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LO SGUARDO DEL MONDO SUROMA OLIMPICA
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PRELUDIO
SAN PIETRO ^^^c^orimc^ten^^u^Jc/Ìenzè^oncesse^ta Giovanni XXIII agli
atleti presenti a Roma per i Giochi Olimpici, si svolgerà in
in piazza San Pietro + A tale udienza, fissata per il pome riggio dèi 24 corrente saranno presenti, oltre ai dirigenti e
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agli atleti, le massime autorità sportive ★ La seconda udien
za per i dirigenti del CIO si svolgerà a Castelgandolfo lunedì 29 ★ Il Centro Sportivo Italiano distribuirà agli atleti di tutto il mondo i discorsi rivolti da Pio Xll e Giovanni XXIII
STRADA OLIMPICA
STRADA MAESTRA La strada olimpica che congiunge co me la corda di un arco la zona del Flaminio alla zona sportiva dell’EUR non è solo una geniale realizzazione urbanistica al servizio del traffico in oc casione dei Giochi della XVII Olimpiade, ma è pure il simbolo di una realtà spi rituale, non per questo meno concreta, che si determina nella mente e nel cuore del popolo italiano. L’edizione romana dei Giochi Olim pici serve a tracciare una strada nuova nel pensiero di molti concittadini i quali finora hanno tenuto in poco conto lo sport, oppure quanto basta per riem pire qualche schedina di Totocalcio. Ma senza molta convinzione e senza il de siderio di andare al di là di questo per servire lo sport con il pensiero e con l’opera. Questi italiani di fronte all’imponen za del fenomeno olimpico che non tanto si manifesta negli impianti e negli ap prestamenti di vario genere che solcano la Penisola da Siracusa a Roma, quanto nella polarizzazione dell’interesse pub blico verso l’avvenimento che tutti av vertono, all’infuori e al di sopra delle divisioni di altro genere che intristi scono la vita quotidiana, avranno modo di convincersi che lo sport è bensì un fenomeno semplice, ma è nondimeno un fenomeno molto serio di cui si deve tener conto e che non può essere cir condato di ridicolo o di sufficienza o di disinteresse come fino ad ora da parte di molti. Chi, poi, non si limita a considerare gli avvenimenti da un punto di vista di importanza globale e di gerarchia di interesse, ma se ne occupa in funzione di problemi particolari, non può die moltiplicare questa sua convinzione di nuovo conio, o maggiormente radicarla se si tratta di un ideale per l’innanzi riconosciuto e coltivato. Così è per i membri della grande famiglia del Centro Sportivo Italiano che non è secondo a nessuno nel ser vire con assoluto disinteresse, e con sentimento di vocazione, la causa dello sport in mezzo ai giovani. Questa è per l'appunto una delle visuali specifiche che permettono un approfondimento del fenomeno sport che gli autori anglosas soni chiamerebbero « culturale >. Lo sport agonistico, nelle giuste misu
re che può praticamente assumere nel quadro del volontarismo olimpico, è di ventato un fenomeno di valore educa tivo di valore fondamentale, perché le generazioni che salgono possano oltre passare senza danno le Forche Caudine della civiltà della tecnica. Per evitare l’automatismo umano oppure il fatali smo e l’ozio; per conservare i valori umani e cristiani del rispetto della legge, della lealtà e del coraggio, oggi abbiamo poche strade da battere oltre a questa, che permette di ancorare l’anima gio vanile a quei principi fondamentali da cui dipende il successo o la sconfitta dell’intera esistenza umana. La convinzione ed il senso di mia mis sione da compiere sorreggono e giustifi cano il nostro entusiasmo nel parteci pare alla riuscita dei Giochi Olimpici di Roma, mentre questi sentimenti ven gono esaltati al pensiero che in Roma e con la Benedizione del Vicario di Cristo, i valori spirituali dello sport riceveranno il più alto riconoscimento e quasi una consacrazione. L’intuizione implicita di un significato sano dell’esercìzio spor tivo, nel Fuoco di Olimpia, riceverà la sua esatta impostazione nella scala dei valori che guidano l’uomo verso i suoi destini eterni. Proprio in questi giorni dedicati alle Olimpiadi ricorrono dieci anni da quan do un letterato italiano ancor giovane si toglieva la vita: Cesare Pavese. Scrittore cospicuo riflette nella sua prosa la malattia di un tempo senza ideale e senza orientamenti, agitato da istinti incomposti, da tristezza e da pes simismo. Forse se Cesare Pavese avesse considerato lo sport come un fenomeno degno di essere condiviso o quanto me no servito, se avesse dilatato il suo cuore a ricevere quell’atmosfera di sano ottimismo che si respira nelle palestre e negli stadi, se avesse imparato a durare, a scuotere da sé la cenere dello scoramento come fa l’atleta che elimina la cenere della sconfitta per ritentare la prova, forse Cesare Pavese sarebbe ancora fra noi. Il suo ricordo è un monito di ciò che avrebbe potuto essere e non fu, ed è un invito a lavorare perché il clima olimpico determini fidu cia. volontarietà e moralità nella gio ventù moderna. LUIGI GEDDA