







































esteggiamo una vittoria, non l’unica e non l’ultima, della Fiorentina. Ma non è solo l’anniversario di un successo viola: abbiamo voluto dare vita a un momento speciale per ricordare una stagione, i suoi protagonisti e le persone che hanno conquistato il trofeo per i tifosi e la città.
Certamente, 50 anni sono tanti; così tanti da darci l’occasione di celebrare un mondo e un calcio che non ci sono più. Un mondo che io non conosco, essendo nata 20 anni dopo, ma è un mondo del calcio e una storia della Fiorentina che sono stati ben tramandati da chi ha vissuto quei giorni. Nomi e vittorie, racconti e immagini che sono attuali e amati ancora oggi.
Storie di atleti che sono entrati nella storia, i cui volti sono collezionati negli album di figurine dell'epoca, così come non potranno mai essere dimenticati il Presidente di allora Ugolino Ugolini e il Mister Mario Mazzoni.
La preparazione delle partite Mazzoni la impostava più sulla conoscenza dei suoi, e li conosceva benissimo nei pregi e nei difetti, che su quella degli altri. Averlo avuto come allenatore è stata una scuola di vita, non solo di calcio. Mazzoni aiutava i giovani a crescere.
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Per questo l'iniziativa che abbiamo organizzato è anche un bel modo per ricordarlo e rendere onore a un vero maestro di calcio e di vita.
La Fiorentina giocava con Superchi, Beatrice, Roggi, Guerini, Pellegrini, Della Martira, Caso, Merlo, Casarsa, Antognoni, Desolati. Il fatto curioso fu che Beatrice fu sostituito da Lelj al 46' e dopo un minuto o poco più lo stesso Lelj si infortunò e al suo posto entrò Rosi che realizzò il 3-2 per la Fiorentina.
I giocatori della Fiorentina restano sempre nel cuore dei tifosi, ma quelli che ci hanno regalato vittorie così importanti, forse ci restano ancora di più. Per questo motivo, per queste persone e per il ruolo che ancora oggi hanno nella memoria e nell’affetto della nostra città, è bello e doveroso festeggiare questi 50 anni, ed è giusto farlo nel Salone de' Cinquecento che è il luogo dei fiorentini che accoglie gli eventi più importanti di Firenze.
Sono certa che la nostra città apprezzerà l’iniziativa, perché tanto è cambiato da quel 1975, nelle nostre vite e nello sport, ma ciò che è rimasto uguale in questi decenni sono la passione per il calcio e il grande amore per la Fiorentina.
Perini.
Assessora allo Sport del Comune di Firenze
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• Luca caLaMai
Mai come in questo momento il mondo Fiorentina ha bisogno di belle storie. Quella che verrà raccontata nel Salone dei Cinquecento, il palcoscenico nobile della città, è la magia di una squadra. Anzi direi di un gruppo di amici. Cinquant'anni fa la Fiorentina vinceva la Coppa Italia. 3 a 2 al Milan, con rete decisiva di Rosi. Sofferenza e gioia nella cornice dello stadio Olimpico. L'idea è partita da chi ha realizzato uno splendido film su quella impresa ed è stata cavalcata con entusiasmo da ex viola, da tanti giornalisti, dalla società del presidente Commisso e dall'amministrazione Comunale.
La sindaca Funaro e l'assessora allo sport Perini hanno spalancato le porte di Palazzo Vecchio a questo gruppo di eroi che sono rimasti nel cuore e sulla pelle di chi tifa Fiorentina. Quella Coppa Italia ha un valore speciale per tanti giocatori.
È stato l'unico trofeo importante vinto con la maglia viola da un campione come Giancarlo Antognoni. Potete immaginare con quale gioia lo ricorda. Ma lo stesso vale per il suo gruppo di amici del cuore, da Moreno Roggi a Vincenzo Guerini. Ma come dimenticare quel Claudio Merlo che a fine gara duettò in maniera simpatica con Luciano Chiarugi, l'amico sconfitto visto
che Cavallo Pazzo quel giorno era dalla parte rossonera. Nel Salone dei Cinquecento ricorderemo quel giorno. Pensate, a quei tempi la Rai non mandò in onda il primo tempo di quella finale. Il calcio non aveva ancora la forza di oggi. Noi invece la partita la rigiocheremo dal primo, all'ultimo minuto. E saranno emozioni vere.
• Lorenzo Matteucci
il ricordo nel cuore e nella mente dei tifosi è ancora forte. Così come nei giocatori viola di allora. Giovani, forti e con la Fiorentina nel cuore. Sono passati 50 anni da quella stagione e dalla vittoria della Coppa Italia, nella finale di Roma contro il Milan. Uno dei giovani leader di quella squadra era Giancarlo Antognoni. La “Luce”, “L’unico 10”, “Il ragazzo che gioca guardando le stelle”, sono tanti gli appellativi usati, ma di certo lui è stato simbolo della Fiorentina, di Firenze e dei fiorentini e l’amore che si è creato tra loro è un qualcosa che va al di là di ogni possibile immaginazione. Lo abbiamo interpellato per ricordare la cavalcata della sua squadra.
Giancarlo antognoni, nel 1975 arrivò alla vittoria della coppa italia, che ricordo ha di quella cavalcata?
«Sono passati diversi anni ormai, ma ricordo bene il gruppo che eravamo. Tanti ragazzi che avevano la voglia e il sogno di vincere un trofeo con la maglia gigliata. Eravamo un bel mix, c’erano i giovani come me, Roggi, Caso e i cosiddetti vecchi, Merlo e Superchi. Noi “ragazzi” avevamo fame, voglia di emergere e con l’esempio degli altri siamo arrivati a vincere quel trofeo».
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La finale contro il Milan fu a dir poco rocambolesca.
«Successe di tutto e fu emozionante. Facile dirlo perché alla fine a vincere fummo noi (ride, ndr) però chi la vide di sicuro non si annoiò».
cinque gol in totale, di cui ben tre nel giro di 13’.
«A ripensarci ancora oggi mi vengono i brividi. Dopo il 2-1 nostro con Guerini arrivò il pareggio dell’ex Chiarugi. Poteva essere una mazzata ma dopo solo due minuti
"A Firenze avrò anche vinto poco Ma la gratitudine della gente non ha prezzo" "
arrivammo al nuovo, e decisivo, vantaggio grazie a Rosi. Mi lasci aggiungere che quello dimostrò ancora una volta il valore sportivo e umano di quella squadra».
che importanza fu vincere la coppa italia?
«Alzare un trofeo è sempre importante, qualunque esso sia. Vincere a Firenze poi ha un sapore particolare e porta prestigio e attenzione alla squadra e società».
Quanto si è orgogliosi ad essere stato capitano e bandiera della Fiorentina che non ha mai tradito?
«A distanza di tanti anni, ogni giorno qualcuno si complimenta con me per quella scelta. Purtroppo con la Fiorentina ho vinto troppo poco, ma l’affetto di un’intera città non mi ha mai abbandonato. Poche vittorie sul campo, ma una, forse più grande, al di fuori. La gratitudine nella vita è importante. Ti torna indietro, solo se sei entrato nel cuore della gente. L’acquisisci negli anni, non la puoi comprare una volta per tutte».
• to MMaso BorG hini
un giovane campione, fermato soltanto dalla malasorte.
Moreno Roggi è stato un po’ l’emblema della Fiorentina di metà anni ‘70, quella che i tifosi sognavano di veder calcare le orme della famosa Fiorentina Ye Ye. Tanti talenti di belle speranze, ma anche troppa
sfortuna e infortuni gravi che, ad alcuni di loro, impedirono di sviluppare le proprie grandi potenzialità. Accadde così anche a Moreno, ma oggi vogliamo parlare di quel ragazzo che, 50 anni fa, visse all’Olimpico di Roma una delle partite più belle della sua vita.
Moreno roggi che ricordi ha della finale di coppa italia del 1975 contro il Milan?
“Ricordo che ero fermo da 5 mesi per la pubalgia, che allora era curata con riposo assoluto. Non credevo neppure di giocarla la finale, ma il duo Mazzone-Mazzoni mi disse di allenarmi con impegno perché avevano intenzione di mettermi in campo. Lo feci e devo dire che i risultati mi sorpresero. Non solo ressi bene a una gara così intensa, giocata “all’inglese” senza esclusioni di colpi. Ma, minuto dopo minuto, capii che potevamo farcela e così raddoppiai le forze, galvanizzandomi al massimo”.
Fu una girandola di emozioni incredibile…
“Sì, un gol dopo l’altro. Ricordo anche quello dell’ex, del mio amico Chiarugi. Era un grandissimo e ci fece gol al volo di destro, con la sua solita padronanza tecnica. Però a deciderla fu Paolo Rosi, uno che ci aveva fatto vincere anche la Coppa Carnevale. Perfetto colpo di testa su cross di Casarsa. Paolo sapeva essere decisivo negli inserimenti e per questo fece diversi gol importanti e non si smentì nella finale”.
La premiazione finale è un altro ricordo indelebile.
“Artemio Franchi ci consegnò la Coppa e io avevo addosso la maglia del Milan perché l’avevo scambiata con Duino Gorin. Lo sto cercando per proporgli un nuovo scambio a distanza di anni, sarebbe bello. Eravamo un gruppo fantastico e credevamo di aver aperto un ciclo vincente che poteva durare anni. Purtroppo per alcuni di noi le cose non andarono per il verso giusto”.
• Lucia Petraro L i
nella finale di Coppa Italia del 1975, vinta dalla Fiorentina cinquant'anni fa, ci fu anche il suo zampino. Fu suo il gol del momentaneo 2 a 1 che contribuì alla vittoria del trofeo, 3 a 2, maturata contro il più accreditato Milan. Vincenzo Guerini, centrocampista classe 1953, nato nello stesso giorno di Diego Armando Maradona, porta ancora nel cuore quei momenti indimenticabili, che esaltarono un gruppo di giovani di grandi speranze. Tanto di quella vittoria fu merito di Mario Mazzoni, di cui Guerini parla come di un padre, un mix speciale che si creò tra allenatore e squadra che regalò la gioia di un trofeo inaspettato per Firenze.
Vincenzo Guerini, una ricorrenza importante quella della coppa italia 1975, qual è il suo ricordo del gruppo di quella stagione?
"È un ricordo lontano e se sono ancora qui 50 anni dopo a parlarne è bello perché, purtroppo, alcuni amici di quella squadra non ci sono più. Aver regalato un trofeo alla società e alla tifoseria è stato importante, non capita spesso, come poi abbiamo potuto constatare. La finale contro il Milan non era facile, ma quel gruppo che si creò aveva dentro sé una forza speciale".
Quella stagione fu caratterizzata dal cambio di allenatore, nereo rocco lasciò prima della fase finale della coppa e fu promosso Mario Mazzoni, fu la chiave decisiva?
"Incise molto, Mario Mazzoni non era solo l’allenatore in seconda per noi, ma un confidente, un padre, eravamo tutti giovanissimi, lui è stato per noi una persona straordinaria, il merito va a lui, noi dovevamo tutti qualcosa a Mario, ci aveva cresciuto, sopportato e supportato, io ho dedicato a lui la vittoria, si meritò tutto".
Guerini, il suo primo ricordo di quella notte?
"I gol sicuramente, quello di Paolo Rosi fu decisivo decretò la vittoria. Il mio fu inaspettato, era Antognoni colui che batteva le punizioni, nessuno pensava che Merlo la potesse passare a me, fu una furbata di Claudio, il merito va a lui. Pescai proprio l'angolino e Albertosi non ci arrivò".
"“Il mio gol?
Grazie a una
furbata
di Claudio Merlo
Paolo Rosi fece quello importante”
Quanto fu importante aver regalato a Firenze un trofeo?
"Fu un trofeo inatteso, perché in quella stagione non facemmo un campionato eccelso, ci furono grandi alti e bassi, partite brutte, vittorie sporche, salvammo l'annata con questa vittoria di prestigio contro una squadra di rilievo come il Milan".
È giusto dire che da lì in poi si poteva aprire un ciclo di giovani giocatori viola di grande prospettiva?
"Eravamo convinti di poter fare bene, eravamo tutti nel giro delle nazionali, si pensava che potevamo aprire un ciclo, prima si aveva la possibilità di tenere i giovani nelle squadre a lungo, non come accade oggi. Poi però io smisi di giocare, Roggi lo stesso, Desolati ebbe tanti problemi, il destino non fu benevolo per noi. Ricordo che in alcune partite giocavamo con 5 giocatori offensivi e il più anziano aveva 22 anni... Mi consola il fatto che almeno Giancarlo Antognoni sia riuscito davvero a fare la storia del calcio italiano vincendo la Coppa del Mondo".
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• toMMaso BorGhini
il cammino della Fiorentina nella Coppa Italia 1974/75 comincia il 28 agosto 1974, con la sfida interna contro il Palermo di Viciani, finalista della precedente edizione. I rosanero sono il primo avversario del girone composto anche da Ternana, Foggia e Alessandria. La partita, giocata a Firenze, è tutt’altro che semplice per la squadra di Nereo Rocco che, passata in vantaggio al 38’ con Merlo su calcio di rigore assegnato per un fallo su Saltutti, resta in 10 per tutta la ripresa a causa dell’espulsione per proteste di Beatrice. Di misura anche il successo nella seconda gara di Alessandria, vinta grazie al gol di Speggiorin direttamente su calcio di punizione, arrivato al 15’. Due gare nelle quali la Fiorentina dimostra una certa difficoltà a concretizzare il gioco, difetto che emerge soprat-
tutto nel terzo match, disputato a Firenze contro la Ternana, nel quale Roggi è protagonista, prima con la rete segnata a 49’, poi con il rigore (molto contestato) che l’arbitro Trono di Torino, gli fischia contro per un presunto fallo su Petrini a un minuto dalla fine. Gli umbri lo trasformano con Benatti, facendo sfumare i propositi di qualificazione anticipata dei viola che si devono giocare tutto contro il Foggia sul neutro di Barletta nell’ultimo match del girone. In Puglia segna subito Caso, in gol già al 7’, ma il Foggia pareggia al 76’ con Enzo che realizza il calcio di rigore fischiatoci contro per un intervento falloso di Della Martira.
Con il pari la Fiorentina sarebbe fuori dalla Coppa per differenza reti (a vantaggio della Ternana), ma ci pen-
sa Saltutti (subentrato al posto di Speggiorin), a 7 minuti dalla fine a rimettere le cose a posto: 2-1 per i gigliati e qualificazione in tasca. Un buon inizio per Nereo Rocco che può guardare con fiducia al campionato, mentre la Coppa Italia va in letargo fino a fine stagione.
• toMMaso BorGhini
come da tradizione, la seconda fase della Coppa Italia comincia a campionato finito. I viola, nonostante un colpo di coda nel finale, hanno chiuso la Serie A con un deludente ottavo posto e Nereo Rocco, essendo ormai certo il suo futuro avvicendamento con Carlo Mazzone per la stagione nuova, lascia le redini a Mario Mazzoni, storico “vice” della Fiorentina, ma soprattutto punto di riferimento per i molti giovani della rosa viola. Il suo compito è tutt’altro che agevole, visto l’alto coefficiente di difficoltà del girone che comprende Napoli, Roma e Torino (tutte arrivate davanti ai gigliati in campionato), eppure Mario si dimostra uno straordinario condottiero. La prima gara di Napoli si chiude con una sconfitta per 1-0 (gol di Burgnich al 47’) , ma la
Fiorentina, nonostante le assenze, gioca una buona partita e appena 4 giorni dopo, nella gara di Firenze contro il Torino dimostra tutti i suoi progressi “offensivi” regolando i granata con un secco 3-1 deciso da un’autorete di Graziani e dai gol di Speggiorin e Rosi. Le buone impressioni proseguono nella suc-
cessiva partita interna con la Roma, vinta per 2-1 grazie alle reti di Antognoni e Rosi (mattatore di Coppa). L’appetito viene mangiando e così, il 15 giugno 1975, la Fiorentina ospita il Napoli e ottiene una netta rivincita: 3-1 firmato dal rigore di Casarsa e dalle prodezze di Caso e Desolati. La doccia fredda arriva 4 giorni dopo a Torino con la sconfitta per 1-0 maturata nel finale in seguito al gol di Mozzini, così ci si gioca tutto nell’ultima partita di Roma. Fiorentina due volte in vantaggio con Desolati (autore di una doppietta) e due volte raggiunta da Prati. Il pareggio, però, è sufficiente perché il Torino perde a Napoli e la squadra di Mazzoni conquista la finale grazie alla miglior differenza reti sui granata. Un grande risultato che scatena l’entusiasmo tra i tifosi.
• toMMaso BorGhini
La finalissima si gioca il 28 giugno 1975, allo stadio Olimpico di Roma. La Fiorentina è sfavorita rispetto al Milan. A guidarla ci sono Mario Mazzoni in panchina e dalla tribuna Carlo Mazzone, futuro allenatore viola, ma la mano del Mario fiorentino, che conosce alla perfezione i “suoi” ragazzi, sarà fondamentale. Questo l’11 titolare: Superchi, Beatrice, Roggi, Guerini, Pellegrini, Della Martira, Caso, Merlo, Casarsa, Antognoni, Desolati. Nel Milan di Gustavo Giagnoni ci sono i grandi ex Ricky Albertosi e Luciano Chiarugi. Al 13’ Fiorentina in vantaggio: Caso, lanciato da Merlo, è steso in area da Sabadini. L’arbitro Michelotti assegna il rigore che Casarsa trasforma da fermo, alla sua maniera. Passano 7’ e il Milan pareggia grazie al colpo di testa in tuffo di Bigon. La partita è divertente e si lotta su ogni pallone. Nella ripresa Lelj, appena entrato per l’infortuna-
to Beatrice, s’infortuna subito anche lui, “costringendo” Mazzoni a inserire Rosi (già mattatore nella seconda fase di Coppa). Al 9’ Merlo batte una punizione dal limite, fintando di servire Antognoni, ma appoggiando a Guerini che supera Albertosi con un tiro secco rasoterra.
pa a capitan Claudio Merlo e Mario Mazzoni è portato in trionfo dai suoi ragazzi. Il giusto riconoscimento a un uomo che ha speso la vita per la Fiorentina, (quasi) sempre lontano dai riflettori.
sta
imparabilmente
Fiorentina di nuovo avanti, ma il Milan non si arrende e ritrova il pari con l’ex Chiarugi, che insacca al volo di destro su assist di Bigon. Una mazzata per i giovani viola? Tutt’altro perché dopo appena 2’ è proprio Rosi, su imbeccata di Casarsa, a colpire il pallone di testa, indirizzandolo imparabilmente in rete. Per i tantissimi tifosi viola presenti è l’apoteosi. Il Milan attacca a testa bassa, ma la squadra gigliata, si compatta, sfiorando anche il quarto gol. L’immagine finale è storica: il presidente federale Artemio Franchi consegna la Cop-