a cura di: ALBERTO CASPANI
SPECIALE
18 giugno 2010
Le cifre
-3,4%
Calo arrivi italiani Usa 2009
753.310 Totale arrivi italiani Usa 2009
+8,9%
Crescita arrivi italiani primi due mesi 2010
96.000 Visitatori italiani
in Canada 2009
Mete sempre sulla cresta dell’onda
Un’offera poliedrica e competiviva continua ad essere molto apprezzata dai turisti italiani. La specializzazione è vincente. DA PAGINA 12
New York centra la riscossa
La città conferma il ruolo di cartina al tornasole per l’andamento dei flussi: +11% i visitatori del primo trimestre 2010. A PAGINA 11
Usa e Canada L’American Dream tenta di rifarsi il trucco. Sbiancato l’anno scorso dalla crisi finanziaria e imbrattato quest’anno dal petrolio della BP, non si arrende al peso del tempo. Nonostante la flessione degli arrivi italiani negli Stati Uniti, attestatasi al 3,4% (per un totale di 753 mila 310 visitatori), già durante l’ultimo trimestre 2009 il trend era riuscito a tornare in positivo e i primi mesi del 2010 hanno infuso nuova fiducia nell’appeal della destinazione: fra gennaio e febbraio il balzo in avanti è stato addirittura dell’8,9% e, seppur le vicende d’inquinamento del Golfo del Messico abbiano messo in apprensione molti estimatori del grande Paese nordamericano, le conseguenze effettive sui flussi turistici dovrebbero essere poco rilevanti, visto che le aree di visita predilette continuano ad essere New York e la California. «Gli italiani restano profondamente legati agli Usa – riconosce Simonetta Busnelli, commercial specialist Us Commercial Service presso il Consolato generale americano di Milano – dal momento che la loro flessione è stata comunque più contenuta di quella fatta registrare da altri Paesi, mentre la ripresa si sta dimostrando una delle più reattive e rapide. D’altra parte muoversi negli Usa è molto semplice e questo valorizza la sensazione di libertà che sta proprio alla base dell’American Dream: non a caso quasi il 90% dei tour operator italiani propone fly&drive in auto, mentre un buon 38% anche in moto, sebbene lo zoccolo del turista più maturo continui a privilegiare la classica formula del viaggio guidato (60%). Non va neppure trascurato il segmento degli honeymooner, inevitabilmente connesso con la visita dei grandi parchi». Qualcosa sta però cambiando nei gusti tricolore. Piano piano i tour legati alla storia dei nativi si sono ritagliati una nicchia interessante, accanto alle spedizioni in Alaska (che ancora risente dell’effetto promozionale dello scenografico film “Into the wild”) e al
surf nelle Hawaii, mentre il New England sembra affascinare soprattutto quella fascia di clientela che negli Usa cercano le radici di contatto con la cultura europea e, al tempo stesso, il trionfo dei colori della natura. In questo caso, fra l’altro, la formula organizzata riesca ancora ad avere una forte presa sul turista italiano (20%), al quale sono dedicati in particolare due importanti eventi il prossimo novembre: fra l’11 e il 12 sono infatti attesi oltre 30 espositori americani allo Showcase Usa-Italy di Venezia, mentre sempre nello stesso mese la California del Sud sarà al centro di un mega famtrip. Dopo anni all’ombra del potente vicino, per il Canada – e il Quebec in particolare – è invece tempo di sorridere (solo i mesi di febbraio e marzo hanno messo a segno una crescita media fra il 27 ed il 23% degli arrivi italiani, complessivamente stimati attorno alle 96 mila
unità). Anche se tutte le attenzioni sono oggi veicolate sul prestigioso appuntamento olimpico di Vancouver, in programma il prossimo inverno, l’occasione è stata propizia per sensibilizzare con successo il turismo internazionale verso temi e prodotti innovativi. La presenza nella città dei Giochi di un padiglione dedicato a quattro famiglie indigene canadesi, ovvero i Lil’wat, i Musqueam, gli Squamish e gli Tseil-Waututh, è infatti il segno più manifesto dell’importanza che stanno acquisendo i viaggi di taglio etnografico, alla ricerca di cantanti di gola, danzatori di jogging e scultori di roccia. Una propensione manifestatasi nell’Ovest del Paese, ma che potrebbe presto diventare una voce di peso anche nel Quebec, che insieme all’Ontario resta lo stato canadese più visitato dagli italiani. CONTINUA A PAGINA 10
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