vie del gusto nov

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I giovani non conoscono i cibi del proprio territorio Un italiano su quattro assume la maggior parte del suo apporto calorico da alimenti non mediterranei. Bambini e adolescenti rappresentano, in assoluto, la fascia di età in cui l’adesione alla dieta mediterranea è minore, seguiti dalle donne che, seppure di misura, adottano uno stile alimentare più mediterraneo rispetto a quello maschile, mentre i più virtuosi sono gli over 60. Paradossalmente, le regioni del Sud appaiono quelle dove la dieta mediterranea è meno seguita. Peggio di loro fa solo il Nord Ovest. Il Nord Est ed il Centro rappresentano, invece, la macroarea geografica in cui l’aderenza alla dieta mediterranea è maggiore.

Il consumo ai raggi x

La dieta mediterranea sbarcherà su Marte Dal 31 marzo quattro astronauti russi e due europei vivono in un simulatore, svolgendo compiti simili a quelli che avranno i loro colleghi durante la missione di avvicinamento a Marte. Dovranno far fronte ad emergenze simulate, ma potranno anche avere la necessità di affrontare reali emergenze o malattie. Anche il

Meno del 20% della popolazione italiana assume energia da alimenti mediterranei con un progressivo abbandono delle sane abitudini alimentari della tradizione

Questi, i dati più significativi che emergono da una ricerca effettuata dall’Osservatorio nutrizionale e sugli stili di vita Grana Padano, elaborata grazie a un software applicativo che rende possibile ai medici di Medicina generale ed ai pediatri di libera scelta, d’effettuare la raccolta delle informazioni relative alle abitudini alimentari dei loro pazienti in modo semplice e rapido. I dati sono relativi a 2.193 pazienti in età pediatrica e 4.245 adulti su tutto il territorio nazionale e sono stati analizzati utilizzando come indice di qualità della dieta il “MAI”(Mediterranean Adequacy Index).

L’indice MAI «Il MAI è stato calcolato dividendo l’energia totale media giornaliera fornita da alimenti tradizionalmente costituenti la dieta mediterranea per quella ottenuta da alimenti non mediterranei», spiega Maria Letizia Petroni,

tempo necessario alla comunicazione con l’esterno (ritardo fino a 40 minuti tra invio del messaggio e ricezione della risposta) sarà lo stesso di una vera missione. E, soprattutto, seguiranno le regole della dieta mediterranea. Il progetto di ricerca, che fa parte del programma internazionale Mars 500 volto alla preparazione della missione umana di esplorazione di Marte, si svolge all’Institute of BioMedical Problems (IBMP) di Mosca dove è stata realizzata una struttura modulare che

riproduce la navicella spaziale nella quale vivranno gli astronauti in viaggio verso il Pianeta Rosso. Il progetto parla anche italiano: coordinato dal professor Aldo Roda dell’Università di Bologna, al gruppo partecipa l’Università La Sapienza di Roma, Health R&S società spin-off di Bologna e Kell s.r.l di Roma con esperienze tecnologiche nel settore dello spazio e telemedicina. L’idea vincente, che ha portato all’approvazione del progetto, è stata quella di trasferire nell’ambito aerospaziale l’esperienza sulla diagnostica in campo alimentare e gastroenterologico maturata durante una lunga e fruttuosa collaborazione scientifica tra il laboratorio di chimica bioanalitica della facoltà di farmacia e la gastroenterologia del Policlinico Sant’OrsolaMalpighi. Mediante semplici misure nel respiro dell’astronauta sarà possibile avere informazioni sulla funzionalità epatobiliare e motilità del tratto gastrointestinale durante la missione, e prendere le opportune iniziative terapeutiche. Saranno messe a punto e utilizzate strumentazioni miniaturizzate, portatili e di semplice impiego in grado di valutare l’effetto di condizioni di stress, vita in uno spazio confinato e regime alimentare alterato ma basato sulla dieta mediterranea.

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