Outdoor Magazine #11-2025

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Anno 18 - Num. 11 - 2025

Thunder Leather WP

Progettate per offrire prestazioni ottimali, queste scarpe si distinguono per leggerezza, traspirabilità e comfort. La tomaia in suede, abbinata alla membrana Water Stopper, rende le Thunder Leather WP ideali per il trekking sia outdoor che urbano

Il sistema di allacciatura con occhielli permette di personalizzare al massimo la calzata, mentre il collarino basso garantisce libertà di movimento senza compromettere stabilità e sicurezza.

La punta e il tallone sono rinforzati con una membrana in poliuretano antiabrasione, che ne aumenta la resistenza e protegge il piede dagli impatti.

La suola delle Thunder Leather WP è progettata per massimizzare comfort, supporto e prestazioni. La soletta interna regala una sensazione di morbidezza a ogni passo, mentre l’intersuola in EVA – uno dei materiali più leggeri – mantiene la scarpa leggera garantendo al tempo stesso un ottimo assorbimento degli urti.

Anno 18 - Numero 11 - 2025

DATI & STATISTICHE

12 I Scarpe da trail running, un'espansione globale

EVENTI

14 I L’Assemblea di Assosport 2025

26 I Mountains of Milano: arrampicare con Matteo Della Bordella

27 I Rock Master: 10 mila climber all’insegna del Rock Thrill

31 I Il talk di Patagonia sul futuro delle montagne

33 I CortAlp: film e giovani talenti

PUNTO IOG

15 I Il futuro del mercato outdoor

DIGITAL BY RIDE ON

16 I Dal ricordo alla scelta del brand

DISTRIBUZIONE

18 I Rab e B-Factory, in cordata sulla stessa parete

FIERE

20 I Prowinter 2026: sempre più outdoor

22 I Performance Days guarda al futuro

24 I Il lifestyle internazionale incontra l’Arabia Saudita

COMPANY PROFILE

28 I Hestra, in buone mani

RESPONSABILMENTE

30 I Il Digital Product Passport

#MONTURAPEOPLE

32 I La cima che sfida i limiti

ACTIVE TRAVEL

34 I E tu cammini in Sardegna?

FOCUS TECH

36 I Rekord: questione di colle

37 I PrimaLoft lancia il nuovo UltraPeak

FOCUS PRODOTTO

38 I Kit da backcountry PowSlayer di Patagonia

40 I Kilo XTR di La Sportiva

44 I Arc’teryx aggiorna BETA AR

FOCUS COLLEZIONI

42 I Salewa e lo speed hiking invernale

46 I I capi FW 25 di E9

VETRINA PRODOTTI

48 I Mizuno, Montura

49 I Trezeta

50 I Columbia, C.A.M.P., CMP, Petzl

Hervé

“Internazionaliverticalità”

Non è un errore di battitura né uno scioglilingua alla “Supercalifragilistichespiralidoso”. Il titolo è un voluto neologismo che vuole richiamare due elementi importanti che ritroverete in molti degli articoli di questo numero e sui quali già altre volte ci siamo soffermati. Ma che mai come ora rappresentano a nostro avviso la giusta e attuale chiave di lettura per parlare di un tema molto caldo e dibattuto, oltre che in notevole evoluzione, come quello delle fiere.

Ebbene, alcuni significativi appuntamenti a riguardo si sono svolti proprio nelle scorse settimane, e anche noi vi abbiamo partecipato in prima persona. Partiamo con la Saudi Lifestyle Week (6-8 ottobre), la cui prima edizione si è tenuta a Riyadh. Significativo il numero delle aziende coinvolte, tra le quali anche alcuni brand italiani di riferimento del settore sport e outdoor, che sono in qualche modo stati “pionieri” in un mercato ancora in costruzione ma dal grande potenziale come quello dell’Arabia Saudita. Del quale vi raccontiamo dettagli e prospettive nell’articolo di report accompagnato dall’intervista con Armando Honegger, ceo dell’omonimo gruppo che ha lanciato il progetto, supportato con piacere fin dall’inizio anche da noi in qualità di media partner.

Tornando in Europa è stata poi la volta dei Performance Days (29-30 ottobre): la fiera di Monaco di Baviera che si svolge due volte l’anno in Germania, oltre che a Shanghai, si è dimostrata ancora una volta un appuntamento strategico, soprattutto per il mondo degli ingredient brand. Qui abbiamo incontrato e parlato con molte aziende italiane e internazionali, oltre a cogliere interessanti spunti tra i quali quello relativo al Digital Product Passport, che dal 2027 sarà obbligatorio per molti settori e che apre nuove prospettive e sfide per la filiera, di cui vi parliamo nell’articolo dedicato.

Da una fiera consolidata siamo ripartiti destinazione Amsterdam per partecipare alla prima edizione dell’International

Running Expo (4-5 novembre). Una due giorni stimolante e istruttiva, che ci ha dato alcune risposte e al contempo lasciato tanta aspettativa mista a curiosità nel vedere come sarà recepita questa stessa location per l’annunciato sbarco in terra olandese, proprio nelle stesse date di inizio novembre di Running Expo, del fu glorioso Ispo… non più di Monaco. In attesa di partecipare proprio all’ultima edizione in terra tedesca dal 30 novembre al 2 dicembre. Già, perché è proprio così: dopo oltre 50 anni la gloriosa kermesse dal 2026 dirà addio alla Baviera per provare nuove strade.

Lo stesso percorso riguarda l’indimenticata fiera Outdoor estiva che sotto l’egida dell’European Outdoor Group sceglie invece proprio l’Italia e i nostri Outdoor & Running Business Days per un deciso rilancio internazionale. Il tutto in un progetto ancora più ambizioso e strutturato come l’European Outdoor Week, interamente organizzato da MagNet. Sul quale vi terremo costantemente aggiornati (intanto segnate bene le date in agenda dal 14 al 19 maggio 2026) e che sta generando un riscontro davvero entusiasta con quotidiane adesioni e richieste da tutta Europa, e non solo.

Siamo altresì lieti di avere contribuito con il nostro lavoro anche alla notevole crescita di Prowinter, a Bolzano dall’11 al 13 gennaio 2026, che raddoppia gli spazi con un padiglione in più interamente dedicato all’outdoor e punta anch’essa a un allargamento internazionale (emblematica in tal senso la partnership con lo Scandinavian Outdoor Group).

Insomma, queste numerose e per certi versi inaspettate evoluzioni tracciano nuove strade e opportunità per il mercato. Confermando che le due principali direttrici che creeranno o consolideranno il successo delle fiere e continueranno a renderle ancora fondamentali, se non indispensabili, saranno da una parte lo spessore internazionale, e dall’altra una reale e non solo dichiarata verticalità.

Editore: MagNet Srl SB

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Direttore editoriale: BENEDETTO SIRONI

Contributors: KAREN POZZI, BENEDETTA BRUNI, SARA CANALI, PIETRO ASSERETO, TATIANA BERTERA, ELISA FLAMINI, MATILDE MARELLI

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Redazione: Corso della Resistenza, 23 - 20821 Meda (MB) Via Tertulliano, 68 - 20137 Milano

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MagNet Srl SB Responsabile dati: Benedetto Sironi

Chiuso in redazione il 18 novembre 2025

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WHEN

ENDS,

Nello scialpinismo touring sono le salite più impegnative che ti regalano le discese più appaganti.

Kilo XTR: più controllo e piacere in discesa, massima leggerezza in salita.

La nuova lingua centrale dà un supporto senza pari: trasmette l’energia in modo ottimale sullo scafo in Grilamid® Bio Based Carbon LF, con flex 120. Reattività immediata. Performance e leggerezza al massimo, come il divertimento. Scopri Kilo XTR su lasportiva.com

Rauris, Austria –Ammererhof area
Veronika Mayerhofer , skier and paraglider from Austria

VIBRAM PRESENTA IL CORTO “ENERGIA VITALE”

C’è un legame che unisce Milano alle sue montagne, un filo invisibile che attraversa la storia della città e dell’alpinismo. Da questo dialogo nasce il nuovo cortometraggio di Vibram, diretto da Achille Mauri e presentato in anteprima al Cinema Beltrade all’interno della rassegna Mountains of Milano. Il film racconta la storia di Vitale Bramani, alpinista e innovatore che nel 1937 diede vita alla celebre Vibram Carrarmato. Attraverso un racconto per capitoli, il cortometraggio esplora la profonda connessione tra Milano e le sue montagne, intrecciando prospettive diverse – atleti, poeti, testimoni e discendenti – uniti da un unico legame vitale. Le vie storiche aperte da Bramani rivivono grazie agli alpinisti contemporanei Barbara Zangerl, Matteo della Bordella e Pietro Vidi, segnando l’incontro tra l’alpinismo di ieri e quello di oggi.

SKIMOFESTIVAL:

PIOLETS D’OR 2025: LE TRE ASCENSIONI CHE VERRANNO PREMIATE A SAN MARTINO DI CASTROZZA

La giuria internazionale del Piolets D’Or ha selezionato tre delle ascensioni realizzate nel 2024 a cui assegnare i riconoscimenti di quest’anno. Il premio si svolge per la seconda volta a San Martino di Castrozza (9-12 dicembre), prima località delle Dolomiti a ospitarlo. Le spedizioni, in ordine casuale: prima ascensione della cresta sudovest (1.670 m, 5.10 A0 M7 WI5) del Kaqur Kangri, Kanti Himal, traversata della montagna e discesa dalla cresta nordovest, fino ad allora mai salita; prima ascensione della cresta ovest del Gasherbrum III, Baltoro Muztagh, via Edge of Entropy, traversata scendendo la parete est e poi la via normale (cresta sud-ovest) del Gasherbrum II; prima ascensione del Yashkuk Sar, Batura Muztagh, lungo il pilastro nord – Tiger Lily Buttress (2.000 m, AI5+ M6 A0), traversata e discesa dalla parete ovest superiore e dalla parete nord inferiore.

ECCO LE EXPERIENCE CON LE GUIDE ALPINE

Skimofestival, il primo festival dello scialpinismo in Italia (6-8 marzo 2026, Santa Caterina Valfurva, SO) ha ufficialmente aperto la possibilità di acquistare a un prezzo vantaggioso le experience con le Guide Alpine. Tutte le uscite sono consultabili nel programma, dove viene indicato il livello – tra principiante, intermedio o avanzato –, il prezzo, i giorni, il dislivello e la Guida accompagnatrice. Tra le novità della prossima edizione: lo Skimo School Weekend Pack, pensato per principianti e intermedi, ovvero un pacchetto che include una giornata di introduzione o progressione allo skialp e l’escursione Skimo Easy (500 m D+) il giorno successivo; la Skimo Olympic Night, in compagnia dei campioni locali Antonioli, Boscacci e De Silvestro; e per i più esperti la Skimo Challenge (>1.500 m D+) e la Skimo Pro Peak.

- FIERE -

THE INTERNATIONAL RUNNING EXPO: NEI PAESI BASSI DUE GIORNATE DI INCONTRI E INNOVAZIONE

Si è svolta il 4 e 5 novembre al RAI Amsterdam la prima edizione di The International Running Expo (IRX), evento organizzato da Raccoon Media Group con il supporto di SCOTT Sports. Per due giornate, IRX ha riunito aziende, esperti e protagonisti del mercato, creando uno spazio di confronto, aggiornamento e networking. I visitatori hanno potuto scoprire nuovi prodotti, assistere a presentazioni e lanci esclusivi, oltre a partecipare a incontri con brand, retailer, atleti e content creator. Le sessioni tematiche hanno affrontato argomenti centrali come sostenibilità, innovazione tecnologica e prospettive future del settore. Non sono mancati momenti dedicati al benessere e alla socialità, con corse collettive e spazi di incontro informali come il Sip & Social Happy Hour e il Cool Down Party sponsorizzato da ISPO.

OUTDOOR E ORBDAYS:

DAL 2026 ISPO LASCIA MONACO E SI SPOSTA AD AMSTERDAM

Il 28 ottobre 2025 Messe München e il gruppo britannico Raccoon Media Group hanno annunciato la nascita di una nuova joint venture che assumerà la guida di ISPO già a partire dalla prossima edizione. Guidata dai managing director Michael Andrew Seaman e James Douglas Emslie, la joint venture ha deciso di spostare la storica location della fiera: dal 2026 ISPO si terrà al RAI Convention Centre di Amsterdam dal 3 al 5 novembre, in concomitanza con IRX. I nuovi organizzatori hanno annunciato un investimento complessivo di 3 milioni di euro. Il format intende allinearsi meglio ai cicli globali di acquisto, garantire una struttura di costi più accessibile e approfittare di una location vicina ai principali headquarter dei brand internazionali. L’edizione 2025, in programma a Monaco di Baviera dal 30 novembre al 2 dicembre, sarà l’ultima organizzata interamente da Messe München.

APERTE LE ISCRIZIONI PER IL TRADE SHOW DI RIVA DEL GARDA

Sono ufficialmente aperte le iscrizioni agli eventi della prima edizione della European Outdoor Week (EOW), in programma dal 14 al 19 maggio 2026 a Riva del Garda. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra la European Outdoor Group (EOG) e il gruppo MagNet, e riunirà in un’unica settimana le fiere Outdoor e Outdoor & Running Business Days, l’Outdoor Impact Summit, l’assemblea annuale dell’EOG, gli European Outdoor Awards e gli Activation Days. Con questa formula integrata, EOG e MagNet rispondono alla richiesta del settore di ridurre gli impegni in calendario e creare occasioni più mirate, ottimizzando costi e risorse. EOG e MagNet hanno costruito un modello accessibile a tutte le realtà del settore, con condizioni pensate per rendere la partecipazione semplice e sostenibile, sia per gli espositori sia per i visitatori.

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ASICS EMEA CRESCE NEL Q3 2025 CON RUNNING, SPORTSTYLE E CORE SPORTS

ASICS EMEA chiude il terzo trimestre del 2025 con risultati in forte crescita e performance positive in tutte le categorie di prodotto. L’azienda ha registrato un aumento redditizio su tutta la linea, con un incremento particolarmente marcato nelle linee sportstyle (+41,8%) e apparel (+25,8%). La regione Europa Nord-Occidentale si conferma la più performante, rappresentando il 28,1% del totale europeo, seguita dalla Francia, che contribuisce con il 19,7%, in entrambi i casi in miglioramento rispetto al 2024. Il brand consolida così la propria leadership nel segmento premium del running ad alte prestazioni, rafforzando la posizione anche nei core performance sports – in particolare tennis, indoor e padel – e nel lifestyle sportstyle, con una crescita di quota di mercato significativa rispetto ai dodici mesi precedenti a settembre 2025.

GOREWEAR CHIUDE DOPO 40 ANNI: “UN MERCATO TROPPO COMPETITIVO"

WL Gore & Associates, azienda che produce e ha inventato tra le altre cose anche il fabric tecnico Gore-Tex, ha annunciato che chiuderà il brand di abbigliamento da ciclismo e running Gorewear nel 2026, dopo 40 anni d’attività. Mentre contemporaneamente ci tiene a sottolineare che il business dei tessuti impermeabili Gore-Tex non subirà modifiche. Gorewear è nota soprattutto per i suoi capispalla, tra cui giacche impermeabili, copri scarpe e guanti, ma offre anche un’ampia gamma di prodotti, dai gilet ai pantaloncini con bretelle. Il marchio è stato fondato nel 1984, ma l’attuale versione combina i prodotti Gore per la corsa e il ciclismo. Nella lettera a velobiz.de e firmata da Michael Hullik, Gore ha annunciato che la decisione è stata presa perragioni prettamente economiche. Secondo quanto riportato, gli ordini saranno accettati ed evasi fino al 31 marzo 2026.

SAUCONY E MERRELL TRAINANO LO SVILUPPO

DI WOLVERINE WORLDWIDE NEL Q3 2025

Nonostante il calo del titolo in Borsa, Wolverine Worldwide, gruppo che controlla marchi come Saucony, Merrell, Sweaty Betty e Wolverine, ha chiuso un terzo trimestre sopra le attese, grazie soprattutto alla crescita dei suoi due brand di punta nel mondo running e outdoor. I ricavi trimestrali sono saliti del 6,8% raggiungendo 470,3 milioni di dollari. Protagonista assoluta del trimestre è Saucony, con vendite in crescita del 27% anno su anno, grazie alle forti performance nei modelli da corsa e alla continua espansione della linea Endorphin. Il marchio ha guadagnato quote di mercato nel canale running specialist negli Stati Uniti e continua la sua espansione globale. Merrell conferma la sua leadership nell’outdoor con un incremento del 5,1%. Il brand continua a guadagnare quote nella categoria hike negli Stati Uniti, mentre sul fronte lifestyle cresce la collezione Disruptive Wrap.

BROOKS RUNNING:

SCARPA RAFFORZA IL TEAM MANAGERIALE

SCARPA si rafforza ulteriormente nella struttura organizzativa con l’ingresso di tre nuovi manager, a sostegno della strategia di crescita e sviluppo. Enrico Bucciol, con oltre 30 anni di esperienza nel settore, entra alla guida dell’area prodotto e come punto di riferimento per lo sviluppo e innovazione. Carlo Ferrero, che vanta una solida conoscenza dell’outdoor, ricoprirà il ruolo di marketing director, mentre Jarrod Hale avrà la responsabilità di strategic marketing director. I nuovi ingressi fanno parte del più ampio piano di trasformazione organizzativa avviato da SCARPA, che ha visto di recente l’ingresso di Stefano Trentin e Pierantonio Regeni, con l’obiettivo di guidare l’azienda attraverso una fase di progresso e crescita, rafforzando al contempo la capacità strategica e operativa nel lungo periodo.

VENDITE IN AUMENTO DEL 17% NEL TERZO TRIMESTRE

Brooks Running ha chiuso il terzo trimestre con un aumento delle vendite del 17%, segnando il nono trimestre consecutivo di crescita su base annua. Tutte le aree geografiche e i canali hanno registrato incrementi a doppia cifra, confermando la solidità del marchio nel segmento running performance. A trainare la crescita è stata soprattutto la spinta dei mercati internazionali e il retail nazionale, in cui Brooks ha conquistato la prima posizione per quota di mercato con tre dei sei modelli più venduti del settore. Secondo un sondaggio, Brooks si mantiene inoltre il brand di scarpe preferito dai runner per allenamenti e gare, con oltre il 20% di preferenze in ciascuna categoria. Nel trimestre, il brand ha lanciato cinque nuovi modelli che hanno contribuito alla crescita con il 17%, mentre i modelli storici continuano a performare e le vendite a prezzo pieno sono aumentate del 21%.

HOKA SPINGE LA CRESCITA DI DECKERS BRANDS NEL PRIMO SEMESTRE

Il marchio HOKA ha superato le performance complessive di Deckers Brands e del brand UGG nel primo semestre dell’esercizio fiscale 2026, grazie ai nuovi lanci che hanno trainato le vendite nei primi mesi. Tuttavia, il gruppo prevede un rallentamento nella seconda metà dell’anno, a causa di un consumatore più cauto e dell’impatto dei dazi negli Stati Uniti. Nel secondo trimestre, Deckers ha registrato ricavi in crescita del 9% e un utile per azione in aumento del 14%, con HOKA che ha segnato un +11% a 634 milioni di dollari. Il brand rimane il principale motore di crescita del gruppo, sostenuto dall’espansione internazionale (+38% nella prima metà) e da una forte domanda wholesale (+13% nel trimestre). Secondo dati Circana, HOKA ha guadagnato 2 punti di quota di mercato nel running su strada negli Stati Uniti e continua a crescere rapidamente in Europa.

VALTELLINA WINE TRAIL 2025: LA 12ª EDIZIONE SUPERA I 5.000 PARTECIPANTI

Oltre 5.000 partecipanti hanno colorato i sentieri terrazzati della mezza costa retica per la 12ª Rigamonti Valtellina Wine Trail, corsa tra vigneti, cantine e paesaggi autunnali da cartolina. Nella gara regina da 42 km ha trionfato l’azzurro Christian Minoggio in 3h02’43”, davanti a Lorenzo Rota Martir e allo sloveno Leonard Mitrica. Tra le donne record frantumato: l’austriaca Anna Plattner vince in 3h23’57”, seguita da Ida Nilsson e Martina Cumerlato. Sulla mezza, vittoria in volata per Alberto Vender su Roberto Delorenzi, con Luca Cagnati terzo. Tra le donne, successo della valtellinese Alice Gaggi in 1h41’13”, davanti alla compagna Vivien Bonzi e a Sveva Della Pedrina. Nel Sassella Trail da 13 km, lo svedese David Nillson precede di 5” Manuel Togni, mentre Beatrice Bianchi vince la gara femminile su Elisa Sortini e Martina Falchetti.

FRANCESCO PUPPI

TORINO OUTDOOR DAYS 2025: GLI EVENTI BY FERRINO

Dopo il successo della prima edizione, i Torino Outdoor Days tornano in città con una seconda edizione firmata Ferrino. La rassegna porta ancora una volta al Cineteatro Baretti e al Ferrino Store di Torino i protagonisti dell’outdoor e dell’alpinismo contemporaneo, per una serie di incontri e proiezioni dedicate al viaggio, alla montagna e alla scoperta. Al Ferrino Store di Torino, il 6 novembre è stato presentato il progetto Centoventuno – Binking against Cancer. L’ultracyclist Omar Di Felice è tornato con White Out (10/11), che racconta la sua traversata in solitaria dell’Antartide in bicicletta. Proiettato, inoltre, in anteprima esclusiva il film prodotto da CAI che racconta l’impresa del CAI Eagle Team in Patagonia (12/11). Il 26 novembre, al Baretti, Nicolò Guarrera, racconterà il suo giro del mondo a piedi. Per il 9 gennaio è in programma la proiezione del film “Solidi – Attaccati alla Terra”.

ENTRA NEL TEAM ATLETI JULBO

Julbo dà il benvenuto a Francesco Puppi, uno dei migliori trail runner al mondo e primo italiano a vincere la UTMB CCC. L’atleta comasco collaborerà con il brand francese nello sviluppo di prodotti innovativi, contribuendo a rafforzare la presenza di Julbo nel mondo del trail e del running in Italia. Con l’ingresso di Puppi, la “scuderia” Julbo si arricchisce di un nome di spicco del panorama internazionale, che incarna perfettamente la filosofia #AnySurfaceAvailable. La sua carriera, seppur ancora giovane, è già ricca di successi in alcune delle gare più iconiche della disciplina grazie alla sua capacità di eccellere su terreni estremamente diversi. Puppi collaborerà attivamente con il team nella creazione di prodotti dedicati ai trail runner, portando anche il suo contributo creativo attraverso podcast e i video pubblicati sul suo canale YouTube, dove condivide esperienze, riflessioni e storie.

C.A.M.P. E MANGA CLIMBING

FRANÇOIS CAZZANELLI

CONQUISTA I 6.781 M DELLA VETTA KIMSHUNG

La Sportiva è orgogliosa di annunciare che l’atleta François Cazzanelli ha conquistato per la prima volta la vetta del Kimshung (6.781 m) del massiccio del Langtang, in Nepal. Il traguardo è stato raggiunto nella giornata di lunedì 20 ottobre alle 12.30 ora locale, con il supporto di un affiatato team di alpinisti: Giuseppe Vidoni e una squadra più ampia di Guide Alpine valdostane. Al termine di quello che rappresenta il settimo tentativo complessivo di ascesa sulla montagna, François Cazzanelli conquista il Kimshung al suo quarto tentativo personale, firmando una nuova, storica pagina dell’alpinismo mondiale. Si tratta della prima salita assoluta di questa vetta remota, tecnica e finora inesplorata. Un’impresa che unisce determinazione, visione e coraggio, in linea con i valori di passione, esplorazione e rispetto per la montagna.

RINNOVANO LA LORO PARTNERSHIP

Avviata nel 2017 in concomitanza con l’inaugurazione della struttura, la partnership tecnica tra C.A.M.P. e Manga Climbing è stata recentemente rinnovata. L’azienda outdoor continuerà a fornire i propri prodotti alla palestra di arrampicata di via Livraghi a Milano, contribuendo alla sicurezza e al divertimento di tutti i suoi frequentatori. Il successo e lo stile di Manga Climbing, inseriti nel più ampio contesto di costante crescita dell’arrampicata, hanno convinto C.A.M.P. a proseguire in questa positiva collaborazione. Sia da parte del marchio sia della palestra c’è parecchia soddisfazione per questa avventura che prosegue, che certamente continuerà all’insegna della soddisfazione reciproca e che contribuisce allo sviluppo di uno sport che può essere anche molto altro: non soltanto un’attività ludica, un passatempo alla moda come tanti, ma un vero e proprio stile di vita.

LUHTA

L’abbigliamento del Team Olimpico Finlandese è parte integrante dell’identità dello sport d’élite del Paese. Dal 2017 la squadra veste Luhta Sportswear Company, e per le Olimpiadi di Milano è stato scelto di nuovo Luhta, un marchio che incarna orgogliosamente le radici e la storia sportiva finlandese. La collezione dedicata al Team Finland per Milano è ispirata alla Lapponia, alla sua natura incontaminata, al silenzio e ai celebri “momenti blu”, quando il tramonto tinge il paesaggio di tonalità straordinarie. Oltre all’estetica, la collezione è stata sviluppata seguendo principi di responsabilità, con attenzione all’economia circolare, alla versatilità e alla funzionalità. Le Olimpiadi 2026 si svolgeranno su un’area molto vasta del Nord Italia ognuna con condizioni diverse: materiali e capi sono stati selezionati e adattati tenendo conto delle esigenze specifiche di atleti e staff.

KARPOS: UNA SCULTURA

PER IL DISASTRO VAIA

Sette anni dopo il disastro Vaia, gli abeti rossi abbattuti rinascono nel Leone Alato di Marco Martello “Martalar”, artista in sodalizio con Karpos. Per realizzarlo sono serviti 1.500 pezzi di legno e almeno 12 mesi. Ora il Leone Alato domina con la sua presenza l’MVC Store a Seren del Grappa. A sette anni esatti da quel “lunedì nero” (29 ottobre 2018) che ha visto abbattersi l’apice della tempesta Vaia sulle foreste venete, l’opera è stata presentata nello spazio temporaneo in cui verrà ospitata fino alla fine del 2026 compreso. La partnership tra Martello e Karpos si inserisce all’interno del programma “Help The Mountains”, attraverso il quale il marchio supporta progetti di mantenimento e sviluppo delle terre alte e delle loro comunità.

MAGNET OTTIENE

LA RICERTIFICAZIONE B CORP

Siamo felici di annunciare che nel nostro ultimo processo di ricertificazione B Corp abbiamo ottenuto un punteggio di 107,5 punti, registrando un incremento di 23 punti rispetto alla precedente certificazione. Un risultato che testimonia la crescita continua del nostro impegno nel costruire un modello di business capace di essere davvero una forza positiva per la società e per il pianeta. Già Società Benefit dal 2020 e parte del Global Compact delle Nazioni Unite dal 2021, la nostra casa editrice MagNet srl SB ha ottenuto nel 2022 la certificazione B Corp. Per noi, essere B Corp significa integrare ogni giorno innovazione, passione e visione ecosistemica nelle nostre attività. Un percorso collettivo che coinvolge tutte le divisioni del gruppo – MagNet srl SB, Green Media Lab Italia e Green Media Lab Spagna – unite da una visione comune: contribuire insieme a un futuro più responsabile, sostenibile ed equo.

“WORK

IN PROGRESS” È IL NUOVO BILANCIO D’IMPATTO DI PATAGONIA

A 52 anni dalla fondazione e tre anni dal nuovo assetto proprietario (suddiviso tra la Holdfast Collective e il Patagonia Purpose Trust), Patagonia presenta Work in Progress, il suo nuovo bilancio d’impatto, un documento che racconta in modo trasparente i progressi dell’azienda nell’utilizzare il proprio modello di business come leva concreta contro la crisi climatica ed ecologica. Il report si articola in quattro aree: Impresa responsabile, che mette l’impatto prima del profitto; Prodotto, un approccio che punta su qualità e longevità; Comunità, progetti per riconnettere le persone con la natura e promuovere l’attivismo ambientale; Ecosistema di donazioni, come l’azienda destina le proprie risorse per affrontare la crisi climatica ed ecologica.

Some days are too cold to miss.

Warm hands can be the difference between a memorable day and one you’d prefer to forget. Tough, functional and comfortable, Hestra’s ski gloves will take you all the way to the top - and back.

UN’ESPANSIONE GLOBALE, MA A PASSI DIVERSI

Il mercato internazionale delle scarpe da trail running passerà dai 9,36 miliardi di dollari del 2024 ai 16,69 del 2032, con una crescita media annua del 9,11%. Un boom che coinvolge tutte le aree del mondo

QUOTA DI MERCATO GLOBALE DELLE SCARPE DA TRAIL RUNNING PER REGIONE 2017-2024

Source: Primary Research, Secondary Research, White Paper, Company Website

NORD AMERICA

LEADERSHIP SOLIDA CON 7,2 MILIARDI AL 2032

Con 3,51 miliardi nel 2024, il Nord America rappresenta il 37,57% del mercato globale. Le proiezioni indicano 7,23 miliardi nel 2032 (CAGR 9,48%), superiore alla media globale. La maturità del mercato statunitense e canadese garantisce volumi significativi ma richiede innovazione continua per sostenere la crescita.

EUROPA

POTENZIALE INESPRESSO DA VALORIZZARE

L'Europa vale 2,72 miliardi nel 2024 (29,10% del mercato globale), con previsioni a 4,92 miliardi nel 2032. Il CAGR del 7,74% è il più basso tra le macro-aree, evidenziando un gap di crescita rispetto a Nord America (9,48%) e Asia Pacific (10,22%). La quota di mercato europea è scesa dal 31,78% del 2017 al 29,10% attuale, segnale di crescita inferiore rispetto ad altre regioni. Questa dinamica rappresenta sia una criticità che un'opportunità: popolazione numerosa, cultura outdoor consolidata e infrastrutture ideali per il trail running indicano un potenziale ancora inespresso.

ASIA PACIFICA

IL GIGANTE CON +10,22% ANNUO

L'Asia Pacifica registra il CAGR più elevato (10,22%), passando da 2,15 miliardi nel 2024 a 4,69 miliardi nel 2032. La quota di mercato cresce costantemente dal 21,43% del 2017 al 23,01% del 2024, con proiezioni oltre il 28% entro il 2032. Questo exploit è trainato dalla crescente classe media in Cina e India, dall'urbanizzazione che spinge verso attività outdoor e dagli investimenti governativi in infrastrutture turistiche. Per i brand occidentali, l'Asia Pacific rappresenta la priorità assoluta.

>> CONCLUSIONI

Il mercato globale quasi raddoppierà in otto anni, richiedendo strategie differenziate: consolidamento e innovazione premium in Nord America, risveglio del potenziale europeo con marketing mirato, espansione aggressiva in Asia Pacifica (il mercato prioritario), e presidio pionieristico nei mercati emergenti. Per i brand, tre direttrici vincenti: prodotti premium/technical nei mercati maturi, sostenibilità guidata

MERCATO GLOBALE DELLE SCARPE DA TRAIL PER REGIONE 2024

AMERICA LATINA E MEDIO ORIENTE

MERCATI EMERGENTI AD ALTO POTENZIALE

L'America Latina cresce con CAGR 7,88%, da 562,60 milioni (2024) a 1,03 miliardi (2032), mantenendo stabile il 6% di quota globale. Brasile, Cile e Argentina sviluppano una cultura del trail running legata al turismo outdoor. Il Medio Oriente e Africa, pur rappresentando solo il 4,31% del mercato (402,92 milioni nel 2024), presenta il secondo CAGR più elevato (9,93%), raggiungendo 854,57 milioni nel 2032. Emirati, Sud Africa e Nord Africa investono nel turismo sportivo mentre cresce la domanda di sport outdoor premium.

Global Trail Running Shoes Market Research Report, 2017-2032

MERCATO GLOBALE DELLE SCARPE DA TRAIL (IN USD MILLION) 2025-2032

dall'Europa ma destinata a globalizzarsi, e linee accessibility per democratizzare lo sport nei mercati emergenti. Sul fronte distributivo, l'online accelera (essenziale in Asia), lo specialty retail mantiene valore per il premium, mentre eventi e community rafforzano la brand awareness locale. Il trail running non è più nicchia: è un fenomeno globale che sta ridefinendo l'industria outdoor.

I dati citati provengono dal "Global Trail Running Shoes Market Research Report, 2017-2032", che offre un'analisi completa del settore con profili dettagliati dei principali brand come Nike, adidas, La Sportiva, Merrell e HOKA. Se vuoi la ricerca completa, scrivi a info@mag-net.it

L'ASSEMBLEA DI ASSOSPORT 2025

Il bilancio del presidente Alessio Cremonese del primo anno di mandato. La sua relazione ripercorre un’intensa attività istituzionale e numerosi progetti volti a rafforzare il ruolo delle imprese sportive italiane anche all’estero di Karen Pozzi

Il 30 ottobre 2025, a Venezia, si è tenuta l’annuale Assemblea Generale di Assosport. Il presidente Alessio Cremonese ha presentato una relazione che ripercorre il primo anno del suo mandato, caratterizzato da un’intensa attività istituzionale e da numerosi progetti volti a rafforzare il ruolo dell’associazione e delle imprese sportive italiane.

IL VALORE DELLE RELAZIONI

Cremonese ha sottolineato l’importanza delle relazioni come elemento chiave per la crescita del settore, ricordando il coinvolgimento di Assosport nel tavolo permanente di diplomazia sportiva promosso dal Ministero degli Esteri. In questa sede, lo sport viene riconosciuto non solo per il suo valore sociale ma anche come leva economica e di promozione del made in Italy. Sul piano europeo, Cremonese ha ribadito il ruolo strategico di Assosport all’interno di FESI, la Federazione europea delle imprese dello sport. Tra i temi centrali, la sostenibilità e la necessità di armonizzare normative e procedure, evitando costi eccessivi per le aziende. A livello nazionale, è stato dato grande impulso alle relazioni interne tra le imprese associate, grazie al progetto “Assosport On Tour”, che ha favorito incontri e collaborazioni dirette tra le aziende. L’obiettivo, ha spiegato Cremonese, è trasformare l’associazione in una rete viva di scambio e cooperazione, capace di generare valore concreto.

IL RUOLO EUROPEO E LA SOSTENIBILITÀ

Nel corso dell’Assemblea annuale, il presidente di Assosport ha sottolineato l’importanza dell’attività europea dell’associazione, ricordando che l’80% della normativa italiana nasce a Bruxelles. Proprio per questo Assosport, in qualità di membro fondatore di FESI, presidia attivamente i tavoli decisionali comunitari, portando la voce e gli interessi delle imprese italiane del settore sportivo affinché le nuove normative tengano conto delle specificità delle PMI del nostro Paese. Un esempio concreto è il contributo di

Assosport alla discussione sull’Environmental Omnibus, pacchetto legislativo che racchiude diverse misure in materia di sostenibilità. L’associazione ha evidenziato le principali criticità operative per le aziende, come la moltiplicazione degli obblighi di rendicontazione, la necessità di armonizzare le tariffe legate alla responsabilità estesa del produttore e l’urgenza di un sistema unico di registrazione europeo per semplificare gli adempimenti. Temi apparentemente tecnici, ma con un forte impatto sulla competitività, sui tempi di gestione e sui costi per le imprese. Da qui la convinzione che le regole europee debbano essere sì ambiziose sul piano ambientale, ma anche realistiche e sostenibili per chi produce.

BUSINESS DEVELOPMENT

Sul fronte del business development, per il comparto outdoor, Cremonese ha annunciato con soddisfazione l’accordo tra EOG e MagNet che porterà la fiera Outdoor estiva in Italia, all’interno di ORBDAYS, e la crescita di Prowinter. Queste iniziative confermano, secondo il presidente, la vitalità del settore e il nuovo approccio dell’associazione, oggi partner attivo nella costruzione di progetti fieristici e non più solo intermediario organizzativo. In parallelo, Assosport ha sviluppato progetti verticali come “Outdoor Scenario”, con le sezioni Accademia Outdoor Pro e Italian Outdoor Forum, dedicati alla formazione e al confronto tra imprese e professionisti.

INTERNAZIONALIZZAZIONE

L’internazionalizzazione è rimasta un asse strategico: l’associazione, in collaborazione con Agenzia ICE, ha promosso la presenza delle aziende italiane in eventi globali come la fiera HFA di Las Vegas e la Saudi Lifestyle Week di Riyadh, oltre a organizzare incoming di buyer esteri in Italia proprio in concomitanza degli ORBDAYS di Riva del Garda. Queste iniziative, ha spiegato Cremonese, hanno permesso ai brand italiani di posizionarsi in mercati a forte potenziale.

KNOW-HOW E FORMAZIONE

Assosport ha investito molto nella formazione e nella diffusione di know-how: oltre 300 partecipanti hanno preso parte a workshop tecnici, tra cui quello con lo Studio Torta sui diritti di proprietà intellettuale legati alle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Importante anche l’attività di raccolta dati e analisi di mercato. Lo Sport Market Observatory, sviluppato con aziende leader come Atomic, Salomon, Head, Rossignol e Fischer, monitora il sell-in delle attrezzature invernali fornendo dati geo referenziati utili alle strategie aziendali.

UNO SGUARDO AL FUTURO

Il primo anno di presidenza si chiude con risultati positivi: bilanci solidi e una crescita del 6% degli associati, ben oltre la media confindustriale. Il presidente esprime soddisfazione ma sottolinea la necessità di continuare a costruire valore e visione comune nei prossimi anni. All’orizzonte, le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 rappresentano un’opportunità unica per promuovere l’industria sportiva italiana nel mondo. Il messaggio conclusivo è di fiducia e collaborazione: solo continuando a lavorare insieme, con visione e concretezza, Assosport potrà crescere ulteriormente e mantenere il proprio ruolo di riferimento nel panorama dello sport business italiano.

Alessio Cremonese, presidente Assosport

IL FUTURO DEL MERCATO OUTDOOR

Dopo l’euforia del post-pandemia, che ha generato una crescita straordinaria, il settore ha dovuto affrontare un inevitabile rallentamento. Quali sono le prospettive future?

_ a cura di Günther Acherer, presidente dell'Italian Outdoor Group

Dopo la crescita del mercato outdoor in tutti i settori causata dal boom di praticanti durante la pandemia, abbiamo assistito a un rallentamento generalizzato. La bike industry per prima e, a seguire, anche il comparto outdoor ha dovuto fare i conti con sovrapproduzione e alti livelli di stock, sia presso le aziende che i rivenditori. Questo squilibrio ha generato una contrazione significativa dei volumi lungo tutta la filiera, dall’industria al retail. Un consumatore più cauto, complice l’incertezza economica internazionale, ha ulteriormente frenato le vendite, incidendo sia sui negozi fisici sia sugli store online.

2025: SEGNALI DI RIPRESA, MA A VELOCITÀ DIVERSE

Nonostante le difficoltà, il 2025 lascia intravedere primi segnali di ripresa. Le scorte stanno rientrando su livelli più equilibrati e il consumatore, seppur cauto, ha ricominciato a mostrare interesse verso nuovi acquisti. La ripresa però non è uniforme: mercati chiave come la Germania registrano un andamento più lento, mentre i Paesi dell’Europa del Sud sembrano ritrovare slancio con maggiore rapidità. Parallelamente, continua la crescita dell’e-commerce: si stima un incremento del 17%, grazie alla comodità della consegna a domicilio, alla varietà dell’offerta e alla possibilità di confrontare rapidamente i prezzi. Questo scenario impone ai retailer con punti vendita fisici una riflessione profonda: per competere, devono puntare su esperienza, consulenza, specializzazione ed emozione d’acquisto. Abbassare i prezzi e la qualità può funzionare nel breve periodo, ma non rappresenta una strategia sostenibile.

IN CONTINUA CRESCITA

contribuito a riscoprire il valore della natura, e questo cambiamento culturale sembra destinato a durare. A guidare il mercato è anche l’ascesa dell’“avventura sostenibile”: i consumatori sono sempre più attenti all’impatto ambientale e cercano prodotti eco-friendly, dall’abbigliamento riciclato all’attrezzatura a basso impatto energetico. Allo stesso tempo, cresce la domanda di prodotti versatili, utilizzabili sia in contesti outdoor sia nella quotidianità urbana. Un ruolo sempre più rilevante lo gioca la Generazione Z, che preferisce esperienze outdoor ai tradizionali viaggi turistici. È una fascia sensibile ai temi ambientali, attratta da attività che combinano avventura, sostenibilità e socialità, e che influenza anche le scelte comunicative e progettuali dei brand. Alla crescita del settore contribuiscono anche i maggiori investimenti, da parte delle amministrazioni locali e regionali, in infrastrutture per il turismo outdoor: sentieri, piste ciclabili, aree camper, campeggi attrezzati, rifugi modernizzati. Accanto al campeggio tradizionale si sta imponendo il glamping, che offre un’esperienza immersiva nella natura ma con comfort di alto livello, dai letti veri ai bagni privati, fino al riscaldamento. Infine, stanno emergendo nuove destinazioni outdoor: regioni dell’Europa orientale, dei Balcani e alcune aree meno note della Scandinavia attraggono sempre più appassionati, grazie a spazi incontaminati, sostenibilità e autenticità.

UNO SGUARDO AI PROSSIMI 10 ANNI

Le prospettive per i prossimi anni restano comunque positive. La voglia di attività all’aria aperta, escursioni, trekking, campeggio, ciclismo, arrampicata, sport d’acqua, non accenna a diminuire. La pandemia ha

Nei prossimi 10 anni il mercato outdoor tornerà a una crescita regolare, guidata da tre driver principali: innovazione tecnologica, sostenibilità, ricerca di esperienze autentiche e personalizzate. Le aziende che sapranno interpretare queste tendenze, progettando prodotti innovativi, responsabili e in grado di offrire valore esperienziale, saranno quelle meglio posizionate per crescere in un mercato sempre più attento alla qualità, al benessere e alla protezione dell’ambiente.

PUNTO IOG

DAL RICORDO ALLA SCELTA

Perché alcuni brand restano nella mente di chi li intercetta e altri no?

Le strategie di conversione della visibilità in vendite

In un mercato dove la visibilità sembra tutto, i brand rischiano di essere ovunque ma di non lasciare traccia. La vera sfida non è apparire, ma essere ricordati. Nel rumore costante dei messaggi commerciali, solo chi costruisce riconoscibilità e fiducia conquista davvero la mente e la scelta del consumatore. Ed è qui che nasce il paradosso della visibilità: più i brand cercano di farsi notare, più diventano indistinguibili. Per emergere serve un cambio di prospettiva.

IL PARADOSSO DELLA VISIBILITÀ

Notifiche, banner, offerte, contenuti social. Il mercato contemporaneo bombarda i consumatori con migliaia di stimoli ogni giorno. Eppure, la maggior parte dei brand resta invisibile. Non per mancanza di presenza, ma per assenza di riconoscibilità. Essere ovunque non garantisce di essere ricordati. I consumatori scelgono i marchi che percepiscono come autorevoli e coerenti. Gli altri saranno dimenticati nel giro di pochi secondi. La vera battaglia non si gioca sull'attenzione momentanea, ma sulla conquista di uno spazio stabile nella mente delle persone. Due principi psicologici spiegano come riuscirci: il brand positioning e l'effetto di mera esposizione.

I DUE PILASTRI DELLA MEMORABILITÀ

La scienza del comportamento e il marketing strategico convergono su due principi fondamentali. Il primo spiega perché alcuni brand ci appaiono istintivamente più affidabili. Il secondo definisce cosa li rende unici e irrinunciabili. Separati, sono potenti. Insieme, diventano un sistema di difesa competitiva.

L'EFFETTO DI MERA ESPOSIZIONE: LA FAMILIARITÀ GENERA FIDUCIA

Negli Anni '60 lo psicologo Robert Zajonc dimostrò qualcosa di controintuitivo: la semplice ripetizione di uno stimolo, un logo, un suono, un volto, ne aumenta automaticamente il gradimento. È l'effetto di mera esposizione: ciò che vediamo più spesso ci appare familiare, e ciò che è familiare viene percepito come più affidabile. Il meccanismo si chiama perceptual fluency: il cervello elabora più facilmente ciò che già conosce, e questa facilità viene interpretata come un segnale positivo. È per questo che tendiamo a scegliere brand visti più volte, anche senza ricordare consciamente dove o quando. Ma attenzione: la ripetizione va dosata. Oltre una certa soglia subentra il wearout, la saturazione che trasforma familiarità in fastidio e porta al rifiuto.

BRAND POSITIONING: POSSEDERE UNA PAROLA NELLA MENTE

Al Ries e Jack Trout hanno dimostrato che il posizionamento non è ciò che l'azienda dichiara di sé, ma lo spazio che occupa nella mente del cliente. Il principio è netto: per emergere bisogna "possedere una parola", un tratto distintivo chiaro, difendibile e immediatamente riconoscibile. Volvo ha scelto "sicurezza". FedEx "affidabilità". Tesla "innovazione elettrica". Quando un brand riesce a radicare questa associazione, diventa il riferimento automatico per quella categoria di bisogno. Il posizionamento non vive sugli scaffali o nelle campagne pubblicitarie. Vive nella percezione, dove avviene ogni decisione d'acquisto.

PERCHÉ DEVI CONOSCERLI (E APPLICARLI) ENTRAMBI

Governare la psicologia della scelta e la strategia di differenziazione significa padroneggiare entrambi i concetti. Separatamente, funzionano a metà. Insieme, si amplificano. La mera esposizione spiega perché un consumatore si sente istintivamente più vicino a un marchio visto di frequente: la ripetizione riduce l'incertezza e abbassa le barriere cognitive che frenano l'acquisto.

Il brand positioning fornisce il contenuto di quella familiarità. Non basta essere riconosciuti, serve dare una ragione chiara per cui scegliere proprio quel brand e non un altro. Ecco il punto critico:

• senza esposizione ripetuta, anche il posizionamento più brillante fatica a radicarsi nella mente del consumatore;

• senza posizionamento chiaro, l'esposizione diventa rumore indistinto che si dissolve nel giro di ore.

Integrarli significa ottenere tre asset strategici che il mercato contemporaneo premia più del prezzo: fiducia, riconoscibilità e memorabilità.

E questi tre elementi decidono chi vince e chi viene dimenticato.

COME APPLICARLI PER OTTENERE CONVERSIONI

Nel marketing digitale, la combinazione tra mera esposizione e positioning diventa particolarmente potente. Vedere più volte lo stesso brand costruisce familiarità e predispone all'acquisto. Ma se l'annuncio è generico, la ripetizione non porta conversioni. Diventa solo un costo ripetuto. Serve un posizionamento distintivo che attraversi ogni touchpoint: ogni banner, ogni post, ogni e-mail deve ribadire l'elemento unico che il brand vuole possedere nella mente del consumatore.

UN ESEMPIO CONCRETO

Un marchio di abbigliamento outdoor si posiziona come "il più resistente agli agenti atmosferici". Questa promessa diventa il filo conduttore di advertising, storytelling e customer experience. Ogni esposizione lavora su due livelli: rafforza la familiarità con il brand e ribadisce la narrazione della resistenza. La ripetizione trasforma la percezione in preferenza d'acquisto.

>> Il risultato: il marchio evita la guerra sul prezzo e diventa il punto di riferimento automatico per chi cerca qualità e durevolezza. Non compete più su chi costa meno, ma su chi rappresenta meglio quel bisogno specifico.

CONCLUSIONI: DALLA VISIBILITÀ ALLA SCELTA

Non vince chi urla di più. Vince chi riesce a farsi ricordare nel modo giusto. La mera esposizione crea familiarità. Il brand positioning dà significato a quella familiarità. Insieme, trasformano la visibilità in fiducia e la fiducia in scelta d'acquisto. Per le aziende questo si traduce in risultati misurabili: più conversioni, margini difesi e budget spesi con maggiore efficacia. Dal ricordo alla decisione d'acquisto, il passo è breve. A vincere saranno i brand capaci di presidiare entrambi i territori: quelli che restano riconoscibili nella ripetizione e unici nel posizionamento. Tutto il resto è solo rumore di fondo che i consumatori hanno già imparato a ignorare.

Ride On è una digital agency che unisce strategia, marketing e tech per supportare i brand nei settori sport, lifestyle e fashion. Si distingue per un approccio collaborativo e data-driven, affiancando i marchi come partner strategico e integrando competenze in e-commerce, marketing automation e sviluppo di prodotti digitali. La mission dell’agenzia è contribuire alla crescita dei brand attraverso strategie di comunicazione pertinenti, relazioni solide con gli utenti, processi di conversione ottimizzati e soluzioni digitali su misura. Partner certificato di Shopify e Klaviyo, Ride On combina creatività, tecnologia e analisi dei dati per generare risultati concreti e misurabili, con l’obiettivo di attrarre traffico qualificato e favorire una crescita sostenibile nel tempo. SCOPRI DI PIÙ

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L'evento del 5 novembre

IN CORDATA SULLA STESSA PARETE

Il brand inglese Rab ha affidato a B-Factory la distribuzione per il mercato italiano.

Il lancio ufficiale è avvenuto nello showroom di Lissone a un anno dall’inizio di questa partnership

_ di Karen Pozzi

Il 5 novembre nello showroom di Lissone è ufficialmente iniziata la collaborazione tra Rab e l'agenzia B-Factory. Un evento che ha segnato l’avvio della distribuzione, del marketing e della comunicazione di Rab sul territorio italiano. Giornalisti, negozianti e professionisti del settore outdoor si sono ritrovati per vivere una serata che è andata oltre la semplice presentazione: un vero e proprio viaggio nel mondo “Rab: The Mountain People”, dove tecnica, autenticità e sostenibilità si fondono in un’unica filosofia aziendale. L’atmosfera dell’evento ha raccontato tutto quello che il marchio rappresenta: la passione per la montagna, il rispetto per chi la vive e per l’ambiente che la ospita, l’attenzione ai dettagli che nascono dall’esperienza di chi sa cosa significa vivere l’outdoor. La serata è iniziata con un’intervista doppia agli attori principali di questa partnership: Pietro Colturi, ceo di B-Factory ed Hervé Domenighini, sales director Europe di Rab. Hanno parlato del loro incontro e della collaborazione, molto più che commerciale: è la condivisione di un modo di vivere, fatto di valori concreti e di un impegno autentico verso l’innovazione responsabile. A seguire un approfondimento sul brand e sull’agenzia, una sfilata dei capi della collezione Rab e una cena dedicata ad alcuni retail selezionati che in questo primo anno hanno deciso di puntare sul brand introducendolo sui propri scaffali. Per Rab e B-Factory è iniziata una collaborazione che si fonda sulla fiducia reciproca, l’esperienza condivisa e la volontà di costruire un futuro più sostenibile per il mondo outdoor.

LA PARTNERSHIP SECONDO PIETRO COLTURI, CEO DI B-FACTORY

Pietro Colturi ha raccontato come la partnership con Rab rappresenti un progetto strategico e di lungo periodo, fondato innanzitutto sulle persone e su valori condivisi. L’ingresso del

B-FACTORY, PIÙ DI UN’AGENZIA DI DISTRIBUZIONE

B-Factory nasce nel 1995 dalla passione sportiva di Pietro Colturi, che trasforma il proprio percorso da atleta in una partnership destinata a durare oltre 30 anni. L’azienda evolve da agenzia di rappresentanza a struttura completa di marketing. La squadra è composta da persone che vivono l’outdoor e credono nei brand che rappresentano. Passione, autenticità e sostenibilità sono i pilastri dell’identità aziendale: lo showroom attuale, ricavato con materiali di recupero della montagna, di Bormio, ne è un esempio. Negli anni B-Factory amplia il portafoglio con marchi premium e sviluppa uno showroom avanzato, nuovi negozi e partnership strategiche. A guidare la crescita è sempre il team, cuore dell’azienda: professionisti tecnici e appassionati che curano vendite, marketing, PR e supporto ai negozianti, trasformando i valori condivisi in progetti concreti.

brand nel portafoglio dell’azienda è avvenuto in tempi stretti, richiedendo investimenti immediati in struttura e organizzazione, ma i primi risultati confermano il potenziale del marchio, già conosciuto in Italia ma bisognoso di un posizionamento più coerente con il suo valore internazionale. Il progetto, pensato su un orizzonte minimo di cinque anni, è nato senza target irrealistici: una scelta che ha permesso di evitare compromessi e di costruire basi solide, grazie anche alla collaborazione con Hervé e al supporto del team Rab. L’azienda ha concesso a B-Factory grande autonomia nel marketing, un fatto oggi tutt’altro che scontato, per poter adattare strategia, comunicazione e attività fieristiche alle specificità del mercato italiano. Per B-Factory il settore outdoor e la visione “mountain people” sono parte del proprio dna, e Rab si è rivelato un partner perfettamente allineato in termini di autenticità, community e qualità. L’obiettivo è dare al brand lo spazio che merita: fiere, progetti editoriali, investimenti b2b come la presenza a Prowinter e a Outdoor & Running Business Days di Riva del Garda, e un supporto costante ai negozianti. Un elemento distintivo sottolineato da Colturi riguarda la politica non orientata al direct-to-consumer di Rab. In un mercato in cui molti marchi internazionali spingono sull’e-commerce proprietario, centralizzano le decisioni e spesso finiscono per entrare in competizione diretta con i negozianti, Rab ha scelto una strada opposta. L’azienda non ha obiettivi aggressivi sul b2c e non punta a sottrarre spazio ai rivenditori attraverso vendite dirette o strategie promozionali invasive. Questa impostazione, spiega Colturi, “tutela prima di tutto noi come agenzia, ma soprattutto tutela voi”, riferendosi ai negozianti presenti in sala. Il brand opera con una strategia chiara e già definita, un “footprint” che non può essere cambiato dall’oggi al domani: niente virate improvvise verso canali diretti, niente politiche online che destabilizzano il retail fisico.

Team B-Factory al completo

>>“DALLA PARTE DEI RETAIL, PUNTANDO AL CONSUMATORE”

Qual è il bilancio di questo primo anno di collaborazione con B-Factory?

Possiamo definirlo un anno di transizione molto positivo. Ogni volta che un brand cambia struttura distributiva serve tempo per riallineare processi, relazioni e aspettative, ma con B-Factory questo passaggio è stato più fluido del previsto. Abbiamo visto un ampliamento della rete vendita, l’ingresso in nuovi negozi e un incremento significativo nella qualità degli ordini, pur mantenendo la selettività che contraddistingue il brand. Inoltre, il lavoro svolto sul territorio ha già iniziato a riposizionare il marchio in modo più coerente con il suo valore.

L’Italia era uno dei mercati chiave del piano quinquennale per il mercato alpino. Che risultati avete visto nel concreto?

L’Italia ha risposto come ci aspettavamo: è un mercato che può crescere, ma che richiede tempo e un approccio molto rispettoso del retail. I retailer ci hanno dato feedback positivi sul servizio, sulla qualità delle collezioni e sulla chiarezza del piano di sviluppo. La priorità era una transizione distribuitiva fluida e non impattante per i retailer, e questo obiettivo è stato raggiunto.

Come ha risposto il trade rispetto al consumatore finale?

I negozianti hanno dimostrato grande apertura: hanno riconosciuto il potenziale del brand e hanno deciso di puntare su di noi. La vera sfida ora è il consumatore finale, perché serve tempo affinché inizi a chiedere Rab in negozio. L’obiettivo è un lavoro culturale per diventare più consumer-centric, lavorando continuamente sul mercato e non solo a stagioni.

Che tipo di attività attiverete sul consumatore?

Faremo soprattutto attività di brand awareness: attivazioni sul territorio, collaborazioni di comunicazione, campagne mirate e un racconto più strutturato dei valori di Rab. Dobbiamo far parlare del marchio e far conoscere la sua storia, perché quando il consumatore vede il prodotto spesso resta sorpreso dal rapporto tecnologia–prezzo. È un lavoro continuativo, integrato con quello sui retailer. Il negoziante, se supportato dal giusto flusso di domanda, può diventare un ambassador ancora più credibile.

Cosa avete scoperto o confermato del mercato italiano? Il mercato italiano conferma dinamiche simili a quelle globali: le categorie principali che funzionano sono piumini, gusci e prodotti isolanti. È molto competitivo, con brand radicati e una forte iden-

tità outdoor legata alla montagna. La sfida è riuscire a conquistare spazio sugli scaffali mostrando al negoziante che Rab è una scelta coerente per il suo pubblico. Non ci sono state sorprese particolari, ma la consapevolezza che la competizione sarà sempre alta: è un contesto in cui devi essere credibile fin dal primo incontro.

Cosa convince un negoziante italiano a inserire un brand?

Relazione e credibilità. La capacità di B-Factory di creare fiducia, la garanzia di una strategia di lungo periodo e il fatto che Rab non faccia concorrenza diretta ai retailer con politiche d2c aggressive. La sostenibilità conta, ma in Italia non è ancora un fattore decisivo. Il negoziante vuole un progetto serio, stabile e ben gestito.

Come sta funzionando la trasversalità della vostra offerta?

Rab non è solo piumini e sacchi a pelo. Stiamo crescendo bene anche su gusci, zaini e pantaloni. L’estivo rimane più complesso, anche perché l’estate appena passata è partita in saldo e questo non aiuta un brand nuovo nel punto vendita. Ma a livello globale le categorie estive stanno crescendo molto, e il potenziale c’è anche in Italia.

Quali difficoltà avete incontrato nel mercato italiano?

La situazione economica generale non aiuta, e il sell-out estivo ritardato è stato un freno. Per un brand che entra in negozio in un momento di sconti generalizzati è difficile emergere e trovare spazio. Ma fa parte del contesto, e la strategia di lungo periodo servirà a superare queste fluttuazioni.

Che profilo ha il vostro consumatore italiano?

È uno specialista attento alla tecnologia, alla funzionalità e al rapporto qualità-prezzo. Ma stiamo lavorando molto anche per attrarre la fascia under 35, più urban, che vive l’outdoor in modo sociale, condiviso, meno legato alla performance pura. Per questo stiamo aggiornando design e fit, più moderni, più rilassati, mantenendo però la stessa qualità tecnica. L’obiettivo è intercettare un pubblico nuovo senza perdere l’anima tecnologica di Rab.

Su cosa vi concentrerete ora in Italia?

Su tre fronti: ampliare la rete dei rivenditori, in modo selettivo ma costante; espandere le categorie trattate, valorizzando mid-layer, abbigliamento estivo, zaini, equipment; costruire brand awareness, con attività diffuse e un racconto più forte del nostro dna, inclusi gli aspetti legati alla sostenibilità e alla trasparenza.

RAB, UN IMPEGNO RESPONSABILE

Hervé Domenighini, sales manager Europe di Rab, ha spiegato come la sostenibilità per l’azienda non sia uno slogan, ma un lavoro strutturato gestito da un team dedicato di cinque persone. Rab opera su due fronti: la CSR volontaria, che include iniziative ambientali e sociali comunicate pubblicamente, e la parte legislativa, sempre più complessa, che richiede il rispetto di normative diverse nei vari Paesi. Un tema che coinvolge anche i negozianti, poiché molte regole arrivano fino al consumatore finale. Da sempre Rab punta su durabilità e riparazione: in Europa gestisce tre centri dedicati, tra cui quello centrale in Olanda, dove arrivano tutte le riparazioni provenienti anche dai rivenditori italiani. Qui l’azienda dispone di macchine, ricambi e un portale dedicato ai negozianti, recentemente reso disponibile in italiano, per semplificare le procedure. I numeri confermano l’impegno: oltre 7.500 giacche lavate e più di 14.000 capi riparati negli ultimi anni. Uno dei progetti più innovativi è MaterialFacts, una sorta di “etichetta degli ingredienti” che mostra in modo trasparente la composizione dei prodotti: percentuale di materiali riciclati, presenza di PFAS, impatto energetico dei siti produttivi. Ogni capo Rab riporta questa tabella, che l’azienda ha scelto di condividere con tutto il settore per favorire standard comuni. Oggi Rab è 100% PFAS free e sostiene i fornitori nella transizione verso energie rinnovabili, rendendo tracciabile ogni fase della supply chain.

PROWINTER 2026: SEMPRE PIÙ OUTDOOR

L’appuntamento b2b torna a Bolzano da domenica 11 a martedì 13 gennaio 2026 per celebrare la sua 25esima edizione, con un format rinnovato e ancora più internazionale e un focus sulla montagna invernale a 360° di Karen Pozzi

Da evento dedicato principalmente al noleggio, grazie a una visione lungimirante e a strategie innovative, Prowinter si è evoluta fino a diventare una fiera b2b di riferimento per l’intera filiera della montagna invernale, capace di coniugare retail e rental in un unico spazio professionale. A confermarlo sono i numeri dell’edizione 2025: oltre 300 marchi presenti, 4.000 ingressi e 40 nazioni rappresentate. In uno scenario di mercato che evolve e cambia rapidamente, nel 2025 la fiera bolzanina ha attivato due partnership strategiche con altre due importanti realtà, MagNet e Italian Outdoor Group di Assosport, allargando la fiera al mondo outdoor. Dopo il successo di questo progetto alla sua prima edizione, la grande novità del 2026 sarà un nuovo padiglione interamente dedicato a questo mercato.

PROWINTER OUTDOOR

Il concept

Prowinter Outdoor è il laboratorio ideale per un nuovo concetto di outdoor invernale, basato sulla contaminazione delle stagioni, dei nuovi scenari climatici e delle forme di esperienza a contatto con la natura, con o senza neve. Punto di incontro e fonte di ispirazione per gli operatori specializzati nella fornitura di prodotti e servizi per la montagna.

Il team organizzativo

Prowinter Outdoor ha visto coinvolti, in rapporto di partner ship operativa: Fiera Bolzano, Italian Outdoor Group, ovvero il gruppo che raccoglie i principali marchi italiani del settore outdoor nell’ambito dell’associazione Assosport, e MagNet, protagonista nel settore dell’editoria sportiva

SEMPRE PIÙ INTERNAZIONALE

_La nostra forza rimane nella filosofia “small but high quality”: un momento autentico, fatto di persone, prodotti e dialogo, capace di mantenere vivo lo spirito dell’inverno e della montagna, consolidando Prowinter come punto di riferimento nel calendario europeo del settore Geraldine Coccagna, brand manager di Prowinter

(editrice, tra gli altri, di Outdoor Magazine e Running Magazine).

Un nuovo padiglione dedicato

Tra le principali novità dell’edizione 2026 c’è il raddoppio degli spazi espositivi, con un intero padiglione dedicato al settore outdoor italiano e internazionale, che ospiterà anche il nuovo Scandinavian Village, accanto all’Italian Outdoor Village. Un simbolo concreto dell’incontro tra Nord e Sud dell’Europa, dove le eccellenze internazionali del settore potranno confrontarsi in un unico momento e spazio. Gli associati IOG (Italian Outdoor Group) e Assosport avranno a disposizione anche un’ampia outdoor lounge dedicata e condivisa con area bar, e potranno contare su uno speciale sconto dedicato e altre agevolazioni per la partecipazione alla fiera.

Il 2026 vedrà la partecipazione di numerosi marchi internazionali che esporranno direttamente con le proprie sedi centrali, e non più solo attraverso distributori o rivenditori italiani. Stöckli, Kästle, Ziener, Reusch, Hestra e Montura sono solo alcuni dei nomi che hanno già confermato la propria presenza con stand ampliati e team europei, rafforzando così l’identità sempre più globale di Prowinter. La fiera altoatesina diventa così un punto di riferimento anche per i professionisti di Germania, Austria, Scandinavia, area Benelux ed Europa dell’Est, interessati a incontrare direttamente i decision maker delle aziende.

SEMPRE PIÙ RESPONSABILE

Un altro forte focus di questa 25ª edizione sarà l’impegno responsabile. Fiera Bolzano, già certificata EarthCheck Silver, prosegue il proprio percorso per diventare il centro espositivo più sostenibile d’Italia, integrando principi ESG in ogni fase organizzativa dell’evento. In questa edizione si terranno due importanti appuntamenti su questo tema: il Winter Sports Sustainability Network Meeting e lo Ski Industry Climate Summit (hosted by Atomic in collaborazione con Protect Our Winters Europe – POW e Wintersports Sustainability Network – WSN), che riuniranno aziende, esperti e istituzioni per discutere strategie e buone pratiche per il futuro del settore.

I TEST

Confermati i celebri Prowinter Test Days, powered by ITASnow e organizzati da Pool Sci Italia, in programma lunedì 12 e martedì 13 gennaio a Carezza,

dove oltre 250 professionisti potranno provare in anteprima le novità della stagione 2026/2027.

PROWINTER AWARD

È il riconoscimento che celebra l’eccellenza tecnica e commerciale dei prodotti dedicati al mondo sci e outdoor invernale. Nato come strumento per offrire a negozianti e noleggiatori un criterio concreto e strategico per identificare i prodotti con il maggiore potenziale sul mercato, si conferma un importante osservatorio su innovazione e qualità tecnica. La quarta edizione di Prowinter Award mostrerà un’attenzione crescente verso la responsabilità ambientale: introdurrà infatti per la prima volta un membro esterno della giuria dedicato alla valutazione della sostenibilità dei prodotti e dei processi produttivi (scopri tutte le categorie interessate su Snowbusiness Magazine n.11 nell’articolo dedicato).

PROWINTER PARTY

A completare il programma, il Prowinter Party, evento aperto a tutti gli espositori e visitatori, animerà la prima serata della manifestazione con sessioni di networking pensate per favorire scambio e ispirazione tra aziende, professionisti e media di settore.

Visita il sito ufficiale

UN FILATO VERSO IL FUTURO

Con oltre 4.500 visitatori e 515 espositori da tutto il mondo, l’edizione autunnale di Performance Days ha messo in luce una comunità tessile più dinamica e consapevole che mai

Il tema guida di quest’anno, “Textile to Textile, il ruolo dei riciclatori”, ha fatto da filo conduttore all’edizione di quest’anno, trasformando il concetto di circolarità da parola d’ordine a pratica concreta. Nei padiglioni del Munich Messe si è respirata un’atmosfera propositiva, fatta di materiali riciclati, soluzioni tracciabili e collaborazioni inedite tra designer, produttori e brand sportivi. Nel Trend Forum, installazioni e campioni dimostrativi hanno offerto uno spaccato di come la filiera si stia riorganizzando per ridurre l’impatto ambientale e dare nuova vita alle fibre esistenti.

zione delle suole e ai materiali innovativi per il performance footwear. Qui, workshop e dimostrazioni hanno coinvolto i visitatori in modo diretto, con un approccio sempre più esperienziale.La Wool Area, in collaborazione con IWTO, Woolmark e Campaign for Wool, ha evidenziato l’interesse crescente verso la lana come fibra naturale ad alte prestazioni, mentre la Sustainability Lounge ha offerto spazi aperti di confronto per giovani professionisti e operatori del settore, con un approccio informale ma di grande valore tecnico.

“PrimaLoft partecipa a Performance Days da molti anni, poiché consideriamo questo evento una fiera di approvvigionamento essenziale per i brand impegnati a offrire abbigliamento e accessori ad alte prestazioni. Il focus di questa stagione sul riciclo tessuto-su-tessuto rappresenta un passo in avanti per l’industria outdoor, sottolineando l’importanza di fornire soluzioni circolari, che costituiscono un obiettivo primario per PrimaLoft” Leonardo Loro, sales leader Europe, PrimaLoft

INNOVAZIONE E CREATIVITÀ IN MOSTRA

Tra le novità più apprezzate, la rinnovata Innovation Area, sviluppata insieme alla londinese Future Fabrics Expo, ha proposto materiali alternativi al poliestere e al cotone convenzionale, con focus sulle prossime normative europee in materia di sostenibilità. La Creative Area, curata dalla designer e color expert Nora Kühner, ha unito design e performance sotto il motto “Fashion meets Function”: capi upcycled, palette cromatiche e sperimentazioni materiche hanno mostrato come la ricerca estetica possa dialogare con la funzionalità tecnica. Grande attenzione anche al mondo della calzatura, con la nuova Footwear Area dedicata all’evolu-

“Anche quest’anno il riscontro per Polartec è molto positivo: Performance Days si conferma il punto di riferimento per le aziende alla ricerca di tessuti e materiali innovativi per il mondo dell’abbigliamento. L’evento ci ha offerto l’opportunità di incontrare i nostri partner, presentare le novità della prossima stagione invernale e discutere insieme nuovi progetti” Matteo Tolio, sales & marketing manager Italy, UK and Cycling Europe Polartec

PIÙ DIALOGO E COLLABORAZIONE

La DAY 0 Conference – tenutasi la sera prima dell’apertura ufficiale – ha confermato la volontà degli organizzatori di rinnovare il formato fieristico. Nessuna presentazione frontale, ma laboratori pratici, dialogo e collaborazione sotto il tema “In Nature there is no waste”. Un esperimento ben riuscito, che ha trasformato l’evento in un laboratorio di idee più che in una semplice esposizione. Sul palco degli Expert Talks, panel e interventi dedicati a riciclo, innovazione e nuove regolamentazioni hanno raccolto ampio consenso. Esperti e aziende hanno condiviso strategie per rendere più trasparente la filiera e più sostenibile la produzione di tessuti funzionali, confermando il ruolo di Performance Days come crocevia di conoscenza e di visioni future.

“Il nostro obiettivo è offrire due giorni di ispirazione, formazione e nuove connessioni. L’energia che abbiamo percepito ci dice che siamo sulla strada giusta”

Marco Weichert, ceo di Performance Days

Con un’edizione da record, nuovi spazi tematici e una comunità in fermento, PERFORMANCE DAYS 2025 ha fissato un nuovo standard per il settore. E già si guarda al 2026, con la certezza che la transizione verso un tessile davvero circolare è ormai una strada senza ritorno.

IL LIFESTYLE INTERNAZIONALE INCONTRA L’ARABIA SAUDITA

Abbiamo intervistato il ceo di Honegger, la società ideatrice e co-organizzatrice di Saudi Lifestyle Week. Il bilancio della prima edizione e prospettive per il futuro della fiera b2b di Karen Pozzi

Si è svolta dal 6 all’8 ottobre 2025 a Riad la prima edizione di Saudi Lifestyle Week, manifestazione internazionale dedicata ai settori moda, sport e design. L’evento ha rappresentato una nuova piattaforma b2b pensata per favorire l’incontro tra brand internazionali e il mercato saudita, in un momento di grande fermento per il Paese, impegnato a diversificare la propria economia e a promuovere nuovi stili di vita in linea con la Vision 2030.

La manifestazione è organizzata da Honegger Srl, storica società italiana attiva nella promozione fieristica internazionale in collaborazione con Riyadh Exhibitions Company (REC), dando vita a un nuovo format espositivo pensato per mettere in dialogo i brand globali del lifestyle con il nuovo sistema distributivo dell’Arabia Saudita.

>> L'INTERVISTA

ARMANDO HONEGGER, ceo di Honegger

Qual è il bilancio della prima edizione di Saudi Lifestyle Week?

Saudi Lifestyle Week segna un momento di svolta per l’ingresso delle aziende internazionali sul mercato locale. La manifestazione nasce come piattaforma strategica e di costruzione, dove il successo si misura soprattutto nella capacità di generare relazioni, conoscenza del territorio e un posizionamento per favorire le vendite in una prospettiva di mediolungo termine. La prima edizione della fiera ha offerto alle aziende espositrici un accesso privilegiato a un contesto unico, mettendo in contatto diretto decisori, operatori e stakeholder locali e creando le basi per progetti di media e lunga durata. Questo primo riscontro – in termini di numeri, networking e coinvolgimento delle istituzioni – garantisce l’autenticità dell’interesse di Riad verso nuovi format espositivi: la fiera è oggi il mezzo fondamentale per osservare, testare e posizionarsi su un mercato che guarda al lifestyle, al fashion, al design e allo sport come leve di sviluppo, coerentemente con la visione di trasformazione e apertura promossa dal governo saudita.

Quali aspetti hanno funzionato particolarmente bene, quali invece sono stati più critici e cosa pensate possa essere integrato o migliorato?

Uno degli aspetti più rilevanti è stato l’entusiasmo e il supporto concreto delle istituzioni saudite, che hanno facilitato il dialogo tra operatori locali, partner internazionali e brand europei, favorendo una reale apertura verso tutte le discipline sportive e i settori del lifestyle. Il format trasversale che intreccia sport, moda, attrezzature, design e benessere ha risposto pienamente alla domanda di innovazione, crescita e networking che anima la trasformazione in atto nel Paese. In fiera è emersa con forza la volontà saudita di investire su nuove partnership globali per supportare la propria crescita come hub sportivo, turistico e culturale: basti citare l’assegnazione dell’Expo 2030, l’organizzazione dei Giochi Asiatici Invernali, le numerose tappe di Formula 1 e le candidature a grandi eventi calcistici e multisport, aspetti che rendono Riad una destinazione ormai centrale sulla scena internazionale. Sul piano delle opportunità, il mercato locale resta estremamente dinamico, con investimenti annunciati che da qui al 2030 cambieranno il volto di tutti

Armando Honegger, ceo di Honegger

i comparti legati allo sport e al lifestyle. Tuttavia, questa evoluzione rapida impone alle aziende la necessità di dotarsi di strumenti per comprendere a fondo i trend normativi, distributivi e commerciali; la fiera Saudi Lifestyle Week si rivela quindi fondamentale non solo per le occasioni di vendita, ma anche come piattaforma di osservazione e di relazione per acquisire dati, raccogliere insight e calibrare le proprie strategie di ingresso e sviluppo. Guardando alle prossime edizioni, intendiamo intensificare i programmi di formazione, le sessioni di aggiornamento e le iniziative di comunicazione, per offrire alle aziende strumenti utili a navigare la complessità del mercato saudita e cogliere tutte le opportunità che ne derivano. Allargheremo l’offerta espositiva e introdurremo format esperienziali innovativi – tra cui eventi dedicati, presentazioni e sfilate – per rafforzare ulteriormente la visibilità dei brand e attrarre un pubblico sempre più qualificato di buyer e professionisti.

Grazie alla collaborazione con Assosport hanno partecipato diverse aziende italiane. Quali sono stati i settori maggiormente rappresentati e quali sono stati i feedback generali raccolti?

La cooperazione con Assosport ha permesso di presentare una collettiva estremamente variegata, che ha visto la partecipazione di aziende protagoniste nei settori abbigliamento sportivo, attrezzature per tutte le discipline, calzature tecniche, articoli lifestyle e design. Questa ampia rappresentanza è stata una delle chiavi di successo della presenza italiana: la domanda saudita, oggi alimentata da maxi-investimenti pubblici e privati, interessa l’intero comparto, senza distinzione tra discipline o segmenti sportivi. I feedback ricevuti dalle aziende sono stati molto positivi: le opportunità di confronto diretto con operatori e stakeholder locali hanno rafforzato la percezione dell’Italia come fonte di know-how, stile e innovazione, creando i presupposti per partnership strategiche di rilievo e per una penetrazione reale in un mercato ancora in fase di espansione e definizione.

Con riferimento al comparto sportivo, l’Italia ha preso parte con una collettiva Assosport dedicata al mondo winter & outdoor. Quali impressioni avete raccolto da queste aziende e come è stata accolta la loro presenza dal mercato locale?

Le aziende italiane attive nelle discipline winter & outdoor hanno colto nei visitatori e negli interlocutori locali una forte apertura verso tutte le forme di sport, outdoor, tempo libero e benessere. La qualità del prodotto italiano – dalla tecnologia al design, dalla sostenibilità dei materiali alla modularità delle soluzioni – è stata riconosciuta come valore aggiunto e leva di differenziazione. È emersa una chiara attenzione da parte del mercato locale sia verso le soluzioni outdoor per parchi e aree verdi – uno dei filoni più sostenuti dagli attuali piani di investimento delle municipalità saudite – sia verso le opportunità di formazione, trasferimento tecnologico e sviluppo di progetti educativi per famiglie e bambini. Le collaborazioni discusse in fiera con il Dipartimento Sportivo del Ministero degli Esteri saudita mostrano che il valore dell’esperienza italiana non si limita al prodotto, ma si traduce in una capacità di accompagnamento consulenziale capace di generare impatti nel medio e lungo periodo. Il mercato saudita premia chi investe in relazione, presenza continuativa e costruzione nel tempo, qualità che il sistema italiano può offrire.

Qual è il bilancio della sezione Saudi Sport? E come si inserisce questo primo esperimento fieristico nel più ampio contesto di sviluppo del mercato sportivo saudita?

Il bilancio di Saudi Sport è decisamente positivo e rivela la maturità raggiunta dal mercato locale: la domanda spazia oggi dall’attrezzatura al servizio, dall’offerta per discipline professionali a quella specialistica per scuole, hotel, grandi centri sportivi, wellness e tourism experience. In un Paese che ha investito miliardi negli ultimi anni per dotarsi di infrastrutture sportive e che ha dichiarato lo sport come pilastro strategico per la salute, l’inclusione giovanile e la promozione internazionale del turismo, nell’area KSA e GCC Saudi Lifestyle Week è la prima fiera internazionale b2b del mondo lifestyle che racchiude in sé, oltre alla moda e al design, l’abbigliamento, l’accessorio e le attrezzature di tutte le discipline sportive; la manifestazione funge da acceleratore di sviluppo e contesto privilegiato per testare nuove soluzioni. Questo esperimento va letto nella prospettiva dei grandi driver di trasformazione in atto, dal programma Vision 2030 agli eventi di portata globale che proiettano la Saudi Arabia come hub di riferimento per tutto il mondo MENA.

Quali sono oggi le aree di maggiore potenziale per i brand italiani nel mercato saudita?

Il potenziale per i brand italiani è ampio e in piena espansione: dallo sportswear al footwear, dalle attrezzature per le discipline individuali e di squadra fino agli articoli per il lifestyle e il tempo libero. Tutto ciò che ruota attorno a innovazione, design, sostenibilità e servizio integrato trova oggi spazio in Arabia Saudita: le istituzioni locali stanno promuovendo progetti di investimento diffusi su larga scala – nuovi distretti sportivi, riqualificazione urbana, resort e aree turistiche che richiedono prodotti e servizi trasversali, dalle discipline outdoor ai grandi eventi, dalla scuola ai centri commerciali e alle strutture hospitality. In questa fase così dinamica, la fiera Saudi Lifestyle Week si conferma lo strumento fondamentale per intercettare questi trend, anticipare i bisogni reali e sviluppare relazioni stabili con operatori, distributori e investitori che cercano partner affidabili con una visione di lungo periodo.

Guardando al futuro, su quali strategie punterete per rendere la fiera un appuntamento stabile e attrattivo per le aziende italiane? In che modo Honegger intende supportare le imprese interessate a questo mercato?

La prossima edizione vedrà un’espansione dell’offerta e nuovi investimenti, con l’obiettivo di consolidare Saudi Lifestyle Week come hub per la business community internazionale. Introdurremo eventi esperienziali, presentazioni e sfilate per valorizzare gli espositori e coinvolgere buyer e professionisti selezionati. Stiamo finalizzando partnership più strutturate con istituzioni e operatori locali, ampliando formazione, consulenza e servizi advisory. Con oltre 50 anni di esperienza, Honegger opera globalmente da Milano, Düsseldorf, Parigi e Londra, offrendo un modello integrato che va dalle ricerche di mercato alla realizzazione di format innovativi. Crediamo che il mercato saudita, con il suo ritmo di crescita e gli investimenti nel lifestyle, rappresenti una piattaforma di sviluppo per chi ha visione e continuità. Saudi Lifestyle Week rimarrà un catalizzatore di opportunità e innovazione: Honegger vuole restare il punto di riferimento per le aziende italiane ed europee che puntano a posizionarsi in modo credibile e competitivo, premiando chi investe sin da subito con un approccio strutturato e su misura.

CONNESSIONI VERTICALI

Per il secondo appuntamento della rassegna Mountains of Milano, Vibram ha organizzato una giornata ad arrampicare sul Gruppo Campelli, tra le vie aperte da Vitale Bramani di Benedetta Bruni

Mountains of Milano, la rassegna di eventi di Vibram che celebra il legame tra città e montagna, per il suo secondo appuntamento “Tracing the Origin” è uscita dal contesto urbano per approdare allo Zuccone Campelli, in Valsassina, e ripercorrere i luoghi cari al fondatore Vitale Bramani. Il 16 ottobre – in un’escursione a cui abbiamo partecipato anche noi di Outdoor Magazine – il gruppo, guidato dall’alpinista e atleta Vibram Matteo Della Bordella e supportato dal Vibram Tester Team, ha scalato sulla roccia di un gruppo montano storico, che ospita una via aperta proprio dallo stesso Bramani e dal maestro e cognato Eugenio Fasana. Un modo per ricordare e onorare Milano e le montagne limitrofe, ossia la fonte di ispirazione per le creazioni di Bramani e i valori che ancora oggi guidano l’azienda.

MOUNTAINS OF MILANO

_Iniziative come questa sono rilevanti perché negli ultimi tempi andare in montagna sembra essersi standardizzato [...] Vibram invece permette di conoscere quella autentica, non frequentata dalle masse

Matteo Della Bordella, alpinista

Attraverso escursioni, installazioni, eventi e conferenze, da ottobre 2025 a gennaio 2026 Vibram percorrerà Milano e le Alpi per evidenziare il profondo legame che c’è tra queste due anime apparentemente distanti e che hanno a loro volta ispirato Vitale Bramani: a partire dalla fondazione del primo negozio in via della Spiga, alla creazione della suola Carrarmato nel 1937 dopo aver perso sei compagni di cordata sulla Punta Rasica in Val Bregaglia, fino alla consacrazione del suo prodotto con la conquista italiana del K2 nel ’54, dove la spedizione guidata da Ardito Desio – la stessa del caso Bonatti – calzava scarpe Dolomite con suola Vibram. Milano nasconde un sottobosco di alpinisti e impensabili appassionati di montagna che, esattamente come Bramani un tempo, colgono ogni buona occasione per avvicinarsi alle cime che nei giorni tersi si vedono tra lo skyline meneghino: le Grigne, il Resegone, più in generale le Prealpi orobiche.

TRACING THE ORIGIN

In questo contesto, l’evento Tracing the Origin al Gruppo Campelli ha voluto testare in ambiente l’utilizzo di scarpette da arrampicata con suola

Vibram, sulla roccia che ha frequentato Bramani, in un luogo legato all’alpinismo milanese degli Anni ’20 e ’30. Il Vibram Tester Team presente ha messo a disposizione le calzature e spiegato tutte le specifiche dell’ingredient brand e come sia, di fatto, concepito proprio su queste pareti. Alcune Guide Alpine hanno inoltre supervisionato il gruppo partecipante, che univa il mondo urbano e quello montano: accanto a esperti di settore, persone provenienti dall’arte, la moda e il lifestyle, a sancire la molteplicità dell’ottagono giallo, versatile ma pur sempre col cuore alpino. A condurre il gruppo Matteo Della Bordella, che ha raccontato la sua esperienza in queste zone e ha ricordato le imprese di Vitale. “Le Grigne sono per me un luogo significativo: facendo parte dei Ragni di Lecco sono la palestra di casa, le montagne che ho sempre frequentato”, ha detto l’alpinista, che a 15 anni ha scalato il suo primissimo multipitch da primo proprio in questa zona, alla Rocca di Baiedo (via Solitudine). E riguardo Mountains of Milano: “Iniziative come questa sono rilevanti perché negli ultimi tempi andare in montagna sembra essersi standardizzato, viene fatto solo in un certo modo e in certi luoghi, dove vanno tutti. Vibram invece permette di conoscere quella autentica, non frequentata dalle masse. Una montagna fatta di alpinisti come era Vitale Bramani, ma che si può vivere anche in modo semplice e a contatto diretto con un mondo che, sebbene vicino, tante persone non conoscono. È un bel messaggio questo. Bisogna far scoprire altri modi di vivere la montagna, dove non è tutto o bianco o nero: si può avere un approccio più esplorativo, uscendo dai posti più frequentati. È ancora di più un portare le montagne dentro Milano”.

© Mattia Rizzi
Matteo Della Bordella alla guida del gruppo

10 MILA CLIMBER ALL’INSEGNA DEL ROCK THRILL

La 38sima edizione di Rock Master è stata brivido verticale a 360°. Appassionati da 50 Paesi si sono ritrovati ad Arco dal 17 al 19 ottobre per vedere gli atleti, ma non solo. Ondra campione per l’ottava volta di Tatiana Bertera

Il 2025 sarà un anno da ricordare per Rock Master e per i suoi sostenitori da tutto il mondo. Tre giornate di grandi emozioni nelle quali alle tradizionali e iconiche gare (Rock Master Duel e KO Boulder) si sono affiancati un gran numero di talk e attività che hanno saputo appassionare 10mila persone provenienti da 50 Paesi. All’interno degli spazi del Climbing Stadium e del Village, innanzitutto, ma non esclusivamente: un evento diffuso anche per le vie della cittadella di Arco, con iniziative come il Climbin’ Espresso, che ha ospitato i campioni Adam Ondra, Filip Schenk e Laura Rogora. Un ricco programma con eventi di intrattenimento per tutte le giornate del festival quello messo in piedi dal comitato organizzatore Rock Master 20.20 e Garda Dolomiti Spa, ad accesso libero e, nel caso delle competizioni, trasmesso in diretta su RAI Sport.

LE GARE

Una tre giorni che ha preso il via venerdì 17 nel pomeriggio con le prove per il Duel, che si è poi svolto nella serata. Sabato alle 10 le prove del KO Boulder, andato in scena, con i suoi quattro round, alle 20. Alle 15, novità di quest’anno, ha preso il via la FASI Chronos Clash: prova speed riservata agli atleti U17 e U19 della Nazionale italiana e del Campionato italiano giovanile. Dietro alle quinte di Duel e KO Boulder, come sempre, il fondatore, memoria storica e direttore di gara Angelo Seneci. Adam Ondra, leggenda vivente dell’arrampicata che detiene il maggior numero di vittorie a Rock Master, non ha tradito la sua fama conquistando il Duel per l’ottava volta, battendo nella finalissima un brillante Filip Schenk impegnato a difendere - senza successo - la vittoria dello scorso anno. Al femminile la statunitense Brooke Raboutou, già argento olimpico, ha avuto la meglio sull’austriaca Jessica Pilz. Una curiosità sulla Raboutou: 36 anni fa a vincere ad Arco fu suo padre, qualche anno dopo la dea della vittoria baciò anche sua madre. Nel KO Boulder vittoria della due volte campionessa olimpica Jania Garnbret, che non ha rivali e chiude tutti i quattro blocchi al primo tentativo. Nella gara maschile trionfo per il tedesco Jannick Flohè.

PER GRANDI E PICCOLI

I grandi campioni vanno motivati sin dalla più tenera età e Rock Master questo lo sa bene. Oltre alla possibilità di interagire direttamente con i loro “spider eroi”, per i più giovani è stata allestita un’area Kids con parete dedicata per prendere confidenza con prese e vie, attività di slack line e skateboard dove allenare equilibro e coordinazione. Grande successo anche per The Fun Bloc, raduno boulder amatoriale organizzato nell’area blocchi del Climbing Stadium e al quale hanno partecipato circa 150 climber. Apprezzata anche Climbing with the Champ, l’esperienza in cui gli appassionati hanno potuto scalare in parete insieme a Stefano Ghisolfi.

PARLA ANGELO SENECI, ideatore, memoria storica dell’evento arcense e direttore di gara

“UN SUCCESSO QUASI INASPETTATO. ROCK MASTER È INNOVAZIONE NELLA CONTINUITÀ”

Rock Master: 38 anni di storia che tu hai vissuto fin dall’inizio. Come commenti? Non posso essere che orgoglioso di una storia lunga 38 anni, che continua tuttora. L’evento più longevo della storia dell’arrampicata sportiva, che ha accompagnato la mia vita per quasi quattro decadi. Che ha contribuito in modo importante non solo all'evoluzione dello sport arrampicata ma anche alla trasformazione socio-economica della città di Arco.

Cosa ne pensi del nuovo format andato in scena, per la prima volta, quest’anno? Il nuovo format che va oltre l'evento sportivo, affiancando momenti dedicati alla community allargata dell’arrampicata, dagli appassionati ai semplici spettatori, ha riscosso un successo per me quasi inaspettato. Sono veramente rimasto sorpreso dalla grande partecipazione su tutte le tre giornate. Grande non solo in termini numerici ma anche di condivisione, sottolineando ancora di più la vocazione di Arco come Home of Climbing. Un'occasione per gli appassionati “di vivere gli atleti” al 100%, non solo incoraggiandoli e acclamandoli nei momenti di gara, ma vivendo insieme a loro l'intera giornata, nel dopo gara, nel climbing village, nelle vie e nelle piazze attraverso una serie di eventi collaterali “piccoli” ma pieni di forza e profondamente sentiti dal pubblico. Il nuovo format, fortemente voluto e che ha potuto concretizzarsi solo grazie alla forte ed indispensabile presenza di Garda Dolomiti Spa, che ha creduto in Rock Master e ne ha fatto uno dei suoi eventi bandiera. Un ingaggio corale di tutto il giovane team di Garda Dolomiti Spa, che ha lavorato all'evento con una partecipazione che è andata oltre il semplice impegno professionale.

Come vedi, alla luce di oggi, il futuro di questo evento?

Rock Master si è sempre caratterizzato per forti step di innovazione nella continuità. Nel 2000 lanciammo il nuovo format di gara con il Duello e KO Boulder, ma il 2025 ha aggiunto sicuramente un nuovo gradino per rispondere alle aspettative di un mondo di appassionati che è enormemente cresciuto e cambiato. Rock Master 20.20 SSD sta già lavorando con Garda Dolomiti Spa alle edizioni future con nuove importanti idee per i prossimi decenni.

BRAND PRESENTI AL VILLAGE

La Sportiva, Grivel, Parvat, Whise, Vertics, Rock Experience con la capsule Spaghetti Boulder, La Methode, Davos, Lazy Ghost, Brazz, Faza, Sens e Rupe.

© Emiliano Villani
Adam Ondra, campione Rock Master Duel

IN BUONE MANI

Con una storia quasi centenaria, Hestra produce guanti in famiglia da quattro generazioni.

Dalla Svezia al mondo, l’azienda tramanda un heritage artigianale e una propensione alla durabilità di Benedetta Bruni

Fondata nel 1936 da Martin Magnusson e situata nell’omonima città in Svezia, da ormai quattro generazioni Hestra si occupa di guanti come un affare di famiglia, ma con uno sguardo internazionale: un binomio che permette di avere il completo controllo della catena produttiva e che assicura al contempo un alto livello di qualità, trasparenza e responsabilità sociale e ambientale. Sia il design che lo sviluppo trovano casa nell’headquarter svedese, i guanti sono prodotti negli stabilimenti di proprietà ed è l’azienda a occuparsi dell’approvvigionamento diretto di pelli, tessuti, lana e altri materiali. Una storia ricca di heritage, dove l’expertise e l’artigianalità vengono coltivate e tramandate tra i Magnusson da quasi 100 anni. Con l’apertura di una pista da sci nella montagna Isaberg proprio nella città di Hestra, l’azienda nel 1938 ha convertito ufficialmente la produzione, prima orientata ai taglialegna e, ha iniziato a dedicarsi all’outdoor, al lavoro e al lifestyle, con un respiro più internazionale. Oggi, invece, il brand produce oltre 2,2 milioni di paia di guanti all’anno, nel 2022 impiegava 652 dipendenti – di cui 537 donne – e può contare su una rete commerciale fatta di agenti, distributori e retailer diffusa in oltre 40 Paesi.

I GUANTI HESTRA: DURABILITÀ E SOSTENIBILITÀ

La promessa di Hestra è tanto semplice quanto essenziale: fare dei guanti che durino. Creare dei compagni di avventure affidabili, che possano resistere a lungo quando si fa sport. Per questo la qualità e la durabilità sono elementi fondamentali per il marchio, a partire dalla fase di progettazione. Lo sviluppo del prodotto è fatto di piccoli passi e miglioramento continuo, si producono materiali naturali come pelle e lana, e tra questi si scelgono solo quelli funzionali, già impiegati o ampiamente testati nei laboratori interni all’azienda. Hestra si basa inoltre su un

sistema che segue il classico principio del layering (sottoguanto, base e guscio), che permette di regolare la temperatura a seconda delle condizioni atmosferiche e il tipo di attività. Oltre al comfort, questa soluzione offre diversi vantaggi: i clienti, per esempio, hanno bisogno di meno modelli per fare più attività grazie alle varie combinazioni possibili. Senza menzionare i vantaggi in termini di sostenibilità: i sottoguanti sono lavabili e a rapida asciugatura, i guanti sono riparabili, e anche l’interno può essere rimosso, lavato e sostituito. Infine, tutti i prodotti pensati per l’attività sportiva vengono testati sul campo da atleti e professionisti del settore, nelle condizioni più aspre ed esigenti, per raccogliere i feedback necessari e migliorare gli articoli quando necessario.

HESTRA ACCOGLIE IL NUOVO PARTNER IN ITALIA: SUADEMUS

Hestra è distribuita in Italia dall’agenzia Suademus: con Peter e Lukas, l’azienda svedese acquisisce due professionisti del settore con una lunga esperienza che da molti anni rappresentano marchi come Montura e Orage. Lo showroom rinnovato a Bolzano è da tempo un punto di riferimento per i marchi outdoor e sportivi di alta qualità, e diventa ora anche la nuova casa di Hestra in Italia. Insieme a Suademus, il brand intende rafforzare ulteriormente il suo sviluppo nel mercato nazionale. Per questo motivo Hestra sarà presente alla prossima edizione di Prowinter con uno stand dedicato.

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Quando l’alta tecnicità del tessuto MATRYX® Technology incontra la creatività del team R&S di Petzl, nasce WHISPER, una nuova imbracatura rivoluzionaria pensata per offrire le massime prestazioni agli alpinisti e scalatori più esigenti. Con WHISPER, nessuna via è impossibile! www.petzl.com © 2024 - Petzl Distribution - Marc Daviet - Kalice * Prima imbracatura da arrampicata con tecnologia MATRYX ** Prova la differenza

IL FUTURO È TRACCIABILE

Il Digital Product Passport, obbligatorio entro il 2027, assicurerà trasparenza, monitoraggio e nuove opportunità per le imprese europee

A partire dal 2027 entrerà in vigore l’obbligo di associare a diversi prodotti un Passaporto Digitale Europeo. L'obiettivo è quello di fornire loro un'identità univoca collegata a una o più fonti di dati e fornire informazioni legate al loro ciclo di vita come origine, composizione, durabilità, opzioni di riparazione e smontaggio e riciclabilità dei diversi componenti. Un cambiamento importante in termini di trasparenza e tracciabilità dei prodotti, e al contempo fondamentale per promuovere la sostenibilità e l'economia circolare.

In questo senso, il Digital Product Passport (DPP) rappresenta uno dei pilastri più ambiziosi del nuovo quadro europeo per la sostenibilità dei prodotti. Dietro a questa idea si cela una trasformazione profonda: la trasparenza come leva competitiva. In un mercato in cui le filiere sono sempre più complesse e globalizzate, poter dimostrare in modo tracciabile l’impatto ambientale e la conformità normativa dei prodotti diventa un fattore strategico, non solo etico.

IL QUADRO NORMATIVO:

DALL’ESPR AI PRIMI ATTI DELEGATI

La cornice legislativa del DPP è l’Ecodesign for Sustainable Products Regulation (ESPR), approvata nel 2024. La norma estende i principi dell’ecodesign a una vasta gamma di beni, introducendo il passaporto digitale come strumento trasversale per promuovere la circolarità. L’ESPR prevede che la Commissione Europea, attraverso atti delegati, definisca progressivamente le categorie di prodotto interessate e i requisiti informativi specifici. I primi settori coinvolti saranno tessile, elettronica, batterie e costruzioni, considerati prioritari per impatto ambientale e potenziale di innovazione. In parallelo, gli organismi di standardizzazione europei (CEN e CENELEC) stanno lavorando per sviluppare formati dati, infrastrutture digitali e protocolli interoperabili, con l’obiettivo di evitare soluzioni frammentate o proprietarie. Tra il 2025 e il 2027 si prevede l’entrata in vigore dei primi obblighi operativi. Il 2025, in particolare, rappresenta un anno di transizione cruciale, in cui le aziende devono iniziare a strutturare i propri sistemi di raccolta e gestione dei dati ambientali e di filiera.

SFIDE OPERATIVE

E CULTURALI PER LE IMPRESE

L’adozione del DPP non sarà un semplice adempimento tecnico, ma un vero e proprio cambio di paradigma gestionale. La sfida più immediata riguarda la qualità e la tracciabilità dei dati: molte imprese, soprattutto PMI, non dispongono ancora di strumenti digitali in grado di monitorare in modo

sistematico la composizione dei materiali, la provenienza delle componenti o la durata dei prodotti. A questo si aggiunge il tema dell’interoperabilità. Il DPP richiede una catena di dati continua e condivisa: produttori, fornitori, riciclatori e rivenditori dovranno dialogare attraverso sistemi compatibili. Senza un’adeguata standardizzazione, il rischio è creare barriere tecnologiche e costi eccessivi, vanificando lo scopo della misura. Non meno rilevante è la questione della gestione delle informazioni sensibili. Le imprese dovranno decidere quali dati rendere pubblici e quali limitare all’accesso di partner o autorità, bilanciando la trasparenza con la tutela del know-how industriale. Questo comporta la definizione di nuove policy interne e l’integrazione di competenze digitali e legali.

LE OPPORTUNITÀ: COMPETITIVITÀ, INNOVAZIONE

E NUOVI MODELLI DI BUSINESS

Accanto alle difficoltà, il DPP apre un ventaglio di opportunità strategiche. Le aziende che si muoveranno per tempo potranno sfruttare il passaporto digitale per differenziarsi sul mercato, offrendo prodotti tracciabili, sicuri e conformi alle nuove aspettative di consumatori e stakeholder. Il DPP diventa così un abilitatore di nuovi modelli circolari: facilitando il riuso, la riparazione e il ricondizionamento, permette di creare servizi post-vendita più efficienti e di valorizzare materiali e componenti a fine vita. In prospettiva, potrà favorire la nascita di ecosistemi digitali in cui i dati di prodotto alimentano piattaforme di logistica inversa, mercati secondari e servizi di certificazione. Per molte imprese, inoltre, il percorso di adeguamento al DPP sarà l’occasione per ottimizzare i propri processi interni, digitalizzare la supply chain e migliorare la gestione delle informazioni ambientali. In un contesto in cui la finanza sostenibile e gli appalti pubblici green premiano la trasparenza, il DPP potrà diventare un asset di reputazione e di business.

In conclusione, la trasformazione portata dal Digital Product Passport va oltre la conformità normativa. È un invito a ripensare la relazione tra prodotto, dati e valore. Le imprese che sapranno affrontarla con una strategia integrata, combinando tecnologia, sostenibilità e governance, si troveranno in posizione di vantaggio nella futura economia circolare europea. Il DPP, in fondo, non è solo uno strumento tecnico: è un nuovo linguaggio comune tra industria, mercato e ambiente. E come ogni linguaggio, potrà rivelarsi tanto più potente quanto più sarà compreso, condiviso e messo in pratica da chi produce, innova e decide ogni giorno.

© Mattia Rizzi
Elisa Flamini, head of sustainability di Green Media Lab
BIO Dal 2022 guida il dipartimento Sostenibilità di Green Media Lab, dopo un MBA in Sustainable Businesses and Green Energy e otto anni di esperienza nel Trade Marketing in aziende come Dyson e Reckitt Benckiser

MONTAGNE E CITTÀ, DISTANZA OLIMPICA

Gli incontri organizzati da Patagonia a Milano e Cortina accendono il dibattito sul futuro dei territori alpini: tra cambiamento climatico, infrastrutture mancate e visioni che faticano a incontrarsi di Sara Canali

“Quali futuri per le nostre montagne?” è la domanda che ha animato i due incontri organizzati da Patagonia il 16 e 17 ottobre, rispettivamente a Milano e a Cortina, per discutere sfide e opportunità della montagna contemporanea in vista delle Olimpiadi invernali 2026. Outdoor Magazine ha partecipato all’appuntamento meneghino, ospitato da Combo in Ripa di Porta Ticinese e moderato da Duccio Facchini, giornalista e direttore della rivista indipendente Altreconomia. Tra gli ospiti: Giorgia Garancini, coordinatrice di Protect Our Winters Italia; Grammenos Mastrojeni, segretario generale aggiunto dell’Unione per il Mediterraneo e docente specializzato in ambiente e geostrategia; e Tommaso Goisis, esperto di politiche urbane e attivismo sociale.

L’IMPATTO AMBIENTALE E SOCIALE

SULLE COMUNITÀ DI MONTAGNA

Tra i temi più urgenti è emerso quello del crescente afflusso turistico in alta quota e del parallelo spopolamento delle valli. “Le montagne sono uno degli ecosistemi più esposti ai cambiamenti climatici e condividono con le dune il fatto che, quando i parametri superano un limite, il sistema non riesce più a mantenere la sua struttura originaria: collassa o si trasforma in qualcos’altro”, spiega Mastrojeni. Spesso, però, si dimentica che la fusione dei ghiacciai non riguarda solo l’ambiente o la biodiversità, ma è strettamente connessa alla vita delle persone. “In montagna ci sono comunità il cui lavoro è profondamente legato al territorio, non solo per l’agricoltura, ma anche per il turismo che ha grande valore economico e per la produzione di energia. Se alcune condizioni vengono a mancare, queste persone sono costrette a lasciare le proprie case, con un impatto significativo sulle valli”. Negli ultimi anni si è avvertita una crescente pressione per contrastare lo spopolamento, e sempre più politiche cercano di prevenire questa migrazione interna. “Le comunità montane sono molto frammentate, ma se consideriamo tutti i Paesi del bacino mediterraneo,

Grammenos Mastrojeni, segretario generale aggiunto dell’Unione per il Mediterraneo

possiamo stimare circa 900 milioni di persone che potrebbero migrare dalle terre alte. Se pensiamo agli arrivi di milioni di siriani che hanno messo in crisi l’accordo di Schengen, possiamo capire come nuove ondate migratorie possano rappresentare una minaccia reale per la stabilità della regione”. Non solo: le comunità di pianura dipendono dall’acqua che arriva dai ghiacciai e, allo stesso tempo, subiscono gli effetti dell’innalzamento dei mari, che causa la salinizzazione delle falde e dei delta fluviali. Sempre più persone rischiano quindi di avere accesso a sempre meno acqua. “Dobbiamo allargare lo sguardo anche oltre il bacino mediterraneo”, aggiunge Mastrojeni, “e guardare a una delle zone più critiche: i ghiacciai dell’Himalaya. Da quelle acque dipende la sopravvivenza di milioni di persone in Paesi come India, Pakistan, Cina e Russia, tutte potenze nucleari che potrebbero vedere questa risorsa come motivo di conflitto”. Secondo Mastrojeni, in Europa tendiamo a considerare la fusione dei ghiacciai come un problema estetico, senza renderci pienamente conto del suo forte impatto sociale, economico e culturale.

PARLA TOMMASO GOISIS, attivista dell’associazione Sai che Puoi “ANCHE

IN CITTÀ SERVE UNA VISIONE”

“In generale, i grandi eventi possono essere dei catalizzatori di cambiamento positivo nei territori che li ospitano. Dovrebbero essere occasioni per lasciare un’eredità concreta: migliorare le infrastrutture, ripensare la mobilità, restituire spazi più vivibili ai cittadini”. Goisis cita l’esempio dei Giochi di Parigi 2024, quando la città ha sfruttato l’evento sportivo per accelerare la rete ciclabile e rendere balneabile la Senna, grazie a un investimento oneroso ma necessario. “La balneabilità è un tema che si intreccia con il cambiamento climatico e con la qualità dell’ambiente urbano: riportare i cittadini in contatto con i propri spazi naturali è un segnale fortissimo”. Il confronto con Milano-Cortina 2026, però, evidenzia un’altra storia. “Per quanto riguarda Milano, si è parlato solo di ascensori nelle metropolitane, ma non c’è stata quella spinta su ciclabilità, pedonalizzazione o trasporto pubblico che un evento di questa portata avrebbe potuto attivare. Durante Expo 2015, pur con tutti i suoi limiti, c’è stato un progetto simbolo: la riapertura della Dar-

sena, che ha restituito alla città un luogo identitario. Oggi, a Milano, manca un progetto bandiera delle Olimpiadi. La narrazione è concentrata su criticità e ritardi, e questo è un segnale preoccupante”.

Secondo un dato diffuso da Protect Our Winters, circa l’80% degli investimenti per i Giochi è stato destinato al potenziamento del trasporto su gomma, non alle ferrovie o alla mobilità pubblica. “Le Olimpiadi Milano-Cortina potevano essere un’occasione per unire città e montagne, due mondi che oggi comunicano poco. Il modello dominante resta quello delle seconde case, ma si sarebbe potuto investire in un trasporto pubblico più efficiente, per collegare territori e comunità e favorire flussi turistici più diffusi e sostenibili. Si poteva immaginare un legame con le università, con il lavoro da remoto, con una fruizione più lenta del territorio. Non è solo una questione di infrastrutture, ma di visione: capire che lo sviluppo passa anche dal modo in cui viviamo e condividiamo i nostri spazi”.

LA CIMA CHE SFIDA I LIMITI

Il sogno del Grand Capucin

foto e testo di Urko Carmona Barandiaran

Il Grand Capucin, imponente obelisco di granito di quasi 4.000 metri situato nel cuore del massiccio del Monte Bianco, è una sfida che richiede il meglio da ogni alpinista. Le sue pareti vertiginose e la durezza delle vie lo rendono una meta da sogno per chiunque voglia mettere alla prova i propri limiti. Ed è proprio questo tipo di sfida a risuonare nella mia filosofia di vita, che vede l’arrampicata non solo come sport, ma come ricerca di libertà e modo di vivere il presente.

UNA SALITA IMMAGINATA, UN’IMPRESA REALE

L’ascensione al Grand Capucin non figura nel mio palmarès ufficiale, ma quando mi rivedo su quella cima ripercorro un’ennesima storia di impegno e perseveranza. La salita non comincia ai piedi della parete, dove il silenzio del ghiacciaio è rotto solo dal vento e dal crepitio del ghiaccio sotto i ramponi e le stampelle. Comincia quattro giorni prima, dopo aver scalato diverse vie in autonomia con il mio compagno Guillermo Forte sulla parete dell’Aiguille de Blaitière. Decidiamo di spostare il campo e puntare all’obiettivo più ambito: il Grand Capucin. Sbarchiamo a Punta Helbronner, ci equipaggiamo, ci leghiamo in cordata, carichiamo pesanti sacchi con l’essenziale e percorriamo la sottile traccia sul ghiacciaio per oltre due chilometri e mezzo. Ogni passo è una prova di equilibrio ed esperienza: la perdita di una gamba non è un ostacolo, ma una condizione che mi spinge a perfezionare la tecnica, trovare nuovi equilibri e fiducia nelle mie forze.

LA DANZA DEL GRANITO: VIA “LES SUISSES”

L’aria è sottile, gelida, quasi da mordere. Sento la pressione dell’imbrago sul corpo e il freddo della roccia sotto le mani. Il Grand Capucin si erge come un titano di granito, imponente e sfidante. La mente si svuota, concentrata solo sul prossimo appiglio, sul movimento successivo. Ho imparato a leggere la roccia in modo diverso: non come una limitazione, ma come un dialogo con la montagna. Quando la parete diventa verticale, il mondo si riduce alla roccia. Tutto il resto scompare — il rumore della città, i pensieri, le preoccupazioni. In quel momento esistono solo il Grand Capucin e la cordata. Ogni minima asperità diventa un punto d’appoggio prezioso; ogni gesto è un dialogo con la gravità. Un passaggio particolarmente tecnico rimane impresso: la roccia scivolosa, gli appigli minimi, la voce del mio compagno che incoraggia. La gamba amputata che si muove libera, mentre il corpo cerca la perfetta tensione per il passo successivo. È lì che sento la vera libertà: non la presenza di un limite, ma la capacità di superarlo. Infine, la cima. Un sorriso, la luce

L'AUTORE

Urko Carmona Barandiaran. Nato a Barcellona nel 1981 — per dire di essere nato da qualche parte — mi considero cittadino del mondo, ma senza la libertà di un uccello che non ha bisogno di documenti per viaggiare. Fin da piccolo i miei genitori hanno cercato risposte a domande profonde: “Chi siamo? Dove andiamo?”. Queste domande portarono la mia famiglia, nel 1987, in India, dove frequentai per tre anni una scuola tradizionale che formò la mia base morale e spirituale. Tornati in Spagna, viaggiammo ancora per diversi anni fino a stabilirci in un piccolo paese di Alicante. La mia passione e via di fuga è sempre stata la natura: ne ero affascinato — gli animali, le piante, i fiumi e le montagne. Mio padre, anche lui scalatore, era amico di Juan Martí, un alpinista avventuroso che ci venne a trovare quando avevo 14 anni. Fu lui a portarmi per la prima volta su una via classica dell’imponente Peñón de Ifach, una parete di 300 metri che sorge sul mar Mediterraneo. Quel giorno mi segnò per sempre, da allora seppi cosa volevo diventare: uno scalatore. Persi la gamba destra in un incidente stradale, ero ancora un adolescente. Da quel momento cercai di ridefinire cosa significhi per me raggiungere una cima: inseguire un sogno con forza e cuore. Il mio spirito, il mio profondo legame con la natura, mi hanno permesso di superare barriere fisiche e mentali, rendendomi tre volte campione del mondo e, spero, fonte d’ispirazione per qualcuno.

del sole, la vastità del Monte Bianco intorno a noi. Non è una vittoria sulla montagna, ma con la montagna. Lei ci ha accolti, e noi le abbiamo offerto impegno e rispetto.

OLTRE LA CIMA

Ogni presa, ogni movimento rappresenta il culmine di un lungo percorso di adattamento e crescita. Non è solo arrampicata, ma una danza con la gravità, una testimonianza della resilienza umana. Seduto in cima, guardo l’orizzonte. I pensieri diventano limpidi. Ripeto il mio mantra: “Vita semplice, pensiero elevato”. In quel momento, tutto trova senso. La vera cima non è la roccia conquistata, ma il cammino interiore che mi ha portato fin qui. È il compimento di un viaggio di accettazione e superamento. E so che, anche se la discesa sarà difficile, la partita più importante è già vinta: ho dimostrato che passione e perseveranza sono le corde più forti per scalare qualsiasi parete che la vita ci metta davanti. Le vette più alte non sono sempre quelle geografiche, ma quelle che si raggiungono con il cuore.

Montura People è la rubrica del brand per Outdoor Magazine. Uno spazio per le persone, la gente di Montura. Chiunque si senta in qualche e qualsiasi modo affine ai valori dell’azienda, parte della sua community. Qui vengono raccolte le loro storie affinché possano ispirarne altre.

I premiati dell'edizione 2023

CORTOMETRAGGI E GIOVANI TALENTI

In occasione della Giornata Internazionale della Montagna dell'11 dicembre, torna il festival-concorso CortAlp. Parla l'ideatore Aldo Faleri di Sara Canali

In occasione della Giornata Internazionale della Montagna, torna all’Auditorium Testori presso Palazzo Regione Lombardia il festival/concorso dei cortometraggi di montagna CortAlp. Organizzata da ALPI+MILANO in collaborazione con Regione Lombardia, con i partner Politecnico di Milano, Club Alpino Italiano e Confartigianato Imprese Lombardia, la quarta edizione di CortAlp mette in luce i lavori di studenti e videomaker under 30 degli atenei nazionali e internazionali più prestigiosi nel campo del design, della comunicazione e della grafica. Ne abbiamo parlato con Aldo Faleri, docente di Design Alpino alla Scuola del Design del Politecnico di Milano e ideatore del progetto.

Cos’è CortAlp e com’è nato?

CortAlp, acronimo di Cortometraggi Alpini, è un concorso con relativo festival che vuole indagare, attraverso la tecnologia del video, le complessità dell’ambiente alpino, le sue trasformazioni, le sue genti e il suo futuro. Nasce durante il corso di Design Alpino alla Scuola del Design del Politecnico di Milano, su mia idea, come strumento digitale di comunicazione dei progetti sviluppati dagli studenti di prodotti e servizi per la montagna. Inoltre, CortAlp ospita il collegato Premio "Manlio Armellini" per i giovani designer appassionati di Montagna come il Patron del Salone del Mobile a cui è dedicato e sostenuto da Armida Armellini con Adalberto Muzio.

Perché questo festival?

Ho voluto che questo festival, di cui sono anche curatore e responsabile organizzativo, diventasse l’atto conclusivo del concorso nato dall’accordo tra il Politecnico di Milano e il CAI Centrale, nelle persone del preside della Scuola del Design Francesco Zurlo e del presidente Antonio Montani, anch’egli ex studente del prestigioso ateneo. L’obiettivo è premiare i migliori video originali, autoprodotti con

strumenti amatoriali. Il concorso vuole diventare sempre più una piattaforma d'incontro e scambio tra contenuti e stili dei tanti videomaker italiani e stranieri.

Come sono andate le scorse edizioni? Ci dai qualche numero?

La scorsa edizione ha visto la partecipazione di due università: il Politecnico di Milano e quello di Torino, ciascuna con le proprie specificità. Il primo più votato al design e alla comunicazione, il secondo all’architettura della montagna. In questi anni, i numeri sono stati incoraggianti: circa 100 corti, con la partecipazione di oltre 50 video maker e un pubblico complessivo di circa 1.000 spettatori nelle tre edizioni.

Quali sono le maggiori novità di questa edizione?

La IV edizione presenta nuove sezioni e importanti testimonial della montagna, che si presenteranno con i loro corti per un confronto di temi e stili creativi. Ci saranno i video degli artigiani delle Alpi lombarde, con le loro specificità storicoproduttive, e i giovani under 30 usciti da università internazionali, come la Michigan University, oltre a studenti Erasmus di Perù, Cina e Svizzera, e naturalmente i giovani video designer del Politecnico di Milano. Completano la serata le suggestive cantate alpine del coro SIBS di Milano e i cortometraggi dei testimonial.

Quale sarà la location e quanti corti saranno proiettati?

Come lo scorso anno, la location è l'Auditorium Testori presso Regione Lombardia, che ha accolto con grande interesse la proposta, a conferma del suo sostegno al progetto. Saranno oltre dieci i corti in programma nelle diverse sezioni, dalle 20:00 alle 23:00, con canti alpini natalizi il tutto con ingresso libero e gratuito previa la registrazione obbligatoria su cortalp.it.

Quali temi sulla montagna vengono trattati con maggiore urgenza?

In gran parte, forse anche a causa dell’eccessiva spettacolarizzazione della montagna come palestra di performance sportive, i giovani preferiscono raccontare temi legati all’ambiente e al paesaggio e alla loro salvaguardia. Raccontano storie intime, personali e introspettive, in punta di piedi, con grande rispetto e con l’intento di valorizzare qualcosa di prezioso e fragile.

Come i giovani guardano e vedono la montagna?

I giovani si interrogano sul futuro del pianeta e, nello specifico, delle montagne, dove molti praticano attività ludico-ricreative o vivono parzialmente, muovendosi poi in città per gli studi universitari. Considerano interessante la proposta di “raccontare” la loro montagna, con obiettivi liberi e creatività digitale originale. Vedono nelle montagne un territorio di sperimentazione importante, dove futuro, risorse, economie alternative, energie e natura possono convivere e trovare nuove strade di sviluppo.

Aldo Faleri, ideatore del progetto
Le Guide del Cervino con Armida Armellini, vicepresidente di Alpi+Milano Aps, all'edizione 2024

E TU CAMMINI IN SARDEGNA?

Noi lo abbiamo fatto, durante la quarta edizione di un progetto volto a promuovere il turismo lento e responsabile in un’isola che ha molto da offrire. Destinazione: il Cammino 100 Torri

di Sara Canali

Si tratta di un percorso di circa 1.284 km che si snoda lungo tutto il periplo dell’isola, raggiungendo le 105 torri costiere costruite tra il XVI e il XIX secolo. Il Cammino 100 Torri è organizzato lungo otto vie e tappe da percorrere in senso antiorario, con partenze possibili da qualsiasi città: Cagliari, Arbatax, Olbia, Castelsardo, Porto Torres, Alghero, Oristano e Carloforte. Noi ne abbiamo percorso un piccolo tratto durante la quarta edizione di Noi Camminiamo in Sardegna, la manifestazione promossa dal Ministero del Turismo e dall’Assessorato regionale al Turismo, con la collaborazione della casa editrice Terre di Mezzo e della fiera Fa’ la Cosa Giusta di Milano. Dal 28 settembre al 4 ottobre 2025, oltre 800 partecipanti tra cui camminatori, esperti, giornalisti, content creator, tour operator, autori e progettisti di cammini che hanno attraversato l’isola, percorrendo complessivamente più di 700 km, 55 comuni e toccando gli otto Cammini di Sardegna e le otto Destinazioni di Pellegrinaggio. Sedici gruppi di cammino hanno esplorato simultaneamente otto itinerari e otto destinazioni di pellegrinaggio, raccogliendo esperienze, emozioni e immagini di un’isola che ha molto da offrire.

IL NOSTRO CAMMINO

Abbiamo camminato per tre giorni lungo alcune tappe del Cammino 100 Torri, partendo da Capo Comino, raggiungibile in meno di un’ora dall’aeroporto di Olbia. La prima tappa si è sviluppata lungo 15 km costieri che ci hanno condotto alle spettacolari dune bianche, tra le più estese della costa orientale. L’arrivo a Posada ci ha fatto scoprire uno dei Borghi più belli d’Italia, arroccato su un colle calcareo alle pendici del Montalbo, con una vista che sembra una cartolina. Qui abbiamo visitato il Castello della Fava, una delle fortezze meglio conservate della Sardegna. La seconda tappa ci ha portato a Budoni, paese noto per la vivace proposta culturale. Per arrivarci abbiamo percorso strade forestali e tratti costieri, accompagnati da un vento costante che non ha mai disturbato. L’ultimo giorno il percorso ci ha condotto a Porto Ottiolu, uno dei porti turistici più attrezzati della Sardegna. Questo piccolo pellegrinaggio ci ha permesso di scoprire una Sardegna inedita, dove il mare non è l' unico protagonista: ci sono sco-

gliere, entroterra, paesi arroccati e la consapevolezza che il turismo può essere più autentico e rispettoso dell’ambiente e delle comunità locali. Il coronamento dell’edizione 2025 è stato il ritrovo di tutti i gruppi a Pula, per una festa finale simbolica e celebrativa. La sera del 3 ottobre, la Piazza del Popolo si è trasformata in palcoscenico con l’evento “I canti, le musiche, i territori”, condotto da Ambra Pintore e Ottavio Nieddu, che ha unito le voci dei camminatori, degli artisti e delle comunità locali in un racconto corale di identità e tradizione. Il giorno seguente tutti i partecipanti hanno percorso 10 km lungo il Cammino di Sant’Efisio, tra la chiesa di San Giovanni Battista e la chiesetta di Sant’Efisio a Nora, attraversando luoghi di fede, paesaggio e memoria.

L’EDIZIONE 2025

Il progetto ha coinvolto gli itinerari del Cammino Minerario di Santa Barbara, Cammino di San Giorgio Vescovo, Cammino di Santu Jacu, Cammino di Sant’Efisio, Cammino 100 Torri, Via dei Santuari e Cammino Francescano in Sardegna, a cui si è aggiunto il nuovo itinerario pilota del Cammino dei Beati, che attraversa i territori di Dorgali, Galtellì, Oliena, Orgosolo e Orosei. Protagoniste anche le Destinazioni di Pellegrinaggio: Borutta, Dorgali, Galtellì, Genoni-Gesturi-Laconi, Luogosanto, Orgosolo e Sant’Antioco, autentici borghi di spiritualità, accoglienza e memoria. Durante l’edizione 2025 è stata inaugurata la quinta tappa del Cammino di Sant’Efisio, un nuovo tratto di 10 km che porta il percorso complessivo a oltre 90 km, rafforzando il valore identitario e devozionale del cammino dedicato al santo più venerato dell’isola.

foto: “Claudia Terebinto per Noi camminiamo in Sardegna 2025. Cammino 100 Torri"

QUESTIONE DI COLLE

Dalla ricerca sui materiali ai processi di assemblaggio: così l'azienda Rekord, di proprietà del Gruppo M.G.M, unisce durabilità e rispetto per l’ambiente di Sara Canali

Dietro ogni scarpa ben fatta non ci sono solo tomaie, suole e sottopiedi. C’è un universo di materiali e processi chimici e meccanici che determinano comfort, resistenza e durata del prodotto. Parlare di calzature, infatti, significa entrare in un mondo fatto di competenze, know-how artigianale e maestria costruttiva. Se l’estetica cattura al primo sguardo, è spesso la colla, o meglio, le colle, a garantire che tutto resti insieme, anche nelle condizioni più difficili. Nel settore tecnico e outdoor, la sfida è doppia: servono adesivi capaci di resistere allo stress di idrolisi, agli sbalzi termici e alle sollecitazioni meccaniche, ma anche formulazioni sempre più sicure e a basso impatto ambientale. Oggi, il comparto calzaturiero europeo sta progressivamente riducendo l’uso di solventi volatili (COV) e spingendo verso soluzioni a base acquosa, in linea con le direttive dell’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA).

REKORD, TRA INNOVAZIONE E RESPONSABILITÀ

In questo scenario si inserisce Rekord, uno dei principali produttori europei di calzature tecniche e sportive, con sede in Romania e parte del Gruppo MGM dal 2022. L’azienda ha sviluppato una filiera produttiva che unisce prestazioni elevate e responsabilità ambientale, adottando due famiglie di colle differenti: a base acqua e a base solvente, impiegate in momenti specifici della lavorazione. Le prime vengono utilizzate per l’assemblaggio interno della tomaia come fodere, imbottiture, rivestimenti, dove cioè la priorità è il comfort e la sicurezza sicurezza del contatto con la pelle della persona che le indossa. In queste formulazioni, durante l’asciugatura evapora soltanto l’acqua, riducendo al minimo le emissioni di composti organici e i rischi di irritazioni cutanee. Oltre al vantaggio ambientale, garantiscono elasticità e adesione elevate, indispensabili per l’uso prolungato e dinamico delle scarpe

tecniche. Le colle a base solvente, invece, restano fondamentali per la fase strutturale: fissano suole e fascioni, assicurando resistenza meccanica, impermeabilità e durata nel tempo. Queste ultime vengono applicate in ambienti controllati, con impianti di aspirazione e abbattimento dei COV che purificano l’aria prima dell’emissione.

UN EQUILIBRIO DELICATO

Nel mondo delle calzature, la colla rappresenta fino al 10% del peso complessivo di una scarpa, ma il suo impatto ambientale può essere molto superiore. Gli adesivi tradizionali, a base di solventi, garantiscono prestazioni eccellenti in termini di tenuta, ma rilasciano sostanze volatili nocive sia per l’ambiente sia per la salute degli operatori. Le alternative a base acquosa hanno ridotto drasticamente l’uso di solventi, in alcuni casi fino all’80%, ma richiedono processi più lenti e condizioni di asciugatura controllate. Per questo le aziende più avanzate, come Rekord, investono in ricerca e collaborazione diretta con i produttori chimici.

PERFORMANCE E AMBIENTE

Rekord ha costruito un sistema integrato di filtrazione e smaltimento che riduce al minimo le emissioni e consente un recupero controllato dei materiali. Ogni fase di incollaggio è testata in laboratorio e in condizioni reali, per garantire tenuta, elasticità e comfort nel tempo. Parallelamente, l’azienda porta avanti una ricerca costante su adesivi di nuova generazione. In un settore dove la performance è tutto, anche la colla diventa una questione di sostenibilità.

Fase di lavorazione con colla a base solvente
>> FASI DI LAVORAZIONE CON COLLE A BASE ACQUA

IL PIÙ CALDO DI PRIMALOFT

Con il lancio del nuovo UltraPeak, l'ingredient brand alza ancora l’asticella in termini di isolamento, creando il suo prodotto più performante di Sara Canali

UltraPeak è l’ultima novità in casa PrimaLoft in termini di isolamento sostenibile e ad alte prestazioni e rappresenta il risultato di anni di innovazioni, tradizioni e progressi, prestazioni. Permettendo all’azienda americana di raggiungere nuovi livelli con l’isolamento più caldo della sua collezione. PrimaLoft UltraPeak utilizza fibre ad architettura speciale che creano una struttura unica in grado d’intrappolare il calore in modo più efficiente. Calore sì, ma anche un’eccellente morbidezza al tatto e resistenza senza pari, frutto di decenni di ricerca sulle fibre sintetiche e di un impegno costante verso la sostenibilità. “Ripensando l’architettura delle fibre, abbiamo sviluppato un isolamento che risponde alle esigenze degli amanti più esigenti dell’avventura outdoor”, ha spiegato Andrea Paulson, vicepresidente senior per la tecnologia e l’innovazione di PrimaLoft. L’obiettivo centrato era quello di creare un materiale capace di offrire calore estremo, leggerezza e morbidezza, senza rinunciare alla responsabilità ambientale che da anni guida la filosofia del marchio.

LA TECNOLOGIA CHE CAMBIA LE REGOLE

Alla base di UltraPeak c’è una nuova architettura di fibre: una struttura “a impalcatura” che intrappola il calore corporeo in modo più efficiente, creando un microclima ideale anche nelle condizioni più estreme. Il risultato è un materiale che garantisce un calore ineguagliabile, una morbidezza paragonabile alla piuma e una resilienza elevata, capace di mantenere volume e prestazioni nel tempo. Ma la vera svolta è nella sostenibilità: UltraPeak è infatti realizzato al 100% con materiali riciclati e prodotto attraverso la tecnologia P.U.R.E. (Produced Using Reduced Emissions), un processo che riduce del 50% o più le emissioni di CO₂ rispetto ai metodi tradizionali. Una dimostrazione concreta della filosofia “Relentlessly Responsible” di PrimaLoft, che da anni punta a combinare performance e rispetto per l’ambiente.

SINTETICO SÌ, MA CON IL CUORE CALDO DELLA PIUMA

Uno degli aspetti più interessanti di UltraPeak è la sua capacità di replicare le prestazioni e il volume della piuma naturale, ma con la praticità e la versatilità dei materiali sintetici. A differenza degli isolamenti sfusi, UltraPeak si presenta su rotolo, permettendo ai brand di semplificare la produzione di capi tecnici e di ridurre gli sprechi. “Stiamo ridefinendo gli standard dell’isolamento”, ha dichiarato Anne Cavassa, ceo di PrimaLoft. “UltraPeak nasce dalla nostra profonda conoscenza dell’ambiente outdoor e dal desiderio di proteggere gli spazi che amiamo. È un punto di riferimento per il settore, e rappresenta la nostra missione: creare prodotti responsabili che aprano la strada a nuove prestazioni”. Dopo la conversione dell’intera linea Gold Insulation al sistema P.U.R.E., anche le future innovazioni (a partire da UltraPeak stesso) saranno sviluppate interamente secondo principi sostenibili. Dal 1984, anno della sua fondazione, PrimaLoft continua a innovare nel campo dell’isolamento termico. Nata per fornire all’esercito americano un’alternativa sintetica e impermeabile alla piuma d’oca, oggi la sua tecnologia è scelta da oltre 1.000 brand internazionali nei settori outdoor, sport, lifestyle e abbigliamento tecnico.

ALTA PROTEZIONE, MINIMO IMPATTO

Con l’inverno, Patagonia torna in vetta con il kit da backcountry PowSlayer: un set di giacca e pantaloni Fair Trade Certified in stile minimalista che dona calore e difesa dalle intemperie

PATAGONIA M’S POWSLAYER JACKET

Il design dalle linee semplici, unito al tessuto esterno leggero e traspirante a tre strati Gore-Tex Pro, con membrana ePE, che garantisce impermeabilità e protezione antivento, rendono la giacca ideale per le attività backcountry più impegnative. La PowSlayer è dotata di un cappuccio regolabile in due punti, della zip VisIon frontale e di zip idrorepellenti e resistenti. Le aperture sotto-manica consentono un rapido rilascio del calore in eccesso, mentre il soffietto antineve è regolabile e garantisce aderenza e tenuta. La giacca ha integrato un riflettore RECCO che permette ai soccorritori di localizzarla velocemente in caso di valanga, e diverse tasche che permettono di portare in vetta oggetti utili. Ha un peso di 630 g, ed è prodotta con materiali al 100% riciclati.

PATAGONIA M’S POWSLAYER PANTS

Prodotti in tessuto Gore-Tex a tre strati, con membrana ePE in materiale al 100% riciclato, i pantaloni PowSlayer offrono impermeabilità e protezione antivento. Le zip VisIon laterali idrorepellenti e le tasche cargo a soffietto permettono di custodire oggetti voluminosi durante l’attività, mentre le aperture laterali con zip garantiscono l’uscita di calore durante le risalite. Entrambi i fondogamba sono dotati di cordoncini elasticizzati e di robuste protezioni per regolare l’orlo del pantalone, che, uniti alle ghette, tutelano dalla neve e dal vento. La chiusura della vita è dotata di patta con zip a basso volume, chiusura a doppio snap e passanti integrati. Come la PowSlayer Jacket, anche i pantaloni sono dotati di un riflettore RECCO che offre ulteriore sicurezza. Con una lunghezza dell’interno gamba di 81 cm, il capo ha un peso totale di 550 g.

>> L'INTERVISTA

ERIC WALLIS, PRODUCT LINE MANAGER, SNOW MOUNTAIN BIKE

“PER CHI METTE ALLA PROVA I PROPRI LIMITI”

_ di Matilde

Qual è il vostro rapporto con la neve e con il backcountry?

Eric: sono cresciuto a Lake Tahoe, in California, scio e faccio snowboard da quando avevo due anni. Amo passare le giornate in montagna e avventurarmi nel backcountry alla ricerca di nuove linee sulla neve fresca. Sempre in sicurezza, ovviamente.

Maggie: mio padre mi ha insegnato a sciare quando ero piccola. Veniva a prendermi a scuola e mi portava in un piccolo impianto vicino a casa. Quando avevo 10 anni vedere le vere montagne in Colorado mi ha lasciata a bocca aperta: è stato amore a prima vista.

Come sviluppate l’abbigliamento Patagonia, in particolare quello da freeride?

Eric: cerchiamo il giusto compromesso fra le esigenze concrete delle persone e la sicurezza necessaria per le discese più estreme. Il freeride è una disciplina orientata alla discesa, quindi serve la massima protezione per affrontare tempeste e cadute. Le differenze fra i nostri articoli da freeride e da scialpinismo sono sottili ma fondamentali: i primi vestono leggermente più ampi e sono più lunghi per la massima protezione in discesa.

MAGGIE ELDER

SENIOR PRODUCT MANAGER, PRODOTTI TECNICI PER L’OUTDOOR

Abbiamo introdotto il PowSlayer nel 2007. È stato progettato per sciatori e snowboarder esigenti che mettono alla prova i propri limiti su terreni impegnativi nel backcountry

Eric Wallis

Maggie: quando progetto abbigliamento outdoor faccio attenzione a ogni singolo dettaglio, specialmente a vestibilità, funzionalità e libertà di movimento. Questo kit da freeride è stato una bella sfida. Non è stato facile includere tutte le caratteristiche necessarie senza aggiungere peso né ostacolare i movimenti in montagna.

Quando avete lanciato il primo kit PowSlayer e a che cosa serve?

Eric: abbiamo introdotto il PowSlayer nel 2007. È stato progettato per sciatori e snowboarder esigenti che mettono alla prova i propri limiti su terreni impegnativi nel backcountry, sempre alla ricerca della neve fresca perfetta.

Patagonia Man's PowSlayer Pants
Patagonia Man's PowSlayer Jacket

Perché è stato rivisitato?

Eric: fin dall’inizio della transizione verso l’ePE, sapevamo che ci sarebbe voluto qualche anno prima che GORE presentasse una versione professionale della membrana ePE con trattamento DWR privo di PFAS. Ecco perché dietro le quinte abbiamo sfruttato quegli anni per migliorare il design e la vestibilità, facendo tesoro dei feedback della community in modo da poter implementare le modifiche necessarie non appena sarebbe uscito il nuovo GORE PRO ePE. Abbiamo scoperto che molte caratteristiche dovevano rimanere così com’erano: è fondamentale mantenere ciò che funziona bene e ottimizzare ciò che può essere migliorato.

Quali ambassador hanno contribuito al nuovo design? E qual è stata la reazione della community finora?

Eric: tutti i nostri ambassador hanno contribuito in modi diversi. Nel corso degli anni hanno continuato a darci feedback sulla versione precedente, individuando punti deboli e condividendo le loro opinioni. In questo modo il nostro team ha potuto concentrarsi sulle caratteristiche da migliorare. Una volta ricevuti i prototipi con il nuovo tessuto, siamo andati a testarli con un gruppo di ambassador a El Chaltén, dove è nato il logo Fitz Roy. Altri ambassador hanno testato prototipi successivi nel corso della stagione nelle montagne vicino a loro. Abbiamo concluso con un test finale a Revelstoke, nella Columbia Britannica, dove abbiamo preso le ultime decisioni.

In che modo viene provato un kit come questo?

Eric: dopo aver testato la performance dei materiali in laboratorio si passa sul campo, per poi tornare in laboratorio a testare la resistenza dei capi. A questo punto vengono sottoposti a cicli di lavaggio aggressivi, abrasioni, strappi e altri stress test, in modo da riprodurre l’intero ciclo di vita di un prodotto. Poi, testiamo nuovamente l’impermeabilità e la robustezza per assicurarci che tutto funzioni correttamente.

Maggie: facciamo tanti test in laboratorio, ma dobbiamo farne altret-

Questo kit da freeride è stato una bella sfida. Non è stato facile includere tutte le caratteristiche necessarie senza aggiungere peso né ostacolare i movimenti in montagna Maggie Elder

tanti in montagna, in contesti reali. Adoro stare sul campo insieme ai nostri ambassador mentre provano l’attrezzatura. Credo che non esista feedback migliore. Quando vedo qualcuno che si slaccia uno spallaccio ogni volta che deve raggiungere una tasca, ad esempio, so che devo riposizionare le tasche per migliorare l’accesso. Ci sono tanti piccoli dettagli che noto solo osservando le persone mentre utilizzano l’attrezzatura.

È la prima volta che il Gore-Tex PRO ePE viene utilizzato nell’abbigliamento da sci. È cambiato qualcosa in termini di performance?

Eric: dopo i nostri test sul campo possiamo dire che l’impermeabilità è la stessa. Abbiamo sentito dire che la nuova membrana potrebbe essere meno traspirante rispetto alle precedenti, ma sinceramente non abbiamo notato differenze. Il nuovo tessuto a tre strati, però, pesa meno ed è più morbido al tatto, il che migliora la libertà di movimento e la traspirabilità.

Come allunghiamo la vita dei nostri capi e manteniamo l’impermeabilità il più a lungo possibile?

Eric: è fondamentale lavare e asciugare l’attrezzatura impermeabile/traspirante. Il lavaggio rimuove i contaminanti, mentre l’asciugatura aiuta a ridistribuire e ripristinare il trattamento DWR. Bisogna prendersi cura dei prodotti impermeabili regolarmente. Molte persone pensano che il lavaggio rovini i gusci impermeabili, ma in realtà è esattamente ciò che li mantiene in funzione.

Maggie: sì! Lavare sempre i capi impermeabili con un detersivo delicato e asciugarli a basse temperature. È la chiave per farli durare nel tempo.

patagonia.com

TUTTO IN UNO

Kilo XTR è lo scarpone da scialpinismo targato

La Sportiva che non cede al compromesso: ultralight in salita per la massima camminabilità, strutturato in discesa, sempre comodo per l’intera uscita

Kilo XTR è un prodotto performante e versatile, in grado di eliminare il compromesso tra la scelta di uno scarpone che permette di conservare energia in salita, e uno invece più strutturato per favorire una discesa fluida. Questo scarpone rappresenta lo sforzo di La Sportiva nel cercare un perfetto bilanciamento tra i due momenti: Kilo XTR, che si affianca al modello Kilo introdotto nella collezione FW 24, è progettato infatti per mantenere la grande naturalezza in camminata introdotta con Kilo ed elevare il divertimento in discesa.

Annulla qualsiasi dubbio tra la ricerca di leggerezza e supporto durante le avventure sulla neve e risponde alla necessità di offrire un’alternativa per tutti coloro che vedono nel downhill l’apice del piacere scialpinistico.

Ultraleggeri e progettati per le attività di touring durante tutta la stagione, gli scarponi da scialpinismo Kilo XTR sono dotati del meccanismo Tilt-Lock Lite, facile da utilizzare anche con i guanti per transizioni fluide. L’escursione del gambetto di 90° permette di indossarli e sfilarli senza problemi. L’ampio range di movimento in modalità Walk aiuta a salire più in alto nel comfort e senza fatica. In modalità Ski, gli scarponi aderiscono alla perfezione grazie allo scafo Grilamid Bio Based LF Carbon ultra-robusto, alla scarpetta che sostiene il piede e alla linguetta super flessibile. Il risultato? Un trasferimento di potenza rapido, preciso ed efficace sugli sci, ideale per affrontare terreni tecnici e neve fresca. Con un peso inferiore a 1.200 grammi, gli scarponi Kilo XTR sono perfetti per sci da 98-100 mm.

SCAFO / in Grilamid Bio Based LF Carbon e gambetto Fiberglass, estremamente robusti e leggeri

FORCE CLOSURE SYSTEM / per una calzata precisa e una pressione omogenea su tutto il piede

FORCE FLEX SYSTEM / per aumentare flessibilità e sostegno in discesa e facilitare la camminata in salita

SUOLA / a doppia mescola FriXion Wave Alpine XTR per assorbire gli impatti ed evitare l’accumulo di neve

MECCANISMO SKI/WALK TILT-LOCK LITE / facile da usare, per passare comodamente da una modalità all’altra anche con guanti grossi

S4 INSERTS / per facilitare l’inserimento dei pin

INCLINAZIONE DEL GAMBETTO / 12-14°

ESCURSIONE DEL GAMBETTO /

>> SCHEDA TECNICA
Kilo XTR - Woman
Kilo XTR - Man

LO SPEED HIKING NON HA STAGIONE

La nuova linea FW 25/26 di Salewa porta la velocità anche nei mesi freddi: performance, leggerezza e protezione per chi non si ferma mai

Il panorama dell'outdoor sta cambiando e Salewa lo sa bene. Con la collezione Set The Tone dedicata alla stagione FW 25/26, il brand altoatesino compie un passo strategico importante: porta lo speed hiking oltre i confini della bella stagione, rispondendo a un'evoluzione del mercato che non può più essere ignorata. La premessa è chiara e supportata dai dati di settore: le stagioni tradizionali stanno perdendo i loro confini netti. Gli inverni sono più miti, la neve arriva a quote diverse rispetto al passato, e le mezze stagioni si allungano progressivamente. Di conseguenza, gli sport di montagna non sono più relegati a periodi specifici dell'anno. I retailer lo vedono quotidianamente: la domanda di prodotti versatili, utilizzabili 365 giorni l'anno, cresce costantemente. "Set the tone of your night" è il concept della campagna che accompagna il lancio: un invito a non fermarsi quando cala il sole o scendono le temperature. Un messaggio che parla direttamente a una nuova generazione di outdoor enthusiast che vive la montagna secondo ritmi personali, al di fuori degli schemi tradizionali. Per i retailer, questo significa intercettare una clientela dinamica, attiva anche nei mesi invernali, che cerca soluzioni tecniche ma non vuole rinunciare all'estetica.

UNA COLLEZIONE PENSATA PER LA TRANSIZIONE

La nuova Set The Tone risponde a un'esigenza specifica del mercato: colmare il gap tra le collezioni estive ultra-leggere e quelle invernali pensate per la neve. Lo speed hiking invernale richiede caratteristiche precise: leggerezza per mantenere dinamismo e velocità, ma anche protezione affidabile da freddo, vento e acqua. La sfida tecnica è notevole, soprattutto quando si punta a mantenere un prezzo competitivo e un design contemporaneo. Salewa ha puntato su tre pilastri: performance funzionale, versatilità d'uso e design moderno. I capi della collezione integrano inserti riflettenti posizionati strategicamente per aumentare la visibilità nelle uscite al crepuscolo o notturne, una caratteristica sempre più richiesta da chi si allena dopo il lavoro. Il tessuto Powertex garantisce impermeabilità mantenendo traspirabilità, elemento cruciale per chi si muove a ritmo sostenuto generando calore corporeo. L'estetica pulita e lineare della collezione permette inoltre un utilizzo che va oltre il puro contesto montano. È un aspetto da non sottovalutare: il crossover tra performance outdoor e uso urbano è ormai un trend consolidato. Capi che funzionano sul sentiero ma che si possono indossare anche in città ampliano il target di riferimento e giustificano l'investimento agli occhi del consumatore.

LA VOCE DELL'ATLETA

Salewa accompagna il lancio con il supporto di Heidi Messner, atleta altoatesina parte del Salewa People Team. Non si tratta della classica operazione di marketing con testimonial: Messner porta contenuti autentici e fruibili, utili sia per educare il consumatore finale sia per formare il personale di vendita. “Mi piace quando i sentieri sono silenziosi e l’aria è frizzante. In inverno la montagna si mostra per quello che è davvero. Lo speed hiking mi permette di restare attiva, di muovermi in armonia con la natura e con me stessa”. Il suo approccio allo speed hiking invernale è pragmatico e tecnico: enfatizza la costanza rispetto alla quantità di allenamento, l'importanza della preparazione e della scelta accurata delle calzature, l'attenzione all'idratazione e all'alimentazione. “Il comfort viene prima di tutto. Scarpe inadatte o troppo rigide possono rovinare la giornata”.

IL PRODOTTO DI PUNTA: PEDROC 2 MID POWERTEX SHOE

Nel cuore della collezione c'è la scarpa Pedroc 2 Mid Powertex. La tomaia mid offre maggiore stabilità e protezione della caviglia rispetto ai modelli low, rendendola adatta anche a terreni più tecnici. L'ammortizzazione generosa la rende confortevole anche su lunghe distanze, mentre il design contemporaneo la rende appetibile per una clientela più ampia rispetto alla nicchia pura dello speed hiking. Il Powertex garantisce impermeabilità senza appesantire la scarpa, mantenendo quella leggerezza fondamentale per chi cerca velocità e dinamismo. Per i retailer significa poter proporre un prodotto versatile, che copre diverse esigenze d'uso e giustifica un posizionamento di prezzo medio-alto grazie alla tecnologia integrata.

Oberalp Group - 0471.1660107 - info@salewa.it

Heidi Messner, atleta altoatesina parte del Salewa People Team

11-13/01/2026

Fiera Bolzano

Messe Bozen

International Trade Show for Snow Sports and Outdoor

MARCHIO DI FABBRICA

Arc’teryx aggiorna BETA AR, la sua giacca di punta, con l’aggiunta della membrana Gore-Tex Pro ePE per una maggiore resistenza all’abrasione nelle zone più soggette a umidità

Per la FW 25 Arc’teryx ha rilasciato la versione 2025 della BETA AR, l’iconico hardshell del marchio nonché la giacca più resistente della linea, oggi migliorata nel design e realizzata in Gore-Tex Pro ePE. La membrana – priva di PFAS aggiunti intenzionalmente – è stata inserita, in 100D, su carré, braccia e cappuccio per una protezione ottimale nelle zone più soggette all’umidità, e in 80D sul busto per una protezione più leggera. Questo tessuto offre una maggiore resistenza all’abrasione nelle zone interessate e ha un impatto ambientale più basso rispetto ad altre membrane, oltre a risultare più leggero grazie a uno spessore drasticamente diminuito, riducendo di conseguenza il peso e l’ingombro. La giacca dispone di due tasche per le mani con zip, facilmente accessibili anche con lo zaino; cordoncini regolabili all’interno del cappuccio e in vita per una maggiore regolazione della giacca e ulteriore protezione antivento; polsini con linguette compatibili con guanti per tenere le maniche in posizione e proteggere dagli agenti atmosferici; e zip sotto le ascelle per un controllo ottimale della temperatura. Infine, la vestibilità regular articolata offre sufficiente spazio per indossare più strati.

TECNOLOGIE

L’aggiornamento 2025 della BETA AR racchiude le migliori innovazioni tecnologiche che Arc’teryx ha sviluppato negli ultimi 25 anni:

• Tecnologia Micro Seam - micro-cuciture che dimezzano la larghezza dei punti, riducendo il peso, l'ingombro e l'utilizzo del materiale, aumentando allo stesso tempo flessibilità e superficie traspirante

• Watertight Zip - il design con spirale inversa di questa cucitura orienta la superficie interna più compatta della zip verso l'esterno così da garantire una maggiore protezione da agenti atmosferici.

L'utilizzo di queste zip ha diminuito ulteriormente il peso della giacca eliminando patte doppie e ingombranti

• Cappuccio Drophood - regolabile e compatibile con il casco, segue i movimenti della testa per il massimo della protezione senza limitare la visione periferica

• Riflettore Recco - leggero e di dimensioni ridotte è posto nella visiera del cappuccio per facilitare le operazioni di ricerca e soccorso in caso di emergenza

arcteryx.com

DOOR-TO-CLIMBING

Da sempre sinonimo di stile e artigianalità, la collezione FW 25 di E9 coniuga funzionalità, comfort e ampia libertà di movimento in capi perfetti sia in parete che in contesti urbani

- PER LUISIAVIO

Linee essenziali, calore e funzionalità definiscono SIAVIO, giacca in fur pensata per offrire comfort e prestazioni, sia nel quotidiano che nelle avventure outdoor. Realizzata in Italia con il 57% di poliestere riciclato, unisce affidabilità tecnica e attenzione alla sostenibilità. La zip intera e il cappuccio sono garanzia di protezione e versatilità, mentre i dettagli in velluto e il ricamo del logo sul lato cuore raccontano la cura artigianale e l’identità del brand. Il fit regolare e le due tasche frontali la rendono perfetta per accompagnare i climber con stile e praticità, dalla città alla montagna.

Pantaloni in velluto a coste larghe che uniscono funzionalità e comfort, diventando gli alleati perfetti per le avventure outdoor e nelle sessioni di arrampicata. Realizzati in Italia, con una vestibilità regolare, offrono ampia libertà di movimento grazie alla cintura elastica dal design originale e al fondo gamba regolabile. Il ricamo del logo sulla tasca posteriore sottolinea la precisione dei dettagli e la cura nella realizzazione del capo. Un modello versatile, ideale per chi cerca prestazioni tecniche senza rinunciare allo stile e alla comodità, anche fuori dalla parete.

- PER LEIROSY

Felpa in tessuto multicolore con il 45% di lana riciclata, pensata per chi cerca comfort e stile anche nelle avventure outdoor. Il cappuccio regolabile e la zip frontale garantiscono praticità in ogni momento, mentre le due tasche laterali sono funzionali anche nel quotidiano. Il ricamo sul lato cuore e le perline colorate sul laccio del cappuccio raccontano l’attenzione ai dettagli e conferiscono un tocco di personalità unica al capo. Con una vestibilità slim, questa felpa fa parte della linea outdoor concept ed è interamente made in Italy, perfetta per chi vuole unire performance e stile originale.

Pantaloni ideati per le avventure outdoor e l’arrampicata, realizzati in velluto a coste in cotone organico che unisce comfort, resistenza e attenzione alla sostenibilità. La vita e il fondo gamba regolabili garantiscono libertà di movimento, mentre il ricamo del logo sulla tasca frontale aggiunge un dettaglio distintivo. Pratici e funzionali, i pantaloni sono dotati di portaspazzole su entrambi i lati, perfetti per chi ama avere tutto a portata di mano durante le attività all’aperto. Con una vestibilità rilassata, questo modello made in Italy accompagna con stile ogni passo.

BIA-VS back

MONT1-V
BIA-VS
MONT1-V
SIAVIO back
ROSY back

LA SCELTA DEI CAMPIONI

Mizuno e Woolmark vestono lo Ski Team Sweden Alpine con intimo tecnico in lana Merino ad alte prestazioni in vista dei Giochi Olimpici invernali di Milano Cortina 2026

Mizuno e Woolmark si uniscono per presentare il nuovo baselayer e i leggings realizzati con la tecnologia performance Breath Thermo di Mizuno, ora combinata con la lana Merino. Breath Thermo è stata sviluppata 30 anni fa come uno strato base per l’abbigliamento da sport invernali in grado di assorbire l’umidità e trattenere il calore, composto inizialmente esclusivamente da fibre sintetiche. Grazie alla collaborazione con Woolmark, Mizuno ha potenziato la tecnologia integrando la lana Merino. Scelti dallo Ski Team Sweden Alpine in vista delle Olimpiadi Milano Cortina 2026, il baselayer e i leggings sono progettati per condizioni estreme e pensati per offrire comfort e libertà di movimento, garantendo le migliori prestazioni atletiche. I benefici naturali della lana Merino assicurano regolazione della temperatura, resistenza agli odori e leggerezza, rendendo i capi funzionali e ideali per atleti che si allenano, e gareggiano, in climi freddi.

CARATTERISTICHE TECNICHE

Leggeri e performanti, sia il baselayer che i leggings hanno ottenuto la certificazione Woolmark Wool Blend, che attesta la qualità e le prestazioni delle fibre di lana, testate secondo rigorosi standard. Il baselayer è realizzato con un tessuto innovativo che unisce Breath Thermo e lana Merino, capace di generare calore dall’umidità corporea, fornendo al contempo l’isolamento naturale, la gestione dell’umidità e la resistenza agli odori tipici della lana Merino. Morbido, leggero e con un’ottima elasticità, offre calore e libertà di movimento senza peso o ingombro. I leggings condividono la stessa combinazione tessile: mantengono i muscoli caldi grazie alla generazione di calore, mentre la lana Merino aggiunge isolamento traspirante, resistenza agli odori e comfort. Entrambi i capi sono scelti e utilizzati dallo Ski Team Sweden Alpine e saranno indossati dalla squadra durante le Olimpiadi Invernali del 2026.

Mizuno Italia - 011.3494811 - info.it@eu.mizuno.com

SCIENZA IN VERTICALE

Funzionale, tecnicamente all’avanguardia, rigorosamente testata: la linea Vertigo di Montura offre agli alpinisti un kit essenziale ma adatto agli ambienti più impegnativi. A partire dai baselayer come gli Octa

Nella moltitudine di condizioni e ambienti a cui ogni alpinista va incontro, l’abbigliamento è spesso un’incognita di fronte all’imprevedibilità della montagna. La nuova collezione Vertigo di Montura risponde a questa necessità con un kit completo e versatile, progettato per ogni stagione e qualsiasi condizione. Nata dalle radici del brand e ispirata a decenni di collaborazione con i professionisti della montagna, Vertigo incarna lo spirito dell’essenzialità: pochi capi, massima funzione. Ogni indumento è parte di un sistema integrato, capace di adattarsi a diversi terreni, quote e scenari climatici: è la situazione ideale per le ascese dove ogni grammo conta, e dove risparmiare energie è tanto fondamentale quanto avere l’equipaggiamento adeguato. A tal proposito ogni capo Vertigo è il risultato di una ricerca rigorosa, di tecnologie tessili avanzate e di innumerevoli test sul campo. L’obiettivo è garantire protezione, comfort e libertà di movimento negli ambienti più impegnativi. Un abbigliamento che risponde all’azione, per permettere agli alpinisti di concentrarsi solo su ciò che conta davvero. Dallo strato termico ai gusci protettivi, dalle protezioni leggere ai capi più resistenti, Vertigo offre tutto ciò che serve per andare in verticale in un solo zaino.

OCTA THERMAL LAYERS

Gli strati Octa sono progettati per offrire il miglior equilibrio tra leggerezza ed efficienza termica. La Vertigo Octa High Neck e i pantaloni Vertigo Octa sono baselayer tecnici pensati per il freddo estremo. Realizzati in tessuto Octa ultraleggero e con tecnologia Thermo-Adaptive di Montura, trattengono il calore, asciugano rapidamente e sono il 50% più leggeri dei materiali convenzionali. La costruzione Ergo-Fit aumenta la mobilità: la High Neck integra un colletto-buff protettivo, mentre i pantaloni concentrano il calore nelle aree chiave. Il set perfetto per ambienti impegnativi come l’arrampicata su ghiaccio.

Montura - 0445.318911 - montura@montura.it - montura.it

MULTIFUNZIONALITÀ LEGGERA

Trezeta presenta Thunder Leather WP, una scarpa da hiking dal design accattivante.

Grazie al suo blocco suola restituisce comfort e versatilità anche per una gamma più ampia di attività

Progettata per offrire prestazioni ottimali, Thunder Leather WP si distingue per leggerezza, traspirabilità e comfort.

La tomaia in suede, abbinata alla membrana Water Stopper, la rende ideale per il trekking sia outdoor che urbano.

Il sistema di allacciatura con occhielli permette di personalizzare al massimo la calzata, rendendola adatta ad ogni tipo di piede, mentre il collarino basso garantisce libertà di movimento senza compromettere stabilità e sicurezza.

La punta e il tallone sono rinforzati con una membrana in poliuretano antiabrasione, che ne aumenta la resistenza e protegge il piede dagli impatti.

La suola in gomma di Thunder Leather WP è progettata per massimizzare comfort, supporto e prestazioni.

La soletta interna regala una sensazione di morbidezza a ogni passo, mentre l’intersuola in EVA mantiene la scarpa leggera garantendo al tempo stesso un ottimo assorbimento degli urti.

Il design piacevole, unito alle caratteristiche principali della scarpa, rende le Thunder Leather WP multifunzionali sia nel mondo outdoor che in quello lifestyle urbano.

M. G. M. S. p. A. - 0423.489310- trezeta.com

Thunder Leather WP Man
Woman

PRONTI A TUTTO, ANCHE ALL’ASSURDO

Columbia Sportswear inaugura un nuovo capitolo nella sua storia con una campagna che richiama lo spirito ribelle degli Anni ’80 e ’90

Test estremi dei prodotti, umorismo e spirito ribelle: tre elementi che sembrano non c’entrare nulla e che invece nella nuova campagna di Columbia “Engineered for Whatever” trovano la loro massima espressione. Realizzata in collaborazione con l’agenzia creativa londinese adam&eveDDB, la nuova campagna è stata lanciata su tutti i canali di comunicazione e vendita del brand per mostrare come i prodotti Columbia, progettati con tecnologie avanzate, siano in grado di offrire prestazioni eccezionali anche nelle condizioni più imprevedibili. Scenari esagerati e surreali, situazioni al limite dell’assurdo che includono coccodrilli, palle di neve umane, spazzaneve e perfino la morte in persona per ricordare che Madre Natura può essere spietata e che serve il giusto equipaggiamento per affrontarla. Il risultato della campagna sono contenuti digitali e social, allestimenti in negozio e attivazioni creative il tutto mantenendo un tono irriverente per dimostrare come i capi Columbia siano in grado di affrontare qualsiasi sfida, con ironia e leggerezza.

WHISTLER PEAK SHELL

Pensato per offrire una protezione completa in montagna, lo shell Whistler Peak della collezione Titanium è realizzato con tecnologia OutDry Extreme, completamente impermeabile e traspirante, con cuciture termosaldate per la massima tenuta. Rinforzi anti-abrasione e ventilazione sotto le ascelle garantiscono durabilità e comfort, mentre cappuccio regolabile e orlo posteriore assicurano una copertura totale.

PEAKFREAK RUSH MID OUTDRY

Progettata per terreni impegnativi e pensata per l’escursionismo tecnico amplia la collezione Peakfreak. La membrana impermeabile e traspirante OutDry mantiene i piedi asciutti, consentendo al tempo stesso la fuoriuscita dell’umidità interna. La suola Adapt Trax offre una trazione affidabile su molteplici superfici mentre le scanalature di flessione sull’avampiede incrementano flessibilità e potenza di spinta.

Columbia Sportswear - 0423.648756 - columbiasportswear.it

IL SOGNO DI DUE PICCOZZE IN UNA: LA NUOVA X-DREAM DI C.A.M.P.

La nuova X-Dream presenta tutte le caratteristiche ideali per il ghiaccio, il misto, l’alpinismo tecnico e il dry tooling. Una polivalenza garantita dalle quattro lame intercambiabili (Omni, Ice, Hard Mixte e Total Dry 2.0) e dall’impugnatura a inclinazione variabile. Con una semplice chiave a brugola si può passare dalla configurazione Ice (angoli di 48° e 100°) a quella Dry (angoli di 60° e 105°) e viceversa. L’inserto modulare X-Finger Evo favorisce la personalizzazione dell’impugnatura in corrispondenza del dito indice. La lama Omni, montata di serie, ha una geometria e dentellature che assicurano eccellenti prestazioni sia su ghiaccio sia su roccia. La Ice è invece ottimizzata per il ghiaccio, mentre la Hard Mixte è studiata per il misto. Infine, la Total Dry 2.0 è la lama di serie della versione X-Dream Total Dry, la piccozza per il dry tooling e le competizioni.

C.A.M.P - 0341.890117 - contact@camp.it

PERFORMANCE E RICERCATEZZA CON IL GUSCIO DELLA LINEA UNLIMITECH DI CMP

Ideale per gli sport invernali più impegnativi, questo guscio a tre strati della linea Unlimitech di CMP (WP 20.000 e MVP 10.000) è realizzato in tessuto tecnico con membrana Clima Protect che garantisce protezione e traspirabilità. Le cuciture completamente nastrate e le zip waterproof aumentano la protezione dagli agenti atmosferici, mentre il cappuccio ergonomico fisso, con visiera preformata, dona una copertura ottimale. Il collo alto ripara efficacemente dal vento e le zip sotto le braccia con inserti in mesh assicurano un’eccellente ventilazione. Il guscio è dotato di due ampie tasche frontali con zip, una interna di sicurezza e una dedicata allo skipass. Il fondo della giacca è regolabile, così come i polsini preformati. Internamente è presente il polsino elasticizzato con foro per il pollice. Infine, la ghetta elastica interna impedisce l'ingresso della neve.

CMP - cmpsport.com

L’ADATTABILITÀ

DI NOMIC DI PETZL

Nomic di Petzl è una piccozza tecnica di riferimento per l’ice-climbing. Gli agganci facilitati e la lama Pur’ice affinata all’estremità e zigrinata sulla parte superiore assicurano un’efficacia di ancoraggio su ogni tipo di ghiaccio, anche in posizione rovesciata. Nomic garantisce, inoltre, molteplici modalità di presa grazie alla doppia impugnatura: bassa decentrata per proteggere la mano e consentire comfort in sospensione; alta sovrastampata e bimateriale per maggiore grip e isolamento dal freddo. Il manico è idroformato ed ergonimico e la testa è modulare per adattare la tecnicità della piccozza in più contesti. L’appoggio Griprest Nomic è regolabile su tre posizioni, che lo rende idoneo a tutte le misure di mani. La parte inferiore dispone, inoltre, di un puntale dentellato in acciaio inossidabile per migliorare gli appoggi quando la piccozza è utilizzata anche come bastone.

Dinamiche Verticali - 011.2732500 - info@petzl.it

PRODUCT SEEDING

Il mercato come un campo di patate

a cura di Marrano

L’attività di ricerca e sviluppo delle aziende outdoor (serie) ha sempre bisogno di verificare sul campo la corretta funzionalità tecnica e l’affidabilità dei prodotti, in particolare quando si tratta di elementi di alto valore sotto il profilo delle tecnologie applicate, e dedicati a un pubblico di utilizzatori esperti. È buona prassi stabilire quindi rapporti di collaborazione o, per meglio dire, di consulenza tecnica, con professionisti del settore, in grado di garantire un serio impegno nell’attività di test, a diretto contatto con product manager o altre figure aziendali direttamente responsabili dello sviluppo progettuale. È proprio grazie a queste collaborazioni che sono nati e nascono i prodotti di maggior successo, alcuni presenti ancora oggi sul mercato a distanza di anni, nonostante la sempre maggior insidia della deprecabile tendenza fast fashion, ormai definitivamente atterrata anche sui ruvidi versanti del mercato outdoor. Idea, progetto, ricerca, sviluppo, test, conferma, lancio sul mercato attraverso la presentazione del prodotto alla distribuzione specializzata e vendita: fin qui tutto regolare; un flusso di lavoro standard che dovrebbe garantire all’azienda la solidità dell’investimento, al negoziante il giusto margine di profitto e al cliente finale il giusto valore reale in rapporto a un prezzo adeguato.

Tutto giusto, tutti contenti. In principio funzionava così. Poi, ma non da ieri beninteso, è successo qualcosa e il meccanismo, un tempo semplice, fluido e lineare, si è, come dire, alterato e con esso sono via via cambiate le condizioni con le quali il prodotto viene prima sviluppato e poi diffuso sul mercato.

In primo luogo, sul fronte dello sviluppo, è cambiata la qualità di quelli che un tempo erano considerati tester o consulenti tecnici delle aziende. Nel mondo outdoor e della montagna in particolare, tipicamente si tratta di Guide Alpine, alpinisti esperti o esploratori, comunque persone di lunga esperienza, con un alto profilo professionale e una sensibilità tali da consentir loro

di valutare con esattezza i valori e i limiti del prodotto, per dialogare in modo costruttivo con il personale tecnico. Persone con questo profilo sono diventate via via, per ragioni diverse, merce sempre più rara e quindi, per reagire a tale carenza, molte aziende, guidate più da logiche finanziarie che dalla cultura di prodotto, hanno perso l’attitudine selettiva, lasciando spazio a dei surrogati, presunti esperti, di cui sul mercato c’è oggi ampia disponibilità.

Infine, sul fronte del mercato, per effetto combinato della ridotta attitudine di spesa da parte del pubblico e della esasperata necessità di dare visibilità al prodotto, si è intensificata a dismisura la pratica del cosiddetto “product seeding”, letteralmente dall’inglese “semina del prodotto”. Concetto semplice, traducibile in “prodotti omaggio agli opinion leader”. Semini sparsi qua e là, con lo scopo di far “germinare” il desiderio nel pubblico dei tanti che vedono se stessi riflessi nell’immagine degli eletti.

Dal marketing all’agricoltura il passo, a volte, può essere breve, tanto per gli operatori di questa magica funzione aziendale che per il mercato stesso, trasformato in campo di patate, dove si semina tanto ma si raccoglie poco, perché se è vero che un prodotto ad alta visibilità nelle mani, indosso o ai piedi delle persone giuste può stimolare il desiderio di emulazione, è altrettanto vero che con l’andare del tempo questa pratica ne deprime il valore percepito, trasformando un oggetto frutto della ricerca innovativa in un gadget promozionale, privato anche del suo valore reale.

Una corsa al ribasso in cui perdono tutti: produttori, agenti di commercio, negozianti e consumatori finali, trasformati quest’ultimi in fagocitatori di merce venduta un tanto al chilo. Proprio come le patate che comunque, nel loro piccolo, valgono molto più di certi prodotti oggi presenti sul mercato e a conti fatti, se non altro, almeno ti riempiono la pancia.

*Lafuori. Una pagina pubblicitaria in meno, uno spunto di riflessione in più. Lafuori non è un nuovo brand outdoor fondato da due giovani mountain runners appassionati di climbing. Non è l’account Instagram di un influencer. Non è nemmeno il nome di una falesia segreta di un’isola sconosciuta del Mediterraneo o di un hotspot di Hokkaido dove cade la neve più polverosa del mondo. Lafuori è il titolo del contro editoriale di Outdoor Magazine. Un racconto libero e disincantato dell’outdoor scritto sotto mentite spoglie.

Vuoi rispondere a Marrano e dire la tua? Scrivi a redazione@mag-net.it

© Trento Today

Mountains are spaces of possibility. Every step brings new choices, every peak a moment of inspiration.

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