I colori del cuore

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Marcello Schmid

I colori del cuore La psicologia secondo l’energetica classica cinese


Ripercorrendo i principi della medicina tradizionale cinese, Marcello Schmid offre un punto di vista alternativo dal quale osservare la psicologia umana. “Nella cultura occidentale manca lo spazio alla conoscenza intuitiva” ricorda l’autore, che propone quindi di ampliare lo sguardo volgendosi a quella orientale non come a un’alternativa antitetica, ma tenendo presente che come il dualismo Yin e Yang è espressione di un’unità fondamentale, così due sistemi di pensiero apparentemente incompatibili possono affiancarsi e compenetrarsi in una visione più completa e olistica dell’uomo. Muovendo dall’intuizione l’autore guida il lettore in un viaggio attraverso lo studio dello Shén, con le sue fasi fondamentali e i movimenti energetici associati, fino a un’accurata esposizione delle sette emozioni, delle tipologie psicologiche in base ai cinque movimenti e ai sei livelli energetici, e infine della modalità di interpretazione dei sogni.

Aspetti chimici, energetic

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Fare Naturopatia



Marcello Schmid

I colori del cuore La psicolog ia secondo l’energetica classica cinese


© 2009 Edizioni Enea - SI.RI.E. srl © 2016 Edizioni Enea - SI.RI.E. srl Prima edizione: aprile 2009 Seconda edizione: settembre Prima edizione: maggio 20162020 ISBN 978-88-6773-100-8 978-88-6773-041-4 Art Direction: Camille Barrios / ushadesign Stampa: Graphicolor (Città di Castello) Edizioni Enea Ripa di Porta Ticinese 79, 20143 Milano info@edizionienea.it - www.edizionienea.it Tutti ii diritti riprodotta in in alcuna dirittiriservati. riservati.Nessuna Nessunaparte partedidiquest’opera quest’operapuò puòessere essere riprodotta forma senza l’autorizzazione scritta dell’editore, a eccezione di brevi citazioni alcuna forma senza l’autorizzazione scritta dell’editore, a eccezione di brevi destinate alle recensioni. citazioni destinate alle recensioni.

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Questo universo è come un oceano dall’equilibrio perfetto. Non puoi sollevare un’onda qui senza scavare un vuoto altrove. La somma totale dell’energia dell’universo è identica da un capo all’altro. Se la prendi qui, la perdi altrove. Svami Vivekananda



INDICE XI

Prefazioni

1

Indicazioni sulla pronuncia cinese

3

Premessa

9

Introduzione

13

PRIMA PARTE I fondamenti

15

1. LO YĪN E LO YÁNG

21

2. I CINQUE MOVIMENTI

33

3. SHÉN, LO SPIRITO, E BĚN SHÉN O FASI FONDAMENTALI DELLO SPIRITO

37

SECONDA PARTE Běn Shén o fasi fondamentali dello Spirito

39

4. LO SHÉN E IL CUORE

49

5. LO ZHÌ E I RENI

61

6. LO HÚN, IL FEGATO E LA CISTIFELLEA

79

7. IL PÒ E I POLMONI

91

8. LO YÌ E LA MILZA

103

9. RIASSUNTO DEI CINQUE BĚN SHÉN E DEI CINQUE MOVIMENTI ASSOCIATI

VII


109

TERZA PARTE Le Sette Emozioni

111

10. LE SETTE EMOZIONI IN ENERGETICA TRADIZIONALE CINESE

117

10.1. Natura Intima ed Emozioni “parassite”

123

11. EFFETTI DELLE SETTE EMOZIONI SULLA CIRCOLAZIONE ENERGETICA

129

12. RELAZIONI FRA LE SETTE EMOZIONI, LE CINQUE NATURE E LE ENTITÀ META-PSICHICHE

141

13. UNO SGUARDO ALLA DIETETICA

145

QUARTA PARTE Le tipologie psicologiche

147

14. LE TIPOLOGIE IN BASE AI CINQUE MOVIMENTI

147 149 151 152 153

14.1. L’uomo Legno 14.2. L’uomo Fuoco 14.3. L’uomo Terra 14.4. L’uomo Metallo 14.5. L’uomo Acqua

155

15. LE TIPOLOGIE IN BASE ALLE PROPORZIONI DI YĪN E YÁNG

157

16. LE TIPOLOGIE IN BASE AI SEI LIVELLI ENERGETICI

157 159 160 162 165 166

16.1. Tài Yáng 16.2. Shǎo Yáng 16.3. Yáng Míng 16.4. Tài Yīn 16.5. Jué Yīn 16.6. Shǎo Yīn

VIII


169

QUINTA PARTE Approfondimenti

171

17. I SOGNI

179

18. L’IMMAGINAZIONE

183

Conclusioni

189 Riferimenti bibliografici 193

Ringraziamenti

IX



Prefazioni I colori del cuore di Marcello Schmid rivela il desiderio di una ricerca profonda all’interno dell’immensa cultura della tradizione cinese, c’è un desiderio antico che richiama all’unità, all’olismo nel senso più ampio del termine. Non desta meraviglia il riscontro di un’identità di visione con una cultura antichissima come quella vedica, propria dell’India. Atman, anima in sanscrito e Shén, spirito in cinese identificano la medesima realtà, quella scintilla divina che richiamando l’uomo a sé lo guida sulla via della guarigione del corpo e della psiche. Ben detto, perché chi veramente fa ammalare è la psiche, l’Io con i suoi bisogni di autoaffermazione, lente che deforma continuamente la realtà distorcendone la percezione. Lo spirito ha sede nel cuore e, nei suoi attributi di eternità, coscienza e felicità, è la navicella di salvataggio che riconduce al porto. Come afferma l’autore: “Il cuore è il testimone immutato di un vissuto cangiante”. Lo studio dello Shén, con le sue fasi fondamentali e i movimenti energetici associati è completato dall’esposizione accurata delle sette emozioni, delle tipologie psicologiche in base ai cinque movimenti e ai sei livelli energetici, e infine della modalità di interpretazione dei sogni. Un manuale rigoroso, che trae dalla tradizione più antica le proprie affermazioni e riflessioni per consentire al lettore di immergersi nella psicologia umana dal punto di vista della Medicina Tradizionale Cinese, compito non facile ma sicuramente svolto con passione, abilità e cuore. Catia Trevisani

XI


I COLORI DEL CUORE

Ho incontrato Marcello Schmid più di quindici anni fa nel corso di un lavoro di gruppo sullo spirito del pensiero e della medicina cinese, nel Nord Italia. Durante questi anni ci siamo ritrovati regolarmente in un’ottica di insegnamento e di scambi informali basati sull’ascolto, il lavoro corporeo (Dao Yin), la traduzione commentata dei grandi testi del pensiero e della medicina cinese. Marcello, integrando un certo numero di proposizioni teoriche e pratiche, ha intrapreso la sua investigazione e arricchito la sua comprensione del movimento della vita e della coscienza, a partire dai dati universali trasmessi dalla medicina cinese. I colori del cuore rappresenta una sintesi al contempo progressiva e ricca sull’equilibrio energetico dell’essere umano, a partire dallo Yin Yang, le Tre “Potenze” (San Cai), i Cinque Agenti (Wu Xing), dalle forme climatiche, alimentari ed emozionali, meglio, passionali che ne risultano. I grandi movimenti esistenziali che condizionano lo sviluppo della vita e della coscienza sono qui trattati, così come le tipologie degli esseri umani secondo i Cinque Agenti. Auguro il riscontro di pubblico che merita a questo bel lavoro, contemporaneamente documentato e creativo, e spero che sia solamente l’inizio di una futura serie. dott. Jean Marc Eyssalet

Jean Marc Eyssalet, medico, agopuntore e sinologo. Ha scritto: Les Cinq Chemins du Clair et de l’Obscur, Shen ou l’Instant Créateur, Le Secret de la Maison des Ancêtres, Montée des Nuages Descente des Pluies, La Rumeur du Dragon et l’Ordre du Tigre, Dans l’Océan des Saveurs, l’Intention du Corps, Émergence et Immersion du Souffle et du Désir, Diététique énergétique et médecine chinoise.

XII


PREFAZIONI

Il bel titolo scelto per questo suo libro da Marcello Schmid mi ha ricordato una frase del Dalai Lama: Tutti i fenomeni, sia quelli interni come il dolore, che quelli esterni, come il colore, sembrano avere un’esistenza assoluta e indipendente. Se, però, andiamo ad analizzarli a fondo, ci accorgiamo che non è così. Il che non significa negarne l’esistenza. Le cose ci sono, ma hanno soltanto un’esistenza relativa e interdipendente.

È di questa interdipendenza, inscritta nella nostra stessa natura di esseri viventi, di cui ci parla l’autore. E per invitarci a liberare il nostro giudizio dalle tante separazioni operate dal pensiero occidentale – prime fra tutte, quelle nel nostro stesso corpo fra gli aspetti psichici e quelli anatomici, e le loro parti componenti – ci invita a seguirlo nella conoscenza dei fondamentali principi dell’antica sapienza cinese riguardo alla natura umana. Si tratta indubbiamente di un approccio originale, del quale, tuttavia, non si dovrebbe cogliere soltanto l’aspetto esotico. Per quanto provenienti da una cultura remota nel tempo e nello spazio, si tratta di principi conoscitivi – che sarebbe riduttivo considerare un sapere medico – che possono aprirci a nuovi modi di riflettere sulla nostra condizione, a intervenire su di essa per stimolarne le potenzialità ed eventualmente attivare interventi terapeutici. Se tale apertura avrà aiutato a cogliere le rigidezze di un sapere medico e psicologico occidentale, parcellizzato e tecnicistico, avrà svolto un compito indubbiamente utile. Occorre, tuttavia, tenere presente un principio cardine del pensiero orientale che lo stesso Schmid ci ricorda, a proposito dell’opposizione dinamica e vitale tra Yin e Yang: ogni dualismo cela un’unità fondamentale, spesso invisibile alla vista offuscata della nostra condizione. Dopo avere criticato la separazione tra le “due culture”, quella umanistica e quella scientifica, all’interno del pensiero occidentale, si dovrebbe evitare di reificare un’opposizione tra la scienza occidentale e la sapienza orientale quale si è venuta costituendosi per fenomeni storici, e gettare un ponte, basato sull’universalità della condizione umana dietro le tante differenze e sulla comune ricerca della conoscenza. XIII


I COLORI DEL CUORE

La conoscenza dei saperi custoditi di altre culture non dovrebbe portare ad una separazione dalla propria per insoddisfazione di fronte ai suoi evidenti limiti, ma piuttosto alla ricerca di quell’interdipendenza di cui parlava il Dalai Lama. È il principio del relativismo che dovrebbe essere una linea-guida alla ricerca della conoscenza da qualunque parte la si prenda, da est piuttosto che da ovest, e che oggi è invece tanto impopolare, in un mondo che tende a rinchiudersi nei propri fondamentalismi, che siano religiosi, politici o, appunto, filosofici e scientifici. Mi si lasci allora citare ancora una volta, in proposito, il pensiero illuminato del Dalai Lama. In uno degli incontri con scienziati occidentali promosso dal Mind and Life Institute, arrivò a dire: Scienza e buddismo condividono una medesima ricerca della verità e comprensione della realtà. Qualora la scienza dimostrasse che qualche principio del buddismo è sbagliato, allora il buddismo dovrebbe cambiare.

Difendere il proprio punto di vista è legittimo, ma aprirsi a quello dell’altro può spesso aprirci la via a nuove conoscenze, oltre a essere, eticamente, un comportamento empatico e virtuoso. Promuovere un relativismo laico delle idee dell’uomo sul mondo sugli altri uomini e su se stesso, può essere considerato il compito dell’antropologia culturale, quella disciplina che Marcello Schmid ha seguito con passione nel corso dei suoi studi e di cui sembra di poter cogliere fertile traccia nel suo percorso intellettuale, come mi pare dimostri questa sua recente opera. prof. Antonio Marazzi

Antonio Marazzi, Professore ordinario di Antropologia Culturale (Facoltà di Psicologia, Università degli studi di Padova, Dipartimento di Sociologia). Membro della Commissione Attività Internazionali di Ateneo. Rappresentante della IUAES (International Union of Anthropological and Ethnological Sciences) presso il Comité International de Philosophie et Sciences Humaines dell’UNESCO.

XIV


Indicazioni sulla pronuncia cinese I caratteri cinesi utilizzati sono quelli tradizionali, vale a dire non semplificati, per non perderne il fascino, la bellezza estetica e la profondità etimologica. La traslitterazione dei caratteri cinesi adottata è quella ufficiale della Repubblica Popolare Cinese, PinYin. Basandoci quindi sul PinYin, vediamo alcune chiavi per la pronuncia in italiano. Tralascio volutamente tutto il capitolo dei quattro differenti toni che caratterizzano le sonorità di questa lingua, poiché estremamente difficili da rendere per iscritto, sebbene da me riportati nella seguente opera, per completezza e chiarezza nei confronti di chi conoscesse la lingua cinese. Vocali a:

come in italiano, tranne che nella finale -ian, che si pronuncia, allora ‘-ien’.

e:

come in italiano solo quando preceduta da i-, u-, sh-, zh-, altrimenti simile alla ‘eu’ francese.

i:

come in italiano, ma se preceduta da c-, ch-, r-, s-, sh-, z-, zh- e non seguita da altra vocale o consonante, diviene muta.

o:

suona come la ‘o’ aperta della nostra pronuncia. Quando si trova a precedere -ng (come in Gong) diviene quasi una ‘u’ (‘Kuņ’).

u:

come in italiano, tranne quando sia preceduta da n-, j-, q-, x- (es. Nu, Ju, Qu, Xu). In tali casi, si legge ‘ü’ come nel tedesco (mentre Su si pronuncia come in italiano). Il dittongo -ui, si pronuncia, invece, ‘-uei’.

Consonanti, composti e dittonghi b:

è una via di mezzo tra il suono ‘b’ e ‘p’.

c:

suona come la nostra ‘z’ aspra di ‘ozio’.

ch:

‘c’ dolce come ‘cielo’.

d:

una via di mezzo tra il suono ‘d’ e ‘t’.

f:

come in italiano.

1


I COLORI DEL CUORE

g:

una via di mezzo tra il suono ‘g’ e ‘k’.

h:

aspirata.

-ian: si legge ‘ien’. -iong: si legge ‘iuņ’. j:

una via di mezzo tra la ‘c’ e la ‘g’ dolci.

k:

una via di mezzo tra la ‘c’ dura (quindi anche ‘k’) e la ‘g’ dura.

l:

come in italiano.

m:

come in italiano.

n:

è una ‘n’ poco pronunciata quando si trova da sola in finale di sillaba (es. Xian, pron. ‘ssie(n)’).

p:

una ‘p’ molto pronunciata, tanto da finire quasi aspirata.

q:

come la nostra ‘c’ dolce; un po’ sibilante.

r:

assomiglia molto alla ‘r’ della pronuncia siciliana.

s:

s dura come in italiano ‘sempre’.

t:

molto pronunciata, tanto da terminare aspirata.

w:

come la nostra ‘u’ (es. Wan, pron. ‘uan’).

x:

assomiglia al nostro ‘sc’, sibilante (es. Xi, pron. ‘sci’).

y:

come la nostra ‘i’.

yan:

si pronuncia ‘ien’.

z:

come la nostra ‘z’ dolce (es. Zàng, pron. ‘tsaņ’).

ng:

suona come una ‘n’ nasale, pronunciata.

2


Premessa Questo libro ha lo scopo di presentare uno sguardo del tutto particolare – per noi occidentali, quantomeno – sull’uomo. Potrà sembrare un’opera per “tecnici” (psicologi, medici o terapisti di altra origine), ma mi piace pensarla come un ampliamento della conoscenza sull’uomo in generale, e quindi per tutti quelli che sono mossi da interesse o semplice curiosità per la comprensione dell’essere umano. Ritengo necessario un ampliamento perché siamo troppo spesso vittime di un solo modo, univoco, di pensare e pensarci. Che lo si voglia o meno, molti di noi hanno una conoscenza del mondo (e quindi anche di se stessi) parziale, basata esclusivamente sul cosiddetto “pensiero occidentale”, frutto di una storia e di una cultura millenaria che peraltro non deve essere rinnegata, semmai ridimensionata, ricordando che non sono l’unica storia e l’unica cultura che si siano espresse sul pianeta. Qui siamo coinvolti noi stessi e non è, perciò, il caso di accontentarsi di “sentire una sola campana”. Il confronto e l’arricchimento con altre culture e modi di pensare oggigiorno pare ormai essere un imperativo, per creare una nuova coscienza di sé e dei popoli. Uno dei pensatori più illuminati dei nostri tempi afferma: Ogni questione umana che non tenga conto dell’interculturalità rivela ancora la sindrome colonialista, cioè mono-culturale, e non può trovare una risposta soddisfacente perché mal impostata. […] Conoscendo un solo linguaggio sarà molto difficile distinguere il vocabolo dal proprio significato. Il nome è la cosa, ma se questa ha un solo nome chi nega il nome nega la cosa. […] Parmenide ha fatto credere (dico credere) a praticamente tutto l’Occidente che c’è una relazione intrinseca (se non di identità) tra l’essere (to on) e quello che il pensiero (nous) costruisce, produce, scopre, dice… pensa su di esso. In parole povere, che le nostre idee sulla realtà sono quanto meno un’immagine della stessa, così che ciò che la scienza e la teologia affermano non è una mera astrazione, ma che questa astrazione riflette la realtà. […] Detto altrimenti, tanto il pensiero cristiano quanto il pensiero scientifico pretendono di dire qualcosa sulla realtà. […] La scienza moderna non pretende di dirci che cosa siano le cose, ma 3


I COLORI DEL CUORE

solamente di descriverci i comportamenti (regolari, nel limite del possibile) delle cose. […] L’evoluzionismo, in effetti, crede di aver compreso un fenomeno quando lo vede dispiegato, disteso nel tempo o esteso nello spazio. Nessuna cultura può forse insegnare niente alle altre, ogni cultura può e deve apprendere molto dalle altre. […] Il che non significa lasciarsi ammaestrare né tantomeno colonizzare. Imparare vuol dire assimilare senza perdere la propria identità1.

E infatti, molti di noi (anche, e forse per primi, i professionisti del settore) credono di poter conoscere un individuo quando ne hanno conosciuto i dati storici. Per alcuni comprendere un’emozione o un comportamento (la psiche), sembra implicare sapere cosa è accaduto nel passato di una persona. Perfino nei rapporti interpersonali diciamo di conoscere il prossimo quando siamo al corrente di ciò che ha fatto, fino a quel momento, nella sua vita. E quanto più la nostra indagine si spinge nel suo passato, tanto più crediamo di conoscere quest’individuo. Salvo poi trovarsi, in certi frangenti, a dire con stupore: “Pensavo di conoscere tutto di Tizio…” e invece ci si accorge di non sapere, profondamente, nulla. E questo è un modo (evoluzionista) di concepire le cose. Nulla da dire; nulla da obbiettare. Esiste anche quello; ma forse c’è dell’altro e credo sia necessario porsi delle domande. Ciò è ancora più necessario quando ci si trova a che fare con persone intelligenti e brillanti (e questo è frequente nella pratica clinica psicologica), che sanno benissimo quali sono le cause del loro malessere, e tuttavia questa conoscenza storica non le aiuta affatto. Come ci ricorda Panikkar, la scienza moderna è epistêmê e non gnôsis. Si tratta cioè di una certa conoscenza di un particolare aspetto della realtà e non una certa consapevolezza della realtà2. Manca lo spazio alla conoscenza (consapevolezza) intuitiva, aggiungerei, ed è interessante a tal proposito la distinzione tra com-prendere e in-tendere. Il comprendere – dice ancora Panikkar – è razionale e richiede la “riduzione” a un’unità intelligibile. La ragione fissa e imprigiona il proprio oggetto. L’intendere, invece, implica piuttosto un’intesa che supera la comprensione. In questo caso l’intelletto non imprigiona ma si avvicina alla cosa3.

4


PREMESSA

I problemi profondamente umani non sono enigmi matematici che possono avere una soluzione teorica. Hanno bisogno dell’unione tra prassi e teoria4.

Spero che gli argomenti delle pagine che seguono possano essere colti come un “avvicinamento alle cose”. Credo pertanto che per una corretta lettura di questo lavoro occorra un approccio più intuitivo che razionale-analitico. D’altronde è proprio da tale modo di procedere che sono sorte in me le prossime considerazioni e a questa stessa “intuizione” mi auguro che possano lasciare spazio. La mia particolare esperienza intima è ciò che ha mosso, muove e sempre muoverà i miei discorsi. Non cercate qualcosa di simile a ciò che sono i costrutti scientifici, perché non lo troverete in queste pagine, ma cercate piuttosto qualcosa di più profondo, esistenziale. La conoscenza data da nuovi stati di coscienza è, anch’essa, sempre sperimentale, ma questa esperienza non è più comune a molta gente; non è verificabile che dai conoscenti con eguale evoluzione di coscienza. In altre parole, questa conoscenza implica l’evoluzione del conoscente, il suo accesso a livelli di conoscenza sempre più elevati. Per coloro che partecipano dello stesso livello, la conoscenza è obiettiva. Ma, contrariamente, i suoi dati sono avvertiti come soggettivi da quanti non si sono “liberati” dalla prigione, nelle cui categorie il nostro mondo […] tiene prigioniera la nostra mente. Solo a queste ultime appartiene il dualismo obiettività/soggettività che denuncia una conoscenza che non tiene in nessun conto la “salita della scala”. […] Al suo apice qualsiasi dualismo scompare. […] Precisiamo […] che questa qualità del conoscente, alla quale facciamo appello, è quella del suo essere interiore, del suo essere in cammino verso il “nocciolo” partecipe del mondo dell’unità archetipale non manifesta. Soltanto con questo essere possiamo accostare il mistero dell’uomo, altra faccia del mistero divino. Mi riferisco all’essere che si è spogliato dell’“Io” abitualmente cristallizzato nella cultura, nell’erudizione o nell’etica del suo ambiente esteriore, che ha rinunciato ad ogni intelligenza intellettuale, e che entra nell’esperienza vissuta. Allora, dando all’oggetto della meditazione la potenza di essere, il conoscente, all’improvviso, è rapito dal conosciuto, diviene oggetto meditato da quest’ultimo. A poco a poco si cancella ogni distanza tra conosciuto e conoscente5.

5


I COLORI DEL CUORE

“Conoscenza” non equivale a “conoscenza razionale”, così come “razionalità” non equivale a “intelligibilità”. Ci sono molte forme di razionalità ma ci sono anche tante forme di intelligibilità e, al di sopra di ambedue, ci sono molte altre forme di consapevolezza. Possiamo considerare la razionalità come un metodo che ci porta a una specie di evidenza razionale e, per contro, la conoscenza come una consapevolezza di cose non necessariamente intelligibili razionalmente. Il campo della conoscenza è più ampio del campo della scienza6.

Tanto più che la pretesa scientificità della psicologia sembra una contraddizione di termini. Dando per scontato che per scienza intendiamo ciò che è misurabile e ripetibile (quindi “oggettivo”), sarebbe come rincorrere l’“oggettività-della-soggettività”! Se vogliamo avvicinarci alla comprensione di una persona, occorre “intuire” la sua soggettività, si parla di “em-patia” oppure di “sim-patia”, oppure di “amore”, come la stessa De Souzenelle, citata così di frequente in questa mia premessa, più volte conferma (“Forse un amico che mi vuole bene mi aiuterà di più a conoscere me stesso – chi sono – che cento analisi scientifiche”)7. Fino ad oggi, nell’attuale civiltà, abbiamo provato ad afferrare il mondo e i suoi misteri con lo strumento dell’intelletto. Abbiamo in tal modo osservato il mondo come un bambino guarda un giocattolo meccanico, del quale smonta tutti gli ingranaggi per capirne i segreti. Abbiamo posto l’uomo e il mondo come due oggetti eterogenei, come due entità estranee l’una all’altra, considerando colui che conosce (l’uomo) e l’oggetto da conoscere (il mondo) come irriducibili l’uno all’altro. E quando l’oggetto da conoscere si chiama “scienze umane”, arriviamo all’assurdo che l’uomo ha studiato l’uomo senza sapere per definizione di quale strumentazione disponeva per operare, per conoscersi8.

Già la filosofia, ormai, si è frequentemente arresa alla forza assertiva della scienza e si è portata verso una pura razionalità, una sterile speculazione cerebrale. Non vorremmo che ciò accadesse anche alla psicologia (in realtà è già accaduto) perché essa, veramente, deve incontrarsi con l’essere umano e con tutto il suo carico di soggettività.

6


PREMESSA

La conoscenza scientifica è una forma molto particolare e limitata non solo di approccio alla realtà ma anche di pensiero. […] Si tratta, in effetti, di una conoscenza possibile senza amore, che ha abbandonato la pretesa di conoscere e che si è limitata a stabilire delle leggi sul comportamento dei fenomeni. Il trionfo della nostra attuale era scientifica ha convertito il pensiero scientifico in paradigma di ogni pensiero: la sua influenza in tutti gli altri rami della conoscenza, filosofia compresa, è innegabile. […] La conoscenza scientifica è un fattore conoscitivo di prim’ordine. Ma […] esistono molte altre forme di conoscenza non riducibili alla conoscenza scientifica. I limiti del pensiero scientifico non si riducono tuttavia al numero limitato dei suoi oggetti, ma anche alla forma limitata del suo metodo. […] La limitazione del pensiero è duplice: non tutta la realtà è scientificamente pensabile; esistono altre forme di pensiero che ci svelano altri aspetti della realtà; non tutta la realtà è pensabile; anche se c’è un pensiero non scientifico che ci apre alla verità, il pensiero non esaurisce l’Essere o la realtà. […] Tuttavia nella prassi di una gran parte dell’umanità la vita si presenta talmente complicata che lascia poco tempo per coltivare ciò che i latini chiamavano otium e che oggi è considerato quasi un vizio – inteso però come fannulloneria. Non stupisce allora che coltivare lo Spirito in se stessi sia passato in secondo piano e diventato la specializzazione quasi di una casta. […] Se prima abbiamo segnalato e criticato le indebite estrapolazioni della scienza, ora riconosciamo che esse sono state e continuano a essere perpetrate anche da un certo “pensiero cristiano”9.

7



Introduzione Cominciamo con il dare un’interpretazione degli Organi e dei Meridiani nella concezione più “pura” dell’Energetica Cinese. La definisco con “pura” in quanto radicata in una storia e in una cultura (o forse un’antropologia culturale) antica di millenni e per questo profonda, ricca e, come tale, vicina a intuizioni mistiche quasi primordiali, come lo sono state quelle dei padri del taoismo. Purtroppo oggigiorno i tentativi di sradicarla e addirittura di negarla non si contano. I medici occidentali (a cui è spesso affidato questo sapere non-solo-medico) fanno fatica a forzare la loro formazione pluriennale fatta di “scienza”, biochimica e meccanicismo per adottare un punto di vista che può giungere fino allo spirituale. E – cosa ancora peggiore – gli stessi medici cinesi sembrano inseguire fortemente i favori della scienza moderna. Forse perché figli della Rivoluzione Culturale, che ha quasi annientato i gioielli della tradizione; forse perché ormai la forma di pensiero dominante e accettata in quasi tutta l’umanità è quella occidentale-scientifica-cristiana (anche senza essere occidentali, scienziati o cristiani). Salvo il fatto che, a ben vedere, non sia la più praticata. Zàng-Fù e meridiani come “assi esistenziali” Molti di coloro che si occupano di Medicina Tradizionale Cinese, si fanno spesso trarre in inganno – sebbene involontariamente – dal fatto che nella nomenclatura delle fondamentali strutture energetiche si usano termini che definiscono strutture concrete come cuore, fegato, intestino ecc., che fanno quindi riferimento agli organi interni che tutti conosciamo. L’errore consiste nel farsi fuorviare da queste “etichette” e riportarle alla nostra esperienza e conoscenza corrente e precostituita, perpetrando proprio quell’univocità culturale – o vero e proprio “colonialismo culturale”, in questo caso – di cui si è parlato sopra (“Conoscendo un solo linguaggio sarà molto difficile distinguere il vocabolo dal proprio significato. Il nome è la cosa, ma se questa ha un solo nome chi nega il nome nega la cosa”)10.

9


I COLORI DEL CUORE

Allora, ad esempio, quando si parla di Fegato, la mente va immediatamente alle conoscenze che la nostra medicina ha dell’organo (o del senso comune occidentale, derivante da quest’ultima), con la sua anatomo-fisiologia e bio-chimica. Occorre invece dare notevole risalto al fatto che nella fisiologia Energetica Cinese (tradizionale) ogni Organo e Viscere, con il suo Meridiano è un vero e proprio “asse esistenziale”11. Questo significa che se ci si addentra nell’Energetica, il fatto che si usi il nome di un organo non ci autorizza a fare unico riferimento a questa struttura anatomica o fisiologica – “di carne” – con le sue funzioni note alla nostra medicina: bisogna rompere le categorie e ampliarle notevolmente. Per ogni organo abbiamo infatti un’intera rubrica che comprende sì aspetti anatomici, fisiologici, metabolici, funzionali, ma anche psicologici, comportamentali, energetici, fino a quelli “spirituali” (tutti legati da un filo analogicosimbolico): in buona sostanza, tutto ciò che costituisce l’esistenza di un individuo. O meglio, questa esistenza, lo “stare al mondo” dell’individuo, viene suddiviso in cinque aspetti, cinque rubriche fondamentali: i Cinque Movimenti12. Tutto questo è un Organo in medicina cinese. Il suo Meridiano ne è una diramazione, un’antenna (di trasmissione e ricezione) che ci permette di entrare in comunicazione con lui. Ecco perché si parla di “asse esistenziale”. Il corpo […] parla a livello dell’organo significante l’origine del turbamento e lo manifesta. Parla, vive questo corpo; trasmette l’esigenza di crescita del nucleo dell’essere di cui ogni cellula è portatrice e fatta per sprigionarne l’energia. La sua finalità è il “corpo divino”13.

Gli aspetti più legati al corpo, quelli cosiddetti “medici” della bioenergetica cinese, sono piuttosto noti – ad esempio a chi si occupa di agopuntura, o agli ShiaTsuKa – perlomeno nei tratti generali14. Quello che voglio considerare ora è invece l’ambito più sottile delle emozioni e delle caratteristiche comportamentali. Dare delle chiavi di lettura energetiche dei fenomeni emotivi, psicologici o comportamentali/relazionali, aspetto tristemente trascurato di quest’affascinan-

10


INTRODUZIONE

te scienza dell’uomo. Questo ancora non esaurisce il campo di conoscenza di questa metapsicologia, ma non è scopo di questo libro andare oltre… Si tratta di un ambito sottile e delicato, per il quale si può solo in parte fare affidamento a ciò che viene reso esplicito e direttamente citato nei classici della Medicina Tradizionale Cinese (MTC). Per completare la conoscenza, occorre spesso fare dei raffronti tra diverse fonti e differenti discipline della tradizione del “Paese di mezzo” e spingersi verso un’analisi interpretativa; evincere, quindi, ciò che non è direttamente detto da questi libri di straordinario fascino lasciandosi guidare dall’intuizione, oltre che dalla conoscenza. Abbiamo contratto, in Occidente, la sterilizzante malattia di imprigionare le nostre conoscenze-informazioni nell’intelletto e di usarle solo per ispessire sempre più i muri della nostra prigione, dove rannicchiarci con illusorie sicurezze15.

L’essere umano, in quanto parte integrante del cosmo, e fondamentalmente non separato da questo, risponde alle stesse sue leggi: nel corpo così come nella mente e nello spirito. Ma è opportuno ricordare che gli antichi cinesi avevano suddiviso il manifestarsi della natura prima di tutto in due qualità essenziali (Yīn e Yáng), e poi in cinque dinamiche fondamentali (Wǔ Xíng)16. Allora l’uomo – che la rispecchia fedelmente – è soggetto alle stesse modalità, agli stessi “movimenti”. Risponde, in primo luogo, alla legge dello Yīn e dello Yáng (la legge del TàiJí)17, sia nella struttura stessa dell’organismo, sia nelle sue funzioni, in salute come nella patologia. Gli Organi e i Visceri (Zàng e Fù), e così la qualità delle loro energie, delle loro tonalità emotive e qualità spirituali, si confanno alla già citata legge dei Cinque Movimenti, inseparabile e derivante da quella dello Yīn-Yáng (TàiJí). Siamo qui in un ambito a cavallo fra il concreto e il simbolico, è il simbolo nella sua funzione concreta, nel suo manifestarsi, “incarnarsi”. È necessario recuperare la forza del pensiero simbolico anziché limitarsi a pensare concetti ed essere perciò obbligati a pensare solo con i concetti, com11


I COLORI DEL CUORE

binando la loro compatibilità secondo le leggi della logica – e peggio ancora se i concetti si traducono in segni algebrici. […] Scoprire la realtà che il pensare simbolico ci svela è un cammino ancora da percorrere nella cultura scientifica18.

Note Panikkar R., La porta stretta della conoscenza, pp. 48-53, 92-93 [grassetto mio]. Cfr. Ivi, p. 57. 3 Cfr. Ivi, pp. 82-83. 4 Panikkar R., Beata semplicità, p. 142. 5 De Souzenelle A., Il Simbolismo del Corpo Umano, pp. 20-21. 6 Ivi, pp. 92-93, 206, 211 [grassetto mio]. 7 Ivi, p. 150. 8 Ivi, p. 17. 9 Panikkar R., La porta stretta della conoscenza, pp. 92-97 [grassetto mio]. 10 Vedi la citazione di Panikkar a p. 3. 11 D’ora innanzi mi riferirò alle strutture energetiche con l’iniziale maiuscola (es. “Organo” o “Reni”), per differenziarle dalle strutture anatomiche (es. “organo” o “reni”). 12 Cfr. Schmid M., Il Soffio della Vita, p. 93 e sgg. 13 De Souzenelle A., Il Simbolismo del Corpo Umano, p. 11. 14 Per questo genere di argomenti si rimanda ai consueti libri di agopuntura e medicina cinese. 15 De Souzenelle A., Il Simbolismo del Corpo Umano, p. 149. 16 Per un approfondimento della teoria Yīn/Yáng e per il concetto di Uomo in rapporto a questi “poli”, rimando ancora a Schmid M., Il Soffio della Vita, p. 40 e sgg. 17 La legge dell’alternanza di Yīn e Yáng e delle loro trasformazioni. Questa “visione mistica” del corpo – come la definisce lo Schipper – è peculiare del taoismo ed è servita come riferimento fondamentale per l’arte medica. Così i precetti del taoismo e quelli dell’igiene e della medicina concordano a tal punto che a volte è difficile distinguerli. Molti medici famosi nella storia cinese erano stati, infatti, taoisti. 18 Panikkar R., La porta stretta della conoscenza, p. 222 [grassetto mio]. 1 2

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Prima parte I fondamenti



1 Lo Yīn e lo Yáng

I soffi puri salirono in alto, gli impuri si riversarono in basso; i primi diedero forma al cielo, i secondi alla terra1.

Abbandonata la visione unitaria della realtà (che peraltro è la visione primaria, illuminata, e a cui sempre occorrerebbe poter tornare), si presenta dapprima una modalità che suddivide la creazione semplicemente in due: per tradizione Yīn

e Yáng

.

Il simbolo del TàiJí può essere applicato all’universo e a tutti gli esseri; esso è il principio naturale del movimento perpetuo: nascita, crescita, diminuzione, annientamento, dell’alternarsi dello Yīn e dello Yáng. Tutti gli elementi dell’universo, dai più grandi, come le stelle, ai più piccoli, come gli atomi, si muovono nelle trasformazioni dello Yīn e dello Yáng2.

Questa coppia è il simbolo assoluto a cui tutte le dualità si rifanno ed è il simbolo della Terra e del Cielo, dell’ombra e della luce, della donna e dell’uomo... Prima del suo noto significato filosofico, Yīn significava ‘ombra’, ‘buio’, ‘nuvoloso’, ma anche ‘femmina’ e ‘segreto’. Il carattere

è stato descritto come indicante

la parte in ombra della collina, essendo composto da Fù dal fonetico

, Yīn, che significa ‘nuvoloso’ (

All’opposto, Yáng

(‘collina’ o ‘monticello’) e

, Yún, significa, infatti, ‘nuvola’).

è stato indicato come essere la parte in luce della suddet-

ta montagnola, in quanto il fonetico Yáng che si affaccia sopra la linea dell’orizzonte (

è composto dal sole (

) mattutino

) e diffonde i suoi raggi (

)3.

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I COLORI DEL CUORE

La vita si manifesta a noi […] per opposizione o complementarità: tenebre e luce, silenzio e parola, freddo e caldo, femminile e maschile… Questa manifestazione è il risultato dell’opera della creazione il cui oggetto è essenzialmente una separazione nel senso di “distinzione” a partire dall’unità primordiale. […] Tale distinzione è solo apparente. È l’immagine stessa della manifestazione divina che procede per antinomie: immobilità e sorgente di tutti i movimenti, essere e non-essere… Il divino si afferra a partire da queste contraddizioni, colte insieme nel loro giusto rapporto da parte del conoscente4.

Due modalità, o qualità, impensabili una senza l’altra, proprio come il giorno e la notte: non è possibile pensare il primo senza la seconda; in altri termini, descrivono delle situazioni interdipendenti che coesistono e possono apparire in alternanza o anche simultaneamente. La loro espressione è sempre relativa e questo dipende dal punto di vista assunto per osservare una situazione. Questo è quello che si chiama TàiJí

, il ‘Supremo Limite’, la ‘Vetta Suprema’, oppure, più

liberamente, la ‘Suprema Polarità’. Ogni movimento vitale possiede un ritmo che risponde alla legge dei due poli. La già altrove citata metafora dell’Eyssalet del lancio di una palla ritorna utile: il movimento di questa verso il cielo e verso l’apice della sua corsa, esprime la fase crescente e propulsiva (Yáng) dell’Energia, Qì. La sua discesa verso il suolo esprime, per contro, la fase decrescente e di ripiego (Yīn) di questo Soffio Vitale5. E siccome questo ritmo è incessante, dalla terra la palla prenderà l’impulso per il rimbalzo e una nuova risalita6.

Yáng

Yīn

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LO YĪN E LO YÁNG

Sotto il nome Yáng poniamo quindi la fase di messa in tensione, di crescita e di espressione, ma anche ciò che possiede dinamica attiva, ascendente e verso l’esterno. Nel diagramma (da considerarsi come il tracciato di un movimento che si dipana in senso orario), si trova sul lato sinistro e in alto. Questa è la direzione della salita del vapore al cielo, del riscaldamento della materia più solida per giungere allo stato più libero, dinamico e anche “spirituale”. Designiamo, invece, come Yīn la fase di dis-tensione, di de-crescita e di ritiro. Sarà quindi tutto ciò che (rispetto a un termine di paragone) risulti più passivo/ ricettivo, discendente e che tende a celarsi verso l’interno. Questo “condensarsi” deve essere posto sul lato destro (e in basso) del disegno del TàiJí. È la fase Yīn: l’“inspirazione” del cosmo. Qui si ha l’acquisizione di una forma, il passaggio dallo stato più etereo, gassoso, o “spirituale”, a quello più concreto e solido. Il diagramma del TàiJí (TàiJí Tú), oltre a un’analisi della vita concreta e manifesta, si presta anche a un’interpretazione che vede sdoppiarsi due piani dell’esistenza. Ciò è molto importante, poiché la seguente implicazione ritornerà di frequente in questo studio. Notiamo, infatti, che già si delineano quattro direzioni. Infatti, si è parlato di destra e sinistra, ma anche di alto e basso. Se tracciamo un asse alto/basso, questo rappresenterà anche un piano di intendimento che riguarda l’Assoluto. Le qualità che “risiedono” nei due estremi di

Shén Spirito

Qì Energia

Jīng Principio Vitale Asse verticale del TàiJí: l’Assoluto 17


I COLORI DEL CUORE

questo riferimento sono infatti lo Yáng assoluto e lo Yīn assoluto, in quanto legati anche a un piano trascendente. Qui troviamo Shén (lo Spirito), in alto e Jīng (il Principio Vitale), in basso, due dei fondamenti dell’esistenza non manifesta, assieme a Qì (l’Energia Vitale), al centro. I tre assieme formano un’unità trinitaria, riferentisi cioè all’Uno che si fa trino. Il piano orizzontale, invece, è maggiormente legato all’esistenza immanente, quindi alla manifestazione concreta in un individuo storicamente dato.

Azione

Qì Energia

Forma

Asse orizzontale del TàiJí: l’Immanente

Se torniamo a un esame più semplice (fermandoci per ora alla vita concreta)7 e trasferiamo i concetti base allo studio dell’uomo, vediamo che la struttura stessa del nostro organismo è basata sulla legge del TàiJí: tutti gli organi e i tessuti sono connessi e possono essere divisi nei due aspetti Yīn e Yáng. Dice infatti il SuWen: Quindi l’uomo dovrebbe corrispondere a questo sistema: lo Yīn e lo Yáng dell’uomo sono (disposti in ordine) tali che all’esterno c’è lo Yáng, e all’interno c’è lo Yīn. Yīn e Yáng nel corpo umano (sono disposti) in modo che Yáng è la schiena e Yīn è la parte frontale. Yīn e Yáng dei (cinque) visceri [Zàng] e dei (sei) organi cavi [Fù] sono (disposti) in modo che i visceri sono Yīn e gli organi cavi sono Yáng8.

Volendo addentrarci nelle implicazioni psicologiche di queste premesse, possiamo dare una prima suddivisione qualitativa di personalità che tendano verso un polo o verso l’altro. Oppure, anche senza voler essere indicatore di caratteristiche 18


LO YĪN E LO YÁNG

stabili – tale suddivisione in Yīn o Yáng può essere semplicemente il metro di misura di uno stato temporaneo dando delle linee guida di comprensione. Ovviamente possiamo cominciare col dire che valutare un individuo come Yáng, significa decisamente attribuirgli una connotazione di attività. Probabilmente sarà anche “sveglio”, rapido nel pensiero e nei gesti, deciso, estroverso; e magari avrà anche una personalità calda e aperta; forse anche maschile o mascolina e che “guarda avanti”. D’altra parte, quando manca equilibrio con lo Yīn, una persona Yáng può anche non avere i “piedi per terra” ed essere nervoso, iperattivo, marcato da agitazione. Così la sua estroversione e apertura potrebbero portarlo a essere troppo pronto all’azione e poco presente a se stesso e alla realtà, poco centrato su di sé. La tendenza, come si vedrà più avanti, sarà verso un eccesso del carattere Legno e Fuoco. Al contrario, una valutazione che propende per lo Yīn connota una persona più ricettiva, più introversa o, addirittura, remissiva. Può essere lenta nei movimenti e pacata (fino all’indolenza) ma anche concreta e pacifica. Riflessiva, meno propensa all’azione, talvolta con pochi slanci verso un’evoluzione e sublimazione delle sue energie “terrene”. Tendenzialmente potranno esserci marcati segni del Metallo e dell’Acqua nel suo modo d’essere. Ritengo non sia necessario dilungarsi molto su queste considerazioni, poiché a questo punto è sufficiente aver chiaro a cosa si allude con i termini Yīn e Yáng: le loro manifestazioni saranno infinite. Da un primo sguardo in base alla differenziazione in due semplici categorie, possiamo passare a un ampliamento e raffinamento di analisi. Gli Organi e i Visceri (Zàng e Fù), e così la qualità delle loro energie, infatti si confanno anche a un’altra regola, diretta conseguenza di quella appena considerata del TàiJí, ovvero l’alternanza di Yīn e Yáng; quest’ulteriore e più fine legge è quella dei Cinque Movimenti.

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Dal 2005 Edizioni Enea collabora insieme a Scuola SIMO con un obiettivo preciso: fornire contenuti di qualità per promuovere la salute di corpo, mente e spirito. Pubblichiamo libri destinati a naturopati e operatori della salute, ma anche a semplici appassionati e curiosi. Ci occupiamo di scienza ma anche di spiritualità, integrando i più grandi insegnamenti di Oriente e Occidente. Guardiamo alle grandi tradizioni mediche del passato e ci apriamo alle più innovative proposte nel campo della medicina olistica.

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Marcello Schmid, laureato in Psicologia e specializzato in Psicoterapia Funzionale (terapia esperienziale, corporea e integrata), diplomato Esperto in Medicina Naturale presso l’Università di Milano, membro della Società Italiana di PsicoNeuroEndocrinoImmunologia e Società Italiana di Psicologia dell’Emergenza, si interessa di discipline psicofisiche ed Energetica Cinese fin dal 1988, quando ha iniziato a studiare arti marziali tradizionali in Italia e a Pechino, dove si è anche diplomato in Agopuntura e Moxibustione e massaggio TuiNa. Fondatore dell’Associazione Culturale “La Tartaruga”, per anni si è dedicato all’insegnamento del TaiJi, del Qigong/DaoYin e del TuiNa, tenendo anche incontri di meditazione, ritiri e stage. Ora si dedica all’attività clinica di psicoterapia e cure integrate e alla formazione. Ha scritto Il Soffio della Vita (Edizioni Mediterranee) e partecipato a Guardando indietro, al Paradiso – Dialoghi e ipotesi (PMP Edizioni).

In copertina: © Susii / shutterstock Art Direction: Camille Barrios / ushadesign

€ 18,00


I colori del cuore è un manuale che trae le proprie affermazioni e riflessioni dall’antica tradizione della medicina cinese per consentire al lettore di immergersi nella conoscenza della psicologia umana con una visione innovativa, chiara e completa.

ISBN 978-88-6773-100-8

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