Gazzetta dello Sport 06/08/2012 | SAS

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LA GAZZETTA DELLO SPORT

LUNEDÌ 6 AGOSTO 2012

LONDRA 2012 ATLETICA mosso più lentamente del giorno prima e Jonathan Borlee, il belga che è passato in finale da ripescato insieme con il gemello Kevin, lo ha risucchiato dopo poche decine di metri. L’ideale per buttarti giù, per piantarsi. Ma a metà fatica si è avuta la sensazione che Pistorius potesse rientrare in gioco, se non per i primi due posti — quelli della finale — almeno per starci vicino, per lottare. E invece non ce l’ha fatta, la fatica, protesi o non protesi, s’è fatta viva, eccome se s’è fatta viva. Anche i Pistorius fanno fatica anche se qualcuno certe volte non ci vuole credere e immagina che sia tutta un’operazione di laboratorio.

Pistorius fuori «Un’esperienza meravigliosa» Dopo i 400, ora farà la staffetta 4x400 Lo scambio di pettorale con Kirani James

Già realizzato E invece c’è un

uomo in pista. Un uomo che non ce l’ha fatta anche se il vero obiettivo, l’obiettivo realistico dichiarato alla vigilia, era comunque già stato conquista-

Oscar: «Kirani? Il bello delle Olimpiadi è riuscire a trovare dei buoni amici» to. «Il mio sogno era entrare in semifinale e ci sono riuscito. Ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutato, la mia esperienza olimpica è meravigliosa», ha detto Oscar che usa la parola grazie una smisurata quantità di volte. Oscar Pistorius (a destra), 25 anni, si scambia il pettorale con Kirani James, 19, vincitore della semifinale AFP DAL NOSTRO INVIATO

VALERIO PICCIONI LONDRA

Il sogno s’era già realizzato. Aggiungere un miracolo sarebbe stato troppo. E poi Oscar Pistorius il suo muro l’aveva già buttato giù il giorno prima, diventando il primo paralimpico biamputato a partecipare alle Olimpiadi e conquistando la semifinale dei 400. Ieri, ha provato ad arrampicarsi su una cima altissima: per la finale avrebbe do-

vuto fare a pezzi il suo primato personale di 45"07. Non l’ha fatto, anzi è «affogato» all’ultima curva come chi forse ha già ricevuto tanto da questa pista, da questa gente, da questi Giochi. Il suo tempo è stato 46"54: ha concluso ultimo, mentre gli altri si scannavano per la finale. L’amico E tagliato il traguardo ha trovato pure una sorpresa: Kirani James, il vincitore della gara, il campione del mondo, lo aspettava per scambiar-

si il pettorale e inventare un’altra immagine simbolo di questa storia. Il ragazzo di Grenada l’ha spiegata così: «Oscar è una persona molto speciale. È stato bello stare qui con lui». E Pistorius ha risposto: «Molto affettuoso, Kirani James. È questo il bello delle Olimpiadi, è grande riuscire a trovare dei buoni amici». Parole che dette così saranno pure retoriche, ma che in quest’uomo abituato ad apprezzare davvero la vita dopo un mare di sofferenza, sono

Oscar Pistorius, argento nella 4x400 ai Mondiali di Daegu del 2011 AFP

davvero il marchio di fabbrica del suo carattere, del suo essere campione. La partenza Oscar era in quinta

corsia. Ha stretto la mano alla volontaria che lo assisteva ai blocchi, poi un sorso di acqua, un saluto pure al giudice o alla tribuna e via, a sistemarsi le calze vicino alle protesi, gesti ripetuti tante volte, ma qui vissuti con uno spirito diverso. Certo la scarica di emozioni di questi giorni non ti può scivolare addosso. E così, Pistorius s’è

46"54

il tempo di Pistorius centrato ieri nella semifinale dei 400, 1"10 in più rispetto al tempo delle batterie

Staffetta E ora? Ora come ricomincia la storia dopo il muro abbattuto, i scettici alla Michael Johnson rispettati ma battuti, il sogno diventato realtà? Tornerà qui per le Paralimpiadi. E poi, cosa proverà a inventare fra quattro anni? Ma non corriamo, anzi facciamolo. È un po’ questo che dice Pistorius alla fine, dichiarando il desiderio di provare a conquistare il gusto della normalità olimpica, la voglia di rivedere presto questo stadio. Già, perché Oscar Pistorius tornerà in pista per la staffetta 4x400. E continuerà a sognare. © RIPRODUZIONE RISERVATA

LA GIORNATA NELLA MARATONA FEMMINILE SUCCESSO PER TIKI GELANA, NEL TRIPLO ORO ALLA RYPAKOVA, NEL MARTELLO 80,59 DELL’UNGHERESE PARS

Kemboi fenomeno, Richards signora dei 400 Il keniano vince i 3000 siepi in ottava corsia. Sanya brucia Ohuruogu e Trotter DAL NOSTRO INVIATO

PIERANGELO MOLINARO LONDRA

Bolt sarà un fenomeno, ma cosa dire di un folle Ezekiel Kemboi che va a prendersi la medaglia d’oro dei 3000 siepi in ottava corsia? Se lo è potuto permettere grazie a un cambio di marcia imperioso a 350 metri dal traguardo che gli ha permesso di sorprendere gli avversari e riconquistare quel titolo già ottenuto ad Atene 2004. Alla fine è saltato in braccio al secondo, il francese di origine magrebina Mekhissi e si è messo a ballare: un Bolt dei poveri. Sanya Non ha invece affatto scherzato Sanya Richards a cui gli Stati Uniti devono accendere un cero. Figlia adottiva nata a Kingston e arrivata in Texas a 12 anni che ha ottenuto la nazionalità nel 2002, Sanya vincendo ieri sera i 400 in 49"55 non ha permesso che tutto lo sprint

L’arrivo di Sanya Richards, 27 anni, che vince i 400 in 49"55 EPA

avesse i colori della Giamaica. Non è stata una finale facile, con la russa Krivoshapka partita a razzo che ha rischiato di far sballare in un pericoloso inseguimento tutte le migliori. Quando la russa si è spenta, la Richards ha preso il comando, lottando con la compagna Trotter, ma fra loro si è inserita alla fine la campionessa olimpica uscente, la britannica Ohuruogu. Quarta la Montsho. La Richards, che ha un personale di 48"70 (il 400

più veloce dal 1996), è sposata dal 2010 con un giocatore di football, Aaron Ross dei Giants, e per lui ora vive a New York. Tiki In mattinata la maratona femminile ha mostrato che c’è già una nuova generazione alle spalle di campionesse come Tirunesh Dibaba. Il titolo è stato conquistato dalla ventiquattrenne Tiki Gelana, nipote del campione olimpico 2000 a Sydney, Gezahegne Abera, già vincitrice

Ezekiel Kemboi, 30, in braccio a Mahiedine Mekhissi, 27 EPA

a metà aprile della maratona di Rotterdam in 2h18’58". Ha vinto in 2h23’07" una gara durissima, iniziata e conclusa sotto un diluvio, ma bellissima perché, senza lepri, le protagoniste si sono affrontate a viso aperto. Tutti aspettavano Mary Keitany, regina 4 mesi fa a Londra, ma la keniana non ha ritrovato la forma di aprile e quando la Gelana ha lanciato l’attacco decisivo, lei, la Jeptoo e la russa Petrova non sono riuscite a rispondere.

L’etiope Tiki Gelana, 24 anni, vince la maratona olimpica in 2h23’07" AFP

Da notare che la campionessa olimpica, dopo una prima metà in 1h13’13", ha percorso la seconda parte in 1h09’54". Campioni Per quanto riguarda gli altri titoli di giornata, la kazaka Olga Rypakova si è aggiudicata il triplo grazie a uno straordinario 14.98 controvento, misura irraggiungibile per le acciaccate Saladuha e Ibarguen. L’oro del martello invece è toccato all’ungherese

Krisztian Pars grazie a un miglior lancio a 80.59. Nelle semifinali, mentre nei 1500 i keniani Asbel Kiprop e Silas Kiplagat hanno giocato a nascondino, ha impressionato il campione mondiale dei 400, il grenadino Kirani James, che ha chiuso in 44"79 dopo aver spinto solamente 320 metri. Gli 80 in folle sono stati alla Bolt, scorrevoli senza fare fatica. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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