: l'attività extracalcistica dei propri giocatori (scuo­ la e/o lavoro) o la simultanea presenza di più squadre in campo e negli spogliatoi. Per tali ragioni, è giusto che il

tecnico sottolinei e rivendica le eventuali limitazioni, che non

gli permettono di esprimere totalmente e nel modo miglio­ re la propria professionalità; ma è altrettanto giusto che egli affronti il problema e non lo utilizzi come alibi (soprattut­ to in caso di risultati negativi!). Quante volte l'allenatore, nel­ la preparazione della seduta di lavoro, si pone il problema di ottimizzare gli spazi e i tempi, cercando di adattarli agli obiettivi, per trarne, in ogni caso, dei benefici?

Affrontare la questione signifi­ ca dedicare all'organizzazione

^hTÌEÌll

gomento spesso difficile da af­ frontare, dati gli innumerevoli temi da conoscere, confronta­ re ed amalgamare, in un tutt'uno logico e funzionale al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

La programmazione si può de­ finire come l'organizzazione delle risorse disponibili, al fine di raggiungere gli obiettivi pre­ fissati, in tempi determinati e con i metodi più opportuni. Pertanto, per programmare è necessario avere un bagaglio di conoscenze ampio ed ap­ profondito: alcune di esse, de­ rivano dalla formazione dello stesso tecnico e richiedono esclusivamente un adeguato aggiornamento; tra queste, ad esempio, la metodologia deil'allenamento, la tecnica e la tattica e la suddivisione del la­ voro in cicli; altre devono esse­ re ricercate ed apprese di volta in volta, in quanto sono molto variabili. Tra queste, anzitutto, le risorse a disposizione, poi­ ché sia i calciatori, che le strut­

ture, i materiali tecnici e gli

obiettivi variano da società a società e, all'interno della stes­ sa società, da categoria a cate­ goria.

Avere una conoscenza com­ pleta delle risorse utilizzabili, degli obiettivi da raggiungere, dei tempi disponibili e dei me­ todi più opportuni, permette di ottenere un quadro comple­ to che, tuttavia, potrebbe non essere sufficiente. Infatti suc­ cede spesso di vedere gruppi di giocatori in attesa al termine di un'esercitazione, mentre alcu­ ni compagni o l'allenatore si­ stemano il materiale sul campo per eseguire le fasi successive. Questo concetto sarà costan­ temente riproposto perché la programmazione è importan­ tissima per raggiungere gli obiettivi che l'allenatore si po­

ne, indipendentemente dalla categoria in cui opera. Esaminiamo quindi, un'unità di lavoro programmata secon­ do il criterio dell'ottimizzazio­ ne degli spazi e dei tempi. Nella preparazione della sedu­ ta, l'allenatore deve avere sem­ pre ben chiari due aspetti fon­

damentali: l'obiettivo da rag­ giungere, che deve necessaria­

mente essere in relazione alle

caratteristiche fisiche, psicolo­ giche e tecnico-tattiche degli allievi e la progressività delle esercitazioni, che dovrebbe se­ guire i noti canoni: dal sempli­

ce al complesso, dal facile al difficile, dal conosciuto al nuo­ vo. Pertanto, l'allenamento deve

sempre essere programmato anticipatamente. In Tab. 1 un esempio di unità di lavoro (a margine alcune considerazio­ ni, utili per la lettura della ta­ bella). L'unità di lavoro, così program­

mata, consente all'allenatore di avere la totale gestione del­ la seduta di allenamento, sia dal punto di vista tecnico che, soprattutto, in relazione a spa­ zi e tempi. Dal teorico al pratico: in Tab. 2 un esempio di scheda di Unità di lavoro che riporta le seguen­ ti tematiche d'allenamento:

Finta e dribbling-finta: abilità tattica individuale, che si ese­ gue con o senza palla e non prevede il superamento del­ l'avversario; dribbling: abilità tattica individuale, che si ese­ gue con la palla e prevede il su­ peramento, sempre con la pal­ la, dell'avversario. ■


TABELLA 1: un esempio di Unità di lavoro Questa sezione consente di classificare e ordinare, nel tem­ po, il proprio lavoro. Il luogo può indicare la località, ma anche, soprattutto, lo spazio interno al centro sportivo; ad esempio, "campo B" oppure "metà campo A" oppure "campo calcetto". Tale in­ dicazione è utile per ottimizzare gli spazi, in fase di pro­ grammazione e per verificare, al termine dell'allenamento, se lo spazio è stato sfruttato pienamente e se è adatto agli obiettivi, anche al fine di decidere se confermare o cambia­ re spazio, nella successiva unità di lavoro avente lo stesso

Questa sezione consente di programmare, prima dell'allena­ mento, lavori a gruppi di numero prestabilito. Al termine del­ l'allenamento, permette di verificare le presenze ed i motivi delle assenze; tali informazioni, nei cicli di lavoro, potrebbero risultare utili per conoscere gli atleti, ottimizzare i carichi di la­

voro, ecc. Nelle categorie più piccole (pulcini e primi calci) è sempre dif­ ficile programmare un lavoro che preveda gruppi di numero fisso, in quanto l'assenza/presenza è molto variabile e, quin­ di, comporta il rischio di non poter realizzare gli esercizi pro­

grammati.

obiettivo.

SOCIETÀ

|

UNITA' DI LAVORO N°

Allenatore: CALCIATORI PRESENTI N° CALCIATORI ASSENTI N°

OBIETTIVO TECNICO: OBIETTIVO TATTICO: OBIETTIVO CONDIZIONALE: OBIETTIVO COORDINATIVO: MATERIALE TECNICO: FASI DI LAVORO FASE INTRODUTTIVA

CATEGORIA:

STAGIONE SPORTIVA:

LUOGO: Assistente tecnico:

DATA: Prep. atletico: Nome e motivo assenza:

Numero esercitazione

CONTENUTI

Tempo totale Tempo parziale

FASE ANALITICA FASE SITUAZIONALE GIOCO A TEMA PARTITA J L

FASE COORDINATIVA FASE CONDIZIONALE

FASE CONCLUSIVA DEFATICANTE Note

In questa sezione l'allenatore do­ vrebbe appuntare le proprie consi­ derazioni sul la­ voro svolto e sui calciatori che, in positivo o in ne­ gativo, si sono messi in eviden­ za, oltre a rileva­ re situazioni par­ ticolari, ad esem­ pio sulle condi­ zioni meteorolo­ giche e del cam­ po di gioco.

Questa sezione è dedicata al lavoro da svolgere: Le "fasi di lavoro", indicate in modo convenzionale, sono chiaramente a discrezione dell'allenatore. Nelle categorie più piccole, ad esempio, la fase condizionale può risulta­ re superflua! Il "numero esercitazioni" è importante perché non sempre l'ordine della tabella se­ gue il lavoro in campo. Ad esempio: l'allenatore deve eseguire una partita a tema ed ha bisogno di metà campo; per questo, è costretto a fare l'esercitazione dopo la fase in­ troduttiva di riscaldamento, onde lasciare, poi, lo spazio ad un'altra squadra; in tal ca­ so, accanto a partita tema metteremo il nr. 2 e nella fase situazionale il nr.3. I "contenuti" possono essere corredati anche da disegni, soprattutto quando l'allena­ tore espone nello spogliatoio lo schema dell'unità di lavoro, in modo che i calciatori possano prendere visione di quello che dovranno fare. "Tempo totale" e "tempo parziale" sono indicazioni fondamentali per gestire il tem­ po in modo ottimale, alternando lavoro e recupero e, soprattutto, per prevedere pause

e spostamenti.

Questa se­ zione è fonda­ mentale perché la scelta de­ gli obietti­ vi deter­ mina cosa si deve co­ municare alla squa­ dra e cosa si può pretende­ re dalla stessa.

Affili 67


TABELLA 2: Dalla teoria alla pratica: scheda di Unità di lavoro già impostata SOCIETÀ:

STAGIONE SPORTIVA:

UNITA' DI LAVORO N° Allenatore: CALCIATORI PRESENTI Nc> CALCIATORI ASSENTI N D

DATA: Prep. atletico:

OBIETTIVO TECNICO: OBIETTIVO TATTICO: OBIETTIVO CONDIZIONALE: OBIETTIVO COORDINATIVO: MATERIALE TECNICO:

FASE ANALITICA

1 2

3

5

6

GIOCO A TEMA

PARTITA FASE COORDINATIVA

GUIDA DELLA PALLA FINTA E DRIBBLING

EQUILIBRIO - DIFFERENZIAZIONE - RAPIDITÀ un pallone per calciatore - cinesini - casacche di due colori GUIDA DELLA PALLA FINTA E DRIBBLING

EQUILIBRIO - DIFFERENZIAZIONE - RAPIDITÀ Un pallone per calciatore - cinesini - casacche di due colori

CONTENUTI

4

FASE SITUAZIONALE

1/2 campo-campo B Assistente tecnico:

Nome e motivo assenza:

OBIETTIVO TECNICO: OBIETTIVO TATTICO: OBIETTIVO CONDIZIONALE: OBIETTIVO COORDINATIVO: MATERIALE TECNICO

FASI DI LAVORO FASE INTRODUTTIVA

LUOGO:

CATEGORIA: ESORDIENTI SPERIMENTALI

1h45' 6' 6'

GUIDA DELLA PALLA CON FINTE A TEMA IN SPAZIO LIBERO GUIDA DELLA PALLA E PASSAGGI- ESERCIZIO DI PSICOCINETICA : tre gruppi di colore diverso, i calciatori devono eseguire dei passaggi e dribbling al colore prestabilito. Stretching da alternare al lavoro

3'

GUIDA DELLA PALLA IN PERCORSO PRESTABILITO, CON FINTA E DRIBBLING A TEMA

10'

GUIDA DELLA PALLA, FINTA E DRIBBLING A 2 OSTACOLI FISSI E TIRO IN PORTA 0 NELLA PORTICINA

10'

GUIDA DELLA PALLA E DRIBBLING A DUE OSTACOLI FISSI ED 10' UN OSTACOLO MOBILE, CON MOVIMENTO CONSENTITO SOLO IN ORIZZONTALE E TIRO IN PORTA 0 NELLA PORTICINA GUIDA DELLA PALLA E DRIBBLING A DUE OSTACOLI FISSI E UNO CONTRO UNO IN SPAZIO LIMITATO E TIRO IN PORTA 0 NELLA PORTICINA 10'

8 9

PARTITA CON OBBLIGO DI PASSAGGIO IN AVANTI 5 vs 5 (marcatura obbligatoria 1 vs 1)

7

2 FILE DI LAVORO A COPPIE.

15' 15'

15'

+OVER BASSI, SKIP MAX RAPIDITÀ: ALTO - CALCIATO DIETRO - BASSO. • 1 TOCCO PER SPAZIO. • 2 TOCCHI PER SPAZIO. +SLALOM LATERALE AFFIANCATO: FRONTALE - DORSALE. ADDOMINALI. FASE CONDIZIONALE FASE CONCLUSIVA DEFATICANTE Note

68

SMTÌit

5'

10

STRETCHING


L’ALLENATORE-CALCIO

jHMH

LA GUIDA DELLA PALLA: LE FINTE EIDRIBBLING Buona sensibilità, dominio del pallone e capacità d'orientamento spazio-temporale Sono i requisiti per mantenere il possesso palla, muovendosi lungo una direzione idelae. A questi si aggiungono ovviamente le doti di tattica individuale del giocatore in possesso di

della palla è definita anche co­ me una "serie di passaggi fat­ ti a se stesso". Da queste defi­ nizioni si evince l'importanza di avere buona sen­

piezza; in diagonale. Quando si guida la palla: quando si ha spazio libero at­ torno a sé, ovvero senza avversari (al­ trimenti si è costret­

palla; in verticale: in avanti o indietro (ricerca della profondità); possesso della palla, muoven ­ lateralmente: a destra o a sini­ dosi con la stessa lungo una stra, per guadagnare in am­ direzione di corsa. La guida

G

sibilità e dominio della palla, unita­ mente a una buona capacità d'orienta­ mento spazio-tem­

La guida della palla è connotata da diversi aspetti

porale. Analizzando nello specifico il ge­ sto tecnico, possia­ mo dire che la guida della pal­ la ha molti aspetti che la con­ notano, che indichiamo di se­ guito. Come si guida la palla: con le superfici anatomiche

del piede: interno, esterno, esterno collo e pianta; con molti tocchi della palla, in poco spazio o con gli avversa­

ri vicini; con pochi tocchi, in spazio più ampio rispetto agli avversari. Dove si guida la palla: nelle direzioni: rettilinea e cur­ vilinea, rispetto alla direzione

di corsa; con cambi di direzione, senso di marcia e velocità, in relazio­ ne a scelte tecniche-tattiche

ti all' 1 contro 1); dopo aver "letto" la situazione di gioco e valutato che la gui­ da della palla è van­ taggiosa per la

squadra. Perché si guida la palla: per conquistare spazio

in

avanti; per andare ad eseguire un cross o per tirare in porta; per arrivare in una zona di campo favorevole per lo svi­ luppo dell'azione d'attacco: assist o 1 contro 1 (dribbling). Nell'educazione del giovane calciatore, un consiglio utile è quello d'invitarlo, durante le esercitazioni specifiche per la guida della palla, a guardare la

palla quando la si tocca e a guardarsi intorno quando non la si tocca (mentre la stessa si muove sulla direzione di corsa del giocatore che la sta gui-

dando). Questo permette di

mantenere il controllo della palla, colpendola nel modo più opportuno, senza perdere

di vista l'intorno. La finta e il dribbling sono ge­ sti della tattica individuale, in

fase di possesso palla. La finta è un'abilità tattica individuale, che si esegue con o senza palla e non prevede il supera­ mento con la palla dell'avversario. È

che e motorie, il giocatore de­ ve avere spiccate doti perso­ nali di fantasia, creatività, in­ telligenza e fiducia in se stes­ so e nei propri mezzi. Il drib­ bling è una giocata estremamente personale. Ecco per­ ché, per ogni allenatore, un giocatore che ab­ bia la capacità, il coraggio e la forza

Il dribbling richiede fantasia intelligenza fiducia nei propri mezzi

un'abilità che per­ mette di procurarsi una situazione di gioco più favorevole. È un mo­ vimento per ingannare l'av­

di "puntare" l'av­ versario, alla ricer­ ca del dribbling, è una risorsa prezio­

sa. Uno

dei

pochi

consigli che si pos­

sono dare a un giocatore, so­ prattutto se non predisposto

versario; Il dribbling è un'azione psicofisico-tecnica individuale, che

al dribbling, è di attaccare l'av­

consente di superare l'avver­

così, più difficile l'intervento difensivo. ®

sario mantenendo il possesso palla. Il dribbling è difficilmen­ te "insegnabile", perché, oltre alle necessarie qualità tecni­

versario dalla parte della gam­ ba più avanzata, rendendogli,

Ha collaborato Angelo Castellazzi

ISTRUZIONI PER L’USO

esto fondamentale del­ la tecnica di base, per­ mette di mantenere il


Anche V atleta più abile e spregiudicato nelle fasi finali della partita, a volte inconsciamente, può giocare in sicurezza", per non assumere rischi. Con l allenamento è possibile prevenire questa situazione noto, non fosse altro che nirle o gestirle? Come allenare per la comune esperien­ questo aspetto del gioco che za sul campo, come, so­ certamente non è tecnico né prattutto negli sport non tattico? di contatto (la nostra pallavolo, La risposta a queste domande è ma anche il tennis per esem­ complessa e articolata. In gene­ pio), il punteggio sia fonte di rale ci si può ricondurre a que­ grande pressione. Capita così di gli aspetti della psicologia (non vedere una squadra che sta gio­ solo dello sport) che studiano i cando bene "incepparsi" nel comportamenti delle persone momento più importante del "a freddo" e "a caldo", cioè in set o del match. Capita di vede­ situazioni di stress emotivo bas­ re giocatori che si stavano espri­ so o alto. Certamente nessuno

E

mendo ad alti livelli commette­ re errori incredibili. Succede quando "la palla scotta" e, ma­

di noi sarebbe felice di sapere

che il pilota del suo volo potreb­ be avere una crisi di nervi in ca­ so di avaria a un motore... Una chiave di lettura importan­ te e facilmente verificabile gra­ zie alla quotidiana conoscenza dei nostri atleti, sta nel provare a capire chi di loro ha una natu­

gari inconsciamente, si cerca di non commettere errori ed effet­ tuare colpi in "sicurezza" senza la minima assunzione di rischio (il famoso "braccìno"). Capita di vedere giocatori che stavano trasudando ag­ gressività da ogni poro diventare, "incepparsi" nei finali di set de­ cisivi o in un tie­ nel break molto im­ più portante, timidi, silenziosi, quasi spauriti. Capita,

Può capitare di momento importante del match

ma molto più raramente, anche il contrario: cioè giocatori che aspettano proprio i punti deci­ sivi per dare il meglio, per effet­ tuare giocate entusiasmanti, per rischiare ancora di più.

Dove cercare i motivi di queste trasformazioni? Come preve-

fillio

rale attitudine alla ri­ cerca della propria

massima prestazione e chi no. Chi di loro

ha spontanea pro­ pensione a cercare (e di conseguenza cer­ care di superare) i propri limiti e chi no. In questo modo si può ottene­ re una prima sene di risposte

circa il comportamento "a cal­ do" degli atleti. Solo i campio­

ni sono capaci di colpi straordi­ nari nei momenti di straordina­ ria importanza. Soprattutto, so­ lo i campioni sono capaci di

"cambiare" una direzione d'at­ tacco o di battuta, in quei mo­ menti. I giocatori "normali" nei momenti decisivi fanno la cosa più sicura, o quantomeno la co­ sa che regala loro la massima si­ curezza. Se un giocatore ha prevalenza in attacco sulla dia­ gonale sarà veramente molto difficile che sul 24-24 tiri la pa­ rallela. Se un palleggiatore in

una certa rotazione ha preva­ lenza a palleggiare dietro sarà bene mettere proprio in quella zona il nostro miglior muro. Tutto ciò sarà importante da sa­

pere per sfruttare "tatticamen­ te" questa situazione cercando di enfatizzare le debolezze dei nostri avversari. Ma come fare per esaltare i nostri punti di for­ za? Come fare per alzare la no­

stra efficacia nei momenti topi­ ci del set? Come costruire il fa­ moso "killer instinct" che ci permetterà di chiudere a nostro favore i momenti cruciali delle partite che giocheremo? Citia­ mo Giuseppe Vercelli (psicolo­ go della squadra nazionale di sci alpino per i Giochi Olimpici di Torino 2006) che nel suo "Vincere con la mente" ci par­ la di psicologia del limite: "Nel­

la società moderna la ricerca del limite estremo origina dal biso­ gno di evoluzione continua di ogni essere umano. Tutto ciò che rappresenta il limite di uno strumento, di uno sport, di un'attività, diventa di per se stesso la sfida da superare". Dunque, ai nostri atleti non so­ lo dovrebbe piacere il supera-


mento dei propri limiti, ma do­ vrebbero sentirne il bisogno. "Se non avessero sistematicamente cercato i loro limiti (...) Messner non avrebbe scalato tutti gli ottomila himalayani, Edison non avrebbe inventato la lampadina, Einstein non avrebbe formulato la teoria del­ la relatività e centinaia di spor­ tivi non avrebbero migliorato record mondiali o vinto le loro migliori competizioni". Ecco perché, per tornare al nostro te­ ma, l'allenamento per eliminare la

durla. Alcuni esempi? Il nostro sestetto titolare partirà con uno svantaggio da rimontare, in un esercizio lungo e difficile ogni attacco out riporterà la squadra a zero e dunque a ri­

cominciare da capo, oppure ancora potremo dichiarare al­ l'inizio dell'esercizio quale sarà l'attaccante che dovrà attacca­ re la palla-set, in modo che tut­ ti lo sappiano e che quindi lui abbia una problema situazione "consa­ è soprattutto pevole" di massima difficoltà emotiva di (l'aspettativa di tutti i psicologico suoi compagni, la

II

ordine

"palla che scotta" è fondamentalmente un allena­ mento mentale. I nostri eserci­ zi non dovranno cambiare nel ritmo, nell'organizzazione o nella tecnica. Semplicemente dovremo provare a ricreare ar­ tificialmente quella pressione che i nostri atleti troveranno nel giocare i punti decisivi di una partita importante. Ecco perchè, per esempio, è molto importante che tutti i nostri

esercizi di 6 contro 6, in qual­ siasi giorno della settimana e in qualsiasi parte dell'allenamen­ to, siano a punteggio. Ovvia­ mente è quasi impossibile ri­ creare la stessa tensione del match ma noi allenatori possia­ mo studiare a tavolino dei siste­

mi di punteggio (o di handicap) che possano provare a npro-

pressione psicologi­ ca degli avversari che sanno in anticipo che lui attaccherà l'ul­ timo pallone) e tecnica (sicura­ mente troverà muro e difesa schierata nel modo migliore). Tutti questi sono piccoli stru­ menti quotidiani che possono

essere utilizzati ai fini di miglio­ rare l'efficacia individuale e di squadra della palla che scotta. C'è però ancora una cosa che è davvero importante, probabil­ mente l'unica davvero fonda­ mentale. Ogni seduta di allena­ mento dovrà finire in relazione al raggiungimento degli obiet­ tivi e non... dell'orologio. In pa­

le chiudere la palestra. Atten­ zione però: se questa regola au­ rea viene infranta una volta il suo valore sparirà per sem­ pre...così permetteteci un con­ siglio: se proprio non potete "sforare" allora anticipate il problema e fate in modo che l'ultimo esercizio abbia un obiettivo più facilmente rag­ giungibile. Cercate di fare sem­ pre in modo che l'allenamento termini con la "vittoria" rappre­ sentata dall'obiettivo raggiunto e non dimenticatevi che (e qual­ che volta succederà) se la squa­ dra sarà capace di raggiungere l'obiettivo prima del previsto quello sarà il momento miglio­ re per fermare l'allenamento

dopo di voi quel "quarto d'ora" rubato in precedenza. Cosa fare invece per la gestione dei momenti "caldi" durante il match? Ricordate che la risorsa

dei time-out é molto preziosa, così, quando é possibile, cercate di non spenderli troppo presto. E se riuscite ad avere un time­ out in un momento decisivo concentrate il cento per cento delle energie e delle attenzioni sulle cose da fare. Lasciate per­ dere i time-out "emozionali"

a costo di litigare con l'allenato­ re di basket che si allena dopo di noi o con il custode che vuo­

perché in quel momento il livel­ lo delle emozioni sarà già molto alto. Lo stile di quel tipo di time­ out deve essere direttivo. Spie­

Giuseppe Vercelli "Vincere con la mente" Ponte alle Grazie Pagg. 164, euro 13 www.ponteallegrazie.it

Come si diventa campioni: alla ricerca della massima prestazione. Giuseppe Vercelli è stato lo psicologo della squadra nazionale di Sci per le Olimpiadi 2006 .

W Í'

I

vincendo la nostra naturale ten­ denza a fare ancora qualcosa. Meglio sfruttate l'occasione per restituire al collega che si allena

lestra si dovrà restare finché l'obiettivo non viene raggiunto,

PER APPROFONDIRE

MA C'E CHI "A CALDO" FUNZIONA MEGLIO

gate cosa volete da quell'azio­ ne: dove battere, dove attacca­ re, in quale direzione tirare, qua­

le scelta di muro fare. Quel mo­ mento non é un momento de­ mocratico, di scambio di opinio­

ni, di alternative. È piuttosto un momento di razionalità assoluta che dovrà permettere agli atleti

che torneranno in campo di sa­ pere esattamente due cose: quello che voi volete e come

eseguirlo.

K

I'

ì

Bracci, atleta fa "finale caldo"

L'esempio di un atleta che funzionava perfettamente "a caldo"? Marco Bracci. In una recente intervista, Andrea Zorzi raccontava di come Bracci non aspettasse altro che i punti finali, quasi spe­ rando che il set arrivasse in parità fino a quel punto per poter giocare proprio i pallo­ ni "che scottavano". Un at­ teggiamento sintomo di una grande sicurezza nei propri mezzi, di una grande fiducia in se stessi e nella squadra frutto di qualità tecniche, di tanto allenamento e di tante vittorie che contribuiscono ih maniera decisiva ad elevare la propria autostima, fattore necessario per poter dare il cento per cento nel momento più importante. '.■I

staimi

71


Arbitrare bene: non è solo questione di tecnica

I CAMPO Essere un buon arbitro oggi dipende, oltre che dalle conoscenze tecniche, anche dalFaver fatto propria la tattica del campionato che si deve dirigere. Sono fondamentali Tesperienza, Tallonamento e qualche piccola astuzia ontinuando nell'analisi facciamo un brevissimo salto del Regolamento e della indietro nel tempo. Quando ho sua interpretazione, ov­ iniziato ad arbitrare, nel lonta­ viamente alla luce dell'Organo no '74, veniva richiesto un po' Tecnico, è opportuno verificare di allenamento e le disposizioni anche quello che normalmente tattiche erano quasi esclusivapassa in secondo piano, ovvero mente limitate al percorrere la

C

lo spostamento che un arbitro "diagonale". Forse un'impo­ deve effettuare al fine di garan­ stazione un po' limitativa, ma tirsi la posizione migliore per dovevamo adeguarci. La dia­ poter idoneamente gonale era in sintesi il giudicare quanto av­ muoversi in maniera non viene sul terreno di lineare tra una ban­ più gioco. dierina d'angolo e Conoscere la tipolo­ gia dei falli per appli­ care le giuste sanzio­ ni tecniche e discipli­ nari oggi non è più

Oggi basta conoscere la tipologia dei falli

sufficiente se non supportato da un'ottima preparazione atletica e soprattutto dalla co­ noscenza dei moduli di gioco che le varie squadre possono adottare. Per meglio spiegare il concetto

Senza timori FARE RIPETERE I RIGORI IRREGOLARI

dei propri spostamenti con ade­ guata economia di risorse atle­ tiche. Vediamo allora come provvede­ re allo scopo. Parlando in prima persona, ho iniziato a cercare di capire il tipo di tattica adottata dalle varie squadre a partire da quando ho iniziato ad arbitrare in Serie D, dove avevo sempre i

guardalinee. Già allora ritene­ vo, e ritengo ancora, totalmen­ te inutile correre come un ma­ ratoneta andando anche a in­ tralciare lo svolgimento del gio­ co creando spesso ostacolo ai giocatori stessi.

I primi minuti della gara debbo­ no servire per capire se una squadra gioca a zona (adesso ce ne sono moltissime) oppure

di Massimo Chiesa Ex arbitro Serie A

adotta marcature rigide; è im­ portantissimo valutare se il por­ tiere è realmente capace di gio­ care con i piedi. Questi elemen­ ti sono fondamentali per antici­ pare le azioni portandosi dove arriverà il pallone. Ma facciamo degli esempi. Par­

tiamo dunque dal portiere: se fa parte degli schemi (questo avviene maggiormente in una squadra che gioca a zona) diffi­ cilmente rinvierà al centro a ca­ saccio, più probabilmente ap­ popperà il pallone con i piedi la­ teralmente al primo compagno disponibile che inizierà ad im­ postare l'azione offensiva. Raramente il laterale fungerà da playmaker per cui diviene

fondamentale

individuare

il

l'altra, avendo cura di non dare mai le spal­

le ai guardalinee (ma tanto nelle categorie inferiori non c'erano mai), per poter valutare con si­

stematicità il fuorigioco. Il prin­ cipio è valido e ancora oggi, con le opportune varianti, viene adottato a tutti i livelli. Quello che mancava clamorosamente era l'esercizio di ottimizzazione

e ripetizioni dei penalty sono una mer­ tiere non può avanzare dalla linea di por­ ce veramente rara e quando qualche ta ma può muoversi lateralmente. arbitro se ne assume la responsabilità vie­Vediamo poi le norme che riguardano i di­ ne definito eccessivamente pignolo o inu­ fendenti. Anche a loro è fatto divieto di tilmente lezioso. Con buona pace di tutti. ingresso in area; tuttavia, se loro entrano Occorre allora ricordare che, per essere re­ ma chi calcia segna, la rete può essere

L

golare, l'esecuzione di un calcio di rigore deve poter contare su tre aspetti fonda­

mentali: 1) nessun compagno di chi calcia può entrare in area di rigore prima del ti­ ro stesso; 2) chi calcia non deve interrom­ pere la corsa o effettuare finte; 3) il por-

convalidata in quanto la ripetizione cree­ rebbe uno svantaggio a chi calcia. Nello stesso modo, se entrano compagni di chi calcia e il tiro non va a buon fine, il rigore non deve essere ripetuto.

Evidenziate queste poche regole, rimane


Protagonisti Rosetti, nell'altra pagina, e il giovane Tagliavento, qui a fianco, mostrano di essere ben presenti nel vivo dell'azione

portatore di palla, normalmen­ te un giocatore più tecnico de­ gli altri con un buon passo ed una buona visione di gioco. In­ dividuare il playmaker e cercare di trovarsi nei suoi paraggi, po­ trà agevolare gli spostamenti; però, attenzione: da questo giocatore normalmente parto­ no i lanci lunghi per le punte per cui nelle prime fasi della gara è utile valutare dove normalmen­ te lancerà il pallone. Non c'è un'enorme varietà di possibili­ tà: dovrete spostarvi in anticipo e diagonalmente, cercando una posizione vicina al vertice dell'area di rigore dove presu­ mibilmente arriverà il pallone per la punta. Attenzione dovrà essere prestata alle cosiddette ripartenze. Infatti se il portatore perde palla e voi avete anticipa­ to troppo l'azione, rischiate di rimanere troppo distanti dalla nuova area di gioco con conse­

guenze spesso deleterie. Sotto questo aspetto saranno veramente utili i collaboratori,

soprattutto per quanto attiene

ai fuori gioco. Se i collaboratori ci sono, prendete dei riferimen­

ti sul campo: pali, tribune e re­ cinzioni sono ottimi riferimenti

quando si arbitra da soli. Quando due squadre applicano la tattica del fuori gioco e non ci sono i guardalinee, cercate di "galleggiare" tra le due linee difensive e

lungate sul terreno di gioco e i lanci tendenti a saltare il centro­ campo possono mettere in dif­ ficoltà specialmente quando non si hanno i collaboratori. In poche parole, si spenderanno

molte più energie. La norma del non dare mai le spalle ai collaborato­ ri vale sempre, in ca­ so di calci di punizio­

Conoscenze

individuate il difen­ ni dal limite o nei sore che chiama la tattiche e pressi, mandate il risalita dei compa­ preparazione guardalinee/assigni, dopo poche atletica sono stente alla bandieri­ azioni potrete ren­ na d'angolo a preoc­ importanti dervi conto se è cuparsi dell'eventua­ tempestivo oppure le segnatura di una rete e posi­ se dovete necessariamente af­ zionatevi sul fuori gioco (ovve­ fondare la diagonale per valu­ ro sulla line immaginaria della tare al meglio. Può sembrare barriera), sarete in posizione strano, ma un arbitro spende ideale per un'eventuale ripar­ decisamente meno se le squa­ tenza generata da una respinta dre giocano entrambe a zona.

catori troveranno conforto dal vedervi vicini all'azione e le vo­ stre decisioni saranno difficil­ mente contestate. Per fare que­ sto è necessario affinare un'al­ tra peculiarità fondamentale per diventare buoni arbitri: sa­ per correre e spostarsi all'indietro in maniera da non perdere

mai il campo visivo. Spostarsi all'indietro, e anche correre, è un must quando ci sono le riprese di gioco come il calcio di rinvio o una punizione per fuori gioco. Il massimo è correre all'indietro con il braccio alzato per confermare la puni­ zione indiretta. Affinando tutte queste componenti, un giova­ ne arbitro può realmente inizia­ re un buon percorso tecnico e riscuotere la necessaria credibi­ lità da parte di giocatori e diri­

genti. Concludo con un'ultima racco­ mandazione inerente il fischiet­ to: è assolutamente importan­

Al contrario se una squadra gio­ ca a zona e l'altra adotta un modulo classico a uomo, l'at­ tenzione deve essere sempre supportata da una condizione

della barriera. Parlando di diagonale abbiamo

tralasciato un'altra raccoman­ dazione fondamentale. La dia­ gonale va "spezzata" andando

te tenerlo sempre in mano, mai in bocca e tanto meno le­ gato al collo. Occorre ricorda­ re sempre che avendo il fischio in mano si ha un secondo buo­ no in più per valutare e decide­

atletica veramente ottimale: le squadre saranno molto più al­

anche nei pressi del pallone ma senza intralciare l'azione. I gio-

re, ovvero il tempo che serve per portarlo alla bocca. R

un dubbio amletico: per quale motivo quasi nessun arbitro italiano fa ripetere i calci di rigore irregolari? Probabilmente, ancora una volta, siamo davanti a un caso di non applicazione di regole che pure esistono da tempi imme­ morabili. Nessuna sorpresa, mi auguro soltanto che Collina, nel nuovo ruolo che sta interpretando con impegno e buoni ri­ sultati, riesca a far comprendere a tutti che l'esempio deve necessariamente arri­ vare dall'alto.

SkTiÌO 73


IL PREPARATORE

Va sviluppata da piccoli e mantenuta da adulti

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CONOSCERLA E CURARLA

di Marco Manzotti Docente Coni e CSI

E la capacità di eseguire movimenti di grande ampiezza. Più o meno sviluppata a seconda del livello di allenamento, dell'età e dello sport. È anche il presupposto perché l'esecuzione di un gesto atletico sia espresso al meglio

ISTRUZIONI PER L’USO

on potendo essere in­ serita all'interno delle

sviluppo dipende dal livello di esigenza che i singoli sport capacità condizionali possono richiedere. La flessibi­ o coordinative, la mobilità ­ litàarspeciale si riferisce alla ca­ ticolare si colloca in una posi­ pacità di escursione necessaria zione intermedia all'interno a una singola articolazione per delle capacità motorie di pre­ sviluppare un determinato stazione sportiva, instaurando movimento al fine di ottimiz­ con le vane capacità uno stret­ zare la tecnica specifica di to rapporto di dipendenza e sport. Per fare un esempio, un influenza sui singoli nuotatore necessi­ sviluppi. La stessa ta di un'accentua­ nuotatore ta mobilità nelle ar­ capacità fisica viene identificata anche ticolazioni delle come flessibilità. La di spalle al fine di ot­ mobilità articolare timizzare la tecnica mobilità (o flessibilità) è la ca­ della bracciata. La pacità di eseguire mobilità articolare movimenti di gran­ attiva è riferita alla

N

Un necessita maggiore

nelle spalle

de ampiezza, che interessano una o più articolazioni, attra­

verso l'utilizzo della propria forza o grazie ad interventi di forze esterne. Tra i fattori che compongono tale capacità troviamo Particolarità, in riferi­ mento alla struttura rigida del­ le articolazioni interessate; la capacità di allungamento, in riferimento alle strutture molli (muscoli, tendini, legamenti e apparato capsulare). La mobilità articolare si suddi­ vide in due tipologie, genera­ le e speciale, e nelle forme di

attuazione, attiva, passiva e statica. La flessibilità generale si riferisce alle grandi articola­ zioni (spalle, anche, colonna vertebrale) e il suo grado di

massima esecuzione di movimento che una articolazione può effettuare attraverso la contrazione dei muscoli agonisti ed il rilassamento con­ temporaneo degli antagonisti; quella passiva è riferita alla possibilità di massima escur­

Filippo Magnini è oggi il più forte nuotatore italiano lità di mantenere una determi­ nata posizione di allungamen­ to per un certo periodo di tempo, ruolo determinante per lo stretching.

sione attraverso l'utilizzo di forze esterne (forza di gravità, attrezzi, compagno) e alla so­

La mobilità articolare è il presupposto ba­ silare perché l'esecu­ zione di un movi­

la capacità di allungamento o di rilassamento dei muscoli

mento si possa espri­ mere nel modo mi­

antagonisti. La differenza tra attiva e passiva si definisce ri­ serva di movimento e indica il margine di miglioramento del­ la mobilità articolare attiva at­ traverso l'allenamento specifi­ co. Con il termine di flessibili­ tà statica s'intende la possibi-

gliore, sia qualitati­ vamente che quanti­ tativamente. Il suo

ramento della flessibilità rap­ presenta un aspetto indispen­ sabile e specifico della pro­ grammazione del processo di allenamento. I vantaggi del­

Tra gli 11 e i 14 anni abbiamo i massimi progressi

l'ottimizzazione del­ la flessibilità sono: a) miglioramento qualitativo e quanti­ tativo dell'esecuzio­

sviluppo ottimale, in riferi­ mento allo sport praticato, in­

ne del movimento, che facilita la coor­ dinazione del movi­ mento e la tecnica del gesto sportivo; b) migliora­ mento della capacità di pre­

fluisce positivamente sui fat­ tori fisici e tecnico-tattici della prestazione sportiva. Il miglio-

stazione e del processo di ap­ prendimento motorio, attra­ verso l'allargamento dei livelli


delle abilità tecniche; c) mi­ glioramento di tipo condizio­ nale "forza", attraverso l'ese­ cuzione di movimenti più rapi­ di e potenti (allungamento dell'accelerazione e diminu­

LE POSTURE DI STRETCHING PIU UTILIZZATE A. 20 SECONDI

B. 20 SECONDI PER GAMBA

zione della resistenza dei mu­ scoli antagonisti); d) migliora­ mento di tipo condizionale "rapidità", attraverso l'utiliz­ zo di una buona tecnica di cor­ sa; e) miglioramento di tipo condizionale "resistenza", at­ traverso un'aumentata eco­

C. 15 SECONDI PER GAMBA

D. 20 SECONDI

nomia di corsa; f) prevenzione di traumi e di lesioni, attraver­ so un aumento della elasticità, della capacità di allungamen­ to e di rilassamento dei mu­ scoli; g) prevenzione posturale e degli squilibri muscolari, at­ traverso le tecniche di allunga­ mento si riducono i rischi di accorciamento muscolare do­

E. N. 8- 10 VOLTE

F. 30 SECONDI

G. 30 SECONDI

H. 15 SECONDI PER GAMBA

I. 20 SECONDI PER GAMBA

J. 10 SECONDI PER BRACCIO

vuto a scatti ed esecuzioni di forza rapida e/o da manteni­ mento prolungato di posture passive; h) ottimizzazione del­ la capacità di ristabilimento, durante il defaticamento (eoo/ down) per accelerare il ripristi­

no della normale tonicità mu­

scolare. Come per tutte le capacità motorie, anche per la mobilità articolare esiste un periodo di tempo più idoneo per il suo miglioramento (fase sensibi­ le). L'età di riferimento si collo­ ca tra gli undici e i quattordici anni (Sermejew, 1964) con una frequenza specifica biset­ timanale. In seguito, se prece­ dentemente allenata, basterà mantenere il grado di livello raggiunto; anche se non sussi­

stono i presupposti iniziali, un allenamento specifico in età post-puberale (adulta) potrà comunque produrre dei buoni miglioramenti. K

3Filili!"! 75


Contenuti e metodi

OGNI ETÀ HA U. SUO ESERCIZIO a mobilità articolare è di­ La prima prevede esercizi di rettamente influenzata dai ginnastica in cui si cerca di an­ prerequisiti anatomici, dal­ dare oltre i normali limiti di l'età, dal sesso e dall'esecu­ mobilità delle articolazioni in­

L

zione ripetuta dell'esercizio. Per svilupparla possono esse­ re utilizzati contenuti e meto­ di diversi. Perché un esercizio risulti efficace, si consiglia di fissare il numero di ripetizioni di un gesto intorno a 15 e ri­ peterlo per 3/5 serie (Harre, 1976). I contenuti specifici so­ no gli esercizi di allungamen­ to e di scioltezza. I primi sono movimenti semplici della gin­ nastica di base che agiscono su particolari gruppi muscola­ ri; i secondi, con cui si ricerca

il grado ottimale di rilassa­ mento, vengono effettuati durante le pause tra gli eser­ cizi di allenamento. Nella pra­ tica sportiva, si possono ri­ scontrare tre tipologie di me­ todiche d'allenamento: allun­ gamento attivo, passivo e sta­ tico.

teressate allo specifico movi­ mento e sono effettuati con movimenti di molleggio, oscillazioni, rotazioni e slanci. Nella metodologia di allunga­ mento passivo, sono inclusi esercizi in cui determinati gruppi muscolari vengano portati in una posizione stati­ ca e forzata di allungamento, grazie all'aiuto di applicazioni di forze esterne (compagno, sostegni, ecc.). Ultima, ma so­ lo per trattazione, è la meto­

dologia dell'allungamento statico o static stretching. Il metodo dello stretching (dal­ l'inglese to stretch = allunga­

re) prevede che l'atleta rag­ giunga lentamente, in circa 5 secondi, una posizione e, una volta assunta la mantenga per un tempo stabilito che varia da esercizio a esercizio, tra i

Il calciatore Gerrard aiutato dal preparatore durante lo stretching

10 e i 60 secondi. All'interno dello stretching si sono svilup­ pate diverse varianti e combi­ nazioni. La Trazione Passiva o Allungamento Permanente è la forma originaria e consiste nel raggiungere e mantenere una posizione estrema di al­ lungamento. Il suo svolgi­ mento è suddiviso in due mo­ menti sequenziali: facile ed intensivo. Nel primo (easy stretch) l'atleta deve mante­

nere la posizione per circa 10 secondi in cui si deve percepi­

re una sensazione di riduzio­ ne della tensione muscolare; nella seconda (development

stretch) si ricerca un'ulteriore posi­ zione di allunga­ mento e la si mantiene per 10/30 secondi. In tutta l'esecuzio­ ne dell'esercizio non deve mai comparire la sen­ sazione di dolore in quanto impe­ disce lo stesso la­ voro di allunga­ mento a causa

dell'aumento della tensione. Di seguito i vantag­

Luciano Spalletti osserva i suoi giocatori durante alcuni esercizi di stretching

ifhTÌÌO

gi che derivano

dalla pratica dello stretching: a) può essere eseguito da so­ li, senza aiuto di attrezzi, e ovunque; b) migliora a lungo termine la mobilità articolare e permette così un'esecuzio­ ne di movimento più econo­ mica e più esplosiva; c) acce­ lera il recupero fisico; d) elimi­ na le tensioni muscolari, quin­ di migliora l'elasticità e la ca­ pacità di allungamento mu­ scolare andando a migliorare la prevenzione agli infortuni; e) facilita l'eliminazione di fe­ nomeni di affaticamento lo­ cale; f) è una metodologia con pochi rischi di infortunio durante la pratica. In riferimento all'età del pra­ ticante va sottolineato il fat­ to che le varie tipologie di sviluppo della mobilità arti­ colare hanno una loro giusta collocazione: l'allungamen­ to attivo è adatto in età pre­ puberale (fino ai 11-13 an­ ni); quella passiva è sicura­ mente adatta per atleti di al­ to livello e/o evoluti; quella statica, è sicuramente adatta al fine del miglioramento in età post-puberale, mentre per gli atleti in età pre-pube-

rale è sicuramente efficace per l'acquisizione della tec­ nica specifica. ■


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Le terapie geniche arrivano nello sport

LE NUOVE FRONTIERE NELLA TRAUMATOLOGIA

| di Piero Volpi Medico sportivo Consulente A.I.C.

I progressi degli studi scientifici si traducono in nuovi protocolli clinici che ormai sono applicabili anche nella chirurgia dello sport. Analizziamo le potenzialità e i limiti di alcune di queste nuove applicazioni 'aumento della popola­ lulare. zione sportiva ha deter­ Diversi fattori di crescita contri­ minato negli ultimi anni buiscono alla riparazione dei un incremento delle tessuti muscolo­ lesioni traumatiche scheletrici. I fattori di da sport e in partico­ I fattori crescita sono piccole lare quelle a carico proteine sintetizzate

L

delle articolazioni (le­ gamenti, cartilagini, menischi), delle strutture muscolo­ tendinee e dell'osso.

di crescita aiutano a riparare i tessuti

Lo sviluppo delle conoscenze mediche, i moderni approcci chirurgici (artroscopia), i più appropriati protocolli riabilitati­ vi hanno consentito di meglio affrontare il trattamento di tali lesioni. Nonostante questi pro­ gressi i risultati rimangono limi­

tati per le caratteristiche biolo­ giche dei tessuti interessati; in­ fatti i tendini, le cartilagini, i le­ gamenti e i menischi sono con­ traddistinti da scarsa vascola­ rizzazione e proliferazione cel­

Medicina rigenerativa

LE STAMINALI E I FATTORI DI CRESCITA

JlhTilWil

dalle cellule dei tes­ suti presenti nella se­ de della lesione e dalle cellule infiltran­ ti deputate alla ripa­ razione. Queste proteine sono in grado di stimolare la prolife­ razione cellulare, la migrazio­ ne, la differenziazione e la sin­ tesi della matrice cellulare. I ge­ ni che codificano per questi fattori di crescita sono stati identificati. Tra i vari metodi svi­ luppati per somministrare lo­ calmente fattori di crescita, le tecniche di trasferimento geni­ co sembrano oggi le più pro­ mettenti. La terapia genica realizza il tra-

Marco Van Basten ha smesso di giocare nel 1993, a 29 anni, per problemi alla cartilagine della caviglia destra. Forse, oggi la sua carriera sarebbe continuata sfenmento di geni terapeutici nelle celiuie e nei tessuti, deter­ minando la produzione di quantità di proteine desiderate nella sede della lesione. Perché questo avvenga il gene deve essere inserito in un vettore e

raggiungere il nucleo della cel­ lula. La cellula trasdotta diven­

ta un serbatoio di fattori di cre­ scita in grado di riparare la le­ sione. Attualmente i vettori vi­ rali rappresentano il metodo più efficiente per il trasferimen­ to genico. I virus più comune­ mente usati sono l'adenovirus, il retrovirus, il virus adeno-associato e il virus herpes simplex.

no degli obiettivi più affascinanti che la moderna chirurgia ortopedica dovrà af­ frontare nei prossimi anni consisterà nel mi­ gliorare le funzionalità dell'apparato loco­ motore, le capacità di movimento e la qua­ lità della vita in pazienti sempre più longevi. Inoltre le affezioni muscolo scheletriche e i

U

traumi causati da attività sportive, lavorati­ ve e da incidenti stradali appaiono in au­ mento e rappresentano spesso un difficile impegno per un completo recupero funzio­ nale e un alto costo sociale. Sebbene si sia-

La pratica sportiva cresce anche nella terza età


funzione cellulare, è più diffici­

le prevedere la forma del tessu­ to da ripristinare. in vivo) oppure le Un altro approccio cellule del tessuto I limiti biologico per trat­ vengono rimosse, tare questo tipo di modificate geneti­ della lesioni è l'ingegnecamente e poi rei­ genica sono rizzazione dei tes­ niettate nella lesio­ legati suti che offre la ne (tecnica ex vivo). possibilità di creare I potenziali limiti tessuti e supporti della terapia genica che tendono a ripa­ sono legati alla sicu­ rare le lesioni pri­ rezza di tali tratta­ marie in particolare ossee e car­ menti; infatti, mentre rappre­ tilaginee. Tale metodica preve­ senta un'opzione terapeutica de lo sviluppo e l'utilizzo di so­ importante per alcune malattie stituti biologici quali cerami­ quali il cancro e le forme gene­ che, polimeri dell'acido lattico tiche ereditarie (distrofia mu­

terapia

alla sicurezza dei trattamenti

scolare di Duchenne), il rischio degli effetti collaterali cono­ sciuti e non, ne limitano attual­ mente l'applicazione nelle le­

e glicolico, gel di collagene, aci­ do ialuronico per la riparazio­ ne, la rigenerazione, la rico­ struzione e la sostituzione di

tessuti. In difetti estesi dell'os­ so o della cartilagine, in presen­ za di vascolarizzazione preca­ ria, l'uso di supporti e di cellu­ le geneticamente mgegneriz-

In questo spazio, ogni me­ se il dottor Volpi risponde alle vostre domande sulla medicina sportiva.

zate può accelerare i processi riparativi, così come l'utilizzo di impianti detti "scaffolds" che consentono la rigenerazione o la sostituzione per esempio di un menisco leso o di lesioni legamentose. I fattori di crescita appaiono alla luce dei primi controlli clinici, soluzioni tera­ peutiche importanti per la ripa­ razione dei tessuti muscoloscheletrici. Il tessuto riparato deve essere strutturalmente e biomeccamcamente simile al

Scrivetegli a:

tessuto originario. La continua ricerca in questo settore per­ metterà di avvalorare i risultati ottenuti e di ampliare le possi­ bili applicazioni cliniche. K

medico@stadiumcsi.it Caro dott. Volpi, sono la mamma 40enne di un bambino che gioca a calcio in una società del CSI e che ha voluto a tutti i costi abbonar­ si a Stadium...che però ades­ so leggo anch'io con tanto in­ teresse, soprattutto la sua ru­ brica. Le scrivo per avere un consiglio semplice, semplice: faccio attività fisica in pale­ stra 2/3 volte alla settimana per circa un'ora e mezzo ogni volta. Normalmente pedalo per una quarantina di minuti prima di passare agli esercizi alle macchine. Solo saltuaria­ mente riesco a seguire qual­ che corso di aerobica. Secon­ do lei questo tipo di attività è idonea ad una donna della mia età? Premetto di essere di corporatura esile e in peso forma. Francesca F., Sarzana (Sp)

STADIUM RISPONDE

sioni da sport. Inoltre, mentre è possibile predeterminare la

Attraverso una via di sommini­ strazione locale i vettori posso­ no essere direttamente veicola­ ti nel tessuto lesionato (tecnica

In linea di massima sembra un programma equilibrato e bilan­ ciato. Potrebbe essere utile ag­ giungere esercizi di stretching, ri­ durre la cyclette (20 minuti) e ag­ giungere un po' di corsa sul tap­ peto (12 minuti). L'aumento dei praticanti ha determinato negli ultimi anni un aumento dei traumi da sport

no registrati considerevoli progressi negli ultimi anni grazie a innovative soluzioni terapeutiche nell'ambito della biomec­ canica e delle tecnologie, per esempio con impianti protesici articolari e mezzi di sintesi per le fratture ossee sempre più sofisticati, tali opzioni non sembrano da soli essere sufficienti a garantire risultati duraturi e definitivi nel tempo. L'attuale orientamento prevede il ricorso alla co­ siddetta "medicina rigenerativa", che ha l'intento di riparare i tessuti danneggia­

ti, osso, cartilagine, muscoli, tendini, le­ gamenti, ecc., attraverso l'uso di soluzio­

la riparazione chirurgica delle pseudoar­ trosi delle ossa; trapianti autoioghi di

ni biologiche, per esempio le cellule sta­ minali e i fattori di crescita, isolatamen­ te o combinate con matrici artificiali o biologiche. L'ingegneria tissutale orto­

condrociti con membrana periostale o con membrana connettivale, cellule mesenchimali e membrana connettivale

pedica ha lo scopo di accelerare i proces­ si di guarigione e di rigenerare lo stesso

nelle riparazioni dei difetti cartilaginei; fattori di crescita nel trattamento delle

lesioni tendinee e muscolari; utilizzo di

impianto collagenico o allograft nel tra­ pianto di menisco; utilizzo di allograft e

tipo di tessuto precedentemente leso. Dopo molti studi sperimentali alcune ap­ plicazioni cliniche sono già utilizzate:

fattori di crescita nella ricostruzione del­

fattori di crescita e cellule staminali nel­

le lesioni legamentose.

ÍTÍTlRO


E stato determinante anche nella vittoria a Germania 2006

IL FATTORE "G" FA LA DIFFERENZA

di Giovanni Pasculli Mediatore dei conflitti sett. giov. F.C. Internazionale

Ormai è noto, lo spirito di gruppo è fondamentale per le fortune di una squadra. E Tingrediente che rende perfettamente riuscita la ricetta. Ma se questo risultato è risaputo, molto meno lo sono gli strumenti per ottenerlo entiamo spesso dire che un altissimo tasso tecnico, per essere una vera sbriciolarsi di fronte alle pri­ squadra è importante me difficoltà che una gara o che i singoli che la compongo ­ manifestazione compor­ una no sappiano "fare gruppo". tano. Anche ai recenti mon­ "Fare gruppo, bisogna fare diali abbiamo visto un gran­ gruppo..." è questo che mol­ de Brasile non riuscire ad te volte viene detto. esprimere le proprie qualità,

S

Ma cosa si intende con que­ sta definizione? Come appa­ re evidente già dall'analisi lessicale della definizione, il gruppo non è la semplice somma di tante singolari­

tà che esistono al­ l'interno di un te­ am, ma un qual­ cosa di più co­

forse proprio a causa di una carente coesione nel gruppo. Senza voler apparire dissa­ crante direi che in questo

Il gruppo è un'alchimia complessa difficile da creare

senso lo spirito di gruppo può essere paragonato a una forza interiore che aiuta a superare le prove più dure e difficili. E allora sì: il gruppo, inteso co­

L'Italia di Lippi ha trionfato anche grazie allo spirito di gruppo dra di "dare l'anima" in quel determinato evento? Anche la creazione di una squadra ha una parte esteriore e un'altra interiore. Quella esteriore, ovviamente più vi­ sibile, è data da fattori come

Il gruppo, inteso come col­ lante, è quindi un'alchimia complessa e difficile da crea­ re.

Ma esiste un modo per far af­ fiatare un gruppo? Dispiace dirlo, anche se fa parte del mio lavoro, ma non credo esi­ sta un metodo sicuro ed effi­ cace che ci garantisca il risul­ tato atteso; non perché non sia ancora stato scoperto, ma perché, al di là delle tecniche o degli stimoli "esterni", alla

struito ("fare"), un equilibrio che si raggiunge nel tentativo di far convivere le diversità, le aspirazioni, i bisogni indivi­ duali.

me l'espressione di un team compatto, può risul­ tare fondamentale, nel calcio come in tutti gli sport di squadra.

Capita di vedere squadre, composte da giocatori con

Avete mai sentito un allena­ tore chiedere alla sua squa-

Gli strumenti LA PANCHINA È SEMPRE UNA SPIA INFALLIBILE

a panchina è la spia più attendibile e imme­ Semplificando, la panchina può essere subita o diata per capire che tipo di clima si respira partecipata. Per subita si intende vissuta in ma­ in una squadra. Avete mai provato a osserva­ niera passiva, quindi con giocatori cupi o anno­ re attentamente come i giocatori riserva vivo­ iati o ancor peggio indifferenti a quello che suc­ no la panchina, per esempio durante una par­ cede in campo. È anche possibile rilevare com­ tita di calcio? portamenti quasi irriverenti delle riserve nei con­

Ululimi

la qualità tecnica, la potenza fisica, la sagacia tattica. Quella interiore, meno pale­ se, è frutto di un equilibrio in cui ogni singolo è disposto a

rinunciare a qualcosa di sé o per sé in cambio di un bene e di un obiettivo comuni.

base c'è la volontà e la dispo-

L

Dando per scontato che, a parte qualche caso isolato, non piace a nessuno stare in panchi­ na, soprattutto se si è convinti di meritare al­ tro, sappiamo però che ci sono differenti mo­ di di viverla.

fronti dei compagni che giocano, senza esclude­ re atteggiamenti di scherno o di iper-criticità. In questo caso appare evidente quanto preval­ gano le ragioni e i vissuti del singolo, che non vede altro che se stesso e non vive alcun attac-


è la compatibilità tra gli indi­ vidui. È altrettanto vero, pe­ rò, che i gruppi forti si creano so­ prattutto in am­

bienti in cui esisto­ no delle condizioni favorevoli, cioè dove vi siano i fa­ mosi presupposti. Per presupposti si

sempre la leadership scelta dall'allenatore (leader istitu­ zionale) è quella che la squa­ dra riconosce: quante volte è capitato di vedere un capita­ no non riconosciu­

La creazione di una squadra ha una parte esteriore e una interiore

to dalla squadra e, quindi, non incisi­

vo nei comporta­ menti del gruppo? Nella scelta iniziale del capitano, qual­ che allenatore "il­ luminato" ha già provato a trovare

intendono quei fattori che possono andare dall'efficienza organizzativa della struttura alla capacità di condivisione dei metodi di la­ voro tra le diverse persone che compongono l'intera or­

dei sistemi di coinvolgimento della squadra, con risultati soddisfacenti e funzionali. In particolare ricordo un (otti­ mo) allenatore che, all' inizio della stagione, distribuiva dei

ganizzazione sportiva. Quin­ di, lavorare sulla formazione del gruppo è importante e non "inutile", pur nella con­ sapevolezza che per raggiun­

foglietti bianchi a tutti i ponenti della squadra dendo loro di indicare me di un compagno avrebbero voluto

gere l'obiettivo sono indi­ spensabili alcune condizioni esterne e che è soltanto pos­ sibile dare stimoli che favori­ ranno o innescheranno un processo ma non necessaria­ mente lo determineranno.

affidare la fascia di capitano, esplici­ tando che quel "sondaggio" sa­ rebbe stato a lui uti­ le, ma non vinco­

Attenzione dovrà essere pre­ stata alle diverse sfaccetta­ ture che contribuiscono alla composizione di un gruppo: ad esempio al fatto che "il gruppo" ha sempre bisogno di una leadership interna ve­ ra e condivisa, funzionale al raggiungimento dell'obietti­ vo ( leadership positiva}. Non

com­ chie­ il no­ a cui

der. Un altro importante indice del clima di squadra, è l'inse­ rimento di nuovi elementi nel

gruppo. Questa è una fase

va male, «è meglio!». Poi esiste l'altro caso, in cui i giocatori seduti in panchina sono visibilmente ed emotivamente

"partecipi" a ciò che succede in campo: incita­ no i compagni, esultano con loro dopo un gol, sono attenti allo svolgimento della gara e ne vi­ vono le tensioni. Questo è il caso di una panchina partecipata, in cui, nonostante ci sia la penalizzazione della scelta del mister, ci si sente solidali con i compa­

occuperanno. Situazioni di auto-esclusione

o di emarginazione di qual­ che elemento possono rap­ presentare un pencolo co­ stante che mina soprattutto la stabilità di un clima di lavo­ ro positivo. Chi intende veramente "la­ vorare" su un gruppo do­ vrebbe seguire quelle classi­ che avvertenze di "maneg­ giare con cautela" che ac­ compagnano gli strumenti e

le sostanze che possono es­ sere pericolosi. L'oggetto "gruppo" può essere visto

come un'arma a doppio ta­ glio che, se ben utilizzata, può essere una grande risor­

sa, ma, se mal gestita, può rappresentare un

L'inserimento di nuovi elementi è una fase delicata per il gruppo

lante nella scelta fi­ nale. Ciò aveva por­ tato i giocatori a sentirsi maggior­ mente coinvolti e responsabi­ lizzati nella nomina del lea­

camento alla "ragion di squadra", che anzi, se

delicata perché determina la struttura del team e, di con­ seguenza, i ruoli che si assu­ meranno e le posizioni che si

grosso limite al raggiungimento della massima espressione delle singole potenziali­

tà. Volendo sintetiz­ zare in pochissimi concetti, la capa­

cità di guidare un gruppo si sviluppa attraverso questi fattori: un elevato ba­ gaglio espenenziale, un ap­

profondito livello di cono­ scenza della materia e, infi­ ne, le caratteristiche e predi­ sposizioni personali. K

gni e partecipi di quello che succede in campo, in quanto parte dello stesso gruppo. Ovviamente sono due realtà estreme che rara­ mente si delineano in modo così evidente e ra­

dicale, ma che, seppure meno marcatamente, possono offrire importanti suggerimenti e spunti di riflessione sul clima del gruppo. È per questo motivo che suggerisco sempre, agli alle­ natori con cui collaboro, di osservare attenta­

mente i comportamenti anche, e soprattutto, di chi sta fuori dal terreno di gioco.

STADIUM RISPONDE

nibilità delle persone coin­ volte. Senza dimenticare quel fondamentale elemento che

In questo spazio, ogni me­ se Giovanni Pasculli risponi de alle vostre domande sul­ la mediazione del conflitto in ambito sportivo. Scrivetegli a:

Egregio dottor Pasculli, sono un allenatore di calcio di­ lettanti. Alleno comunque per­ sone adulte (19/30 anni). Più volte mi trovo a far fronte a si­ tuazioni di tensione, rapporti difficili, a volte anche solo di maleducazione. È chiaro che in una squadra co­ me la nostra, non c'è la possibi­ lità di avvalersi di professionisti come lei. Per cui la mia doman­ da è semplice: come si deve comportare un allenatore in si­ tuazioni conflittuali? Deve esse­ re anche un po' mediatore, nel senso "scientifico" da lei così ben spiegato? Spesso mi trovo in dubbio: è giusto lasciar correre e preoccu­ parsi solo dell'aspetto prevalen­ temente tecnico visto che si tratta di adulti, seppur giovani? Giovanni, Salerno

Caro Giovanni, comprendo il suo disagio, un disagio che tutti proviamo quando dobbiamo far fronte alle tensioni, provo­ cazioni e alla maleducazione, in un ambito che dovrebbe essere fatto di gioia e serenità. Rispondendo alla sua doman­ da, dico che, senza presunzione di avanzare ricette "sicure", il volersi occupare anche di que­ stioni "non tecniche", lo lascerei come libero arbitrio della propria coscienza, sapendo che il bisogno è tanto. Per quanto riguarda la possibilità dell'alle­ natore di essere mediatore, io credo che, talvolta, lo possa es­ sere, soprattutto se il suo ruolo non inficia un intervento superpartes e purché lasci, alle parti in conflitto, la libertà di starci. ■

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Migliorare i rapporti con i media

COME 51 ORGANIZZA LA CONFERENZA STAMPA L'incontro con i giornalisti è un'occasione per dare notizie rilevanti e per consolidare i rapporti con gli organi di informazione. La corretta organizzazione si basa su poche regole!* E bene conoscerle e rispettarle bbiamo da diffondere o eccezionale. Nel prendere la una notizia. A questo nostra decisione, dovremo te­ punto possiamo sce­ nere a mente che, anche se la gliere tra due diverse strade. conferenza stampa viene spes­ La prima, più semplice, è quel­ so usata come occasione per la di inviare semplicemente un dare "non-notizie" e come comunicato stampa. L'altra via mezzo per coltivare le relazio­ per diffondere l'informazione ni con la stampa, è bene non che ci interessa, è organizzare abusarne: stiamo chiedendo una conferenza stampa. Sce­ ad altre persone (i giornalisti e glieremo la prima soluzione, e non solo) di impiegare il loro invieremo il comu­ tempo per ricevere

A

co

nicato preferibil­ mente a mezzo po­ sta elettronica, nel caso in cui la notizia

che intendiamo dif­ fondere è di routi­ ne, un aggiorna­ mento periodico che riguarda l'attivi­ tà della nostra società.

Disponibilità di materiale, attrezzature e location, sono molto importanti

Organizzeremo invece una conferenza stampa se la noti­ zia è particolarmente rilevante

I corsi e i master STUDIARE DA MANAGER DELLO SPORT

informazioni

che

dovrebbero avere perlomeno le ca­ ratteristiche della novità e della rile­ vanza. Alla conferenza stampa devono es­ sere invitati tutti i giornalisti con cui siamo in con­ tatto e tutti quelli che si occu­ pano del settore che ci riguar­ da, nelle diverse redazioni. Si

P

può approfittare dell'evento, se l'argomento e la sede lo consentono, per invitare anche le istituzioni, le autorità locali e, più in generale, tutti gli enti e le persone con cui si hanno e si vogliono mantenere stabili e

proficue relazioni. L'invito, in forma scritta, per lo più via e-mail, potrà avere ca­ rattere più o meno formale, se­ condo il tipo d'incontro che stiamo organizzando. Dovrà arrivare con un discreto antici­ po: da una settimana a un giorno, dipendentemente dal­ la notizia che dobbiamo dif­ fondere. Sarà bene far prece­ dere l'invio dell'invito scritto da una telefonata, più perso­ nale e diretta. Ma passiamo alla fase operati­ va. Quando le informazioni che dobbiamo diffondere non sono urgenti, e abbiamo quin­ di un discreto margine di tem­ po per organizzare l'incontro, la disponibilità di materiale, la comodità, la cura dei dettagli e la location sono molto impor­ tanti. Una cartellina, di cartoncino leggero formato A4, da distri­ buire a ciascun giornalista e in­ vitato prima dell'inizio della

er chi vuole far carriera tra stadi e piscine, so­ no in aumento i corsi di specializzazione in management dello sport.

Anche gli atenei, ormai da un po' di anni, hanno iniziato a organizzare corsi dedicati a questa branca della gestione aziendale e del marketing. Stessa attenzione anche da parte di scuole di spe­ cializzazione non universitarie. Ecco i principali:

International master in Management, law and humanities of sport Lanciato da Fifa, coordinato dal Centre interna-

82

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conferenza, sarà sufficiente a contenere i materiali che avre­ mo preparato in anticipo: il co­ municato stampa (vedi Stadium n° 3/2007), eventuali schede con dati tecnici, foto­ grafie (possibilmente su CD rom). Per quanto riguarda la sede dell'evento, la location, dipen­ derà dal numero degli ospiti e dall'importanza che si vuole dare all'incontro. Se i convenu­ ti non sono molti e gli spazi lo

consentono, i normali spazi di lavoro della società andranno benissimo. Sceglieremo allora la sala migliore che abbiamo a disposizione (una sala riunioni, la sala delle coppe, ecc.) e or­ ganizzeremo gli spazi per ac­ cogliere al meglio i nostri invi­ tati, prowedendo a un tavolo per gli oratori, a un adeguato numero di sedie, a una illumi­ nazione idonea, a un eventua­ le rinfresco. Utilizzare spazi aziendali consente di rispar­ miare denaro, ma anche, e non è poco, tempo. Consente

inoltre di avere tutte le perso­ ne che ci potranno essere utili vicine e a disposizione. Se invece abbiamo invitato molte persone e, in ogni caso,

tional d'étude du sport e sviluppato da tre uni­ versità europee con un programma itinerante che prevede tappe di tre mesi in ciascuno degli atenei coivolti: la Sda Bocconi, la De Montfort University di Leicester (GB), la Università de Neuchatel (CH). Le lezioni sono tenute da professori e "sportivi" e sono in inglese. vwvw.fifamaster.org -vwvw.dmu.ac.uk

Master internazionale in strategia e pianifi­ cazione degli eventi sportivi

Organizzato dalle Università di Bologna e San Marino, è un master di primo livello, quindi


COSA E COME FARE PER UNA ■ PERFETTA ORGANIZZAZIONE |

lizzando una parola ormai de­ sueta, ma che riteniamo asso­ lutamente idonea al caso. La conferenza stampa non do­ vrebbe essere confusa con un cocktail, un pranzo, o qualun­ que altro evento mondano. Parliamo adesso dei tempi e modi della conferenza. Prima di tutto l'orario: se intendia­ mo far uscire la notizia sui prestigio. Nella decisione do­ quotidiani, sarà fon­ vremo tenere in con­ damentale organiz­ siderazione prima di Vietato zare la presentazione tutto il numero di per­

vogliamo dare alla conferenza

più importanza e senso di ec­ cezionalità, potremo utilizzare uno spazio ad hoc, che dovrà avere le seguenti caratteristi­ che: facilità di accesso e, ovvia­ mente, parcheggio; spaziosità; adeguatezza delle apparec­ chiature tecniche (lavagne, schermi, computer, proiettori);

sone che vogliamo in­ vitare: se è negativo accoglierle in uno spazio troppo picco­ lo, è senza dubbio an­ che peggio riceverle

annoiare e fare perdere tempo ai convenuti

in uno spazio sovradi­ mensionato che darà sempre, qualsiasi sia il numero degli in­ tervenuti, l'idea di un insucces­ so. Non ultimo, sarà importan­ te valutare i costi: normalmen­ te gli spazi messi a disposizio­ ne per questo tipo di eventi so­ no piuttosto cari. Una valida al­ ternativa, spesso percorribile soprattutto per le organizza­ zioni sportive, ben inserite nel tessuto politico-sociale del ter­ ritorio, è utilizzare spazi di per­

tinenza degli enti locali, delle amministrazioni, associazioni, fondazioni del luogo in cui la

società opera. È normale organizzare un rin­

fresco da dare subito dopo. Abbiamo scritto rinfresco, uti­

nella tarda mattina­ ta. Al pomeriggio, in­ fatti, i quotidiani so­ no già impostati e vengono inserite solo

notizie molto impor­ tanti. La conferenza inizierà con un'introduzione

da parte di una figura rappre­ sentativa della società come un dirigente o il presidente, in grado di fare "gli onori di ca­ sa" e dare il benvenuto agli ospiti. Questa figura dovrà es­ sere affiancata dai professio­ nisti più direttamente coinvol­ ti con la materia oggetto del­ la conferenza. Per esempio se si tratta di presentare alla stampa un nuovo centro di al­ lenamento, parlerà per primo il Presidente della società e

poi, il responsabile del proget­ to, il direttore del nuovo cen­ tro, ecc. Alla presentazione potrebbero essere invitate ad intervenire con un breve di-

aperto ai titolari di lauree triennali. Tra i docenti molti professionisti di organizza­ zioni sportive di primo livello, di Federazio­ ni, di agenzie di consulenza. Sede del cor­

so San Marino. vwvw.unirsm.sm/mastersport Master in Economia e gestione dello sport Pensato per i "fuori sede" il master di se­ condo livello organizzato dall'università ro­

mana di Tor Vergata. Dura nove mesi: gli studenti devono passare in facoltà soltan­ to quattro giorni al mese, il resto degli in­

r

1. Aggiornare continuamente la propria press list, dividendo i giornalisti per

mezzi (quotidiani, periodici, Tv, radio, agenzie, ecc.)

2. Fissar luogo data ora della conferenza stampa, tenendo sempre presente che se si vuole essere presenti sui quotidiani la presentazione deve essere fat­

ta nella tarda mattinata. 3. Verificare lo spazio scelto; ridefinire gli spazi e gli arredi (togliere il più pos­ sibile, aggiungere sedie); decidere il tavolo degli oratori; verificare le "tecni­ che" presenti e necessarie (amplificatori, microfoni, proiettori, lavagne, ecc.)

4. Definire il rinfresco post-conferenza 5. Preparare un invito (generalmente da inviare via mail; nelle occasioni più formali, invio cartaceo); far precedere l'invio da una telefonata 6. Spedire l'invito ai destinatari. Oltre la stampa, le autorità politiche, militari,

sportive, gli ex-campioni, gli sponsor 7. Incaricare un fotografo e/o un operatore per documentare visivamente

l'evento e fornire materiale alla stampa 8. Un paio di giorni prima, telefonare ai giornalisti per avere conferma 9. Preparare il comunicato da inserire con il resto della documentazione in car­ tella stampa. Preparare l'eventuale omaggio preventivamente scelto e ordinato.

10. Preparare la lista completa degli invitati che una persona il giorno della conferenza dovrà spuntare mano a mano che gli ospiti arriveranno 11. L'elenco delle persone assenti servirà, immediatamente dopo la conferen­

za, per l'invio del comunicato stampa

12. Verificare l'allestimento della sala; gli arredi; la cartella stampa; il catering

scorso anche altre figure pro­ fessionali, magari esterne alla

interventi, più accurate saran­ no le risposte, maggiore sarà

società. In questo caso si deve avere cura di far avere loro in anticipo tutte il materiale pre­

il successo della presentazio­ ne e anche l'apprezzamento per chi ha organizzato l'in­

parato per la cartella stampa in modo da poter concordare in anticipo il loro intervento, prevedendo, per quanto pos­

contro. La conferenza dovrà durare lo stretto necessario per illustrare dettagliatamen­

sibile, le più probabili doman­ de cui potranno trovarsi a ri­ spondere. Migliori saranno gli

segnamenti è dato via internet. http://web.uniroma2.it Corso di Laurea in Comunicazione e management per le imprese sportive Attivato dalla Sapienza, si tratta di un vero e proprio corso di Laurea specialistica in Co­

municazione d'impresa della facoltà di

Scienze della comunicazione. www.uniromal ,it Management dello sport: organizza­ zioni, impianti ed eventi sportivi La Luiss Management organizza questo

te le novità oggetto del comu­ nicato stampa. Vietato anno­ iare e far perdere inutilmente tempo ai convenuti. K

master della durata di quattro mesi riserva­

to a giuristi e manager; in partnership con il Coni sviluppa anche un altro corso, in 16 giornate, dedicato a chi svolge la propria attività in organizzazioni e centri sportivi. www.emagister.it Scuola dello sport del Coni La Scuola del Coni sviluppa percorsi brevi e mirati per direttori di impianti sportivi, pro­ fessionisti di associazioni e funzionari di en­ ti locali. http://scuoladellosport.coni.it

ìrTÌO 83


La letteratura interpreta uno dei mali del calcio

STORIA E ANALISI DEL TIFO VIOLENTO Comprendere uno dei fenomeni sociali più eclatanti e pericolosi degli ultimi decenni non è cosa da poco. Ci hanno provato, da diversi punti di vista, gli autori delle proposte di questo numero. Il mondo ultrà attraverso la lente della psicologia, della sociologia, dell7antropologia e anche della storia

CD

uando si parla della vio­ lenza nel calcio e delle notti tragiche a margi­ ne di una partita, se non vo­ gliamo stilare la lunga, e mai completa, sequela di lutti, di persone "cadute" nei nostri stadi - vedi Ultraviolenza di Diego Mariottim - e non an­ dare troppo a ritroso nel tem­ po, basta partire da quello strano derby capitolino del 21 marzo 2004: un Lazio-Roma sospeso alla notizia della pre­ sunta morte di un bambino.

Notizia poi clamorosamente smentita, ma che intanto mi­ se letteralmente in fuga 70mila spettatori, con

un'uscita in massa dallo sta­ dio Olimpico che non fu per

niente di "sicurezza" e solo la buona sorte evitò che non ci scappasse il morto davvero. Quella fu la vittoria degli ultrà di tutt'e due le curve romane, di solito "nemiche" e invece estremamente solidali per l'occasione anche nel loro slogan intimidatorio urlato ai calciatori e alle forze dell'or­ dine schierate in campo: "So­ spendete la partita". Un mo­ nito che squalificò in pochi minuti persino l'autorità del prefetto Achille Serra che do­ vette piegarsi alla volontà di quella minoranza violenta, in

Marco Pastonesi e Enrico Pessina "Il sei nazioni" Pagg. 323, euro 16,50 - Zelig www.bcdeditore.it

U1 Un libro fondamentale questo di Pastonesi e

Pessina per calarsi al meglio nello spirito leale e la filosofia profonda che anima il rugby. Ma soprattutto è un viaggio a ritroso nel tempo, a partire dalla fi­ ne dell' '800, dalle origini di questa sfida europea, quando Scozia e Inghilterra decisero che era tempo di darsi "batta­ glia" soltanto su un prato verde e con una palla ovale. Una piccola enciclopedia che segue l'evoluzione del prestigioso Torneo, passato dalle Quattro, alle Cinque e, dal 2000, alle definitive Sei Nazioni, da leggere con più gusto dopo la storica vittoria dell'ltalrugby sul campo della Scozia.

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SritilO

: AesscrtóO Setoli

di Massimiliano Castellani

.

ULTRA

PSICOLOGIA DEL TIFOSO VIOLENTO

BRUNO BARBA UN ANTROPOLOGO NEL PALLONE

'’ ì ©GIUNTI

Alessandro Salvini "Ultrà. Psicologia del tifoso violento" Giunti Pagg. 200, euro 12 www.giunti.it

grado di tenere sotto scacco la maggioranza civile del po­ polo dello stadio. Una feno­ menologia e una leggenda metropolitana che è passata

tristemente alla stona come II derby del bambino morto, saggio omonimo di Valerio Marchi il guale nella sua disa-

Bruno Barba "Un antropologo nel pallone" Universale Meltemi Pagg. 167, euro 16 www.meltemieditore.it

mina esplora attentamente il mondo ultrà. Marchi fa però dei debiti distinguo: tra quel­ la minoranza dei "felicemen­ te teppisti, irriverenti, sguaia­ ti e irrequieti", personaggi che in un ipotetico libro Cuo­ re aggiornato all'attualità ri­ sulterebbero essere dei "mi-

Cina Bonizzoni "Il futuro di ieri. Quando il calcio è umanesimo' Albalibri - Pagg. 186, euro 14,50 www.albalibri.com

llhrturo di Ieri

"L'importante nel calcio è capire. Solo che si capisce sempre dopo". Forse la metafora del­ la vita di Luigi "Cina" Bonizzoni è tutta qui, in uno dei suoi centomila aforismi o sarebbe meglio dire cine­ serie. Fu Gianni Brera durante una delle loro sfide calcistiche, disputate in gioventù, a ribattezzarlo il Cina, per via di quegli occhi a mandorla. Gli occhi profondi dell'87enne tecnico gen­ tiluomo che in queste pagine fa rivivere il calcio e i personaggi del secolo scorso. Una vita intensa quella di Bonizzoni, passata insegnando calcio (docente a Coverciano) allenando campioni e uomini.


gliala di Franti sempre pronti

alla rissa e alla baldoria" e una maggioranza pensante, all'interno dello stesso soggetto-ultrà, che è "portatrice

più che sociale. Per questo ci viene in soccorso il prof. Ales­

occasionali", con un'anima sì teppistica, come vuole Mar­ chi, ma "privo dei tradiziona­ li tratti biografici del delin­ quente giovanile". Un pro­ dotto umano che "germina dalla normalità quotidiana", ma che si scatena allo stadio, assumendo quella che Salvini identifica come una "perso­ nalità psicopatica" che agisce però senza "calcoli delin­ quenziali", anche se poi ne derivano quegli atti sconside­ rati che entrano prepotentemente nella sfera del codice penale. Assolta la sua funzio­ ne da intollerante, da violen­ to o razzista della domenica, lo "psicopatico" o meglio l'ultra "dissociato" una volta toccata la soglia estrema del pencolo, vigliaccamente rien­ tra nei canoni tranquilli e pa­ cifici del "conformismo gio­ vanile". Il prototipo che pro­ pone Salvini è l'identikit del perfetto omicida degli stadi. Mine vaganti pericolosissime che anche quando non arri­ vano a macchiarsi di sangue sono comunque i responsabi­

sandro Salvini e il suo Ultra. Psicologia del tifoso violento. La minoranza ultra-violenta, per Salvini, rappresenta una nuova tipologia di giovane che è "dedito a trasgressioni

li della distruzione della "fe­ sta". Per Bruno Barba autore de L'antropologo nel pallone il calcio in ogni parte del mondo è infatti prima di tut­ to la celebrazione del "ritua-

magine del "branco" che si scatena in una guerriglia as­ surda contro la polizia, ucci­ dendo in maniera barbara l'ispettore Filippo Raciti, ne-

Diego Mariottini "Ultraviolenza. Storie di sangue del tifo italiano" Bradipolibri Pagg. 159, euro 13 www.bradipolibri.it

Valerio Marchi "Il derby del bambino morto"

di valori, di etica e di proget­ tualità positivamente resi­ stenziali rispetto alle derive affaristico-liberistiche del cal­

cessita di un'analisi clinica,

cio contemporaneo". Una lettura sociologicamente cor­

retta e completa, ma azzera­ ta dalla cruda cronaca della tragedia di Catania. Lì, l'im­

Derive e Approdi Pagg. 144, euro 12 www.deriveapprodi.it

le della festa". Una festa mol­ to ambita, in quanto ha il cri­ sma della visibilità e dell'uni­ versalità e quindi "tutti vo­ gliono prendervi parte". La minoranza violenta in questo caso, spiega Barba, si vuole mettere in mostra "conte­ stando". La festa ha però le sue regole prestabilite, per­ tanto l'avvertimento dell'an­

tropologo è che l'ultrà "non può macchiarsi di atteggia­ menti non condivisi dalla co­ munità". Forse ottimistica­

mente, Barba immagina una prospettiva futura, in cui la comunità civile sarà in grado di riappropriarsi dello stadio, anche come spazio fisico, do­ tandosi di nuove norme e re­ gole più severe, che gli per­ metteranno di ottenere mag­ giore rispetto da parte dei più facinorosi. Un rispetto dovu­ to verso la maggioranza dei tifosi sani che prende parte e organizza la festa domenica­ le del calcio. "Se scoprisse questo meccanismo, l'ultrà getterebbe coltelli e aggressi­ vità", si augura Barba. E ce lo auguriamo anche noi, ma per ora siamo fermi all'era dei tornelli e per la resa incondi­ zionata della minoranza vio­

lenta, purtroppo ci vorrà an­ cora del tempo. R

Luciano Bianciardi "Il fuorigioco mi sta antipatico" Stampa Alternativa - Pagg. 382, euro 16,50 www.stampalternativa.it

Gianfrancesco Turano "Tutto il calcio miliardo per miliardo" Saggiatore - Pagg. 245, euro 15 www.saggiatore.it

"Il fuorigioco mi sta antipatico, come tutte le regole che limitano la libertà di movimento e di parcheggio". Scriveva così quasi quarantanni fa Luciano Bianciardi, intellettuale scomodo e geniale, quanto "anarchico", per sua stessa definizione. Si vantava di "aver sem­ pre messo almeno una partita di calcio" in ogni suo libro. E in questa antologia si ritrovano i suoi pezzi, meglio le risposte o se volete i colloqui con i lettori del Guerin Sportivo diretto da Gianni Brera che gli affidò la rubrica Così è se vi pare. Rubrica di calcio e dintorni che Bianciardi tenne per un solo anno, dal settembre 1970 al 15 novembre 1971, giorno della sua prematura morte.

Dopo lo scandalo di Calciopoli pensavamo di li rutfonttfs Rocco a<i *brjo.ovirh aver visto e sentito di tutto riguardo alle torbi­ ':'’A '■ de trame e i loschi figuri che detenevano il monopolio degli affari del pallone nazionale. Ma questo libroinchiesta di Gianfrancesco Turano squarcia il velo su scenari im­ pensabili e inquietanti intrighi internazionali, a cominciare dalla presunta telefonata di Berlusconi a Putin, con il premier russo che nel 2004 bloccò in extremis la vendita della Roma del pre­ sidente Sensi ai russi della Nafta Moskva. Uno dei tanti episodi di un calcio diventato marcio, su scala planetaria, seguito anco­

Gianfrancesco Turano

Tutto il calcio miliardo per miliardo

ra da 3 miliardi di appassionati.

ÌÌTlBìlT 85


I classici dello sport

IL LANCIATORE DI GIAVELLOTTO METAFORA DI UNA GENERAZIONE Paolo Volponi è uno dei pochi poeti civili italiani del secolo scorso. In questo romanzo racconta le imprese di un giovane che nel Ventennio fascista cerca di imporsi nell'atletica leggera aolo Volponi con Pier coli e le botteghe della vita di Paolo Pasolini è stato provincia, per lui che visse la uno dei rari poeti civi­ sua gioventù dal privilegiato, li italiani del secolo scorso. In quanto isolato, sipario duca­ comune con Pasolini aveva le di Urbino. E infine un pre­ anche il tifo per il "calcio di testo per parlare di sport. Un

P

poesia" e la passione per il Bologna di Bulgarelli. La let­ teratura, dalla narrativa alla saggistica, agli editoriali sui quotidiani, Volponi l'ha uti­ lizzata sempre come metafo­

ra di resistenza civile e per proporre un dibattito politi­ co-popolare. Così anche il suo romanzo II lanciatore di giavellotto diventa una me­ tafora necessaria e funziona­ le per inquadrare una gene­ razione: quella dei ragazzi cresciuti nel Ventennio fasci­ sta. Una storia che come molte altre di Volponi è un mezzo per scandagliare i vi­

tema molto caro allo scritto­ re che già nel 1956 aveva trattato l'argomento in un saggio dal titolo il "Il lin­ guaggio sportivo". È sporti­ vo, anche il linguaggio del protagonista, il lanciatore di giavellotto Damìn Possanza che corona il suo sogno: en­ trare a far parte della squa­ dra di atletica leggera di Fossombrone. Un gruppo di gio­ vani arditi, allenati dal capo della locale sezione fascista, Traiano Marcacci. Un uomo che agli occhi di Damìn è me­ tafora del male: perché rap­ presenta l'atroce realtà del regime totalitario nazionali­ sta, e soprattutto perché ha distrutto la sua famiglia, quando scopre che è l'aman-

te della madre. Ma al tempo stesso Damìn prova una cela­ ta ammirazione per Marcacci che incarna la forza, la di­ namicità e la bellezza fisica dell'atleta. L'umiltà, lo spirito di sacrificio e l'indubbio ta­ lento di Damìn inducono comunque il tecnico-gerarca a portarlo ai campionati re­ gionali di Ancona dove il ra­ gazzo esprime tutta la sua voglia di libertà scagliando quel giavellotto il più lonta­ no possibile e conficcandolo "ai quarantotto metri, misu­ ra limite anche per i seniores: misura incredibile per uno juniores, primato regionale e forse nazionale...". Un lam­ po di gioia che illumina ap­ pena le tenebre in cui si di­ batte la psiche labile del­ l'atleta, la cui storia si mac­

chierà dell'omicidio della so­ rella Lavinia e poi come un giavellotto scaglierà se stes­ so giù da un ponte. E anche qui, il suicidio di Damìn è per Volponi nient'altro che la fi­

ne inevitabile della vittima della società borghese fasci­ sta, che lo ha ammaliato con i suoi falsi miti, tra i quali an­ che quello dello sport che aveva un senso solo se vissu­ to eroicamente. K

IL LANCIATORE DI GIAVELLOTTO È TORNATO ALLO STADIO DEI MARMI Lo scorso 27 luglio è stata riposizionata all'interno dello Stadio dei Marmi a Roma, la statua del Lanciatore di Giavellotto, che nel 1970 era stata distrutta da un fulmine. Si tratta di una copia perfetta dell'opera realizzata in marmo di Carrara nel 1932 dall'artista Aldo Buttini ed è stata realizzata proprio con la consulenza del figlio di Buttini. Con il ritorno del "Lanciatore", sono nuovamente 60 i "custodi" del Foro Italico.

Paolo Volponi "Il lanciatore di giavellotto" Einaudi (1981)

Paolo Volponi, scrittore e poeta, è nato a Urbino il 6 febbraio del 1924 ed è mor­ to ad Ancona il 23 agosto del 1994. Laureatosi in Leg­ ge nel 1947, l'anno successi­ vo comincia la sua ampia produzione letteraria pub­ blicando una raccolta di poesie, "Il ramarro". L'opera narrativa parte invece nel 1962 con il "Memoriale", forse la sua opera più cono­ sciuta, incentrato sulla con­ trapposizione operai-im­ prenditori negli anni Sessan­ ta. Ha vinto il Premio Via­ reggio per la poesia (con "Le Porte dell'Appennino", 1960) e il Premio Strega per la narrativa (con "La Macchi­ na Mondiale", 1965). Il suo ultimo romanzo è del 1989, "Le mosche del capitale".


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li giro del mondo attraverso le gare più importanti

IN RETE IL FASCINO DELLA MARATONA Vivere l emozione di corse entusiasmanti, attraverso paesaggi di città-simbolo e ambienti esotici: il maratoneta del web può trovare tutto questo, insieme alle informazioni tecniche e pratiche per chi invece vuole correre davvero udore, fatica e splendidi zioni, descrivere il percorso e le contesti urbani e natura­ principali attrattive culturali del li. Otre alla possibilità di luogo della manifestazione. diventare protagonisti conces Per­ quanto riguarda gli appun­ sa anche agli atleti non profes­ tamenti più importanti del me­ sionisti, il fascino delle grandi se di aprile un posto di favore,

S

maratone è probabilmente an­ che quello di porta­

re un avvenimento sportivo all'interno di scenari unici, nel

cuore delle grandi città ma anche in luoghi decisamente fuori dall'ordinario. Internet riveste un ruolo sempre più

non solamente per l'importan­ za dell'evento, lo merita la maratona di Boston www.bostonmarathon.org. Il sito della se­

Sudore fatica splendidi contesti urbani e naturali

importante in quest'ottica e così quasi tutte le maratone di una certa rilevanza hanno un loro sito in cui raccogliere iscri­

conda corsa degli Stati Uniti, dopo quella di New York, in program­

ma il 16 aprile, presenta un'accattivante veste grafica, ma anche una sene di complete notizie sulla kermesse, con la stona della manifestazione, il percorso ma

anche la possibilità per i parte-

di Luca Palmieri

The INC New York City Marathon Nov. 4,2007 About The Marathon

Entrant I Chartties Information I

Race Week Events

Athletes

Training

Results

Marathon Store

I Help

The ING New York City Marathon 2007 will be held on November 4.

The application for the ING New York City Marathon 2007 is available new. [More] Want guaranteed entry for 2007?

Read more about our charity program and find out how you can give back while getting guaranteed entry, (f ]

Top Women 2006 1. Jelena Prokopcuka (LAT) 2:25:05 2. Tatiana Hladyr (UKR) 2:26:05 3. Catherine Ndereba (KEN) 2:26:58 Top Men 2006 1. M. Gomes dos Santos (BRA) 2:09:58 2. Stephen Kiogora (KEN) 2:10:06 3. Paul Tergat (KEN) 2:10:10

Wheelchair Division W: Amanda McGrory (USA) 1:54:17 M: Kurt Feamley (AUS) 1:29:22 CR NYRR Members W: Claudia Camargo (ARG) 2:35:04 M: Kassahun Kablso (ETH) 2:19:04

Application and Instructions The application for the ING New York City Marathon 2007 is available now Before you fill out the application, please be sure to familiarize yourself with our application policies. [Mere]

Training for 2007 Running 26.2 miles is an incredible feat-and yet, most people can do it, given the right preparation, if you plan to take alm at the ING New York City Marathon 2007 on November 4—or another marathon—here's how to start getting ready. [More]

Marathon by the Numbers The ING New York City Marathon is more than Just a race. It is an week-long extravaganza of races, events, and good, old fashioned fun. Read more about it with our 2006 facts and figures. [" )

You Liked Us! You Really Did! Read the results of our runner survey.

Results and Split | Official 2QC-fc Gee:

2006 Race Coverage On marathon day, the world converged on New York City. And, on a day that featured a repeat victor on the women's side and surprise winner on the men's side, every athlete could feel like a champion. | ] [Pro Mens Photos] [Pro Women's Photos] [Wheelchair Photos] [Event Story] [Event Photos] [Lance Story] [Loci Story] [Local Photos] [Video]

cipanti di registrare la propria corsa su Dvd personalizzati. La home page della maratona di Londra www.london-marathon.co.uk, in programma il

prossimo 22 aprile, si apre con una suggestiva pagina intro­

Guaranteed Entry When You Run for Charity NYRR is committed to changing the world for the better through running and fitness. The ING New York Qty Marathon provides you with an opportunity to transform Ilves in a direct and meaningful way In 2007, our charity program returns to offer runners the chance to give back to the community while receiving guaranteed entry. [’ )

duttiva, con lo sfondo della ca­ pitale britannica e il conto alla rovescia alla data dell'evento. Il sito londinese merita il massi­ mo dei voti, per la veste grafica ma anche per la ricchezza del­ le informazioni, davvero a tut­ to campo: per i partecipanti è possibile scaricare i programmi di allenamento sul proprio computer, mentre numerosissi­ me sono le informazioni anche per gli spettatori, tra le quali, molto britannica, la lista dei pub presenti lungo il percorso. Per quanto riguarda l'Italia, aprile (il 15) è il mese della ma­ ratona di Torino www.turinmarathon.it con un sito sobrio ma fornito di tutte le notizie neces­ sarie e comprendente un ric­

chissimo capitolo dedicato al­ l'allenamento, con consigli sul­ l'alimentazione e sui program-

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J Antarctic Ice Marathon KATABATIC WINDS BREATHTAKING VIEWS

Welcome

mi personalizzati. Sfondi tradizionali quelli della maratona, ma anche eccentrici percorsi all'insegna dell'avven­

tura, dal deserto ai ghiacci pe­ renni. È quest'ultimo il caso della maratona antartica, la cui terza edizione è in programma il 12 dicembre. Il percorso più a sud del mondo, a temperature sotto lo zero: una manifesta­ zione estrema, con un sito www.icemarathon.com semplice e curato, che descrive la corsa ma anche la preparazione specifica che i partecipanti dovranno seguire. Il mondo

dello sport è anche un utile vei­ colo di solidarietà e di pace, co­ me nel caso della maratona del Ruanda www.kigalimara-

La home page della Associazione Internazionale delle Maratone: www.aims-association.org

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Il sito della Federazione Italiana di atletica: www.fidal.it

FI

Portale italiano sul mondo della maratona: www.maratoneta.it

Cfl

Agenzia di viaggi on line dedicata alle maratone di tutto il mondo: www.marathontours.com On December 14, 200Z, the 80 South Half Marathon will commence at the Patnot Hills camo. Earn year place oh the mainland Antarctic by completing 13.1 miles In breathtaking scenery white relishing tne possibility of Katabatic winos ano Icy temperatures. Don't expect to see penguins, however, as life cannot be sustameo this far inland.

On December 15. 2007. tne third Antarctic LOOK ultra race will begin Undoubtedly, ’the yrorid s co'dest 100". this ultramarathon challenge js reserved for only rhe toughest cf endurance athletes the 100k (62 1 miles) distance will seem endless, run i under a sun tnat never sets against ; tne backdmp cf Patnot Hills and the I Ellsworth Mountams

La home page della più importante mara­ tona italiana: www.maratonadiroma.it E quello della principale manifestazione italiana di aprile: www.turinmarathon.it Il sito della maratona di New York, la più grande del mondo: www.ingnycmarathon.org

Cooyngnt >* 2005-200? Ricnara Donovan. Polar Running AOventires t.“ R'gtits Re$erv«M.

thon.com, in programma a Kigali il 13 maggio. Una manife­ stazione che significa molto per un paese devastato da an­

chness in Scozia (7 ottobre), passando per il suggestivo percorso tra la chiese di Quito, capitale dell'Ecuador (la "Ruta

de las Iglesias", a settembre), ni di guerra civile e ricordata da tutte manifestazioni una home page sem­ dotate di proprie ho­ plice ed efficace: in tre più me page con ogni lingue (inglese, fran­ importanti sorta di informazio­ cese e tedesco), sotto­ ne. Un vero e proprio linea lo spirito di pace maratone giro tra le meraviglie della maratona e le hanno un del mondo a passo di bellezze di un paese

Le

loro sito

che, prima del conflit­ to, era considerato tra i più affascinanti dell'Africa orientale. In questo contesto

assume ancora maggior signi­ ficato la disputa della marato­

na di Beirut, che si terrà il 18 novembre a poco più di un an­ no dal drammatico conflitto dell'estate 2006: sul sito www.beirutmarathon.org è già possibile trovare il percorso della corsa libanese con la pos­ sibilità di iscriversi. Gli sfondi delle maratone del 2007 saranno molteplici, dalle

cascate Vittoria in Zimbabwe (il 26 agosto) al lago di Lo-

Pagina ufficiale della seconda maratona americana per importanza: www.bostonmarathon.org

La ricca home page della maratona di Londra: www.london-marathon.co.uk La maratona per la pace del Ruanda: www.kigalimarathon.com Eccentrica maratona finlandese, dedicata a Babbo Natale: www.santaclausmarathon.com

La spettacolare maratona delle Cascate Vittoria: www.vicfallsmarathon.com

corsa, in grado di ge­ nerare un business

turistico non indifferente. Ed in questo senso la rete è al­ l'avanguardia. Il sito Marathon Tours www.marathontours.com permette infatti di

iscriversi alle vane maratone ed anche di prenotare i sog­ giorni nelle località delle com­

E quella sul lago di Lochness: www.lochnessmarathon.com

petizioni, descrivendo con do­ vizia di particolari le bellezze dei vari luoghi. Con l'imme­

La maratona di Beirut, appuntamento di pace dopo la guerra del 2006: www.beirutmarathon.org

diata disponibilità di posti: per la maratona antartica, molto

Il sito deH'impegnativa maratona antartica: www.icemarathon.com

ambita e a numero ristretto, si è già in lista di attesa per l'edi­ zione 2008. K

E quello della maratona del Sahara: www.saharamarathon.org

staflhim

89


sito del mese: www.stefanobaldini.net

SEMPLICE MA EFFICACE BALDINI CORRE SUL WEB Senza fronzoli ma aggiornatissimo. Essenziale ma vero. Il carattere e lo spirito dell atleta reggiano si rispecchiano completamente nel suo sito. Il diario on line fa vivere al visitatore le emozioni del grande maratoneta CdS a Modena. Baldini non parte, costretto a letto dalla

febbre

emplice, ma estremaBaldini: il campione olimpico mente efficace. Il sito può così scrivere sulla sua ufficiale del campione esperienza alla maratona di olimpico di maratona New York, sull'approccio al-

S

www.stefanobaldini.net in­ carna un po' le caratteristi-

Oggi Stefano Baldini non era al via de Cross Lungo dei Campionati di Società d Cross a Modena perchè colpito di influenza. Dopo l'allenamento di ieri pomeriggio ( qualche sintomo di influenza di stagione ieri sera il campione olimpico aveva k temperatura alta, questa mattina dopc essersi sentito con la sua società, k Corradmi Calcestruzzi Excelsior, è stati presa la decisione.

l'Africa (più volte negli ultimi mesi è andato ad allenarsi in Namibia) ma anche sul fastidio per

che dell'atleta emiliano. Accurato nella grafica ma non particolarmente elaborato, con La una home page che si presenta pe­ page rò ricchissima di si notizie. ricchissima L'attività dell'atle­ ta reggiano viene di aggiornata con

home

presenta

Stefano ancora oggi è a letto ed hi seguito con grande dispiacere le gare ir tv. Non essere in gara nella città dove s allena da anni e per incontrare da vicine l'atletica italiana è stata certamente uni scelta sofferta. Qualche giorno di stop è necessario per evitare di avere altre complicazioni o prolungamenti delti febbre.

un attacco in­ fluenzale che lo

ha colpito nel mese di febbra­ io e ne ha ral­ lentato la pre­

parazione. La forza del sito è proprio quella di stabilire un contatto il

Commenti Senno da enzo

Ciao Stefano, decidere di non essere al via a Modena è stata la scelta giusta, meglio non compromettere il duro lavoro che hai fatto nei giorni scorsi, era si importante esserci ma hai un impegno importante che ti attende in quei di Londra...... Ti auguro una pronta guarigione

notizie

grande continuità e soprat­ tutto è lo stesso maratoneta a raccontare ai fan le sue per­

sonalissime esperienze. La sezione "lo, Stefano" offre infatti, oltre ad una breve biografia, anche il diario di

FOCUS CSI IL COMITATO MILANESE È ON LINE

EDUCATIVO.

"TTiiO

più diretto possibile tra Baldi­ ni e gli appassionati della ma­ ratona. Oltre al diario è pre­ sente un forum e nella sezio­ ne "Allenamenti" il campio­ ne emiliano spiega la sua

giornata tipo, dall'orario del­ la sveglia alla durata delle se­ dute. Una rubrica a parte è dedicata poi all'equipaggia­ mento, in cui Baldini descrive l'importanza di accessori, ab­ bigliamento e scarpe per la

Tutte le iniziative del CSI milanese sono ades­ so on line sul sito ufficiale www.csi.milano.it. Una home page completa che permette di es­ sere continuamente informati su campionati, manifestazioni e corsi organizzati dal Centro Sportivo del capoluogo lombardo. È ovvia­ mente possibile iscriversi, sia come singolo che come società: per queste ultime il sito of­ fre un importante ampliamento della propria visibilità. Nella sezione "Area società", diccando su "società on line", si apre una finestra che comprende tutti i club affiliati al CSI di Mila­ no: per ognuno è possibile conoscere l'indiriz­

sua attività agonistica. La se­ zione "Multimedia" com­ prende invece un ricco nu­ mero di foto, tra cui, ovvia­ mente, quelle legate ai tanti successi del campione di Ate­ ne. ■

zo e-mail e, quando esiste, il link al sito uffi­ ciale. Grande attenzione viene poi dedicata ai corsi, che riguardano ogni campo dell'attività sportiva, dall'allenatore al dirigente passando per la preparazione atletica. Alcuni sono poi realizzati con il supporto delle principali socie­ tà professionistiche milanesi, come il corso per tecnici di calcio della categoria giovanile "Big small" iniziato a febbraio in collaborazio­ ne con il Milan. Ampio spazio poi alle news e ai temi di riflessione legati all'attività del CSI, con i puntuali editoriali del presidente provin­ ciale Massimo Achini.


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Sirmione ospita lo Staffettone delle Regioni di campestre

PERLA DEL GARDA NEL SEGNO DI CATULLO

di Massimo Carboni

Spiagge, terme, monumenti e storia. Il tutto fuso in un lembo di terra che si affaccia sullo splendido lago e la cui bellezza ha ispirato i versi del poeta. Famosa per il suo clima e le acque, ha molto da offrire ai turisti // jÈPJ he allegria piena,

distesa, Sirmione, rive’W1 denti più bella di tut­ te le isole e penisole che Nettu­ no solleva sulle acque diverse dei laghi trasparenti o del mare

documentati lungo le sponde del lago (Maraschina, porto Ga­ leazzi, San Francesco), ma rin­ venimenti isolati dello stesso periodo si sono avuti anche in alcuni punti della cittadina ("Grotte di Catullo", lido delle Bionde, via Antiche Mura, giar­ dini presso San Salvatore).

immenso". Così il poeta Caio Valerio Catullo descriveva Sir­ mione nel Carme XXXI. Da al­ lora sono trascorsi circa venti secoli, Dalla tuttavia il fascino di questo lembo di terra che si affaccia sul lago di Garda ri­ uno mane immutato. Sirmione è oggi una delle località turisti­ panorama che più apprezzate

Rocca scaligera si gode

stupendo

e visitate, ma frequentata lo era già nella seconda metà Vl-V millennio a.C. Durante l'era del Bronzo (lll-ll millennio a.C.) in­ sediamenti palafitticoli sono

Da qui in poi una con­ tinuo andirivieni di ro­ mani, cimbri, goti, ava­ ri, scaligeri e veneziani che hanno saputo ap­

prezzare le bellezze del luogo e lasciare un se­ gno tangibile del loro

passaggio edificando palazzi e fortificazioni. Sirmione è un comune di 6.353 abitanti della provincia di Bre­ scia, il cui centro storico sorge

su una penisola che divide il basso lago di Garda, che con

una lunghezza di circa 52 km, una superficie di 368 chilometri quadrati ed un volume di circa 50 chilo­ metri cubi, è il più grande lago d'Italia ed è anche il più maestoso e pittore-

Cartoline Alcune spettacolari immagini di Sirmione: in alto, le Grotte di Catullo, a fianco, il Castello. Storia e turismo vanno a braccetto in riva al Lago di Garda

sco. Formato dalla glaciazioni di Riss e modellato da quella di Wurm, esso si estende in gran parte tra due catene montane: ad Est quella del Monte Baldo, sulla costa veronese; ad Ovest quella del variato sistema Tremalzo-Cablone-Pizzòcolo, sulla costa bresciana. A Sud, con una serie di colline che formano l'anfiteatro morenico, il lago si insinua nella Valle Padana. Il lago ha una lunghezza mas­ sima di km. 51,6; la massima larghezza si ha nel tratto meri­ dionale Garda-Desenzano (km. 17,500). Dopo il tratto Torri-

COME ARRIVARCI

IN AUTO A4 La Serenissima Uscita Sirmione.

IN AEREO Aeroporti di Milano: Malpensa e Linate Aeroporti del Garda: Verona-Villafranca e Brescia-Montichiari

IN TRENO Stazione ferroviaria di Desenzano (Tel +39.30.9141247)

Maderno, che misura circa 10 km., il lago si restringe notevol­ mente verso nord, fino a rag­ giungere, nei pressi di Riva, un mimmo di circa 4 km. di lar­

ghezza. La massima profondità del lago è di m. 346 e si trova fra Castelletto e Magugnano; quella media è di m. 135.

La storia di questa famosa loca­ lità del lago di Garda, unita al­ la particolare natura geografi­ ca, permettono al turista o semplice visitatore di seguire percorsi diversi, sul filo dei pro­ pri gusti e, perché no, delle proprie passioni. ■


Itinerario naturalistico ata la sua posizione, Sirmione rappresenta un ot­

muro" (1617), giar­

possibilità offerte al visitatore, una, in particolare, colpisce i sensi e attira l'attenzione. Si

leone III. In quarantanni di

D

dino di Villa Maffei timo punto di partenza per(opera di Pellesina, allievo del Palladio), escursioni alla scoperta delle dimora che nel numerose bellezze artistiche e 1859 fu quartiere naturali che contrassegnano il generale di Napo­ territorio. Tuttavia tra le tante

tratta del Parco Giardino Sigurtà situato a Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona, a circa 26 chilometri da Sirmio-

ne. È un'oasi di 560.000 metri qua­ drati che si estende ai margini delle colline moreniche. Trae la sua origine dal "brolo cinto de

amorose cure, Carlo Sigurtà, avvalendosi di un secolare diritto

di attingere acqua dal Mincio, ha ottenuto il "pro­ digio" di rendere lussureggian­ te l'arida vegetazione collinare creando un piccolo paradiso in cui si fondono fauna mediterra­

ternanza di boschi, prati in fio­ re e piccoli stagni. Il tutto domi­ nato da un'enorme quercia di

Il parco è considerato oggi fra i cinque più straordinari al mon­

oltre tre secoli che veglia sulla natura circostante come un

do e si può percorrere in due iti­ nerari distinti, giallo o rosso, ciascuno della durata di 50 mi­

guardiano silenzioso.

nuti.

comprende: Desenzano, Sira cultura, si sa, è cibo per mione, Lonato e Padenghe, l'anima, ma anche il più pro­ saico languorino allo stomaco Data la vicinanza del lago le specialità di Sirmione e del Gar­ può trovare nella zona delle in­ da più in generale sono preva­ teressanti attrattive. Sono, in­ lentemente a base di pesce: fatti, ben 15 i ristoranti citati carpione, trota, persico, lavarelnelle più importanti guide eno-

proviene da un vitigno classifi­ cato Trebbiano Lugana che cre­

to il suo ambiente ideale. Il Garda classico Doc compren­ de, invece, un vasto territorio che da Sirmione arriva fino a Li­ mone, al confine con la provin­

lo (coregone), anguilla, barbo, sardine, alborelle (aole). In mol­ ti ristoranti su prenotazione si può gustare il famoso spiedo e polenta. Particolarmente rino­ mati l'olio di oliva extra-vergine del Garda e i limoni col­

rali. La zona del Lugana si colloca nell'entroterra della sponda meridionale del lago di Garda che da Desenzano attraversa Sirmione, fino a Peschiera, nel­

nea e paesaggi nordici, in un'al­

Itinerario eno-gastronomico

L

gastronomiche (Gambero Ros­

so, Guida Michelm, Guida L'Espresso), che si snodano lun­ go un itinerario ricco di gusti e

sapori tutti da scoprire che

tivati ancora da alcu­ ni appassionati. Sono, tuttavia, pro­ prio i vini a denomi­

nazione di origine controllata del Gar­ da i veri protagoni­ sti: Lugana, Lugana Superiore, Lugana Spumante, S. Marti­ no della Battaglia, S. Martino della Batta­ glia liquoroso e Gar­

da classico. Il Luga­ na, in particolare,

sce su un terreno di remota ori­ gine morenica, composto da una variegata combinazione di argilla stratificata, prevalente­

mente calcarea, e ricca di mine­

cia di Trento. Tra i dolci tipici, si tramanda di generazione in generazione la ricetta del biscotto, con farina

di farro, di Pozzolengo, e delle Saltarello fritte della tradizione contadina, di Padenghe.

la provincia di Verona, e prosegue all'interno di Pozzolengo e Lonato. Diversa l'origine del S. Martino della Battaglia che prende il nome dal­ l'omonima località in cui

tra il 24 giugno 1859, si combattè la storica bat­ taglia risorgimentale. La zona di produzione si estende a sud del Garda, privilegiando le aree colli­

nari più aride e sassose dove il Tocai friulano, pre­ sente in questo vino al­ meno all'80%, ha trova­

mTÌÌO

93


Itinerario artistic o/culturale ebbene Sirmione sia una lo­ del genere calità nota sia per il suo sta­ ancora con­ bilimento termale, sia per le servate, che

S

numerose spiagge che si sno­ dano lungo il suo perimetro, indubbiamente uno dei punti di attrazione è rappresentato proprio da musei e monumen­ ti storici che si succedono lun­ go un percorso che partendo dalla Rocca Scaligera conduce fino alle Grotte di Catullo situa­ te all'estremità della penisola. Proprio la Rocca Scaligera ac­ coglie il visitatore in tutta la sua imponenza, con le mura bian­ che che creano uno straordina­ rio contrasto con l'azzurro cri­ stallino del lago che le circon­ da. Il nucleo primitivo, attribui­ bile a Mastino I della Scala (fi­ ne XIII secolo), era costituito dal mastio, dal cortile principa­ le, dalle tre torri angolari e dai

due accessi, quello occidenta­ le, corrispondente all'ingresso attuale e quello meridionale. In momenti successivi la costru­ zione venne ampliata con il cortile minore a sud, il secondo

rivellino dell'accesso meridio­ nale, il cortile orientale e la grande darsena, tra le poche

doveva ser­ vire come ri­ fugio della flotta. La co­ struzione di

quest'ultima parte è databile al XIV secolo o poco oltre. La Roc­ ca era pertanto utilizzata non

come edificio residenziale, ma come fortilizio, funzione che conserverà ancora nei secoli successivi. Dal mastio, alto 34 metri, si go­ de uno stupendo panorama su tutto il lago e le colline moreni­ che circostanti.

Poco distante dalla Rocca Sca­ ligera si trova la chiesa parroc­ chiale di S. Maria Maggiore. Venne costruita nel XV secolo; il porticato d'ingresso fu ag­ giunto nel XVII secolo, con co­ lonne antiche riutilizzate (una è un militare di Giuliano l'Apostata, 361-362 d.C.). Ha pian­ ta rettangolare e abside poligo­ nale. All'interno spiccano una pala attribuita al Brusasorci e l'altare maggiore in preziosi marmi settecenteschi.

Sempre presso il castello si tro­ va la chiesetta di S. Anna, de­ nominata un tempo Madonna del Ponte, fu costruita nella se­ conda metà del 1300, conser­ va al suo interno affreschi voti­ vi cinquecenteschi e una Ma­

donna dipinta su pietra. Proseguendo su via Antiche Mura e poi lungo via Ansa dei Longobardi, si giunge all'in­ terno dei giardini comunali contrassegnati da piante di olivo centenarie e dove si tro­ vano i resti dell'antica chiesa di S. Salvatore risalente al pe­ riodo longobardo. È quanto ri­ mane dell'edificio religioso e del monastero, come recenti indagini hanno accertato; a sud si trova una necropoli sca­ vata nel 1998. A questo punto tra le Grotte di Catullo e il visitatore rimane, d'obbligo, la visita alla chiesa di

San Pietro in Mavino, già citata nelI'VIII secolo e forse costruita sui resti di un precedente tem­ pio pagano. Venne ampliata e modificata nella sua originale struttura tra il X e l'XII secolo. Interessante il ciclo di affreschi delle absidi datati tra il XII e il XVI secolo. Da qui in poi si apre al turista la straordinaria esperienza empatica rappresentata dalla visita alle grotte di Catullo, villa ro­ mana edificata tra la fine del primo secolo avanti Cristo e l'inizio del primo secolo dopo Cristo sulla costa meridionale del lago di Garda. In origine ri­ copriva un'area di circa 20.000 metri quadrati. La denomina­ zione di "Grotte" risale al XV sec. quando ai primi cronistiviaggiatori apparvero queste

"caverne” in parte crollate e ri­ coperte da vegetazione; il pri­

CENNI STORICI L'etimologia di Sirmione non è mai stata accertata, tuttavia secondo alcuni studiosi deriva dal greco "syrma" (coda o strasci­ co), secondo altri dall'antico dialetto galli­ co "sirm" e "one" (albergo acquatico). Le testimonianze più antiche di insedia­ menti umani risalgono al primo neolitico e all'età del bronzo. Alla fine del I secolo a.C., inizi I secolo d.C. risalgono le due grandi ville romane, quella nota come Grotte di Catullo e quella rinvenuta in anni recenti ira piaz­ zetta Mosaici, via Vittorio Emanuele, via Antiche Mura. In età tardo romana (IV-V secolo d.C.) Sir­ mione diviene luogo fortificato di control­ lo del basso lago; viene costruita una mu­

94

rifilili

ratura di difesa lungo la penisola e un pic­ colo nucleo abitato si stabilisce all'interno della cinta fortificata. Anche in età longo­ barda, a partire dall'ultimo quarto del VI secolo è presente un insediamento docu­ mentato da resti di capanne e di una ne­ cropoli. Verso la fine del regno longobardo a Sirmione faceva capo un vasto distretto (iudiciaria Sermionese), dipendente diret­ tamente dal sovrano. La regina Ansa, mo­ glie del re longobardo Desiderio, fonda un monastero e la chiesa di San Salvatore. Al­ tre chiese sono citate come esistenti nella cittadina in documenti delI'VIII secolo (San Pietro in Mavino, San Martino, San Vito). Il distretto sirmionese perde la sua autonomia con Carlo Magno, ma Sirmione

continua a mantenere anche in seguito un rapporto privilegiato con i sovrani, da cui ottiene esenzioni e concessioni particolari. Nel XIII secolo Sirmione diviene uno dei punti del sistema di fortificazione scalige­ ro con la costruzione del Castello ad ope­ ra probabilmente di Mastino I della Scala. Nello stesso periodo è rifugio degli eretici Patarini, condannati poi al rogo a Verona (1278). La funzione di controllo e di dife­ sa, assunta in età tardo romana, continue­ rà sino al XVI secolo, quando nel ruolo di centro fortificato del basso lago viene so­ stituita da Peschiera. In seguito, Sirmione resterà legato alla Re­ pubblica di Venezia sino alla sua caduta nel 1797.


mo ad attribuirle a Caio Valerio Catullo fu il giovane cronista veronese Snudo. È probabile, infatti, che la famiglia verone­ se Valeri, a cui apparteneva

COSA VEDERE

durata della visita è di circa 30 minu­

mionese, offre un ambiente familiare

Palazzo Callas

ti.

e confortevole tipico del Bed & Bre­ akfast, a pochi passi dalla spiaggia,

Palazzo Maria Callas sorge nella cen­ tralissima piazza Carducci nel centro

Parco Giardino Sigurtà

dal centro storico e dai migliori par­

proprio Catullo, avesse dei possedimenti a Sirmione, an­ che se non è accertato che cor­ rispondano ai resti della villa. In termini archeologici va sot­ tolineato come della villa vera e propria non sia rimasto quasi

storico di Sirmione. Offre una superfi­

È aperto dal 10 marzo fino al 4 no­

chi dei divertimenti del lago di Gar­

cie espositiva di oltre 400 metri qua­

vembre 2007, tutti i giorni con orario

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drati oltre ad una sala convegni in

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Chiusura alle ore 19.00.

Telefono: 0309196384 -

XVIII secolo, è stato ristrutturato dal-

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l'Amministrazione Comunale di Sir­

dalle ore 9.00 alle 17.00. Chiusura

Fax: 0309196384

nulla, ciò che si può vedere so­ no le costruzioni, cioè le pode­ rose opere murarie destinate a sostenere l'edificio e collocate al di sotto di esso ed alcuni am­ bienti di servizio. Nonostante ciò, il fascino di questo luogo non passò inosservato già ai vi­

mione per essere destinato all'ospi­

alle ore 18.00.

talità di mostre e grandi eventi.

Il prezzo di ingresso è di 9 euro per

DOVE MANGIARE

gii adulti e 6 per i bambini.

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Grotte di Catullo

Il pesce di lago qui servito, viene pe­

sitatori del passato. Prima di iniziare la visita della zona archeologica si consiglia di visitare l'Antiquarium, a de­ stra dell'ingresso. Il Museo espone, oltre alla pianta ge­ nerale della villa, testimonian­ ze fotografiche degli scavi e dei restauri e reperti partico­ larmente interessanti: mosaici pavimentali, oggetti in bron­

Sono aperte da martedì a domenica

INFORMAZIONE

scato tuttora dagli stessi appartenen­

con i seguenti orari: dal 15 ottobre

Provincia di Brescia

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al 28 febbraio dalle ore 8,30 fino al­

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L'annesso museo dell'era archeologica

Provincia di Brescia

sce, c'è una piccola ma buona sezio­

può essere visitato con i seguenti orari:

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ne di piatti di carne, che viene acco­

dall' 1 novembre fino al 28 febbraio

Viale Marconi, 2 - 25019 Sirmione

stata, a seconda della stagione, a

dalle ore 8,30 fino alle 17.

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I veri dopati siamo noi che vogliamo lo spettacolo gni volta che parliamo di doping dovremmo

avere la forza di porci questa domanda: sia­ mo sicuri di poter fare a meno del doping? Non da adepti di quella chimica, no, ma da consu­

O

VISTO DA ORMEZZANO

matori di un prodotto legato al doping, cioè lo spet taccio sportivo o più precisamente la performance

sportiva. È un bel tema, stimolante e paradossale. E il perico­

lo che il tema corre è quello di marmorizzarsi nel­ l'accademia, nella teoria. Quando invece si tratta di un problema sommamente pratico, anche e special-

mente per noi giornalisti che di sport scritto vivia­ mo e pretendiamo di far vivere gli altri. Il doping è un comandamento: laico, trucido, perfi­ do, osceno comandamento della vita moderna. Lo

pendenti, e gli atleti si adeguano ai dettami di un mercato che noi comandiamo. O che altri ci coman­ dano, per loro fa lo stesso. Loro sono i fornitori del­ le bancarelle a cui noi andiamo o verso le quali ci

costringono ad andare. Quando come giornalisti non siamo addirittura imbonitori del prodotto. Ci sono sport sottomessi in assoluto alla prestazio­

ne, ce ne sono dove la prestazione è relativa. Faccia­ mo degli esempi: nell'atletica, nel nuoto, nel solleva­ mento pesi e in pochissime altre discipline misurabili (ci viene in mente il ciclismo su pista, e al limite an­ che lo sport dei motori, però con la mediazione im­ portantissima dello strumento, la semplice bicicletta o la sofisticatissima auto o moto) quello che vale è la prestazione intesa come miglioramento della pre­

sportivo professionista per campare, o campare be­

stazione precedente, il primato, comunque il supera­

ne, o compare meglio di come campa, deve produr­ re la prestazione. Il consumatore di cose sportive vuole avere la prestazione, che è insieme nutrimen­

mento. Non siamo abituati al "come" e all'handicap: nel senso che se uno a priori poco dotato salta be­ nissimo, con eleganza e stile, ma si ferma a due me­ tri e venti centimetri, non ci piace, perché non for­ nisce la prestazione. Può, è vero, accadere che co­ stui sconfigga uno magari sulla carta più forte di lui: ma allora ci chiediamo come mai il rivale sia an­ dato male, non cerchiamo di apprezzare comunque

to e gusto, bistecca e contorno. Senza doping, or­ mai, non si riesce ad offrire la prestazione. Ergo il doping deve (dovrebbe) essere capito, scusato, per certi aspetti prescritto.

Noi siamo dopati dalla prestazione, siamo recordi-

quello che lui, il vincito­ re, ha fatto bene, sor­ montando ('handicap del pronostico. Frequentia­ mo, nello sport, più il "se" che il "come". Sape­

re se uno vince (e qualo­ ra sia il favorito, se vince battendo il suo record), non invece apprezzare come vince, con quale stile, con quale padro­

nanza del gesto atletico. Ci sono sport che posso­ no (o potrebbero) anche risultare emozionanti, at­ traenti, cattivanti senza

prestazione: per esempio può accadere che in un

stomi


Cattivi esempi Justin Gatlin, coprimatista mondiale dei 100 metri, è stato squalificato per uso di testosterone e privato del record. Nell'altra pagina, il tedesco Jan Ullrich, costretto ad abbandonare il ciclismo dopo essere stato coinvolto nell'Operacion Puerto. Accanto a lui, il sampdoriano Plachi, positivo alla cocaina

duello spasmodico fra due campioni quello che vin­

prevedibilità della cotta, (e purtroppo anche della

ce non migliori altre sue prestazioni, ma consegue quel che vale, cioè la vittoria. Ci sono poi sport do­

reazione chimica del pedalatore di fronte a un certo prodotto), mi appassiono a una sfida calcistica per­ ché Davide batte Golia, perché la squadra per cui ti­

ve le prestazioni non sono misurabili, conta soltan­ to la vittoria: si pensi ad una sfida di tennis, ad un

match di pugilato. La sfida esiste, e può essere ap­ passionante, anche se i due campioni giocano al di­ sotto del loro valore: non esiste un misuratore effi­ cace della performance in sport di confronto, dove casomai è la parte contraria a determinare il valore

della vittoria. Se giocando male a tennis riesco co­ munque a battere tutti, sono il numero 1 al mondo e vengo celebrato ed anche pagato in quanto tale.

Nei giochi di squadra poi il concetto di prestazione misurabile non solo non esiste, ma spesso e volen­ tieri viene mortificato. Il bello dello spettacolo calci­ stico sovente consiste nella squadretta che batte lo

fo fa il Davide. In tutti i casi la situazione è sempre quella di un dopato, di un drogato (il confine fra i due termini ormai è labile, probabilmente fra poco si scoprirà che la cocaina serve eccome ai calciatori

per far calcio). L'unica ipotesi per una fruizione non da dopati/drogati dello sport sarebbe un azzeramento di tutte le prestazioni, una mano di bianco su tutte le tabelle

dei primati, una distruzione di tutte le documenta­ zioni dello spettacolo pregresso. Riportarci alla si­ tuazione di carta assorbente, ecco. Se qualcuno sa

come fare, lo dica forte. Chi scrive presume comun­ que di sapere come cominciare: andare a vedere lo

squadrone. La splendida incertezza ha alimentato per anni tanto ciclismo strapopolare, pur essendo a

sport dei bambini, e cacciar via dal loro tempio i ge­ nitori drogati di mania di successo del pargolo e per

priori una limitazione, una confessione di ignoranza dei valori effettivi, oppure una resa molle al caso

questo disposti a tutto. E poi insistere contro il ma­ le, il crimine. Forse pensiamo davvero di poter bat­ tere la mafia, la corruzione, la droga? No, lo faccia­ mo per essere uomini. E siamo campioni se lo faccia­

che questi valori calpesta. Insomma, il discorso è complesso, con tantissime riunificazioni, tantissimi distinguo. Resta il fatto che

mo, non se vinciamo.

i drogati siamo noi che vogliamo lo spettacolo (ci hanno drogati, ci siamo lasciati drogare: non impor­ ta, anzi a questo punto non conta più) o la presta­ zione, che da sola si presenta e si impone. Mi appas­

siono ad una maratona magari fachiristica per stra­ zianti situazioni climatiche, anche se il ritmo non è altissimo; mi appassiono a una corsa sprint perché chi vince i 100 metri ci mette meno di dieci secondi. Mi appassiono a una gara ciclistica perché c'è l'im-

iirTiflO 97


Scrivete a redazione@stadiumcsi.it per esprimere la vostra opinione sull’argomento del mese. In questo numero, le reazioni al Dossier “Sport per tutti, doping per nessuno”, pubblicato su Stadium di marzo a bilancio deH’omonimo progetto del Centro Sportivo Italiano, finanziato dall’istituto Superiore di Sanità. Il prossimo mese, il Forum riguarderà il Dibattito “L’integrazione è più facile se passa per lo sport”, pubblicato a pagina 16 di questo numero.

Abolire i premi in denaro aiuterà a battere il doping

FORUM

Ho 46 anni e sono un cicli­ sta, categoria Veterani. Amo tutto lo sport, il mio in particolare. Negli anni 7080 ho corso nei dilettanti in federazione, togliendomi

qualche piccola soddisfazio­ ne (1 vittoria, molti piazza­ menti). Mai, dico mai, ho preso un energetico o un

integratore che non fosse lecito, nemmeno una pasti­ glia di caffeina, che ricordo

un tempo era molto diffusa ed erano gli stessi direttori sportivi a darla ai corridori. Aspetto con interesse di ve­

dere i risultati dell'indagine dell'istituto Superiore di Sa­ nità, perché sono convinto che il doping esista, e sia ampiamente diffuso, anche tra gli Amatori. E se il risul­ tato sarà negativo, è perché l'inchiesta non è completa. Ma non può esserlo, perché fare i controlli antidoping costa troppi soldi. Un'idea io l'avrei, almeno per il mondo amatoriale: abolire i premi in natura e ancora di più quelli in denaro, che spesso sono una brutta ten­ tazione. Coppe e medaglie, come nel CSI. E poi, tanta

cultura, educazione, pre­ venzione. Bisogna gridarlo forte forte che doparsi fa

male e chi non l'ha ancora capito è uno sciocco. Matteo, Brescia

98

DIFFIDIAMO DI CHI PENSA SOLO ALLE VITTORIE Sono una mamma preoccupa­ tissima dal fenomeno doping. La nostra società presenta già tante trappole per i nostri ra­ gazzi, se uno non può essere tranquillo nemmeno quando suo figlio va a giocare a calcio, allora è finita, non abbiamo speranze dei recupero. Penso che sia necessario fare dei corsi di selezione tra gli allenatori e i

preparatori di tutti gli sport: chi non capisce, deve uscire dal si­ stema. Le società sportive che si vantano troppo delle vittorie sono nocive, perché si può sot­ tintendere che per raggiungere i successi si è disposti a tutto.

Maria, Bari CORREVO NELLA FIDAL HO SMESSO E MI DIVERTO DI PIÙ Non c'è niente da fare: il do­ ping esiste, si sa, si vede. Sen­

nò come spiegarsi certe im­ provvise prestazioni di ragazzi

che fino alla stagione prece­ dente non emergevano mai? Solo con la crescita e lo svilup­ po fisico? Può darsi, ma io non ci credo. Ho 21 anni e per 10 ho fatto mezzofondo nella Fi­ dai. Ho smesso, adesso gioco a calcio nel CSI e mi diverto mol­ to, vado all'università, ho la ra­ gazza, due splendidi genitori.

Negli Enti di promozione il do­

ping non ha senso e infatti penso che ne circoli poco, for­ se nulla. Il bubbone vero sta nelle federazioni, dove si prova a emergere, dove lo sport è anche miraggio di affermazio­ ne sociale ed economica. Ho lasciato l'agonismo e non ne sono per nulla pentito.

Marco, Torino IL DOPING ESISTE PERCHÈ ESISTE

LO SPORT AGONISTICO Mi piacerebbe poter dire il con­ trario, ma io credo che l'inchie­ sta dell'ISS stabilirà che anche negli Enti c'è uso e abuso di do­ ping. Dico questo perché lo so, so di amici che non nascondo­ no di fare uso di sostanze proi­ bite, per andare più forti, a pie­ di e in bicicletta, perché voglio­ no superare loro stessi, i loro li­ miti, devono poter raccontare a noi amici che hanno fatto la maratona in 3 ore. Ecco, questo mi fa impazzire di rabbia: per battere un cronometro c'è chi rischia di farsi del male. A volte mi chiedo: e se abolissimo l'agonismo? Poi mi rispondo: no, non è giusto, perché la grande maggioranza che fa sport, lo fa in modo giusto, sa­ no, corretto.

Carlo, Napoli SERVE PIÙ INFORMAZIONE

VIVA CARLO PETRINI Il problema è culturale, educa­ tivo. Al di là di quello che di­ ranno le statistiche, ciò che

conta è la sostanza. Secondo me, in Italia si parla poco di

doping sul piano preventivo. I giornali si scatenano solo quando un grande campione finisce nella rete dell'antido­ ping, ne parlano per un po',

seguono l'aspetto sportivo, agonistico, della vicenda, ma non si scende mai a sufficienza nei dettagli della prevenzione. Si dice: il doping fa male. Ma non si spiega perché. Evviva Carlo Petrini che ha avuto il coraggio di denunciare il male che si era e gli avevano fatto. Ha avuto la vita rovinata, ma forse con i suoi libri e le sue denunce, riusciranno a salvar­ ne molte altre.

Vincenzo, Roma POCHI CONTROLLI NESSUNA CULTURA

Ho 26 anni e fino all'anno scor­ so ho corso in bicicletta, in Fe­ derazione. Secondo me è un problema di cultura sportiva, inesistente. Il doping è un fatto concreto, purtroppo. Reale. E quando gareggiavo, io e i miei compagni sapevamo benissimo quali erano le squadre in cui cir­ colavano le "bombe". Solo che i controlli sono pochi rispetto al­ le gare e ai corridori, costano troppo. Ecco allora che stareb­ be a ogni direttore sportivo, co­ me a ogni tecnico di tutti gli sport, insegnare ad allenarsi meglio invece che a prendere le scorciatoie, lo non mi sono mai bombato, in 14 anni di gare mi

sono tolto molte soddisfazioni, ho vinto, e se non sono diven­ tato professionista è perché ne avevo meno di altri, non perché

non mi dopavo. Un'ultima cosa, poi: se nel ciclismo i controlli non sono molti, negli altri sport sono quasi inesistenti, per que­ sto ci sono meno atleti positivi. Quando si sono messi a fare i controlli nel calcio di Serie A, hanno finito per chiudere un la­ boratorio di analisi.

Gianni, Milano


■lievito

Lievito Pane degli Angeli. La torta cresce per magia. Chi fa dolci il ciel l'aiuta.

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photo: Fabrizio De Blasio - Photomovie

Queste persone kotnno rappiunto prandi trapuzrdi ut tanti campi diversi, ma, sono Lepatefra, Loro de una, scelta, speciale. Quella, db aver disposto, nel Loro testamento, un lascito a,favore della fondazione Italiana, per la, Ricerca, sud Cartero. Ancheprozie a, un picco Lo Lascito, la, ricerca, potrà, rappuutpere trapuzrdd sempre più,prastdù. Ricordati auteke tu, delia, R1RC nel tuo testamento. Aiutare la, ricerca, con un lascito e semplice.

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