La scientificazione dell'amore di Michel Odent

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Michel Odent

La scientificazione dell’amore L’importanza dell’amore per la sopravvivenza umana


La scientificazione dell’amore fornisce insegnamenti di importanza vitale sia per l’opinione pubblica sia per medici e ricercatori. Dimostra che, di tutte le svariate manifestazioni dell’amore (materno, paterno, filiale, sessuale, romantico, platonico, spirituale, fraterno, per non parlare di quello per la patria o per la natura), il prototipo è quello materno, e coinvolgono tutte gli stessi ormoni. Inoltre, vi è un breve periodo critico immediatamente dopo la nascita, che ha conseguenze a lungo termine sulla nostra futura capacità di amare. A nostro rischio e pericolo non teniamo conto delle possibili conseguenze del non rispettare la fisiologia della nascita. In un’epoca in cui l’umanità è costretta a individuare nuove strategie di sopravvivenza, la scientificazione dell’amore è presentata come l’aspetto più vitale della rivoluzione scientifica, nonché una tappa fondamentale nella nostra storia.

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Michel Odent

La scientif icazione dell’amore L’importanza dell’amore per la soprav v ivenza umana


© 1999 Michel Odent © 2021 Edizioni Enea - SI.RI.E. srl Prima edizione: marzo 2021 ISBN 978-88-6773-108-4 Titolo originale dell’opera The Scientification of Love © 2016 Edizioni Enea - SI.RI.E. srl Traduzione di Clara Scropetta Prima edizione: maggio 2016 Art Direction: Camille Barrios / ushadesign ISBN 978-88-6773-041-4 Stampa: Graphicolor (Città di Castello) Art Direction: Camille Barrios / ushadesign Edizione realizzata in collaborazione con Gruppo Macro Stampa: Graphicolor (Città di Castello) Via Giardino 30, 47522 Cesena (FC) - www.gruppomacro.com Edizioni EdizioniEnea Enea Ripa Ripadi diPorta PortaTicinese Ticinese79, 79,20143 20143Milano Milano info@edizionienea.it www.edizionienea.it info@edizionienea.it - www.edizionienea.it Tutti Tuttiiidiritti dirittiriservati. riservati.Nessuna Nessunaparte partedi diquest’opera quest’operapuò puòessere essereriprodotta riprodottain in alcuna forma senza l’autorizzazione scritta dell’editore, a eccezione alcuna forma senza l’autorizzazione scritta dell’editore, a eccezionedi dibrevi brevi citazioni citazionidestinate destinatealle allerecensioni. recensioni.

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A Eugène Marais, il cui specchio non era infranto.



Indice

11 13 19 21 23

Premessa della traduttrice Introduzione all’edizione francese Presentazione Ringraziamenti Premessa

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Il potere dell’amore

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1. La preistoria: lo specchio ancora intatto

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2. Imparare dagli anatroccoli, dalle pecore e dalle scimmie

39 39 40 41

3. Ormoni dell’amore e parto Un primo esperimento storico Un secondo esperimento storico Equilibri ormonali complessi

45 45 46 48 50 51

4. Un’altra prospettiva: la Primal Health Research La criminalità giovanile I comportamenti autodistruttivi L’autismo La ricerca può essere politicamente scorretta? Iniziare dalla vita fetale 7


8

55 56 58

5. L’approccio etnologico: culture a confronto Comportamenti estremi Scuotere le fondamenta della civiltà

61 61 62 64 66

6. Birth reborn. Un nuovo sguardo sulla nascita Che cosa significa fisiologico? Il linguaggio dei fisiologi Concedere una pausa all’intelletto Un’incomprensione culturale

71 71 75 76 77 78 80

7. Una visione globale della sessualità Gli ormoni dell’amore alle luci della ribalta Un sistema di ricompensa Sempre gli stessi freni Sempre gli stessi scenari Un’interazione a due Implicazioni pratiche

81 81 83 84

8. L’attrazione sessuale La silhouette del corpo Il viso e il sorriso Odori e ferormoni

87 87 89 92

9. La fisiologia dell’amore romantico I modelli animali L’universalità dell’amore romantico Il mal d’amore

93 93 96

10. Riconoscere la madre L’olfatto Gli altri sensi


99 99 100 102 104

11. Conflitti tra madre e feto L’avvocato del bambino La diluizione del sangue Il bisogno di zucchero La pre-eclampsia

109 109 110 111

12. L’amore degli animali per gli esseri umani Alle radici della nostra civiltà Un aspetto della scientificazione dell’amore Il prezzo pagato per l’addomesticamento

113 114 115 116

13. Stati orgasmici, estasi ed emozioni mistiche L’orgasmo quale stato di coscienza Il vecchio e il nuovo La necessità di fuggire

119 119 121 125 126

14. Love of the Whole: l’amore per il Tutto Al di là degli obiettivi delle ricerche in fisiologia Cosa possono studiare i fisiologi La capacità di creare collegamenti Una moltitudine di vie

129 130 131 132

15. Correlazioni tra il parto e la preghiera L’universalità della preghiera L’ostetrica e la preghiera Ostacoli simili

134 134 136 138

16. La scientificazione del perdono Un fenomeno nuovo Esempi Il futuro: come si sviluppa la capacità di perdonare

9


141 141 142 143

17. Abbandonarsi grazie all’acqua Imparare dalle donne Oltre la pratica quotidiana Interpretare il potere dell’acqua

151 151 153 154 155

18. L’amore a livello molecolare Oltre il cervello Recettori e sostanze informative La fedeltà dei ligandi Il caso particolare dell’ossitocina

159 159 162 164

19. Il ventiduesimo secolo Un trattato di storia futuristico Un’enciclopedia futuristica Tornando a considerare la nostra epoca

165 166

20. Non mordere la mamma! Nota linguistica sul suffisso -azione

167 167 168 171 172

21. Convergenza tra scienza a tradizione Il Tao della fisica Interessanti analogie Il miglior libro sulla fisiologia del parto Progetti

173

22. Un nuovo sguardo sulla Natività

177 177 180 183

23. Homo ecologicus Problematiche della nostra epoca Ostacoli Motivi di speranza e di ottimismo

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Fonti

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Premessa della traduttrice

Ringrazio le Edizioni Enea che hanno reso nuovamente disponibile questo libro in italiano. È un testo prezioso, che può essere studiato assieme al recente Il futuro di Homo. Questi due libri, di fatto, sono complementari tra loro ed è indifferente da quale si inizia la lettura. Ringrazio profondamente Michel Odent per la sua dedizione a favore di un cambio di rotta, che mi auguro possa avvenire quanto prima per il bene di tutti noi e delle future generazioni. Buona lettura. Clara Scropetta

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Introduzione all’edizione francese

Dalla scientificazione dell’amore alla rivoluzione del microbioma Fino a una data recente, soltanto qualche pioniere aveva di tanto in tanto accennato a possibili effetti a lungo termine del modo di nascere. La principale, se non esclusiva, preoccupazione era sempre che madre e bambino escano vivi dal periodo attorno alla nascita. Alla fine del ventesimo secolo, tutto d’un tratto, nuove discipline scientifiche hanno ampliato l’orizzonte, fornendo risposte a una domanda nuova. Infatti, avevamo innegabilmente sempre promosso ed esaltato l’amore, senza porci una domanda basilare: come si sviluppa la capacità di amare? La scientificazione dell’amore ha risvegliato conoscenze intuitive fino a quel momento taciute, e ha permesso di spiegare alcune probabili conseguenze a lungo termine di quanto accade durante il periodo critico del passaggio dalla vita intrauterina a quella extrauterina. Ringraziamo le Edizioni Myriadis in Francia, e le edizioni Enea in Italia, per aver scelto di ripubblicare un testo scritto alla fine del ventesimo secolo. I contemporanei possono ora, retrospettivamente, riconoscere come la scientificazione dell’amore rappresenti una tappa importante nella storia della scienza. Nei sei mesi che, nel lontano 1953, in qualità di “esterno” trascorsi nella maternità dell’ospedale Boucicaut a Parigi non sentii mai parlare di una madre che, immediatamente dopo 13


aver partorito, avesse chiesto di tenere il neonato con sé, in contatto pelle a pelle. Il condizionamento culturale, risultato di millenni di credenze e rituali, era troppo forte. L’ostetrica tagliava velocemente il cordone e affidava subito il neonato alla persona che doveva prendersene cura. Inoltre, durante il ricovero in ospedale, il neonato era confinato al nido. A nessuno sarebbe venuto in mente che madre e bambino potessero stare nella stessa stanza. Questo comportamento tradizionale sopravvisse fino al giorno in cui, grazie alle discipline coinvolte nella scientificazione dell’amore, scoprimmo che il neonato ha bisogno della madre. Non si tratta forse della scoperta scientifica più importante della seconda metà del ventesimo secolo? Abbiamo preferito non modificare nulla dell’edizione originale. In effetti, l’importante è poter gettare ancora uno sguardo su quella recente svolta nella comprensione della natura umana, proprio quando si sta profilando un nuovo balzo in avanti, ancora più improvviso e altrettanto spettacolare. Si tratta della “rivoluzione del microbioma”. La rivoluzione del microbioma è la diretta conseguenza di progressi tecnici. Fino a poco tempo fa i batteriologi dovevano limitarsi a osservare al microscopio e fare colture microbiche in capsule Petri. Hanno allargato considerevolmente i lori orizzonti grazie alla rielaborazione elettronica e alle nuove tecniche di sequenziamento del DNA: numerosi batteri visibili al microscopio non si potevano coltivare, poiché non si sapeva su quale terreno crescessero. Ora i batteriologi sono in grado di vedere la “maggioranza invisibile”. Pertanto, oggi come oggi, Homo sapiens può essere presentato come un ecosistema in cui le centinaia di miliardi di microrganismi che colonizzano il nostro corpo (il “microbioma”) sono in interazione continua con i miliardi di cellule prodotto dei nostri geni (l’“ospite”). Grazie alla batteriologia moderna, improvvisamente, comprendiamo che, nell’essere umano, la salu14


te e il comportamento sono fortemente influenzati dal microbioma, specialmente dalla flora intestinale e da quella cutanea. Ora è lecito affermare, per esempio, che la flora intestinale costituisce l’80% del sistema immunitario. In un simile contesto, dobbiamo renderci conto che “venire al mondo” significa entrare nel mondo dei microbi, e che il microbioma umano, in una certa misura, si forma nel breve periodo che segue immediatamente la nascita. Questo almeno è quanto suggeriscono i dati che si stanno accumulando sulla flora intestinale1, 2, cutanea3, orale4 e sul microbioma del latte5. La prospettiva immunologica conferma che il periodo attorno alla nascita è critico, in quanto costituisce la fase iniziale dell’interazione tra ospite e microbioma6, 7. Una volta formatosi, il microbioma può essere considerato un aspetto della personalità che successivamente è difficile modificare in modo duraturo. La batteriologia moderna, inevitabilmente, mette in luce che il periodo attorno alla nascita è la fase della vita che più profondamente è stata stravolta negli ultimi tempi. È utile ricordare che, fino a poco tempo fa, tutti i neonati nascevano passando attraverso il perineo, una zona del corpo particolarmente ricca di microrganismi. Inoltre, di solito nascevano in un ambiente familiare alla madre e venivano quindi immediatamente colonizzati da microbi familiari al sistema immunitario materno. Si tratta di una questione essenziale, considerato che una delle caratteristiche della placenta umana è la sua estrema capacità di trasferire al bambino gli anticorpi IgG materni8-10. È di importanza capitale che il corpo del neonato sia subito colonizzato da microbi familiari, e di conseguenza amichevoli. Ma, oggigiorno, la maggior parte dei bambini non nasce in un ambiente familiare alla madre e, inoltre, una percentuale crescente non nasce più per via vaginale, oppure viene esposta agli antibiotici nel periodo attorno alla nascita. Che svolta 15


nella storia della nascita e nella storia della relazione tra Homo sapiens e il mondo dei microbi! Siamo dunque in grado di capire grazie alla batteriologia moderna che possiamo aspettarci modificazioni profonde e rapide della nostra specie. Queste trasformazioni appaiono ancora più verosimili alla luce dell’epigenetica, un’altra disciplina scientifica emergente che, d’un tratto, spiega come i caratteri acquisiti possono essere trasmessi alle generazioni successive. In particolare, conviene prepararci a un cambiamento dell’incidenza di alcune patologie. L’importanza della funzione immunitaria della flora intestinale e di quella cutanea fa pensare soprattutto a un probabile aumento della frequenza di deregolazioni del sistema immunitario. Tali preoccupazioni vengono avvalorate da numerosi studi inseriti nella nostra banca dati (www.primalhealthresearch. com), specializzata negli studi epidemiologici che esplorano le correlazioni tra quanto accade durante il “periodo primale” (vita fetale, periodo perinatale e il primo anno) e quanto accade in seguito in termini di salute e tratti caratteriali. Il concetto di deregolazione del sistema immunitario rimanda immediatamente alle forme allergiche. È significativo che secondo un gran numero di studi sull’asma e sulle allergie il cesareo risulta essere un fattore di rischio11-14. Va sottolineato come vari studi confermino anche che le correlazioni tra le condizioni alla nascita e le forme allergiche possono essere spiegate da un punto di vista batteriologico. Secondo uno studio olandese, nascere in casa (vale a dire in un ambiente batteriologicamente familiare) è associato a un minor rischio di asma e allergie rispetto a nascere per via vaginale in ambiente ospedaliero15. Uno studio finlandese ha messo in luce che la somministrazione di probiotici alla madre alla fine della gravidanza e successivamente al neonato non protegge dalle malattie allergiche i bambini nati con un cesareo16. Mi pare 16


opportuno aggiungere che l’esposizione agli antibiotici nel periodo attorno alla nascita risulta essere un fattore di rischio non solo per l’asma e le malattie allergiche, ma anche per gravi infezioni da ceppi batterici resistenti17-19. Le deregolazioni del sistema immunitario infatti possono riguardare patologie molto diverse tra loro. Citiamo innanzitutto le malattie autoimmuni, che si sviluppano quando il sistema immunitario sbaglia bersaglio e distrugge le cellule dell’individuo stesso. È quel che accade, per esempio, nel diabete di I tipo, in cui sono prese di mira alcune cellule del pancreas. È significativo che il cesareo sia un fattore di rischio per questa malattia, che sta diventando sempre più frequente20, 21. Di fatto, oggi siamo in grado di fornire una spiegazione plausibile ai risultati degli studi secondo cui una privazione microbica alla nascita è un fattore di rischio per svariati stati patologici. È il caso degli studi sull’obesità nel bambino e nell’adulto22-24, dato che sono state chiaramente dimostrate alterazioni della flora intestinale degli obesi25, 26. Secondo uno studio danese, un microbioma con scarsa biodiversità è associato alla tendenza all’adiposità, alla resistenza all’insulina e a reazioni infiammatorie eccessive27. In linea di massima, un microbioma carente in biodiversità è patogeno. A titolo di esempio, si è riscontrata una scarsa biodiversità della flora intestinale nei neonati che soffrono di coliche28. Questo ci porta a sottolineare che la flora intestinale dei bambini nati con il cesareo è caratterizzata proprio da una mancanza di biodiversità29. Lo stesso dicasi per i bambini esposti agli antibiotici nel periodo perinatale. Questa panoramica su tutto quanto ci apporta la rivoluzione del microbioma mi è parsa indispensabile per collocare la scientificazione dell’amore nella storia della nostra comprensione delle conseguenze a lungo termine del modo di nascere. La scientificazione dell’amore ci ha obbligati a riflettere sul fatto che la liberazione degli ormoni dell’amore durante un periodo 17


fortemente critico per l’attaccamento tra madre e neonato non è più indispensabile. La rivoluzione del microbioma ci spinge oggi a interrogarci su un aspetto cruciale della privazione microbica tipica dell’essere umano moderno. Le discipline emergenti già adesso ci permettono di intuire altre tappe. Penso in particolare a un modo nuovo di cogliere il ruolo di una certa quantità di stress, di cui il feto ha idealmente bisogno durante il parto. Neutralizziamo gli effetti della specializzazione a oltranza e impariamo a collegare, piuttosto che separare, tutti questi grandi progressi scientifici30.

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Presentazione

Fino a tempi piuttosto recenti l’amore è stato un argomento riservato ai poeti, agli artisti e ai filosofi. Negli ultimi decenni del ventesimo secolo ha iniziato a diventare oggetto di studio da diverse prospettive scientifiche. Si rischia facilmente di sottovalutare l’importanza del fenomeno, poiché esistono moltissimi approcci specialistici allo studio della natura dell’amore. Sappiamo tuttavia che qualsiasi concreto passo in avanti in campo scientifico inevitabilmente suscita nuovi interrogativi. Così accade per la “scientificazione dell’amore”, che ci pone di fronte a domande semplici e paradossalmente nuove. Come si sviluppa la capacità di amare? Per millenni si è discusso dell’amore, ed è stato promosso l’amore, senza partire da questa semplice domanda. Oggi tutti i dati scientifici concordano nell’attribuire una grande importanza alle prime esperienze di vita, e in particolare al breve, ma cruciale, periodo che segue immediatamente la nascita. Come sono collegati tra loro i vari aspetti dell’amore? D’un tratto ci sorge spontanea questa domanda, dato che le scienze biologiche suggeriscono una risposta a proposito. Come mai tutte le società prevedono rituali che disturbano il primo contatto tra madre e neonato, per esempio tramandando la credenza che il colostro sia tossico o dannoso? Non dobbiamo dimenticare che, per un lungo periodo nella storia dell’umanità, dal punto di vista evoluzionistico è risultato vantaggioso sviluppare nell’essere umano il potenziale di aggres19


sività, anziché la capacità di amare, compresa quella forma d’amore che è il rispetto per la Madreterra. Per diversi millenni la strategia di sopravvivenza di base nella maggior parte delle comunità umane è stata quella di dominare la natura e gli altri gruppi umani. In un’epoca in cui l’umanità è costretta a individuare strategie di sopravvivenza radicalmente nuove, la scientificazione dell’amore è presentata come l’aspetto più vitale della rivoluzione scientifica, nonché una tappa fondamentale nella storia dell’umanità.

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Ringraziamenti

Mi sento profondamente in debito con tutte le madri (e le nonne) che mi hanno aiutato a concepire questo libro e che hanno contribuito alla sua stesura. In particolare voglio ringraziare le seguenti persone. Suzanne Colson: dalle nostre fruttuose conversazioni sono emersi nuovi concetti, come la “scientificazione dell’amore” o la “scientificazione dell’allattamento”. Ammiro la tua abilità nel sostituire termini inadeguati con la parola perfetta, il mot juste. Moyra Bremner: grazie per avermi insegnato tutto sul suffisso “-azione”. Jane Feinmann: grazie per avermi aiutato a riscrivere un capitolo chiave. Alice Charlwood: grazie per il tuo parere prezioso. Elisabeth Geisel: grazie per avermi tradotto i capitoli più importanti del tuo libro tanto acclamato. Ora ho compreso il ruolo delle lacrime nell’espressione delle emozioni. Liliana Lammers: grazie per la tua comprensione olistica della parola “amore”.

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Premessa

È un po’ rischioso scrivere un testo interdisciplinare in un’epoca di iperspecializzazione. Immagino che alcuni lettori, specialisti nel proprio campo, troveranno alcune parti di questo libro superficiali. Prevedo anche che alcuni capitoli risulteranno ad alcuni talora ostici, talora intrisi di dettagli irrilevanti o inutili. Nonostante tali ostacoli, questo è un libro necessario in un’epoca in cui ci si occupa sempre più della violenza e di come essa si genera. Sono convinto che si possa fare un passo in avanti nel comprendere i molteplici aspetti della violenza se si affronta la questione capovolgendo il punto di vista, chiedendoci quindi piuttosto come si sviluppi la capacità di amare. Non dimenticherò mai di essere giunto a una nuova visione della lotta alla malattia il giorno in cui ho cominciato a studiare le origini della buona salute. Per ovviare ai problemi tipici di un libro destinato a un pubblico estremamente vario, ho aggiunto un riepilogo alla fine di ogni capitolo, oltre che una bibliografia di riferimento per chi volesse approfondire particolari aspetti di questa nuova, e immensa, materia di studio. Per segnalare un fenomeno nuovo, può rivelarsi utile usare un neologismo. Anche se, forse, in un primo momento ad alcuni il termine “scientificazione” sembrerà strano, esso ha il vantaggio di adattarsi universalmente alle varie lingue in cui il libro è stato tradotto. Nell’epoca della medicalizzazione, o meglio della demedicalizzazione, di differenti eventi della vita sessuale, perché non introdurre la scientificazione dell’amore? 23



Il potere dell’amore

Ogni essere umano può sperimentare l’amore, eppure esso rimane un concetto difficile da definire e da verificare sperimentalmente. Pur essendo un motivo centrale alla base della poesia, dell’arte, della filosofia, della religione e di gran parte della cultura popolare, l’amore non è mai stato considerato un tema adatto alla ricerca scientifica. Quando il teologo francese Teilhard de Chardin alla metà del secolo scorso predisse che un giorno l’essere umano avrebbe scoperto come sfruttare l’energia dell’amore e che tale progresso sarebbe stato fondamentale per la storia dell’umanità quanto la scoperta del fuoco, le sue parole furono considerate pura utopia. Oggi non è più così, dato che negli ultimi decenni del ventesimo secolo la natura dell’amore e il modo in cui la capacità di amare si sviluppa sono diventati oggetto di studio scientifico, le cui implicazioni sono di importanza almeno equivalente a quelle degli studi di genetica, elettronica o fisica quantistica. Ciò nonostante si tratta di un’analisi ancora ben lontana dagli ambiti consueti di ricerca scientifica, e la maggior parte dei ricercatori, compresi i professionisti del settore medico, spesso non sono nemmeno al corrente di questo nuovo ambito del sapere. La principale ragione di questa diffusa ignoranza è il fatto che la ricerca scientifica è ormai altamente specializzata. I nuovi dati scientifici riguardo l’amore in tutte le sue manifestazioni vengono forniti da una moltitudine di discipline differenti. Gli esperti 25


che hanno messo in luce piccoli, ma fondamentali, dettagli nella complessa trama di questo nuovo settore della ricerca non sono consapevoli dei collegamenti esistenti tra le loro scoperte e altre ricerche, oppure non riescono a vederli. Sono arrivato perfino a credere che alcuni argomenti di ricerca siano stati considerati politicamente scorretti e deliberatamente accantonati. Più volte volte mi sono imbattuto in studi di grande valore che sono stati ignorati nonostante la loro risonanza e importanza. Questo libro è un tentativo di cambiare la situazione. La scientificazione dell’amore fornisce insegnamenti di importanza vitale sia per l’opinione pubblica sia per medici e ricercatori. Innanzitutto dimostra che, di tutte le svariate manifestazioni dell’amore (materno, paterno, filiale, sessuale, romantico, platonico, spirituale, fraterno, per non parlare di quello per la patria e per gli oggetti inanimati, e di quello compassionevole e preoccupato per la Madreterra), il prototipo di tutte le modalità di amore è quello materno. Ancora più importante è il fatto che con tutta evidenza i risultati indicano l’esistenza di un breve periodo critico immediatamente dopo la nascita, che ha conseguenze a lungo termine per quel che riguarda la nostra futura capacità di amare. A nostro rischio e pericolo non teniamo conto delle possibili conseguenze del ritualizzare la fisiologia di questo periodo critico, interferire con essa o, altrimenti, trascurarla. In secondo luogo, la scienza oggi dimostra che le diverse modalità di amore sono in realtà olistiche, nel senso che coinvolgono tutte gli stessi ormoni, così come ritroviamo gli stessi schemi comportamentali nel rapporto sessuale, nel parto e nell’allattamento. Comprendere questo concetto ci fa capire quale prezzo la specie umana ha dovuto pagare per la “civilizzazione”, che oggi trova espressione in problemi sempre più diffusi, quali scarso desiderio sessuale, complicazioni nel parto e difficoltà 26


nell’allattamento. La consapevolezza della dimensione olistica dell’amore ci indica inoltre come possiamo vivere meglio la nostra sessualità. Ma soprattutto la scientificazione dell’amore potrebbe generare una nuova consapevolezza e, forse, un modo radicalmente diverso di considerare cosa vogliamo dalla civilizzazione. Quasi ogni cultura civilizzata giunta fino ai giorni nostri condivide la medesima strategia di sopravvivenza di base, vale a dire dominare la natura ed esercitare potere e controllo sugli altri gruppi umani. Se queste culture hanno prevalso, è perché sono riuscite a sviluppare il potenziale umano di aggressività. All’inizio del ventunesimo secolo sviluppare la capacità di amare e di rispettare il prossimo, oltre che la Madreterra, sta finalmente diventando un presupposto fondamentale per la sopravvivenza sia della collettività sia del singolo individuo. Questo è il motivo per cui la profezia di Teilhard de Chardin deve diventare realtà.

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1 La preistoria: lo specchio ancora intatto

La scientificazione dell’amore ha avuto una preistoria e, come sappiamo, ricostruire eventi preistorici richiede una grande dose di pazienza e di fortuna. Fu per caso che scoprii il lavoro di Eugène Marais, noto a un’intera generazione di sudafricani di lingua afrikaans come poeta dell’amore e del dolore. In realtà meriterebbe una maggiore fama per le sue ipotesi di carattere scientifico e per gli studi sul comportamento animale, che anticiparono di gran lunga altre ricerche ben più acclamate. Attorno al 1920, un’epoca preistorica per l’argomento che stiamo trattando, Marais svolse esperimenti per verificare l’ipotesi di una correlazione tra il dolore del parto e l’amore materno, che come poeta aveva intuito1. Studiò un gruppo di 60 antilopi, ben sapendo che nei 15 anni precedenti nel branco non vi era stato un solo esempio di antilope femmina che avesse rifiutato il cucciolo. Procedette all’esperimento somministrando alle femmine durante il travaglio piccole quantità di cloroformio ed etere, e notò che rifiutarono il cucciolo appena nato. Naturalmente a quell’epoca Marais non aveva modo di spiegare il tipo di correlazione tra dolore del parto e comportamento materno. Non si sapeva nulla di ormoni e non aveva le conoscenze per spiegare il modo in cui gli antidolorifici naturali rilasciati dalla madre durante il travaglio contribuiscono a indurre un comportamento materno. Ciò nonostante, confrontando le esperienze in specie differenti, evidenziò una semplice regola: la nascita di cuccioli immaturi e completamente 29


dipendenti dall’accudimento materno è generalmente correlata a un parto doloroso. Se le osservazioni di Marais fossero state pubblicate da subito in inglese e avessero quindi avuto una maggiore risonanza internazionale, le teorie secondo cui nella specie umana il dolore del parto è un fatto “culturale” non sarebbero mai state proposte, né ampiamente accettate, o comunque sarebbero state formulate in modo meno diretto. Verso la metà del ventesimo secolo era normale sostenere che il parto non dovesse essere doloroso, poiché non vi è alcun altro esempio di funzione fisiologica dolorosa in un organismo sano, o affermare che il dolore del parto è un “riflesso condizionato”. L’esperimento di Eugène Marais è una delle prime opportunità per comprendere quanto gli studi sugli animali possano migliorare la nostra conoscenza della natura umana, ma allo stesso tempo indica i limiti di quanto possiamo imparare da questo approccio. Le conclusioni tratte dagli esperimenti effettuati su animali sono spesso chiare e inequivocabili: la madre non si prende cura dei cuccioli. Il comportamento dell’essere umano è molto più complesso e noi sappiamo perché. Comunica attraverso il linguaggio. Crea culture. Il suo comportamento è influenzato in modo meno diretto dall’equilibrio ormonale. Quando una donna sa di aspettare un figlio, già durante la gravidanza può manifestare un comportamento materno. Questo non significa che non abbiamo nulla da imparare dai mammiferi non umani, anzi. Gli studi sugli animali suggeriscono le domande che dovremmo porci sulla nostra specie. Quando si tratta dell’essere umano, le domande devono includere il termine “civilizzazione”. Se le femmine di antilope non si prendono cura dei cuccioli dopo averli partoriti con l’aiuto di un po’ di etere e cloroformio, dovremmo chiederci che cosa ne sarà della nostra civilizzazione se continuiamo a disturbare sistematicamente il processo del parto nello stesso modo. 30


L’esperimento di Eugène Marais ci permette anche di chiarire come possiamo servirci della scienza per migliorare la nostra comprensione della vita in generale e della natura umana in particolare. Le scienze biologiche sono come uno specchio in cui possiamo cercare l’immagine riflessa di noi stessi. Quando la scientificazione dell’amore si trovava nella fase “preistorica”, lo specchio non era ben lucidato. L’immagine risultava sfocata, i dettagli confusi. Eppure si poteva ancora distinguere l’intera immagine sulla superficie appannata. Eugène Marais fu in grado di studiare la vita e la natura umana da un numero impressionante di prospettive. Era un poeta che aveva studiato teologia, legge e medicina, ma esercitava anche come giornalista e avvocato, e trascorse gran parte del suo tempo studiando il comportamento di animali tanto diversi tra loro quanto le termiti, gli scorpioni e i babbuini. All’origine della sua profonda comprensione dell’amore, del dolore e della natura umana ci fu la sua capacità di riconoscere le correlazioni tra le prospettive più disparate. Oggi quello specchio luccica da quanto è stato ripulito, e siamo in grado di riconoscere dettagli infinitamente piccoli, ma è come frantumato in mille pezzi. Gli esperti che sanno così tanto di un singolo frammento non riescono a ricombinare i pezzi per ricomporre l’immagine intera. Il nostro compito è quello di ricostituire la figura su una scala più vasta possibile: sappiamo che non sarà semplice. Inizieremo evidenziando le correlazioni tra i frammenti più grandi portati alla luce dai ricercatori di differenti discipline e poi daremo un’occhiata a quelli più piccoli che risultano ancora difficili da collegare tra loro.

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riepilogo

Per descrivere il fenomeno che chiamiamo “scientificazione dell’amore” la metafora dello specchio è fondamentale. Le scienze biologiche sono come uno specchio, nel quale cerchiamo la nostra immagine riflessa. Oggi lo specchio brilla, tanto è stato lucidato, ma è frantumato in mille pezzi. Il nostro obiettivo è collegarli tutti tra loro.

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2 Imparare dagli anatroccoli, dalle pecore e dalle scimmie

La storia vera e propria della scientificazione dell’amore ebbe inizio negli anni Trenta, con un esperimento che divenne leggendario. Il fondatore della moderna etologia, Konrad Lorenz, raccontò di aver provato, un giorno, a mettersi tra gli anatroccoli appena usciti dall’uovo e la loro madre, e di aver imitato il verso di quest’ultima. Quegli anatroccoli svilupparono per lui un attaccamento che durò tutta la vita. Quando camminava in giardino, per esempio, lo seguivano sempre. Venne così introdotto il concetto di un periodo delicatissimo per il processo di attaccamento, e si dimostrò che questo breve periodo critico si presenta solo subito dopo la nascita e non si ripete mai più nel corso della vita. Gli etologi osservano il comportamento degli animali e dell’essere umano. Non si interessano a un animale in particolare; spesso studiano un determinato schema comportamentale in animali non imparentati tra loro1. Effettuano i loro esperimenti cercando di interferire il meno possibile. E molti sono arrivati a studiare il processo di attaccamento tra madre e figlio: tutti confermano che per numerose specie di volatili e di mammiferi alla nascita segue immediatamente un periodo molto delicato. Bridges, per esempio, ha studiato nello specifico il parto nei ratti2. Se la femmina è disturbata durante il parto, non solo quest’ultimo verrà prolungato, ma si riscontreranno sui piccoli anche effetti a lungo termine provocati dall’alterazione della 33


relazione madre-figlio. Si possono rilevare modificazioni anche in base al permesso, concesso o meno alla madre, di leccare i cuccioli appena nati. Quelle che possono farlo, anche se vengono separate da loro, 25 giorni dopo la nascita sono più sensibili ai loro bisogni rispetto a quelle che non li hanno potuti leccare. Inoltre Bridges ha confrontato la durata del contatto con il comportamento materno: se i piccoli venivano lasciati da 4 a 6 ore dopo la nascita con la madre, questa assumeva un comportamento materno anche dopo 25 giorni di separazione. Anche Siegel e Greenwald studiarono la perdita di comportamento materno a seguito di una separazione precoce tra madre e figlio nei criceti3. Le conseguenze della separazione tra madre e figlio alla nascita sono ancora più marcate nelle pecore e nelle capre rispetto ai roditori, perché in queste specie la sensibilità materna diminuisce più velocemente. Un’altra differenza rispetto ai roditori è che le pecore e le capre sviluppano un attaccamento esclusivo verso i loro piccoli e allontanano qualsiasi altro cucciolo estraneo. Tra questi animali da branco a riproduzione sincrona vi è un alto rischio di scambio. Già nel 1956 Blauvelt dimostrò che se un capretto appena nato è separato dalla madre anche soltanto per qualche ora prima che lei possa leccarlo, quando le viene restituito lei “non sembra avere le risorse comportamentali per fare alcunché per il piccolo”4. Dagli esperimenti effettuati sulle pecore, Poindron e Le Neindre scoprirono che, dopo una separazione tra madre e agnellino di 4 ore subito dopo la nascita, metà delle pecore non si occupano più dei piccoli5. Al contrario, dopo una separazione di 24 ore, ma iniziata da 2 a 4 giorni dopo la nascita, tutte le pecore accettano di nuovo il piccolo. Krehbiel e Poindron verificarono anche la correlazione tra il processo del parto e il comportamento materno. Dopo aver partorito con anestesia epidurale le pecore non si prendono cura del loro agnellino6. 34


Gli studi compiuti da Harlow hanno diverse implicazioni pratiche7. Prima di tutto egli studiò l’interazione tra madre e figlio nei primati, che sono strettamente imparentati con l’essere umano. Anch’egli, da scienziato, non aveva esitato a utilizzare il termine “amore” analizzando le correlazioni tra due suoi diversi aspetti, manifestati da una parte nella relazione tra madre e figlio, dall’altra nel comportamento sessuale degli adulti. L’uso del termine “amore” da parte di alcuni etologi, come Harlow, permette di sottolineare come gli studi scientifici sull’amore siano destinati a imbattersi in enormi difficoltà. Il problema principale è l’impossibilità di spiegare o definire il significato del termine, poiché l’amore ha svariate sfaccettature. Nonostante questo esistono evidenti legami e somiglianze tra le differenti manifestazioni dell’amore e sembra che gli etologi, Harlow incluso, siano giunti a un tacito accordo, secondo il quale l’attaccamento tra madre e figlio ne è l’archetipo. Negli anni Cinquanta, in un laboratorio di ricerca di Madison nel Wisconsin, Harlow allevava scimmie Rhesus e cercava di ridurre la mortalità infantile in questa popolazione di primati. Era l’epoca dell’entusiasmo per l’allattamento artificiale del neonato, grazie a una nuova generazione apparentemente promettente di “formule”. Per questo separava le scimmiette neonate dalla madre per nutrirle con il biberon in una gabbia metallica. Di fatto, la mortalità non fece altro che aumentare, finché Harlow non osservò un dettaglio che fu all’origine di tutte le sue ricerche successive: quando le grate di metallo della gabbia erano ricoperte di rotoli di tessuto, le scimmiette avevano maggiori probabilità di sopravvivere. Fu a quel punto che pensò a fornire una sorta di figura materna sostitutiva. Harlow procedette togliendo alle madri 6-12 ore dalla nascita le scimmiette neonate e fornendo loro due sostituti artificiali: una finta mamma di filo metallico e una di tessuto. La prima aveva inserito un biberon per nutrire i piccoli, ma questi rara35


mente si soffermavano per un tempo superiore alla poppata. Dimostravano chiaramente di preferire le madri-fantoccio di morbido panno, soprattutto se erano impauriti. Le scimmiette private della vera madre divennero incompetenti da un punto di vista sociale. Svilupparono schemi comportamentali stereotipati, come abbracciarsi da sole dondolandosi avanti e indietro in continuazione. Manifestavano inoltre un’aggressività eccessiva e inappropriata. Una volta diventate adulte spesso non riuscivano ad accoppiarsi. Quando una femmina cresciuta con la madre fantoccio veniva avvicinata da un maschio normale, in diversi casi restava immobile, accovacciata a terra. Al contrario, un maschio cresciuto con la madre-fantoccio tendeva ad avvicinare una femmina in estro in modo anomalo, per esempio tenendole ferma la testa invece delle zampe posteriori. In ogni caso, le femmine che divennero madri tendevano a comportarsi con indifferenza o durezza verso i piccoli, tanto che molti di questi finirono per morire. Simili osservazioni non possono essere ignorate da chiunque si interessi allo sviluppo della capacità di amare in generale, e dell’amore materno in particolare. Ricordiamo che gli etologi possono studiare il comportamento umano, anche se il confine tra etologia umana e osservazione clinica è impreciso. Intendo comunque escludere dalla nostra trattazione le osservazioni e le teorie espresse da medici. Il lavoro di Mary Salter Ainsworth, per esempio, rientra senza dubbio nel campo dell’etologia. Dapprima in Uganda e poi negli Stati Uniti, Ainsworth ricorse a metodi tipici dell’etologia per studiare gli effetti di una breve separazione tra madre e neonato, e le reazioni di quest’ultimo una volta ricongiunto alla madre8. Anche alcuni famosi etologi si interessarono al comportamento umano. Eibl-Eibesfeldt, allievo e collega di Konrad Lorenz, ideò metodi efficaci per analizzare schemi 36


comportamentali universali. Utilizzò una speciale macchina fotografica con una lente laterale per documentare il corteggiamento all’interno di moltissime culture, incluse quelle dei paesi industrializzati9. Descrisse gli schemi di corteggiamento e dimostrò che nell’essere umano lo sguardo è probabilmente lo stratagemma più ricorrente. Quando leggo simili studi di etologia non posso evitare di pensare al fascino che il primo sguardo del figlio appena nato esercita sulla madre...

riepilogo

Gli etologi, che osservano il comportamento degli animali e dell’essere umano, considerano l’attaccamento tra madre e neonato la forma archetipica dell’amore. Indipendentemente dalla specie, alla nascita segue un periodo breve, ma critico, che ha conseguenze a lungo termine.

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Michel Odent, nato nel 1930 in Francia, medico chirurgo. Primario del reparto di chirurgia e maternità a Pithiviers dal 1963 al 1985, fondatore del Primal Health Research Center a Londra nel 1985. È autore di più di 20 testi divulgativi tradotti in molte lingue e di oltre 100 articoli pubblicati in letteratura medica e scientifica. Le Edizioni Enea hanno pubblicato il suo ultimo libro Il futuro di Homo. Conferenziere di fama mondiale, attualmente si definisce studioso della natura umana.

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Come si sviluppa la capacità di amare? Oggi tutti i dati scientifici concordano nell’attribuire una grande importanza alle prime esperienze della vita e in particolare al breve, ma cruciale, periodo che segue la nascita. Purtroppo tutte le società moderne prevedono rituali che disturbano il primo contatto tra madre e neonato, questo perché, dal punto di vista evoluzionistico, è risultato vantaggioso sviluppare nell’essere umano il potenziale di aggressività, anziché la capacità di amare. Michel Odent intreccia i dati derivati da molte discipline e ripercorre la sua esperienza relativa alla nascita e alla storia neonatale: è così in grado di offrire motivazioni convincenti a sostegno dell’adozione di una strategia improntata all’amore.

ISBN 978-88-6773-108-4

9 788867 731084


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