Speciale Cofanetti regalo

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a cura di: ALBERTO CASPANI

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Cofanetti regalo C’è chi lo ha indicato come il miglior toccasana contro lo stress natalizio. Per gli shopper dell’ultimo minuto è l’estrema boa di salvezza. Piace a Natale come a Pasqua, alla festa della mamma o a S. Valentino. Insomma, il cofanetto regalo pare aver fatto proprio breccia nel cuore degli italiani, che ad esso si rivolgono con sempre maggior favore e, soprattutto, in qualunque periodo dell’anno. Pensato inizialmente per un pubblico “giovane”, single o coppie fra i 25 ed i 40 anni, il suo concept sta ora subendo una graduale trasformazione, attenta sia alle fasce bimbi/adolescenti, così come a quella della terza età. Benessere e attività sportive o ricreative possono essere facilmente adattati a qualunque target di clientela, senza contare che la possibilità di confezionare pacchetti di una-due notti asseconda l’odierna tendenza alla vacanza “lampo”: uscita breve e concentrata, spesso in Italia, ma necessariamente integrata da esperienze qualificanti. Il cofanetto punta cioè a valorizzare le passioni del beneficiario, ad esaltarne le peculiarità individuali, facendo leva sulla sua propensione sportiva o culturale, artistica o sognatrice. Ecco perché la grande sfida del futuro, al di là di una concorrenza sempre più serrata che vedrà fronteggiarsi o

allearsi brand specialistici e tour operator, consisterà nell’assicurarsi i canali distributivi maggiormente redditizi: c’è chi ha investito sulla grande distribuzione e chi sul punto vendita specializzato, chi sulle librerie e chi invece sul mercato hi-tech. I settori di espansione sono infatti molteplici, proprio perché il regalo può rivolgersi a qualunque tipologia merceologica, nonostante il leit-motiv di fondo resti l’idea di vacanza breve. L’esperienza desiderata riesce ad avere un valore peculiare se, e solo se, trapiantata sul concetto classico di soggiorno break: in caso contrario la formula box finisce per non essere percepita diversamente da qualunque altro tipo di regalo. Nel confronto a distanza gli operatori turistici potrebbero allora far valere la maggior esperienza nel campo della programmazione, benché i brand specialistici abbiano dalla loro una maggior libertà di scelta, non essendo condizionati dall’obbligo di rendere “produttive” eventuali strutture di proprietà, o spingere su quelle destinazioni che mostrano segni di debolezza rispetto ad altre in catalogo. Non è dunque escluso che il mercato del futuro veda avviarsi sorprendenti partnership strategiche, favorendo contaminazioni utili per un rinnovamento stesso del mercato turistico tradizionale.


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