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Il valore educativo di una scuola 4.0

Questo numero di Smart Building Italia l’abbiamo arricchito di uno speciale scuola. Una scelta apparentemente eccentrica e viceversa fortemente motivata, non da ultimo dalla nostra partecipazione a Didacta, la fiera di riferimento del mondo della scuola, che si è tenuta a Firenze dall’ 8 al 10 marzo scorso.

Sia la partecipazione fiorentina che questo speciale, infatti, vogliono testimoniare la nostra convinzione di come il mondo delle nuove tecnologie, se vuole davvero incidere sul futuro, debba aprirsi ad un dialogo con i cosiddetti end users, col mondo dei non esperti. In tal senso, aprirsi al mondo della scuola ha un doppio significato, dal momento che non solo costituisce in questo momento un “mercato” estremamente interessante per le aziende della nostra filiera, e lo spiegheremo tra poco, ma è il soggetto a cui tutti si stanno rivolgendo per colmare un gap drammatico in termini di competenze tecniche che rischia di pregiudicare persino gli sforzi continentali in termini di decarbonizzazione.

La scuola italiana ha numerosi problemi, lo sappiamo tutti, non da ultimo la scarsa considerazione in cui viene tenuta a tutti i livelli, salvo lamentarsene quando non raggiunge determinati obiettivi; tra questi vi è senza dubbio anche la qualità dei luoghi della formazione I nostri giovani e i docenti che li formano vivono gran parte della loro giornata in edifici scadenti, o semplicemente obsoleti e non di rado poco salubri, come abbiamo scoperto durante la pandemia. E tutto ciò da padri e madri, non può lasciarci indifferenti. Va da sé che uno sforzo di rinnovamento del sistema scolastico deve comprendere anche gli edifici in cui si fa scuola che, tra l’altro, con la loro “qualità” o con la mancanza di “qualità” non sono indifferenti al risultato della formazione.

L’occasione che si sta ponendo - e la ragione per cui riteniamo che il nostro mondo debba guardare con attenzione alla scuola - è di quelle che non si ripetono facilmente, dal momento che i diversi strumenti messi a disposizione direttamente e indirettamente dal PNRR stanno facendo arrivare al sistema scolastico e a quello della formazione una mole di finanziamenti mai vista prima, con l’obiettivo di costruire ex novo ben 216 nuovi edifici scolastici sul territorio nazionale a sostituire realtà obsolete e non recuperabili (per un totale di 1.19 miliardi di euro di investimento), ma anche con moltissimi interventi di riqualificazione e rifunzionalizzazione che tra risorse del PNRR e altri finanziamenti europei metteranno a disposizione del sistema scolastico italiano oltre 4.9 miliardi di euro da spendere in un lasso di tempo di pochi anni.

Gli interventi finanziati dal PNRR riguarderanno l’introduzione di strumenti innovativi per la mediazione didattica e la formazione (come i laboratori, le aule immersive e la realtà aumentata), ma interesseranno anche l’efficientamento energetico degli edifici (o la costruzione ex novo di edifici a zero emissioni), la loro dotazione tecnologica di base, a partire dalla connettività a banda ultra larga, per poi coinvolgere i sistemi di climatizzazione e ricircolo dell’aria, ma anche l’illuminotecnica, la sicurezza e le piattaforme di controllo e gestione degli immobili, fino alla possibilità di produrre l’energia necessaria al loro funzionamento, ma anche di condividerla in una logica di comunità energetica

Tutti temi finora lontani da chi si occupa di scuola e di edilizia scolastica e divenuti improvvisamente di grande attualità. Ma il fatto che siano divenuti attuali e economicamente realizzabili non comporta il fatto che la filiera decisionale sia pronta a farli propri, dal momento che le competenze non si formano in pochi mesi. Ecco perché in questa fase il dialogo tra mondo tecnico e mondo dei decisori diventa estremamente importante. È indispensabile tentare di condividere un linguaggio, di far conoscere soluzioni già pronte, di supportare chi dovrà decidere, far progettare e progettare, per fare in modo che l’innovazione introdotta contribuisca ad un reale miglioramento degli standard di vita e di lavoro all’interno delle scuole italiane e al loro risultato che è la qualità delle nuove generazioni.

Infine, ma non da ultimo, se i nostri giovani vedranno edifici con dotazioni tecnologiche all’avanguardia sarà possibile che nel pensare al loro futuro prendano in considerazione tra le diverse opzioni anche quella di diventare a loro volta dei tecnici, facendo uscire dal cono d’ombra professioni ingiustamente penalizzate e di cui abbiamo enormemente bisogno. ■