26
Numero 2 / 2013
Skialp-freeride / Cover story
Intervista con i responsabili del brand Valeria Colturi e Luca Salini, coppia affiatata sul lavoro come nella vita
Crazy Idea: ski alp al top e molto altro... Produrre e confezionare dei capi in Alta Valtellina, lontana da tutte le aziende di settore, senza esperienza: un’idea coraggiosa, se non “pazza”, come suggerisce il nome del brand nato nel 1989, lanciando la prima tuta da sci alpinismo. Disciplina nella quale oggi il marchio è leader, in particolare nel segmento race. Ma il range dei prodotti copre oggi tutte le principali attività outdoor. A cura di BENEDETTO SIRONI Si definiscono un’azienda che “canta poco”. Il risparmio maggiore avviene sicuramente nella fase promozione, pubblicità e marketing. Producendo in Italia il 90% dei propri capi e volendo mantenere comunque uno standard price pari alla concorrenza che produce in Est Europa o in Cina, la scelta è quella di spendere meno in promozione. Questo rende la crescita un po’ più faticosa, fatta per la maggior parte di rapporti umani: “Avviciniamo i negozi contattandoli direttamente, ma ci siamo accorti che il nostro miglior ufficio marketing è il cliente finale che entra in negozio e chiede espressamente al negoziante se tratta o meno Crazy Idea”, ci rivela Luca Salini, responsabile vendite. “Anche i ricarichi sono inferiori perché abbiamo una struttura snella. La grande fortuna è che gran parte del nostro staff lavora in Crazy da molti anni, pur avendo un’età media molto bassa. Sono quasi tutti atleti, agonisti o comunque praticanti della montagna. Non ci servono sedute fiume e riunioni con i testimonials per avere feedback sui prodotti”, continua Luca. “Inoltre determinante è il fatto che non c’è pericolo che ci venga portato via da altre aziende il nostro ufficio prodotto, in quanto è Valeria che si occupa dello sviluppo e design”. In questa introduzione c’è già molto dello spirito e della filosofia di Crazy Idea. Marchio fondato dalla stessa Valeria, che abbiamo intervistato insieme a Luca in queste due pagine dense di contenuti esclusivi e interessanti. Sullo sci alpinismo ma anche su molto altro. Quando e come vi siete appassionati alla montagna? Come è nato il vostro rapporto e quali sono gli attuali ruoli in azienda? Valeria – Sono nata a Bormio, in montagna, è normale che si pratichi dello sport fin da giovani. Ho
iniziato nello sci club Alta Valtellina come fondista, in seguito ho gareggiato per il Comitato Alpi Centrali. Una volta interrotta l’attività agonistica, ho iniziato ad arrampicare e ho partecipato ad alcuni rally di sci alpinismo. Ho conosciuto Luca in Val di Mello, abbiamo iniziato ad arrampicare insieme e poi ci siamo sposati. Ho creato la Crazy Idea nel 1989 per pura passione. Dopo il matrimonio ci siamo trasferiti a Morbegno a casa di Luca, in Bassa Valtellina, per 6 anni. Poi il primo punto vendita. Io mi sono sempre occupata del design e della produzione, poi dal 2004 anche Luca è entrato in azienda. Luca – Sono nato e cresciuto a Morbegno in Valtellina, ho vissuto per quattro anni a San Martino Valmasino, dove ho arrampicato parecchio. Fin da ragazzo con mio padre ho frequentato la montagna, poi ho iniziato ad arrampicare e ho partecipato per una decina di anni alle gare di sci alpinismo, quasi sempre con mio fratello Fabio che ora è istruttore delle Guide Alpine. Mi sono occupato di gestione dello sci alpinismo in FISI con Adriano Greco, ho seguito i ragazzi dello Sci Club Alta Valtellina, contribuendo a far crescere tanti atleti che sono poi diventati campioni. In Crazy Idea mi occupo delle vendite e collaboro con Valeria per lo sviluppo prodotti. Una delle regole che solitamente si sentono è quella di separare la vita privata dal lavoro… Ci riuscite oppure il fatto di vivere insieme queste due sfere rappresenta un valore aggiunto? V - Beh non è facile condividere il lavoro e la famiglia, inevitabilmente talvolta qualche “scontro” nato in un ambito si trascina anche nell’altro. Però dopo 9 anni di lavoro insieme crediamo di aver raggiunto un buon equilibrio. L - Anche per noi è come in tutte le famiglie: le donne comandano, nel nostro caso anche sul lavoro! Al di là delle battute riusciamo a non parlare di lavoro a casa, abbiamo un grande rapporto con i
Luca Salini e Valeria Colturi.
nostri due figli Alessandro (15 anni) e Andrea (18), che hanno le nostre stesse passioni. Quindi appena possiamo sciamo, scaliamo e pratichiamo mtb insieme. Partiamo dall’inizio: quando e perché è nato il marchio? A cosa è dovuta la scelta del nome e in cosa l’idea era particolarmente “Crazy”? V - Crazy idea è prima di tutto una storia di passione. Ho iniziato a 15 anni ad acquistare tessuti e a riutilizzarli producendo borse in pelle e giacche in montone per gli amici. Poi ho conosciuto le ragazze della squadra di sci alpino, per loro e per Deborah Compagnoni producevo pantaloncini da allenamento. Durante i corsi da maestri di sci fondo, producevo i capi di sera e li marchiavo “Vale di Valeria Colturi”. Si è sparsa la voce e ho iniziato a ricevere commissioni da mezza Italia. Ho poi creato una collezione di pantaloncini e tute da body building, proponendola alle palestre e ai negozi. Sono arrivati ordini anche da negozianti importanti e lungimiranti come Sergio Longoni. Nel 1989 ho aperto la ditta, ho prodotto tute da pattinaggio per i ragazzi della squadra nazionale e nel 1994 ho acquistato l’attuale negozio Bormio Kid. L’anno dopo è nato mio figlio Andrea e ho aperto il negozio di Morbegno. Dal 2001 abbiamo il capannone di produzione a Tirano. All’epoca quali capi utilizzavi? Su quali aspetti in particolare c’erano delle carenze? V - Fare i nomi delle aziende non è elegante… posso però dire che ancora oggi noto come per le attività sportive di alto livello molte aziende utilizzano tessuti inadeguati. Spesso non entrano nello specifico e i capi non sono curati nei particolari. Soprattutto dai dettagli si capisce che chi li crea tante volte non li utilizza. Su quali capi e in quali discipline avete lavorato nei primi anni? V - Sono partita con lo sci fondo perché era lo
Come evidenziato nell’articolo, Crazy Idea è stata la prima azienda a studiare la tuta da gara per lo sci alpinismo agonistico nel 1989. Molti utilizzatori la trovano insostituibile, ma talvolta il suo look “estremo” allontana qualche acquirente che vorrebbe utilizzare un capo così tecnico, ma gradirebbe qualcosa meno “visibile” e riconoscibile. Così Crazy ha creato il completo Zoom (foto sopra), ideale per lo ski touring e per l’utilizzatore che pratica questa attività da un livello medio alto fino all’agonismo. Per le sue caratteristiche può essere utilizzato anche per le gare, ma è l’ideale per l’allenamento o le gite di un utilizzatore attento ed esigente.
sport che praticavo. Poi ho prodotto capi per il running e per la mountain bike che muoveva allora i primi passi. Anche se è lo sci alpinismo che ci ha fatto conoscere e apprezzare davvero in tutta Europa. Nel 1995 con le prime Sky Race abbiamo preparato i completini da skyrunning, le prima t-shirt con le tasche i pantaloni un po’ più ampi, i fuseaux ¾: sono tutti capi che praticamente abbiamo inventato in Crazy Idea. Adesso sembra normale, tutte le aziende li producono, ma il fatto di averli inventati e di aver sempre lavorato con gli atleti ci pone nei confronti dei consumatori come un azienda tecnica che è sempre stata un passo avanti, attenta ai dettagli davvero per l’utilizzo quotidiano di questi capi. Oltre allo sci alpinismo quali sono le discipline ad oggi coperte dalla vostra offerta? V - Siamo una vera azienda multidisciplinare, copriamo quasi tutte le attività outdoor più importanti, ciclismo, running, alpinismo in generale, mountain bike. Da due stagioni abbiamo una linea street e boulder che ci sta dando grandi soddisfazioni, siamo inoltre presenti nei migliori negozi di Arco di Trento e abbiamo un punto vendita diretto a Finalborgo (Finale Ligure), le due patrie dell’arrampicata. Avete prodotto un kit skyrunning? V - Il kit skyrunning si divide in collezione uomo e donna, abbiamo lo short a compressione muscolare, le canotte e le t-shirt, sempre prodotti con tessuti Made in Italy, con apposite tasche per i gel, per mettere la giacchina ultralight, oltre che una cerniera lunga davanti per le giornate più calde. Insomma un’ottima scelta di vestiario per le sky e per i trail. Quanto incidono le categorie sul fatturato? L - Lo sci alpinismo agonistico era il nostro “core business” e devo dire che nonostante la concorrenza, prima inesistente e oggi invece molto varia e articolata, continuiamo a crescere. Siamo però talmente cresciuti in generale che ora è solo il 30% circa del nostro fatturato. Il running rappresenta il 10% circa come pure il boulder. Tutto il resto è sci alpinismo tradizionale e montagne, decisamente in incremento. Crazy svilupperà prodotti anche per altre categorie o siete soddisfatti con questo range? V - Per ora abbiamo i nostri settori tradizionali che stanno funzionando bene, abbiamo iniziato a lavorare nel freeride e sembra un settore molto interessante e dove siamo apprezzati. È probabile che amplieremo un po’ l’offerta. Siete molto conosciuti anche per avere dei propri punti vendita. Quanti e dove sono? V - Siamo nati con i nostri spacci: il primo a Bormio attiguo al laboratorio di produzione, poi c’è stato Morbegno, Tirano, Bormio sport, Castione Andevenno, tutti in provincia di Sondrio. A giugno 2012 abbiamo aperto a Finale Ligure, era una piazza che ci interessava e non abbiamo trovato punti vendita con le giuste dimensioni per inserire la nostra collezione. Così lo abbiamo aperto noi... e ne siamo molto soddisfatti. L - Non è nostra intenzione aprire altri punti vendita diretti, anche perché crediamo che ci siano molti commercianti tecnici e preparati e ci piace confrontarci con loro e lasciare i giusti spazi. In tutti gli shop trattate anche altri marchi di abbigliamento? Avete degli accordi con determinati brand?