RIFLETTORI SU... 22

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Riflettori su... Anno IV - N. 22 Marzo 2022

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MAGAZINE DI CULTURA E SPETTACOLO DIRETTO DA SILVIA AROSIO

NUMERO SPECIALE DEDICATO ALLE DONNE

BOND QUARTET

La contaminazione tra la musica classica e il pop

NICOLETTA MANNI

A tu per tu con la prima ballerina della Scala

INTERVISTA ESCLUSIVA

atta r F a n n Gia

ANDRÉANNE THIBOUTOT L'artista che incanta con i suoi hula-hoop

LA DIRETTRICE D’ORCHESTRA DA SEMPRE IMPEGNATA NELLE POLITICHE DI GENERE

INTERVISTE●ANTICIPAZIONI●CASTING●PERSONAGGI●TOURNÈE●LIBRI



SOMMARIO

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BOND QUARTET

GIANNA FRATTA HIROKO MORITA

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NICOLETTA MANNI MAURA PAPARO

Riflettori su...

MAGAZINE DI CULTURA E SPETTACOLO Anno IV - Numero 22 - MARZO 2022 • Supplemento alla testata www.silviaarosio.com (Reg. al Tribunale di Milano n°249 del 21/11/2019)

• Direttore Responsabile: Silvia Arosio • Art Director & Redattore: Daniele Colzani • Contatti: riflettorisumagazine@gmail.com • Contributors: Christine Grimandi - Simon Lee - Antonello Risati - Maurizio Tamellini - Angela Valentino - Luca Varani • Hanno collaborato: Natalie Chalcraf Simmond - Emanuela Cattaneo - Andrea Iannuzzi - Riccardo Manfredelli - CLP1968 - Lucia Crespi Ufficio Stampa Fondazione Bracco Progetti culturali - Maria Chiara Salvanelli | Press Office & Communication - SoloArtistiEsclusivi Edizione Digitale: www.issuu.com/riflettorisu

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ANDRÉANNE THIBOUTOT

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MIRIAM GALANTI

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SUSANNA PARIGI

ILARIA DEANGELIS

FIORELLA NOLIS

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CHIARA BECCHIMANZI

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ANNA MAGNANI

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MOSTRA "RITRATTE"

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MOSTRA "DONNE NELL'ARTE"

Le rubriche dei "Contributors" 94 - IL DANZATORE 96 - LA TRUCCATRICE 98 - LO SCENOGRAFO 100 - PAROLE D'ARTISTA

102 - INCONTRI RAVVICINATI 116 - RADIORAMA 114 - SONAR DISCHI 116 - MOVIELAND

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PIERCARLO PILANI

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TEATRO SAN BABILA

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72 SUMMER JAMBOREE DANCE ACADEMY

GIUSEPPE PINO

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ANDREA PIETRINI

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ALESSANDRO VERDOLINI

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UNA VOCE PER SAN MARINO

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e ancora... 62 - ANTEPRIME 90 - WEST SIDE STORY JOY DI RAFFAELLA CARRÀ 92 - LO STUDIO CINEMATOGRAFICO 88 - ANNIVERSARI IN ORBITA IL PADRINO 50 ANNI DOPO 118 - AISLA LAZIO 5

SANDRO GORRA

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GENNARO VITRONE Buona

lettura e...

ci vediamo

ad Aprile!


LA VOCE DEL DIRETTORE

L’arte e le donne insieme per la pace

COSA HANNO IN COMUNE LE DONNE E L’ARTE? L’INCLUSIONE, LA GENTILEZZA E TUTTE QUELLE QUALITÀ CHE ORA PIÙ CHE MAI DOBBIAMO VALORIZZARE

I

n queste giornate di fine inverno, quando soffiano venti di guerra, siamo ancora qui a parlare di arte, teatro, musica, danza, cinema e, per il mese di marzo, come l’anno scorso, abbiamo deciso di dedicare un focus particolare alle donne, ben consapevoli, e lo dico da donna, che l’8 marzo dovrebbe essere abolito. Perché la donna, così come il papà, la mamma, i nonni, i gatti, andrebbero “festeggiati” ogni giorno, solo per ricordarci la sacralità della vita, di ogni vita, che spesso non viene presa in considerazione. Ma evidenziare in questo mese il mondo femminile non è assolutamente un caso. Il femminino è da sempre considerato l’incarnazione dei valori come la gentilez-

za, l’accoglienza, l’inclusione, l’abbraccio: qualcuno ha indicato il 2022 come l’anno di Venere, anno in cui questi valori dovrebbero essere preponderanti. In un periodo dove gli animi si accendono per la politica internazionale, credo che mettere in evidenza questi valori sia un punto di forza: e, credetemi, sono caratteristiche che non si riferiscono solo al sesso femminile, ma si trovano anche nell’animo maschile, forse un po’ più in profondità, ma comunque presenti. Daniel Lumera, che spesso abbiamo intervistato su queste pagine, afferma: “Le qualità archetipicamente attribuite alle donne (la gentilezza, l'empatia, la compassione, la gratitudine, l'altruismo e la capacità di perdono), forze inclusive

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che una volta erano reputate debolezze, sono invece le chiavi del successo del tempo che verrà». L’arte è sempre inclusiva: ha dentro di sé il soggetto che si esprime e l’oggetto creato. Quando assistiamo ad uno spettacolo, poi, stiamo comunque interagendo e dialogando con l’autore e gli artisti in scena. Credo che su questo dobbiamo puntare, qualità che troviamo, quindi, non solo nelle donne, ma nelle arti in generale. Ne è un esempio Accademia Ucraina di Balletto di Milano che vede tra le sue file insegnanti di varie nazionalità due sono gli insegnanti russi, due gli ucraini, ma anche 2 moldavi, una bielorussa e un italiano. Il teatro, la danza, la musica sono da sempre linguaggi universali, che vanno al di là del campanilismo e che sono segnali di inclusione ed altruismo. Ce ne parlano anche le Bond Quartet, band di donne internazionali, che abbiamo intervistato per questo mese. Fiorella Nolis è donna e ed imprenditrice e dirige la sua C.M.S. Academy come lo farebbe Mary Poppins, con fermezza, ma grande dolcezza; Hiroko Morita porta la sua emozione in Cio-CioSan; Gianna Fratta, la nostra cover story, decora di femminilità un ruolo, quello di


di Silvia Arosio

direttore d’orchestra, che da sempre viene considerato maschile. Le donne possono e lo fanno con quelle qualità in più che l’uomo non dovrebbe mai rinnegare: come la donna dovrebbe trovare in lei la determinazione e la forza maschile (e nel giornale parleremo anche di due imprenditori - uomini - nel mondo del teatro). Trovate tutto, nel numero di questo mese. Per tutti questi motivi, e non solo per l’8 marzo, il nostro giornale è dedicato alle donne e all’arte, sinonimo di bellezza, universalmente riconosciuto. Se una massa critica di persone, cioè di numero elevato, riconoscerà e porterà in sé e agli altri questi valori, qualche cosa possiamo fare. E quindi, per finire poniamoci la domanda: “La bellezza salverà il mondo”? Forse sì o forse no. La minaccia della guerra, le pandemie, le crisi sono sempre state presenti sulla terra, ma è an-

che vero che la bellezza sta sempre lì, come i tramonti, i cieli stellati o i fiori, ed ognuno può goderne ed introiettarla dentro sé. Ma forse, davvero, l’essere “belli”, inclusivi, gentili, grati, creativi potrà alleggerire queste energie pesanti che cercano di trascinarci verso il baratro. Per cui, siate gentili, siate creativi, siate arte. Siate pace, dentro e fuori di voi.Siamo pace. • RS

Silvia Arosio

"Eppure il mondo va avanti perché siamo gentili fra noi. Nessun giornale domani parlerà di una madre che ha letto una storia alla sua bambina prima di dormire o di un padre che le ha preparato la co-

lazione, di qualcuno che ci ha ascoltato senza distrarsi, di un amico che ci ha tirato su il morale o di uno sconosciuto che ci ha sorriso sull’autobus. Eppure, se ci facciamo caso, ogni giorno troviamo la gentilezza sul nostro cammino. Molti di noi sono gentili senza saperlo. Fanno ciò che fanno senza chiamarlo gentilezza, solo perché è giusto fare così. (Piero Ferrucci - La forza della gentilezza)

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INTERVISTA

La

Direttrice

con la bacchetta!

© Debora Intilisano - Alessandro Russo

GIANNA FRATTA DA SEMPRE IN PRIMA FILA PER COMBATTERE GLI STEREOTIPI NON SOLO IN CAMPO MUSICALE...

È

una delle più famose direttrici d’orchestra del nostro Paese e la quintessenza della donna moderna, determinata e caparbia: sa quello che vuole ed è disposta a impegnarsi al massimo per ottenerlo. Questa sua dedizione per la musica è alla base degli insegnamenti per i suoi allievi al Conservatorio. Ho avuto la possibilità (e l’onore) di intervistarla per questa storia di copertina del numero dedicato alle donne, che ancora oggi sono in poche alla guida di grandi Istituzioni concertistiche e sinfoniche. Ma qualcosa sta cambiando... Sul numero scorso, Alessandro Quarta ci ha raccontato che “la musica classica è molto più bella di quan-

to possano immaginare, e quanto possa essere davvero tanto Rock. Basti pensare al primo tempo de La quinta di Beethoven”. Anche per lei la musica classica è più rock di quello che sembra?

IL SITO

Inquadra il QRcode per il sito ufficiale di Gianna Fratta 8

Partiamo dal presupposto che la musica classica può e deve essere accessibile a tutti. Se per “rock” intendiamo “energetico”, “ritmico” direi che la musica classica lo è. Quello che mi piace evidenziare è che la musica è una; noi la dividiamo in rock, pop, classica, etnica, ma in realtà la matrice è comune. La musica è un bisogno umano, un mezzo di espressione fortemente condiviso, per questo è un linguaggio che appartiene a tutti. Spesso si pensa che la musica classica sia “elitaria”, in realtà è solo un genere più complesso, che richiede più preparazione per essere accolto, per emozionare, per essere compreso. Ma è per tutti. Tutti sono all’altezza


di Daniele Colzani

della musica, anche di quella classica. Secondo lei, perchè nel nostro Paese c’è tanta ignoranza musicale? Da cosa dipende? Dalle scuole che divulgano poco, niente o male la musica, dalla Tv che offre la musica classica alle ore più impensate della notte, oppure è un problema culturale di fondo? Nel nostro Paese, come in tanti altri, quello della formazione musicale è un problema serio da affrontare. Si inizia a studiare musica troppo tardi e lo si fa spesso solo in modo teorico. Tutti ricordiamo le lezioni di educazione musicale alle scuole medie, dove si faceva sostanzialmente storia della musica. La musica è un linguaggio “pratico” che va affrontato in modo prati-

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co, artigianale, materico, con lo strumento in mano. E si deve iniziare dalle scuole, in modo strutturato, ancor prima delle elementari; già nelle scuole dell’infanzia devono essere attivati percorsi di educazione alla musica, educazione dell’orecchio, educazione all’ascolto, consapevolezza corporea, certo senza sottovalutare l’aspetto ludico, ma è un cammino che va iniziato presto e in modo strutturato, con risorse umane competenti e preparate nella didattica. Questa problematica purtroppo non riguarda solo la musica ma anche l’arte in generale; la formazione dovrebbe dedicare più spazio ai linguaggi dell’arte. Sono certa che avremmo cittadini migliori, più felici, più disposti all’ascolto, più creativi, più dotati di senso civico, più rispettosi degli altri. L’arte attiva percorsi inaspettati. Certamente anche i media potrebbero “aiutare”, oltre alla scuola e alla famiglia: i programmi che si occupano di musica classica vanno in onda di notte e soprattutto non sono preceduti da guide all’ascolto, non vengono differenziati per fascia di età. Questo non aiuta. Nell’immaginario collettivo il direttore d’orchestra è sempre associato alla figura maschile ma, sempre di più ci sono donne che ricoprono

questo prestigioso incarico. Come vede questa apertura (anche nell’adozione del termine Direttrice)? C’è competizione con i suoi colleghi uomini? Sempre più donne si stanno avvicinando al mondo della direzione d’orchestra e questo è molto bello, giusto, naturale. Io mi faccio chiamare Direttrice ormai da tantissimi anni e credo che l’uso del vocabolo “aiuti” in qualche modo a cambiare la realtà o a influire sulla realtà: finché ci si farà chiamare Direttore (al maschile), non si aiuterà il naturale percorso di consapevolezza del ruolo della donna nella direzione d’orchestra. La competizione con gli uomini, per quanto mi riguarda non c’è e io non l’ho mai vissuta

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personalmente. C’è la competizione in generale come nel mondo della musica, dell’arte, dello sport, perché la sana competizione fa parte della vita, ma non trovo che sia legata al genere, quanto al merito. O almeno così dovrebbe essere. Certo il percorso per le donne è più lungo, più complesso. Nei ruoli apicali le donne sono ancora poche, non solo in campo musicale. I numeri parlano chiaro: pochissime donne alla guida di grandi Istituzioni concertistiche, sinfoniche, pochissime direttrici musicali e direttrici stabili nei grandi teatri: la strada è ancora lunga ma la stiamo percorrendo. Oksana Lyniv è la prima donna alla direzione musicale di un ente lirico italiano. In questo campo è ancora lunga la strada per interrompere l’egemonìa maschile? Assolutamente sì, siamo ancora veramente poche, però nell’ul-


timo mese e mezzo qualcosa di importante è accaduto: Oksana è diventata la prima Direttrice musicale a Bologna, Speranza Scappucci è stata la prima donna a dirigere un’opera alla Scala, io sono stata nel mese di gennaio la prima donna a inaugurare la stagione lirica invernale dell’Arena di Verona. Diciamo che qualcosa sta accadendo, ma il fatto che siamo ancora “le prime donne” vuol dire che il percorso da fare è lungo. Le cronache riportano che è stata la prima donna a dirigere i Berliner Symphoniker, l’orchestra del Petruzzelli di Bari, la Sinfonica di Macao, il concerto di Natale in Senato e la prima italiana sul podio dell’orchestra dell’Opera di Roma. Quale prestigioso avvenimento/incarico Le piacerebbe ricoprire? Sono stata la prima donna in varie orchestre storiche del mondo: ho iniziato un po’ prima di Oksana e di Speranza perché ho iniziato oltre venti anni fa, poco più che ventenne. Mi piacerebbe inaugurare la stagione

della Scala: sarebbe un bel traguardo, anche se capitasse ad una collega di valore. Il podio è un ponte di comando o un posto di potere? A che “canoni” anche caratteriali deve rispondere un direttore d’orchestra? Il podio per me è un metro quadro di responsabilità, un metro quadro tra due moltitudini: di fronte l’orchestra, alle spalle il pubblico. Si è lì al centro, da soli, a portare sulle spalle i grandi capolavori che affrontiamo, Beethoven, Mahler, Mozart ed è una responsabilità non un potere. La responsabilità di prendere

delle decisioni, far fronte all’imprevisto, fare delle scelte, coordinare persone oltre che musica, strumenti e note. Ritengo la parte del potere o del comando assolutamente residuale rispetto a quella della responsabilità. La musica è sempre stata nei suoi sogni fin da piccola? In cuor suo sapeva già che sarebbe stata una direttrice d’orchestra? L’ho deciso da molto piccola. Avevo poco più di 8 anni quando per la prima volta ho sentito un’orchestra dal vivo e ho sperato di poter stare anche io lì, dov’era quell’uomo, su quei venti centimetri rialzati, in mezzo a tanti suoni. È stata una decisione che ho preso da giovanissima, da bambina, e che poi ho perseguito con grandissima forza fino a quando ho raggiunto l’obiettivo. All’inizio era un sogno ed è stato preso dai miei genitori con un po’ di incredulità, come quando un figlio ti dice che vuole fare l’astronauta. Ebbene… alla fine io l’ho fatto!

CHI È GIANNA FRATTA • Decide di diventare direttrice d’orchestra a nove anni e da allora intraprende e completa col massimo dei voti la sua formazione accademica in pianoforte e composizione, oltreché in direzione d’orchestra con 10 e lode. Fin da giovanissima lavora con importanti orchestre, in molti casi come prima donna. • Ha diretto i grandi titoli del repertorio operistico; particolarmente apprezzate dalla critica le recenti interpretazioni di Nabucco (regia di P. Pizzi), Madama Butterfly (regia di D.Abbado), Fanciulla del West (regia R. Giacchieri) e del Trittico pucciniano, che vince il premio per la migliore produzione operistica sudcoreana del 2015. • Specialista del repertorio di Umberto Giordano, ha inciso in prima assoluta il DVD dell’operetta Giove a Pompei di Giordano-Franchetti, il DVD dell’opera Il Re, le liriche per canto e pianoforte, oltre ad aver diretto anche le opere meno note del compositore (Marcella, Il Re, ecc.). • Pupilla del grande direttore Yuri Ahronovitch, egli scrive di lei “Non ho mai conosciuto un direttore così giovane e già così dotato di cuore e di braccio”. • Suona e dirige nei più importanti teatri del mondo (Carnegie Hall di New York, Teatro Coliseo di Buenos Aires, Teatro Solis di Montevideo, Seoul Art Center di Seoul, Smetana Hall di Praga, Teatro Sao Pedro a San Paolo del Brasile, Teatro dell’Opera di Roma, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino ecc.), collaborando con grandi artisti del panorama internazionale. • Il 7 marzo 2009 è stata insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana con motu proprio per i risultati da lei ottenuti in campo internazionale come direttore d'orchestra • È Direttrice Artistica dell'Orchestra Sinfonica siciliana: è così l'unica donna a reggere la Direzione Artistica di una Fondazione Concertistico- Orchestrale tra le 14 istituzioni di questo genere esistenti in Italia.

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IL SOCIAL

Inquadra il QRcode per il profilo Instagram di Gianna Fratta Ha mai avuto dubbi sul percorso professionale che stava seguendo? Come li ha affrontati? Mai. Sapevo che volevo fare quello e ho seguito tutti gli studi necessari che mi hanno consentito di arrivare sul podio preparata, con tutte le competenze necessarie e anche di più. Ho studiato pianoforte, direzione di coro, musica corale, direzione d’orchestra, composizione. È stato un percorso lungo, step by step, non sono “esplosa” improvvisamente. Dirigo ad un certo livello da pochi anni; ho fatto un cammino molto lento, molto “costruito”: in questa lentezza ho potuto studiare tanto e acquisire tutte le competenze di cui avevo bisogno. Più andava avanti il mio studio e meno dubbi avevo sul fatto che ci sarei riuscita. Se dovesse parlare a degli studenti che sono affascinati dal mondo della direzione d’orchestra cosa direbbe? Sicuramente di studiare e di seguire questa strada, che, per quanto difficile sia, è una strada meravigliosa, un cammino veramente affascinante: io sono piena di entusiasmo rispetto al mio percorso e non rispetto al concerto importante, ai riflettori, al palcoscenico. Sono veramente attratta da quello che bisogna “fare” per

arrivare sul palcoscenico: dalle prove, dalla conoscenza delle persone, dallo studio delle partiture e credo che ci debba essere un vero amore e un senso della dedizione, perché è un lavoro che “costa” tanto e che richiede tanto. La musica è come un compagno che ti vuole totalmente, un amore che non puoi tradire neanche per un attimo perché è esigente, ti vuole completamente, sempre. A coloro che hanno questa dedizione, questo amore per l’arte, per la musica, a coloro che sono disposti a sacrificarsi (nell’accezione buona del termine), a donarsi senza orari e senza compromessi, direi di far-

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lo, di crederci, di andare avanti anche davanti alle porte chiuse, senza compromessi, perché è bellissimo e se viene fatto nel modo giusto i risultati arrivano sempre. Arriveranno lentamente, forse, ma, come dico ai miei alunni in Conservatorio, nel mondo c’è molto bisogno di persone brave e preparate; e se loro mi rispondo che vanno avanti solo i raccomandati, come spesso credono i giovani, gli ricordo che è anche grazie ai raccomandati che cresce il bisogno di persone preparate, che possano garantire i risultati per tutti. Quindi diventate bravi e ci sarà bisogno di voi! • RS


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INTERVISTA

Le "fantastiche quattro" del

Bond Quartet

TANIA, EOS, ELSPETH E GAY-YEE SONO LE COMPONENTI DI UN QUARTETTO D'ARCHI CHE CONTAMINA MUSICA CLASSICA E POP

R

iflettori su... un quartetto d'archi molto particolare: le Bond Quartet. Le componenti di questa famosissima formazione sono le protagoniste della nostra intervista e le loro risposte da Oltreoceano sono arrivate quasi just in time: il tempo di spedirle via mail, riceverle, tradurle ed impaginarle e il gioco è fatto. Andiamo alla scoperta di queste quattro forze della

H ELSPET

natura che hanno un stile musicale tutto particolare. Ai vostri esordi la stampa vi definiva "le Spice Girls della musica classica". Come è

EOS 14


di Daniele Colzani

nato il Bond Quartet? A chi vi siete ispirate per il nome? Gay - Yee: Ah ah, ci ha sempre divertito essere chiamate le Spice Girls della musica classica, lo vedo come un complimento meraviglioso! Bond è stato formato da 2 gruppi di amiche subito dopo che tutte noi abbiamo lasciato il college di musica. Io ed Eos ci siamo incontrate facendo sessioni di registrazione per altri artisti pop. Siamo state presentate a Tania a una festa e formammo un quartetto d'archi. Abbiamo scelto il nome per il grande legame che aveva la nostra amicizia. Avevamo il primo contratto discografico internazionale ed era necessario che il nome fosse riconosciuto da tutti!

Il vostro stile è un crossover tra i vari generi musicali (classica, latina, folk, jazz, rock, pop, elettronica, indiana e mediorientale). Come siete state accolte dalla critica e dal pubblico? Gay - Yee: A dire il vero non ho mai letto recensioni! Per fortuna, sembra che siamo state ben accolte dalla critica e dal pubblico! Penso che, poiché la musica è così varia, ci sia sempre un qualcosa che può piacere a tutti. Ci divertiamo davvero molto quando ci esibiamo e penso che questa cosa si veda e attiri veramente il nostro pubblico. La musica classica è sempre stata vista come "elitaria", noiosa e per pochi. Come farla amare al grande pubblico?

E GAY - YE

Eos: Quando cresci in un posto che dispone di lezioni di musica gratuite, non vedi la musica classica come elitaria. Inoltre, penso davvero che il pubblico in generale ami principalmente la musica classica, anche se alcuni non se ne rendono conto: la classica è usata moltissimo in TV e nei film. Detto questo, alcuni possono essere intimiditi dai concerti di questo tipo di musica,

TANIA 15


TANIA DAVIS (PRIMO VIOLINO) • Tania, prima violinista con Bond, ha iniziato a suonare il violino all'età di quattro anni. Da adolescente ha ottenuto sia la sua Associate (AmusA) che la Licenza (LMusA) in Music with Distinction dall'Australian Music Examinations Board. • Ha conseguito la laurea in musica con il massimo dei voti presso il Conservatorio di Sydney e ha vinto premi e borse di studio per approfondire i suoi studi di violino presso la Guildhall School of Music and Drama di Londra, dove ha ricevuto un Diploma in Performance with Distinction. • Prima di Bond, ha lavorato con orchestre tra cui l'Australian Chamber Orchestra e la London Symphony Orchestra, oltre a esibirsi a livello internazionale come solista e musicista da camera. Tania Davis

ma non ci siamo prefissate la missione di convincere le persone ad amarla, abbiamo semplicemente fatto ciò che sappiamo fare, combinando la nostra formazione classica con la musica che abbiamo ascoltato e apprezzato. È stata una progressione abbastanza naturale che è avvenuta in maniera spontanea. Ci viene spesso detto dai fan che la nostra musica ha agito come una molla per avvicinarli alla musica classica e ne siamo estremamente contente. Vi siete esibite nei luoghi più importanti del mondo: Sydney Opera House, Piramidi di Giza in Egitto, Royal Albert Hall, Wall Street e Times Square). Quali emozioni avete provato suonando in questi luoghi meravigliosi? Eos: Quante emozioni! La Royal Albert Hall è stato il nostro primo concerto pubblico in assoluto insieme ed è stato registrato un DVD: eravamo piuttosto nervose per quello, ma l'abbiamo davvero adorato. Da allora siamo tornata molte altre volte e lo consideriamo uno dei nostri posti preferiti per esibirci. È grande ma allo stesso tempo splendido e intimo. Anche il teatro dell'opera di Sydney è stato una vera delizia perché è davvero iconico, ma anche perché è il paese di origine di Tania

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Eos Counsell

EOS COUNSELL (SECONDO VIOLINO) • La co-fondatrice di Bond, Eos Counsell, di Cardiff, ha conseguito una laurea con lode presso il Royal College of Music, dove ha vinto premi per le esibizioni di musica da camera. • Cantante, compositrice, arrangiatrice e produttrice a pieno titolo, ha scritto per film e pubblicità, ha suonato in molte colonne sonore di film e ha registrato violino solista per diversi programmi televisivi nazionali pluripremiati, tra cui Dr Who e Sherlock. • Eos ha lavorato con artisti tra cui Sir Paul McCartney, allenato Benedict Cumberbatch in Sherlock, serie in cui ha anche suonato il violino in ogni serie e colonna sonora.


(e dell'ex membro, Haylie): in quella sede, vennero a vederci le loro famiglie e i loro amici. L'atmosfera era davvero fantastica. Esibirsi a Wall Street e in Times Square è stato divertente, in parte per via dei nostri costumi e per essere state portate in macchina sul palco, e The Pyramids è stato magico: siamo anche riuscite ad entrare in una di queste meraviglie. Non avrei mai pensato che il suonare il violino mi avrebbe fatto vivere queste bellissime esperienze! Nate in tre diversi paesi (Australia, Galles e Regno Unito),

ELSPETH HANSON (VIOLA) • Elspeth Hanson si è divertita a viaggiare per il mondo da quando si è unita a Bond. Si è esibita con la leggenda della chitarra, Jimmy Page e Leona Lewis alla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Pechino. • Ha studiato alla Royal Academy of Music, ha suonato ai Proms con la National Youth Orchestra e ha registrato con la London Symphony Orchestra, la Royal Liverpool Philharmonic e la Prague Philharmonia. • Ha suonato da solista alla cerimonia di chiusura delle Paralimpiadi e si è esibita al Southbank insieme ad Annie Lennox, Beverley Knight e Ruby Wax per Oxfam Aid. • Elspeth è un'orgogliosa ambasciatrice dell'ente di beneficenza Wooden Spoon

Helspet Hanson

L'MP3

Inquadra il QRcode e accedi al sito di Bond Quartet siete la prova che la musica unisce... Tania: Sì, siamo una band davvero internazionale! Il bello della musica strumentale è che non ci sono barriere linguistiche, puoi viaggiare in tutto il mondo e comunicare con le persone attraverso la musica. Nella vostra carriera avete vinto 56 dischi di platino e 15 d'oro... Quale premio/riconoscimento vorresti vedere nella vostra bacheca? Tania: Mi piacerebbe prendere la licenza di pilota, sarebbe fantastico pilotare un aereo! Penso che Eos ce l’abbia già! Quale progetto musicale vorresti realizzare? La colonna sonora di un film, una reinterpretazione in stile Bond Quartet di qualche pezzo immortale che non avete ancora eseguito Elspeth: Ci sono molte cose che vorremmo fare! Ci siamo esibite in film, ma ci piacerebbe scrivere una colonna sonora e collaborare con altri artisti e compositori. Continueremo sicuramente a scrivere e pubblicare musica, esplorare stili diversi e continuare a suonare dal vivo! Abbiamo alcuni pezzi nella nostra "wishlist" che ci piacerebbe riorganizzare e registrare. Molte ragazze e ragazzi si avvicinano al mondo della musica classica con timore, data

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la complessità dell'argomento: avete qualche consiglio per loro? Elspeth: Tutti abbiamo avuto quei momenti di nervosismo quando ci preparavamo per un'esibizione o un'audizione! La musica classica all'inizio può essere un po' scoraggiante, soprattutto se i pezzi sono impegnativi. Ma penso che più ti eserciti, migliore e più facile diventerà e più ti sentirai sicuro. Quindi continuate a esercitarvi, esplorando diverse opere classiche, andate là fuori e divertitevi! • RS

Gay-Yee Westerhoff

GAY-YEE WESTERHOFF (VIOLONCELLO) •

Gay-Yee Westerhoff, cofondatrice di Bond, è dello Yorkshire, in Inghilterra, ed è la violoncellista del quartetto. Ha conseguito una laurea con lode in Musica presso il Trinity College di Londra. • Prima di far parte del Bond Quartet, Gay-Yee ha lavorato in tutto il mondo con gruppi tra cui Primal Scream, The Spice Girls, Talvin Singh, Embrace, Sting, Bryan Adams e Barry Manilow. • Gay-Yee è una prolifica compositrice, arrangiatrice e produttrice e sta attualmente lavorando a diversi progetti di composizione, incluso un musical che presto arriverà nel West End di Londra.


INTERVISTA

Nicoletta

Manni,

il "gioiello" della Scala

DAGLI ESORDI AL PALCO DEL TEATRO PIÙ PRESTIGIOSO D'ITALIA AL SUO "PASSO A DUE" CON TIMOFEJ ANDRIJASHENKO...

ph Brescia e Amisano Teatro alla Scala

Diamonds - Coreografie George Balanchine © The Balanchine Trust

P

rima ballerina della Scala dal 2014, Nicoletta Manni ha da poco inaugurato la nuova Stagione di Balletti, danzando in La bayadère di Rudolf Nureyev. Nel mese di marzo sarà tra i protagonisti di Jewels di George Balanchine, capolavoro coreografico e musicale ispirato alle pietre preziose (Smeraldi, Rubini, Diamanti) alla Scala dall’11 al 24 marzo, mentre il 9 aprile parteciperà al Gala Fracci, assieme agli altri primi ballerini, solisti e artisti del Corpo di Ballo scaligero e a grandi guest internazionali Nicoletta, cosa significa essere Prima Ballerina del teatro alla Scala? Che

responsabilità ci sono? Ti senti un modello da imitare, un punto di riferimento da seguire per gli allievi della Scuola di Ballo dell'Accademia? Mi rendo conto che come prima ballerina del Teatro alla Scala sono spesso sotto i riflettori e per i giovani che aspirano a diventare ballerini posso essere un modello, un'ispirazione. E’ una grande responsabilità, ma questo mi lusinga, e spero sempre di trasmettere i valori importanti nella vita. Come è nata la tua passione per la danza? A quale figura ti sei ispirata? Mamma ha una scuola di

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danza, andavo a trovarla di pomeriggio, volevo ballare anch'io, non stavo ferma un attimo. Ho iniziato per gio-

IL SOCIAL

Inquadra il QRcode per il profilo Instagram di Nicoletta Manni


di Daniele Colzani

Diamonds - ph Brescia e Amisano © Teatro alla Scala

co, ero piccolissima, avevo 2anni e mezzo. Con il tempo ho realizzato che quello era ciò che avrei voluto fare nella vita. Ricordo che l’'ispirazione la trovavo tra le persone che mi circondavano, le mie compagne, i miei insegnanti e certamente nelle ballerine e ballerini già affermati. Un mio modello è stata Polina Semionova. Qual è stato il tuo approccio con la Scuola di Ballo dell'Accademia? Eri intimorita o curiosa? L’inizio è stato sicuramente entusiasmante: ero di fronte al cambiamento, a una vita nuova e soprattutto stavo finalmente realizzando il mio sogno. Ma ero pur sempre una bambina che si trasferisce lontano da casa. Col passare del tempo, la mancanza della mia famiglia ha cominciato a farsi sentire. Però la passione e la voglia di andare avanti erano sempre molto forti, mi hanno aiutata a superare le

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ph Brescia e Amisano © Teatro alla Scala

Nicoletta Manni ne La bayadère

tante difficoltà. Non solo quelle di staccarsi dai genitori e dalle proprie abitudini, ma anche quelle di natura pratica. L’entrare in un’accademia, stare sempre in convitto con i compagni, nonostante si respiri una bellissima atmosfera, è difficile da gestire a quell’età. Ho avuto l’appoggio della mia famiglia che, nonostante la lontananza, è sempre stata presente. Mi è stata vicina e mi ha sostenuta in tutti i momenti di debolezza, aiutandomi a capire che avevo fatto la scelta giusta. Credo, poi, che conti molto anche il carattere e la forza di volontà. Negli anni ho visto molte ragazze nate per fare questo mestiere che subito davanti ai primi ostacoli hanno purtroppo ceduto. Nella vita il tuo "passo a due" è con Timofej Andrijashenko. Ci racconti come è nato il vostro amore? Ci siamo conosciuti da “nemici”: era il 2012, in un concorso a Milano, Io arrivai prima, lui secondo… Poi ci siamo rincontrati nel 2014 quando Timofej è arrivato alla Scala, e non mi accorsi che mi stava corteggiando, ci volle un po' di tempo per rendermi conto che avevo trovato l'amore proprio in quell’ambito, il Teatro, che sento come una famiglia

La nostra professione è parte fondamentale della nostra vita, ma quello che più ci unisce è la complicità che abbiamo trovato, l'equilibrio che siamo riusciti a costruire tra lavoro e privato. Siamo molto diversi, ma questo ci aiuta, fino a renderci complementari. Sul palco che "rapporto" ci deve essere tra ballerino e ballerina? Quando si danza in coppia, l'ideale è riuscire ad avere un ottimo rapporto con il proprio partner, sentirsi liberi di condividere i sentimenti e le proprie emozioni. La complicità, la confidenza e soprattutto la fiducia sono la chiave di una riuscita partnership. La danza è disciplina, armonia, rigore, tecnica... Su quale di questi aspetti hai lavorato di più? Danza è vita, il mio pensiero fisso. La danza è scuola di vita, è arte, emozione, bellezza, sentimento, ma anche disciplina e

rigore. È solo la perfetta unione tra queste componenti che la rende unica. Credo quindi che la cosa su cui più ho dovuto concentrarmi - e tuttora continuo a fare - sia proprio questo, riuscire a creare la fusione, magica, di tutte queste componenti nello stesso momento. Tanti ragazzi e ragazze si avvicinano al mondo della danza. Che consiglio senti di dar loro? Il mio consiglio a chi vorrebbe fare il ballerino è sicuramente quello di non mollare mai. Avere un obiettivo, portare avanti la propria passione mettendoci tanto studio, impegno, tanta forza di volontà, carattere e soprattutto umiltà, perché senza quella non si diventa grandi artisti. JEWELS A George Balanchine è dedicato il titolo di marzo per una serata preziosa che riporterà in scena tre gemme coreografiche e musicali: gli Smeraldi, i Rubini e i Diamanti di Jewels. Nel 2011, alla Scala e nelle tournée

GALÀ FRACCI (Ia ed.) - 9 APRILE 2022 - ORE 20 • Corpo di Ballo del Teatro alla Scala - Direttore Manuel Legris • Artisti ospiti: Alessandra Ferri - Marianela Nuñez - Olga Smirnova - Svetlana Zakharova - Roberto Bolle - Carsten Jung • Orchestra del Teatro alla Scala - Direttore Valery Ovsyanikov • Corpo di Ballo del Teatro alla Scala - Direttore Manuel Legris • da Giselle (coreog. Jean Coralli-Jules Perrot, ripresa di Yvette Chauvirè, musica Adolphe Adam) • da Excelsior (coreog. Ugo Dell’Ara, musica Romualdo Marenco) • da Chéri (balletto di Roland Petit, musica Francis Poulenc) • da Romeo e Giulietta (coreog. Rudolf Nureyev, musica Sergej Prokof’ev) • da L’heure exquise (regia e coreog. Maurice Béjart, musica Gustav Mahler) • da La vedova allegra (coreog. Ronald Hynd, musica Franz Lehár) • da Lo schiaccianoci (coreog. e regia Rudolf Nureyev, musica Pëtr Il’ič Čajkovskij) • da La strada (coreog. Mario Pistoni, musica Nino Rota) • da La Péri (coreog. Jean Coralli, ripresa Loris Gai, musica Friedrich Burgmüller) • Cachucha (coreog. da Jean Coralli, musica Casimir Gide) • da La Bella addormentata nel bosco (coreog. e regia Rudolf Nureyev, musica Pëtr Il’ič Čajkovskij) • da Onegin (balletto di John Cranko, musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij ) • La morte del cigno (coreog. Mikhail Fokin, musica Camille Saint-Saëns) • da Symphony in C (coreog. George Balanchine© School of American Ballet, musica Georges Bizet) • Prezzi da € 10 a € 180 (incl.prevendita) - Per info: www.teatroallascala.org

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IL GALÀ FRACCI Carla Fracci è stata e rimane una figura cardine della storia della danza, personaggio di riferimento per il Teatro alla Scala e per tutta la cultura italiana. Una storia di talento, ostinazione e lavoro che ha ispirato e tuttora ispira generazioni di giovani, non solo nel mondo del balletto Per celebrare questa stella, leggendaria, il Direttore del Ballo Manuel Legris ha voluto istituire un Gala a lei intitolato, un tributo alla sua grandezza; un omaggio a colei che ha lasciato un segno fortissimo nella nostra identità e ha dato un contributo fondamentale al prestigio della cultura e della danza italiana nel mondo che vuole divenire,

ad ogni stagione, un appuntamento fisso, per convogliare e celebrare nel suo nome la danza e il balletto con un ampio respiro internazionale. “Spirito che resta con noi, riempie le sale ballo, il palcoscenico e i nostri cuori, come la sua energia mai sopita, che ci ha catturato e affascinato quando è tornata a riabbracciare il Teatro e i suoi artisti. Un grande vuoto che, allo stesso tempo, ci fa sentire ricolmi e ricchi di tutta la sua storia, che è la storia del balletto, privilegiati per aver condiviso la sua arte che è vita, leggendario modello e fonte di ispirazione di tutte le generazioni di ballerine”. Così aveva commentato Manuel Legris alla notizia della scomparsa di Carla Fracci. E con questo spirito, la prima edizione del Gala a lei intitolato non poteva che essere avvolto dalla sua storia, e da suggestioni legate a titoli di repertorio che hanno visto in Carla Fracci una protagonista speciale, che ha saputo, con la sua cifra interpreta-

La bayadère Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko

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JEWELS - 11, 17, 18, 20, 22, 23 E 24 MARZO 2022 • Coreografia George Balanchine © The George Balanchine Trust • Emeralds - Ripresa da Ben Huys Musica Gabriel Fauré • Rubies - Ripresa da Patricia Neary - Musica Igor Stravinskij - Roberto Cominati, pianoforte • Diamonds - Ripresa da Ben Huys Musica Pëtr Il’ič Čajkovskij • Scene Peter Harvey • Costumi Karinska • Direttore Paul Connelly • Corpo di Ballo e Orchestra del Teatro alla Scala • Produzione Teatro alla Scala • Prezzi da € 10 a € 152 (incl. prevendita) • Per info: www.teatroallascala.org

tiva, rendere unici e memorabili questi ruoli (Giselle, La Péri, Lo schiaccianoci, Symphony in C, Onegin, La vedova allegra, Cachucha, La morte del cigno, La Bella addormentata nel bosco), e titoli creati per lei che restano indissolubilmente legati alla sua iconica immagine (Excelsior, Chéri, La strada, L’heure exquise, Romeo e Giulietta). • RS

ph Brescia e Amisano © Teatro alla Scala

successive, cosi come nella ripresa del 2014, i “Gioielli” scaligeri per la prima volta riuniti ottennero il plauso di pubblico e critica. Balanchine fu ispirato dall’arte del disegnatore di gioielli Claude Arpels e scelse una musica che rivelasse l’essenza di ciascun gioiello (Gabriel Fauré, da Pelléas et Mélisande e da Shyloch per gli “Smeraldi”; il Capriccio per pianoforte e orchestra di Stravinskij per i “Rubini”; estratti dalla Sinfonia n.3 in re magg. op. 29 di Cajkovskij per i “Diamanti”). Ogni sezione di Jewels è differente per musica e atmosfera, e permette di riconoscere alcune linee fondamentali del percorso creativo di Balanchine, del suo rapporto con la musica e i suoi compositori d’elezione, con le scuole e gli stili della storia della danza. E meralds richiama le danze ottocentesche del romanticismo francese. Rubies è frizzante e spiritoso, e incarna appieno la collaborazione fra Stravinskij e Balanchine. Diamonds rievoca l’ordine e la grandeur della Russia Imperiale e del Teatro Mariinskij, dove Balanchine crebbe artisticamente.


INTERVISTA

Hiroko

Morita,

la voce del Sol Levante

A TU PER TU CON LA SOPRANO GIAPPONESE CHE HA FATTO DEL PERSONAGGIO DI CIO-CIO-SAN UNA VERA ICONA

L

e più belle pagine della musica lirica, non ce ne voglia nessuno, sono state composte da autori italiani: da Rossini a Verdi passando per Puccini e Bellini, che hanno regalato al mondo intero opere indimenticabili che ancora oggi vengono messe in scena sui palchi di tutto il mondo. Se la paternità della lirica è italiana, i suoi "messaggeri" sono internazionali. In questa intervista vi presentiamo Hiroko Morita, soprano giapponese conosciuta per la sua intensa interpretazione di uno dei personaggi più amati della lirica: la Cio-Cio-San della Madama Butterfly. Hiroko, raccontaci come

è nata la tua passione per la lirica. Sono cresciuta intorno alla musica, nessuno cantava nella mia famiglia ma mio nonno dipingeva e mia mamma insegnava pianoforte, mio padre dirigeva e mia sorella era clarinettista: quindi era molto naturale che io scegliessi qualcosa di artistico. E poi ho scoperto il fascino del canto, esprimere me stessa con la voce: quando cantavo mi sentivo libera e sicura. A quanti anni hai iniziato a cantare? Che ricordi hai della tua prima esibizione su un palco? Ho cominciato a 15 anni, mi sono laureata all'Università

Statale di Belle Arti e Musica di Tokyo in Giappone e dopo, grazie alle borse di studio, sono venuta in Italia. Successivamente ho debuttato al Teatro Nazionale di Tokyo, per la prima volta davanti a 2500 persone! E poi il mio debutto in Italia con La Traviata, ero così emozionata di debuttare nel paese dov'è nata l'opera con questo ruolo così complesso e meraviglioso che per la prima volta ho vissuto sensazioni uniche, il momento magico del teatro, lo scambio dell'energia e l'emozione col pubblico! Da quel momento per me stare sul palcoscenico è la cosa più naturale e più bella del mondo. Madama Butterfly in scena a Lugano

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di Daniele Colzani

IL SOCIAL

© Madama Butterfly - Teatro Odessa - Dmitry Skvortsov

Inquadra il QRcode per il profilo Facebook di Hiroko Morita A quale soprano del passato ti ispiri nella tua vita professionale? Hai una figura di riferimento? Non potrei sceglierne una! Ma adoro Maria Callas, Mirella Freni, Renata Scotto, Aprile Millo. Sono veramente le giganti della lirica, imparo tante cose da loro. 4 - Il tuo personaggio di Cio-Cio-San nella Madama Butterfly è diventato un'icona: qual'è il segreto per interpretarlo? Ogni volta che interpreto questo

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Hiroko ne Il flauto magico

ruolo, lo affronto con la consapevolezza di essere giapponese, cercando di trovare quella donna ideale che Puccini ha sognato e vuole farci sognare. Forse si pensa che una soprano giapponese possa impersonare questo ruolo più facilmente di un’occidentale, ma in realtà questa opera è stata scritta da un compositore italiano e ispirata da un racconto dello scrittore americano.

Cerco di avere una visione ampia dell'opera e allo stesso tempo vivere l'atmosfera giapponese di fine '800. Questo, unito a un istinto umano che va al di là dell'appartenere a un popolo o all'altro, apre la strada ad una pura concezione "emozionale" dell'opera. Sappiamo che Puccini non è mai stato in Giappone. Per chi guarda l'opera con occhi giapponesi possono esserci delle stranezze ma questo non ha importanza, conta invece che egli abbia disegnato perfettamente l'anima giapponese e le emozioni sono incredibilmente vere. Sul palcoscenico cerco di essere il più naturale possibile, è la musica stessa che mi conduce nella giusta misura al ruolo di Cio-Cio-San.

L'esibizione al Praha Smetana Hall

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Hai un gesto scaramantico o un rito portafortuna prima di ogni esibizione? Non ho nessun gesto scaramantico o un rito particolare, mi affido di più a una seria preparazione del personaggio che riesca a farmi affrontare il palcoscenico con la massima serenità. Quale opera / personaggio che non hai ancora affrontato ti piacerebbe interpretare? Ci sono tanti personaggi che mi piacerebbe interpretare in futuro, di cui uno è Manon Lescaut. Amo tanto quelli che

IL VIDEO

Inquadra il QRcode per il video di Un bel dì vedremo...


hanno tanti lati diversi, come Butterfly che sarà sempre la mia preferita. A volte in 2, 3 ore rivivo quasi una vita intera del personaggio, provo tutte le emozioni possibili in così poco tempo, stare sul palcoscenico mi arricchisce tantissimo. Che differenze hai trovato tra il mondo della lirica in Giappone e quello Occidentale? Naturalmente la lirica è nata in Occidente e fa parte del vostro patrimonio culturale, ma anche in Giappone è molto seguita e il pubblico è sempre entusiasta. Molti artisti celebri sono venuti da tutto il mondo a cantare nei nostri teatri dimostrando così che la lirica è un linguaggio universale. Che consiglio vuoi dare ai giovani che si avvicinano al mondo della lirica? Il consiglio che posso dare ai giovani è che oltre l'aspetto tecnico senza dubbio importante, ne esiste un altro che è ad estremo contatto con l'arte, ed è quello che provoca l'emozione in chi ci ascolta. Il tutto unito ad una forte determinazione farà sì che possiate avvicinarvi ai vostri sogni! • RS

Una scena de La Bohéme a New Orleans

CHI È HIROKO MORITA

• Il soprano giapponese Hiroko Morita è nata a Kyoto e si è laureata presso l’Università Statale delle Belle Arti e Musica di Tokyo, ha vinto numerosi concorsi Nazionali e Internazionali e ha partecipato alla Masterclass di Mirella Freni. • Ha iniziato la sua carriera artistica in Giappone al New National Theatre di Tokyo, successivamente si trasferisce in Italia, dove debutta con grande successo nel ruolo di Violetta ne La Traviata e di Madama Butterfly negli USA e in America latina (Colombia, Perù) meritando gli apprezzamenti personali di stima del M° Alva e del celebre mezzosoprano Teresa Berganza. • Continua ad avere successo interpretando i ruoli, di Cio-Cio-san, Mimi (La Bohème), Micaela (Carmen), Alice (Falstaff), Rosina (Il Barbiere di Siviglia), Donna Elvira, Donna Anna (Don Giovanni), Nedda (Pagliacci), Pamina (Il Flauto magico), Leonora (Il Trovatore), Liù (Turandot), Aida, Leonora (Il Trovatore), al Teatro Rossini di Pesaro, al Teatro Massy (Francia), al Teatro dell’opera di Odessa (Ucraina), al Teatro Principal Alicante (Spagna), al Teatro Frejus (Francia), al Stadsschouwburg Antwerp (Belgio), Parkstad Limburg Theaters (Olanda), al Teatro Coliseu do Porto (Portogallo), al Palazzo Congressi di Lugano (Svizzera), al Estonia Opera Festival, al Teatro Comunale Bolzano, i concerti alla Smetana Hall di Praga, e a Istanbul. Recentemente si è esibita come Cio-Cio-san al Teatro degli Arcimboldi, e in un concerto al Teatro dal Verme di Milano.

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Madama Butterfly in scena a Porto


INTERVISTA

Per

Maura

Paparo

è tempo di... regia!

VOLTO AMATO DAL PUBBLICO TV PER LA SUA PARTECIPAZIONE COME COACH AGLI ALBORI DI AMICI, MA ANCHE GRANDE PROFESSIONISTA PRONTA PER FIRMARE UNO SPETTACOLO

B

allerina, coreografa, insegnante di danza e un lungo percorso con la coppia Brian & Garrison: questa è Maura Paparo. Dieci anni di cattedra ad Amici (quando ancora si chiamava Saranno Famosi) e

ora titolare di una scuola di danza dove cerca di "trasferire" ai suoi allievi tutta la passione per il ballo. Qui le parole chiave per la formazione completa di un buon ballerino sono tecnica, metodo e

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di Daniele Colzani

divertimento che, miscelati nelle giuste proporzioni, riescono a forgiare nuovi professionisti della danza. Le tue ultime "fatiche" in veste di giudice sono stati i programmi Performer Italian Cup e The Coach: che esperienza sono state? Hai scoperto dei talenti? Entrambi i programmi sono stati ricchi di sorprese però non dobbiamo dimenticarci che The Coach è una gara tra coach che si sfidano mettendo in gara talenti da loro selezionati, preparati e inseriti nella loro squadra. Mentre Performer Italian Cup vede in sfida talenti di diverse discipline, tutti finalisti nazionali del metodo Pass dove il migliore in assoluto sarà il capitano della Nazionale Italiana Performer e i più validi andranno a formare la squadra.

Detto questo, è sorprendente come in Italia ci siano tanti talenti che il più delle volte neanche conosciamo. A proposito di talenti, in molti giudicano i "talent show" come scorciatoie per arrivare alla visibilità e al successo senza fare la gavetta. Tu che ne pensi? Penso che un Talent sia completamente diverso da un Reality Show: appunto perché si chiama Talent Show il partecipante deve avere una capacità artistica notevole. Ben vengano programmi che danno una possibilità ad artisti sconosciuti di essere ascoltati, guidati e istruiti da professionisti. Hai un lunghissimo curriculum alle spalle, da Buona domenica a La sai l'ultima, passando per Amici (che quando hai iniziato tu era ancora Saranno famosi): cosa ricordi con più affetto?

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IL SITO

Inquadra il QRcode per il sito ufficiale del Centro Danza Maura Paparo SSD Ogni lavoro che ho fatto l’ho molto amato ma Amici è stato il più travolgente! La tua carriera si è più volte intrecciata con Brian & Garrison: ci racconti un aneddoto? Ho iniziato con Brian e Garrison come allieva, poi sono stata ballerina nei loro corpi di ballo, poi assistente


Maura con Garrison Rochelle

in sala. Loro sono una parte di vita importante: tante risate, tanto lavoro, tanta passione e anche qualche litigio. Ora vedo più spesso Garrison. Abitiamo vicini e lavoriamo insieme. A volte, scherzando, gli dico che da allieva sono passata a “badante”. Ti senti appagata di tutto ciò che hai fatto o senti che ti manca qualcosa? C'è uno spettacolo/show di cui vorresti firmare le coreografie? Sono felicissima di tutto quello che ho fatto, soddisfatta e orgogliosa. Vorrei firmare uno spettacolo musicale, mi piace tanto anche la regia... arriverà! Nel quotidiano sei mamma, moglie, insegnante... Come riesci a far coesistere tutte queste anime? Hai un segreto? Non ho segreti: mi stres-

so come tutte le mamme del mondo. Arrivo alla sera che mi schianto sul divano però anche questo fa parte della mia felicità. Dirigi una scuola di danza: come si approcciano gli allievi alla figura di insegnante "famosa"? Sono intimoriti oppure è un incentivo a fare ancora meglio? Ci sono allievi che hanno un po’ di soggezione ma riesco a farli sentire subito a proprio agio e quindi poi riescono a lavorare senza timore. Comunque nel lavoro sono molto

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esigemte ma non bacchettona. Che filosofia applichi nei tuoi corsi? Sei a favore della "contaminazione" nella danza oppure ogni singolo stile deve restare "indipendente"? Principalmente sono per lo studio corretto delle singole discipline. Dopodiché con il bagaglio di tecnica e conoscenza stilistica differenti possiamo contaminare come vogliamo. La ricerca del nuovo non può esistere senza la consapevolezza dello storico. • RS


Direzione Artistica

Denny Lanza

INFO E REGOLAMENTO SU: www.musicaltimes.it 29


INTERVISTA

I seducenti hula-hoop di Andréanne Thiboutot

L'ARTISTA CANADESE CON DISINVOLTURA E SPENSIERATEZZA PORTA IL PUBBLICO IN UN UNIVERSO DI GRANDI PRODEZZE

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a questo numero andremo alla scoperta degli artisti internazionali e della loro meravigliosa "arte di strada". La prima a finire sotto i nostri riflettori è Andréanne Thiboutot, artista canadese he propone uno spettacolo romantico ed elegantissimo di hula hoop alternando estroversione e timidezza. 1 - Andréanne, ti chiamano "Hulahoopista utopico-romantica". Ci spieghi da dove deriva questa definizione? Con i miei cerchi girando il mondo portando sorrisi, ho chiaramente l'impressione di vivere un'utopia. Romantica perché credo nell'amore, nel suo potere profondo a cambiare la faccia del mondo. 2 - Quando e come nasce la tua passione per gli hula hoop? Ho iniziato giocando da piccola. Passavo degli pomeriggi interi a farli girare. Tanti anni dopo, un'amica mi ha invitato ad imparare meglio, per fare uno spettacolo con lei e cosi il gioco è diventato un mestiere. 3 - Hai alle spalle un ricco curriculum internazionale tra cui il “Cirque de Soleil”, ci racconti un aneddoto riferito a questa esperienza? Una volta mi dissero che dovevo cambiare ruolo e che avrei dovuto volare tra

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di Daniele Colzani

due ponti, sorvolando un pubblico di un migliaio di persone. Quell’estate è stata grandiosa! 4 - Sappiamo che hai collaborato attivamente con l’associazione Clowns sans frontières Canada, cosa che ti ha portato a vivere e lavorare in condizioni difficili, con i bambini di Haïti e in

Québec con le popolazioni amerindiane. Che ricordi porti nel cuore? I più bei momenti della mia vita sono stati contemplare le stelle negli occhi di questi bambini, riempiti dell'orgoglio di mostrare che erano capaci di “giocolare” anche loro. Per me non c'è più bella musica al mondo che un centinaia di bambini che ridono all'unisono. 5 Nel tuo spettacolo vesti i panni di Madame Jocelyn, una donna elegante e sofisticata, che si stordisce

a far girare i suoi hula hoop. Che messaggio lanci e che reazioni raccogli dal pubblico? Madame Jocelyne è un personnagio quadrato e alla volta timido, l'hula hoop «rompe» piano piano questi angoli per dargli una scioltezza che sorprende il pubblico. Penso che Madame Jocelyne voglia svegliare questa parte in ciascuno di noi che si vuole scatenare. 6 - Ti emozioni ancora prima di salire sul palco per un'esibizione? Hai qualche rito scaramantico? Certo che mi emoziono ancora! Queste farfalle

Inquadra il QRcode per il sito ufficiale di Andréanne Thiboutot 31

© Stefano Scheda

IL SITO


Inquadra il QRcode per il sito ufficiale di Solo Artisti Esclusivi

cinano per la prima volta o che hanno la passione per la tua arte? Se una persona è appassionata, non deve privare gli altri di questo fuoco sacro. Per lavorare nel mondo dello spettacolo ci vuole tanta perseveranza, non scoraggiarsi e continuare. • RS

© milofotografia

IL SITO

nello stomaco garantiscono la freschezza dell'incontro con il pubblico. Non ho propriamente un rito, ma cerco di avere il massimo di presenza in ogni gesto che devo compiere per prepararmi col trucco, il riscaldamento fisico... 7 - Sei anche mamma e qui la domanda sorge spontanea: come fai a conciliare il ruolo di genitore e quello di artista? Come riesci a far convivere queste due figure? Il mio mestiere mi ha fatto sviluppare una grande capacità di adattamento, che di sicuro mi sta servendo in questo primo anno di vita di mia figlia. Ho viaggiato tanto per tanti anni, mi sono arrichita di esperienze e d'incontri. Per ora cerco di sviluppare orari di lavoro adatti alla bambina: la vita cambia ma spero che potremmo continuare a viaggiare insieme alla piccola. 8 - Che consiglio ti senti di dare ai giovani che si avvi-

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INTERVISTA

Susanna... "o cara":

un portento d 'artista © Diego Landi

UNA MUSICISTA DI PREGIO, RAFFINATA E BATTAGLIERA, CHE HA POSTO LA MUSICA COME COERENTE STILE DI VITA

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uesta è la trascrizione fedele di una piacevolissima chiacchierata con Susanna, tono che assume ogni singolo incontro con lei. Davvero una bella persona, col raro dono della sincerità... ad ogni costo, come musicista e come donna. Parliamo subito del tuo futuro musicale: quando esce il tuo nuovo disco? È un momento difficile per fare dischi. Sembra che tutto sia più importante del fare musica. E lo è. Mi sento sempre più lontana da un certo mondo musicale con abiti firmati e il mio disco nuovo credo sia tutto il contrario di quello che dovrebbe essere, o almeno, che ragionevolmente si dovrebbe fare. Non

posso anticipare molto. Non so ancora esattamente quando uscirà, sarà prodotto da Taketo Gohara. Si rivolge a tutte quelle persone che si sentono dimenticate, che non si ritrovano in niente. Sono tante, anche se la discografia oggi si rivolge ad un pubblico che va dai 12 ai 25 anni. Il resto sembrerebbe perso. Cosa ti spinge allora caparbiamente ad insistere? Non riuscirei a fare musica se non immaginassi che c’è una possibilità di dialogo, di confronto su temi fondanti, se non pensassi che la musica ha un enorme potere di guarigione... ma an-

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che di inquinamento. Posso continuare a scrivere canzoni solo in questa direzione. In altro modo, senza concetti, riducendo la vastità di ar-


di Luca Varani

monie a due o tre accordi, riducendo i temi alla trattazione di un ego adolescenziale, per me viene a mancare ogni tipo di emozione e di necessità di scrivere canzoni. Situazioni drammatiche come gli attuali venti di guerra (o anche la pandemia) possono fungere da ispirazione per un

IL SITO

Inquadra il QRcode per il sito ufficiale di Susanna Parigi 35


fare musica. Oggi è impensabile stare quattro anni fermi tra un disco e l’altro come si faceva un tempo. Oggi devi uscire spesso con i singoli e anche per gli album non devi lasciare troppo tempo in mezzo. Cosa comporta questo? È molto semplice: prima di tutto un affollamento di proposte che disorienta chiunque. Qualsiasi autore ha bisogno di tempo, quello giusto della maturazione che oggi non è permesso. Dove c’è tanta quantità è impossibile ci sia qualità. Per avere idee, per curare ogni dettaglio, occorre tempo. Altrimenti esci con degli slogan... Come giudichi l'ultimo Sanremo? Posso non risponderti? Eviterei di parlarne... anche perché tendenzialmente non lo guardo. Non si tratta di snobismo, nono fraintendermi. Tanto poi i brani del festival ti arrivano da ogni parte anche se non lo guardi. Però è stata una bella sfilata di moda! Mi citi un momento nella tua carriera che ricordi con particolare affetto ma anche uno che ti ha lasciato dentro amarezza o delusione? Di momenti intensi ce ne sono stati tanti, come quando ho vin© Max Pucciarello

cantautore; ti ricordi una tua canzone composta in un contesto particolarmente significativo per la tua vita? Da sempre scrivo partendo da un’attenta osservazione di quello che avviene fuori dalle finestre di casa, con la convinzione che ogni avvenimento importante nasce da un’azione dell’uomo. Quindi mi viene difficile citare un episodio specifico. Semmai cerco di capire quale caratteristica umana può aver generato quello stato di cose. Per esempio, mi sono rifiutata di scrivere canzoni sulla pandemia ma parlo da anni della disattenzione dell’uomo per il pianeta, che probabilmente sarà causa di pandemie e fenomeni atmosferici devastanti sempre più frequenti. Come ho parlato per anni dell’indifferenza, malattia che porta e ha portato sempre, per esempio, i venti di guerra come quelli che stiamo vivendo. Le si-

tuazioni cambiano ma le umane predisposizioni rimangono. In questo disco poi ci sarà un brano che si riferisce a un contesto molto significativo della mia vita... ma l’ho scritto cinque anni dopo, proprio perché ritengo che le cose debbano sedimentare per non diventare sfoghi personali che andrebbero trattati in terapia e non nelle canzoni. Come è cambiata la musica rispetto ai tuoi esordi? Dai miei esordi? Ma è cambiata radicalmente anche negli ultimi cinque anni, sia nel modo di farla, che nella sua veicolazione. Forse mai era avvenuto un cambio epocale così rapido. In poche parole posso dire che se cambia il supporto, inevitabilmente cambia anche il modo di

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• Fiorentina di nascita, diplomata in pianoforte al conservatorio Cherubini di Firenze. Ha debuttato nel 1987, scoperta da Vincenzo Micocci. • Nel corso degli anni è stata collaboratrice nel ruolo di pianista in tour con Fiorella Mannoia e con Riccardo Cocciante, poi in qualità di cantante e fisarmonicista con Claudio Baglioni, corista con Raf e Francesca Alotta. • Un'artista personale e dotata di grandissima personalità, che ha lavorato con grandi artisti internazionali come il grande chitarrista americano Pat Metheny e il bassista Tony Levin.

tà che considero un grandissimo privilegio. Ogni volta che attraverso il chiostro del Conservatorio penso alla storia di questo posto. Quante eccellenze negli anni sono uscite da qui. Privilegio anche insegnare a studenti di tutte le età che rappresenta un continuo dare-avere. Una costante ricerca, un costante scambio. I ragazzi poi che scelgono il Conservatorio sono speciali. Vogliono costruire il loro futuro su basi solide, non si accontentano, vanno indietro nel tempo

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alla ricerca della musica che ha fatto la storia e anche di quella che, spesso, non passa attraverso i canali ufficiali. Insegnare è un lavoro difficile. Mi riesce più facile pensare che io con i miei allievi stiamo semplicemente facendo musica insieme. In chiusura ti propongo una specie di gioco, proponendoti 5 parole, alle quali tu ad ognuna devi abbinare una canzone che ti viene in mente, non necessariamente tua. Le parole sono pace, amore, guerra, famiglia e lavoro. Ti rispondo a caldo, proprio d’istinto... Per pace direi Povero Cristo di Vinicio Capossela. Sull'amore scelgo Il dilemma di Giorgio Gaber. Sul tema della guerra, tristemente così attuale un pezzo straordinario come Povera Patria di Battiato. Per la famiglia cito un mio brano, che parla delle donne della mia famiglia, Liquida, messo in apertura del mio disco del 2011 La lingua segreta delle donne. Cosa manca? Ah, sì... il futuro: beh, a rischio di sembrare banale e scontata scelgo Futura di Lucio Dalla. Susanna... ci risentiamo quando esce l'album? Contaci Luca! • RS

© Max Chianese

LA CANTA-AUTRICE

© Paolo Manconi

to il Festival Gaber ma l’affetto che ti dimostra il pubblico seguendoti per anni è impagabile. L’amarezza a volte è capitata nei rapporti umani con dei collaboratori. Tendo ad affezionarmi alle persone che lavorano con me e per me. A volte si creano legami speciali, come con i miei musicisti. Il resto tendo a dimenticarlo, forse per difendermi Che rapporto hai coi social media? Una domanda la cui la risposta richiederebbe troppo tempo. Credo che non si possa parlare dei social in poche righe. Sono sicuramente una risorsa che anche io utilizzo. Il problema per me devastante è l’assiduità con cui devi esservi presente. Porta via un sacco di tempo che potresti dedicare al tuo lavoro vero. Sono poi palcoscenico perfetto per i malati di esibizione. Ma si può anche riuscire a creare uno spazio a propria misura. Attualmente sei sempre più coinvolta anche nel tuo ruolo di insegnante, ce ne parli? Certamente, lo faccio molto volentieri perché si tratta di una cosa alla quale tengo tantissimo. Sono docente di ruolo in canto Pop/Rock al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, un'attivi-


INTERVISTA

“Commedia in Tre Donne" è come una rimpatriata

L'ATTRICE MANTOVANA È DA SEMPRE IN PRIMA FILA A SOSTEGNO DELLE DONNE: ANCHE CON IL SUO ULTIMO SPETTACOLO...

© Gilles Rocca

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orte del successo delle prime repliche, è tornata in scena, il 24 e il 25 Febbraio al Teatro Tor di Nona, Commedia in tre Donne - o l’amore di Romeo e Giulietta ai nostri giorni: un testo di Agustina Risotto (sul palco insieme alle colleghe ed amiche Angela Pepi e Miriam Galanti) per la regia di Antonio Monsellato, coadiuvato da Nicolas Zappa, Miriam Galanti, una delle protagoniste, ci ha concesso un’intervista in esclusiva, e a tu per tu, tra teatro, cinema e qualche consiglio di visione. Miriam, cosa dobbiamo aspettarci da Commedia in Tre Donne? Lo spettacolo ha al centro tre donne, tutte attrici. Io interpreto Marion, quella del gruppo che ha ottenuto il maggior riscontro a livello lavorativo, ma che allo stesso tempo vive un senso di profonda insoddisfazione dal punto di vista personale. Insoddisfazione alla quale cerca di sopravvivere come può: dominata da frequenti attacchi di panico, Marion si rifugia spesso nell’alcol e negli ansiolitici. La cosa bella di “Commedia in tre donne” è che affrontiamo temi anche difficili e importanti, lasciando ampio spazio alla riflessione, ma in chiave di commedia. E ancor più bello è ricevere feedback degli spettatori che mi dicono: “Mi sono rivista tanto nel tuo per-

sonaggio. Ho pianto e riso dall’inizio alla fine”. Questo spettacolo ha per te anche un immenso valore affettivo, è quasi una rimpatriata. Esatto. Io, Angela e Agustina siamo amiche dai tempi del Centro Sperimentale: non ci siamo mai perse. Tra noi c’è un rapporto quasi da sorelle. Il testo di “Commedia in Tre Donne” è di Agustina, che lo ha ultimato durante il primo lockdown. E io le sarò grata per sempre per aver cucito addosso a me il ruolo di Ma-

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rion. Anche Antonio e Nicolas erano nostri compagni al Centro, ma lavorare insieme a questo spettacolo ci ha dato l’opportunità di approfondire il nostro rapporto come prima non avevamo fatto. Diretta da loro, mi sono sentita protetta e al sicuro. In cosa ti senti affine alla tua Marion? Anche io per un periodo ho sofferto di attacchi di panico, ricordo bene cosa si prova fisicamente. Riprodurre un attacco di panico in scena è stato quindi insieme semplice


di Riccardo Manfredelli

IL SOCIAL

Inquadra il QRcode per il profilo Instagram di Miriam Galanti e doloroso; tuttavia, penso sia questo il bello del mestiere dell’attrice: andare a ripescare cose dolorose del proprio passato e, attraverso il teatro, guardarle in faccia e provare a risolverle. Marion: già il nome è un bellissimo auspicio. Già. Marion come la Cotillard, una delle mie attrici preferite insieme a Lea Seydoux, Kate Winslet e Charlize Theron. Lo abbiamo detto, condividi la scena con due tue grandi amiche: c’è un aspetto del loro carattere che ruberesti volentieri? Angela è una persona molto profonda, di un’intelligenza emotiva “da extraterrestre”, parlare e confrontarmi con lei per me è sempre motivo di grande riflessione. Agustina è invece un’inguaribile ottimista, un po’ naif. Riesce a vedere sempre il buono in ogni situazione o persona.

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Agustina Risotto, Miriam Galanti e Angela Pepi

Qualcuno direbbe che è un po’ ingenua: anch’io lo ero, soprattutto i primi tempi in cui mi sono trasferita a Roma, poi col tempo sono cambiata. Ma in scena non siamo in tre… Ah, no? Angela interpreta Pamela che è incinta, ma il pancione è vero: quindi in scena siamo in quattro! (ride,ndr.) Tra qualche giorno sarà l’8 Marzo, Giornata Internazionale della Donna. Cosa può fare il teatro per tenere sempre un faro acceso sulle politiche di genere? Deve essere una lotta quotidiana, che deve riguardarci tutti. Ognuno di noi deve fare qualcosa nel suo piccolo. Noi, per esempio, alla fine di Tre Donne in Commedia, facciamo tutte la nostra personale dedica: alle donne vittime di violenza, alle donne di talento ma considerate scomode, e alle nostre madri, sorelle, amiche. Tu sei sempre stata molto attiva sul tema della violenza contro le donne. Mi viene in mente il corto Metamorfosi. Sì. E’ un progetto a cui tengo molto, che ho scritto qualche anno fa insieme a Gilles Rocca, che lo ha anche diretto L’abbiamo fatto girare tantissimo: nelle

scuole, nei Centri Antiviolenza, nei Festival, e ogni volta è stata un’occasione di grande crescita. Della violenza di genere non si parla mai abbastanza. La nostra società è ancora radicatamente maschilista, anche noi donne a volte ne assorbiamo e interiorizziamo inconsapevolmente i codici. Qualche giorno fa leggevo una cosa che mi ha fatto molto riflettere su quanto ancora ci sia da fare. Cosa? Sui giornali si parlava di Chiara Ferragni che “se la spassa” a New York, mentre il marito “resta a casa a fare il babysitter”. Posto che la Ferragni era lì per lavoro, perché ho l’impressione che se fosse stato il contrario i giornali avrebbero taciuto? C’è un o una regista con cui ti piacerebbe lavorare? Sono troppi, preferisco non fare nomi: un po’ per scaramanzia, un po’ per non fare torto a nessuno (ride, ndr.) Se invece ti chiedessi di scegliere tra un film per il cinema e un progetto di lunga serialità televisiva? Qualche anno fa avrei risposto senza dubbio il cinema. Oggi, invece, noto che le serie tv hanno fatto un notevole salto in avanti dal punto di vista qualitativo, quindi valuterei bene anche una pro-

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posta di questo tipo se arrivasse. Prendi ad esempio l’ultima serie italiana di Sky Christian, le ha tutte: bella regia, scrittura e grandi attori. E come spettatrice, invece, sei più una tipa da binge-watching o da un episodio per volta? Assolutamente una tipa da binge-watching. E quando ho avuto il Covid ne ho approfittato alla grande: ho visto tutta Ozark, su Netflix, in pochissimo tempo. L’ultimo film che ti ha impressionata? Direi, a mani basse, Supereroi di Paolo Genovese. Ne sono uscita distrutta, e poi Alessandro Borghi e Jasmine Trinca sono due attori straordinari. Il mio film preferito in è però Melancholia di Lars von Trier. A proposito di Supereroi, qual è il superpotere che occorre avere per tenere in piedi una relazione, che sia amicale o d’amore? Credo che più di tutto serva la comprensione, il sapersi mettere nei panni dell’altro, sintonizzarsi con i suoi stati d’animo. Capire i suoi nervosismi, i suoi momenti no, e saper godere dei suoi successi, lasciarsi contagiare dalla sua felicità. • RS


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INTERVISTA

La storia della mia vita,

un gioiello off a due voci ARRIVA IN ITALIA MUSICAL DI NEIL BARTRAM E BRIAN HILL. NE PARLIAMO CON LA REGISTA E I PROTAGONISTI ITALIANI

L

o spettacolo ha debuttato, nella sua versione originale, a Toronto nel 2006, con protagonisti Brent Carver e Jeffrey Kuhn, ed è arrivato a Broadway nel febbraio 2009. Il musical, in Italia, è stato fortemente voluto da Francesco Nardo, che oltre a produrlo, sarà in scena con Fabrizio Voghera, per la regia di Ilaria Deangelis. La Storia della mia vita sarà interamente in italiano, con traduzione e adattamento del libretto di Sara Moschin. Lo spettacolo, un atto unico dalla durata di circa 90 minuti, vedrà la musica dal vivo (due polistrumentisti sul palco) e si comporrà di 17 brani cantati, per un totale di 20 quadri scenici, che alterneranno momenti comici e drammatici, con un inizio e un finale a sorpresa.

Ilaria, cominciamo da te. Perché hai accettato la regia di questo spettacolo? Mi sono sempre piaciuti i musical da camera, e quando Francesco mi ha fatto conoscere que-

IL SITO

Inquadra il QRcode per il sito de La storia della mia vita 42

sto titolo ho subito pensato che fosse la storia che stavo aspettando, non solo per la sua originalità (non si trattava della solita storia d’amore), ma anche per l’autenticità e l’universalità dei temi trattati, primo fra tutti l’amicizia che lega i due protagonisti sin dall’infanzia. Quali sono le differenze tra lo spettacolo originale e la versione italiana? Premetto che non conosco benissimo la versione originale perché, ahimè, non ho avuto modo di vederlo in scena a Broadway, e nel web non si trova molto materiale video di quella versione. Una delle differenze è sicuramente nella scenografia, che noi abbiamo scelto di ridimensionare e strutturare a moduli, proprio per poterla adattare a teatri di tutte le


Pubbliredazionale

dimensioni. Altra grande differenza è il contesto e il carattere dei personaggi che, come i due autori Brian Hill e Neil Bartram spiegano nelle note della sceneggiatura, non sono ben specificati nel testo proprio per dare più spazio all’immaginazione sia della regia che degli attori, purché vengano mantenute quella semplicità e veridicità che sono poi la bellezza e il valore aggiunto di questa storia. Una mano femminile a dirigere due uomini: come state lavorando? Non so dirti se la mano femminile possa fare la differenza, so solo che ho cercato di trattare questa storia con tanta sensibilità e delicatezza. Per me è fondamentale partire dal testo, “ascoltarlo”, scovare ogni dettaglio utile per mettersi nei panni, nei vissuti e nei pensieri dei personaggi. Quindi all’inizio ho sottoposto a Francesco e Fabrizio diversi spunti di riflessione e domande cui rispondere insieme. E subito dopo abbiamo costruito le varie scene, lasciando prima i due attori liberi di seguire le loro sensazioni, per poi fissare intenzioni e movimenti che secondo me risultavano più veri, più naturali e più incisivi. La routine che si è creata è quella di un bellissimo lavoro di squadra. Devo ringraziare Fabrizio e Francesco per la fiducia e l’impegno che mi hanno da subito dimostrato. Hai partecipato a diversi musical, come interprete ed un paio di volte come regista. Qual è il punto di forza di questo spettacolo? Credo che la sua forza sia la semplicità. A mio avviso questa storia è pensata, scritta e musicata così bene da non aver bisogno di grandi cose. Due attori, due musicisti e pochi elementi di scenografia sono sufficienti a veicolare le tante emozioni che travolgono lo spettatore in questo spettacolo. Come saranno le scenografie?

I dialoghi e le azioni che sono raccontate in scena avvengono tutte in un unico luogo, ovvero la mente di Tom che è uno dei due personaggi, un autore di best seller alle prese col difficile compito di scrivere l’elogio funebre per la morte il suo migliore amico Alvin. Quindi la scenografia, tutta rigorosamente di colore bianco, rappresenta proprio questo luogo onirico a metà fra il presente (simboleggiato dal pulpito) e i ricordi (simboleggiati dalla libreria, il luogo dell’infanzia a loro più caro). Come accennavo sopra, noi abbiamo scelto una scenografia più piccola e divisa a moduli, ci è sembrata una soluzione intelligente per poter andare in scena in teatri di tutte le dimensioni. Avete scelto una band dal vivo: chi suonerà e cosa? Per le musiche abbiamo valutato diverse possibilità e la soluzione migliore ci è sembrato che la musica dal vivo potesse essere un valore aggiunto. Per accompagnare due voci importanti come quelle di Fabrizio e di France-

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Ilaria Deangelis

sco non potevamo che scegliere due musicisti di altissimo livello, come Valentino Favotto per il pianoforte e direzione musicale e Stefano Andreatta che suonerà invece basso, flauto e percussioni. Cosa vuol dire tornare sul palco dopo la pandemia? Per me vuol dire tornare a sognare, e far sognare. Dopo un periodo così faticoso, secondo abbiamo bisogno di distrarci e di regalarci emozioni che facciano bene al cuore. Francesco, raccontaci un po’ di te… Di me? Diciamo che sono un


pazzo/alieno/sognatore, sono un uomo fortunato, ho una famiglia super, una moglie splendida, faccio i lavori che adoro e mi piace sorridere. Come hai scoperto questo spettacolo? Sono una persona curiosa, e cerco sempre tra il web qualsiasi cosa mi sembri stuzzicante, anticonformista e bella, secondo i miei personalissimi parametri naturalmente; ho in cantiere altri progetti che vorrei realizzare ma questo per primo. Ascoltato un brano tratto da questo spettacolo, mi sono incuriosito, ho fatto ricerche, acquistato il CD del cast originale e li è iniziato il sogno di portarlo in scena. Credi che in epoca di pandemia un musical come questo, piccolo, modulabile e adattabile a varie situazioni, sia una mossa vincente. Durante questa pandemia ho avuto parecchio tempo per documentarmi e fare ricerche, tra finte ripartenze e concerti rinviati, lo scoramento a volte ha avuto il sopravvento, ma solo a volte! Poi un giorno ho deciso di realizzare questo sogno; certo è che, quando sogno mi piace restare con i piedi per terra. Ho scelto questa storia perché è un kolossal nei contenuti e si può raccontare con semplicità, anzi forse è meglio. Due interpreti, un

tavolo, una sedia, altri pochi elementi, tutti rigorosamente dipinti di bianco, e la colonna sonora giusta. Lo definisco il primo musical che racconta una storia vera in modo fantastico, allestito con l’immaginazione di chi lo guarda, come quando si legge un libro e ci si immagina scene e personaggi raccontati. È il Musical perfetto per questo momento di transizione, proprio perché è come una lampadina led, è piccola, fa la luce giusta e consuma poco! Come è nata la scelta di produrlo in team e senza cercare produttori esterni? In realtà, ho cercato grandi produttori che potessero investire su questo progetto, ma…… quindi mi sono rimboccato le maniche e ho bussato al cuore delle persone che sapevo ne possedessero uno e udite, udite, ce ne sono! Ti definisci un tenore pop. Come saranno le tue canzoni? Il mio maestro di canto Francesco Zane mi definì in questo modo e mi piacque, diceva che ho un timbro da tenore drammatico e la leggerezza delle canzoni dei Bee Gees, non potevo ignorare tale complimento. In questo spettacolo interpreto Alvin, un personaggio un po’ freak, le sue canzoni sono un misto tra tenore drammatico e Bee Gees, esplosione, tenerezza e leggerezza, facile no!

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Dove pensate di portare lo spettacolo? Ovunque riusciamo! Cercheremo di evitare le date in concomitanza con NDP per non entrare in concorrenza, ci piacerebbe riempire teatri piccoli, nel classico stile OFF! Abbiamo in mente di offrire anche una HOME edition, se le persone non vengono a teatro andiamo noi da loro! Mi piacerebbe sognare in grande, senza limiti, acclamati dal pubblico, interviste recensioni, TV successo... ma lo lascio restare un sogno! Fabrizio, anche a te chiedo che potenzialità hai visto in questo spettacolo e perché hai accettato di entrare nella squadra... Quando Francesco mi ha parlato di questo musical, ho capito subito, dall’entusiasmo del suo racconto, che si trattava di qualcosa di veramente speciale, due attori cantanti in scena e il grande tema dell’amicizia che racchiude in sé altri valori che si rincorrono nell’arco della narrazione, Attraverso i ricordi di questi due amici scopriamo storie totalmente differenti, ma unite da questo grande sentimento. La potenzialità, secondo me, risiede proprio nel messaggio che


ci vuole trasmettere questo piccolo capolavoro, ovvero il profondo significato dell’amicizia che forse, oggi, siamo abituati a vivere troppo poco nella vita reale e tanto in quella virtuale. Musicalmente, è un gioiello fatto di composizioni apparentemente semplici ma molto difficili da interpretare, poiché la recitazione trovo che sia il vero motore di questo spettacolo e diventa parte integrante anche nei brani cantati, che perdono efficacia emotiva se non li si affrontano con il giusto carattere che la partitura richiede. Visti i presupposti, non ho potuto fare altro che accettare la sfida calandomi nei panni di uno dei due protagonisti in scena lasciandomi coinvolgere da questa nuova avventura! Sei abituato a musical molto più “grossi”: possiamo definire questo spettacolo un musical da camera? Che spettacolo vedremo in scena? Si, è vero! Ma la grandezza e aggiungo la bellezza, risiede anche e oserei dire spesso, nelle piccole idee illuminate ed ispirate da intuizioni geniali come in questo, scusa la ripetizione, piccolo «GRANDE MUSICAL!» In scena, vedrete il racconto di una storia onesta, sincera, vedrete

l’essenziale e nessun effetto speciale, ma io, Francesco ed Ilaria potremo dire di aver raggiunto lo scopo se le persone che verranno a vederci, torneranno a casa con il cuore felice e con la voglia di condividere le proprie emozioni non solo dietro un cellulare o un computer. Questa secondo me è la vera magia del teatro. Vedrete quindi un piccolo musical onesto e sincero, frutto della collaborazione e del lavoro di tre amici che saranno felici di accoglierne molti altri durante il cammino. Le canzoni tradotte ed adattate come saranno? Trovo gli adattamenti delle canzoni e dei dialoghi molto efficaci e fedeli a quelli americani, comprensibili e cantabili.Sara Moschin credo abbia fatto un ottimo lavoro rendendo semplice e molto fruibile tutto lo spettacolo. Ci sveli qualcosa del tuo personaggio? Thomas Weaver è uno scrittore di successo, sfuggito al destino di una vita che avrebbe trascorso nell’anonimato di un paesello che non offriva grandi opportunità. E’ un carattere forte ma sensibile, sicuro di sé, ma le sue certezze crollano di fronte a domande e risposte che si troverà ad affrontare, per capire cosa sia successo al suo amico di sempre, Alvin, che è rimasto invece in quella realtà

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così “apparentemente” lontana dai suoi ricordi. Torni a lavorare con Ilaria: quanto siete cresciuti dai tempi di Notre Dame? Io ed Ilaria non abbiamo mai smesso di lavorare insieme e frequentarci, siamo “semplicemente” AMICI! Abbiamo continuato a condividere palchi e spettacoli cantando insieme, lavorando a progetti che cerchiamo di portare avanti con entusiasmo e dedizione. Da Notre dame de Paris”fino alla mia opera Otello - L’ultimo bacio, lei è sempre stata presente e mi ha sempre aiutato e regalato la sua professionalità. In questo incredibile e difficilissimo mestiere, è davvero significativo avere un’amica speciale come lei e mi sento fortunato ad averla conosciuta. Mi sta stupendo moltissimo anche in questo lavoro, dove ho scoperto essere una bravissima regista, generosa, paziente e prodiga di consigli preziosi. Una domanda per tutti e tre: cosa vuol dire tornare sul palco dopo la pandemia? Vuole dire tornare a respirare l’ossigeno della musica e del teatro e tornare a fare quello che amo di più nella vita, condividere le mie emozioni raccontando meravigliose storie come questa! • RS


INTERVISTA

La terapia di gruppo

di Chiara

Becchimanzi

LA NUOVA STAND UP COMEDY FEMMINILE ITALIANA PER RIDERE SULLA PSICHE UMANA DOPO DUE ANNI DI PANDEMIA

F

ino al 5 aprile sarà in tour la pluripremiata Chiara Becchimanzi.Toccherà l’intera penisola, con tappe allo Zelig di Milano, al Teatro de’ Servi di Roma - ma anche a Torino, Bari, Cosenza fino alla Sicilia - il nuovo tour della pluripremiata stand up comedian, attrice, attivista e autrice con il suo Terapia di Gruppo: un’occasione dissacrante, divertente e imperdibile per conoscere da vicino la nuova leva comica femminile italiana, già protagonista di Battute? su Rai Due, di Comedy Central e dello Zelig Lab, per ridere sulla psiche umana dopo due anni di pandemia. Chiara Becchimanzi, è un unicum nella scena italiana: nei suoi vent’anni di carriera sul palco, è riuscita a coniugare tutte le anime dello spettacolo dal vivo a 360 gradi, facendo incontrare il teatro di prosa e colto con il teatro urbano, arrivando all’ironia dello stand up comedy senza dimenticare l’impegno sociale e la missione di sensibilizzazione nel toccare tematiche mai banali, sempre con intelligenza e attenzione. Da questo percorso, artistico e umano, nasce Terapia di Gruppo uno spettacolo che, con particolare attualità, porta in scena l’umanità e gli spettatori stessi, ognuno con il proprio “fardello” psicologico, per un gioco teatrale che non smentisce la raffinatezza dell’approccio dell’attrice e

autrice, già premiata dall’Ordine degli Psicologi per il suo Principesse e Sfumature. Terapia di Gruppo è un esilarante flusso di coscienza che esplora le idiosincrasie e gli stereotipi a cui purtroppo siamo fin troppo avvezzi, fra ironia al femminile e stand up comedy, ma anche attivismo e impegno sociale. Lo spettacolo mescola sapientemente i numerosi talenti e le professionalità di Chiara, in un gioco con il pubblico che - mimando la classica terapia di gruppo - si affida alla

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regola del tutto è possibile. Gli spettatori sono infatti sempre coinvolti in prima persona, determinando la direzione che prenderà il discorso. Sarà così più semplice ridere della nostra salute psicolo-

LE DATE DEL TOUR • 15 marzo TRENTASEI Aprilia • 23 marzo: MOOD, Cosenza • 24 marzo: ZO, Catania • 25 marzo. MUG, Comiso (RG) • 26 marzo: ECLETTICA, Caltanissetta • 27 marzo: SONICA, Siracusa • 3 aprile: ZELIG (Milano) • 5 aprile: OFF TOPIC (Torino)


di Silvia Arosio

IL SITO

Inquadra il QRcode per il sito ufficiale di Chiara Becchimanzi gica, un tema carissimo all’artista, proprio in un momento in cui il benessere psicologico è al centro del dibattito pubblico, fra strascichi della pandemia e bonus psicologo. Così, mentre i più ottimisti intravedono la fine di questa crisi, Chiara Becchimanzi ha trovato un modo per ridere insieme con intelligenza e sarcasmo sulla psicologia umana, attraverso uno spettacolo che improvvisa, gioca con il pubblico e con i luoghi comuni offrendo ogni volta uno spaccato umano profondo.

Reduce dal format social Sanremo per Caso con Eleazaro Rossi, Chiara Becchimanzi «soffre l’ansia della categorizzazione», come dimostrato dai suoi show e dalle sue attività. La comedy – a cui si è avvicinata nel 2019 dopo un percorso formativo e impegni a teatro - è infatti un veicolo per l’impegno sociale, e non è un caso che Chiara abbia vinto il Premio Comedy al Roma Fringe Festival e sia autrice del libro A ciascuna il suo (2019, Aracne Editore) con cui sostiene e si fa portavoce anche di una maggiore consapevolezza sessuale di genere. Dal romanzo - presentato al Salone di Torino nel 2021 - Chiara ha poi realizzato un podcast comico, condotto insieme a Giorgia Conteduca, che in pochi mesi ha raggiunto ottimi risultati in termini quantitativi, interattivi e di gradimento, sino all’inserimento nel Festival Nazionale del Podcasting, avvenuto sia nel 2020 che nel 2021. Chiara Becchimanzi sarà poi protagonista di altri tre show: l’8 marzo, presso la Sala Pep-

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pino Impastato di San Giuliano Milanese, si esibirà in occasione della Festa delle Donne; il 9 marzo, al Ghe Pensi Mi di Milano, sarà protagonista di una serata a tre, il 20 marzo al Teatro Tor Bella Monaca di Roma con il suo riadattamento Le Intellettuali di Piazza Vittorio, con la regia di Augusto Fornari, tratto da Le Intellettuali di Molière. • RS

CHI È CHIARA BECCHIMANZI • Attivista, attrice, autrice, performer, comedian, scrittrice, imprenditrice culturale, speaker radiofonica, traslochi sgomberi l’arrotino e l’ombrellaio. • Orgogliosamente e gioiosamente precaria. Inventa storie da quando ricorda, e se fa ridere è (quasi) sempre suo malgrado. Scrive, dirige e interpreta, nel 2016, “Principesse e Sfumature”, spettacolo teatrale che vince il Premio Comedy al Roma Fringe Festival, la Coppa Solinas al Roma Comic Off, il Premio Giovani al Festival “La Giovane Scena delle donne”, viene inserito tra le 10 Eccellenze del Lazio 2018. • Si avvicina alla stand up comedy nel 2019, entrando nel cast di Comedy Central con un monologo da milioni di views e partecipando anche alle edizioni 2020 e 2021 di “Stand Up Comedy”, oltre che a “Comedians Solve the World Problems” (2019), “Zelig C-Lab” (2020) e “Stand Up Comedy Rehab” (2021). • Nel 2019 entra a far parte del cast di “Battute?” (Rai 2) e pubblica il suo primo romanzo, “A ciascuna il suo”, un erotico comico illustrato da Ilaria Palleschi da cui nasce un podcast condotto insieme a Giorgia Conteduca, che presenterà al Salone del Libro di Torino e poi - in versione podcast - al Festival Nazionale del Podcasting. • Nel 2020 entra a far parte della squadra di speaker di Dimensione Suono Roma, scrivendo e conducendo insieme a Fabrizio D’Alessio “La Ritirata dei Gladiatori’’, programma comico quotidiano, ed è co-autrice dello spettacolo “Il Peggio di Cinzia Leone”.


INTERVISTA

Le nuove leve del musical

DAI 6 ANNI IN SU È POSSIBILE FREQUENTARE I CORSI DELLA CHILDREN’S MUSICAL SCHOOL, AI QUALI SI ACCEDE SENZA PROVA DI INGRESSO. A DIRIGERE LA SCUOLA, FIORELLA NOLIS

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ul mese dedicato alle donne, non poteva mancare la nostra chiacchierata con un regista e performer che ha creato una sciola di musical dedicata ai più piccoli. I corsi si alternano a spettacoli in scena nei più prestigiosi teatri milanesi. La direttrice ci spiega come si lavora nella scuola e cosa vuol dire essere imprenditrice oggi. Che ruolo hai nella CMS Academy? Sono la direttrice artistica. Come è nata la CMS? È nata nel 2009. Quando abbiamo iniziato l’attività le scuole di musical a Milano non esistevano, erano presenti solo un paio di accademie di musical indirizzate ai maggiorenni. Ricordo che per diversi anni si creavano teatrini davvero divertenti quando le mamme degli allievi più giovani venivano a chiedere informazioni: Mamma: Ma Cosa sarebbe “Musical”.. Mu-

sica? Uno strumento Musicale? Io: Signora, ha presente Grease…? Mamma: ah si Grease, come no, lo conosco! Nonostante risultasse poco chiaro cosa fosse il musical, sorprendentemente gli iscritti ai corsi erano già tantissimi, centinaia di ragazzi. Ho visto crescere un’infinità di giovani e per molti di loro ho seguito la formazione anche per 13 anni, vedendo arrivare dei bambini e sbocciare delle donne e degli uomini; con alcuni di loro sono ancora in contatto. Parlami dei pregi e difetti dell’essere donna imprenditrice. Sicuramente nel mio lavoro uno dei vantaggi maggiori dell’essere donna è la sensibilità, il difetto forse l’intransigenza; gli uomini sono più accomodanti delle donne. Talvolta è capitato che gli allievi mi confidassero i loro segreti e cercassero in me

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una consigliera o una figura consolatrice; tuttavia questo essere anche amica comprensiva l’ho sempre conciliato con il ruolo di insegnante intransigente nel preservare aspetti per me imprescindibili quali l’educazione, il rispetto e la serietà. Da un anno e mezzo sono diventata mamma e mi sento più sensibile su alcu-

IL SITO

Inquadra il QRcode e accedi al sito della C.M.S. Academy


di Silvia Arosio

ne tematiche; posso dire di sentirmi come Mary Poppins: voglio bene agli allievi ma non mi faccio confondere dai sentimenti. Le difficoltà e i vantaggi dell’essere una donna performer e imprenditrice? Ritengo di non poter attribuire all’essere donna le difficoltà e i vantaggi che ho riscontrato nel mio percorso. Il mio settore è un ambiente che dall’esterno si mostra chiuso, specialmente quando sei giovane e non conosci nessuno. Per un performer la parte più difficile è iniziare, l’intelligenza rappresenta la prima qualità da aguzzare. È necessario sapersi osservare con obiettività, comprendere e tenere in considerazione le proprie caratteristiche fisiche e artistiche individuando il modo più adatto per realizzarsi e valorizzarsi. Quando mi sono trovata

dall’altro lato, cioè a produrre spettacoli, ho potuto constatare che se vieni apprezzato per la tua serietà e affidabilità i muri si abbattono. Questa serietà, che ho costruito dal primo contratto fino ad oggi, rappresenta sicuramente il mio più grande vantaggio. Che cos’è la C.M.S. Academy? Considerata la precarietà che il settore teatrale ha dimostrato durante la pandemia covid è fondamentale che la formazione di un giovane adulto includa, oltre gli

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studi artistici, una solida formazione di studi classici. È da questo ragionamento che nasce la CMS Academy, una scuola per giovani performer unica nel suo genere in quanto permette di conciliare le scuole tradizionali con la preparazione artistica professionale. Non si tratta di un paio di anni di formazione, bensì si punta su un percorso di studi a lungo termine che cresce e si evolve insieme all’allievo. Vengono messi a disposizione dei giovani gli strumenti e le opportunità necessarie per imparare il linguaggio dello spettacolo, non solo in sala prove ma calcando in prima persona le tavole del palcoscenico. Esprimersi attraverso le tre arti del musical diventa quotidianità come leggere e scrivere. Da che età si può accedere alle audizioni? Si può accedere alle audizioni


della CMS Academy dagli 11 ai 20 anni. Viene rilasciato un diploma? Oltre gli esami interni di verifica e le simulazioni di audizione, durante la formazione vi è la preparazione dei grade e il conseguimento del diploma Lcm in Music Theatre Performance rilasciato dal London College of Music, storica struttura universitaria britannica di prestigio fondata nel 1887 ed attualmente facoltà delle Arti della University of West London. Quante ore settimanali si studia? Facendo una media si stu-

diano circa 7 ore la settimana. I ragazzi che vengono ulteriormente selezionati per prendere parte alla Piccola Compagnia aumentano considerevolmente l’attività nei periodi in cui è previsto il debutto delle produzioni. Tutti i ragazzi vengono coinvolti in spettacoli, concorsi e attività organizzate dalla scuola, come ad esempio il Talent della CMS Academy che quest’anno sbarca al Teatro Oscar il 18 Marzo e 27 Maggio dopo il successo dell’edizione WEB dello scorso anno. Cos’è la Piccola Compagnia? La Piccola Compagnia, fondata nel 2011, si può dire che rappresenti il fiore all’occhiello della scuola. Gli allievi della CMS Academy e della Children’s Musical School che vengono selezionati nel tempo per farne parte partecipano a manifestazioni e competizioni di prestigio e, soprattutto, sono impegnati nella messa in scena di spettacoli, come Shrek The Musical, Annie e Il Mago di Oz, che sono stati inseriti nella

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rassegna Manzoni Family della stagione Teatrale del Teatro Manzoni e in cartellone al Teatro Nuovo di Milano. Quali sono i corsi CMS Academy e dove si svolgono? La CMS Academy ha sede a Milano, zona Porta Romana. I corsi Academy attualmente sono due: 11/13 anni e 13/20 anni. Esiste un terzo corso di approfondimento Academy che si svolge il Sabato ed è indicato per gli allievi più appassionati e motivati della Children’s Musical School di età compresa fra gli 8 e i 12 anni. Quali sono i corsi della Children’s Musical School ed a che età iniziano?

IL VIDEO

Inquadra il QRcode per il trailer della C.M.S. Acadmey


© Ottavio U (2)

Dai 6 anni in su è possibile frequentare i corsi della Children’s Musical School, ai quali si accede senza prova di ingresso. Si tratta di corsi che hanno l’obbiettivo di porre le basi di disciplina necessarie per rendere possibile l’approccio tecnico alla danza, il canto e la recitazione. La concentrazione, l’ascolto, il rispetto delle regole e il lavoro di squadra sono valori indispensabili per poter apprendere l’arte del teatro musicale. Queste classi sono il nostro vero e proprio Vivaio. Oltre che nella sede principale di Porta Romana, i Corsi della Children’s Musical School si sovlgono anche nella sede di Piazza Firenze. Chi sono gli insegnanti della CMS Academy? Le lezioni sono tenute da professionisti selezionati dal mondo del musical e dello spettacolo. I nostri docenti, oltre che insegnare, hanno la possibilità ed il compito di trasmettere agli allievi la passione, l’amore per il teatro e i segreti dello “stare sul palco”. Nell’anno appena trascorso abbiamo avuto nel nostre team nomi del calibro di: Roberto Colombo, Luca Spadaro, Ilaria Suss, Benedetto Lo Buglio, Stefania Pepe, Daniele Cauduro,

Denise Ponzo, Pasquale Girone e tanti altri. Gli insegnanti ruotano continuamente ma lo standard dei docenti che proponiamo da sempre è molto alto. Che tipo di performer escono dalla scuola? Dei giovani adulti completi

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artisticamente, che hanno dimestichezza con lo stare sul palco grazie ad un curriculum ricco di esperienze artistiche formative. Ragazzi con una notevole formazione culturale, pronti per immergersi con successo nel mondo del lavoro.• RS


PERSONAGGI

Anna

Magnani, una donna,

un mito, un'icona

RITRATTO DI UNA DELLE MAGGIORI INTERPRETI FEMMINILI DELLA STORIA E TRA LE POCHE A ESSERE CELEBRATA IN TUTTO IL MONDO

P

ensando alle donne, voglio ricordare una donna che è stata per me fonte di grande ispirazione. La sua forza, il suo coraggio e la sua determinazione mi hanno sempre colpito. Ha avuto grandi amori e delusioni. Ha avuto un unico figlio, Luca, concepito con Mario Serato che l’ha abbandonata subito dopo aver appreso della sua gravidanza. Un solo matrimonio terminato con una complicata separazione, quando ancora in Italia il divorzio non era ben visto dalla società. Un profondo legame artistico con il regista Roberto Rossellini con cui ha condiviso una tormentata storia d’amore. Si è spenta a causa di un tumore al pancreas.

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di Christine Grimandi Anna Magnani con Marlon Brando

10 CURIOSITÀ SU "NANNARELLA"... • Figlia di un calabrese, Del Duce, Anna rivelò di avere fatto di tutto per non essere ricordata come “la figlia del Duce”. • Nel 1956, è stata la prima donna italiana a vincere il Premio Oscar come migliore attrice protagonista, grazie al ruolo di Serafina Delle Rose nel film La rosa tatuata, con il quale ha vinto un BAFTA e un Golden Globe. • Nel 1958, venne premiata miglior attrice dell’anno e ha conquistato il suo primo David di Donatello per l’interpretazione nel film Selvaggio è il vento. • È rimasto celebre il saluto dallo spazio dell’astronauta Jurij Gagarin che, a bordo del Vostok 1, inviò il celebre messaggio: “Saluto la fraternità degli uomini, il mondo delle arti, e Anna Magnani“ il 12 Aprile 1961. • L’amore è il il titolo del suo ultimo film con Roberto Rossellini. • A lei è dedicato un cratere sul pianeta Venere di 26 km di diametro e ha una stella a lei dedicata nella Hollywood Walk of Fame. • Risale al 1972 la sua ultima apparizione cinematografica nella celebre pellicola Roma diretta da Federico Fellini. Anna, ha vissuto una vita complicata, colma di alti e bassi, comune oggi a tante donne che non accettano di essere trattate come soprammobili o oggetti del desiderio, accantonate o svilite dall’ego maschile dominante. “Femmine” con grande spirito di sopravvivenza che trovano sempre la forza di rialzarsi e combattere con il coraggio viscerale, tipicamente femminile. Donne, miti e icone che decidono di vivere la propria vita inseguendo le proprie idee e convinzioni fino alla morte. • RS

Anna Magnani con Roberto Rossellini

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MOSTRE

Fotografie d 'autore

per l 'expertise femminile

GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI GERALD BRUNEAU IN UNA MOSTRA DI FONDAZIONE BRACCO PER RACCONTARE LE DONNE CHE GUIDANO PRIMARIE ISTITUZIONI CULTURALI DEL NOSTRO PAESE

A

pre il 3 marzo 2022 nelle Sale degli Arazzi a Palazzo Reale di Milano la mostra fotografica Ritratte - Direttrici di musei italiani. La mostra promossa e prodotta da Palazzo Reale, Comune di Milano Cultura e Fondazione Bracco sarà visitabile gratuitamente fino a domenica 3 aprile 2022. Con questa mostra Fondazione Bracco continua nel proprio impegno per valorizzare l’expertise femminile presentando le professioniste che dirigono i luoghi della cultura italiani. Il progetto artistico con gli scatti d’autore del fotografo Gerald Bruneau si colloca nell’impegno della Fondazione per valorizzare le competenze femminili nei diversi campi del sapere e contribuire al superamento dei pregiudizi, così da incoraggiare una sempre più nutrita presenza di donne in posizioni apicali.

Gerald Bruneau

Emanuela Daffra Musei della Lombardia

LA MOSTRA La mostra illumina vita e conquiste professionali di 22 donne alla guida di primarie istituzioni culturali del nostro Paese, una sorta di Gran Tour che tocca 14 importanti città italiane da Nord a Sud: da Trieste a Palermo, da Napoli a Venezia per citarne solo alcune. Il soggetto principale di “Ritratte” è la leadership al femminile. I musei, “luoghi sacri alle Muse”, sono spazi dedicati alla conservazione e alla valorizzazione del nostro patrimonio artistico, custodi del nostro passato e laboratori di pensiero per costruire il futuro. Inoltre, sono

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anche imprese con bilanci e piani finanziari, che contribuiscono in modo cruciale alla nostra economia. Dirigere tali istituzioni comporta competenze multidisciplinari, un connubio di profonda conoscenza della storia dell’arte e di capacità gestionali e creative. LE PROTAGONISTE Tra le protagoniste della mostra figurano i ritratti di Francesca Cappelletti (Direttrice della Galleria Borghese di Roma); Emanuela Daffra (Direttrice Regionale Musei della Lombardia); Flaminia Gennari Santori (Direttrice delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini di Roma); Anna Maria Montaldo (già Direttrice Area Polo Arte


di Daniele Colzani

Moderna e Contemporanea del Comune di Milano); Alfonsina Russo, (Direttrice del Parco Archeologico del Colosseo); Virginia Villa (Direttrice Generale Fondazione Museo del Violino Antonio Stradivari di Cremona); Rossella Vodret (Storica dell’arte, già Soprintendente speciale per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma) e Annalisa Zann (Direttrice del Museo Poldi Pezzoli di Milano). LA FONDAZIONE BRACCO Fondazione Bracco da tempo è impegnata per contribuire alla costruzione di una società paritetica, in cui il merito sia il criterio per carriera e visibilità. Nel 2016 è nato a questo scopo il progetto 100 donne contro gli stereotipi (www.100esperte.it) ideato dall’Osservatorio di Pavia e dall’Associazione Gi.U.Li.A., sviluppato con Fondazione Bracco, grazie alla Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. La ban-

italiane e internazionali, tra cui Milano, Roma, Todi, Washington, Philadelphia, Chicago, Los Angeles, New York, a febbraio sarà a Città del Messico e il prossimo 8 marzo a Praga. In ottica di continuità e dialogo, l’esposizione Ritratte, dedicata al settore dei beni culturali, aggiunge un importante tassello all’intervento di lotta agli stereotipi di genere e di promozione delle competenze, unico diAnnalisa Zanni scrimine per qualsiasi Museo Poldi Pezzoli Milano sviluppo personale e collettivo. ca dati online raccoglie profili “Questa mostra si chiama eccellenti di esperte, seleziona- programmaticamente “Ritratte con criteri scientifici, in vari te” per più di una ragione” sotsettori del sapere, strategici per tolinea Diana Bracco, Presidenlo sviluppo del Paese, allo sco- te di Fondazione Bracco. “Nella po di aumentarne la visibilità sui storia dell’arte a essere raffigumedia. Accanto alla banca dati rati erano soprattutto i potenti, online, Fondazione Bracco ha membri di famiglie nobili, arideciso di sviluppare una narra- stocratici e regnanti. In questa zione complementare. galleria l’obiettivo di Gerald Nel 2019, sempre grazie alla Bruneau ha fissato l’immagine collaborazione con Gerald Bru- di professioniste che hanno ragneau, è stata realizzata la mostra giunto posizioni apicali nel loro fotografica Una vita da scien- settore. ziata con i ritratti di alcune delle Il soggetto principale di “Ripiù grandi scienziate italiane, da tratte” è proprio la leadership allora esposta in numerose sedi di queste donne. Riconoscere Tiziana Maffei Museo Reggia di Caserta

Flaminia Gennari Santori Gallerie Nazionali Barberini Corsini Roma

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Virginia Villa Fondazione Museo del Violino Antonio Stradivari Cremona

le competenze, renderle visibili, è il primo passo per alimentare percorsi analoghi, da parte di bambine e ragazze, tanto nell’arte quanto nella scienza. Con il progetto #100esperte e con molte altre iniziative di taglio formativo facciamo proprio questo, valorizziamo il merito e incoraggiamo nuove vocazioni. Le donne offrono contributi straordinari al progresso umano, non possiamo più permetterci di limitare o disconoscere questo apporto.” “Il mio intento è stato quello di mettere in risalto, insieme all’incommensurabile vastità e bellezza del patrimonio artistico italiano, la bellezza di

Francesca Cappelletti Galleria Borghese Roma

queste donne che si impegnano quotidianamente per rimettere i musei al centro di una propo-

IL SITO

Inquadra il QRcode e accedi al sito della Fondazione Bracco

sta culturale elaborata in rete insieme ai soggetti più rappresentativi delle realtà in cui sono immerse, invitano alla partecipazione, stimolano confronto e pensiero critico” afferma il fotografo Gerald Bruneau. “Donne che vogliono rendere i musei nuovi luoghi di incontro e di riflessione, di conoscenza e di comunicazione, valorizzando i capolavori storici e accogliendo nuove esperienze artistiche. E che, per questo, sperimentano nuove e creative modalità di proposta culturale. Se abbiamo la speranza che la bellezza possa salvare il mondo, tocca anche a noi, insieme a loro, salvare la bellezza”. • RS

Alfonsina Russo Parco Archeologico del Colosseo Roma

Eva Degl'Innocenti Museo Archeologico Nazionale di Taranto

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Autoritratto con cavalletto, 1954 – 1955, olio su tavola di faesite, 199 x 130 cm, collezione BPER Banca, Milano

Antonio Ligabue L’uomo, l’artista

11 febbraio - 1 maggio 2022

REGGIA DI MONZA - Orangerie

In collaborazione con:

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MOSTRE

Dame, madri, eroine, modelle e popolane

L’ESPOSIZIONE CON OLTRE 90 CAPOLAVORI, CHE TESTIMONIANO COME LA RAFFIGURAZIONE DELLA DONNA ABBIA RIVESTITO UN RUOLO DI PRIMO PIANO NELLA STORIA DELL’ARTE ITALIANA, DAGLI ALBORI DEL RINASCIMENTO ALLA BELLE ÉPOQUE Gaetano Chierici, La piccola mamma Collezione Privata

L

a mostra DONNE NELL’ARTE. Da Tiziano a Boldini, visitabile fino al prossimo 12 giugno nelle sale di Palazzo Martinengo a Brescia, documenta quanto la rappresentazione dell’universo femminile abbia giocato un ruolo determinante nella storia dell’arte italiana lungo un periodo di quattro secoli, dagli albori del Rinascimento al Barocco fino alla Belle Époque,. La mostra presenta oltre 90 capolavori di artisti quali Tiziano, Guercino, Pitocchetto, Appiani, Hayez, Corcos, Zandomeneghi, De Nittis e Boldini che hanno saputo rappresentare la personalità, la raffinatez-

za, il carattere, la sensualità e le più sottili sfumature dell’emisfero femminile, ponen-

IL SITO

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do particolare attenzione alla moda, alle acconciature e agli accessori tipici di ogni epoca e contesto geografico. Grazie alla collaborazione con la Fondazione Marcegaglia Onlus, è possibile approfondire tramite appositi pannelli di sala alcune tematiche di grande attualità sociale e mediatica quali le disparità tra uomini e donne, il lavoro femminile, le violenze domestiche, l’emarginazione sociale e le nuove povertà. Le opere d’arte diverranno quindi formidabili veicoli per sensibilizzare il pubblico - soprattutto quello più giovane - verso argomenti di grande


di Daniele Colzani Mosè Bianchi, La dama del pappagallo, Collezione privata. Courtesy Bottegantica, Milano

importanza socio-culturale Il percorso espositivo è suddiviso in otto sezioni tematiche - Sante ed eroine bibliche; Mitologia in rosa e storia antica; Ritratti di donne; Natura morta al femminile; Maternità; Lavoro; Vita quotidiana; Nudo e sensualità.

propone, si segnala Nudo di spalle (1879-1880) di Giuseppe De Nittis, uno dei punti d’arrivo dell’evoluzione pittorica dell’artista pugliese, La dama del pappagallo (1872) rara e importante opera di Mosè Bianchi, La notte (1902), un insolito dipinto di nudo realizzato dal bresciano Gaetano Cresseri, o ancora La raccolta di granturco di Achille Glisenti. Quest'ultima opera è patrimonio delle collezioni civiche bresciane, che ritorna a Palazzo Martinengo dopo l’intervento di restauro realizzato grazie alla collaborazione tra Comune di Brescia, Fondazione Brescia Musei e Associazione Amici di Palazzo Martinengo. Traendo ispirazione da testi sacri e libri agiografici, gli artisti hanno licenziato tele oggetto di secolare devozioAchille Glisenti, La raccolta del granoturco. Brescia, Musei Civici

LE OPERE ESPOSTE Tra i capolavori della mostra, si segnala la Maddalena penitente, un olio su tela di Tiziano, firmato per esteso, proveniente da una collezione privata tedesca. A questa, si aggiunge Coppia di amanti in piedi, un disegno di Gustav Klimt (1862-1918), principale esponente dell’avanguardia viennese, che anticipa le soluzioni stilistiche de Il bacio e de L’Abbraccio del Fregio Stoclet, due tra i capolavori più conosciuti del maestro austriaco. Tra le novità che questo nuovo capitolo della mostra

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ne che raffigurano le più famose sante della cristianità insieme al proprio attributo iconografico: Maddalena col vasetto di unguenti; Caterina con la ruota dentata; Barbara con la torre; Margherita con il drago; Cecilia con gli strumenti musicali. Senza dimenticare le eroine bibliche quali Giuditta, Salomè, Dalila, Susanna e Betsabea, le cui tormentate vicende personali sono narrate nell’Antico Testamento. Anche la letteratura classica e la mitologia hanno fornito agli artisti infiniti spunti di riflessione, come nel caso delle storie che riguardano divinità (Diana, Venere, Minerva, Giunone), celebri figure mitologiche (Leda, Europa, Onfale, Circe, Dafne) e illustri donne del mondo antico che,

nio, per non consegnarsi viva nelle mani dell’acerrimo nemico Ottaviano e subire la pubblica umiliazione; a Lucrezia, che si trafisse il petto con il pugnale dopo essere stata avvilita e violentata da Sesto Tarquino; e a Sofonisba, che bevve il veleno inviatogli dal marito Messinissa per non vivere un’esistenza mortificata come schiava dei romani. Soprattutto nell’ambito della pittura dell’Ottocento, vera protagonista della rassegna, la donna è stata colta nella sua dimensione quotidiana, alle prese con le faccende della vita domestica e del lavoro; nei panni di madre affettuosa che accudisce con amore i propri figli; ma anche in atteggiamenti maliziosi e in situazioni intime per esaltarne la carica sensuale, come testimoniano gli straordinari capolavori di Giovanni Boldini, il più grande artista italiano della Belle Époque. • RS

Giuseppe De Nittis, Nudo di schiena, collezione privata, courtesy Galleria Berman

con coraggio e drammatica determinazione, hanno preferito la morte al disonore. Si pensi, a tal proposito, alla regina d’Egitto Cleopatra, che decise di togliersi la vita, dopo il suicidio dell’amato Anto-

Gaetano Bellei, Colpo di vento, Collezione privata

Giovanni Boldini, Ritratto di Nanne Schrader, Collezione privata

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ANTEPRIME

di Daniele Colzani

Il mito di Raffaella rivive in "Joy"

PER CELEBRARE LA SUA STRAORDINARIA PERSONALITÀ, UN COFANETTO CON I 20 BRANI PIÙ RAPPRESENTATIVI DELLA CARRIERA

E

sce Joy, la raccolta celebrativa di Raffaella Carrà, per omaggiare un'icona che ha saputo sdoganare il concetto di donna libera di spettacolo. Sony Music ha voluto celebrare la sua straordinaria personalità rendendo disponibile l'8 marzo, per la Giornata internazionale della donna, un cofanetto speciale con 20 brani tra i più rappresentativi della sua carriera. Il preorder della raccolta era già disponibile dal 28 gennaio, dal 4 marzo uscirà su tutte le piattaforme digitali e negli store. Joy sarà pubblicata in tre versioni: doppio CD, doppio LP colorato rosa e rosso (entrambe arricchite da un libretto con fotografie inedite dell'artista e

testi scritti per l'occasione da chi l'ha conosciuta da vicino) e uno Special Box in edizione numerata limitata, composto da un doppio CD, un doppio Vinile effetto Splatter, il libretto con foto e testi inediti, una stampa della copertina autografata da Mauro Balletti (autore dell'artwork), un Megamix in Vinile 12" con brani remixati da Get Far, e infine una T-Shirt celebrativa. Lo Special Box include anche Rainbow Megamix, il remix delle canzoni di Raffaella più ballate negli ultimi cinquant’anni firmato da Get Far, pseudonimo di Mario Fargetta. Ecco i brani: Rumore, Tanti auguri, A far l’amore comincia tu, Pedro, Fiesta (versione spagnola) e Tuca Tuca. • RS

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LA TRACKLIST • A far l’amore comincia tu • Tanti auguri • Pedro • Fiesta (Versione spagnola) • Ballo Ballo (Versione originale dell’82)

• Tuca Tuca • Ma che musica maestro • Rumore • Felicità, tà tà • Qué Dolor (Versione spagnola originale dell’82)

• 0303456 (Versione del 1999) • Sono nera • E salutala per me • Chissà se va • Amicoamante • Forte forte forte • El Borriquito • Latino • Mi sento bella • La Marimorena


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TEATRI

Al San Babila una mini stagione di prosa e lirica

NEL CUORE DI MILANO, RIPRENDE LA PROGRAMMAZIONE DEL TEATRO DIRETTO DA MARCO VACCARI, CHE CI PARLA DEGLI SPETTACOLI IN CARTELLONE

I

l Teatro San Babila Presenta anche per la Stagione 21-22 una programmazione che offre da sempre spettacoli di qualità pur mantenendo prezzi di abbonamenti e biglietti molto van-

IL VIDEO

Inquadra il QRcode per la video-intervista a Marco Vaccari

taggiosi. Particolare attenzione è rivolta agli Under 30 e agli Over 65, Studenti ed Insegnanti. Quattro gli spettacoli in abbonamento che accompagneranno lo spettatore fino ad aprile. La Stagione di Prosa è stata aperta da Nascondino. Il testo dello spettacolo, di Tobia Rossi (Regia di Fabio Marchisio, musiche inedite di Eleonora Beddini, prodotto da Giuseppe Di Falco) è vincitore del Mario Fratti Award 2019 e presentato a New York City, presso l’Italian Cultural Institute, col titolo Hide and seek. L’idea di diffondere e condividere in tutta Italia il progetto Nascondino, nasce dalla volontà

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della Montessori Brescia Coop. Sociale ONLUS di contribuire al dibattito pedagogico intorno a temi legati al mondo degli adolescenti quali la difficoltà di essere sé stessi all’interno di un tessuto sociale spesso violento e intolle-

Marco Vaccari


di Silvia Arosio

© Michela De Nicola

La stranissima coppia

rante, la promozione della paura nel contesto sociale, il machismo interiorizzato, la mancanza di comunicazione che genera solitudine, l’identità sessuale. L’11 marzo W le donne - Tutte le donne della nostra vita, Riccardo Rossi ci racconterà tutti i dettagli di questo viaggio con la piena consapevolezza della loro schiacciante superiorità. Prosegue la Stagione con 39 scalini, dall’1 al 3 aprile una moltitudine di personaggi dalle caratteristiche più diverse: buoni, cattivi, uomini, donne e anche oggetti inanimati. Una commedia noir per una corsa vertiginosa

IL SITO

Inquadra il QRcode e accedi al sito del Teatro San Babila

fino all’ultimo travestimento dai ritmi narrativi serrati e incalzanti che conserva la ricchezza dei dettagli psicologici della versione cinematografica girata da Hitchcock nel 1935, da cui riprende l’umorismo graffiante e acuto, l’alta tensione e la suspense. Conclude la Stagione La stranissima coppia con Milena Miconi e Diego Ruiz dal 29 aprile al 1° maggio. Uno sguardo divertito a una categoria di persone molto diffusa al giorno d’oggi: i “single forzati”. Uomini e donne che si ritrovano, loro malgrado, improvvisamente soli, con l’assoluta necessità di rifarsi una vita sentimentale, ma con l’inevitabile istinto di difendersi dalle frecce avvelenate di Cupido. Grande ritorno della Compagnia di Operette Elena D'Angelo con Orchestra dal vivo il 5 marzo con La Principessa della Czarda. Dopo il successo della scorsa Stagione ritorna in ospitalità l’Associazione Musica

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in Scena che propone la Stagione Lirica con Orchestra dal vivo, il 26 Marzo La Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni e conclude la stagione il 23 Aprile Tosca di Giacomo Puccini. • RS

W le donne - Tutte le donne della nostra vita


INTERVISTA

L’insegnamento della danza sportiva non si improvvisa INTERVISTA A PIERCARLO PILANI PRESIDENTE PRESSO MIDAS - MAESTRI ITALIANI DANZA SPORTIVA

L'

assemblea ordinaria elettiva dell’associazione nazionale di categoria dei maestri di ballo e danza sportiva MIDAS ha riconfermato fino al 2024 l’attuale presidente Piercarlo Pilani. Sono oltre tremila in Italia gli associati maestri di ballo e danza MIDAS riconosciuti dalla FIDS Federazione Italiana Danza Sportiva del Coni. La sede dell’Associazione è a Cesena presso gli uffici di Confcommercio Cesena. MIDAS, in stretta collaborazione con Confcommercio Cesena, eroga servizi primari ed essenziali ai propri associati che, come per tutte le categorie professionali, stanno soffrendo particolarmente in questo momento. Sono diversi i progetti che vedono coinvolti MIDAS e Confcommercio sia per la formazione online che in presenza dei maestri di ballo e danza. Questa importante sinergia ha reso possibile la costituzione del CIDS (Coordinamento italiano Danza sportiva), diventato ormai fondamentale sia per la divulga-

IL SITO

Inquadra il QRcode e accedi al sito della MIDAS

Piercarlo Pilani

zione che per il reclutamento, formazione, abilitazione e coordinamento dell’organizzazione di concorsi, gare ed eventi dedicati agli allievi. MIDAS ha semplificato l’accesso alla FIDS (Federazione Italiana Danza Sportiva) unica federazione riconosciuta dal Coni per la danza sportiva ufficiale. Sono ogni anno tantissime le competizioni organizzate sul territorio nazionale con oltre duemila maestri impegnati sia nell’attività di formazione degli atleti e ufficiali di gara che nell’organizzazione degli eventi. Che cos’è accaduto negli ultimi decenni Presidente e come è nato il MIDAS?

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La FIDS è la Federazione Sportiva Nazionale riconosciuta dal CONI e riconosciuta dall’ IDSF, International Dance Sport Federation, federazione internazionale e una volta riconosciuta dal CIO. FIDS è l’unico ente cui spetta la disciplina delle attività della Danza Sportiva in Italia, nonché l’organizzazione e il patrocinio di tutte le gare e manifestazioni ufficiali di Danza Sportiva riconosciute dal CONI, con carattere di ufficialità. Venne fondata grazie all’unione di oltre 18 associazioni di danza sportiva che operavano sul territorio nazionale. Nel 1996 erano oltre 15 le associazioni di maestri di


di Christine Grimandi

ballo operanti sul territorio nazionale, ma soltanto tre tra queste, l’ANMB - Associazione Nazionale Maestri di Ballo, FIPD - Federazione Italiana Professionisti della Danza, FITD - Federazione Italiana Tecnici Danza Sportiva, raggruppate nel CIDS - Consiglio Italiano Danza Sportiva, concorrevano per ottenere il riconoscimento del CONI. Il primo Statuto FIDS del 1997 prevedeva il riconoscimento del CIDS che gli avrebbe assegnato il ruolo di rappresentanza dei Tecnici Federali. I conflitti interni al CIDS, ne paralizzarono ogni attività. Nel 2003 venne costituita una Lega Italiana Tecnici Danza Sportiva in seno alla FIDS. Ma ulteriori dissapori per il “mercato” della formazione dei maestri di ballo, paralizzò nuovamente il sistema. Finalmente, nella modifica statutaria del dicembre 2004, la FIDS sostituì alla Lega Tecnici, la costituzione del settore tecnico federale, parimenti alle federazioni nazionali sportive riconosciute dal CONI, con la conseguente possibilità di riconoscere e convenzionare le associazioni di categoria di tesserati. Due Associazioni maestri sottoscrissero la convenzione con la FIDS, ma l’ANMB, decise di continuare una strenua contrapposizione, patrocinando la nascita di svariate” FEDERAZIONI AMATORIALI” appoggiate ad

m das

enti di promozione. Per ripristinare serenità, nell’assemblea a Bologna nel 2006, decidemmo all’unaMAESTRI ITAL ANI DANZA SPORTIVA nimità di creare il MIDAS - Associazione Maestri Italiani Danza Sportiva e il succes- mativa, abilitativa e di rappresensivo 28 giugno 2007 celebrammo tanza di MIDAS è svolta senza l’assemblea costituente che ha pretesa di professionalità sportimesso fine ad oltre un decennio va e comunque nel rispetto delle norme dell’ordinamento statale e di contrapposizioni. MIDAS è oggi riconosciuta dell’ordinamento sportivo applidalla Federazione Italiana Danza cabili in materia. Finalizza la propria azione Sportiva come associazione di categoria dei tesserati tecnici e al riconoscimento da parte delregola i propri rapporti per mezzo la Federazione Italiana Danza Sportiva quale associazione di di una convenzione. categoria dei Maestri di Danza Che tipo di associazione è? È un’associazione non ricono- Sportiva ed inoltre promuove, sciuta senza fini di lucro, regolata organizza, disciplina e diffonde dagli artt.36 e segg. del codice il reclutamento, la formazione, civile e dal D.Lgs. n. 460/1997 e l’abilitazione di nuovi insegnansuccessive modificazioni ed inte- ti organizzando corsi, sessioni di grazioni, ed è stata costituita da esame, convegni, congressi, in tutti i maestri di ballo e tecnici fe- armonia con le deliberazioni e derali che insegnano e divulgano gli indirizzi del Comitato Olimil ballo e la danza sportiva al fine pico Nazionale Italiano (CONI), di legare il percorso didattico ed confederazione delle Federazioni abilitativi della figura del ”Ma- Sportive Nazionali, del Comitato estro di ballo” con quello tipico Olimpico Internazionale (CIO), del tecnico della danza sportiva, e della Federazione Italiana di evitando le contrapposizioni del Danza Sportiva (FIDS) che, con passato tra le associazioni dei delibera del Consiglio Federale maestri di ballo e la FIDS. del 8 luglio 2007, ha riconosciuÈ nata con la finalità di essere to MIDAS quale associazione associazione di rappresentanza rappresentativa di categoria dei dei tecnici della danza sportiva tecnici di danza sportiva ai sensi tesserati alla FIDS. L’attività for- dell’art. 43 dello Statuto. Cosa accadrà nel prossimo futuro? Il prossimo quadriennio 2021 - 2025 sarà particolarmente importante per il comparto della danza sportiva italiana in quanto la FIDS (Federazione Italiana Danza Sportiva), unica federazione riconosciuta dal Coni, ha avviato un profondo processo di ristrutturazione della governance del movimento della danza sportiva, inimmaginabile fino a qualche anno fa. La stretta collaborazione tra MIDAS, il CIDS e Confcommercio saranno il driver fondamenta-

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le di un virtuoso processo di rinnovamento e innovazione. Quali sono i servizi che lei ritiene fondamentali per l’utenza? Premesso che come accade per la stragrande maggioranza di discipline sportive, la danza si sviluppa in ambito dilettantistico organizzato sull’associazionismo in genere, considerato che i principali “artefici” che danno vita a queste associazioni o società sportive dilettantistiche sono nella stragrande maggioranza ex atleti che poi diventano maestri, insegnanti (in altri sport definiti allenatori) e considerato che le normative che regolamentano il mondo dell’associazionismo, sono in continua trasformazione, sono fortemente convinto che serva una continua e costante formazione per gli operatori di settore, da sempre esposti anche a rischio di sanzioni e vertenze legali nel caso di controlli da parte degli organi preposti. Non sicuramente meno importanti sono gli aggiornamenti tecnici sulle specifiche discipline, la metodologia di insegnamento, il coaching, la logistica organizzativa, il marketing. A volte la sola buona volontà del singolo individuo non basta per avere successo. Lo scorso anno avete iniziato un delicato percorso per attivare corsi di formazione per i maestri di Danza Paralimpica. Devo dire che sono fieramente orgoglioso di aver visto final-

mente prendere forma questo progetto, con l’organizzazione del primo corso per insegnanti di Danza Paralimpica che si è tenuto in Campania nel mese di febbraio ed ha visto la partecipazione di una ventina di interessati provenienti da diverse regioni. Il feedback ricevuto da parte dei discenti è veramente gratificante ed il giudizio sui relatori docenti del corso è ottimo! L’obiettivo è sviluppare questa particolare disciplina molto importante, che ritengo a tutti gli effetti una buona “terapia” per il corpo e soprattutto la mente di tante persone, diciamo meno fortunate di tanti di noi. Quali sono le differenze giuridiche tra le certificazioni dei maestri che vengono da voi rilasciate? Ahi!!! Questa è una domanda un po’ ostica e la risposta non

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sarà certamente ben accolta da molti. Innanzi tutto occorre fare una distinzione tra l’aspetto giuridico legato alla validità di un determinato titolo, per “poter insegnare” e quello che è l’ambito “operativo” dei possessori di tali titoli. In molti non sanno che NON SI PUO’ INSEGNARE nessuna ATTIVITÀ MOTORIA, senza un titolo o, che dir si voglia, Diploma! Le Leggi Regionali a tutela della salute del praticante l’attività motoria sono molto chiare e non prevedono interpretazioni. Chiunque tenga lezioni, sessioni di allenamento, insegni attività motoria in genere non può “sfuggire” a queste norme: 1. I corsi e le attività motorie e sportive, tenuti a fronte del pagamento di corrispettivi a qualsiasi titolo, anche sotto forma di quote di adesione, devono essere svolti con il coordinamento di un istruttore qualificato o di un istruttore di specifica disciplina. 2. L’istruttore qualificato deve possedere il diploma rilasciato dall'Istituto superiore di educazione fisica (ISEF) di cui alla legge 7 febbraio 1958, n. 88 (Provvedimenti per l’educazione fisica) o la laurea in scienze motorie di cui al decreto legislativo 8 maggio 1998, n. 178 (Trasformazione degli Istituti superiori di educazione fisica e istituzione di facoltà e di corsi di laurea e di diploma in scienze motorie, a norma dell’articolo 17, comma 115,


della L. 15 maggio 1997, n. 127), oppure titoli di studio equipollenti conseguiti all'estero e riconosciuti dallo Stato italiano. 3. L’istruttore di specifica disciplina deve essere in possesso dei requisiti previsti per le singole attività motorie e sportive dalle relative federazioni sportive o dalle discipline sportive associate o dagli enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI e dal CIP. Chi sostiene che basta aprire una partita iva e pagare le tasse, non è correttamente informato. Certo lo può fare ma deve comunque avere uno dei titoli sopra elencati. La fiscalità non ha nulla con l’eventuale responsabilità penale che ne può derivare a causa di un infortunio di un allievo/a. Per quanto riguarda il rilascio di titoli da parte di associazioni “private”, come del resto lo è anche MIDAS, senza il riconoscimento di questi titoli/Diplomi da parte di Federazioni Sportive o Enti di promozione sportiva, essi non hanno nessun valore! Questo riconoscimento, nell’ambito sportivo è molto importante, in quanto grazie ad esso, ogni operatore, può anche usufruire delle agevolazioni fiscali previste per i collaboratori sportivi. L’unica differenza tra il titolo rilasciato da noi e quello di altre organizzazioni riguarda questo tipo di riconoscimento. MIDAS è l’unica associazione di categoria riconosciuta e convenzionata

con la FIDS, di conseguenza i titoli rilasciati da MIDAS sono gli unici riconosciuti dalla Federazione Italiana Danza Sportiva, unica Federazione del CONI per la Danza Sportiva (altre pseudo organizzazioni che si spacciano per Federazioni ed operano sotto l’egida di eventuali Enti, sono addirittura soggetti giuridici vietati dall’ordinamento sportivo del CONI). Questo riconoscimento, permette ai nostri associati, di iscriversi alla stessa FIDS e valgono come “credito formativo” per diventare tecnico di Danza Sportiva nei vari livelli previsti dallo SNaQ (Sistema Nazionale delle Qualifiche degli operatori sportivi). Anche gli Enti di Promozione Sportiva possono rilasciare “titoli SNaQ”, ma solo di Primo Livello che corrisponde alla qualifica di “Aiuto Allenatore”, tecnico non

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abilitato ad operare in autonomia, ma solo sotto la supervisione di un tecnico di livello superiore. (https://scuoladellosport.sportesalute.eu/images/documenti/Disposizioni_Operatori_Sportivi. pdf) Quali saranno le prossime novità sui corsi di formazione? La pandemia, le norme sul distanziamento interpersonale, i divieti di svolgere in presenza molte delle tipiche attività, ha fortemente ridotto l’attività di formazione e di aggiornamento dei maestri e delle scuole di ballo in generale. Tutta l’attività sportiva di base è in profonda crisi! Personalmente non dormo la notte per progettare anche nuove attività per promuovere la ripresa delle attività nelle scuole di ballo e danza, con nuovi e stimolanti obiettivi soprattutto per i giovani, che trovandosi di colpo (per quasi due anni) nell’impossibilità di praticare, rischiano di abbandonare la loro passione. Per questo nel corso di questa pandemia, abbiamo cercato di sviluppare progetti come Lyceum Danza Sportiva (https://www. lyceumdanzasportiva.com) un percorso di studio delle varie discipline di danza, dove i nostri associati vestono, all’interno delle scuole, i panni del “docente formatore”. MIDAS per questo 2022, intende sviluppare i corsi per gli


insegnanti di Danza Paralimpica, al fine di incrementare anche il comparto dei tecnici della Federazione abilitati in questa disciplina. Stiamo riprendendo i corsi di formazione territoriale per nuovi insegnanti e le relative sessioni d’esami. È in fase di test, un progetto di formazione definito IDO National, che interessa tutti i comparti delle discipline di danza regolamentate dalla International Dance Organization (https://www. ido-dance.com/ceis/webHomeIdo.do). Non da meno importanza l’ultimo progetto in cantiere e rivolto essenzialmente agli insegnanti, un corso di specializzazione nel Mondo del Musical Come fare per non lasciarsi coinvolgere o diffidare da tutto quello che viene è propagandato?

Anch’io stento a credere alla marea di fuffa che leggo, purtroppo però sono consapevole che è una domanda molto sensata. Non ho una medicina per l’ignoranza e non ci sono sordi peggiori di coloro che non vogliono sentire. Spesso si è portati ad ascoltare il “promoter di turno” senza documentarsi. Oggi è tutto in rete, è tutto disponibile, ma in quanti andranno a controllare la veridicità delle cose che ho detto? OGGETTO DELLA CONVENZIONE MIDAS Una grande maggioranza dei tecnici federali oltre a svolgere attività didattica concernente la formazione tecnica ai fini agonistici degli atleti svolge altresì attività di reclutamento e formativa nella qualità di generici “maestri

DISCIPLINE FIDS DANZE INTERNAZIONALI DI COPPIA • Danze Standard: Valzer Lento, Tango, Valzer Viennese, Slow Fox, Quick Step. • Danze Latino Americane: Samba, Cha cha cha, Rumba, Paso Doble, Jive. • Danze Jazz: Rock’n Roll, Rock Acrobatico, Boogie Woogie, Swing Dance, Lindy Hop, Mixing Blues. • Danze Freestyle: Danze Caraibiche, Salsa Cubana, Salsa Portoricana, Merengue, Mambo, Bachata, Rueda. • Danze Argentine: Tango, Vals, Milonga, Tango Fantasia. • Danze Nazionali: Valzer, Mazurka, Polka, Valzer Lento, Tango, Foxtrot. • Danze Tradizionali E Folkloristiche: Valzer, Mazurca, Polka. DANZE ARTISTICHE • Danze Accademiche: Danza Classica, Danza Moderna. • Danze Freestyle: Synchro Dance, Choreographic Dance, Show Dance, Disco Dance, Beach Dance. • Danze E.PO.CA.: Tap Dance, Danze Orientali, Flamenco, Danze Country e danze tradizionali varie. • Urban Dance: Street Dance, Hip Hop, Break Dance, Electric Boogie.

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di ballo” che possano, nella loro fase iniziale, non ancora essere interessati al progetto federale. Una associazione di categoria democraticamente strutturata su tutto il territorio nazionale è fondamentale per alimentare e attrarre al progetto federale nuovi tesserati, per non interrompere quel ruolo fondamentale esercitato nel passato dalle associazioni dei maestri, evitando però nocive contrapposizioni e disconoscimenti del ruolo principale che svolge la FIDS, che in passato si sono avverate creando confusione e perdita di credibilità. MIDAS intende tesserare alla FIDS tutti coloro che intendano iniziare il percorso formativo di maestro di ballo e danza sportiva e agisce conformemente a tutte le regole federali. Dalla fondazione di MIDAS avvenuta nel giugno 2007 il numero dei tesserati è aumentato di oltre 800 unità grazie all’attività di reclutamento e abilitazione a maestro di ballo, spiegando che è un ruolo propedeutico ai livelli FIDS riconosciuti dal CONI e nel Piano Formativo dei Tecnici operanti nello sport. Inoltre l’aumento di oltre il 20% ha dimostrato che la finalizzazione di risorse da parte della FIDS è stata ben motivata e calibrata visto che l’aumento di tesserati tecnici ha di fatto compensato il contributo erogato. Dalla fondazione di MIDAS molti tecnici federali hanno richiesto di organizzare gare per maestri, che non avessero i vincoli tipici dell’attività agonistica federale specialmente nella scelta del ruolo tra ufficiale di gara e tecnico e nella divisione delle carriere. Da più parti, ed è stata accolta da MIDAS, è arrivata la richiesta di ripristinare il Campionato Italiano Maestri di Ballo e Danza Sportiva organizzato da MIDAS al fine di individuare in maniera chiara il ruolo di associazione di maestri e di tecnici federale.


STORIA E DISCIPLINE DELLA FIDS Nel 1990 l’ICAD (International Council of Amateur Dancing), Federazione Internazionale della Danza Sportiva, cambiò il proprio nome in IDSF (International Dance Sport Federation) rendendo così chiara la sua funzione di federazione sportiva internazionale. In Italia, sulle oltre 15 federazioni esistenti, l’unica riconosciuta dall’IDSF era la FIAB Federazione Italiana Amatori Ballo che, successivamente al cambio di nome della federazione internazionale, cambiò la propria ragione sociale in Feder Danza Sport Italia.

dalla FIBS (Federazione Ballo Sportivo).Il 26 Febbraio 1996, al CONI, i presidenti di FIDS e di FIBS firmarono il protocollo d’intesa con il quale si sancì il ritiro della richiesta di riconoscimento della FIBS e, quindi, la definitiva “nascita” dell’unica federazione nazionale rappresentante la danza sportiva sotto l’egida del CONI: la Federazione Italiana Danza Sportiva. Il 28 Febbraio 1997, la Giunta Esecutiva del Coni, con delibera n.919, comunicava il riconoscimento della nuova Federazione quale “Disciplina Associata”. Il 27 Dicembre 1998, dopo una serie di contrasti interni, si arriva

Quando nel 1995 l’IDSF ottenne il riconoscimento da parte del CIO (Comitato Olimpico Internazionale), la volontà di essere riconosciuti dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) diventò un progetto realizzabile anche in Italia. Il 6 Giugno 1996 si addivenne all’atto fondativo della FIDS (Federazione Italiana Danza Sportiva). Tutte le “federazioni” coinvolte nel processo aggregativo decisero di sciogliersi per dare vita all’unica federazione della danza sportiva italiana riconosciuta dal CONI. Le richieste di riconoscimento al CONI erano però due: una da parte della FIDS, l’altra

alle elezioni del primo Consiglio Federale, ma la modalità con cui vennero gestite le elezioni fu impugnata da alcune Associazioni escluse dal voto ed il Tribunale di Roma invalidò l’intera operazione. Tale decisione fece sì che il primo vero amministratore della FIDS fosse un commissario straordinario nominato dal CONI nella persona di Novella Calligaris, con Carla Giuliani Segretario Federale. Dopo un anno e mezzo di gestione, il commissario lasciò alla danza sportiva una federazione strutturata in maniera omologa con le altre federazioni sportive del CONI.

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Il 21 gennaio 2001 furono quindi celebrate le prime legittime elezioni per il nuovo Consiglio Federale, dove venne eletto Presidente Ferruccio Galvagno. In poco più di un mese vennero convocate le Assemblee Regionali, eletti gli organi territoriali e fu fatta ripartire l’attività sportiva. Il 19 dicembre 2004 è stata celebrata l’elezione del nuovo quadriennio olimpico con la conferma del Presidente Ferruccio Galvagno: la FIDS durante quel quadriennio è passata da 22.500 tesserati ad oltre 100.000, cui si aggiungono 4.000 società e 2.000 tecnici: una crescita esponenziale. Il lavoro svolto è stato premiato dal CONI, che ha votato all’unanimità nel corso del Consiglio Nazionale del 26 giugno 2007, l’ingresso della Federazione Italiana Danza Sportiva nel novero delle Federazioni Sportive Nazionali. L’atteso riconoscimento è stato festeggiato dagli atleti FIDS ai Campionati Italiani di Danza Sportiva 2007, dove sono andati in pista nei 10 giorni di competizione oltre 31.000 atleti. Per la prima volta la FIDS ha messo in palio in un’unica manifestazione i titoli italiani di tutte le discipline della danza sportiva, compresi i Campionati Italiani di Danza in Carrozzina, gestiti dalla FIDS grazie ad un accordo stipulato con il Presidente del C.I.P. Luca Pancalli. Quando nel 1997 la FIDS si è costituita ed è stata inserita nel novero delle “Discipline Associate”, contava sulla presenza di 22.500 tesserati in tutta Italia. Negli anni successivi la crescita del movimento è stata esponenziale. Nel 2005 la Federdanza, che nel frattempo ha sviluppato sul territorio i suoi organi territoriali, contava infatti oltre 100.000 tesserati, 4.000 società e 2.000 tecnici. Gli appassionati di Danza Sportiva, secondo lo studio dell’ISTAT del 2007, sono in continuo aumento. • RS


ANTEPRIME

Nasce Summer Jamboree Dance Academy

© Servizio fotografico di Beatrice Perticaroli

LA PRIMA SCUOLA DI DANZA ONLINE COMPLETAMENTE DEDICATA AI BALLI RETRÒ (ANNI ’30 ’40 E ’50)

Vincenzo e Gaia

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ummer Jamboree – il Festival Internazionale di Musica e Cultura dell’America anni ’40 e ’50 più grande e conosciuto in Europa - lancia la Summer Jamboree Dance Academy, la prima scuola di danza online completamente dedicata ai balli retrò (nati ed evoluti negli anni ’30 ’40 e ’50). Una sorta di “Netflix” integralmente dedicato ai balli retrò, rivolto a tutti gli amanti dello Swing e del Rock’n’Roll. Una vera e propria accademia di danza che al momento conta oltre 20 corsi, di livello base, intermedio ed avanzato, per imparare o per perfezionare i propri movimenti ovunque si desideri, con una sezione “Community” per condividere con gli altri studenti esperienze, progressi e traguardi del proprio percorso. La passione per la cultura retrò non

conosce confini: con la Summer Jamboree Dance Academy tutti coloro che amano i balli vintage o che vogliono sperimentarli per la prima volta, potranno scatenarsi nel salotto di casa propria, da soli o in compagnia. Sì, perché la prima scuola di dan-

IL SITO

Inquadra il QRcode per il sito di Summer Jamboree Academy 72

za online interamente dedicata ai balli dell’epoca by Summer Jamboree, permette a chiunque di imparare da zero o perfezionarsi in tutti i generi Swing e Rock’n’Roll. Nuovi corsi verranno aggiunti nel corso dei mesi. Ogni anno decine di corsi e centinaia di classi nuove ed aggiornate accompagneranno gli amanti di questi generi di ballo che sono in grado di fare breccia su un pubblico eterogeneo per età (la scena europea della danze swing e rock’n’roll è piena di giovani appassionati insieme a chi questa cultura la vive da anni), area geografica e cultura. L’idea della Summer Jamboree Dance Academy nasce prima della pandemia, e proprio durante la pausa forzata gli ideatori hanno avuto modo di implementare al meglio una piattaforma


di Daniele Colzani

innovativa per lo streaming dei corsi di altissimo livello, a cui si può accedere ogni volta che si vuole, da qualunque dispositivo (pc, smartphone e tablet). Non solo avanguardia tecnologica, ma una crew di insegnanti presi dal gotha mondiale della danza a cui se ne aggiungeranno tanti altri ogni anno, ma anche una crew cinematografica di professionisti che ha realizzato tutte le riprese e la post produzione con l’obiettivo di regalare ad ogni utente un’esperienza unica, estremamente autentica e coinvolgente, anche dal salotto di casa propria. Imparare a ballare Lindy Hop, Boogie Woogie e qualsiasi altro ballo vintage non sarà mai stato così facile e divertente: il programma della Summer Jamboree Dance Academy prevede infatti, prima di iniziare a ballare, un momento di riscaldamento con i video di Warm Up. Avviata una lezione, si potrà mettere in pausa il video e riprenderlo in un secondo momento da dove lo si è lasciato, tutte le volte che si vuole, così da non perdere nessun passaggio. Grazie ai video di Recap, inoltre, si potrà fare pratica di quanto appena appreso prima di passare al livello successivo. Nella sezione “Community” poi, ogni iscritto potrà condividere impressioni, idee, immagini con gli altri allievi, ma anche

i propri progressi con un gruppo di persone che condividono la sua stessa passione. Summer Jamboree Dance Academy offre oltre 20 corsi di ballo in continuo aggiornamento, suddivisi in base al livello – principiante, intermedio e avanzato – e a seconda che li si segua in coppia o da soli. Si potranno imparare i movimenti del Boogie Woogie, un ballo di coppia allegro e divertente, non coreografato, ballato di solito su una base rock'n'roll veloce o su ritmi rhythm'n'blues, quelli del Lindy Hop, un ballo di coppia Swing su vari tipi di musica, non solo jazz, che ha una natura molto coinvolgente e d'improvvisazione, del Jive, una danza che si è evoluta dalle sale più tradizionali ed è in qualche modo il genere utilizzato nel danzare su musiche R’n’R, con uno stile molto fluido o più vivace.

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Non mancano poi corsi di Balboa, su ritmi swing e jazz molto veloci, con un passo quindi più breve e fluido, e una distanza tra i partner ridotta rispetto gli altri balli swing, di Charleston, la “social dance” più in voga degli anni ’20, ballato sia in coppia che come solo, su un ritmo jazz veloce e sincopato in 4/4. E ancora corsi di Two-step, fonte di ispirazione del fox-trot, ancora oggi molto apprezzato perché si può inserire in ogni tipo di ballo swing, di Tip Tap, conosciuto a livello mondiale con il nome di Tap Dance, che consiste in passi jazz percussivi ballati su ritmi diversi. E infine, il Solo Jazz, un ballo libero o improvvisato su musica jazz, da fare anche senza un partner. I maestri coinvolti, tra i migliori artisti della scena Swing e Rock’n’Roll internazionale, sono: Vincenzo Fesi, Peter Loggins, Katja Završnik, Moe Sakan, Markus Rosendal, Jay Cee, Lucy Sanders, Gaia Nati, Carlotta Mignani, Lizette Rönnqvist, Luca Rizzioli, Remy Kouakou Kouame, Francesco Pezzo, Carolina Lampugnani. Per accedere alla Summer Jamboree Dance Academy è possibile acquistare i corsi singolarmente o averli tutti con il Dance Academy Pass, l’abbonamento annuale “all inclusive” che dà accesso a tutti i corsi già presenti più tutti quelli che si aggiungeranno in futuro. • RS


FOCUS

Il teatro è una

piccola - media impresa

IL MONDO DEL TEATRO E QUELLO DELLE IMPRESE POSSONO DIALOGARE E SOSTENERSI. NE PARLIAMO CON ANDREA PIETRINI, CHAIRMAN DI YOURGROUP

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nauguriamo oggi un focus dedicato a due settori che sono in apparenza molto distanti, ma forse non è proprio così. Il teatro, anche se si occupa di cultura, deve generare profitto, per sopperire alle spese e retribuire chi ci lavora. D’altronde, molti manager amano il teatro e i punti di incontro possono essere diversi. Andrea, raccontaci di te. Sei nato in Liguria, ma ti sei trasferito a Milano per studiare alla Bocconi e… (andare a teatro...) Volentieri Silvia. Sono nato in Liguria e precisamente a La

Spezia, una ridente cittadina di provincia, come si diceva una volta con unico teatro, il Civico, dove da ragazzino andavo spesso accompagnato da una madre che si vantava di essere stata una brillante attrice studentesca, ma dove gli spettacoli si davano soltanto una volta al mese con un cartellone non sempre ricchissimo. Come tutti i ragazzi di provincia sogniamo la metropoli e finito il liceo scientifico decisi trasferirmi a Milano appunto alla Bocconi dicendo a tutti: “Vado a Milano così potrà andare a teatro tutte le sere”. Così tuttavia non fu, poiché a causa

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di studi impegnativi, il primo spettacolo che riuscii a vedere fu una rivisitazione in chiave moderna del Macbeth, che peraltro non apprezzai neppure troppo e questo accade ben tre anni dopo che mi ero trasferito a Milano! in compenso successivamente mi sono rifatto. In una nostra chiacchierata, mi hai raccontato come spesso i manager delle aziende abbiano desiderio di visibilità, quasi come gli artisti. D’altronde, tutta la vita è palcoscenico… è vero? Su questo non c’è dubbio. D’altra parte, la vanità e quello che fa girare il mondo e abbiamo


di Silvia Arosio

tanti grandi manager o imprenditori che sono diventate delle vere e proprie star. Basti pensare a Elon Musk di Tesla o Tim Cook di Apple che, nel salire sul palco (stavo dicendo palcoscenico) a presentare l’ultimo prodotto al mercato o agli investitori, sono dei veri propri attori. In generale, peraltro, la narrazione aziendale ben si sposa con la narrazione teatrale, perché come dici tu e ne convengo, la vita è un palcoscenico. La Produzione Teatrale è un’azienda a tutti gli effetti. Come mai, secondo te, si fa così fatica a monetizzare in teatro? “Carmina non dant panem” dicevano i latini e da allora mi sembra che tanta strada non abbiamo fatta. Purtroppo, la cultura In Italia raramente ha generato fortuna economiche. Le ragioni non le conosco, non sono un esperto del settore, tuttavia, penso che sia un grande peccato. Una situazione che, impoverendo chi lavora nel mondo teatrale, impoverisce anche la società nel suo complesso. Come, secondo te, il teatro può essere d’aiuto ai manager e ai loro dipendenti?

Io credo che ci siano tante modalità nelle quali teatro, manager e quindi aziende possano collaborare e trovare spunti comuni per creare valore. Ne voglio citare due. Della prima ho già accennato ed è lo storytelling aziendale. Ci sono storie aziendali che sicuramente varrebbe la pena di raccontare. Quelle dei grandi imprenditori che hanno cambiato il volto della società o di manager che ne hanno risollevato le sorti, magari salvando migliaia di posti di lavoro. Sono vere e proprie epopee, che peraltro avrebbero anche il pregio di essere reali. In qualche caso peraltro è già stato fatto con successo. L’altro modo è quello di utilizzare il teatro per simulare situazioni manageriali complesse in ottica di training o di coaching. Io, ad esempio, durante L’MBA alla Luiss Business School ho svolto tre giorni di caratterizzazione teatrale in uno splendido teatro barocco, insieme agli altri 50 manager colleghi di Master. Un’esperienza entusiasmante nella quale ognuno di noi ha trovato dentro di sé caratteristiche che non sapeva di avere e che poi sono state utili nella vita

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IL SITO

Inquadra il QRcode per il sito ufficiale di YOURgroup aziendale, tornati in ufficio. Molte aziende organizzano delle convention in teatro ed alcuni teatri italiano affittano volentieri i loro spazi per i manager, proponendo anche uno spettacolo la sera. Penso possa essere un buon modo per unire i due mondi? È sicuramente un modo interessante. Io stesso ho partecipato spesso a iniziative di questo genere, soprattutto quando lavoravo nelle grandi multinazionali o in aziende gestite da imprenditori illuminati. Al di là dell’effetto immediato, è anche un modo per riavvi-


cinare il manager al mondo del teatro, attività che non sempre si concilia con i lunghi orari serali a cui sono abituati i nostri dirigenti, ma che può supportarne il proposito di uscire dall’ufficio un po’ prima, qualche pomeriggio all’anno, proprio per andare ad assistere a uno spettacolo teatrale. L’economia italiana si basa soprattutto sulle PMI: come si potrebbe valorizzare il patrimonio artistico e culturale italiano, unendo le aziende sparse per la penisola, all’arte e al teatro? Ad esempio, valorizzando la storia e la produttività locale con spettacoli a tema? Le piccole e medie aziende certamente hanno budget meno importanti per poter investire nell’area culturale; tuttavia, penso alla storia di distretti industriali che hanno anche una connotazione sociale di supporto al territorio, e dov’è l’azienda di filiera potrebbero valorizzare la propria produzione coniugandola a quella nel distretto magari in collaborazione con le Confindustrie locali o con le istituzioni.

D’altronde, YOURgroup è nata proprio per creare connessioni e mettere in contatto professionisti ed aziende... Che tipo di imprese fanno parte del vostro gruppo? YOURgroup e il modello del fractional executive nascono per supportare aziende familiari o startup che hanno ricevuto il supporto dei finanziatori, che stanno vivendo un momento di cambiamento, auspicabilmente nella direzione della crescita e cercano figure esperte per poterlo affrontare. Il modello si sta affermando in maniera così decisa che recentemente da più parti e anche nella letteratura manageriale americana si è cominciato a vedere un interessante sviluppo anche per aziende di dimensioni più grandi quali le multinazionali. Di questo ne sono convinto perché il tema della flessibilità e della possibilità di disporre di competenze sempre aggiornate è di enorme importanza in questo contesto di continuo cambiamento.

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Che cos’è Fractional Executive? Si tratta di un modello di supporto manageriale fatto di professionisti di qualità e di esperienza, particolarmente adatto, come dicevo, ad aziende familiari che si trovano in fase di evoluzione e non hanno – o non hanno ancora - un management strutturato. Il manager opera in azienda due o tre giorni a settimana, rendendo la sua prestazione una formula intermedia tra un supporto manageriale con qualche sfumatura di consulenza, fatta sempre tuttavia con taglio molto operativo. I vantaggi per le aziende sono la flessibilità e i costi: flessibilità perché l’azienda può utilizzare il tempo del manager in maniera più sartoriale ed efficiente, e di conseguenza i costi, perché un fractional executive, essendo utilizzato per un tempo più breve, a parità di efficacia, ha minore impatto sul conto economico aziendale. Cosa può servire alle aziende per rendere più “umano” il proprio business? Per rendere più umano il proprio business un’azienda non ha bisogno di altro che di imprenditori umani, seri e onesti che vedano nel bene dell’organizzazione e di tutti i suoi portatori d’interesse, a partire naturalmente dai dipendenti, il primo valore da perseguire. Perché, a mio parere, non esiste “l’azienda” in senso astratto. Per me l’azienda è la conseguenza del pensiero imprenditoriale che l’ha generata e della cultura che vi si respira. Auguriamoci quindi lo sviluppo di una classe imprenditoriale sempre più attenta ai valori alla crescita nel lungo termine e alla sostenibilità economica sociale del proprio modello di business. Avremo sicuramente come conseguenza aziende più umane. • RS


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FOCUS / 2

La governance del teatro

è affare da professionisti

IL CONFRONTO CON I DIVERSI ORGANISMI NAZIONALI ED EUROPEI SONO ORMAI ANCHE PRASSI CONSOLIDATA NELLA RENDICONTAZIONE ECONOMICA DELLE IMPRESE CULTURALI ITALIANE

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a programmazione finanziaria nella cultura è una cosa seria e va fatta da professionisti. Con questa intervista, andiamo ad approfondire il tema del teatro e dell’arte, visti come una piccola o media impresa. Ne parliamo con Giuseppe Pino, Owner & Fonder della Pino Management & Partners. Rigore, metodo, riservatezza, discrezione: rappresentano per Pino Management & Partners i quattro pilastri basilari e cardine di tutte le attività professionali che vedono lo studio professionale impegnato in tante piccole e medie imprese italiane (PMI) e che decidono di farsi seguire per operazioni di finanza straordinaria, M&A, piani di sviluppo e crescita, ricerca investitori, anche con l’impiego di strumenti innovativi, programmi rivolti alla implementazione e creazione di nuovi modelli gestionali e di governance. Con la stessa identica mission, vi avvicinate (anche se, in verità, sempre più frequentemente venite avvicinati e interpellati) da realtà culturali (piccole e grandi) che vedono e trovano nella vostra struttura organizzativa un approccio sostanzialmente diverso, unico, capace di creare opportunità e crescita, posizionamento e nuova linfa per rigenerarsi. Quali sono le resistenze che questo tipo di realtà presentano? Talvolta è complicato avviare nuove stagioni, ma spesso è

necessario provare a cambiare anche un po’ pelle in un ambito dove sovente anche trasformarsi può spaventare, per paura, magari, di compromettere anni e anni di storia (qualche volta secoli) che si conservano alle spalle, oppure per mancanza di coraggio. Spesso cambiare è una virtù necessaria per non soccombere o, perlomeno, a rassegnarsi a non essere più al passo con i tempi. Tutto ciò accade in un con-

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testo ed uno scenario culturale che stava già cambiando a velocità della luce, dove le vicissitudini causate dalla pandemia hanno ulteriormente impresso un’accelerazione forzata: talvolta buone, talvolta meno buone e di cui comprenderemo la reale portata probabilmente con il passare del tempo. Per non parlare dei processi di digitalizzazione che già stavano stravolgendo trasversalmente


di Silvia Arosio

uno dei settori -quello culturale- più restii al cambiamento… Purtroppo, conservatorismo e tradizionalismo dettano ancora legge! Le novità necessitano di un maggiore tempo di metabolizzazione. Ecco, se a tutto questo (già tanta roba!) aggiungiamo concetti come: “modelli di impresa culturale”, “modelli di economia della cultura”, “strumenti di finanza per la cultura”, beh, può accadere di mandare più di qualcuno in fibrillazione: alcuni operatori potranno guardarci anche storto, in cagnesco e con sospetto. Ma, prima o poi, dovranno fare i conti con questi aspetti ormai imprescindibili e per non andare in corto circuito. Pazienza, se qualche “solone” di turno mi ha già personalmente definito un dissacratore del tempio! Mediare sì! Sempre! Sono il primo a cercare dialogo e confronto. Perché la materia è articolata e difficile. Negare l’evidenza mai! Il “si è sempre fatto così…” non funziona e non regge più nemmeno nella complessità del panorama culturale italiano: tanto avanti per quanto concerne input di eccezionale qualità artistica, quanto ancora abbastanza deficitario nel versante management economico e gestionale. C’è tanto da fare! Chiaramente non si tratta di “commercializzare cultura” o

IL SITO

Inquadra il QRcode per il sito della Pino Management & Partners

vendere un “prodotto culturale”, banalizzazione pretestuosa. Alle provocazioni preferisco non rispondere mai! Sarebbe tempo perso in un confronto con chi non accetta dialogo e dialettica costruttiva. Il nostro obiettivo piuttosto è un altro: dare o, meglio ridare “dignità”, anche finanziaria ed economica, ad un settore da sempre in affanno, da sempre in carenza di risorse, da sempre alla ricerca disperata di un benefattore, di un mecenate, che possa rimpinguare le esigue e scarse risorse pubbliche destinate alla Cultura: e scrivo la parola volutamente con “C” maiuscola! Poi è anche vero che le realtà più grandi, penso alla Fondazioni Culturali, riescono sempre a sbarcare il lunario anche in tempi difficili. Il legislatore centrale e periferico interviene spesso in contesti di difficoltà. I problemi veri, invece, restano tutti in capo a chi ha responsabilità, gestisce o semplicemente ha “a cuore” medie e piccole realtà! Qui talvolta si sfiora il dramma. La pandemia ha fatto emergere

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tutta la parte sottostante dell’iceberg che molti facevano finta di non conoscere: precarietà, discontinuità, contratti inadeguati, per arrivare anche, purtroppo, a vere forme di sfruttamento! Non meno differenti, seppur mediaticamente più attenzionati, da “caporalato” nel comparto agricolo o in forme moderne di lavoro a chiamata o a tempo con scarsissime tutele e diritti, dove anche disgraziatamente ammalarsi è un problema… Teatri, musei, organizzazioni culturali in generale, dalle più complesse alle più semplici hanno obbligo di bilanci o di rendicontazioni da predisporre e presentare ai diversi organismi centrali o periferici a cui debbono rispondere per competenza. Chiaro! Ed allora di cosa stiamo parlando! Saper “fare e tenere i conti” -nel senso più etimologico del termine- è necessario anche nelle attività culturali. Perché questi conti spesso non tornano - sia nelle organizzazioni pubbliche sia private - lì dobbiamo obbligatoriamente porci delle


domande. Oppure vogliamo continuare così, in una battuta: “a fare i conti senza l’oste”. Detto in maniera più professionale: a non sapere pianificare spese, approntare bilanci preventivi, saper gestire costi e ricavi, analizzare fiscalità, generare marginalità, etc. etc. Ed allora qualcuno vuol ancora dirmi che parlare di “impresa culturale”, “management culturali”, “economia e finanza nella cultura” sono pratiche dissacratorie? Come supportare un’impresa nell’ambito della cultura che si trovi in difficoltà? Quando interveniamo in dissesti (talvolta veri e propri disastri) abbiamo anche noi un nostro codice deontologico, una sorta di giuramento di Ippocrate: operiamo come sanitari che devono avere unicamente l’obiettivo “salvare il paziente”, allo stesso tempo non dare colpe a nessuno. Perché non serve a nulla. Passatemi un paragone un po’ forte ma in linea con i tempi che stiamo vivendo: se uno non si è voluto vaccinare, l’obiettivo del medi-

co resta unicamente “salvare il paziente” con tutti gli strumenti che possiede a disposizione. Anche se, nel nostro caso, talvolta dobbiamo fare ricorso anche ad un po’ di fantasia e scrivere “nuovi copioni”: diventiamo anche noi artisti! Pur restando sempre dietro le quinte… La programmazione finanziaria nella cultura è una cosa seria e va fatta da professionisti! Spesso, senza voler far portare la croce a nessuno, capita l’esatto contrario! Le ragioni molteplici: ma affrontarle puntualmente in questa sede ci porterebbe molto lontano e necessiterebbe di molto

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tempo. Dico solo questo: spesso approntiamo “due diligence” finanziarie e amministrative come si farebbe per qualsiasi azienda che opera nel food come nel fashion, nella meccanica come nelle tecnologie di ultima generazione. Solo in qualche circostanza mettiamo in secondo piano aspetti artistici e culturali. Ma, se momentaneamente lo facciamo, è sicuramente per il loro bene! Ma non siamo nemmeno dei freddi e cinici operatori di finanza. Mettere piede in museo o in un teatro resta per noi sempre un’esperienza emozionante, diversa da tutti gli altri interventi nei settori merceologici dove abitualmente lavoriamo. E le nuove realtà culturali come si possono proporre sul mercato? Che differenza di percorso si delinea rispetto ad un’azienda con anni di storia alle spalle? Ci capita spesso anche di ricevere richieste per aiutare a generare nuove realtà culturali, capaci di poter stare al passo con i tempi che cambiano. Le ragioni possono essere molteplici. “Ogni caso è un caso a sé!” Diverso dall’altro anche se apparentemente identi-


co. Ed anche in questi frangenti la nostra predilezione a lavorare “tailor made” come in altri settori (seppur più dispendioso in tempo dedicato ed energie profuse) ci consente meglio di affrontare e risolvere problematiche. Tuttavia due sono i principali filoni dove catalogare questo tipo di attività: “rifondare” e “dare nuova vita” a soggetti culturali che portano sulle spalle anni di storia e tradizione, ma con assetti organizzativi e societari non più consoni alla società moderna ed anche a quanto il legislatore ha varato nel tempo; oppure “fondere” e trovare nuovi modelli organizzativi dove “mettere in rete” realtà medio-piccole che da sole non sono già più in grado di reggere dinamiche nuove, moderne. Anche semplicemente per mancanza di mezzi e strumenti loro preclusi. In questo caso i margini di sviluppo e potenzialità di poter “fare cose belle” sono enormi. Bisogna solo avere l’accortezza di osservare alcune regole (non scritte) e di buon senso, di non prevaricarle mai, di non sacrificarle per nessuna ragione al mondo: ovvero di rispettare e preservare sempre l’identità di ogni singola realtà, l’umiltà di saper ascoltare tutti a prescindere da personalismi o

antagonismi che possono instaurarsi. Fa parte della natura umana. E ci consideriamo fortunati: perché in tale ambito ci viene riconosciuta vision e leadership nel saper contestualizzare scenari trasversali e multidisciplinari. Fino ad ora siamo rimasti sempre “dietro le quinte”, lasciando

il palcoscenico interamente alle realtà coinvolte, non apparendo mai. Ma non è detto che in futuro un piccolo spazio in scena ci potrà anche essere riservato. Lo valuteremo, perché nasciamo per fare altro, anche in ambito culturale. D’altro canto, il passa parola fra le diverse realtà italiane, ci sta facendo avvicinare a organizzazioni culturali più complesse e dove gestire potenziali “progetti di rete” necessariamente richiederà interventi anche diretti, non solo indiretti come possono essere quelli di una advisory.

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Probabilmente anche un nostro coinvolgimento più strutturato ed articolato potrà essere visto, dai vari stakeholder, strategicamente più incisivo nelle diverse progettualità che decideremo di affiancare e sostenere. Ci ricorda come è nato il vostro studio? “Pino Management & Partners” nasce nel 2016 da una sfida personale! Un modo diverso di gestire problematiche complesse nella vita e ciclo delle aziende, in particolare delle PMI, con attività innovative e spesso non praticate nel segmento dalle grandi corporate (da cui provengo anch’io come esperienza e bagaglio professionale, che conservo ed a cui devo tanto per quello che sono anche oggi!) perché non in target per le loro attività. La mia struttura, studio professionale composto ormai da una ventina di professionisti tutti indipendenti e animati da obiettivi condivisi, invece ne ha fatto un cavallo di battaglia. Costruendoci sopra un percorso di crescita, perché non mi piace chiamarlo né di business né di affari. I nostri “migliori clienti” sono potenzialmente e indicativamente tutte quelle piccolissime aziende con un fatturato compreso fra i 5 e 15 milioni


di euro. La nostra organizzazione agile, snella, con minime sovrastrutture e costi gestionali, ci consente di offrire servizi in aree tipiche delle big four e dei grandi studi, ma dove difficilmente la “domanda e l’offerta” comprensibilmente riescono ad incontrarsi. In particolare modo il M&A è diventato un nostro punto di forza, ma sconfiniamo in tanti altri servizi. Ultimamente ci stiamo occupando anche di “creazione e costituzione” di nuove imprese su input di imprenditori di lungo corso. Quindi non necessariamente parliamo di start up nel senso più stretto del termine. Pur non disdegnando attenzione anche a quest’ultime quando riteniamo di essere in sintonia con i founder: giovani o meno giovani poco conta. Sono le progettualità a fare la differenza. Ed in particolare, ci spiega qualcosa di più sul- la branch “Progetti speciali per la cultura”? La branch “Progetti speciali per la cultura” nasce come una sfida nella sfida! Non a caso ha una sua autonomia e visi-

bilità dedicata anche nel sito. A questo proposito voglio raccontare un aneddoto: Anno 2014 o 2015, non ricordo con precisione, già uscito dalle grandi corporate finanziarie e multinazionali, ero partner e associato in alcuni Studi Professionali a Milano. Una mattina, alla macchinetta del caffè, feci presente ad un collega che mi aveva contattato un direttore amministrativo di un teatro per attività connesse ad una due diligence per un maggiore ottimizzazione di risorse finanziarie e preferivano conferire un incarico esterno, per conservare una visione oggettiva e distaccata. Questo collega (bravissimo tra l’altro!) non entrò nemmeno in argomento. Mi mise una mano sulla spalla e mi consigliò, piuttosto, di andare a Palazzo Mezzanotte (sede storica di Borsa Italiana) perché l’indomani c’erano alcune operazioni di quotazioni importanti da tenere ben monitorate. Ecco la prima idea di creare qualcosa di mio (mettendoci faccia e nome, anzi: cognome!) e potermi occupare anche di cultura (senza forse dovermene vergognare, essendo da sempre un operatore dei mercati finanziari, da oltre trent’anni, pur avendo anche studi e trascorsi professionali giovanili nel comparto

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cultura ed economie della cultura), scattò proprio lì, in quella circostanza! Ma, più in generale, non mancarono appunti e critiche anche ad avvio sia della Pino Management & Partners (cosa sono? cosa fanno? chi sono? cosa pensano di fare?) tanto più sferzanti alla branch Progetti speciali per la cultura: “Si schianteranno in pochi mesi contro un muro e chiuderanno.” Fortunatamente per noi - e per me - le cose sono andate molto diversamente. La sfida vinta! Ci siamo fatti voler bene dal mondo della cultura, anche da chi magari ci guarda ancora con un po’ di puzza sotto al naso (ma non può negare la “serietà scientifica” del nostro modo di operare) e di chi oggi, fra colleghi della finanza, mi dice: “Avevi ragione Tu! Ma pochi potevano pensare a fare ciò, per mancanza di effettive competenze.” Credetemi: fra i complimenti più belli ricevuti in questi anni! Ed allora oggi parlare di governance di un teatro o di un museo, di infrastrutture finanziarie a supporto, business plan e business model e tanto altro ancora non è più un tabù. Solo così possiamo provare a dare un futuro accettabile ai tanti giovani (ed anche meno giovani) che ancora oggi dedicano i migliori anni della loro vita a formarsi per farci vedere, ascoltare, partecipare e conoscere il meglio della cultura italiana! Quella che il mondo intero ci invidia! Composta da una enorme schiera di professionisti. Non possiamo rassegnarci a creare fabbriche di disoccupati nella cultura! Questa è la deriva che dobbiamo evitare. Solo politiche e management culturali seri e performanti possono tirarci fuori dal limbo e dalla palude dove l’Italia si è arenata. E finiamola, una volta per tutte, di parlare di “industrializzazione della cultura”. • RS


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INTERVISTA

L ’arte è la fissazione di un attimo

SANDRO GORRA, UNO DEI PIÙ NOTI CREATIVI NEL MONDO DELL’ADVERTISING CI ACCOMPAGNA NELLA "SUA" ARTE

P

ietrasanta, capoluogo storico della Versilia e città del marmo e della scultura nota a livello internazionale, accoglie per la prima volta la personale dell’artista e art director Sandro Gorra, dal titolo Sandro Gorra. L’arte dell’attimo, dal 6 marzo al 5 giugno 2022, a cura di Gianluca Marziani. L'esposizione è co-organizzata con il Comune di Pietrasanta, in collaborazione con la galleria Laura Tartarelli Contemporary Art, con il patrocinio della Regione Toscana e della Provincia di Lucca, e grazie al sostegno di Monini S.p.A., Attilio Bindi ed Henraux S.p.A. Il percorso espositivo, che interessa sia la città di Pietrasanta sia la balneare frazione di Marina di Pietrasanta, si snoda in diversi luoghi chiave della città, da Piazza del Duomo al Centro Storico, alla Chiesa e Chiostro di Sant’Agostino, per arrivare alla galleria Laura Tartarelli Contemporary Art, fino a raggiungere Piazza Leonetto Amadei antistante al Pontile di Marina. Sandro Gorra è uno dei

più noti creativi nel mondo dell’advertising, di estrazione art, ideatore di slogan fra i più famosi. Crea campagne per l’Italia e l’estero per Fiat, Chanel, Colgate, Macallan,

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Mars, Pepsi, Panasonic, Peugeot, Toshiba, di cui ne illustra personalmente molte e per le quali ottiene premi e riconoscimenti. Ci ricordi qualche pubblicità che ti ha dato maggiori soddisfazioni e che è entrata nella nostra memoria collettiva? Prima tra tutte direi EGOISTE di Chanel per il profumo da uomo “Egoiste”, poi STAR con lo slogan “Star è sempre con me”, il lancio del whiskey MACALLAN, COLLISTAR con “Io guardo il risultato”; e ancora la campagna internazionale in Francia e Germania “La bella comunicazione” di TELECOM, la campagna isti-


di Silvia Arosio

tuzionale della FIAT che, con la società di cui era azionista Sorin Biomedica, produceva valvole mitraliche e stimolatori cardiaci con l’idea “Una panda e un pacemaker”, PEUGEOT con il lancio della 205… Dal 2015, infatti, Gorra si dedica alla sua Daily Art, “l’arte dell’attimo”. Che differenza c’è tra arte e advertising, secondo te? ARTE è un’opera a cielo aperto. Tu davanti alle tue idee e un foglio bianco. ADVERTISING è un’idea creativa che deve seguire un preciso piano strategico di vendita. Un prodotto preciso ad un target preciso. Che cos’è oggi la tua Daily Art? DAILY ART è la fissazione di un attimo che appartiene alla nostra vita. Noi siamo l’idea, noi e le nostre fatiche di raggiungere obiettivi di crescita e la paura di perdere ciò che abbiamo conquistato. Dipinti, illustrazioni e sculture dove poesia e ironia sono il tratto fondante. Come si de-

clina l’ironia nei tuoi lavori? L’IRONIA è un linguaggio che scaturisce in ogni momento, in ogni comportamento. Sono i sorrisi, le malinconie, la poesia o i drammi che ci stanno sotto. Esalta creativamente ogni fatto, ogni pensiero. E la devi evidenziare anche nelle immagini. Ma ti deve succedere naturalmente. Oltre all’ironia, ci sono sempre dei sottotesti: credi che sia questo il segreto di un’opera d’arte? (non è IL segreto di un’opera d’arte. È il MIO segreto.) Testi e immagini sono uno una parte creativa dell’altro. Quando vedi un’immagine ti viene da dire qualcosa. Quando leggi un testo ti passano per la testa immagini relative. Ut pittura poesis. Chi sa dove finisce un testo e dove comincia un visual? O viceversa. Nel tuo percorso, quali sono i precedenti illustri che hai ammirato o a cui ti sei ispirato?

TESTE CALDE, 2020 legno, cartone, resina, acrilici, acquerelli 70x70x35cm

Il cammino creativo nasce da momenti e ispirazioni multiple. Fondamentale il cambio della pittura dagli Impressionisti in poi, dove il realismo dei millenni prima è ridisegnato per scatenare espressioni e forme. Due esempi: 1) il colore di Toulouse-Lautrec al posto del nero delle ombre (la luce blu) 2) le deformazioni del segno del cartoonist Charles Saxon nei recenti decenni (il body language). VICTORIA, 2021 acrilici, acquerelli, carboncino, smalti su Schoeller, 80x55cm

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LA GIRAFFA NUDA, 2018, resina, policarbonati, acrilici, ferro 235x195x100cm

Pietrasanta diventerà un’esposizione a cielo aperto: cosa troveremo e dove? Non temi qualche atto vandalico, con l’arte en plein air? Sarà una mostra diffusa quella che inaugureremo il prossimo 5 marzo. E fino al 5 giugno si potranno incontrare in città giraffe a cui volano via le macchie, così come uomini e donne di ogni sorta colti negli attimi più interessanti... Saranno oltre quaranta le opere esposte: dipinti, illustrazioni e sculture, sia monumentali che di piccola e media dimensione, tra cui i ventisei inediti che ho creato appositamente per l’occasione. Inoltre, saranno esposti in sei grandi collage più di centoventi disegni, studi preparatori, bozzetti e lettering concept. Troveremo quindi grandi opere alte metri all’aperto, in Piazza del Duomo e in altri spazi aperti del centro storico di Pietrasanta fino al pontile di Marina di Pietrasanta, sculture e dipinti al coperto, nelle sale della Chiesa e del Chiostro di Sant’Agostino e nella galleria Laura Tartarelli Contemporary Art. Quando tocchi un’opera d’arte hai un vantaggio e un problema: il vantaggio è il coinvolgimento, il problema è che la puoi rovina-

re. Speriamo che nessuno si faccia male [ride, n.d.r.]. Gli atti vandalici sono sinonimo di poca cultura artistica e umana… Come aiutare i gioOTTO K, 2021_ acrilici, acquerelli, carboncino su Schoeller, 55x75cm

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vani ad avvicinarsi all’arte? La poca cultura = ignoranza. I giovani per avvicinarsi all’arte devono avere voglia di cultura e curiosità. Che poi dipingano sui muri o su un computer è affar loro. Oggi gli esempi sono migliaia. Sono i buoni insegnanti che sono pochi. Vivi e lavori a Milano: come ti ispira questa città, tra le più europee d’Italia? L’apertura che ha questa città è tanta. Ed è piena di cultura disordinata, ma ricca. Grande opportunità per tutti. Milano è un bel modo di vivere. Come, secondo te, salvaguardare e promuovere il patrimonio artistico italiano? Educazione culturale. Solo conoscendo e apprezzando impari a rispettare le dita di una scultura secolare e a non “pisciare” nella fontana di Trevi. Amen. • RS


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ANNIVERSARI

Per i suoi

"Il

50 anni

Padrino"

si rifà...

il trucco

PER FESTEGGIARE UN COMPLEANNO DAVVERO SPECIALE, LA PARAMOUNT PICTURES HA RESTAURATO IL CAPOLAVORO CINEMATOGRAFICO DI FRANCIS FORD COPPOLA

"S

ono molto orgoglioso de Il Padrino, che ha certamente definito la prima parte della mia vita creativa", ha detto Francis Ford Coppola. In questo tributo per il 50° anniversario, è gratificante celebrare questa pietra miliare con la Paramount insieme ai meravigliosi fan che lo hanno amato per decenni, alle giovani generazioni che lo trovano ancora attuale e a coloro che lo scopriranno per la prima volta. Il magistrale adattamento cinematografico di Coppola del romanzo di Mario Puzo racconta l'ascesa

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di Daniele Colzani

I DETTAGLI DEL RESTAURO • Oltre 300 cartoni di pellicola sono stati esaminati per trovare la migliore risoluzione possibile per ogni fotogramma di tutti e tre i film. • Più di 4.000 ore sono state spese per riparare macchie di pellicola, strappi e altre anomalie nei negativi. • Oltre 1.000 ore sono state spese per una rigorosa correzione del colore per assicurare che gli strumenti ad alta gamma dinamica fossero rispettosi della visione originale di Coppola e del direttore della fotografia Gordon Willis. • Oltre all'audio 5.1 approvato da Walter Murch nel 2007, le tracce mono originali de Il padrino e Il padrino: Parte II sono state restaurate. • Francis Ford Coppola ha supervisionato tutto il lavoro di restauro del film. e la caduta della famiglia Corleone e la trilogia cinematografica è giustamente considerata come una delle più grandi della storia del cinema. In preparazione del 50° anniversario dell'uscita originale del primo film, il 24 marzo 1972, la Paramount e la casa di produzione di Coppola, la American Zoetrope, hanno intrapreso un restauro scrupoloso di tutti e tre i film nel corso di tre anni.

Ogni sforzo è stato fatto per creare la migliore presentazione possibile per il pubblico di oggi, che può guardare i film usando una tecnologia che è progredita Francis enormemente dal Ford 2007, quando l'ultiCoppola mo restauro è stato completato dall'eminente storico del cinema e conservatore Robert Harris. Usando quel lavoro come modello, il team ha speso migliaia di ore per assicurarsi che ogni fotogramma fosse valutato per creare la presentazione più incontaminata ogni giorno che ci abbiamo rimanendo fedele all'aspetlavorato", ha detto Andrea to originale dei film. Kalas, Vicepresidente Se"Ci siamo sentiti privilenior della Paramount Argiati nel restaurare questi chives. • RS film e un po' in soggezione

#THEGODFATHER50

IL TRAILER

Inquadra il QRcode e guarda il trailer ufficiale 89


TUTTI AL CINEMA

La magia senza tempo di West Side Story

IL FILM DIRETTO DAL PREMIO OSCAR® STEVEN SPIELBERG E ACCLAMATO DALLA CRITICA SBARCA SU DISNEY+

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est Side Story, il film diretto dal premio Oscar® Steven Spielberg e acclamato dalla critica, arriverà su Disney+ il 2 marzo negli Stati Uniti e nella maggior parte dei mercati internazionali. Il film sarà disponibile invece il 9 marzo a Taiwan e il 30 marzo in Giappone. Inoltre, lo speciale di un’ora di ABC Something’s Coming: West Side Story A Special Edition of 20/20 è già disponibile in streaming su Disney+. Nominato per 7 Academy Award® inclusi Miglior film, Miglior regia e Miglior attrice non protagonista (Ariana DeBose) e per 11 Critics Choice Award, compresi Miglior film, Miglior regia e Miglior attrice non protagonista (Ariana DeBose, Rita Moreno), West Side Story ha vinto 3 Golden Globe®: Miglior film, musical o commedia; Migliore attrice protagonista in un film, musical o commedia (Rachel

IL TRAILER

Inquadra il QRcode per trailer ufficiale di West Side Story

Zegler) e Miglior attrice non protagonista (Ariana DeBose). Il film ha ricevuto inoltre nomination per i DGA (Steven Spielberg), PGA (Steven Spielberg, Kristie Macosko Krieger e Kevin McCollum), WGA (Tony Kushner) e per i SAG (Ariana DeBose come Miglior attrice non protagonista) ed è stato nominato come uno dei 10 migliori film dell’anno dall’American Film Institute e dal National Board of Review, che ha eletto Rachel Zegler migliore attrice dell’anno.

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IL CAST Diretto dal vincitore dell’Academy Award® Steven Spielberg, da una sceneggiatura del vincitore del Premio Pulitzer e del Tony Award® Tony Kushner, West Side Story racconta la classica storia delle feroci rivalità e dei giovani amori nella New York del 1957. La rivisitazione dell’amato musical è interpretata da Ansel Elgort (Tony), Ariana DeBose (Anita), David Alvarez (Bernardo), Mike Faist (Riff), Josh Andrés Rivera (Chino), Ana Isabelle (Rosalía), Co-


di Dnaiele Colzani

rey Stoll (Tenente Schrank), Brian d’Arcy James (Agente Krupke), Rita Moreno (nel ruolo di Valentina, proprietaria del negozio in cui lavora Tony) e, per la prima volta sullo schermo, Rachel Zegler (María). Rita Moreno, una degli unici tre artisti ad aver vinto i premi Oscar®, Emmy®, GRAMMY®, Tony® e Peabody®, è anche una degli executive producer del film. IL TEAM CREATIVO La squadra creativa del film, che unisce il meglio di Broadway e Hollywood, include Tony Kushner, che è anche l’executive producer; il vincitore del Tony Award® Justin Peck, che ha ideato le coreografie del film; il celebre direttore d’orchestra della Los Angeles Philharmonic e vincitore del GRAMMY Award® Gustavo Dudamel, che ha curato le registrazioni dell’iconica colonna sonora; il compositore e direttore d’orchestra candidato

all’Academy Award® David Newman (Anastasia), che ha composto la colonna sonora; la compositrice vincitrice del Tony Award® Jeanine Tesori (Fun Home, Thoroughly Modern Millie), che ha supervisionato il cast per le parti cantate; e il music supervisor candidato al Grammy® Matt Sullivan (La Bella e la Bestia, Chicago), executive producer delle musiche del film. Il film è prodotto da Spielberg, dalla produttrice candidata all’Academy Award® Kristie Macosko Krieger e dal produttore vincitore del Tony Award®Kevin McCollum. West Side Story è l’adattamento cinematografico dello spettacolo di Broadway originale del 1957, con libretto di Arthur Laurents, musiche di Leonard Bernstein, testi di Stephen Sondheim, e ideato, diretto e coreografato da Jerome Robbins.

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LA COLONNA SONORA La colonna sonora originale di West Side Story contiene 21 brani tratti dal film ed è disponibile ora sulle piattaforme digitali (anche in Dolby Atmos Music - una nuova tecnologia che consente all’ascoltatore di entrare dentro ogni brano in maniera spaziale, rivelando ogni dettaglio della musica con una limpidezza e profondità senza precedenti) e in formato fisico. • RS


PROGETTI

di Daniele Colzani

Il primo studio cinematografico spaziale in orbita nel 2024

LO SVILUPPO DEL MODULO SEE-1 "SPACE ARENA" DOVREBBE INIZIARE NEL 2022 PER POI ESSERE LANCIATO NELLO SPAZIO Illustrazione del modulo Axiom con See-1 connesso alla Stazione Spaziale Internazionale

P

otrebbe essere lanciato in orbita alla fine del 2024 il primo studio di produzione cinematografica spaziale: il modulo, denominato See-1, sarà agganciato a quello che la

compagnia americana Axiom Space porterà sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) come primo passo per la realizzazione della propria stazione spaziale privata.

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Lo si apprende dalla Cnbc, che riferisce di un accordo siglato da Axiom con Space Entertainment Enterprise, la società fondata dai produttori che stanno organizzando le riprese in orbita del film di Tom Cruise. "Aggiungere una sede dedicata all'intrattenimento alla Stazione commerciale di Axiom aumenterà la sua utilità come piattaforma per un'utenza globale ed evidenzia la gamma di opportunità offerta dalla new space economy", commenta il presidente e amministratore di Axiom, Michael Suffredini. Lo sviluppo del modulo See1 "Space Arena" dovrebbe iniziare nel 2022 per poi essere lanciato in orbita nel 2024. • RS


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IL DANZATORE

Tissi, primo tra i primi...

IL DIRETTORE ARTISTICO DEL FESTIVAL DEI 2 MARI DI SESTRI LEVANTE CI RACCONTA IL SUO MONDO

I

l Teatro Bolshoj di Mosca, contemporaneo al Teatro alla Scala, è il più grande palcoscenico della danza mondiale, dove sono nati, cresciuti e ancor più gli indiscussi grandi balletti romantici, i più grandi coreografi, maestri e naturalmente le più grandi stelle della danza, dove il repertorio ballettistico è senza dubbio il più ambito e il più riconosciuto, dove la Scuola di ballo è una tra le più prestigiose al mondo, nata alle origini in un ex orfanatrofio nel 1776, e che

sforna annualmente molti danzatori/ci tra i più bravi e quotati al mondo. Molti Direttori di compagnie non potevano non accorgersi delle qualità indiscusse di un danzatore con quelle caratteristiche, nato davvero per la danza, questo nostro prodotto italiano, esportato dall'ex Direttore del corpo di ballo della Scala Makhar Vaziev nel 2017 al Teatro Bolshoj, Jacopo Tissi.

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Un ragazzo che, come dice lui stesso nelle interviste, non ha tralasciato niente al caso, ha creduto, ha lavorato sodo e con la sua caparbietà e la sua voglia di esprimere al meglio la sua arte ha voluto regalare a questa nostra nazione l'orgoglio e la dimostrazione dopo secoli, che il balletto italiano sta attraversando un periodo d'oro nell'arte tersicorea. Lo ricordo alla Scuola di ballo quando prendeva parte agli spettacoli. Ho messo a disposizione la sala di danza in quegli anni per le prove che lui e Vaziev cercavano fuori dal Teatro, prima che spiccasse il volo per andare per un mese di prova al Bolshoj. Di lui ricordo che era diverso da tutti, per la sua statura e il regale portamento, le posizioni corrette, insomma un vero danseur noble. Tissi, diplomatosi a 18 anni alla Scuola di ballo del Teatro alla Scala nel 2014 - una vera annata di talenti - insieme ad Angelo Greco (Principal Dancer al San Francisco Ballet), Mattia Semperboni (Solista al Teatro alla Scala), Cristiano Principato (Solista a Rahvusooper in Estonia), ha spiccato


di Maurizio Tamellini

subito il volo per la Wiener Staatsballett di Vienna, dove danza i ruoli principali sotto la Direzione di Manuel Legris, oggi Direttore del Corpo di ballo della Scala. Nel 2017 trasferitosi nella Compagnia del Teatro Bolshoj, esordendo nel repertorio ottocentesco ne Lo spectre de la rose e in altri principali ruoli a Lui opportunatamente adatti dove ha potuto farsi conoscere come nuovo idolo del balletto italiano.

CHI È MAURIZIO TAMELLINI...

• Inizia i suoi studi accademici nel 1974 a Verona, sua città natale. Entra all'Accademia Nazionale di Danza di Roma, nel Gruppo Stabile A.N.D., nel Ballet Classique de Paris, Arena di Verona, Teatro Comunale di Firenze e nel 1980 nel corpo di ballo del Teatro alla Scala per quasi 30 anni. • Solista del Ballet National de Marseille R.Petit. Direttore Artistico Danza del Balletto di Varese, del Teatro V.Alfieri di Cast./Garfagnana (Lu), Performing. A.A. Moveon di Milano e dal 2020 del Festival dei 2 mari di Sestri Levante (Ge). • Firma per la danza, i costumi per Workshop con il Teatro alla Scala e una t-shirt per la linea Porselli" Prende parte a diversi programmi televisivi su RAI2 e a numerose altre interviste su varie piattaforme. Maitre de ballet e Presidente di Giuria in prestigiosi Concorsi di danza nazionali e internazionali. • Nel 2019 pubblica il suo primo libro,Nonsola(mente)danza. Collabora con scuole e Accademie, promuove stage, rassegne, master-class, lezioni private e prepara allievi/e per audizioni e Concorsi.

e diciamolo, invidiato da molti. Il connubio Italia Russia è sempre stato per la danza un collante che ha unito questo nostro paese e ci ha dato e restituito gli onori che un popolo come quello russo ci ha omaggiato con grandi figure culturali e artistiche. Grazie Jacopo, a nome di tutti i danzatori che grandi e piccoli ti vorranno imitare nei giorni e negli anni a venire. • RS

Nel dicembre 2021 gli si è spalancata la porta dell'Olimpo, diventando il primo ballerino italiano con la carica di étoile nel sommo Teatro Moscovita. Mai nelle storia italiana della danza ci sono stati così tanti grandi nomi maschili che hanno dato lustro all'Italia in quest'arte e, se si può dire ,la danza è rinata maschile, ha trovato in questo ultimo ventennio una posizione dominante, scavalcando i criteri e le barriere che detenevano le figure femminili. La danza come diceva George Balanchine è donna, Nureyev ha messo in primo piano il partner, ma Maurice Bèjart

con il suo Ballet du XXe siècle ha dato forza e vigore alla danza maschile negli anni '70/'90 e ora è ritornata prepotentemente alla ribalta in questi anni. Se la danza è nata in Italia, i maggiori maestri erano italiani, come pure gli scenografi, compositori, musicisti e architetti, lo dobbiamo soprattutto all'estro e al nostro grande talento riconosciuto

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LA TRUCCATRICE

Marilyn

Monroe, i segreti

di bellezza di una diva

IN VIAGGIO CON LA MAKE UP ARTIST ANGELA VALENTINO NEL MONDO DEL TRUCCO ARTISTICO

G

li anni Cinquanta hanno costituito un periodo di transizione nella storia del cinema americano. Hollywood è stata per certi aspetti la risposta a significativi cambiamenti sociali, economici e politici. Sicuramente in quel periodo possiamo associare una delle icone più famose di quel secolo. Marilyn Monroe, bella, icona di un’epoca, la donna più sexy del Ventesimo Secolo. La Diva che ha fatto girare la testa a più di una generazione. Curve mozzafiato concentrate in un metro e 66 centimetri di altezza, perfetta pin-up del suo tempo, labbra sempre rosse, capelli biondi, ottenuti, pare, dopo infinite colorazioni che la portarono a raggiungere la giusta sfumatura e a liberarsi del castano ramato con cui era nata

e cresciuta. Fu lei a inventare quel colore insolito, sfacciato e intrigante, il biondo Marilyn. Marilyn aveva il culto della pelle perfetta, dalla routine mattutina a quella serale, mai andare a dormire senza struccarsi. Utilizzava prodotti a base di Phelityl, un complesso idratante ideato dal suo dermatologo, Erno Laszlo, che aveva, e ha, un ph molto simile a quello naturale della pelle. Marilyn era la maestra del counturing. Anche il make up, ovviamente, era studiato alla perfezione. Così racconta Antonio Ciaramella, autore di “Make up allo Specchio”: “Prima di un ciak o di uno shooting fotografico, Marilyn si sottoponeva a diverse ore di trucco e il suo volto scolpito da luci e ombre con effetti di illusioni ottiche che anche oggi ci appare magico”. Ma il trucco c’era eccome: innanzitutto la vasellina, all’epoca una sorta di primer. Era uno dei fondamenti della old school di

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Hollywood quando la vasellina serviva a far rimanere elastico il cerone, a non farlo sgretolare e veniva spalmata sopra l’idratante. La base doveva essere chiara, in sintonia con il tono della pelle dell’attrice, che aveva incarnato diafano. Successivamente veniva applicato un correttore (nel 1954 Max Factor produceva Erace, il primo correttore da applicare nella zona sotto oculare). Marilyn era molto cosciente delle caratteristiche del suo volto e utilizzava un fondotinta più scuro per ombreggiare e snellire il viso, illuminando la parte centrale e scurendo i lati del naso che lei stessa definiva troppo a patatina. Ovviamente tra i punti strategici di Marilyn c’erano anche le sopracciglia, un vero e proprio cult per le donne del suo tempo. L’attrice le portava ad ali di gabbiano, un trucco per dare verticalità al viso. Su tutto l’occhio veniva applicato un bianco avorio, per dar vita a un’ombreggiatura sfumata verso l’esterno, mentre sulla palpebra mobile il segreto era il talco, per rendere la zona luminosa e iridescente. Per ingrandire


di Angela Valentino

CHI È ANGELA VALENTINO • Angela Valentino una giovane

Make up artist italiana con una forte inclinazione per le arti del makeup. • La sua passione è iniziata con le arti dello spettacolo durante il liceo artistico. Laureata in Scenografia e costume per lo spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e diplomata in Truccatore artistico alla BCM Cosmetics di Milano. Successivamente, ha lavorato per diversi teatri, televisione, cinema e moda. • Ha vinto due premi come miglior truccatrice a Los Angeles e a New York. Ora vive da sei anni a New York.

l’occhio usava la matita bianca, e poi una bordatura realizzata con una matita marrone appuntita o con eyeliner. Il tratto finale, sempre in linea con la palpebra, veniva tirato in alto, per uno sguardo infinito, come diceva la Monroe. Immancabili, ovviamente, il mascara e le ciglia finte, che rendevano gli occhi dell’attrice ancora più intensi. Ma cosa c’è dietro alla bocca che tutti avrebbero voluto baciare? Le labbra di Marilyn, carnose e sensuali, erano truccate con una serie di rossi dal sottotono blu, applicati per compensare le riprese cinematografiche in

technicolor che avrebbero conferito un tono aranciato al viso. Il colore blu, come è noto, aiuta anche a sbiancare i denti e ancora oggi questo sottotono è perfetto per illuminare sorrisi non proprio splendidi. Ma chi era il truccatore di Marilyn Monroe? L’artefice di tale prodigio era Allan Snyder, in arte, Witney, che aveva truccato l’attrice fin dagli esordi. Fu sempre al suo

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fianco, nella vita come sul set. A lui si deve il make up dei film più famosi di Marilyn, da Niagara a Gli uomini preferiscono le bionde, fino a Something ‘s got to give, l’ultimo lavoro dell’attrice, rimasto incompiuto. Marilyn si fidava solo di Witney tanto da dirgli:” "Promettimi che al mio funerale mi truccherai". Witney promise, senza immaginare che avrebbe dovuto farlo davvero. E fu di parola. Si occupò del make up, mentre la moglie Marjorie Plecher, costumista, pensò all’abito, un Emilio Pucci indossato da Marilyn in Messico in quello stesso 1962. La parrucchiera Agnes Flanagan si occupò dei capelli, mettendole la parrucca che era stata usata sul set de Gli spostati, film del 1961 scritto e sceneggiato da Arthur Miller, a quei tempi marito di Marilyn. Molti interrogativi restano di quel 4 agosto 1962, ma la sua misteriosa scomparsa non ha fatto altro che consacrarla a icona indiscussa, simbolo, nel bene e nel male di un’epoca intera. • RS


LO SCENOGRAFO

Teatro olimpico:

il “teatro romano” di

IL PRODUCTION DESIGNER E "ARCHITETTO DELL'EFFIMERO" RACCONTA I "TESORI" ITALIANI

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ontinua il nostro viaggio attraverso i teatri italiani: la scorsa volta, abbiamo visto il teatro più piccolo del mondo, mentre questo mese scopriremo il teatro Olimpico, il più antico teatro stabile dell’epoca moderna, voluto dall’Accademia Olimpica di Vicenza, nata nel 1555 con fine culturale scientifico e ovviamente di promuovere anche attività legate al teatro, di cui faceva parte il suo progettista, il grande architetto rinascimentale Andrea Palladio (1508-1580). Sarà la sua ultima opera che poi verrà terminata da suo figlio Silla, in base ai progetti agli appunti lasciati dal maestro. Andrea Palladio

L’Accademia Olimpica inizialmente allestiva i suoi spettacoli in diverse città: finalmente poté costruire un suo spazio teatrale all’interno delle prigioni di un complesso medievale, una vecchia fortezza che fu anche una polveriera. Quindi un’architettura che fu usata per scopi per nulla nobili, che diventa un gioiello dell’architettura rinascimentale con il gusto del classico, che solo il grande maestro riusciva a coniugare. I lavori al Teatro Olimpico cominciarono nel 1580, lo stesso anno della sua morte, come dicevamo in antecedenza e portati avanti da suo figlio. L’interno del teatro è arricchito e decorato da 95 statue che sono i membri dell’Accademia Olimpica e persone legate al teatro stesso. L’architettura del teatro è di stampo rinascimentale, e troviamo anche undici riquadri che rappresentavano le dodici fatiche di Erco-

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Palladio

le. Archi trionfali costituiscono il teatro, Palladio ricostruisce in maniera chirurgica la segreta armonia che gli architetti romani avevano realizzato nel periodo classico. La parte interessante riguarda soprattutto la parte della scena che l’Accademia aveva richiesto fin dal principio ma di cui Palladio non aveva lasciato un vero progetto: a questo punto entra in gioco Vincenzo Scamozzi (1548-1616), l’architetto più importante a Vicenza dopo il maestro.

CHI È ANTONELLO RISATI • Assistente Scenografo: 2000

teatro Buonanotte Mamma regia L. Salveti; 2001 teatro Otello regia G. Del Monaco; 2002 teatro Tancredi regia M. Gasparon; 2003 teatro Proserpine regia M. Gasparon; 2003 teatro Orfeo regia M. Gasparon; 2015 teatro Una coppia in provetta regia G. Corsi; • Scenografo: 2006 Premiere del film animato The Wild (Disney), 2017 Design Area Kids Family Hotels, 2018 teatro Romeo e Giulietta regia M. Iacopini. 2019 teatro La leggenda di Thor regia A. Ronga


di Antonello Risati

IL VIDEO

Inquadra il QRcode e guarda i suoi lavori Quest’ultimo disegnò delle scene con una strabiliante illusione prospettica e con grande cura nel dettaglio: chiaramente, non voleva sfigurare rispetto alla maestosità del teatro vicentino e del Palladio. Le scene che erano state realizzate con legno e stucco per essere temporanee come succedeva di consueto, invece hanno resistito fino ai giorni nostri scampando ad incendi e a bombardamenti, che purtroppo sono di nuovo di attualità. Con il teatro Olimpico si realizza il sogno culturale di generazioni di umanisti ed architetti del periodo rinascimentale sulle ceneri di un’architettura

medievale; con uno sguardo alla classicità e ciò che di meglio era stato fatto dagli antichi romani. Il teatro Olimpico

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è considerato da molti come il testamento del grande maestro Andrea Palladio. Alla prossima! • RS


PAROLE D'ARTISTA

Marc Chagall: l’arte come scudo contro la guerra…

CHE COSA SIETE DIVENTATI, MIEI PICCOLI CARI? QUANDO MI RAMMENTO DI VOI MI SI SERRA IL CUORE... Marc Chagall La guerra, 1943

I

n questo racconto molto crudo, Chagall racconta di come i bambini in tempo di guerra debbano soffrire delle atrocità e come venga vissuta in maniera assurda la spontaneità e fanciullezza. Ho volutamente tolto i passaggi troppo forti e tristi evidenziati dal grande artista russo Marc Chagall, ma la triste realtà dei fatti purtroppo resta quella: «Il Narkompross (l'or-

gano governativo della Russia sovietica competente nell'ambito dell'educazione pubblica e della cultura, attivo dal 1917 al 1946) mi invita, nella mia qualità di professore, nella colonia di bambini denominata “III Internazionale” e in quella di Malachovka. Queste colonie si componevano d’una cinquantina di bambini, tutti orfani, educati da maestri accorti, che sogna-

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vano di applicare i sistemi pedagogici più progressivi. Questi bambini erano i più infelici tra gli orfanelli. Tutti erano stati scaraventati in strada, battuti dalla frusta dei banditi, terrorizzati dal lampo del pugnale (…) assordati dal sibilo dei proiettili e dal fracasso dei vetri rotti (...) Coperti di stracci, tremanti di freddo e di fame, essi vagavano per le città, si attaccava-


di Antonello Risati

no ai respingenti dei treni finché non li raccoglievano - un migliaio fra innumerevoli altri - negli asili infantili. Ed eccoli dinanzi a me. Dispersi in diverse case di campagna, essi si riunivano solo per studiare. D'inverno le loro casette erano affondate nella neve e il vento, sollevando turbini di nevischio, fischiava e cantava nelle gole del camino. I bambini si occupavano delle faccende domestiche, preparandosi da soli, a turno, il pasto, cuocendosi il pane, tagliando e trasportando la legna per il riscaldamento, facendo il bucato e rammendando. Seguendo l’esempio degli uomini tenevano sedute, deliberavano e si giudicavano fra di loro, giudicavano perfino i professori (…) Insegnai l’arte a quei piccoli sventurati. A piedi nudi, coperti di abi-

ti leggeri, gridavano l’uno più forte dell’altro, e d’ogni parte echeggiava il grido: «Compagno Chagall!...». Soltanto i loro occhi non volevano e non potevano sorridere. Io li amavo. Essi disegnavano. Si gettavano sui colori come fiere sulla carne. Uno di questi ragazzi era come in perpetuo delirio di creazione. Dipingeva, componeva musica e versi. Un altro, come un ingegnere, costruiva tranquillamente la sua arte. Certuni si davano all’arte astratta, avvicinandosi in tal modo a Cimabue e all’arte delle vetrate di cattedrale. Per molto tempo mi sono estasiato davanti ai loro disegni, al loro balbettio ispirato, fino al giorno in cui dovetti

abbandonarli. Che cosa siete diventati, miei piccoli cari? Quando mi rammento di voi mi si serra il cuore.» Crediamo nella pace e nel rispetto dei popoli, l’arte può essere il nostro scudo in tempi nefasti, la guerra porta solo distruzione e terrore a tutti i livelli! • RS

Marc Chagall, La crocifissione bianca particolare, 1938

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INCONTRI RAVVICINATI

Un nuovo punto di vista da... dietro le quinte!

IN CINQUE SEMPLICI DOMANDE OGNI SCENOGRAFO DOVRÀ RACCONTARE LA PROPRIA ESPERIENZA SUL CAMPO

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uesto mese, la rubrica incontri ravvicinati raddoppia con ben due scenografi: Alida Cappellini e Giovanni Licheri ci racconteranno la loro visione della scenografia e un’essenza della loro idea su presente, futuro e passato dello spettacolo. Inoltre, approfondiremo come le nuove tecnologie si fondano con il lavoro di scenografo…oltre ad un focus sull’ASC. Andiamo a conoscere i nostri protagonisti Come è iniziata la vostra passione per l’architettura dell’effimero? Quale è stata la scintilla che ha acceso il grande fuoco dell’arte scenografica? A Genova, primo anno di architettura, andavo tutte le sere a teatro. Mi colpì uno spettacolo di Piero Chiara con le scene di Luzzati e la regia di Aldo Trionfo, con una straordinaria Valeria Moriconi e Gianni Agus (Compagnia dei Quattro). Rimasi folgorato dalla scena e chiesi a Luzzati di fargli da assistente. Lui mi fece fare per 6 mesi l’aiuto attrezzista negli spettacoli che lo Stabile di Genova produceva alla Fiera del Mare per I bambini. Dopo il mio periodo come aiuto attrezzista, mi promosse come suo assistente nell’Anconetana di Ruzante con la regia di De Bosio, prodotta proprio dallo Stabile di Genova. E da quel momento è iniziata la mia carriera. Alida a Roma ha cominciato come bambina attrice e ha lavorato sia nel cinema che nel teatro con tutti i grandi registi,

Alida Cappellini e Giovanni Licheri

da Visconti e De Sica e quindi ha avuto il privilegio di fare la conoscenza dell’eccellenza di grandi scenografi e costumisti come Tosi, Donati, Pizzi, Frigerio... Quando ha cominciato a frequentare l’accademia di belle arti, sezione “scenografia”, dopo il liceo artistico, si è accorta di conoscere già tanti segreti del mestiere. Ha cominciato a lavorare nel cinema e ha conosciuto Giovanni facendo uno spettacolo teatrale: è nato così un grande sodalizio nella vita e nella professione. Tanto teatro nella vostra storia scenografica... Come risorgerà il teatro dopo il Covid? (Giovanni) Spero che il teatro risorga, per noi cresciuti con Squarzina, Trionfo, Strehler, Franco Enriquez, Edoardo, Pro-

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ietti...vedere il teatro attuale con regie penalizzate da mancanza di fondi, con scenografie spesso accennate, produttori senza soldi, pur con bravi attori, lascia un grande amaro... (Alida) Risorgerà? Corsi e ricorsi.... Dovrà risorgere, il teatro è troppo importante per l’uomo e la scenografia è sempre stata la prima grande suggestione per fare entrare il pubblico nell’anima del racconto. Scenografie virtuali: raccontateci la vostra sperimentazione in anni precedenti, quando ancora sembravano un’utopia. Quanto è cambiata la scenografia televisiva negli anni La scenografia in tv cambia continuamente, come la moda e, come con la moda, si può rico-


di Antonello Risati

noscere la stagione e gli anni nei quali è stata progettata. Ora la finestra sul mondo avvolge spesso continuamente lo spazio scenico e la grafica diventa fondamentale. Ma si sta ridimensionando e si sta riavvicinando alla costruzione scenica, al design, e alla personalizzazione della trasmissione, cambiando atmosfere e colori. Il grande gioco di grafica e di luci rimane indispensabile nelle trasmissioni musicali Quanto le nuove tecnologie possono aiutare lo scenografo nel progettare la scena? Le nuove tecnologie aiutano. Lo scenografo in teatro è un raffinato artigiano (dovrebbe...) che dirige vari artigiani: l’artigiano lavora principalmente con le mani, oltre che con la testa, Nel cinema, nell’opera, in televisione prima si progettava a mano, si facevano a mano i modellini: oggi sono virtuali, si è passati dalla matita e dalla rapidograph ad Autocad, ai vari programmi in 3D… ma ai giovani manca molto il disegno e la manualità. Per progettare bene in Autocad o un altro programma equivalente, è necessario saper anche progettare in disegno architettonico. Il disegnare a mano fa ragionare, quando sai progettare con la matita è più facile progettare con i vari programmi sul pc. Il computer e i suoi pro-

Bar Stella, Rai Due

grammi sono spesso una matita in più molto duttile e piena di risorse. Ma le basi sono sempre nella corrispondenza mani e testa e sono nel disegno prima di tutto, l’idea nasce così ASC associazione scenografi, costumisti arredatori: quanto è importante avere un’associazione che racchiuda sotto lo stesso tetto maestranze così importanti per lo spettacolo e la cultura? La ASC, Ass. Scenografi costumisti arredatori, difende e promuove il nostro lavoro spesso sconosciuto al grande pubblico attraverso mostre dedicate: la bellissima rivista Scenografia e Costume in Italiano ed in inglese, oggi la si può acquistare su Amazon. Attraverso corsi di perfezionamento ai laureati in

Elisir d’amore, Teatro Lirico di Cagliari

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architettura o provenienti dall’ accademia di belle arti, difende e promuove i nostri diritti tramite il nostro ufficio legale dedicato ai nostri soci; la ASC inoltre fa parte di ARTSCENICO, federazione Europea che raccoglie le varie associazioni europee di scenografi e costumisti. Da anni la ASC lavora per modificare il contratto collettivo nazionale fermo da troppi anni cercando di rinnovarlo assieme alla Fidac, federazione che raccoglie tutte le associazioni che gravitano nell’audiovisivo. Inoltre la ASC è un’occasione di scambi e di informazione e un punto di incontro per i giovani che conoscono e si fanno conoscere da professionisti, con la possibilità che si aprano occasioni di lavoro. • RS


PERSONAGGI

Un futuro attore

al servizio dei bambini

ALESSANDRO VERDOLINI, MARCHIGIANO D.O.C., I SUOI SOGNI E LA SUA ATTIVITÀ A FAVORE DEI PIÙ PICCOLI

E

ssere bambini un po’ cresciuti. Questo è in sintesi un po’ la vita di Alessandro Verdolini, il ventottenne di origini marchigiane, che svolge un lavoro davvero originale: organizzare eventi per i più piccoli. Con un sogno nel cassetto, che, appunto, faceva da bambino. Diventare un attore. Un ruolo curioso, il suo. Ma tanto, tanto ammirevole. Alessandro, cosa vuol dire organizzare eventi per i bambini? Organizzare eventi per bambini vuol dire colore, gioia, sorriso ed emozione quando organizzi qualcosa per i bambini, la creatività deve essere al primo posto e andare di pari passo con la sicurezza, aspetto fondamentale per la filosofia dell'azienda Pop Lab per cui lavoro. Ogni volta è una nuova sfida, far divertire i bambini non è una cosa così semplice come sembra Quale tipo di rapporto si instaura con loro e con le famiglie?

IL SOCIAL

Inquadra il QRcode per il profilo Instagram di Alessandro Verdolini

Uno degli aspetti fondamentali è creare una connessione empatica con il bambino, rassicurarlo e metterlo a proprio agio, ma è ancora più importante dimostrare ai genitori di essere competenti e che il proprio figlio non è un numero o uno dei tanti, ma che viene coinvolto in prima persona e considerato dalle nostre animatrici. Nelle aree permanenti, tipo quelle dei centri commerciali, oltre il 60% dei bambini torna più volte durante una settimana. Sanno di trovare un am-

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biente accogliente, tante attività divertenti e possono un po’ liberarsi dalle regole rigide della scuola, pur sempre seguendo le direttive delle nostre educatrici Hai deciso tu di seguire questo percorso o ti ci sei trovato per caso? Diciamo che mi ci sono trovato per caso. Dopo la laurea ho cercato per 3 anni un’occupazione che potesse appagarmi professionalmente. Ho svolto molti lavori non inerenti al mio percorso di studi ma non ho mai perso le speranze. Così nel mo-


di Andrea Iannuzzi

IL SOCIAL 2

Inquadra il QRcode per il profilo Facebook di Alessandro Verdolini mento più inaspettato è arrivata questa proposta, che ho accettato senza pensarci due volte. Invece che bambino eri? Vedendone così tanti ti identifichi in qualcuno di loro? Sono sempre stato un bambino molto socievole e affettuoso. Amavo stare in compagnia, uscire all’aria aperta e giocare con gli altri bambini. Però ricordo molto bene che mi piaceva anche giocare con mio papà. Sono stato molto fortunato ad avere sempre due genitori molto presenti. Non saprei dire se mi identifico in qualcuno di loro perché io li vedo solamente nel momento in cui svolgono le attività da noi proposte. Nella vita privata non so come possano essere. Sei un ottimo cantante. Ti esibisci mai durante questi eventi? Cosa ti lega a questo ruolo? Il bambino che c’è in te o la voglia di essere genitore? In questo tipo di eventi non c’è mai stata ancora la possibilità di esibirmi ma se dovesse capitare lo farei volentieri. Solitamente mi esibisco in altre manifestazioni anche se in questi ultimi due anni a causa della pandemia non ho più fatto nulla. Sicuramente il desiderio di diventare genitore mi porta a mettere passione in quello che

faccio e mi lega a questo ruolo. Vedere i bambini e le loro famiglie divertirsi è sicuramente una soddisfazione per noi che organizziamo. Marzo è il mese della donna. Che tipo di donna è tua mamma e che madre è stata? Sono molto legato a mia mamma nonostante io non sia più un bambino. Non credo che ci sia un’età per essere legati alla propria figura materna. La mamma è sempre la mamma e la mia è sempre presente nella mia vita. Lei mi è stata sempre vicina in tutte le decisioni che ho preso negli anni e continua a farlo tutt’ora. Lei mi dice sempre di non smettere mai di credere nei miei sogni perché alla fine si realizzeranno. Pensi che le donne di oggi siano buone madri o rispetto al passato sono madri diverse? Credo che dipenda molto dal carattere di ognuna. Sicuramente oggi c’è una mentalità meno rigida nell’educazione dei figli ma ciò non significa che non siano buone madri. L’esempio più vicino è quello di mia sorella, mamma di due bambini, che reputo un’ottima madre. Attualmente gli eventi hanno subito un contraccolpo, per via del Covid. Come hanno reagito le famiglie una volta tornata questa “normalità”? C’è diffidenza o voglia di tornare a vivere? Per noi la pandemia è stata un vero problema. Oltre 18 mesi con il lavoro praticamente azzerato, ci hanno però permesso di reinventarci e metterci in gioco diversamente da come facevamo in passato, calibrando le attività su un nuovo modo di potersi divertire. Abbiamo creato parate a tema, messo plexiglass

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per dividere 2 bambini dello stesso tavolino e creato tanti kit e materiali da regalare per poter mantenere vivo il trand del family friendly a cui moltissime strutture sono attenti. Non nascondiamo che il tutto si sta riattivando in maniera graduale ma abbiamo la sensazione, a volte confermata dei genitori stessi, che c'è tanta voglia di tornare a sorridere e a rivivere quei momenti di spensieratezza. Il nostro standard di sicurezza e di preparazione in materia di covid è sicuramente ben visto dai genitori e dalle strutture dove organizziamo le attività e questo è un plus che non passa inosservato Sappiamo che vorresti fare l’attore. In che modo pensi di metterti in gioco per riuscirci? Si questo è un sogno che ho sin da bambino e spero ancora di poterlo realizzare. Forse il più grande rimpianto che ho è quello di non aver intrapreso gli studi di recitazione dopo le scuole superiori ma d’altronde non avevo disponibilità economica per poterlo fare. Oggi nonostante i miei 28 anni credo ancora in questo sogno e sto pensando seriamente di poter iniziare una scuola di recitazione non appena avrò risolto alcune cose. • RS


MANIFESTAZIONI

Eurovision Song Contest di San Marino

ACHILLE LAURO HA VINTO CON IL BRANO STRIPPER E TUTTI CANTEREMO: MA CHE STUPIDA VOGLIA CHE HO...

H

o assistito alla selezione del candidato che rappresenterà il Titano all’Eurovision Song Contest 2022 e ho scritto l’articolo insieme a Francesca Briccolani, allieva dell’Istituto Versari Macrelli di Cesena Sezione Cultura e Spettacolo che ha fatto foto e interviste agli interpreti della serata. I Concorrenti finalisti Emergenti che hanno partecipato alle selezioni e gli artisti Big del settore musicale si sono sfidati sul palco del Teatro Nuovo di San Marino per aggiudicarsi la partecipazione al Contest. L’emozione era palpabile. Una serata entusiasmante, piena di energia seguita da milioni di telespettatori. Achille Lauro non era riuscito a convincere le giurie durante l’ultima Edizione di Sanremo 2022. Mahmood e Blanco sono stati i vincitori della 72esima edizione del Festival con il brano Brividi e rappresenteranno l’Italia al Contest.

Francesca Briccolani

Christine Grimandi e il maestro Simon Lee

Mahmood ha vinto l’edizione 2019 con il brano rivoluzionario Soldi e Blanco è l’artista emergente del momento. La loro vittoria a Sanremo ha lasciato l’amaro in bocca ai fans di Achille Lauro che, con il suo nuovo brano Stripper, ha invece conquistato la giuria, il pubblico in sala e i numerosi fans del cantante che hanno lasciato il teatro del Titano ballando e cantando “Ma che stupida voglia che ho...”. Media Evolution Srl è la società organizzatrice del contest-Festival Una voce per San Marino che insieme alla Radiotelevisione di Stato di San Marino RTV, produttrice televisiva dell’evento, e la Segreteria di Stato per il Turismo, Poste, Cooperazione ed Expo della Repubblica di San Marino, hanno collaborato per far nascere l’ambizioso progetto dedicato ai giovani artisti nazionali

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e internazionali. La serata è stata trasmessa in diretta su San Marino RTV, visibile sul canale 831 del DTT, 520 di Sky e 93 TV SAT. LA GIURIA D'ONORE La Giuria d’onore della serata era formata da Mogol (presidente di giuria), Simon Lee (direttore d’orchestra, compositore, arrangiatore, orchestratore, supervisore musicale per Andrew Lloyd Webber, London Symphony Orchestra, Tokyo Philharmonic, The Little Prince, Grey Gardens, Pippin, Evita, The Beautiful Game, Jesus Christ Superstar, The Phantom of the Opera, Bjork e ha diretto la Symphonic Disney dei concerti di Frozen per la Pixar), Susanne Georgi (cantante danese, andorrana di adozione che ha partecipato all’Eurovision Song Contest nel 2009 in rappresentanza dello stato dell’Andorra),


di Christine Grimandi

Clarissa Martinelli (speaker di Radio Bruno )e Dino Stewart (managing director BMG Italy, artefice del successo di Francesco Gabbani, Ornella Vanoni, Ditonellapiaga e Rettore, Paolo Conte, Francesco Guccini e tanti altri). LE GIURIE RADIO & STAMPA La Giuria Radio era composta dal presidente Lia Fiorio di Radio San Marino, Valentino Berti di Radio Gamma e Latte e Miele e Jessica Vallorano di Radio Sabbia. La Giuria Stampa era composta dal presidente Andrea Lattanzi, Gabriele Fazio dell’Agi e Serena Sartini di Aska News. I RISULTATI DELLE VOTAZIONI Achille Lauro ha ottenuto 41 voti vincendo il premio per il brano più radiofonico. Al secondo posto si è classificato Burak Yeter e Alessandro con 40 punti e al terzo posto l’artista emergente Aaron Sibley con 39 punti. A seguire nella graduatoria del Contest gli altri 15 partecipanti della finalissima: Ivana Spagna, Matteo Faustini, Francesco Monte, Camille Cabaltera, Vina Rose, Deshedus feast. Tony Cicco e Alberto Fortis, Mericler, Basti, Fabry & Labiuse feat. Miodio,

IL VIDEO

Inquadra il QRcode per l'esibizione finale di Achille Lauro 107


MEDIA EVOLUTION S.R.L. • È una società di diritto Sammarinese che si occupa di consulenza e assistenza aziendale, consulenza commerciale e promozionale, Produzione Eventi, organizzazione e gestione di convegni, mostre, concorsi, manifestazioni, tournée, attività pubblicitaria, marketing e Corsi di Formazione. • La società ha compagine una sociale costituita tra ASTRALMUSIC SRL, l’Avvocato Vittorio Costa e Denny Montesi amministratore unico avente cittadinanza sammarinese.

Cristina Rams, Valerio Scanu, Elena e Francesco Faggi, Kurt Cassar, Alessia Labate e Mate. Il premio per la critica è stato vinto da Mate per DNA. PAROLA AI PROTAGONISTI Achille Lauro in conferenza stampa ha dichiarato: "Parteciperò all’Eurovision 2022 con il brano Stripper. Sarà una grande opportunità per regalare alla mia musica e alle mie performance un palcoscenico di livello internazionale. Grazie di

cuore a San Marino, “l’antica terra della libertà”, per avermi invitato alla primissima edizione del suo Festival e aver reso possibile tutto ciò. Ringrazio in particolare il Segretario di Stato del Turismo Federico Pedini Amati, l’avvocato Vittorio Costa, Denny Montesi del comitato organizzativo e il mio incredibile manager Angelo Calculli. Ci vediamo a Torino Ma che stupida voglia che ho. Il Segretario di Stato per il Turismo ha aggiunto: “Sono particolarmente soddisfatto di aver contribuito a dare vita a questo grande evento che nella sua parte iniziale, quella dedicata al contest, ha riscosso grande successo, ha garantito al nostro Paese un’importante visibilità e ha portato sul Titano artisti provenienti da tutto il mondo. Ora siamo giunti alla fase finale e sono certo che questa serata di musica contribuirà a promuovere ulteriormente il nostro Paese”. Mentre Ludovico di Meo, direttore di San Marino RTV ha concluso l’incontro con la stampa dicendo: “Una Voce per San Marino è una sfida che San Marino RTV ha accettato con grande entusiasmo. Sarà anche il mezzo che porterà la Repubblica di San Marino nelle Senhit

Jonathan Kashanian

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case dei tantissimi europei che seguono con passione l’Eurovision”. Nel momento in cui hanno chiamato sul palco Ivana Spagna, regina della musica dance italiana, per consegnarle la targa di merito Premio speciale per il turismo, con grande sorpresa è apparsa Wanda Fisher, classe 1947, all’anagrafe Vanda Radicchi originaria di Crotone, sosia di Ivana da tanti anni. PRESENTATORI & OSPITI I presentatori della serata Jonathan Kashanian, presentatore, personaggio televisivo e attore israeliano, e Senhit cantante presentatrice che ha portato San Marino in finale all’Eurovision Song Contest 2021, sono rimasti per qualche istante interdetti. Uno scambio di veloci battute tra le due “Spagna”, fino al momento in cui un paio di Bodyguard hanno accompagnato la sosia fuori dal palcoscenico. Le Iene del famoso programma televisivo, hanno colpito ancora! Al Bano Carrisi, ospite speciale della serata, ha cantato diverse canzoni, tra le quali We’ll live it all again, brano con cui partecipò all’Eurovision Song Contest nel 1976 e I cigni di Balaka, dove ha duettato con Sehnit.


Questo brano fece molto scalpore nel 1992 quando Albano denunciò Michael Jackson poiché riteneva che la canzone You will be there fosse un plagio. Al Bano nonostante la sua “tenera età” è riuscito a coinvolgere il pubblico. Cantando il suo ultimo brano Felicità, Al Bano è sceso in platea tra il pubblico che ha cantato in piedi stringendosi attorno a lui. Prima di congedarsi ha detto: “Le possibilità di cantare si sono veramente limitate per colpa di questo maledetto virus che prima o poi dovrà morire. Meglio prima che poi, ma dovrà morire. Ho organizzato una festa che sarà eccezionale. Ho comprato una bara per lui. Gli ho scritto già la data di nascita e aspetto solo di scrivere la sua data di morte. Farò una grandissima festa a Cellino e siete tutti invitati!” Altro gradito ospite della serata Mirko Casadei che ha ricordato suo padre offrendo al pubblico un filmato commemorativo inedito dell’ultimo concerto di Raoul, scomparso lo scorso maggio 2021. In platea diversi personaggi e autori della musica italiana e anche, attento osservatore, il Maestro Peppe Vessicchio. La serata, trasmessa in diret-

ta, è stata seguita da milioni di persone e nessuno si aspettava il successo e il clamore che ha suscitato. Gli autori, in conferenza stampa al termine della serata, hanno dichiarato di aver ricevuto innumerevoli Twitter di gradimento. LA GIURIA CASTING La Giuria Casting del Festival ha selezionato centinaia di concorrenti provenienti da tutte le parti del mondo per mesi, composta da Emilio Munda produttore, compositore e autore, Roberto Costa bassista, fo-

nico, arrangiatore e produttore, Steve Lyon tecnico del suono londinese, produttore e collaboratore tra altri dei gruppi musicali Depeche Mode, The Cure, Sir Paul McCartney, Subsonica, Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Mimmo Paganelli produttore indipendente, consulente musicale e direttore artistico della EMI, Maurizio Raimo manager e produttore discografico, Nabuk produttore e musicista tra gli altri di Jovanotti, Pino Daniele, Eros Ramazzotti, Giorgia e Roberta Faccani cantante, interprete e attrice. • RS

EUROVISION SONG CONTEST 2022 • Lo scorso Gennaio si è tenuta a Palazzo Madama la cerimonia di passaggio del testimone da Rotterdam a Torino. Dobbiamo ringraziare i Måneskin che hanno vinto la scorsa edizione e stanno ottenendo un grande successo. Grazie a questo loro trionfo la prestigiosa Kermesse “sta tornando a casa” dopo 31 anni di assenza. Saranno 36 i Paesi protagonisti, oltre ai “Big Five” Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito che avranno di diritto l’accesso alla finale. • Le date dell’Eurovision Song Contest: 1° semifinale - Martedì 10 maggio - I 2 partecipanti tra i 5 “Big Five”, saranno l’Italia e la Francia e si esibiranno con gli artisti di Albania, Norvegia, Russia, Portogallo, Lettonia, Svizzera, Slovenia, Danimarca, Armenia, Bulgaria, Moldavia, Austria, Croazia, Islanda, Ucraina, Grecia, Lituania e Olanda. 2° semifinale – Giovedì 12 maggio I 3 partecipanti tra i 5 “Big Five”, saranno Regno Unito, Spagna, Germania e si esibiranno con gli artisti di Montenegro, Australia, Georgia, Cipro, Romania, Repubblica Ceca, Serbia, Finlandia, Azerbaigian, San Marino, Polonia, Belgio, Macedonia del Nord, Svezia, Israele, Malta, Estonia e Irlanda - Finale – Sabato 14 maggio

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MUSICA

Gennaro Vitrone, il vero

“real” della musica a Caserta

FORGIATO DA INNUMEREVOLI COLLABORAZIONI ARTISTICHE SI DESTREGGIA IN UNA CITTÀ IN RITARDO NELLA RICERCA E PROMOZIONE DEI TALENTI

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n genere, il termine "real" sta ad un insieme di caratteristiche umane e artistiche che fanno del soggetto interessato un personaggio che rispecchia e riporta, nel suo lavoro creativo, le sue esperienze ed ispirazioni nel modo più sincero e trasparente possibile. Gennaro Vitrone, per quanto sia un’icona del rock a Caserta (dove si svolge il Vivo fest, rassegna dedicata alla musica di cui è ideatore e direttore artistico) rappresenta quello che più possiamo descrivere in questo modo. Gennaro, sei nato a fianco alla Reggia di Caserta. Qual è stato il tuo percorso artistico? Io vengo dalla musica rock. Dal 1985 al 1992 ho fatto parte della hard rock band TRB, gruppo che in quegli anni realizzò un album intitolato Love On The Rocks per una etichetta fiorentina. Album prodotto dal chitarrista degli Avion Travel, Fausto Mesolella. Poi c’è stata la partecipazione ad una compilation internazionale realizzata in Inghilterra e tanti

I VIDEO

Inquadra il QRcode per il canale Youtube di Gennaro Vitrone

concerti. Dopo lo scioglimento della band, presi parte al progetto NAFTA, band di natura folk blues fino al 2001, anno in cui cominciai a scrivere le mie prime canzoni in italiano dedicandomi alla canzone d’autore e abbandonando definitivamente il cantato in inglese. Nel corso degli anni ho realizzato 4 album, partecipato a svariati concorsi nazionali e poi tantissimi concerti in giro per l’Italia. Quanto ti ha aiutato la tua città e quanto ti ha osteggiato? Io amo profondamente la mia città. Nonostante i suoi tanti problemi, credo seriamente che la città di Caserta abbia sempre fatto cultura. Ne sono la prova, per esempio, le tante produzioni cinematografiche che scelgono il nostro territorio. Sicuramente, non sono tutte rose e fiori: il lavoro che manca e

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la politica che non aiuta. Forse, la domanda andrebbe fatta a me più come cittadino che come artista, cioè chiedermi quanto ho fatto io per la mia città. Da anni, sono parte attiva di una lista civica, ci occupiamo tra le altre cose del verde pubblico, di spazi abbandonati nel degrado assoluto, spazi strappati alla delinquenza, agli spacciatori. Di questi spazi ce ne siamo presi cura, li abbiamo rigenerati e messi a disposizione dei cittadini e soprattutto dei bambini. Io stesso, per esempio, mi occupo della custodia della villetta Parco degli Aranci, nel mio quartiere. Questi parchi oggi sono luoghi dove si svolgono tanti eventi culturali. Come artista invece credo che Caserta non mi abbia mai osteggiato, anzi spesso mi ha sostenuto. Oggi il messaggio più bello che possa esserci per la mia città è quello del grande attore Toni Ser-


di Silvia Arosio

concorsi nazionale: qual è la difficoltà oggi per arrivare alle grandi kermesse? Le difficoltà ci sono, si chiamano insidie. Oggi mi viene da dire ai giovani che vogliono iscriversi ai tanti concorsi che ci sono in giro di fidarsi solo di quelli che realmente hanno una storia. Sono tanti quelli che si improvvisano per spillare soldi a ragazzi sprovveduti. Aprite gli occhi. Poi in un mare magnum come quello di oggi le difficoltà sono sempre quelle, quindi bisogna arrivarci consapevoli e preparati. Anche perché oggi, parafrasando una canzone di Gianni Morandi, uno su 100.000 forse ce la fa. I giovani di oggi conoscono la vecchia canzone d’autore? io credo di sì, per tanti di loro. Mi ha fatto piacere vedere qualche giorno fa a Sanremo l’omaggio che Giovanni Truppi (che poi tanto giovane non è) ha fatto a Fabrizio De André, tra l’altro in compagnia di Mauro Pagani e Vinicio Capossela. Ecco, questo credo che sia il giusto approccio per far conoscere i grandi maestri. La canzone d’autore dalle mille sfaccettature, esattamente come quella di oggi, che fatica tanto per colpa di una deriva culturale che non so dove ci porterà, ma c’è. A quale tuo lavoro sei più affezionato e perché? A tutti. Ognuno è stato una fotografia di un certo momento della

mia vita. Certamente ci sono dei brani che rappresentano qualcosa di più, canzoni che hanno qualcosa di speciale. Ad aprile uscirà il tuo nuovo album. Ci vuoi svelare qualcosa? Siamo partiti in questo lavoro dalle chitarre acustiche, la ricerca del suono è cominciata da quello. C’è un certo respiro folk, anche se poi l’attitudine rock non manca mai. Abbiamo cominciato a lavorare in piena pandemia, i brani vivono di questo senso di disagio che abbiamo subito. Anche questa volta abbiamo lavorato per sottrazione. Alla produzione ha lavorato un giovane musicista, chitarrista e polistrumentista. Ubaldo Tartaglione. Poi ci sono i miei compagni di viaggio di sempre e cioè Dario Crocetta e Gianpiero Cunto alle chitarre, Donato Tartaglione al basso. I testi questa volta non sono tutti miei: due di questi sono opera di due bravi autori: uno è Vittorio Giorgi e l’altro è Nerocarbone. Tornerai a fare musica dal vivo? Dove ti vedremo? Intanto abbiamo ripreso da poco l’attività live partendo da Roma e credo che la presentazione dell’album la faremo proprio lì, a Le Mura, uno dei locali storici di Roma. Poi proseguiremo con degli showcase nella mia città, poi Napoli e poi in giro per club e librerie. • RS

© Francesco D'Alessandro

villo. Lui, casertano, ha deciso di vivere a Caserta e di non spostarsi a Roma, che pure gli poteva tornare utile. Ecco, questa sua scelta di decidere di vivere nel suo territorio mi inorgoglisce e mi commuove. Sei stato definito “real”: cosa significa? Che genere di musica componi? Credo che “real” voglia significare “vero”. Anche nei testi delle canzoni, cerco di metterci tutto il mio vissuto, a volte usando delle metafore. Nelle mie produzioni si sente forte una tendenza verso la musica rock, del resto quelli sono i miei ascolti. Come artista mi ritengo trasversale ai generi, alle etichette. Nel 2018 tre tuoi testi sono stati inseriti dalla prestigiosa casa editrice romana Pagine in un’antologia poetica dedicata a Giuseppe Ungaretti. Quanto è importante la parola in una canzone, tenendo conto che molti giovani seguono artisti che propongono brani senza testo o con temi particolari? Le parole, i testi sono fondamentali. Se non ho una storia da trattare, se non focalizzo bene l’argomento o il personaggio, ebbene il brano non lo scrivo. Non servono tante parole per scrivere un buon testo secondo me. Io sono per la sottrazione, la sintesi. E così anche per gli arrangiamenti e la scrittura della musica. “Essenziale” è la parola giusta, tanti orpelli secondo me non servono a niente. Sui giovani io ho fiducia, a cominciare dai miei figli. Credo che anche in questo piattume generale ci siano cose stupende, basta cercarle e provare a fuggire dal mainstream. Quanto la musica ti ha aiutato nella tua vita? Mi ha aiutato tanto. Mi ha tolto dalla strada, mi ha dato il rigore, il rispetto e l’approccio, cose che poi mi sono servite nella vita. Mi ha fatto capire cosa vuol dire “la bellezza”. Hai partecipato a diversi

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RADIORAMA

Franco Lazzari, una voce da "radiofenomeno"

IL SUO FORMAT GUARDA AL GRANDE PASSATO CON UNA PRECISA VISIONE SUL FUTURO

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uando si parla di voci radiofoniche di prestigio, legate ad un passato glorioso, uno dei primi nomi che vengono in mente è quello di Franco Lazzari. Una voce per nulla impostata, al contrario... amicale, naturale, si potrebbe dire addirittura... confortante! Quando Franco iniziò a trasmettere, anteponendo come molti la passione (quella vera) a qualsiasi altra cosa, le radio libere avevano successo soprattutto perché i giovani andavano a nozze con la musica, ascoltando canzoni che mai avrebbero potuto recuperare sui canali Rai. La radio ha subito un'epocale trasformazione passata da pirata a libera alla fine del luglio 1976 e Franco ebbe la sua chance, in un tempo quando le occasioni - non come ora - erano a portata di mano, collaborando con emittenti fra le più importanti di Milano e d’Italia: Radio Peter Flowers, Radio Studio 105, Radio Music 100 (che in seguito sarebbe diventata Radio Deejay). All'ombra della Madonnina praticamente ogni quartiere aveva la sua antenna e in quel perio-

do si viveva davvero all'insegna della condivisone, base imprescindibile di un sano rapporto umano. Qualche anno fa, dopo essersi ritirato, gli viene un'idea dal nome altisonante: Radio Fenomeni! Partendo inizialmente da Facebook, comincia a tracciare, insieme a tanti amici e colleghi di un tempo, una sorta di mappa

SONAR NAVIGA ANCHE SULL'FM DI RADIO CANTÙ • La storica emittente Radio Cantù (fm 89,600 e in streaming su www.radiocantu. it) ogni gionedì sera alle 21:00, nell'ambito della trasmissione "Cantiamo alla radio" - ospita uno spazio dedicato alla testata musicale Sonar, la stessa che trova spazio in ogni numero di questo mensile! Settimanalmente storie, cusiosità ed anticipazioni sul "mare magnum" della musica, con particolare attenzione al mondo degli artisti esordienti, fondamentale serbatoio artistico per il domani.

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della radiofonia che fu, raccontando emozioni e storie di gente che ha fatto con passione la radio libera e privata in Fm in Italia. Un passato di valore che si trasforma in presente e che, addirittura, getta un ponte sul futuro, per una radio nuovamente libera... libera da condizionamenti, da logiche solo ed esclusivamente di profitto. Radio Fenomeni abbina la modernità del mondo web e dello strumento podcast con la tradizione dell'onda in diretta. Se una volta la radio era soprattutto la magia di poter parlare davanti ad un microfono, riuscendo a cambiare la propria vita e contribuendo, anche se in minima parte, al miglioramento di quella degli ascoltatori... è proprio quello spirito che anima quel "radiofenomeno" di Franco Lazzari. www.radiofenomeni.it • RS


di Luca Varani

HEAVY ROTATION Il mondo cade giù

Un bel mosaico di emozioni pop-rock GIOVANI, MOTIVATI E DOTATI DEL PROPELLENTE GIUSTO: IL TALENTO

• Giuseppe Stalfieri, in arte Erik, è un giovane cantautore, classe 1998, prodotto dal Maestro Franco Eco, compositore di pregio anche nel mondo delle colonne sonore. Un brano di Erik, "Bonjour", è stato inserito nella colonna sonora del film Rai Cinema-Line Film "Codice Karim". Il nuovo singolo di Erik, accompagnato da un videoclip molto suggestivo, è un bel brano pop moderno, di grande intensità, che non sfigurerebbe affatto nei talent attuali e - perchè no - anche a Sanremo! Infatti sta andando molto bene su alcune playlist Spotify che, ormai, rappresentano il termomentro del gradimento giovanile su una precisa canzone. Facile prevedere per Erik un lungo cammino. Vogliamo scommetterci?

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uesto mese lo spot di Radiorama si accende sulla band fidentina dei Mosaico: Simone Cacciali (voce), Alex Lusardi (basso), Alfredo Valenti (chitarra) e Jacopo Mondina (batteria), tutti di età compresa tra i 20 e i 23 anni. Insieme ufficialmente dal 2019, i ragazzi dimostrano di avere idee chiare e un obiettivo ambizioso ma preciso: lasciare il loro personalissimo segno nel panorama attuale, unendo le sonorità di un rock vintage ad influenze pop in chiave moderna e originale. Grazie ad una preparazione sistematica e puntuale delle proprie esibizioni dal vivo, i Mosaico offrono live set di ottimo livello, come è successo anche durante il loro mini-set di chiusura dell'ultima Milano Music Week. Il loro

ultimo singolo Solco"(Teorema Music) sta andando molto bene ma loro non si fermano certo a sonnecchiare sugli allori. Con altri tre singoli convincenti alle spalle (l'eccellente esordio di Tieniti la notte, il bel tiro di Una vita piena e l'ariosa melodia che caratterizza D'istinto, i videoclip

relativi sono su YouTube), sono in corsa per la finale nazionale di Sanremo Rock, stanno pianificando la partecipazione ad una serie di concorsi altrettanto importanti, cercando di portare la loro musica ovunque: missione fondamentale per ogni band (pop) rock che si rispetti! • RS

PISTOIA BLUES, 40 ANNI MEMORABILI • Nel 1980 nasceva il Pistoia Blues, una manifestazione che vanta pochi eguali anche a livello internazionale. Il libro, a cura dell'Associazione Blues In (prefazione di Enzo Gentile, edito da Vololibero) è il racconto di questa fantasitica e lunga avventura che, attraverso quattro decenni, ha riempito di musica di qualità e pubblico entusiasta la città di Pistoia. Immagini, storie, articoli, dati, aneddoti e ricordi formano il volume arricchito, inoltre, da dichiarazioni e testimonianze di artisti e giornalisti, raccolte appositamente per l’occasione.

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SONAR

di Luca Varani

SURFANDO NEL MARE MAGNUM DELLA MUSICA ALLA RICERCA DELL'ONDA PERFETTA Araputo Zen MAJACOSAJUSTA

Matilde CIAO COME STAI

Quintetto napoletano estremamente interessante, titolare di un sorta di "prog etnico" di rara piacevolezza. Un crossover giustificato dalla loro città di provenienza, dove i suoi e le culture si fondono. Consigliato agli amanti del progressive che vogliono andare oltre i soliti luoghi comuni.

Terzo singolo di Matilde Rosati, che rafforza il sodalizio col compositore Marco Falagiani. Nel segno del consueto pop di qualità, la cantautrice toscana prosegue con coerenza il suo percorso, alzando maggiormente l'asticella. Bello ed intenso, con un delicato sapore nostalgico.

DeaR OUT OF AFRICA DeaR (al secolo Davide Riccio) è un musicista torinese dai trascorsi che iniziano negli anni '80. Questo nuovo album è pieno di piacevoli sorprese che spaziano negli stilemi più diversi e assortiti: country, ambient, space-house, reggae... tutto perfettamente coerente.

Forse non lo sai che,,,

QUISQUILIE SEMISERIE E PINZILLACCHERE ROCK

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l 18 giugno, Paul McCartney spegnerà 80 candeline. Fino a due giorni prima sarà in tour: la serie di concerti battezzata Got Back, che segnerà il ritorno dell’ex Beatle sui palchi dopo due anni di stop pandemico, chiuderà il 16 giugno al MetLife Stadium di Eas Rutherford, nel New Jersey. Una settimana dopo il compleanno il Macca sarà nuovamente on stage: il palco sarà quello del Glastonbury Festival, che si appresta a rinascere dopo la cancellazione delle ultime due edizioni. McCartney è

solo uno delle tante stelle rock che, non appena hanno percepito segnali di una possibile uscita dal tunnel del covid, hanno deciso di tornare a fare quello che hanno sempre fatto: suonare. • Anche i Rolling Stones Mick Jagger (verso i 79), Ron Wood (verso i 75) e Keith Richards (78 anni compiuti da poco) si appresterebbero a tornare a suonare live. Ad alimentare le voci di un possibile ritorno ai concerti in Eu-

ropa, è stato un post condiviso da Jagger sul suo account Instagram. Il cantante, in vacanza in Giamaica, ha postato una foto che lo ritrae sorridente sotto le palme, con la chitarra tra le braccia e il mare sullo sfondo: “Una breve pausa prima di tornare ad essere impegnato”, ha scritto il leader della leggendaria rock band britannica. Come a dire... la pensione può attendere.. • RS

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MOVIELAND

di Luca Varani

LE ULTIME PROPOSTE IN DVD E BLURAY PER RIVIVERE A CASA IL FASCINO DEL GRANDE CINEMA SEI MINUTI A MEZZANOTTE

IL BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE Diretto da Mark Herman, esce per Kock Media un film straziante ed al contempo delicato, in grado di toccare il cuore di ogni spettatore. Una pellicola del 2008 dall’omonimo romanzo di John Boyne. La trama: Bruno è un ragazzino di 8 anni che vive un’agiata esistenza a Berlino, durante la II guerra mondiale. Il padre nazista viene trasferito presso il comando di un campo di sterminio. Bruno non ha idea di che razza di posto sia quello e si abitua a considerarlo come una fattoria.

Un poliziesco ben costruito di matrice storica, ambientato nell’estate del 1939. L’insegnante Thomas Miller (Eddie Izzard) accetta un controverso ruolo: insegnare inglese alle figlie dei nazisti di alto rango presso l’Augusta-Victoria College, una scuola sulla costa meridionale dell’Inghilterra. Sotto l’occhio attento della direttrice Miss Rocholl (il Premio Oscar Judie Dench), le ragazze imparano a rappresentare l’ideale della femminilità tedesca. Ma un assassinio spariglierà le carte...

BAD LUCK BANGING OR LOONY PORN La pellicola vincitrice dell’ultimo Orso d’Oro al Festival di Berlino, grottesca e fortemente graffiante, arriva in versione home video. Emi, un’insegnante di scuola, vede minacciata la sua carriera dopo che un suo video erotico privato viene diffuso in rete. I genitori dei suoi allievi ne chiedono le dimissioni, ma Emi si rifiuta di cedere alle loro pressioni. Radu Jude (Aferim!) ci offre un incendiario insieme di forma non convenzionale, umorismo e feroce commento sulle ipocrisie e i pregiudizi delle nostre società.

IL TITOLO SOTTO I RIFLETTORI... GRETA - L'esperto regista Neil Jordan (La moglie del soldato, Intervista col vampiro), dirige il premio Oscar Isabelle Huppert (come al solito bravissima) e le giovani star Chloe Grace Moretz (Suspiria) e Maika Monroe in un thriller davvero avvincente. Una storia di amicizia fra due donne, nata da un caso fortuito, destinata a trasformarsi in un forte legame ma che rivelerà ben presto un morboso rapporto, dai risvolti pericolosi e inquietanti che sconvolgeranno la vita della giovane Frances. Jordan ha fortemente voluto nel cast Isabelle Huppert, volto noto del cinema francese e internazionale, scelto spesso dai cineasti per ricoprire ruoli femminili enigmatici e pericolosi. • RS

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INIZIATIVE

di Silvia Arosio

Gruppo di sostegno psico-educativo a sostegno dei malati

AISLA LAZIO E IL CENTRO CLINICO NEMO ROMA LANCIANO IL SERVIZIO PSICOEDUCATIVO GRATUITO DEDICATO ALLA SLA

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AISLA Lazio, Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, e il Centro Clinico NeMO di Roma, area adulti, unite nell’assistenza e nella cura delle persone con SLA, hanno pensato, studiato e sviluppato il Gruppo di Sostegno Psicoeducativo gratuito, dedicato ai pazienti, ma anche e soprattutto a chi vive con loro ogni sofferenza, paura e aspettativa rispetto al percorso di malattia. Nella pratica psicologica il “gruppo di sostegno psico-educativo” rappresenta uno spazio protetto in cui l’individuo può esprimere ed elaborare emozioni, sentimenti, vissuti e pensieri non facilmente condivisibili e, al tempo stesso, trovare spunti e strategie utili per affrontare il problema presentato. Partendo da questi presupposti, il Centro Clinico Nemo di Roma, area adulti, in collaborazione con la sezione regionale del Lazio di AISLA, Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, ha pensato di proporre l’esperienza del gruppo di sostegno

psicologico online, con l’intento di facilitare sempre di più le risposte alle esigenze dei pazienti e dei loro familiari e realizzare un vero e proprio ponte tra il malato, la famiglia e le istituzioni. Partendo dall’osservazione psico-emotiva e relazionale dei pazienti e delle loro famiglie, AISLA Lazio e NeMO Roma offrono un intervento di supporto psico-educativo attraverso 4 gruppi tematici, volti a colmare il vuoto che spesso si crea tra il curante e la vita al di fuori delle strutture assistenziali. Un servizio che pone al centro la persona, ma con un punto di osservazione che si sviluppa a partire dal nucleo familiare che sostiene, condivide e si fa carico della vita del proprio caro. Ogni gruppo è aperto fino ad un massimo 10 persone e sarà guidato da una psicologa-psicoterapeuta del Servizio di

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Psicologia del Centro Nemo di Roma, area adulti, affiancata da una psicoterapeuta, di supporto al gruppo. Gli incontri saranno avviati nel mese di febbraio, si svolgeranno 1 volta al mese e con una durata di 2 ore ciascuno. Per partecipare è sufficiente compilare la scheda iscrizione presente a questo link https:// bit.ly/3ouj0rR oppure contattare AISLA Lazio al cell 347 3427430 - mail lazio@aisla.it. Partecipare ad un gruppo di sostegno permette di uscire dall’isolamento, offrendo la possibilità di raccontare la propria esperienza e di dare voce, corpo ed espressione ai propri vissuti. Un aiuto per sentirsi meno soli, facilitando la condivisione di problematiche con altre persone che stanno attraversando la stessa esperienza. Il gruppo, infatti, costituisce uno spazio e un tempo unici, un eco-sistema relazionale, nel quale chi vi partecipa vive un’influenza reciproca, sapendo di mettere in comune linguaggi, pensieri ed emozioni mutuati dagli esperti, che conducono e accompagnano le storie preziose di ciascuno. • RS


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