a cura di: ALBERTO CASPANI
SPECIALE
27 maggio 2011
57,5% Italiani in vacanza in Italia nel 2011
710 €
Spesa media pro capite 2011
+3% Crescita prevista per la Sardegna
+2%
Crescita prevista per la Sicilia
Il Mediterraneo dal ponte di una nave
Le principali compagne crocieristiche continuano a scegliere i porti italiani come approdo per numerose crociere. A PAGINA 26
Quel tocco in più: gli hotel si reinventano
Le strutture alberghiere aggiungono plus e servizi speciali per differenziarsi dalla massa. ALLE PAGINE 28 e 29
Mare Italia
Più per forza, che per piacere. Le coste italiane vivranno un’estate tutto sommato positiva, ma non solo per merito proprio: la crisi economica e l’instabilità politica del Mediterraneo meridionale (la cui economicità aveva gradualmente eroso il bacino d’utenza italiano già nel corso dell’ultimo decennio), stanno infatti costringendo molti vacanzieri tricolore entro i confini domestici. La conferma arriva dalla 20ª edizione dell’indagine “Dove vanno in vacanza gli italiani”, realizzata da Ipsos Observer su iniziativa di Trademark e riferita ad un mercato di circa 30 milioni di unità (di cui solo 4,8 milioni dichiaratamente decisi a fare vacanze all’estero). «Il dato più rilevante è che gli arrivi sono stimati in crescita - evidenzia in apertura lo studio -, sebbene la durata del soggiorno si stia abbreviando. Il vero punto debole dell’estate 2011 riguarda infatti le vacanze degli italiani meno abbienti, di cui un buon 4,9% ha addirittura scelto di non muoversi da casa. Mentre l’inflazione si prepara a galoppare, con le materie prime alimentari già a +5%, la benzina e il gasolio in altalena e il rischio di migrazioni di massa, gli intervistati promettono a se stessi di fare almeno due vacanze estive (sono raddoppiati rispetto al 2010): una più lunga e un’altra più breve». L’aspetto paradossale, dunque, è che l’italiano medio continua a sognare un’agiatezza che ha già perso da tempo, ma che si rifiuta di considerare ridimensionata. Il turismo in Italia funziona cioè come motore di illusioni, sfruttando l’ingenuità dei suoi fruitori anziché favorirne un riorientamento virtuoso. «In estrema sintesi - riprende lo studio Trademark all’aumento del movimento e delle partenze dovrebbe corrispondere una diminuzione delle presenze, a causa della frammentazione e della riduzione della durata delle vacanze. In positivo, si può però rilevare che non avranno luogo una flessione della spesa o una caccia disperata alle sistemazioni a basso costo, bensì un aumento medio della spesa tra il 5 e il 7%. Inoltre, la perdita di presenze potrebbe essere compensata da circa un milione di connazionali che, nelle precedenti stagioni, solevano scegliere il mar Rosso, la Tunisia o il Marocco come destinazioni balenari e che ora potrebbero invece optare per alcuni resort dell’Italia meridionale e delle isole». CONTINUA A PAGINA 18
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