SportdiPiù magazine Verona 60_2019

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Alessandro Piovesan Venezia Academy

Alessandro, quando nasce l’Academy e che obiettivi si pone all’interno del Venezia calcio? «Nasce una decina di anni fa dall’idea di una società locale, risollevata a sua volta quattro anni fa quando il responsabile è diventato Mattia Collauto, con l’obiettivo di rilanciare il calcio giovanile veneziano sia dal punto di vista tecnico sia per trasmettere valori sportivi che identificano il Venezia e questi colori. Abbiamo una serie di legami sportivi col territorio che sono trasversali e ci sono di grande aiuto nel sviluppare le nostre idee e il nostro progetto». Qual è il rapporto col Venezia calcio? «Noi siamo tecnicamente una gemellata ma abbiamo un rapporto particolare perchè copriamo la prima fascia di bambini che loro non hanno. Per noi è un compito doppio: dobbiamo accelerare il processo di formazione dei ragazzi e svolgere una serie di adempienze molto importanti per quella fascia di età». Quanti bimbi fanno parte dell’Academy? «Nel 2018 erano 110, quest’anno siamo arrivati a 168. Sempre lo scorso anno abbiamo iniziato un percorso di supporto didattico-coordinativo nelle scuole; durante l’anno scolastico 2019-2020 saremo in 20 scuole a testimonianza che stiamo lavorando bene e con qualità. Abbiamo istruttori qualificati che scegliamo di anno in anno più l’attività parallela fatta dallo psicologo dell'età evolutiva Tommaso Franzoso che fa attività con i genitori e poi con gli istruttori che lavorano con i bambini. Abbiamo anche il nutrizionista che educa i bimbi. Tutte le nostre figure le portiamo sul territorio perché ci piace condividere gratuitamente il nostro sapere con la comunità veneziana e non».

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Che ruolo hanno i genitori nel vostro progetto? «I genitori sono una risorsa, ma solamente quando capiscono che sono i bambini gli unici protagonisti. Noi possiamo venire a conoscenza dell’attività del bimbo attraverso i canali ufficiali che abbiamo attivato quindi se il bimbo ha problemi lo convochiamo e lo facciamo parlare, per esempio, con lo psicologo. Abbiamo figure altamente professionali che si prendono cura del bimbo a 360 gradi come avviene a scuola. Riteniamo che se un bimbo viene in un club come il Venezia, dove c'è professionalità, sia fondamentale possa contare su figure specializzate. Questo implica condividere tutto, soprattutto le situazioni le negative al fine di, sempre insieme, trovare una soluzione. Per un genitore questo è un fattore difficile da accettare proprio perché nello sport la componente genitoriale ha un'incidenza elevata. Dopo un periodo di 'assestamento' ora lo accettano perchè hanno visto che l’Academy è una vera e propria scuola di formazione». Organizzate anche attività fuori dal rettangolo di gioco? «Siamo presenti sul territorio anche con eventi rivolti al sociale. Il comune è molto attento alla nostra attività. Abbiamo in programma di creare un torneo internazionale per i bambini Academy e di esportare il format anche all’estero. Molti sponsor, vista la bontà del nostro operato, si sono avvicinati e questo per noi è fondamentale per proseguire». Richieste da fuori Venezia di esportare questo format su altre realtà italiane le avete?

«Il nostro business model è quello di esportare il formato perché, al di là della parte tecnica, se oggi nello sport non hai un modello organizzativo altamente efficiente e organizzato a livello aziendale, non sopravvivi. Noi stiamo creando un modello organizzativo basato su tre pilastri: la parte tecnica che è quella preponderante, la parte di servizi e la parte commerciale. Se portiamo avanti con la massima professionalità queste tre attività potremo sopravvivere e creare business. È inutile negarlo: se non ci sono risorse, soldi, è difficile se non impossibile contare sull'apporto di istruttori altamente qualificati». Mi sembra di capire che nell’Academy non c'è più spazio per l'allenatore dopolavorista o pensionato… «Direi proprio di no. All’Academy diamo un rimborso spese ai nostri tecnici in più offriamo formazione, un programma didattico e la parte psicologica. Diamo ma pretendiamo: se un allenatore non è in linea con la nostra organizzazione a fine anno, o anche prima, viene sollevato dall’incarico. Da noi gli istruttori devono avere la capacità di formarsi, grande voglia di imparare e mettere in pratica ciò che viene loro insegnato».


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