Stadium n. 17/1960

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LO SGUARDO DEL MONDO SUROMA OLIMPICA

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PRELUDIO

SAN PIETRO ^^^c^orimc^ten^^u^Jc/Ìenzè^oncesse^ta Giovanni XXIII agli

atleti presenti a Roma per i Giochi Olimpici, si svolgerà in

in piazza San Pietro + A tale udienza, fissata per il pome­ riggio dèi 24 corrente saranno presenti, oltre ai dirigenti e

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agli atleti, le massime autorità sportive ★ La seconda udien­

za per i dirigenti del CIO si svolgerà a Castelgandolfo lunedì 29 ★ Il Centro Sportivo Italiano distribuirà agli atleti di tutto il mondo i discorsi rivolti da Pio Xll e Giovanni XXIII

STRADA OLIMPICA

STRADA MAESTRA La strada olimpica che congiunge co­ me la corda di un arco la zona del Flaminio alla zona sportiva dell’EUR non è solo una geniale realizzazione urbanistica al servizio del traffico in oc­ casione dei Giochi della XVII Olimpiade, ma è pure il simbolo di una realtà spi­ rituale, non per questo meno concreta, che si determina nella mente e nel cuore del popolo italiano. L’edizione romana dei Giochi Olim­ pici serve a tracciare una strada nuova nel pensiero di molti concittadini i quali finora hanno tenuto in poco conto lo sport, oppure quanto basta per riem­ pire qualche schedina di Totocalcio. Ma senza molta convinzione e senza il de­ siderio di andare al di là di questo per servire lo sport con il pensiero e con l’opera. Questi italiani di fronte all’imponen­ za del fenomeno olimpico che non tanto si manifesta negli impianti e negli ap­ prestamenti di vario genere che solcano la Penisola da Siracusa a Roma, quanto nella polarizzazione dell’interesse pub­ blico verso l’avvenimento che tutti av­ vertono, all’infuori e al di sopra delle divisioni di altro genere che intristi­ scono la vita quotidiana, avranno modo di convincersi che lo sport è bensì un fenomeno semplice, ma è nondimeno un fenomeno molto serio di cui si deve tener conto e che non può essere cir­ condato di ridicolo o di sufficienza o di disinteresse come fino ad ora da parte di molti. Chi, poi, non si limita a considerare gli avvenimenti da un punto di vista di importanza globale e di gerarchia di interesse, ma se ne occupa in funzione di problemi particolari, non può die moltiplicare questa sua convinzione di nuovo conio, o maggiormente radicarla se si tratta di un ideale per l’innanzi riconosciuto e coltivato. Così è per i membri della grande famiglia del Centro Sportivo Italiano che non è secondo a nessuno nel ser­ vire con assoluto disinteresse, e con sentimento di vocazione, la causa dello sport in mezzo ai giovani. Questa è per l'appunto una delle visuali specifiche che permettono un approfondimento del fenomeno sport che gli autori anglosas­ soni chiamerebbero « culturale >. Lo sport agonistico, nelle giuste misu­

re che può praticamente assumere nel quadro del volontarismo olimpico, è di­ ventato un fenomeno di valore educa­ tivo di valore fondamentale, perché le generazioni che salgono possano oltre­ passare senza danno le Forche Caudine della civiltà della tecnica. Per evitare l’automatismo umano oppure il fatali­ smo e l’ozio; per conservare i valori umani e cristiani del rispetto della legge, della lealtà e del coraggio, oggi abbiamo poche strade da battere oltre a questa, che permette di ancorare l’anima gio­ vanile a quei principi fondamentali da cui dipende il successo o la sconfitta dell’intera esistenza umana. La convinzione ed il senso di mia mis­ sione da compiere sorreggono e giustifi­ cano il nostro entusiasmo nel parteci­ pare alla riuscita dei Giochi Olimpici di Roma, mentre questi sentimenti ven­ gono esaltati al pensiero che in Roma e con la Benedizione del Vicario di Cristo, i valori spirituali dello sport riceveranno il più alto riconoscimento e quasi una consacrazione. L’intuizione implicita di un significato sano dell’esercìzio spor­ tivo, nel Fuoco di Olimpia, riceverà la sua esatta impostazione nella scala dei valori che guidano l’uomo verso i suoi destini eterni. Proprio in questi giorni dedicati alle Olimpiadi ricorrono dieci anni da quan­ do un letterato italiano ancor giovane si toglieva la vita: Cesare Pavese. Scrittore cospicuo riflette nella sua prosa la malattia di un tempo senza ideale e senza orientamenti, agitato da istinti incomposti, da tristezza e da pes­ simismo. Forse se Cesare Pavese avesse considerato lo sport come un fenomeno degno di essere condiviso o quanto me­ no servito, se avesse dilatato il suo cuore a ricevere quell’atmosfera di sano ottimismo che si respira nelle palestre e negli stadi, se avesse imparato a durare, a scuotere da sé la cenere dello scoramento come fa l’atleta che elimina la cenere della sconfitta per ritentare la prova, forse Cesare Pavese sarebbe ancora fra noi. Il suo ricordo è un monito di ciò che avrebbe potuto essere e non fu, ed è un invito a lavorare perché il clima olimpico determini fidu­ cia. volontarietà e moralità nella gio­ ventù moderna. LUIGI GEDDA


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