Stadium n. 1/2011

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CENTRO SPORTIVO ITALIANO

Quelli che... la Clericus!

I nuovi luoghi educativi Le fabbriche del benessere Una stagione da protagonisti Fondato nel 1906 - N. 1 - Settembre 2011

Poste Italiane SPA - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB Roma

Il magazine di chi ama lo sport pulito

UN ANNO DI SPORT -

NUMERI ED E DI UNA

ZIONI

PRIMO PIANO Quale sport educativa

r

»PROFONDIMENTO Sport chiama Sud


Il pensiero si fa vita quotidiana

Da oltre 40 anni Avvenire condivide con i lettori valori e idee. E un pensiero alto che trova forza e coerenza anche nella vita di ogni giorno. Con i giovani, con la famiglia, con i grandi valori del paese, Avvenire è davvero il pensiero che si fa vita quotidiana.

Insieme. Ogni giorno.


PAROLA DI PRESIDENTE

Massimo Achini Presidente nazionale CSI

Carissimo/a, scrivo a Te (e a tutta l’Associazione) prima di ogni altra cosa per dirti “Bentornato/a". La pausa estiva è ormai alle spalle e per tanti Comitati il momento della riapertura è arrivato. Per Te e per migliaia di dirigenti come Te è arrivato il momento di “tuffarsi con entusiasmo” nella sta­ gione sportiva 2011 -2012. Le cose che vorrei dirTi sono tante, tantissime. Le emozioni che vorrei condividere con Te

sono ancora di più. Ad alcune non riesco a rinunciare.

SI RICOMINCIA Negli ultimi tre anni abbiamo iniziato la stagione incontrandoci nelle Convention di Milano (2008-2009) e di Genova, L’Aquila e Napoli (2010). Quest’anno, per tanti motivi, la Convention di inizio anno non ci sarà. Ecco allora che mi piace l’idea di stringerti la mano attraverso queste righe, con questo numero speciale di Stadium. Ti vedo carico di entusiasmo, pronto a ripartire per il lungo viaggio, con la pelle d’oca per

l’emozione, la gioia di sentirti parte di una grande Associazione, ed il cuore aperto in preghiera chiedendo al Signore di guidarci e di accompagnarci in ogni giorno del nostro cammino. Così

ti penso e ti voglio ai nastri di partenza di questa nuova stagione sportiva. Come sai sarà veramente una stagione particolare. Sul tappeto ci sono grandi obiettivi, grandi appuntamenti e grandi strategie. Li conosci bene perché li abbiamo presentati nelle “linee programmatiche della stagione 2011-2012” consegnate a maggio a tutta l’Associazione. A queste grandi sfide sei abituato. Non ti fanno certo paura. Quello che rende “unica ed irripetibile” questa stagione è che sarà l’ultima del quadriennio 2008-2012. Un quadriennio che è volato via in un istante. Siamo chiamati nell’ultimo tratto

del cammino a “rendere conto all’Associazione” di quello che abbiamo (o non abbiamo) fatto

ed a costruire le fondamenta per il nostro futuro. Chi lo sport l’ha vissuto davvero sa che gli

ultimi istanti di una partita sono sempre quelli che richiedono il massimo impegno, la massima concentrazione, la massima determinazione... Noi i mesi che ci separano dalle Assemblee elettive vogliamo viverli così. Dando semplice-

mente il meglio di noi stessi e, se possibile, facendo ancora meglio degli altri anni. Nelle prossime settimane, in Comitato, arriverà un Cd con la presentazione della stagione sportiva 2011-2012. Abbiamo pensato a questa forma “multimediale” per “dirci e ricordarci” le cose che di solito

venivano ricordate alla Convention di presentazione della stagione. Mi piace però approfittare di questa occasione per condividere con Te qualche riflessione sui mesi che ci aspettano. TESSITORI DI BENE Viviamo un tempo di grande difficoltà per l’educazione e per il bene comune. Da un lato il mondo degli adulti di oggi sembra quasi aver rinunciato alla speranza di educare le giovani

generazioni. Troppo difficile, troppo complesso... arrivando così al pericoloso paradosso di

invocare la necessità di una grande azione educativa, ma abdicando di fronte alla fatica ed alla complessità di tradurla in testimonianza e azioni concrete. Dall’altro viviamo un tempo di grande e profonda crisi della politica che sembra aver smarrito ogni riferimento alla “più alta forma di carità”, finendo per essere lontana anni luce dalla vita concreta e dalla fiducia dei cit­

tadini.

Continua a pag.45

»lini

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Mensile del Centro Sportivo Italiano

1 PAROLA DI PRESIDENTE Carissimo...

3 ANGELI E DEMONI Quando il paesaggio educa lo sportivo. Geo-pedagogia e corporeità

4 VITACSI Un anno di sport 15 VITACSI Una stagione da protagonisti

10 PRIMO PIANO Quale sport educativo?

23 FOCUS I nuovi luoghi educativi

21 PRIMO PIANO La retorica non serve all’educazione

32 APPROFONDIMENTO Sport chiama Sud

23 ATTUALITÀ E COSTUME Le fabbriche del benessere

26 CLERICUS CUP Quelli che... la Clericus Cup

26 L'INTERVISTA Myers: Che canestro la “bomba” della fede

40 L'INTERVISTA L’Unione Europea e lo sport

Direttore responsabile Claudio Paganini claudio.paganini@csi-net.it Editore Centro Sportivo Italiano via della Conciliazione 1 - 00193 Roma

Iscrizione al Tribunale Civile di Roma n.118/2011 Redazione stampa@csi-net.it Tel. 06 68404592/93 Fax 06 68802940 Hanno collaborato a questo numero: Massimo Achini, Felice Alborghetti, Andrea De Pascalis, Francesco Minardi, Claudio Paganini, Angela Teja Stampa Varigrafica Alto Lazio Via Cassia, km 36,300 Zona Industriale Settevene - 01036 Nepi (VT) Poste Italiane SPA - Spedizione in abbonamento postale -70% - DCB Roma

J JÒ | Perioc|ico associato all'USPI f (Unione Stampa Periodica Italiana)

VL


ANGELI & DEMONI

mons. Claudio Paganini Consulente Ecclesiastico Nazionale CSI

Quando il paesaggio educa lo sportivo Geo-pedagogia e corporeità

esiderato, per riposare; at­ teso, per interrompere com­ pletamente i contatti col

D

zione televisiva). E neppure “luogo”, che pur possiede una ric­ chezza simbolica, estetica, affettiva

e storica, sembra essere termine lavoro e la produttività; rischioso, adeguato. Ma è, nella disciplina per la poca abitudine ad un tempo della geo-pedagogia, proprio il ter­ prolungato con moglie e figli; ma­

ledetto, per le lunghe ore di coda automobilistica; evocativo, per la

possibilità di raccontare nei mesi successivi le avventure compiute. Comunque lo si guardi, il tempo delle vacanze estive, rappresenta una grande possibilità. Anzitutto

“umana”. Per ritrovare se stessi e rappacificarsi col mondo. Ma poi, anche, una possibilità sportiva­

mente educativa. In questo caso, più che conside­ rare l’occasione, scontata, di pra­ ticare sport all’aria aperta (o di

vivere un’avventura estrema oltre i limiti sportivi; o di frequentare i soliti campi formativi, all’insegna della

mine “paesaggio” che meglio rac­ chiude la possibilità di vivere la comunità in un luogo, la storia ed i

esotici; ed il percepire col tatto erba o rocce o sabbia... offrono la

comprensione di una vitalità nuova, sconosciuta, per molto tempo ri­ masta sopita dalla frenesia del fare. Proprio grazie alla corporeità, la geo-pedagogia si scopre alleata

del mondo sportivo e con esso si

volti di un’esperienza. Nel paesag­

apre ad una nuova frontiera educa­ tiva. Per vivere la pienezza delle va­

gio ritroviamo la dimensione della

canze

Proprio grazie alla corporeità, la geo-pedagogia si scopre alleata del mondo sportivo e con esso si apre ad una nuova frontiera educativa.

non

serve

chiedere

al

proprio corpo di annullarsi o di vi­ vere situazioni estreme. Piuttosto

ricercare situazioni ordinarie di con­

templazione in cui il nostro mondo umano si immerge, quasi si fonde, col mondo che ci circonda. Un paesaggio alpino come un pae­

saggio mediterraneo, sono espe­ rienze che ci han fatto conoscere meglio noi stessi. In cui abbiamo

contemplato la grandezza del­ l’uomo e, direbbe San Tommaso d’Aquino, abbiamo contemplato Dio. Forse gli angeli preferirebbero

pratica sportiva e della compe­ tenza gestionale) risulta essere molto suggestiva l'idea di uno

fantasia e del gioco. Ma, soprat­

sentir parlare di “paradiso” e i de­

sportivo che contempla il paesag­

tutto, scopriamo che solo attra­

moni di “inferno”: paesaggi del­

gio in cui è immerso. Si noti anzi­

verso

sensi,

l’anima per chi ha scelto da che

tutto come “paesaggio” si distingue da altre parole quali “am­

attraverso la corporeità, il paesag­

parte stare. Ma per gli sportivi, sia

gio parla all'uomo e dischiude il

biente” (di sapore ecologico), “ter­ ritorio” (con connotazioni politico

paesaggio dell'anima, tappa ultima della nostra contemplazione. Il pro­

nel tempo delle vacanze come delle ripresa dell’attività, sono i

amministrative), “spazio” (pura en­

fumo di aromi mediterranei; la vista

tiera da scoprire. Un nuovo modo

“panorama”

di nuove suggestioni cromatiche al

di vivere, e di far vivere in chiave va­

(come una bella veduta da carto­ lina), “spettacolo” (da rappresenta­

tramonto; l’ascolto del vento che

loriale, la corporeità alle giovani ge­ nerazioni.

tità

geometrica),

i

nostri

cinque

gioca tra i rami; il sapore di cibi

paesaggi educativi la nuova fron­

mTÌIIIIiiè

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UN ANNO DI SPORT

2010 2011


QUEI GIGANTI... UN PO' SPECIALI I primi 31 campioni nazionali nella lunga stagione agonistica del Csi, arrivano dalla neve fresca della Val Rendena, dopo gli slalom del 13° Gran Premio nazionale di sci alpino. A Pinzolo (TN), dal 17 fino a domenica 20 marzo, oltre 400 sciatori arancio blu, divisi nelle 15 diverse categorie. Sulle piste ben 19 comitati, di 10 regioni, in rappresentanza di 46 sci club. Tre i Trofei in palio: Runners, Sleepers e Baby, quest’ultimo al debutto. Al termine della tre giorni, festa grande per gli sci club orobici: sono 14 gli ori bergamaschi sui 31 podi dei tre Trofei. Anche Reg­ gio Emilia colora la neve trentina d’oro. Sono sette le vittorie del comitato appenninico.

IN AL VIA CHE RECORD! È il verde del cross ad accendersi nel primo week end d’aprile per le migliaia di crossers arancio blu, in Veneto per il titolo di campione nazionale. L’appuntamento è presso il Parco dell’Amicizia di Tezze sul Brenta, in provincia di Vicenza. Numeri ec­ cezionali: 1.603 gli atleti al via, 971 uomini e 632 donne, in rappresentanza di 14 regioni italiane, 36 comitati e 147 società, partenze in successione con­ tinua. Una sfilza di campioni nazionali, maglie trico­ lori, tantissimi i veneti. Con Vicenza superstar: 7 titoli conquistati, 5 medaglie d’argento e 5 bronzi. Un trionfo sportivo che fa il paio con quello organizza­ tivo. L’ epilogo dello Staffettone delle Regioni è nella bellissima piazza dei Signori a Vicenza.


VITACSI

I RAGAZZI DAL KIMONO D'ORO Si é svolto dal 13 al 15 maggio a Rovereto (TN) il 9° Gran Premio di judo e di karate, che ha visto assegnare i titoli nazionali del Osi nelle due specifiche arti marziali. Un centinaio i kimono d’oro, fuoriusciti dai combattimenti tra gli oltre mille finalisti in gara. Sui tatami del karate erano in gara ben 578 atleti, provenienti da 5 regioni italiane in rappresentanza di 11 comitati e con una consistente presenza femminile (226 ragazze in gara con 352 ra­ gazzi). Le finali del Judo hanno invece impegnato 552 atleti (379 atleti e 173 atlete), provenienti da 7 diverse regioni e 13 comitati. Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Trentino uniche regioni rappresentate in entrambi gli sport.

MILLE PARTITE CON FINALE AD EFFETTO Domenica 10 aprile concluso al PalaGetur di Lignano 1’110 Gp nazionale di tennistavolo. Dopo i tre giorni di gare, sono 15 i campioni nell’individuale e 14 le coppie leader nei doppi. Nei 60 podi del singolare, ben 27 medaglie fi­ niscono in Lombardia. Sui tavoli 434 atleti provenienti da 11 regioni e 33 comitati provinciali del Csi, con 76 società finaliste. Un Gran Premio importante, nell’anno dedicato dal Csi al pongismo. Recentemente Csi e Fitet hanno in­ fatti sottoscritto l’intesa finalizzata a riproporre in maniera più efficace questa disciplina nelle parrocchie, laddove ne era stato il suo ambiente natio. E l’integrazione è stata davvero uno dei motivi conduttori di questa edizione lignanese.


NELL'ACQUA, PROFUMO DI AZZURRO La piscina olimpionica di Lignano Sabbiadoro, presso il Villaggio Olimpico Sportivo Ge.Tur, ha bagnato il 9° Gran Premio Nazionale Osi di nuoto, al quale hanno preso parte 47 società di tutta Italia per un totale di 2.700 atleti gara in rappresentanza di 13 regioni e di 23 comitati. Sommando i tempi delle gare dei tre giorni, la classifica del Trofeo delle Regioni ha visto primeggiare la Lombardia davanti ad Emilia Romagna e Lazio. Nel medagliere per regioni, invece è stata l’Emilia a sopra­ vanzare Piemonte e Lombardia. Fra le società, il mag­ gior numero di medaglie d’oro sono state conquistate dal Nuoto Club Montecarlo di Alessandria.

E LA GINNASTICA FA ! Il Gran Premio di artistica a ritmica (9-12 giugno) ha visto in pedana 23 comitati di 13 regioni. Infiniti esercizi, sud­ divisi per categorie, sesso e attrezzo hanno caratteriz­ zato la tre giorni conclusiva della stagione dei record. Più di 1.200 ginnasti in gara (850 nella sola artistica) hanno segnato un’edizione record. E nella pioggia finale di me­ daglie i sorrisi più preziosi sono quelli delle palestre reg­ giane e capitoline nella ritmica, prime nel medagliere. Ottimi i risultati anche per i comitati di Medio Campi­ dano, Imperia e Cava de’ Tirreni che hanno piazzato due società a testa fra le prime dieci. Nella ginnastica arti­ stica, la Ginnastica Gattinara, vince 12 ori. La società pie­ montese ha così più campionesse dell’Energym Bologna (25 sul podio) e della Liberty Brescia (23 podi). In asso­ luto è comunque la Lombardia la più medagliata.


VENEZIA HA I SUOI LEONI D'ORO Riccione dal 1’8 all’11 settembre è stata la Daegu arancio blu. Più di mille finalisti, presso lo stadio “Nicoletti” hanno sognato l’oro al 14° GPN di atletica leggera, come i loro beniamini hanno fatto pochi giorni prima ai Mondiali coreani. Sul tartan romagnolo salti, lanci e corse hanno impegnato 86 società, rappresentanti di 28 comitati di 9 diverse regioni italiane. Tempi e misure alla mano è un trionfo per il Veneto. Vicenza ha 51 campioni nazio­ nali. Tra le società, storica tripletta della Atletica San Marco Ve­ nezia, prima nella classifica a squadre maschile, femminile ed assoluta. A seguire ¡’Atletica Ravello Milano e la reggiana Castelnovo Monti. Altro successo per i 22 atleti diversamente abili, ben integrati nel programma del Gran Premio.

ARBITRI E GIUDICI A Arbitri CSI sempre più vicini al top. Così in un singolo con­ cetto si potrebbe racchiudere il bilancio dello Stage na­ zionale per arbitri e giudici sportivi del CSI, tenutosi dal 15 al 17 aprile a Ugnano Sabbiadoro (Ud). Erano 181 ar­ bitri e 7 giudici sportivi presenti nella località friulana, in rappresentanza di 17 regioni della penisola e ripartiti fra le discipline di calcio a 5, a 7 e a 11, pallavolo e pallaca­ nestro. Hanno mostrato come la qualità tecnica delle due categorie sia in costante progresso, toccando già ora ver­ tici ottimi, che fanno presagire risultati di eccellenza a breve, anche grazie al proseguimento del programma di reclutamento e formazione giovanile “Arbitri per il futuro”. Particolarmente significativa è stata infatti a Lignano la presenza dei fischietti under 25. Lo stage ha riunito come sempre la crème degli arbitri ciessini, per aggiornarli ed affinarne le qualità in vista delle finali dei campionati nazionali sport di squadra.


SPORT DI SQUADRA: 3.000 IN CAMPO, 37 CAMPIONI Duecento squadre finaliste, 37 scudetti asse­ gnati, più di tremila atleti (ambosessi) sui campi tricolori del basket, del volley e delle tre tipolo­ gie di calcio (5,7,11) di cui il Csi organizza i campionati nazionali. Tre le fasce di età interes­ sare tra l’inizio di giugno e i primi di luglio nel gran finale di stagione: si va dai più piccoli ado­ lescenti under 14, ai teenagers delle categorie allievi e juniores, ai maggiorenni top junior ed open, e da Lignano a Salsomaggiore è stato un

continuo alternarsi di emozioni fra gol, schiac­ ciate, palleggi, parate, rimbalzi, muri e assist. Ci si gioca tutta una stagione; reti e retine non riescono a catturare i sogni e le ambizioni di tutti ed i rettangoli di gioco non possono con­ tenere tutta la rabbia, i rimpianti come pure la voglia, la grinta e l’esultanza infinita di chi alla fine è riuscito a cucirsi indosso quel triangolino tanto agognato, listato di arancio blu.


VITACSI

I CAMPIONI 2011 Under 14 Pallacanestro Calcio a 5 Calcio a 7 Calcio a 11 Pallavolo F Pallavolo M Beach Volley M

ASD Basket 2000 (Reggio Emilia) S. Maria delle Grazie (Roma) Sporting Club (Agrigento) Polisp. ll Cervo (Parma) PG Frassati (Modena) CS J. Maritain (Modena) Volley Primavera (Imperia)

Under 12 Minibasket Calcio a 5 Calcio a 7 Supervolley

Antal Pallavicini (Bologna) Cab Montecchio (R. Emilia) Usd La Meridiana (Catania) GS Nabor (Milano)

Under 10 Minivolley Calcio a 5

GS Nabor (Milano) Dii. Mirabella (R. Calabria)

Allievi Pallacanestro Calcio a 5 Calcio a 7 Calcio a 11 Pallavolo F

Arnaldi Team (Roma) Theotokos (Siracusa) G.S. Boys (Milano) Asd Massa Europa (Napoli) Amendola Volley (Modena)

Juniores Pallacanestro Calcio a 5 Calcio a 7 Pallavolo F Calcio a 11

New Basket (Lecce) Pgs Olimpia 2000 (R. Calabria) Spes (Milano) As Corlo (Modena) G.S. Nabor (Milano)

Sport per tutti Calcio a 5

Pepo Team Onlus (Cremona)

Top Junior Calcio a 5 M Pallacanestro Pallavolo F Pallavolo M

Alma Juventus Fano (Pesaro-Urbino) Dii Pass (Roma) ADP Mondial Quartirolo (CarpJ) Sc^Pall. Serramazzoni (Modena)

Open Calcio a 11 Calcio a 7 Amatori Calcio a 5 M Calcio a 5 F Pallacanestro Pallavolo M Pallavolo F Pallavolo misto

Scipione F.C. (Parma) Ossola Imp. Elettrici (Asti) S.Petronilla Roseto (Teramo) Cenate Sotto (Bergamo) Dolphins Calcio a 5 (Ancona) Stefy Basket (Bologna) Dinamo Zaist (Cremona) Pedara Volley (Catania) Pali. Montecassiano (Macerata)


DIRIGENTI E TESTIMONI L’aula sacra ai mister del calcio prò, nel centro tecnico di Coverciano, ha fatto da sede il 19 e 20 febbraio 2010 al terzo Master per dirigenti associativi. “Il Csi - ha detto il presidente nazionale Achini nel presentare l’evento è all’interno del Coni, e da tale posizione rilancia con forza l’impegno ad essere testimonianza in tutto il si­ stema sportivo italiano”. I dirigenti associativi - è l’im­ plicito significato che ne derivava ai partecipanti al Master - devono anch’essi prepararsi e votarsi a tale compito sul territorio. Ad accogliere l’appello, seden­ dosi sui “banchi” di Coverciano, un centinaio di dele­ gati, provenienti da ogni angolo della penisola, per 45 comitati, di 17 regioni.

SPORIIIU 11

MEETING DI RIMINI PER ESSERCI Anche quest’anno il CSI è stato presente al Meeting di Rimini, confermando una tradizione diventata così decennale. In collaborazione con CdO Sport è stato al­ lestito un intero padiglione dedicato allo sport: campi di calcio a 5, pallavolo, ba­ sket, tennistavolo, beach volley, con una presenza di ragazzi e giovani che ha su­ perato le 1.500 unità giornaliere, arrivando a sommare alla fine oltre 10 mila pre­ senze. A rendere possibile il successo 21 volontari provenienti da tutta Italia.


SPORT DAYS: IL CSI SI METTE IN MOSTRA Non poteva mancare il CSI alla prima edizione di Sports Days, l'evento frutto dell'accordo tra Coni Servizi S.p.A. e Rimini Fiera, che dal 9 all’11 settembre ha trasformato il quartiere fie­ ristico riminese nel centro dello sport italiano. La sua presenza si è tradotta in una serie di attività sportive proposte all'interno di un intero padiglione, e in uno stand espositivo che ospitava una mostra sulla centenaria storia dell'associazione. Non sono mancate visite autorevoli: il sottosegretario allo sport, on. Rocco Crimi che ha controfirmato i valori espressi dal Csi, si­ glando il claim della prossima stagione “lo sport sfida l'educa­ zione”; il presidente del Comitato Olimpico Nazionale, Gianni Petrucci; Luca Pancalli del Cip; Riccardo Agabio della Federginnastica italiana.

GIOCO, SPORT E TRASCENDENZA Una presenza eccezionale, festosa, commossa, propositiva. Questa è stata la partecipazione del CSI al XXV Congresso Eucaristico di Ancona, con una giornata, il 7 settembre, votata a illustrare le po­ tenzialità che lo sport e il gioco hanno nella realiz­ zazione compiuta del tempo dell’Eucarestia come tempo dell’uomo. Basilare il contributo di pensiero portato ad un convegno sul tema da Francesco Giacchetta, filosofo, docente all”lstituto teologico marchigiano. Dopo di lui, sul palco dell’evento, due autorevoli testimonianze del mondo dello sport e dello spettacolo, del presidente del Coni, Gianni Petrucci, e del regista Pupi Avati. Non solo pensieri e parole: ad Ancona il CSI ha animato con un venta­ glio di attività alcuni momenti del CEN.


IL MEETING DI ASSISI PROTAGONISTI DEL BENE COMUNE Il 4 e 5 dicembre 2010 Assisi ha accolto la decima edizione del tradizionale meeting di fine anno. Gli oltre 700 partecipanti, pro­ venienti da 85 città, si sono impegnati in un vasto confronto sul tema del bene comune, e sullo sport come servizio della sfida educativa. Hanno portato la loro testimonianza tanti validi ospiti: da Gianni Rivera ad Andrea Zorzi, da don Alessio Albedini a Maria Grazia Pastore e a Felice Pulici. Con cuore sportivo e anima cristiana, in cinquecento, una candela accesa nella mano, hanno dato vita ad un’eccezionale, intensa fiaccolata-pellegrinaggio lungo i sentieri francescani.

FORMAZIONE AL TOP Dopo un 2010 tutto votato alla riprogettazione del si­ stema formativo dell’associazione, il 2011 ha visto il varo effettivo degli interventi previsti da Percorsi sportivi, “catalogo” della nuova, ricchissima offerta di formazione per tutte le figure di operatori CSI. Punto di saldo dei due momenti la Convention na­ zionale della formazione, ospitata a Roma il 22 e 23 gennaio 2011.

ONVE*TIOM

*’"<• Formazione


Gli appuntamenti 2011/2012

Una stagione da protagonisti Cultura, sport, spiritualità: gli eventi del calendario nazionale associativo

TERRA SANTA

21/25 ottobre 2011

Corre la pace in Terra Santa.

Corri anche tu? J ottova

L

edizione

dei

JPII

Games si svolgerà in Terra-

Santa dal 20 al 23 ottobre

2011. Si tratta di un’edizione straordinaria

che coinciderà con la prima festa del

^17

calendario liturgico dedicata alla bea­ tificazione di Giovanni Paolo II. Invi­

tiamo fortemente tutti i Comitati ad

attivarsi per garantire una rappresen­ tanza alla Maratona Pellegrinaggio.

Pillili

15


VITACSI

CONVEGNO NAZIONALE CONSULENTI

Roma, 8/9 novenbre 2011 Convegno nazionale che ogni due anni rafforza la comunione

associativa. al tema “l’asina di Balaam”, ne deriverà un ap­

D

profondimento su come scegliere, accompa­ gnare e orientare i futuri dirigenti Csi che saranno

eletti nella prossima tornata elettorale. Una ricerca di qualità per riempire il territorio di competenza sportiva ed eccellenza formativa.

Torna il tradizionale

appuntamento di

ASSISI

9/11 dicembre 2011

Assisi. Si tratta del

grande momento di incontro di tutta

l’Associazione.

er un Comitato è “Impossibile” non esserci ad As­

P

sisi. Confermato il taglio di approfondimento “cul­ turale e spirituale”. Ogni Comitato è invitato a partecipare con il maggior numero di dirigenti possibile

e ad attivare da subito una campagna di sensibilizza­ zione su Assisi inserendolo tra gli appuntamenti della sua programmazione.

Prosegue l’esperienza dei “forum di gennaio” come grandi momenti di confronto e di dibattito su temi particolarmente rilevanti per l’Associazione.

FORUM: STATI GENERALI DELL’ATTIVITÀ SPORTIVA

Rimini, 20/22 gennaio 2012 o scorso anno abbiamo vissuto il Forum sullo Sta­ tuto. Quest’anno è la volta dell’attività sportiva. In­

L

tendiamo convocare gli Stati generali dell’attività sportiva come grande occasione per fare il punto del no­

stro sistema di attività sportiva. Gli stati generali preve­ dono il coinvolgimento attivo dei Comitati che da settembre saranno chiamati a riflettere sull’attività spor­ tiva e a gennaio saranno chiamati a partecipare con i re­ sponsabili provinciali dei vari settori dell’attività sportiva. Alla fine si produrrà un documento programmatico che terrà conto del contributo attivo di tutti i Comitati pre­

senti.

16 SkTÌIIIIiÌC


VITACSI

Confermata l’esperienza del Master di Coverciano. Quest’anno il Master sarà dedicato agli amministratori.

Torna dopo la prima edizione di Parma 2010 il più grande appuntamento dell’Associazione. Convegni, dibattiti, incontri, testimonianze, festa, musica... e tanto altro ancora.

MASTER COVERCIANO: AMMINISTRATORI

17/19 febbraio 2012 biettivo è quello di approfondire le politi­ che economiche e le procedure ammini­

O

strative ripartendo da un regolamento amministrativo chiaro e condiviso da tutta l'Asso-

ciazione. Fondamentale la presenza di ogni Comitato. Come sempre iscrizioni a numero chiuso.

AGORÀ 2012 E ASSEMBLEA ELETTIVA

maggio 2012 utta l’Associazione è convocata per vivere la seconda edizione dell’Agorà e contem­

T

poraneamente l'Assemblea Elettiva Na­ zionale. Servirà una grande mobilitazione

popolare ed ogni Comitato è chiamato sin da ora a bloccare queste date e a lavorare per sen­ sibilizzare tutta la sua realtà. Per quanto riguarda l'Agorà è stato costituito un Comitato organiz­ zatore e ad Assisi contiamo di presentare il pro­ gramma definitivo. La località di Parma per oggi

è provvisoria. Si stanno valutando anche altre ipotesi ed entro ottobre sarà effettuata la scelta definitiva.


LO SPORT UDGO IONI SIGNIFICATIVE Il CENTRO SPORTIVO ITALIANO si pone al servizio della

Chiesa Italiana per realizzare “Un gruppo Sportivo in ogni Par­ rocchia”. Ogni settimana 950.000 tesserati, 13.000 società sportive, CENTRO SPORTIVO ITALIANO

42.000 squadre, con 72 discipline, giocano nei campetti degli Oratori

e delle Parrocchie. Perché nel CSI viviamo la fede con lo sport.

INFO: Centro Sportivo Italiano - Nia della Conciliazione, 1 -00193 Rama - tei. 06.68404550 - www.csi-net.it


Tra valori e controvalori

Quale sport educativo? Educare alla vita attraverso lo sport non è poi così facile. Oltre ad individuare precisi

valori da perseguire tra i molti possibili, adeguando ad essi l’attività, bisogna tener

conto della sostanziale ambiguità del significato educativo dello sport, attività in cui i valori, in assenza di una specifica intenzionalità educativa, possono perfino

trasformarsi in controvalori.

di Andrea De Pascalis

egli stessi anni in cui Pierre de Coubertin promuoveva lo sport

N

e l’olimpismo come mezzi per

educare i popoli alla pace, alla com­ prensione, alla fratellanza tra gli uomini e tra le Nazioni, i vertici politici-militari di mezzo mondo auspicavano la promo­ zione delle attività ginnico-sportive come strumento per vincere le battaglie

allenando la gioventù alle fatiche fisiche e psichiche della guerra. Sempre nello

stesso periodo, il mondo cattolico asse­ gnava allo sport il compito di educare i giovani ad essere buoni cristiani, tenen­ doli lontani dal vizio e dall’ozio, e abi­ tuandoli alla pratica delle virtù cristiane: prudenza, giustizia, fortezza, tempe­

ranza... Questo attribuire ad uno sport fatto

delle medesime regole e prassi - e nella medesima epoca storica - valenze edu­ cative così diverse dimostra in modo ef­

ficace la sostanziale ambiguità del significato educativo dello sport. Va sfatato il mito che lo sport educhi di per sé a valori intrinseci ed immutabili.

Non ci crede nemmeno il CIO, nume tu­ telare dello spirito olimpico. Dal 1908 ad oggi la “Carta Olimpica”, in

cui il CIO esprime i valori promossi dal movimento olimpico, è stata modificata più di 50 volte, in modo da aggiornarne

Quali valori educativi “certi”, “congrui”, attuali, può trasmettere oggi l’attività sportiva? La pedagogia, la psicologia dello sport hanno cercato di rispondere alla domanda in modi diversi, ed anche questo è un segno dell’ambiguità educativa dello sport. ^iTilllhil

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essi non si concretizzino come "contro­ valori”, il loro esatto opposto, proprio per via dell’ambiguità dello strumento

i contenuti. Per restare agli ultimi de­ cenni, nell’epoca della guerra fredda la “Carta" assegnava allo sport olimpico il fine di promuovere il rispetto e la buona volontà tra i popoli. Nel 1990, dopo il crollo del muro di Berlino, tra le finalità emergeva l'istanza educativa giovanile.

“sport”. Questa tesi è ampiamente proposta in Sport, educazione e valori di E. Isidori, dello lUSM Roma. Vi si distingue tra va­ lori “puri”, “reali”, facilmente trasmessi dallo sport, ed i loro opposti, i controva­ lori che altrettanto facilmente possono derivare dall'attività sportiva se proposta in modo pedagogicamente errato. Tra i valori “puri” - secondo Isidori - vi

Oggi nella “Carta” prevale l’istanza uma­ nistica: «mettere lo sport al servizio del­ l’armonioso sviluppo dell’uomo, con l'attenzione a promuovere una società pacifica e votata a preservare la dignità umana», e l’Olimpismo diviene: «una fi­ losofia di vita, che esalta in un tutto ben bilanciato, le qualità del corpo, della vo­

sono salute e benessere, ludicità, pace, socializzazione e integrazione sociale,

amicizia nel gruppo, partecipazione at­ tiva, lealtà, costanza, creatività motoria, spinta al miglioramento di se stessi, au­ tocontrollo, bellezza dell’essere umano

lontà e della mente. Fondendo cultura ed educazione con lo sport, l’Olimpismo cerca di creare un modo di vita basato sulla gioia dello sforzo, il valore educa­ tivo del buon esempio e il rispetto per i

fondamentali principi etici universali». A voler essere pignoli, anche in questa ultima versione l’intenzionalità educativa dell’olimpismo è espressa in modo piut­

tosto vago, perfino discutibile. Che vi sia gioia nello sforzo continuo non è detto, soprattutto se esso non è ben dosato; che il buon esempio basti a fare educa­ zione è cosa altrettanto improbabile; quali siano i fondamentali principi etici universali è questione che si potrebbe discutere per decenni. L'esempio della “Carta Olimpica” mostra dunque un paio di cose: • che i valori dello sport non sono immu­ tabili, ma vanno declinati secondo l’evol­

versi della società, della sua cultura, dei suoi bisogni; • che bisogna individuare in modo chiaro e preciso gli obiettivi educativi di riferimento, indicando anche gli stru­ menti per conseguirli, altrimenti si cade

nella pura retorica. Tra le pretese educative dell’attività spor­

tiva e la sua efficacia reale c’è di mezzo la difficoltà di tradurre in “esercizi”, “alle­ namenti”, “esperienze” gli obiettivi indi­

viduati. Se non ci si riesce, è meglio riflettere se non si stiano affidando allo sport compiti che sono fuori dalla sua

portata, visto che è irreale considerare lo sport come la medicina adatta a guarire ogni deficit educativo. Quali valori educativi “certi”, “congrui”, attuali, può trasmettere oggi l’attività sportiva? La pedagogia, la psicologia

dello sport hanno cercato di rispondere

20

Pillili

e della sua espressività. Controvalori o fattori di controvalori alla domanda in modi diversi, ed anche questo è un segno dell’ambiguità edu­ cativa dello sport. Se ci fermiamo al contesto dello sport giovanile, sotto il profilo psicofisico una pratica sportiva continuativa, condotta con i giusti criteri, favorisce l’affermarsi

sono, ad esempio: manipolazione dan­ nosa per il fisico, tecnicismo esasperato, violenza, narcisismo, sessismo, razzi­ smo, concorrenza eccessiva per il pri­

mato nel gruppo, discriminazione dovuta alle diverse competenze motorie, passi­ vità, ricerca della vittoria ad ogni costo,

di valori come: a) la conoscenza di sé, sia dal punto di vista corporeo (consapevolezza corpo­ rea, controllo motorio, capacità di ascolto del proprio corpo, reazioni alla

perdita di fiducia in se stessi, abbandono da ripetitività, meccanizzazione dei gesti

fatica fisica), sia dal punto di vista psico­

lità educativa, dunque, l’attività può es­ sere generatrice di controvalori anziché

logico; b) l’autocontrollo; c) il sentimento di autoefficacia, cioè la fiducia che un individuo ripone nelle pro­ pria capacità di affrontare un compito;

d) la capacità di competere, di accettare la competizione come una parte della di­ namica sociale e delle proprie tendenze, una situazione necessaria per raggiun­ gere uno scopo; e) la capacità di cooperare, lavorando con “spirito di squadra”, in modo coor­

dinato e nel rispetto dei ruoli di ciascuno; f) la capacità di saper vincere/saper per­ dere, contestualizzando il successo/insuccesso, considerandolo un episodio da superare, che non deve produrre né esaltazione né scoraggiamento; g) la capacità di divertirsi, poiché lo sport

è anche ludicità, liberazione gioiosa di energia che si esprime nel movimento. Quali che siano i valori su cui l’attività pone l’accento, va fatta attenzione che

motori, edonismo, culto del proprio corpo. Senza una giusta, equilibrata intenziona­

valori. Da tale punto di vista l’attività sportiva è, per chi la propone e la guida, uno strumento sul cui involucro è scritto

"Maneggiare con cura”. Anche con la giusta intenzionalità, il ra­ dicamento dei valori perseguiti non può avvenire all'insegna dello spontaneismo, lasciando che le dinamiche dell’intera­ zione educativa tra allenatore/educatore

e l’atleta/squadra resti affidata alla crea­ tività e alla buona volontà del primo. Per funzionare al meglio il processo ha bisogno di essere collocato all’interno dell’attività abituale, non può essere un tempo esterno, percepito come una cosa diversa rispetto all’addestramento tecnico: è meglio sia un tutt’uno. Né può

essere caratterizzato da estempora­ neità, da obiettivi e metodi improvvisati. A meno di non voler correre il rischio di restare invischiati nella ragnatela dell’am­

biguità educativa dello sport.


Il parere dell’esperto

La retorica non serve all'educazione Il ruolo formativo delle attività motorie e sportive si gioca sul terreno della

concretezza, abbandonando forme astratte e idealizzate del loro valore. Ad affermarlo è Emanuele Isidori, docente di pedagogia dello sport.

A cura di Andrea De Pascalis

Quando si parla di valori cui lo sport sarebbe portatore, si finisce col fare riferimento ai valori dell’olimpismo di De Coubertin. Che validità possiamo

attribuire ad essi dopo 120 anni?

Dovremmo ricordare che i cosiddetti va­ lori olimpici, che sintetizzano ancora

oggi, nella società contemporanea, l’es­ senza valoriale delle attività motorie e sportive, furono in origine una pura in­ venzione di De Coubertin, che li ricavò

dallo sport antico interpretandoli talvolta erroneamente, in quanto era privo di adeguati strumenti filologici. Dalla sua idealizzazione dell’antico sport greco è derivata l’idea di uno sport “puro”, non

inquinato da finalità economiche, di uno sport praticato sempre in modo corretto (fair-play), privo di violenza e capace di

pacificare le genti.

I valori etici ed educativi dello sport

non sono dunque riducibili ad un ideale astorico, fermo nel tempo, come l'ideale olimpico?

Lo sport e l'attività motoria sono sempre stati definiti in base a categorie antropo­

logiche, culturali, sociali ed economiche variate con le epoche storiche del­ l'uomo. Ogni epoca e gruppo umano ha attribuito allo sport significati diversi in base alle proprie convinzioni. I valori

SETÌlllll!

21


sottolinea il valore della ludicità nel processo di educazione attraverso lo sport... Ogni attività motoria e sportiva possiede “naturalmente” e “culturalmente” la com­ ponente “gioco”. Va sottolineato con forza come essa rappresenti (e debba

dello sport, in quanto valori educativi, presentano sempre un carattere utopico

e astratto, denotano un’aspirazione, fun­ gendo da modelli regolativi della pratica motoria e sportiva. In quanto tali, i loro significati sono il risultato di una costru­ zione culturale e storica, soggetta a con­ tinuo mutamento e trasformazione.

alle cose più diverse. Siamo ancora allo sport panacea di tutti i mali umani

rappresentare sempre) il valore per ec­ cellenza di tali pratiche. Senza di essa tali attività non avrebbero alcun senso e non sarebbero distinguibili da qualsiasi altra attività umana, come, ad esempio, uno sforzo o un’azione fisica prolungata. Per questo l’obiettivo dell’educazione

e sociali? Quando si parla di valori dello sport si

motoria e sportiva è quello di promuo­ vere quanto più possibile tale compo­

tende spesso a rimanere in una dimen­ sione di genericità, senza giungere a

nente, implementandola nelle sue valenze ricreative, terapeutiche e di svi­ luppo e di integrazione psicosociali.

In certi documenti di istituzioni e or­

ganismi internazionali si tende ad at­ tribuire allo sport capacità di educare

chiarire in cosa essi consistano real­ mente. L’attribuzione alle attività motorie e sportive di una grande capacità di tra­ smissione di molteplici valori desiderabili (cooperazione, vita sana, solidarietà, so­ cializzazione, autocontrollo ecc.) e la convinzione mostrata da tutte le istitu­ zioni politiche, sociali, culturali e gover­ native che esse funzionino da antidoto per determinati pericoli sociali (droga, delinquenza, prevenzione del disagio...)

rappresenta in effetti un luogo comune diffuso su scala mondiale. Ciò rivela tutta

retto stile di vita e di una soddisfa­ cente relazione con gli altri. In che modo? Il valore di per sé non è osservabile, è

un’idea, un ideale astratto. Osservabili sono invece i comportamenti e le azioni dell’uomo. L’educazione sportiva ha quindi il compito di agire sui comporta­ menti ritenuti devianti o fuori dalla norma,

prevenendo e intervenendo concreta­ mente, e mai in modo astratto, sugli at­ teggiamenti ed i comportamenti delle

Lei mette in guardia sulla possibilità che nell’attività sportiva si concretiz­ zino disvalori invece che valori. Come si distingue tra valori e disvalori? Lo scopo delle attività motorie e sportive

dev’essere quello di “dinamizzare” l’uomo, di renderlo vivo e attivo, facen­

dolo uscire dalla passività e dalla seden­ tarietà, coinvolgendolo nel “mondo” e rendendolo capace di azioni gratificanti, eticamente e moralmente valide per sé e per gli altri. Ogni azione che sia in con­

la retorica di fondo che ancora caratte­ rizza questo campo fondamentale della

e sportiva.

vita umana. È con questa retorica di fondo che l’educazione ai valori attra­

trapposizione con questi concetti va sempre considerata nello sport come un

In un altro passaggio del suo libro

disvalore.

verso lo sport deve fare oggi i conti.

Alla base di certe affermazioni c’è anche l’idea che praticare lo sport sia

comunque un’esperienza educativa... Lo sport, come attività motoria finalizzata al benessere e alla salute della persona,

come gioco competitivo, come spinta originaria della specie umana al migliora­ mento continuo di se stessa, essendo una pratica umana può essere o non es­

sere uno strumento per la promozione

dei valori. Lei scrive che l’educazione ai valori attraverso lo sport deve avvenire uti­ lizzando concretamente il gioco e la motricità per fare assumere all’edu­

cando i valori ritenuti indispensabili per permettergli la fruizione di un cor-

22

Villini

persone che praticano l’attività motoria


ATTUALITÀ E COSTUME Il boom delle palestre

Le fabbriche del benessere di Andrea De Pascalis Club privati di ginnastica, fitness, body-building

aprono i battenti ovunque. Quali le ragioni del successo? Moda effimera o una diversa idea

dell’attività fisica e della corporeità? Quali i prò e i

contro della nuova tendenza?

uanti sono oggi in Italia le pa­ lestre e i centri fitness? Non ci

Q

sono numeri precisi, ma nel 2000 si stimava ce ne fossero circa

10.000, oggi sembra siano più di

12.000, tutte rigorosamente profit. Un numero enorme, se pensiamo che dopo un secolo di associazionismo sportivo le società non profit sareb­

bero circa 60.000 in tutto il paese.

Nel 2006 una rilevazione Istat stimava che il gruppo di quanti praticavano ginnastica, aerobica, fitness e cultura

SBÌlllllli

23


LE FABBRICHE DEL BENESSERE L'evoluzione e cominciata anche prima degli

il I

v

anni Novanta, quando si e sviluppata la popolarità della

ginnastica

aero-

bica. Ne erano protagomste le donne, categoria

HBV

jMl|

minoritaria

negli

sport

tradizionali, in parte semplici casalinghe che im-

&

■ " '

paravano

a

fare

ginnastica al suon di musica, dapprima nunen-

KmMMM

fisica raggiungesse la cifra di 4 mi­ lioni 320 mila appassionati. Per avere

un termine di confronto, basti ricor­ dare che nel 2007 le Federazioni

Sportive dichiaravano nel loro in­ sieme 3 milioni 987 mila tesserati. I numeri del boom dimostrano che

dosi nelle proprie case,

poi andando nelle pale­ stre specializzate che cominciavano a fiorire. L’aerobica e questa era una differenza impor­ tante - si caratterizzava come uno sport collocato nel “privato” delle persone, che non presupponeva ne­ cessariamente società sportive,

siamo di fronte ad un fenomeno così diffuso da non potere più essere ignorato, e che evidentemente riflette

istruttori (si fa aerobica anche se­ guendo un disco, la TV o un video­ tape), continuità. In vista di chi allena non ci sono gare, ma soltanto la ri­

aspetti sociali e culturali da interpre­

cerca del benessere del corpo.

tare, anche perché questo nuovo tipo di attività fisica in parte si afferma a spese dello sport tradizionale.

Valori e disvalori

La risposta ad una nuova do­ manda di attività fisica

Gli osservatori più critici hanno anche espresso l’obiezione che la “fi­ losofia” di fitness e simili si basi, più che sull’idea di salute, su quella di

“forma fisica”. La “forma” raccoglie un insieme di aspirazioni relative al corpo quale strumento da usare nella vita quotidiana, e non come fonte di un valore da preservare. L'originario bisogno di salute/benessere che ispirava il successo dell’ae­ robica ha via via lasciato il posto all’odierno bisogno di bellezza/estetica. Colpa - abbiamo già detto - di

un’arrogante, dilagante cultura dove tutto è spettacolo, dove anche il corpo diventa una cosa da program­ mare, costruire, limare e infine esi­ bire, mandare in scena. Il corpo diventa ciò che costruisce identità,

tanto quanto - o anche di più - del modo di pensare e di essere. Il pro­ getto è costruire il corpo in modo che sia una proiezione di se stessi, che esprima nell’esteriorità ciò che si

ritiene sia la propria interiorità. L’obbligo di essere belli e di suc­

Nel boom di ginnastica, fitness ecc. sono ravvisabili aspetti positivi e ne­ gativi. Da un lato il loro affermarsi ha

cesso I giovani sono sempre più esposti a questo tipo di cultura. Le indagini so­ ciologiche forniscono in proposito dati e osservazioni importanti. «Nella

La forte diffusione di palestre e centri fitness è cominciata infatti negli anni

il merito di contribuire ad ampliare la base dei praticanti sportivi, portando dentro segmenti di popolazione tra­

Novanta, proprio quando gli sport tradizionali stavano rallentando il

dizionalmente esclusi dal fenomeno sportivo-ricreativo, dall’altro esprime

della visibilità, del potere dell’imma­ gine, - scrive l’Eurispes - i giovani, di fatto, sono i soggetti che con più fa­

trend di crescita. Un semplice fatto di moda? Sarebbe riduttivo pensarlo.

e radica una nuova idea di sport limi­ tata e limitante, basata com’è sulla centralità del corpo, del suo aspetto

cilità finiscono per sottostare all’obbligo di essere belli, addirittura modificando il loro corpo con inter­

estetico, di un benessere puramente

venti di chirurgia estetica». In una statistica del 2010, nella fa­ scia di età 12-19 anni il 5,3% dei

«Sono cambiate - spiegava Roberta Sassatelli indagando il fenomeno (R.

Sassatelli, Anatomia della palestra, Il Mulino, 2000) - le motivazioni che spingono alla pratica sportiva, in

fisico e individuale. Se la nuova idea della funzione dello sport fitness esprime una positiva presa di co­

parte in relazione alla accresciuta età media della popolazione, che incen­

scienza della necessità di tutelare la salute (anche le diete diventano im­ portanti), il suo affermarsi esprime anche le “ragioni” della società del-

tiva una domanda più volta al benes­ sere fisico e al mantenimento della

società del narcisismo, della ricerca

soggetti si era già sottoposto ad un intervento di chirurgia estetica, solo in via minoritaria per correggere gli esiti di un incidente. Il corpo risultava essere stato manipolato nell’estetica

l'apparire: la rincorsa ai modelli este­ tici e sociali proposti da una pubblicità invasiva, una forma di

anche attraverso il piercing (15,5%) e il tatuaggio (6.5%). Il semplice es­

sportivi che hanno superato i 30

trionfo del narcisismo consumistico, e la spia dell'avanzare dell'edonismo

importante” dal 33%. Tra gli esiti negativi di questa visione

anni...».

postmoderno.

distorta del corpo, quando è appli-

funzionalità corporea che non al­ l'agonismo. La cura del corpo e la ri­ cerca del benessere psicofisico sono motivazioni assai importanti per gli

24 JííTilllliiti

sere abbronzati era ritenuto “molto


LE FABBRICHE DEL BENESSERE

FITNESS, QUANTO MI COSTI! Bisogno o moda che sia, il fitness rappresenta anche un colossale bu­ siness. La spesa per questa voce è

nella toplist dei consumi degli ita­ liani. Una recente ricerca di Data-

bank, pubblicata su “Il Sole 24 Ore

Sport”, relativa al mondo del fitness,

ha fornito cifre interessanti: sareb­ bero diventate 12 mila circa le pale­

stre sparse in tutto il territorio

nazionale, di cui, però, alcune com­ poste da attrezzature minime. Gli caia alle attività delle palestre, c’è l’uso di sostanze proibite, purtroppo oggi fa­ cilmente reperibili tramite internet. Un’in­

addetti sarebbero 28 mila, con una media di 4 per centro. Il valore del

chiesta del 2008 ha confermato l’uso di sostanze dopanti tra i frequentatori di sale di body-building: sostanze come

giro di affari si assesta attorno a 1,8

efedrina, metilfenidato, viagra, beta-bloccanti, ormone Hgh, e farmaci come TiTre e Eutirox (questi ultimi due per accelerare

euro all’anno, denaro speso dai 5

milioni di euro; una palestra fattura, quindi, mediamente, 250-270 mila

milioni di frequentatori. Il costo di

avvio di una struttura adeguata è

il metabolismo) hanno un vasto mercato.

Il loro uso è visto come una scorciatoia per migliorare le proprie prestazioni fisi­

valutato in circa 300 mila euro, in

che e ottenere risultati estetici in breve

prio così? Nei primi anni 2000 si

tempo. Nelle palestre dove l’obiettivo non è in­

prevedeva che il settore si espan­

teoria facili da recuperare. Ma è pro­

desse nel decennio al ritmo del 4-

grossare i muscoli ma diminuire il peso si ricorre ad altre sostanze, anch’esse pe­ ricolose, come gli stimolanti, che produ­ cono tachicardia, agitazione, ipertermia,

5% annuo, nei fatti si è rivelata assai inferiore, pari al 2,3% totale. Tant’è che i gestori delle strutture già co­

disidratazione, ipertensione.

minciano a parlare di stagnazione

Il corpo non è una macchina

corpo, non si è più in grado di accettare

Certamente tutte queste sono distorsioni

e salvaguardare il mistero che avvolge il

estreme, e tuttavia già ben presenti, del­

corpo di ogni persona e che permane anche dopo le spiegazioni della scienza

l'idea di corpo che costruisce il successo delle palestre. Alle quali si può anche im­ putare di rendere nulle le valenze umane

e sociali della pratica sportiva, mettendo il soggetto in interazione solo con una

e le interpretazioni della ragione.

Per saperne di più

«Se, invece, al corpo si conserva e si ga­ rantisce la sua dimensione di sacralità e

R. Sassatelli, Anatomia della palestra, Il

di spiritualità, gli si consente di incontrare

selva di macchinari, sui cui indici egli è

in se stesso il Dio nascosto, di rivalutarsi

chiamato a confrontarsi e impegnarsi. Ciò è ben lontano dall'idea cristiana del

come espressione di un mistero vivente,

corpo e dello sport. Il corpo non può es­

del mercato.

di non sostituire l’etica della sacralità della vita con l’etica della qualità della

Mulino, 2000 G. Murra e R. Cipriani, Corpo e religione, Città Nuova, 2009 Censis, Benessere e salute secondo gli italiani, 2001 (download http://www.fuoriclasse.rai.it/Benessere_e_salute.pdf)

sere una macchina a disposizione dei propri desideri. «Qualora si dimentichi la

medesima vita» (I. Sauna, Il corpo umano

Grant Thornton (ricerca), Gli italiani e il

e la salvezza cristiana, in “Corpo e reli­

benessere: consumi, reddito e occupa­

dimensione sacrale e spirituale del

gione, 2009).

zione, 2000.

Villini

25


L’INTERVISTA

Time-out con Carlton Myers: il suo addio al basket e una confessione

Che canestro la “bomba”della fede “La conversione a Dio è stata la mia vittoria più importante”

di Felice Alberghetti iù semplice segnare 87 punti in una gara, il tuo record an­ cora imbattuto, o intrapren­

P

dere un cammino di fede? È più facile convertirsi in Cristo, solo

che l’uomo fatica a farlo, perché ci sono delle rinunce e delle scelte par­ ticolari da fare. Per me è stato un cambio di direzione radicale. Dico che va trasformato e rinnovato il cuore, altrimenti inneggiamo alla pace, ma non sappiamo cosa sia fino

in fondo. E, se non abbiamo Gesù nella nostra vita diventa difficile, direi impossibile. Un giro in palleggio, che vale più di una schiacciata. Che ti è acca­

Atmosfera magica per un sogno di una notte di mezza estate in Toscana, una parata di stelle dello sport che, il 14 luglio, nella suggestiva cornice di Piazza della Repubblica a Cortona, hanno costituito il Fair Play Team Mecenate 2011. Tra i premiati del 2011 a scendere la scalinata del Palazzo comunale c’era anche Carlton Myers. Con il suo solito passo molleggiato, con il premio in mano, il classico arresto e tiro e una “bomba” delle sue, a strappare applausi. “La conversione a Dio nel 2003 è stata la mia vittoria più importante”

26 dETìllllllÈ

duto? Da piccolo giocavo all’Oratorio Sale­ siani di Rimini e mia nonna mi ha in­ culcato certi valori. Sappiamo tutti chi è il Signore, ma in pochi lo cono­ sciamo. Trovo vero che ci sono delle prove nella vita, che l’uomo si avvi­ cina a Dio in momenti di sofferenza. Così è stato per me: avevo posto al primissimo posto il mio lavoro, al di

sopra di ogni cosa. E quando si è considerati il migliore o tra i migliori

giocatori e non arrivano i risultati, di-


venta difficile gestirsi. La gente tende sempre a vedere un lato di una meda­ glia in noi sportivi, ma ve ne sono sem­

pre due. Puoi spiegarci meglio? Dal '95 al 2000 lo scudetto non arrivava mai. Quattro o cinque finali perse. Ero a Bologna e la frustrazione, la delu­ sione, i dubbi mi attanagliavano. E at­ traverso le sconfitte ho trovato Dio. Il

vincente è colui che non si arrende e sa rialzarsi e, quando non avevo più le forze per rialzarmi, mi sono reso conto che senza il Signore non ce l’avrei fatta?”

Dio “playmaker” delle tue azioni? Di più. Il Salvatore, l’amico perfetto, colui che può risolvere i problemi e che fa le cose per il nostro bene. Avevo bi­ sogno di soffrire, si vede. Più l'uomo ha successo e più si sente autosufficiente. Avevo tutto, ma mi mancava la cosa più importante, altro che lo scudetto! Chi

ha fede ha tutto. Dio ti prende per mano, gioca le partite insieme a te. Ma in campo non eri mica cosi ange­

lico. Quanta responsabilità ha un campione nei confronti dei giovani?

Tanta. È davvero importante. Rivedo spesso su youtube la rissa che scatenai in Eurolega con la Kinder. Non ho dato

11” EOI

un bellissimo esempio, ma è stato un episodio in 20 anni di carriera. Sono contento che oggi molti ragazzi mi fer-

mano per la sportività e ultimamente mi chiedano di questo percorso intra­ preso. Da alfiere azzurro a portabandiera

dei valori cristiani, oggi? Direi di sì, siamo chiamati ad annun­ ciare la buona novella. A volte i contesti

possono sembrare più o meno adatti, ma mi affido al Signore. In lui trovo le ri­ sposte giuste. Il cuore di pietra va tra­

sformato in cuore di carne.

La tua vittoria più bella? Lo scudetto Fortitudo tanto atteso? O forse la prima Coppa Italia? Da soli non si vince, specie in uno sport di squadra.

Sappiamo tutti chi è il Signore, ma in pochi lo conosciamo. Trovo vero che ci sono delle prove nella vita, che l’uomo si avvicina a Dio in momenti di sofferenza. Così è stato per me: avevo posto al primissimo posto il mio lavoro, al di sopra di ogni cosa.

Ne ho fatti 40 in una finale ma non è ba­ stato. So che la vittoria più importante non si vince: quella della vita eterna. A 40 anni hai detto basta con i cane­

stri. Al tuo addio il mondo del basket

si è stretto intorno a te. Chi ti ha la­ sciato il biglietto più bello?

Devo dire Sasha Danilovic, il mio più grande avversario e diciamo pure ne­ mico. Non appena l’ho chiamato, mi ha detto “se mi chiami tu vengo subito”. Ho grande ammirazione per lui e devo

dire che la provvidenza ha voluto non

farci giocare insieme. Avremmo vinto troppo e... addio benedette sconfitte!

Pillili 27



FOCUS

Scommessa o ripensamento?

I nuovi luoghi educativi

di Claudio Paganini

Affascinati dal termine “i nuovi luoghi educativi” molti

operatori si interrogano sulle molteplici sfaccettature ed

interpretazioni di questa dimensione pastorale. Certamente suscita un grande fascino, soprattutto perché

siamo stanchi di sentire parlare i sociologi moderni di “non luoghi” (cfr M. Auge) in cui vivono i nostri giovani. Ancor di

più, i “nuovi luoghi educativi” ci legano alla speranza di

poter abbracciare un cammino che, forte di un piano spaziale-edile e di un progetto educativo, aiuti gli adulti ad educare i giovani secondo i valori umani e cristiani

condivisi nella comunità cristiana ed associativa. Provo ad offrire una piccola sintesi (molto semplificata per ragioni di spazio e linguaggio) nel tentativo di orientare la riflessione.


Un po’ di storia La chiesa, soprattutto dagli anni ‘70, nel dopo concilio, è passata da una organiz­ zazione istituzionale (con soli uffici di Cancelleria, Promotoria e Ammini­ strazione) ad un modello significativa­ mente pastorale (aprendo nelle Curie gli

Uffici Scuola, Salute, Famiglia, Lavoro, Catechesi, Giovani...). In questo “nuovo”

modello pastorale, si parla di “Pastorale d’ambiente” per evidenziare la presenza della Chiesa e l’annuncio del vangelo nei luoghi del vissuto umano. Similmente, termini quali la “nuova evangelizzazione”

e “ri-evangelizzazione” sono stati acco­ stati alla ricerca di nuove modalità per comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. Dal Convegno Ecclesiale di Verona (2006) si sono proposti cinque “nuovi” ambiti: vita affettiva, lavoro e festa, fragi­

lità umana, tradizione, cittadinanza. Questi cinque ambiti di vita sono proposti come percorsi educativi anche negli

stiano ricerca nuove modalità ed espe­ rienze per rendere significativa la Parola di Dio all’uomo d’oggi.

I luoghi pastorali Il Vangelo va annunziato ovunque, anche sui tetti, ma si è soliti distinguere nel lin­

guaggio pastorale l’annuncio “ad intra” e “ad extra”. Il primo, “ad intra”, vien fatto per chi è già stato battezzato ed ha rice­ vuto i sacramenti della Iniziazione Cri­ stiana vivendo in modo ordinario nella Chiesa la celebrazione eucaristica dome­

nicale, la catechesi, la preghiera perso­ nale... La parrocchia e l’oratorio sono spazi privilegiati per questo annuncio

pastorale del muretto, della discoteca, della curva nord, dei giornaletti e di inter­ net... La stessa CEI ha finanziato la di­ scoteca “Mi interessi” a Lodi, per sperimentare un nuovo luogo educativo. E tutto questo mentre i classici luoghi

educativi parrocchiali (soprattutto gli Ora­ tori del nord negli anni 90) vivevano un tempo di grande rilancio con nuove strut­

Il secondo, “ad extra” si riferisce a chi non ha mai conosciuto Gesù o il Van­

ture faraoniche che rispondevano a nuovi Progetti educativi dell’oratorio. Ciò che

gelo, non ha ricevuto i sacramenti, op­ pure è da troppi anni che si è discostato e domanda di ripartire da zero per ripren­

per i giovani era seducente nel mondo esterno veniva ricreato "ad intra” dalle parecchie. E così i bar diventarono “luo­ ghi educativi” con progetti di soglia ed

dere la vita di fede nella comunità. Que­ sta modalità di annuncio tiene conto

“Educare alla vita buona del Vangelo” (2010) e negli incontri di riflessione del

dell’importanza di entrare nelle “case al­ trui” (ospedali, scuole, discoteche, fab­

Convegno Eucaristico Nazionale (2011). Qualcuno ipotizza che presto anche le

briche, stadio...) con rispetto e convinzione. Tra questi due modi “ad

Curie diocesane assumeranno questa suddivisione per le proposte pastorali.

intra” e “ad extra”, che ho molto sempli­ ficato, esistono molteplici variazioni di esperienze-laboratori che ci sono state

30

han proposto! Già esistevano le pastorali nei luoghi: scuola, fabbrica, lavoro, ospe­ dale, turismo e sport... Loro hanno in­ ventato altri luoghi in cui educare: la

perché, in casa propria, è molto più facile definire ed orientare i percorsi da vivere.

Orientamenti pastorali per il decennio

In sintesi, nei luoghi del vivere umano, soggetti a continue trasformazioni, il cri­

Pastorale Giovanile. Come dimenticare fin dagli ’70 i sociologi Garelli, Tonelli e Pollo su Note di Pastorale Giovanile o dal ’91 mons. Sigalini in CEI all’ufficio Pasto­ rale Giovanile. Quanti luoghi educativi ci

offerte soprattutto dalla vulcanicità dalla

educatori volontari oppositamente quali­ ficati. Ugualmente avvenne per la sala in­ ternet,

il

campo

e

la

palestra,

la

videoteca, la sala incisione musicale, il parco giochi. Tutti vennero promossi sul campo a “luoghi educativi” in cui biso­

gnava operare con passione e professio­ nalità.


Il tempo della crisi Col terzo millennio i luoghi in cui la Chiesa da sempre educava sono andati

in crisi: frequentazione dei giovani in par­ rocchia al minimo storico; seminari vuoti e fatiscenti; scuole cattoliche senza soldi; viceparroci in via di estinzione. Pur col valore insostituibile del volontariato, molte diocesi han dovuto chiudere luoghi significativi per la pastorale. Con le offerte e i contributi dell’8 x1000 in calo, nes­

suno ha più voglia di ristrutturare am­ bienti ed i molti operatori pastorali assunti

educativa” scaturirono grandi entusiasmi. La struttura di pensiero del testo faceva

tive (palestre, scuole di calcio e di danza, laboratori musicali, associazioni di volon­

riferimento ai classici ambiti pastorali (scuola, lavoro, famiglia, mass media...) dedicando un intero capitolo allo sport.

tariato...), rappresentano luoghi decisivi

Una novità a favore della cultura sportiva, promuovendo lo sport educativo e la

possibilità di percorsi valoriali. Ed, in que­ sto, i nuovi luoghi educativi godevano di grande attenzione. Il libro “La Sfida edu­ cativa” intendeva essere un rapporto proposta per aiutare a riflettere in vista

per realizzare queste concrete modalità di alleanza educativa”. Infine, al n. 55 di­ chiara: “Bisogna perciò che le parrocchie

e gli altri soggetti ecclesiali sviluppino una pastorale integrata e missionaria, in par­ ticolare negli ambiti di frontiera dell’edu­ cazione”. Appare perciò chiaro come il luogo educativo sia il luogo dell’alleanza

e della collaborazione tra tutti i diversi

degli Orientamenti pastorali per il decen­

soggetti che operano nella comunità.

dieci anni fa rischiano il lavoro per man­ canza di progetti finanziati dal territorio.

nio. Nel 2010, dopo 10 mesi, l’assem­ blea dei Vescovi italiani scompiglio le

Concludendo

Anche la progettualità di strada e di so­

carte approvando un nuovo testo “Edu­

Sembra dunque emergere, quale pro­

glia della pastorale giovanile, che viveva di laboratori ed esperienze di frontiera, ha

care alla vita buona del Vangelo”. Questo autorevole documento superava “La

spettiva di lavoro, l’indicazione di un nuovo modo di abitare i luoghi, piuttosto

subito un brusco arresto. Stanchezza e

Sfida educativa” con un nuovo impianto

che la creazione di nuovi luoghi privi di

carenza di traguardi stanno logorando gli antichi sogni di avamposti educativi.

pastorale. Operativamente, il n. 54 indica i percorsi di vita buona e i luoghi signifi­

storia e comunità. Ricorda Gesù alla sa­

Oggi, par di capire dalle scelte fatte nelle

cativi. Partendo dal principio fondamen­

diocesi, è il tempo per consolidare l’ordi-

tale di “ricercare sinergie e alleanze

ma in spirito e verità”. Che siano, dun­

narietà. Anche perché, forse, dopo gli in­

educative", promuove “la famiglia, la co­ munità ecclesiale e la società a luoghi

que, lo spirito e la verità, la mente e il cuore, i “nuovi luoghi educativi” da riedu­

emblematici dell’educazione”. E prose­

care alla collaborazione ed alla comu­

gue: “Nell’ambito parrocchiale, inoltre, è

nione? Sicuramente, ed è l’elemento da

necessario attivare la conoscenza e la collaborazione tra catechisti, insegnanti

e la stima verso il mondo sportivo au­

- in particolare di religione cattolica - e animatori di oratori, associazioni e

menterà rafforzando l’alleanza e la colla­ borazione con altri educatori piuttosto

gruppi. La scuola e il territorio, con le sue

che da nuove strutture sportive autorefe­

molteplici esperienze e forme aggrega­

renziali.

numerevoli scandali che hanno coinvolto la Chiesa, è “ad intra”, al proprio interno,

che bisogna ritrovare fedeltà ai valori e muove motivazioni per la profezia. Nuovi luoghi educativi: un ripensa­

mento? Quando nel 2009 la commissione del

Progetto Culturale editò il libro “La Sfida

maritana al pozzo: “Né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre ...

porre al centro nei dibattiti, la credibilità

STìTìlllliit 31



Sport chiama Sud di Felice Alberghetti

Italia a due velocità anche nello sport. Un raffronto tra i dati Istat rivela che negli ultimi 26 anni, dal 1995 al 2010, la diffusione della pratica sportiva nel Mezzogiorno e nelle Isole è sì cresciuta, ma senza

tenere il passo con la media nazionale, facendo così aumentare, anziché diminuire, il gap con le regioni del

Nord. Analizziamo alcuni aspetti del problema.


SPORT CHIAMA SUD

in termini di rapporto tra impianti e

a diffusione della pratica spor­ tiva in Italia segna il passo. Nu­ meri alla mano, dopo il boom degli anni Settanta ed Ottanta la do­ manda di sport si è assestata, il suo

L

popolazione il gap rimane identico. In questo campo il Mezzogiorno cerca di recuperare, con un aumento delle disponibilità di impianti (19892003) pari al 14,1%, ben superiore al 9,3% del Nord, ma sconta la sua

incremento ha via via rallentato ed ora procede a passo di lumaca. La percentuale di italiani che si dedi­ cano allo sport con una certa conti­

“povertà” iniziale, cosicché pensare di uguagliare le disponibilità impian­ tistiche del Nord diventa un’utopia, almeno in tempi storici accettabili. Conferma il Censis: «L’analisi dei trend temporali sul lungo periodo, re­ lativi all’intero intervallo di tempo compreso tra il 1989 e il 2003 per le diverse ripartizioni geografiche evi­ denzia in ogni caso la presenza di

nuità è passata dal 22,2% del 1995 al 22,8% del 2010, con un incre­ mento di appena lo 0,6% in venticin­ que anni, (vedi Tabella 1) All’interno di questo quadro si pone lo stato di difficoltà di Mezzogiorno e Isole, il cui gap rispetto alle regioni del Nord non solo non è diminuito, ma è leggermente aumentato. Nel 1995 i praticanti continuativi rappre­

sentavano il 25,4% della popola­ zione al Nord, il 18% al Sud e il

17,8% nelle Isole. Nel 2010 la per­ centuale degli sportivi era aumentata al 26,8% nel Nord e diminuita al

rispetto alla media nazionale di spor­ tivi praticanti, possiamo ben classifi­ care quelle nostre regioni come aree

di sottosviluppo sportivo. Questione di impianti, di finanzia­ menti, di spinta istituzionale? Verifi­ chiamo.

tendenze che paiono andare nella di­ rezione di un parziale riequilibrio che tuttavia non riesce ancora a colmare il divario rilevante che separa il Nord dal resto della penisola» (Censis Ser­ vizi, 1° Sport e società). La costruzione di nuovi spazi sportivi porta in sé un elemento critico, che va tenuto in conto: dai primi anni No­

16,8% nel Sud e al 17,2% nelle Isole. Il basso indice di diffusione della pra­ tica sportiva continuativa nel Mezzo­

Impiantistica L’ultimo quadro aggiornato sulla si­ tuazione degli impianti sportivi è

giorno e nelle Isole diventa più evidente se raffrontato alla media ita­ liana e a quella europea. Va ricordato

quello fornito dal CNEL relativo al 2003, che evidenzia lo scarto NordSud esistente nell’impiantistica non

infatti che la pratica sportiva regolare in Italia è appena un terzo della

solo in termini assoluti ma anche in termini di rapporto tra popolazione e

trend che ha punte più elevate nel Sud. Del pari si registra una contrazione della quota di spazi gestiti dal settore

media europea (fonte: Eurobarome­ tro, Sport and Physical Activity,

impianti disponibili. (Vedi Tabella 2). Il numero di impianti disponibili nel Sud-Isole è pari al 20% di quelli di­

pubblico: nel Nord la percentuale di concessione dell’impiantistica pub­ blica all’associazionismo è doppia ri­

sponibili nelle aree del Nord. Anche

spetto al Sud,

2010), ed essendo Mezzogiorno e Isole a loro volta sotto di alcuni punti

vanta è in atto un trend che vede in costante crescita la costruzione di impianti privati rispetto ai pubblici,

Tabella 1 Differenze per Macroaree nella sola attività sportiva continuativa di persone di 6 anni e oltre nelle Indagini multiscopo Istat Percentuale Percentuale Percentuale Percentuale Percentuale Percentuale Percentuale Macroaree Popolazione/ popolazione/ popolazione/ popolazione/ popolazione/ popolazione/ popolazione/ regionali praticanti praticanti praticanti praticanti praticanti prati canti praticanti 2005 2008 1995 2000 1988 1985 1982

Percentuale popolazione/ praticanti 2009

Percentuale popolazione/ praticanti 2010

24,9% 26,5% 22,7% 16,1% 15,7% 21,6%

24.2% 27,1% 21,9% 16.5% 16,1% 21,6%

25,8% 27,8% 24,3% 16,8% 17,2% 22,8%

Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud Isole Italia

17,4% 18,7% 16,6% 11,3% 13,1% 15,4%

25,0% 25,9% 22,5% 18,0% 17,8% 22,2%

26,5% 26,9% 23,4% 17,9% 17,7% 22,9%

22,0% 20,5% 20,0% 13,0% 12,5% 18,0%

20,4% 21,3% 19,6% 13,9% 14,5% 18,2%

23,7% 24,3% 22,7% 16,4% 16,9% 21,1%

Fonte: Ricerche Istat. I dati del 1982 derivano da un'indagine sulle attività di vacanze e tempo libero degli italiani, quelle del 1995/2006 fanno riferimento alle Indagini Multiscopo. Essendo diversi i criteri di classificazione delle attività sportive 1982 e quelle delle ricerche multiscopo non sovrapponibili, il raffronto ha solo valore indicativo.

blKlllllllli


Tab. 2 - Spazi di attività sportiva e per ripartizione territoriale. Dati 2003 (v.a. e indici per 100.000 ab.) Ripartizioni

Numero degli spazi di attività

territoriali

sportiva

Italia Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole

148.880 52.330 37.200 29.080 30.280

Numero spazi per 1OO. OC abitanti

264 354 352 271 149

_________

Fonte: elaborazione CNEL su dati delle Regioni, CONI, ICS, Cassa DD.PP. e altre fonti istituzionali, 2003

Società sportive Quante siano di preciso le società spor­ tive in Italia è difficile dirlo. Si calcola che le società sportive non profit, basate sul

volontariato, - che sono quelle davvero accessibili a tutti - siano oltre 60.000. Anche sulla loro distribuzione territoriale

non vi sono certezze se non le elabora­ zioni statistiche del Censis su numeri parziali. (Tab. 3) Anche qui il Sud cerca di recuperare, accelerando il passo. Mentre negli anni d’oro della crescita della pratica sportiva (1976-2000) le nuove società sportive crescevano a ritmi percentuali quasi analoghi sia al Nord che al Sud, negli ul­

timi anni il Sud ha accelerato il passo, con le nuove società sportive che rap­ presentano il 38,2% del totale rispetto al 26,6% fatto registrare al Nord. (Tab. 4). e poi aggiornato leggi a favore della pra­

politiche pubbliche regionali a favore di una maggiore diffusione della pratica

tica motoria e sportiva dei cittadini, della relativa impiantistica e del sostegno al­

sportiva. Purtroppo ciò che fa la diffe­ renza è la diversa possibilità di stanziare

l’associazionismo di settore, sia pure con contenuti alquanto disuguali pervia

fondi adeguati al bisogno, oltre alla man­

della mancanza di quella legge dello

zionale.

Nel tempo tutte le Regioni hanno varato Politiche pubbliche Con la riforma del Titolo V della Costitu­

zione (2001) la competenza legislativa in materia di sport è passata definitiva­

mente alle Regioni, cui già il DPR 616/77 aveva assegnato funzioni

quanto alla promozione di attività spor­

Stato che avrebbe dovuto fornire le linee

tive e ricreative e la realizzazione dei re­

di indirizzo. Non mancano quindi nemmeno nel Sud

lativi impianti ed attrezzature.

canza di una strategia complessiva na­

Finanziamenti

In vista dell’estensione del l° Rapporto sport e società, Censis

Tab. 3 - Associazioni sportive per ripartizione geografica: valori assoluti

Servizi realizzò, con il contributo della Confe­

renza delle Regioni, uno

Ripartizione geografica Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole Totale

v.a. 2563 2227 1608 2099 8497

Val. % 30,2 26,2 18,9 24,7 100,0

studio sui bilanci preven­ tivi 2006/7 delle Ammini­

strazioni Regionali per la voce sport. I finanziamenti riguarda­ vano un ampia gamma

di finalità: promozione

Fonte: Censis Servizi, 2008

Villini

35


SPORT CHIAMA SUD

k

I

. LAVANDERIA

Tab 4 - Associazioni sportive per ripartizione geografica: valori assoluti Ripartizione geografica Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole Totale

v.a. 2563 2227 1608 2099 8497

Val. % 30,2 26,2 18,9 24,7 100,0

Fonte: Censis Servizi, 2008

del territorio, necessità di adegua­

scuna regione nello stesso periodo,

mento dell’impiantistica sportiva di proprietà comunale, sostegno alle at­ tività “di base" e di promozione spor­

così da avere la spesa prò capite nel biennio in questione.

tiva, competizione sul versante turistico nell’organizzazione di eventi,

Ciò che si mostra in tutta evidenza, comunque, è la sproporzione tra gli stanziamenti delle varie regioni, che ri­

formazione di operatori specializzati Una valutazione efficace delle spese

specchia, oltre le diverse potenzialità economiche, le diverse politiche di in­

regionali per lo sport andrebbe fatta

tervento. Esistendo tali differenze, è improbabile che il sistema possa rie­

rapportando le cifre ufficiali fornite al Censis da ogni Amministrazione regio­

nale alla popolazione residente in cia­

36 STSTilllllli

quilibrarsi con le sole forze del Territo­ rio, erodendo un po’ alla volta il gap

che persiste tra Settentrione e Meri­ dione anche nello sport. Oggi gli indici più elevati di sedentarietà riguardano il Meridione, dove mediamente il 50% dei cittadini non svolge alcuna attività

motoria o sportiva. È l'ennesimo segno della necessità di una politica centrale, nazionale, che prepari ed attui gli strumenti necessari perché il

diritto di ogni cittadino allo sport sia tale anche nel Sud.


Un campionato che regala sempre sorprese ed emozioni

Quelli che... la Clericus Cup di Francesco Minardi

La quinta edizione del torneo pontificio, andato in

Canto Gregoriano

archivio con la prima storica vittoria della Pontificia

Chissà se alla Pontificia Università Grego­ riana stanno ancora festeggiando la vittoria

Università Gregoriana.

della Clericus Cup o nella testa degli stu­

denti ci sono solo gli esami. Padre Franci­ sco Javier Egaiìa, il basco vice-rettore dell1 università, subito dopo il trionfo nella fi­

nale contro l'Angelicum per 3-1 del 28 mag­ gio aveva richiamato tutti all'ordine: "Adesso c'è poco tempo per festeggiare: nei pros­

simi giorni gli studenti hanno i primi esami e devono studiare". Scherzava, ovviamente: il dovere prima di tutto, d'accordo, ma quelli

Villini

37


CLERICUS CUP della Gregoriana non hanno mica ri­

nunciato al piacere del primo scudetto vinto nel campionato per preti e semi­ naristi di tutto il mondo. Dopo la festa sfrenata in campo al fi­ schio finale, con applausi, abbracci, la­ crime, urla di gioia, danze al ritmo del waka-waka, il piacere ha toccato il pa­ lato con il sapore della carne alla brace. "Carne argentina", aveva sottolineato l'allenatore Salvatore Ranieri, annun­ ciando il braciolata-party per festeg­

giare, scherzando sul fatto che tra gli sconfitti dell'Angelicum ci fossero tanti argentini. Forse Ranieri ha gustato la carne argentina con addosso l'abito tradizionale africano che aveva indos­ sato durante la premiazione, in onore degli africani che gli hanno regalato la

vittoria: il congolese della Repubblica Democratica del Congo Paul Kibamba Kabila, che ha segnato la rete più bella del campionato inventandosi un gol dai 35 metri del miglior Eto’o, e il nigeriano

Kenneth Adesina. Argentino come gli avversari era l'altro goleador, Sebastian

simpatico frate cappuccino barese è stato preziosissimo anche dalla pan­ china dove è stato una sorta di allena­ tore in seconda. Senza dimenticare la sua "profezia" nella semifinale contro il

Sedes Sapientiae, quando ha "annun­ ciato" la traversa del brasiliano Thiago Viana, prima che ciò avvenisse. Fondamentale il portierone brasiliano Marialdo, incoronato miglior portiere del torneo. Se la Gregoriana ha vinto ai

calci di rigore quattro partite su sei il merito è suo. La coppa con il saturno si trova ora in Piazza della Pilotta, nella zona del Quirinale, dove ha sede I’ Uni­ versità affidata dalla Santa Sede alla Compagnia di Gesù, affidamento re­ centemente riconfermato da Bene­ detto XVI.

Vivas. La forza della Gregoriana è stata

Coro Angelicum

il gruppo, e non è retorica: è stato sem­ pre emozionante accorgersi dell'unità tra i giocatori e il condottiero Ranieri.

Applausi scroscianti anche all'Angelicum, mina vagante all'esordio asso­ luto in Clericus Cup che ha fatto vedere

Le vittorie erano seguite sempre da ab­ bracci e dediche al mister, fondamen­

un ottimo calcio. Il secondo posto resta un grande risultato, nonostante il normale rammarico per la sconfitta. È una storia curiosa quella della squadra in maglia azzurra. L'Angelicum rappre-

tale anche fuori dal rettangolo di gioco nella partita contro i Guanelliani in cui era stato squalificato. Agli uomini pas­

38

sionali capita di peccare d'ira: perdo­ nato. Importante, anche senza i gol, è stato il Fra Francesco Rutigliano: l'attaccante si è infortunato al debutto ed è tornato solo negli ultimi minuti della finale. Il

Villini

NAZIONALITÀ IN CAMPO: 368 ATLETI DI 65 PAESI RAPPRESENTATI I CINQUE CONTINENTI NAZIONI

ATLETI

Italia

46

Messico

46

Brasile

33

Colombia

23

USA

22

Nigeria

21

Francia

14

Camerun

11

Argentina

14

senta l'università di San Tommaso D'Aquino, quella dove studiò Teologia Beato Giovanni Paolo II. Poiché i gio­ catori non bastavano, Alexander Bola-

nos, l'allenatore colombiano ha convocato alcuni studenti del Semina­

rio del Verbo Incarnato di Segni. Dalla cittadina alle porte di Roma arrivavano gli uomini più forti come i fratelli argen­ tini Ibarra. Padre Javier detto Rooney per la sua potenza sotto porta (è stato premiato come miglior attaccante) ma


CLERICUS CUP

soprattutto perché lui e il vero Rooney del Manchester United sono due gocce

d’acqua. Diego Ibarra era invece il faro del centrocampo. E come dimenticare il gigante colombiano Juan Carlos Ganó­ les, il roccioso difensore e capitano, e le magie del connazionale Giovanni Arbelaez. Quest'ultimo, imprevedibile dalla trequarti in su, è stato premiato come (Di­ gliore calciatore del torneo grazie ai suoi piedi vellutati e ai suoi dribbling. Colom­

in difesa. È successo che gli Dei non erano più imbattibili e che hanno perso con una squadra la cui tattica è stata semplice quanto efficace: catenaccio e contropiede. E ce la spiega l'allenatore basco Inaki Yarza. Sentite quanta sag­ gezza (non per niente è il tecnico della "sede della sapienza"): "Ci dicono che siamo catenacciari, ma noi dobbiamo

biani e argentini (e non

solo) per una squadra dall'animo sudamericano

che l'anno prossimo pro­ verà a vincere la Clericus

adattarci alle nostre possibilità, utilizzare

la tattica per noi più utile. Fare catenaccio era l'unico modo per andare avanti con certe squadre".Il Sedes si è arreso poi in semifinale alla Gregoriana ma ha vinto la finalina contro i North American Martyrs. Super Martyrs Gli statunitensi sono gli eterni incompiuti della Clericus: arrivano sempre in fondo ma non vincono mai. Si sono consolati con due premi. Quello di capocannoniere a Daniel O'Mul-

lane: il reverendo inglese, più che per i cinque gol segnati, è felice per la nuova avventura che lo aspetta

Santa Sedes

nella parrocchia nel New Jersey. O'Mullane saluta la Clericus dopo cinque anni e se ne va negli Stati

Sul podio, al terzo posto, è salito il Sedes Sapientiae, la squadra del Collegio Ecclesiastico Internazionale

Uniti: buona fortuna Daniel. L'altro premio è andato all'allenatore-giocatore (e capitano, e leader,

Cup.

e stopper insuperabile) David San-

ALBO D’ORO 2007 Redemptoris Mater 2008 Mater Ecclesiae 2009 Redemptoris Mater 2010 Redemptoris Mater 2011 Pontificia Università Gregoriana

tos. Formula Champions

La quinta edizione della Clericus

Cup è stata molto avvincente, merito anche della nuova formula con quattro gironi da quattro, come nelle principali competizioni internazio­

nali. Come sempre, sano agonismo ma le­ diretto dalla Prelatura dell'Opus Dei. Il Sedes ha sorpreso tutti riuscendo nella grande impresa di scacciare dall'Olimpo

altà e solidarietà, per un torneo che vuole diffon­

gli Dei della Clericus, giocando... con in

traverso

porta un attaccante. Da non crederci, eppure è successo davvero. Il Sedes nei

sport, che poi coinci­ dono. Assistere alle

quarti di finale si è trovato di fronte i cam­ pioni in carica del Redemptoris Mater (tre

torio San Pietro è stato

scudetti su quattro). È sceso in campo per limitare i danni, convinto di non far­

dere i valori cristiani at­

quelli

dello

partite al Pontificio Ora­ come tornare indietro

cela. Quando dopo pochi minuti il por­

nel tempo e giocare a calcio in oratorio. Come

tiere ecuadoregno Juan Miguel Castillo si è infortunato respingendo il bolide di

facevano Felice Pulici, l'ex portiere di Torino e

Davide Tisato, sembrava ancora di più un gioco da ragazzi per il Red Mat. In­

Lazio che ha allenato gli Agostiniani, e il com­

vece è successo che l'attaccante ghanese Anthony Naah, andato in porta per

cato Franco Mazzalupi,

mancanza del portiere di riserva, si è messo a fare i miracoli, e che il congo­ lese Michel Longa ha segnato il gol vit­

pianto e mai dimenti­ l'ex presidente del Csi di Roma. Sotto la guida da lassù del capitano di

toria sull'unica azione offensiva di una

tutte le squadre, Karol

squadra che, saggiamente, si era chiusa

Wojtyla.

SkTÌIiIIiI 39



Oltre il Libro bianco

L’Unione Europea e lo sport di Angela Teja


Il il

I

I

Parliamo comunemente di cittadinanza europea e siamo abituati ad avere notizie di prima mano dall’Europa.

Sappiamo che esistono in ogni campo normative europee che vanno rispettate, pena sanzioni più o meno pesanti da parte della Commissione europea. Presto

potrebbe essere così anche per lo sport. Di qui l’utilità di

verificare cosa dicono le normative europee sullo sport, e quali linee di indirizzo ne emergono.

ella Costituzione europea, che si è trasformata in un Trattato di ri­

l’Italia. Cera invece S. Marino. Questo accordo parziale invece è importante, perché va verso una verifica dello stato forma1, è finalmente contemplato un articolo in cui si parla di sport2dello . La sport nei paesi aderenti e in quelli terza parte3, capo V, sezione quinta, art. che vi aderiranno, nella consapevolezza 282, lì dove nella precedente Costituzione che: “le virtù naturali dello sport come il ri­ si parlava di “Istruzione, gioventù, sport e spetto, la comprensione reciproca e la formazione professionale’’, è diventata ora correttezza sono strumenti eccellenti per un Titolo XI: “Istruzione, formazione pro­

N

fessionale, gioventù e sport”. Che si parli di sport in un Trattato costitu­ zionale è una novità decisamente interes­ sante, specie per una nazione che, come l’Italia, non contempla la parola sport nella sua Costituzione, con tutte le conse­

guenze negative che ne sono derivate, tra

cui l’assenza di una adeguata attenzione per lo sport e per la cultura sportiva nelle direttive delle politiche di sviluppo nazio­ nale. È una disattenzione che perdura. Nell'ul­ tima riunione del Consiglio dei ministri eu­

ropei dello sport, a Strasburgo, nel maggio 2007, in cui si è stilato un ac­

cordo parziale sullo sport, l’Italia non era presente. Cerano 18 Paesi, tra cui l’Azer­ baïdjan e la Bosnia-Herzégovina, ma non

promuovere i valori e le finalità del Consi­ glio d’Europa; è cosciente del posto del tutto particolare che lo sport occupa nella

società moderna come sostegno della democrazia, della partecipazione, dell’im­

pegno, della motivazione, dell’inclusione e della coesione sociale; sottolinea l'im­ portanza e la portata dello sport nella so­ cietà moderna, specie dal punto di vista politico, sociale, culturale ed economico; è cosciente del ruolo dello sport che vuole promuovere l’integrazione sociale,

specie tra i giovani, e preservare la salute

della popolazione’’4. Per tornare all’articolo del Trattato euro­ peo costituzionale che prende in conside­ razione lo sport, esso dice, con le modifiche evidenziate in neretto:

“1. L'Unione contribuisce allo sviluppo di un'istruzione di qualità incentivando la cooperazione tra Stati membri e, se ne­

cessario, sostenendone e completan­ done l'azione. Rispetta pienamente la responsabilità degli Stati membri per quanto riguarda il contenuto dell'insegna-

Note 1.

Il Trattato di riforma per l'Unione europea è stato approvato il 1 dicembre 2009.

2.

La definizione della parola “sport”, che è adottata anche nel recente (2007) “Libro bianco", è quella della dichiarazione di Nizza del 2000: “ogni forma di attività

fisica che, attraverso una partecipazione organizzata o no, ha per obiettivo l’espressione o il miglioramento della condizione fisica e psichica, lo sviluppo delle

relazioni sociali o l'ottenimento dei risultati in competizioni di tutti i livelli”. 3.

Il trattato costituzionale, completato dalla Convenzione europea presieduta da Giscard d'Estaing tra 2002 e 2003, era composto da quattro grandi comparti. Lo

sport rientrava nel terzo che includeva le disposizioni relative alle politiche e al funzionamento dell''Unione, in cui sono definite le politiche interne ed esterne del­ l'unione. 4. Résolution CM/Res(2007)8 instituant l'Accord partiel élargi sur le sport (APES) (adottato dal Consiglio dei Ministri 1’11 maggio 2007, durante la sua 117a Sessione)

42 Rullìi


Il Libro bianco servirà a dare coerenza alla

visione comune sullo sport (ad esempio alla politica del mercato libero e agli aspetti di integrazione sociale) ed es­ sendo lo sport la struttura sociale orga­ nizzata più importante (esistono in Europa 170 milioni di sportivi organizzati),

potrebbe incidere sulla politica generale, e ciò desta interesse. In realtà lo sport, che così fortemente in­ cide sugli sviluppi economici e sociali nei vari paesi, richiederebbe una maggiore presenza nella vita politica e c’è dunque bisogno che venga maggiormente consi­ derato. Pensiamo ad esempio alla politica

educativa. Il Libro diventa allora un indicatore di stra­ tegie in ambito sportivo valide per le di­ verse nazioni, un indicatore di specificità, una conoscenza di legislazioni diverse

etc. Infine, non possiamo non ricordare che l’Europa ha già una sua “Carta dello sport”, adottata dal Consiglio dei ministri

nel 1992 e revisionata nel 2001, che segue una “Carta dello sport per tutti” che data dal 1976. Il panorama legislativo europeo sullo sport è dunque stato composto finora di molteplici risoluzioni per le donne, gli an­

ziani, i bambini, l’handicap, contro il do­

ping, la violenza negli stadi etc. per cui ci si perde in una miriade di pronunciamenti che dovrebbero dare delle indicazioni co­ muni e che comunque stanno a indicare che lo sport ricopre un ruolo importante

nella nostra società. Ora probabilmente è giunto il momento di coordinare questi sforzi e di individuare

dei più giovani tra di essi. 2. L'Unione e gli Stati membri favoriscono

degli orientamenti per una politica co­

istruzione, come pure le diversità culturali e linguistiche. L'Unione contribuisce alla promozione

la cooperazione con i paesi terzi e le or­ ganizzazioni internazionali competenti in

tra le nazioni, tuttavia si perseguano scopi analoghi in Europa, seguendo percorsi

dei profili europei dello sport, tenendo conto delle sue specificità, delle sue

materia di istruzione e di sport, in partico­

affini. Del resto, se lo sport è tra le attività

lare con il Consiglio d'Europa.

umane più globalizzate, questo tentativo di coordinamento e di ricerca di una dire­

mento e l'organizzazione del sistema di

strutture fondate sul volontariato e della sua funzione sociale e educativa. L'azione dell'unione è intesa: omissis g) a sviluppare la dimensione europea dello sport, promuovendo l'imparzialità e

omissis”

mune, in cui, pur mantenendo le diversità

zione comune dovrebbe trovare un facile Le indicazioni del Libro bianco Sicuramente l’articolo sopra citato resterà

sbocco. Sono invece pochi e poco approfonditi i

nel futuro Trattato di riforma della UE e da lì si dovrà partire per una politica sportiva

vari pronunciamenti del Consiglio d'Eu­ ropa e della Commissione Cultura sulla

l'apertura nelle competizioni sportive e la

in sintonia con l’Europa, che tenga conto

presenza femminile in ambito sportivo,

cooperazione tra gli organismi responsa­

degli esiti dell'ormai famoso “Libro bianco

specie nei livelli dirigenziali. Si fa riferi­

bili dello sport e proteggendo l'integrità fi­

sullo sport”, stilato dalla Commissione

mento alle insoddisfacenti percentuali

sica e morale degli sportivi, in particolare

europea (luglio 2007).

femminili, con l’Italia che certo non sta-

mTÌIIIIiiC

43


Che si parli di sport in un Trattato costituzionale è una novità decisamente

sportivo cui guarda l’U. E. sia collegato al perseguimento di importanti obiettivi so­

interessante, specie per

ciali quali, in primo luogo: • il diffondersi di stili di vita attivi e più sani;

una nazione che, come

l’Italia, non contempla la parola sport nella sua Costituzione, con tutte le conseguenze negative

che ne sono derivate, tra ziona ai primi posti, ma non si indaga a livello più profondo sulle le difficoltà delle donne nel settore sport: sopraffazioni, violenze, impossibilità di emergere solo

per poche, scarsa considerazione. Di quest'ultima si dice l'effetto ma non la causa, come se evitando l'effetto, ad es. la scarsa mediaticità, si potesse rime­

diare alla causa, che si radica nelle diffe­ renze culturali delle nazioni, nella loro frequente impossibilità a rispettare tutte le persone nella loro integrità, senza al­ cuna discriminazione.

Conclusioni In attesa che siano delineati quei profili

Ma a leggere l’insieme delle delibere o pronunciamenti o scritti dell'unione si in­ dividuano alcune indicazioni ricorrenti, che fanno intendere come il modello

cui l’assenza di una

adeguata attenzione per

lo sport e per la cultura sportiva nelle direttive

delle politiche di sviluppo nazionale. europei unitari dello sport, resi possibili dal Trattato di Riforma dell’unione Euro­ pea, la politica sportiva europea risulta parcellarizzata tra mille pareri, delibere, conferenze etc. e ha come leit motif pre­ valentemente l'attenzione all'economia, al management.

• l’educazione; • la tutela sanitaria; • il dialogo interculturale, l’integrazione sociale, il contrasto alla discriminazione; • la cittadinanza attiva (partecipazione, de­ mocrazia, assunzione di responsabilità).

L’Italia non potrebbe che giovarsi di que­ sti influssi europei. Ad esempio per quanto riguarda le questioni di genere, la già accennata “questione femminile”. Al­ trettanto per la difesa dell’ed. fisica nelle scuole, che è sempre ardua tra un ten­ tativo e l’altro di ridimensionamento, mentre l’Europa ha addirittura proclamato un anno dedicato all’educazione attra­ verso l’educazione fisica e lo sport nel 2004. Lo sport - ci viene indicato -unisce, affratella, rende uguali, ci aiuta a costruire il dialogo, tutti elementi che mai come ai nostri giorni si mostrano irrinunciabili per

la vita civile delle singole nazioni e per la costruzione dell’Europa dei popoli.


PAROLA DI PRESIDENTE

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Di fronte a queste “profonde crisi” del nostro tempo noi siamo chiamati a vivere con entusiasmo e responsabilità il nostro servizio di educatori e di collaboratori del bene comune. Siamo chiamati a dare speranza, a far comprendere che altre strade sono possibili, a vivere le nostre responsabilità a partire dagli insegnamenti del Vangelo. Se sul versante educativo a regalarci speranza ed entu­ siasmo ed ad indicarci la rotta sono gli Orientamenti Pastorali della Chiesa Italiana “Educare alla vita buona del Vangelo”, sul versante del bene comune l’orizzonte è veramente desolante ed il Paese fatica ad uscire da una crisi profonda. Proprio per questo se posso affidarvi una responsabilità in più tra le tante che già abbiamo è quella

di essere in questa stagione sportiva TESSITORI DEL BENE, sempre ed in ogni circostanza. Riferendosi alla politica era Platone a dire che “la politica è come la tessitura... ’’Occorre intrecciare sapientemente tanti fili diversi per avere un risultato importante”. Anche la vita dei nostri Comitati spesso è così... Occorre intrecciare con amore e pazienza tanti fili diversi per realizzare vere e grandi azioni educative. Mi piace chiedere a ciascuno di essere TESSITORE INSTANCABILE DI BENE sempre ed in ogni circostanza. Più le difficoltà aumentano, più i buoni motivi per reagire diversamente ci sono e sono veri... più mi piace immaginarci tutti (nessuno escluso) capaci di riprendere in mano la matassa

del bene e di districare filo dopo filo con pazienza e sapienza ogni aspetto, ricominciando a tessere il bene dei ragazzi e dell’Associazione. Ci vuole una pazienza infinita, ma è il vero compito al quale siamo chiamati nelle nostre respon­ sabilità associative: tessere il bene sempre, comunque ed in ogni circostanza. Tessere il bene non

con le parole ma con la testimonianza della nostra vita.

LE GRANDI SFIDE DELLA STAGIONE Il Osi motore di sviluppo Viviamo un tempo caratterizzato da una grande crisi e dove una delle grandi speranze del Paese si chiama ripresa e crescita. Non è così per noi. Veniamo da 3 anni di costante crescita di tutta l’Associazione. Il numero di tesserati (superato il tetto dei 930 mila) ed il numero di società sportive

(superate le 13 mila) sono solo preziosi indicatori di una crescita “bella e forte” che ha coinvolto tutta l’Associazione e che ha riguardato la stragrande maggioranza dei territori della periferia. Ora dobbiamo continuare su questa strada, con impegno e con determinazione. Dobbiamo farlo evitando il rischio di “sederci”, consapevoli che lo SVILUPPO dell’Associazione costituisce una delle grandi responsabilità che ci sono state affidate. Dobbiamo raccogliere l’invito che il nostro fondatore Luigi Gedda fece al Osi intorno agli anni ’50...” Non pochi ma buoni, ma tanti e buoni”.

Dobbiamo essere consapevoli del momento positivo che stiamo vivendo e proprio per questo im­ pegnarci per sviluppare l’Associazione in tutto il Paese. Come sai abbiamo le idee molto chiare. A noi i “numeri per i numeri” non sono mai interessati e

mai interesseranno. Nessuno ha mai chiesto e mai chiederà a un solo Comitato di far crescere i

propri numeri rinunciando alla qualità educativa che contraddistingue la nostra Associazione. Detto in modo più chiaro, i torneifici fine a se stessi, il tesserare “grandi numeri anonimi” non ci è inte­

ressato e mai ci interesserà. Per noi la sfida è più difficile e più affascinante. Noi vogliamo sviluppare l’Associazione. Questo si­ gnifica far arrivare a più persone la proposta educativa di qualità del Csi. In questa logica di “missionarietà educativa”, indubbiamente i numeri hanno la loro importanza. Non esiste strategia di sviluppo che non venga "sostenuta” da una reale crescita (che si traduce anche nei numeri) e dal

realizzare un Csi capace di essere motore di sviluppo. Oggi chiedo a tutti ed a ciascuno di prose­ guire su questa strada . Vogliamo definitivamente abbandonare una mentalità fatta di “abitudine e ripetitività” (le cose si fanno così perché si sono sempre fatte così), chiedendo a ogni Comitato di mettere a fuoco le proprie strategie di sviluppo, aprendo nuovi fronti, nuove sfide, nuove attività, nuovi percorsi. Dan­

dosi obiettivi ambiziosi e concreti da raggiungere entro la fine della prossima stagione

«Ci sono persone che guardano il mondo e si chiedono "perchè". Ce ne sono altre che guardano

il mondo sognando come dovrebbe essere e si chiedono "perchè no". (R. Kennedy) Chiedo a Te ed al Tuo Comitato di elaborare un piano di sviluppo “coraggioso e ambizioso”, indi-

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cando obiettivi e strategie per rendere più forte il Comitato e più diffusa sul Tuo territorio la pro­ posta deH’Associazione. Mi aspetto tanto dal tuo Comitato e so che non resterò deluso. Nel 2008 eravamo 812.000... Oggi, dopo 3 anni, siamo arrivati a quota 943.000 tesserati con un incremento di 131 mila unità, dall'inizio del mandato ad oggi. Siamo veramente ad un passo dal milione di tesserati e sarebbe bello chiudere il quadriennio arrivando a superare o avvicinandoci molto a questa soglia. Difficile ma non impossibile. Quel che è certo è che è bello “mantenere” questa voglia di crescere e que­ sta tensione per sviluppare ancora di più l’Associazione. UN GRUPPO SPORTIVO IN OGNI PARROCCHIA Il tema dell'anno “uno sport per la vita” proposto negli ultimi due anni ha avuto successo. Quasi tutti i Comitati lo hanno ripreso ed adattato alle proprie esigenze, rendendolo “vivo" su tutto il territorio. Ora vogliamo fare un ulteriore salto di qualità. Per la stagione 2011-2012 il tema del­ l’anno sarà quello di “Un gruppo sportivo in ogni Parrocchia”.

Come puoi facilmente intuire non è un semplice tema dell'anno, ma la più grande e significativa azione “associativa” che caratterizzerà i prossimi 5 anni. Vogliamo aiutare ogni Comitato a radi­ carsi nella propria Diocesi essendo presente nel maggior numero di Oratori e di Parrocchie pos­ sibile. Vogliamo dare forza al ruolo di servizio del Csi nella Chiesa. Vogliamo farlo “nei fatti” e non solo a parole. Non ci basta infatti “dire e ribadire” (cosa importante e fondamentale) la nostra identità e la nostra ecclesialità. Vogliamo “incarnare” il nostro essere parte viva della Chiesa, immaginando di vedere “viva e attiva” una società sportiva del Csi in ogni Oratorio e Parrocchia del Paese. E siccome le Parrocchie in Italia sono circa 26 mila e le società sportive parrocchiali o oratoriane del Csi non superano le 8 mila (forse anche meno) la strada da percorrere non manca. Serviranno tempo, pazienza, determinazione e una serie di azioni “complementari” (contenuti, proposte innovative a misura d’oratorio, comunicazione, servizi, kit...).

Quello che conta però è partire subito. Ad ogni Comitato chiediamo di fare subito due passi. Il primo è quello di costruire (se non esiste) o di rafforzare (se esiste) un rapporto di fiducia e di stima con la Diocesi. Per far questo servono pazienza (tanta), incontri e relazioni personali (an­ dando a trovare sistematicamente il Vescovo e tutti i responsabili degli uffici di Curia), presenza

(del Csi con spirito di servizio a tutte le iniziative diocesane), testimonianza (dei nostri dirigenti e deH’Associazione nel sentire forte il nostro essere cristiani), fedeltà (alla Chiesa). Il secondo è molto banale. Quante Parrocchie ci sono nella Tua Diocesi? Quante società sportive del Csi nelle Parrocchie? È importante partire da questo dato e darsi subito l’obiettivo di aumentare la presenza nelle Par­ rocchie della Diocesi.

L’EDUCAZIONE SFIDA LO SPORT

Questo sarà il tema di tutte le Assemblee elettive provinciali, regionali, nazionali: “L’educazione sfida lo sport: tra alleanze, sguardi profetici e segni di speranza”. La prima cosa bella è che in tutta Italia le Assemblee si celebreranno seguendo un identico “ca­ novaccio”. Ogni Comitato, ovviamente sarà libero di arricchire, modificare, implementare come “ritiene opportuno” ma una traccia comune guiderà i lavori di tutte le Assemblee elettive. La seconda cosa bella - ed indubbiamente più importante - è che non vogliamo assemblee che

si riducano ad essere semplici tornate elettorali. Vogliamo viverle come forte occasione di pro­ tagonismo deH’Associazione sul territorio. Ecco perché abbiamo pensato ad un tema così im­ pegnativo. La prima cosa da chiarire è il titolo. L’educazione sfida lo sport a dare il meglio di se stesso... Così è troppo lungo ma rende bene l’idea. Non c'è “dualismo” tra educazione e sport. L’educa­

zione oggi vuole dire allo sport: “amico mio, guarda che nel mondo di oggi sei chiamato a dare il meglio di te stesso perché le tue potenzialità educative non possono andare sprecate ed il primo ad esserne convinto devi essere proprio tu”. L’educazione dice ancora allo sport: “lo per vincere la mia partita educativa ho bisogno di Te e non posso trovarti impreparato o con le idee

poco chiare”. Il sottotitolo rende bene la traccia che vogliamo seguire. Alleanze educative, perché tutti le predicano e pochi le realizzano. Noi vogliamo che in occasione


PAROLA DI PRESIDENTE

delle assemblee il Csi diventi il “centro di gravità” intorno al quale sottoscrivere alleanze educative vecchie e nuove dandogli concretezza e progettualità. Sguardi profetici, perché serve oggi una nuova visuale capace di andare al di là delle cose che troppo spesso si dicono e si vedono. Vogliamo un Csi capace di guardare lontano e capace di

farsi promotore di scelte profetiche che pochi oggi possono vedere o intuire. Segni di speranza, perché noi crediamo che la sfida educativa possa essere affrontata con suc­ cesso e che L’Educare alla vita buona del Vangelo anche attraverso lo sport sia una strada con­ cretamente praticabile e percorribile. Non siamo pessimisti e non ci interessano le tante difficoltà che ci sono lungo il cammino. Siamo ottimisti e ci interessa dare forza alla speranza. A breve arriverà nei Comitati un “kit “ per quanto riguarda la realizzazione delle Assemblee con contenuti, ipotesi di programma, materiale... Ovviamente ogni Comitato potrà utilizzare queste

proposte nel modo che ritiene più opportuno. LA

FORMAZIONE

DELLA

CLASSE

DIRIGENTE:

UN’EMERGENZA DA AFFRONTARE Come sempre ci piace condividere le cose belle ma anche

i problemi e le cose che non funzionano. Tra queste credo ci sia “l'emergenza di formare vecchi e nuovi dirigenti”. Noi stiamo lavorando con tutto l’impegno possibile per co­

struire un Csi di domani all’altezza del compito che lo aspetta. Ma chi guiderà e orienterà l’Associazione fra 5, 10, 15 anni? Credo che sia importante avere chiare due cose. Serve una classe dirigente all’altezza della situazione e servono nuovi dirigenti.

Una classe dirigente preparata e competente Guesta sfida riguarda tutti, nessuno escluso. Guanti di co­ loro che rivestono ruoli di responsabilità (ad esempio se­ dendo nei consigli provinciali, regionali, nazionale... o

addirittura essendo in presidenza ai vari livelli..) si sentono realmente e sino in fondo competenti e preparati di fronte alle responsabilità che sono chiamati ad assumersi? La formazione della nostra classe dirigente non è un op­

tional. È una delle chiavi di volta per garantire al Csi un fu­ turo all’altezza del compito che lo attende. Sappiamo che non è facile. Sappiamo che tanto è stato fatto sul territorio

ed a livello nazionale, ma sappiamo anche che quanto fatto non basta. Dobbiamo arrivare a fare un salto di qualità nella formazione della nostra classe dirigente. Dovremo

un giorno arrivare a fare in modo che sia “impossibile” assumersi grandi responsabilità nell’Associazione senza prima essersi formati adeguatamente sotto ogni aspetto. Cuesto è l’obiettivo. Sul come arrivarci ragioneremo insieme, magari introducendo importanti no­ vità a partire dal prossimo quadriennio. Dobbiamo pensare anche ai Dirigenti delle società sportive. I dati di Skynet parlano chiaro. I corsi per dirigenti in giro per l’Italia sono troppo pochi. Dobbiamo affrontare il problema e rilanciare alla

grande anche la formazione dei dirigenti delle società sportive. Una classe dirigente competente e preparata a tutti i livelli. Cuesto serve all’Associazione e que­

sto, cari amici, insieme dobbiamo costruire. Nuovi dirigenti Non ha senso cadere nell’errore (clamoroso autogol) di contrapporre “vecchi e giovani”, “nuovi e esperti...” finendo per creare contrapposizioni che non fanno bene a nessuno. Cuesto è un errore

che non faremo. Ha invece senso, ed è questione di buonsenso e di responsabilità, comprendere che dobbiamo pensare a formare e preparare oggi la classe dirigente di domani. Ha senso essere consapevoli e convinti del fatto che la più grande soddisfazione per un dirigente

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è quella di preparare “terreno e persone” per il domani, gustandosi la soddisfazione di vedere l’Associazione crescere attraverso nuove persone disposte a rivestire ruoli di responsabilità. Ha senso vivere come immensa soddisfazione il riuscire ad individuare nuovi dirigenti, accompagnarli passo dopo passo, farli crescere... Sappiamo tutti che si fa fatica a trovare nuovi dirigenti. Sappiamo tutti che la “carenza di dirigenti” è un dramma che riguarda tutto il mondo dell’Associazionismo e del volontariato. Ma questo non aiuta e non risolve il problema. Non faremo l’errore di rassegnarci alla lamentologia del “tanto non c’è nessuno che vuole assumersi responsabilità e diventare dirigente”. Vogliamo giocare in con­ tropiede inventandoci il possibile e l’impossibile per coinvolgere nuovi amici nell’avventura asso­ ciativa. Qualcuno potrebbe dire che la situazione non è poi cosi allarmante. Forse non avrebbe torto. Preferiamo però “scuoterci e preoccuparci troppo“ piuttosto che restare immobili a guardare la situazione senza affrontarla.

Dobbiamo fare qualcosa. Servono proposte coraggiose. Le discuteremo, ci ragioneremo insieme, ci confronteremo ed entro la fine del quadriennio arriveremo a formulare azioni forti e coraggiose (e soprattutto condivise). Intanto però chiedo ad ogni Comitato di mettere in cima alla lista delle priorità la formazione dei Dirigenti. Chiedo di non rassegnarsi all’idea che è normale che si fa fatica, finendo per rassegnarsi e fare poco o niente. La vera sfida è quella di radicare “percorsi formativi” su tutto il territorio ed il Coordinamento della Formazione e la Direzione della Scuola Nazionale Dirigenti è a disposizione di tutti per suggeri­ menti, aiuti, accompagnamento...

Non sarà facile risolvere il problema della formazione dei Dirigenti. Una cosa è certa: ci proveremo. Ed è ancora più bello sapere che lo faremo tutti insieme, aiutandoci a trovare la strada per fare in modo che la classe dirigente di oggi e di domani sia all’altezza del compito che l’attende. “Nulla al mondo è così potente quanto un'idea della quale sia giunto il tempo”. (Victor Hugo). Ed è arrivato il tempo di lavorare tutti insieme alla formazione graduale e sensata della classe dirigente

del Csi di oggi e di domani. LA COSA PIÙ IMPORTANTE

I principali appuntamenti li trovi riepilogati su queste pagine. È solo una sintesi, tanto altro ci sa­ rebbe da dire e da condividere, anche per quanto riguarda le strategie. Ma questo basta per ren­ derci conto che la stagione 2011-2012 sarà - come sempre - una stagione impegnativa ed

esaltante. Senza dimenticare che la cosa più bella saranno - ancora una volta - le persone. Quelle che in­ contrerai. Quelle che già conosci e quelle che vedrai per la prima volta. Quelle che ti saranno sim­ patiche subito e quelle che ti faranno arrabbiare. Quelle da cui avrai tanto da imparare e quelle a

cui avrai tanto da insegnare. Quelle che sentirai amiche e quelle che sentirai lontane. Sono le persone a rendere più bella e più ricca la nostra vita... Non c’è niente che valga di più di un’incontro, di un’amicizia, del sentirsi fratelli... grazie a quella meravigliosa associazione che si chiama CSI e che fortunatamente, fa parte della nostra vita. “Quando avrai perso la testa, come l’ho persa io, dietro poche decine di creature, troverai Dio come un premio”, (da Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana) Ti invito a pensare in grande considerando però sempre come “unico e irripetibile” l’incontro con

ogni persona che la Provvidenza metterà sul Tuo cammino associativo. Senza mai dimenticare che siamo orgogliosi della maglia che indossiamo e che le grandi sfide di quest'anno non ci fanno paura. Al contrario, ci convincono a dare il meglio di noi. L’Associazione sa di poter contare su ciascuno di Voi... E per questo è tranquilla e serena. Sa che non potrebbe contare su persone migliori per iniziare quel lungo viaggio che si chiama sta­ gione 2011 -2012. Buon cammino...

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Quest’anno il Csi “scende in campo” a fianco della Fondazione Francesca Rava e di Danone Italia per aiutare i ragazzi di Haiti e con l’obiettivo ambizioso di fondare un Csi in quel Paese entro la fine del 2012. Haiti è nei primi posti della classifica dei Paesi più poveri del mondo. Sembra incredibile ma è così. Haiti è a circa due ore di volo da Miami e dalle splendide spiagge della Florida. Eppure Haiti è letteralmente un altro mondo. Il Terremoto e l’epidemia di colera che hanno investito il Paese recentemente non hanno fatto che peggiorare una situazione che era già drammati­ ca. Il Csi, grazie a Danone Italia, ha incontrato la Fondazione Francesca Rava, impegnata a aiuta­ re e sostenere vari progetti ad Haiti. Abbiamo preso un impegno a nome di ciascuno di Voi.

Non vogliamo semplicemente “dare una mano” ai ragazzi di questo piccolo Paese dimenticato dal mondo. Vogliamo far nascere un Csi ad Haiti. È una grande sfida ma tutti insieme possiamo farcela. Più le condizioni di vita sono difficili, più il gioco e lo sport sono importanti e regalano gioia e voglia di vivere e di sorridere. Per questo il Csi è impegnato in vari Paesi in via di sviluppo grazie all’impegno di tante nostre realtà in Italia, coordinate dalla Commissione Internazionale. r R

Invitiamo le Società Sportive e i Comitati di tutta Italia a realizzare iniziative a favore dei ragazzi di Haiti. Il ricavato può essere versato tramite bonifico bancario: Banca Etica - Conto corrente intestato a Centro Sportivo Italiano * Presidenza Nazionale Codice IBAN: IT 72R0501803200000000111100 Causale: Il Csi per Haiti


La I ondazionc I ranccsca Rava - N.P.H Italia Onlus corre per la pace con la straordinaria partecipazione di Padre Rick I rcchcttc, medico in prima linea, direttore di NPH Haiti e di una delegazione di ragazzi haitiani


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