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In questo numero
L'alluvione e il ruolo dei ragazzi
> pag. 15
Advertisement
Una giornata con la Polizia di Stato
Scuola Primaria College a scuola
> pag. 19
Tutti al Bioparco!
> pag. 20
Editoriale
> pag. 4
La vita in Via
Dalmazia
PGS FOLGORE: al prossimo anno
> pag. 4
Grazie Sr Paola
> pag. 5
Liceo
Concerto di Bruce
Spingsteen
> pag. 7
La pace
> pag. 8
> pag. 11
Scuola Secondaria di 1° grado
Cake Star
> pag. 13
Discovering Marche
> pag. 14
Società Geografica
> pag. 16
Incontro con la Polizia Postale
> pag. 26
Un giorno da paleontologi
> pag. 21
La nostra scuola
> pag. 23
Scuola dell'Infanzia
Siricu
> pag. 33
Speciale Foto di Classe
2022/23
> pag. 33
Hanno collaborato i giornalisti e le giornaliste della Scuola di Via Dalmazia: allievi dell’Infanzia, della Primaria, della Secondaria di Primo e Secondo Grado con maestre, maestri e professori
Direttore Responsabile
Maria Antonia Chinello
Autorizzazione Tribunale di Roma n. 306 del 07/06/2002
Progetto grafico e impaginazione POOYA srl - www.pooya.it
Fotografie e copertina
Andrea Nonno Fotografia
Associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana
Un altro anno volge alla fine: progetti che si chiudono, altri che si aprono, desideri di dono agli altri o di successo per sé che si scontrano con la realtà dei fatti, degli accadimenti, dei limiti. Una costante lezione che fatichiamo ad apprendere molto di più della matematica o del latino.
È un dato certo: non possiamo piegare la realtà alla nostra volontà, ci è dato invece di accettarla, di dire “sì” alla vita che ci supera.
Siamo sempre a un bivio: aprirci alla realtà, alla vita con tutte le sorprese che ci riserva o pretendere di controllarla imponendo il nostro volere, per rimanerne poi delusi e tristi, perché la realtà è quella che è, la vita è più grande.
È sorprendente che, decidendo di imboccare la strada dell’apertura e dell’accoglienza, scopriamo come tutto cambia, in meglio, per noi e per gli altri. La realtà accolta e assunta, infatti, ci forgia, ci fa crescere in umanità, ci rende più autentici e amabili.
Questo non perché saremo sempre vincenti, di successo in successo, di appagamento in appagamento. Rimarremo limitati e non onnipotenti, ma di indicibile grandezza e bellezza, perché ci lasciamo amare e chiamare alla vita, dono e impegno, gioia e sfida, ricerca e risposta agli appelli che ci giungono, conosciuti e nuovi.
“Non abbiate paura, IO SONO!” leggiamo nel vangelo. Era sera, il vento era forte e il mare agitato, “vollero prendere Gesù sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti”. (Gv 6,16) Non abbiate paura, io sono: parole che attraversano ripetutamente il vangelo.
Anche noi siamo, ma in Lui che è la vita e alimenta la nostra, affidabile roccia su cui possiamo rimanere saldi nelle fatiche e negli interrogativi che ci sfidano ogni giorno.
L’altra strada, del “fai da te e per te”, è dipinta efficacemente in una parabola di Gesù:
“La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: -Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così - disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti!-. Ma Dio gli disse: -Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?-. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio”. (Lc 12,13-21)
Fragile e precaria è la vita, importante diventa incamminarla verso un altrove. Quando una persona ripete continuamente l’aggettivo possessivo “mio”, sono le cose a dominarla: la sua vita ruota attorno ad esse. Ma vivere così è un lento morire, si nutre la morte dentro di sé, perché l’uomo non può vivere solo di cose. Stolto, dice Gesù, cioè poco intelligente, ha investito sul prodotto sbagliato: la vita non dipende dai beni.
Una vita piena e vera non si trova al mercato delle cose, che promettono ciò che non possono mantenere. Saggio, intelligente è chi sposta il desiderio su altro: sulla profondità del cuore, sulle persone accanto da amare e, soprattutto, sulla sorgente della felicità, che non è in noi, ma in Dio.
Un giorno un visitatore arriva nella cella di un monaco del deserto. E conversando gli domanda: come mai hai così poche cose nella tua cella? Un letto, un tavolo, una sedia, una lampada. Il monaco replica: e tu come mai hai solo una sacca con te? Ma perché io sono in viaggio, risponde il visitatore. E il monaco: anch’io sono in viaggio.
Il viaggio della vita: ha sì un inizio e un termine, ma va oltre la morte. “Siamo nati e non moriremo mai più” affermava Chiara Corbella Petrillo. Lei ha fissato lo sguardo su ciò che vale ed è duraturo, ha terminato il suo viaggio sulla terra a 28 anni, ma continua a vivere, perché cielo e terra sono in continuità con il Signore della vita.
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