KOMIKAZEN (estratto)

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Š 2007 Edizioni del Vento c.p.405 – 30016 Jesolo Lido (VE) www.edizionidelvento.it info@edizionidelvento.it ISBN-10: 88-89890-06-1 ISBN-13: 978-88-89890-06-6


fumetto Cartesio e il di Ele

ttra Stamboulis

Cartesio ha impiegato gran parte del suo ingegno per dimostrare che gli oggetti esistono al di fuori del pensiero. Questa dimostrazione può sembrare non essenziale ai nostri occhi, ma non è così lontano il periodo storico in cui si considerava il passaggio su questa terra un semplice transito temporaneo verso la destinazione finale, la vera realtà ultraterrena. In quest’ottica gli oggetti e la realtà sensibile non erano altro che una proiezione. Vi sembra qualcosa di paradossale o prestorico? Non si deve credere che questo tipo di sguardo sul mondo che ci circonda sia così assolutamente escluso dalla contemporaneità. Anzi, la visione che vede in un aldilà il compimento della propria esistenza alimenta le azioni non solo dei kamikaze, ma di tutta l’etica militarista, che vede nel conseguimento di una gloria postuma la giustificazione dell’azione bellica. E che dire dell’uomo nuovo e del sol dell’avvenire? In fondo, in qualsiasi ideologia c’è sempre un posporre la vera realtà in un luogo indefinito, dimenticando il presente e i costi che adesso si devono riscuotere. La rimozione del presente è un volto con gli occhi chiusi in mezzo ad una tempesta con la bocca sorridente... Si parla spesso della necessità di costruzione di memoria storica, è ormai diventato un principio indiscutibile, intoccabile. Ma l’aspetto più opaco di questa costruzione, cioè il come questa costruzione possa avvenire, con quale sguardo e punto di vista, rimane argomento secondario e irrisolto. Per capire come si legge il passato, bisogna difatti

saper osservare il proprio presente. Ogni Storia è riscritta dal presente che la legge, ma cosa succede se lo sguardo sul presente è sfocato, strabico oppure semplicemente distratto? E cosa dire del fatto che ci sono piani paralleli di realtà e che, quando ci sembra di avere afferrato un filo, subito una matassa nuova e più aggrovigliata si intreccia nei nostri piedi? Il fumetto non può aiutarvi se vi trovate impigliati in questo tipo di quesiti. Non può aiutarvi perché nel suo essere arte effimera e sostanzialmente povera, denuncia la sua finitezza. La possibilità di essere autoprodotto con pochissimi mezzi, di essere spesso il frutto di un’infatuazione giovanile temporanea, oppure di una sindrome di demenza senile che comincia a vent’anni, lo rende classicamente lontano dall’accademia e dallo Star System dei media. Certo, c’è sempre qualcuno che ci prova a metterlo sul piedistallo, a creargli un pedigree che lo faccia passare nell’alta società di chi conta nel mondo della comunicazione e della cosiddetta creatività. In genere si sente un pesante tonfo poco dopo. La cosa invece che mi piace del fumetto, in particolare di quello indipendente (ma lo ritrovo anche in alcune produzioni commerciali), è il fatto di essere spesso il prodotto delle relazioni nate in un pub o in una birreria, delle alte disquisizioni che possono avere luogo tra amici in una stanza di studenti, da piccolissimi gruppi di appassionati che sembrano essere stati colpiti da un virus ebola della fumettologia che si aggira per l’Europa. Giusto, l’Europa: perché il fenomeno non 3


è solo nostrano, ma della casa europea. Dalla Finlandia di poche parole alla loquace Spagna, al Portogallo e alla Grecia post dittatura. E poi la Romania, la Bosnia, la Slovenia, forse la potevano scampare grazie al sol dell’avvenire... Piccoli gruppi ammalati della stessa malattia, che creano storie in sequenze, le promuovono, fanno festival, discutono la notte, si lamentano del fatto che non hanno finanziamenti, continuano tuttavia nel loro insensato intento. Abbiamo pensato di invitarli tutti, o quasi tutti, per guardarci negli occhi e cercare di porre rimedio. Quale memoria storica potrà essere creata quando la Storia la raccontano i fumetti? Ancora c’è chi pensa che sia un modo per spiegarla ai bambini. Provate a proporre il libro su Marthin Luther King ad una classe, senza mediazione. MLK di Anderson è una storia interpretata, in cui alla ricostruzione per estratti della biografia del leader, si intersecano i commenti di testimoni superstiti, di oppositori politici, di

semplici cittadini. È una sorta di saggio biografico, dove si presuppone una conoscenza di base della società americana dell’epoca, di cosa è la lotta non violenta, di che cosa è la politica. Non mi sembra roba da bambini, neanche da adulti disimpegnati. Quale può essere l’Europa raccontata dalle riviste indipendenti? Sono piccoli frammenti, dove spesso non c’è un contesto chiaro. Storie marginali raccontate dai margini, piccoli buchi che interpretano microstorie oppure ampi racconti, che ricreano mondi come i romanzi. Il vedere per Cartesio era l’occhio strumentale della mente: l’oggetto mondo poteva essere riscritto con precisione geometrica, visto che il soggetto si inserisce nel paesaggio stesso della rappresentatività. Paradossalmente, esistendo la verità, anche la sua riscrittura parziale visiva, una piccola storia a fumetti marginale, può essere per il vecchio filosofo un esperimento di verità.

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Portogallo

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Il mercato portoghese del fumetto e gli autori di realtà

Farrajota di Marcos

Anche se la storia del fumetto portoghese risale al genio indiscutibile di Raphael Bordallo Pinheiro (-), di fatto, trascorsi gli “anni d’oro”, si arriva agli anni ’ del xx secolo senza mercato né industria dei fumetti. Il nostro stato di periferia geografica accompagnato all’isolamento storico imposto dal fascismo (nei decenni tra gli anni ’ e ’) ha fatto sì che il Portogallo fosse più “insulare” che continentale. Quella dell’isola è una metafora che compenetra un’altra immagine: i lavori del fumetto portoghese sono barche perse nell’oceano Atlantico, che raramente gettano il calappio alle altre che incontrano sulla stessa traiettoria. Sarà giusto considerare in modo positivo il fatto che non abbiamo né industria né mercato? Da un lato è triste assistere al disonore di alcuni “autori capitali” dispersi nell’“oceano”, dall’altro il fumetto portoghese non smette di avere una ricchezza significativa di autori e opere proprio per l’assenza di vizi di formazione – un mercato obbliga sempre alla formazione di uno stile o di un tema! – invece ogni autore portoghese percorre il suo cammino individuale. Per quanto riguarda “il fumetto di realtà” (oggetto specifico di questo festival) bisognerà sintetizzare una storia ricca e lunga, cominciando dal “padre dei fumetti portoghesi” (Raphael Bordallo Pinheiro) che già faceva la propria autobiografia, nel , nella sua seconda raccolta No Lazareto de Lisboa – nella quale disegna la sua esperienza di quarantena al ritorno dal Brasile, quarantena obbligatoria per i viag-

giatori che provenivano da paesi dove c’erano epidemie. Come alle origini del fumetto, Raphael era un cronista satiro della politica, di un periodo ancora diviso tra monarchia e repubblica, che ritraeva inoltre gli aspetti culturali, come il teatro. Passando ai modernisti, abbiamo Stuart Carvalhais (-) e Carlos Botelho (-). Il primo inventò la serie «Quim e o Manecas» che, nonostante seguisse la tradizione dei ragazzi monelli Max und Morritz, ebbe il pregio di denunciare gli eventi del suo tempo come la miseria nelle strade o la prima Guerra Mondiale. Il secondo, tra il  e il , creò le cronache Ecos da Semana (nel giornale «Sempre fixe») dove criticava e testimoniava gli eventi culturali e sociali nei fumetti. Pubblicò inoltre la Volta a Portugal em Bicicleta (Giro del Portogallo in bicicletta) dove si occupò anche della situazione politica internazionale, facendo comparire persino Mussolini. Dedicò  anni a questo lavoro, finché non cadde nel dimenticatoio, a causa della censura del Nuovo Stato fascista. In seguito ci furono due eventi cruciali vicini nel tempo. Negli anni ’, come negli usa e in Francia, anche i comics portoghesi ebbero un codice di comportamento, le Instruções sobre a literatura infantil (Istruzioni sulla letteratura infantile – ). Come in tutto il mondo, i fumetti portoghesi si trasformarono in un mezzo destinato ad un pubblico infantile-adolescenziale con la predominanza delle linee più conosciute dei comics popolari: lo stile “realista”, percorrendo il genere d’avventura, che

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nel caso portoghese ha significato nella maggior parte dei comics un inquadramento a temi di storia o di adattamento letterario sin dall’esaltazione dello spirito nazionalista; e lo stile caricaturale che è usato nello humour e anche, in modo ibrido, nelle avventure umoristiche. Da qui in poi poco di interessante da esser raccontato succederà. In seguito venne la rivoluzione del  di aprile del  e non mancarono i “cronisti cartonisti” della situazione in cui si viveva. La libertà permise il ritorno ad un fumetto contemporaneo che si era smarrito durante i quarant’anni di fascismo. La “prima generazione libera” si concretizzò nella rivista «Visão», influenzata dalla «Pilote» e da altre riviste francesi “adulte”. Tuttavia, era una rivista troppo lussuosa per un paese così povero, e troppo avanguardista per un paese così arretrato. Un’oasi impensabile. Ebbe appena  numeri e un anno di vita (aprile ’ / maggio ’). Nelle sue pagine incontriamo alcuni fumetti sulla guerra nelle colonie di Victor Mesquita () e Machado da Graça (che realizzò anche altri fumetti sulla guerra in Vietnam), e di Pedro Massano (). Gli anni ’ sono noti per la lenta fine dei giornali dedicati ai fumetti e per l’inizio di nuove interpretazioni stilistiche da parte degli autori portoghesi. Gli universi si orientano verso questioni più profonde, di vita urbana e marginale, mescolate a grafie ardite e sperimentali. Nonostante siano autori dalle strutture narrative ed estetiche ancora tradizionali, vorrei far riferimento a Fernando Relvas () con L123 e Cevadilha Speed, due opere che trattano con realismo temi come la delinquenza giovanile, le droghe e le tedesche nell’Algarve. Relvas finì per creare un’opera carismatica sulle nuove generazioni degli anni ’.

Arlindo Fagundes () nella sua raccolta La Chavalita e il suo personaggio «Pitanga, barbiere a domicilio» scrisse della prostituzione e della schiavitù bianca – del traffico di donne portoghesi mandate nei bar spagnoli a prostituirsi, temi che non venivano trattati all’epoca. Questa interpretazione della vita urbana e dei bassifondi continuò, una decina d’anni dopo, con Loverboy, di Marte () e João Fazenda (), storie della generazione degli anni ’, frutto delle influenze grunge: pre-universitari, droghe e raves. Gli autori, proprio di questa generazione degli anni ’, durante questo decennio sono stati influenzati dai nordamericani alternativi e dalle agitazioni delle case editrici indipendenti, dando vita tra il  e il  ad un vero boom di comics portoghesi. Da questa sfornata, che è stata aiutata anche dall’intensa attività della Bedeteca de Lisboa e del Salão Internacional de BD do Porto, ad esempio si mostrò per la prima volta in Portogallo il lavoro delle case editrici alternative nordamericane Fantagraphics e Drawn & Quarterly, e i suoi autori che si occupavano di autobiografia e reportage come Joe Sacco, Julie Doucet, Chester Brown, etc. sono stati certamente di ispirazione ad autori come Pedro Brito () o Isabel Carvalho (), ad esempio. Nel  il mercato implose. La Bedeteca de Lisboa perse il suo protagonismo, le case editrici di fumetti commerciali soffocarono le piccole case editrici, con materiali che neanche a volerlo interessavano al pubblico ma che occupavano abbastanza spazio commerciale nelle librerie – la distribuzione delle edizioni di fumetti in Portogallo è gestita dalle librerie generali, ci sono pochi negozi specializzati che soprattutto importano comics nordamericani

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e quasi mai hanno le edizioni nazionali nei propri scaffali. Il mercato si trova moribondo sia per quanto riguarda i fumetti commerciali sia per quelli “alternativi”. Nonostante ciò continuano a resistere con alcuni numeri di progetti editoriali di bassa tiratura: la «Associação chili com carne», «El pep», «Opuntia books», «Nova comix», «Imprensa canalha», «mmnnrrga», «A mula» sono alcune delle sopravvissute all’«apocalisse del ». È in questo ambito che vogliamo mostrare un fumetto portoghese in sintonia con tutto il mondo e in particolare con la “realtà”. È un compito difficile da intraprendere in quanto, nonostante la contemporaneità dei temi trattati dagli autori degli anni ’, pochi fra loro si proposero per sperimentare il “reportage”, il “giornalismo”, la “cronaca” o l’“autobiografia secondo la logica Pekar”. Quindi, possiamo analizzare alcuni progetti come Para além dos Olivais (Bedeteca de Lisboa – ): un lavoro collettivo dedicato al quartiere di Lisbona dei Olivais, in cui gran parte del contenuto si orienta più verso la finzione che verso la “realtà”; Nós somos os mouros (Assírio & Alvim – ), un progetto iberico sulle varie questioni islamiche con la partecipazione di autori portoghesi e spagnoli sugli argomenti dello spagnolo Felipe Hernández Cava () e del portoghese João Paulo Cotrim (); Á esquina

(Campo das letras – ) di Cotrim e Pedro Burgos (; autore pubblicato in Italia nel secondo numero della rivista «Orme») che è una raccolta che riunisce strisce di fumetti/cronache di vita quotidiana di Lisbona pubblicate nel più importante giornale nazionale «Público» (tra il  e il ), nella tradizione di Carlos Botelho; Cotrim con Miguel Rocha () produssero il libro Salazar: Agora, na hora da sua morte (Parceria A. M. Pereira – ) un best-seller (dentro i parametri del mercato dei fumetti), e chiamarono i media per un libro di fumetti, evento raro, come ben sappiamo. Tuttavia, sono stati scelti altri autori, due delle due principali città portoghesi, Lisbona e Porto, che hanno lavorato in progetti comuni come la condivisione di formati editoriali poco “convenzionali”, come le fanzine o piccole case editrici, o nelle esposizioni della Fiera Laica. È importante sottolineare che tale fiera è un evento editoriale alternativo (dove oltretutto quest’anno era presente l’autore/editore Alberto Corradi) in cui piccoli editori, illustratori e altri produttori di articoli culturali si riuniscono per mettere in circolazione i propri articoli senza intermediari in un chiaro affronto ai rivenditori al dettaglio, negozianti e distributori che li hanno ignorati. Per maggiori informazioni consultare il sito: www.feiralaica.com.

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