Il futuro di Homo di Michel Odent

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Michel Odent

Il futuro di Homo


Assistiamo a uno strano disinteresse verso ciò che accade all’inizio della vita, un periodo fondamentale per la formazione dell’individuo, eppure è proprio lì che negli ultimi decenni si sono concentrati grandi cambiamenti. Il sistema sanitario pubblico è in crisi. È davvero necessario continuare a concentrarsi sulla prevenzione e il trattamento di specifiche patologie? O piuttosto non sarebbe opportuno dare maggiore rilievo al modo in cui durante il periodo primale si sviluppano i sistemi di adattamento di base coinvolti in quella che comunemente chiamiamo salute? Queste e altre sostanziali domande trovano spazio in questo libro attraverso un’accurata analisi di un presente in cui si dovrebbe riconsiderare il passato per poter costruire il futuro di Homo.

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Michel Odent

Il futuro di Homo


© 2019 World Scientific Publishing Co. Pte. Ldt. © 2020 Edizioni Enea - SI.RI.E. srl Prima edizione: ottobre 2020 ISBN 978-88-6773-097-1 Titolo originale dell’opera The Future of Homo © 2016 Edizioni Enea - SI.RI.E. srl Traduzione di Clara Scropetta Prima edizione: maggio 2016 Art Direction: Camille Barrios / ushadesign ISBN 978-88-6773-041-4 Stampa: Graphicolor (Città di Castello) Art Direction: Camille Barrios / ushadesign Edizione realizzata in collaborazione con Gruppo Macro Stampa: Graphicolor (Città di Castello) Via Giardino 30, 47522 Cesena (FC) - www.gruppomacro.com Edizioni EdizioniEnea Enea Ripa Ripadi diPorta PortaTicinese Ticinese79, 79,20143 20143Milano Milano info@edizionienea.it www.edizionienea.it info@edizionienea.it - www.edizionienea.it Tutti Tuttiiidiritti dirittiriservati. riservati.Nessuna Nessunaparte partedi diquest’opera quest’operapuò puòessere essereriprodotta riprodottain in alcuna forma senza l’autorizzazione scritta dell’editore, a eccezione alcuna forma senza l’autorizzazione scritta dell’editore, a eccezione di di brevi brevi citazioni citazionidestinate destinatealle allerecensioni. recensioni.

Questo libro è stampato su carta FSC® Questo libro è stampato su carta


Queste parole sono dedicate alla generazione di Isaac, mio pronipote.



Indice

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Preambolo Ringraziamenti Prefazione della traduttrice

17 17 18 20

1. Lo specchio infranto Siamo accecati da un eccesso di informazioni? Lo scimpanzé marino Come adattarsi all’eccesso di informazioni

25 26 29 31

2. Il piatto forte e il contorno Cambiare centro d’interesse L’evento centrale Sfidare il condizionamento culturale

35 36 40

3. La preparazione fisiologica al parto Dalla conoscenza empirica alle tecniche di mappatura cerebrale A chi dovrebbe interessare cosa succede in gravidanza?

43 44 46 47

4. Il futuro delle candele Cosa già sappiamo della melatonina Cosa resta ancora da scoprire L’olfatto

7


51 52 54

5. Che sia un’epidemia? Come proteggere una fase cruciale della vita umana Il rischio di sopravvalutare

59 61 62 63

6. Il cesareo effettuato prima dell’avvio del travaglio Recenti studi sull’essere umano Esperimenti su animali Il futuro

65 66 68 72

7. L’eclampsia: un argomento per gli studiosi della natura umana Un altro ordine di grandezza I pionieri Il conflitto materno-fetale in differenti mammiferi

79 79 80 82

8. Homo navigator Due stili di vita paleolitici Il bacino del Mediterraneo Il bacino del Pacifico

87 88 91 93 98

9. I ciechi e l’elefante Quando gli specialisti esplorano la banca dati Argomenti tabù Come uscire dal vicolo cieco epidemiologico? Guardando al futuro

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10. L’orientamento sessuale Un esempio significativo Nel frattempo

109 110

11. Il futuro dell’apprendista stregone La regola generale

8


110 112 113 114

Il fuoco di Sant’Antonio Il quoziente d’intelligenza La capacità empatica Chi ha il pallone?

117 118 119 122 123

12. Il futuro della ninna nanna Il baby talk Tra ninna nanna e lullaby La gioia Il futuro

125 126 127 128

13. Il futuro degli stati emozionali trascendenti La scientificazione della trascendenza I limiti della dominazione della natura Il futuro del senso dell’umorismo

131 131 134

14. Dall’assorbimento all’acquisizione del linguaggio La scrittura L’assorbimento prenatale del linguaggio

137 138 140 142 144

15. Il futuro della futurologia Dall’immaginazione all’esplorazione La futurologia di oggi Futurologia e ostetricia La futurologia del domani

147 148 153 157 161

16. L’evoluzione del pensiero evoluzionistico Imparare dalle discipline emergenti Lo stile di vita moderno e l’ereditarietà di Mendel Evolvere per controllare l’evoluzione Aiutarsi l’un l’altro come fattore evolutivo

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163 164 164

17. Il futuro della psicoterapia Il futuro di “Conosci te stesso” Quali terapie in futuro?

167 168 170

18. Il futuro delle abbreviazioni Bisogna davvero essere oscuri per avere credibilità? Verso un attivismo anti-abbreviazioni

173 173 174 174 176

19. Il futuro del pensiero prospettico Motivi per essere ottimisti Chi è in grado di studiare il pensiero a lungo termine? Il pensiero prospettico e la natura umana Come selezionare i decision-makers del ventunesimo secolo

179 180 182

20. L’orologio epigenetico Da Gilgamesh a Steve Horvath Il futuro della Ricerca in Salute Primale

185 187 189 190 194

21. Il futuro del parto socializzato Nel paleolitico Il dolore del parto Da dove iniziare? Dall’adolescenza alla menopausa

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22. Il futuro della libido selettiva

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23. L’evoluzione dell’umanità

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Fonti

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Preambolo

La nostra prospettiva è interdisciplinare. Pertanto potrebbe succedere che a qualcuno certi capitoli possano risultare poco approfonditi e ad altri troppo dettagliati. Per ovviare alla grande diversitĂ tra i possibili lettori, e alle difficoltĂ che ne conseguono, da un lato riportiamo centinaia di fonti bibliografiche e dall’altro abbiamo corredato ogni capitolo di un breve riassunto.

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Ringraziamenti

Devo tanto a varie persone, che hanno condiviso con me le loro intuizioni mentre mi interrogavo a tutto tondo sul futuro di Homo. Penso in particolare al curatore editoriale di World Scientific Sook Cheng Lim, i cui consigli riguardo il titolo e i contenuti di questo libro sono stati di valore incommensurabile. Sono grato anche a Samantha Price e Liliana Lammers, due donne sagge* che quasi quotidianamente hanno messo a mia disposizione la loro esperienza e la loro visione**.

* Gioco di parole con il termine francese per ostetrica, sage-femme, letteralmente donna saggia; le due donne a cui fa riferimento non sono ostetriche, ma sono senza dubbio sagge (NdT). ** Per questo motivo l’autore usa la forma plurale noi, dato che la trattazione rispecchia il punto di vista di piÚ di una persona (NdT). 13



Premessa della traduttrice

Conosco Michel Odent dal 2006. È stata una svolta nella mia vita. Le sue parole ben traducono ciò che in poche ore ho percepito nel 2000, grazie a quel meraviglioso stato emozionale trascendente che è il processo del parto. Come per incanto ho avuto accesso a conoscenze che da tempo cercavo di cogliere in modo intellettuale. Sentirlo nel corpo è un’altra cosa. Mi auguro che vi soffermiate sulle sue parole. Oggi più che mai sono preziose. Per fortuna siamo in tanti a renderci conto che è il momento di cambiare rotta, ma non siamo ancora in tanti a renderci conto che sia imprescindibile includere tra i vari campi d’azione la protezione dei processi fisiologici all’inizio della vita. Agire in tal senso ha come diretta conseguenza un cambiamento anche di altri aspetti. Non agire in tal senso rende inevitabilmente meno efficace l’impegno su altri fronti. Ho detto le “sue” parole, eppure in tutto il libro si parla di “nostre”. La spiegazione la trovate nei ringraziamenti, dove cita due donne sagge con cui si è consultato continuamente durante la stesura. Il “noi” indica infatti che si fa portavoce di più persone, tra cui includerei me stessa e varie altre, sparpagliate sui cinque continenti. Come al solito, il mio lavoro di traduzione è basato sia sulla prima edizione inglese del 2019 sia su quella francese stilata da Odent negli scorsi mesi. Questo testo contiene tutti gli aggiornamenti introdotti fino a luglio 2020. Come sempre, ho scelto di rispettare il suo linguaggio, semplice e immediato. Per 15


cui non sorprendetevi se trovate “modo di pensare” invece di “mentalità”, “donna in travaglio” invece di “partoriente”, periodo “attorno alla nascita” invece di “perinatale”, “nascita della placenta” invece di “secondamento”, ecc. Ho fatto del mio meglio per preservare uno stile capace di insinuarsi tra i condizionamenti più radicati. Anche le ripetizioni hanno il loro ruolo in tal senso, pertanto ho evitato il più possibile di ridurle. Dietro questo modo di esprimersi si cela un approccio neo-socratico, oltre a quanto trovate nel brillante capitolo dedicato al futuro delle abbreviazioni. Non è necessario essere oscuri per essere credibili. Un’ultima raccomandazione: invito a leggere il libro dall’inizio, per poter seguire il filo del discorso e immmergersi nel modo di procedere dell’autore. Altrimenti, in alcuni capitoli potrebbe risultare difficile cogliere cosa intende. Buona lettura. Clara Scropetta

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1 Lo specchio infranto

in breve

Dall’inizio del nuovo millennio, la quantità di informazioni a nostra disposizione ha cambiato ordine di grandezza. Oggigiorno, associando una manciata di parole chiave, tutti abbiamo accesso a innumerevoli dati attendibili riguardanti argomenti estremamente specifici. Viviamo in un’epoca in cui il termine “specialista” ha una connotazione positiva.

Siamo accecati da un eccesso di informazioni? A una simile svolta nella storia dell’umanità, vale la pena ricordare che cinquecento anni fa si riteneva che alcuni studiosi avessero un sapere enciclopedico. Il fiorentino Pico della Mirandola, celebre per le sue novecento tesi sugli argomenti più disparati, è un buon esempio di tali sapienti. Secondo Pascal, Pico della Mirandola sapeva de omni re scibili, di tutto lo scibile. In quel contesto, e fino a oggi, il termine erudito aveva una connotazione positiva. È giunto tuttavia il momento di fare attenzione alle conseguenze negative di un eccesso di informazioni. Alla fine del ventesimo secolo, di fronte ai primi effetti dell’informatica, avevo già utilizzato l’analogia dello specchio infranto1. È come se 17


fino a una data recente sia stato possibile studiare la natura umana attraverso uno specchio non ben lucidato. L’immagine era indistinta, sfuggivano i dettagli, ma era ancora possibile distinguerla nel suo insieme. Oramai quello specchio è stato pulito perfettamente, ma è come se si fosse rotto in mille pezzi. Gli esperti sanno tantissimo di un piccolo frammento dello specchio, ma non riescono a mettere assieme i pezzi e ricomporre l’immagine intera. Lo scimpanzé marino Come esempio di cecità culturale rinsaldata dall’iperspecializzazione riportiamo la generale difficoltà a considerare Homo un primate adattato alle zone costiere. Di ognuna delle innumerevoli, e spesso inspiegabili, peculiarità del genere Homo, che sembrano renderlo differente dagli altri mammiferi, gli studiosi sono in grado di fornire varie interpretazioni plausibili, in termini di vantaggi evolutivi e adattamento ad ambienti diversi. Tuttavia, non c’è interesse per una possibile teoria che le riunisca tutte2, nonostante esista già una possibile spiegazione, che segue tra l’altro una regola semplicissima: quando una caratteristica umana sembra misteriosa, e apparentemente peculiare, conviene verificare se sia un elemento in comune con i mammiferi marini. Ecco vari esempi di simili caratteristiche umane. • L’enorme sviluppo del cervello: i mammiferi marini generalmente hanno un quoziente di encefalizzazione molto più elevato dei loro “cugini” terrestri. • Un sistema enzimatico non particolarmente efficace nella sintesi di una specifica molecola di acido grasso, il DHA, che è un nutriente essenziale per il cervello. Questa molecola si 18


ritrova abbondante e pronta all’uso nella catena alimentare marina. • La carenza alimentare più diffusa tra gli esseri umani è quella legata allo iodio, eccezion fatta per coloro che hanno facile accesso alla catena alimentare marina. • La nudità e lo strato adiposo attaccato alla pelle sono due caratteristiche che abbiamo in comune con i mammiferi marini. • La pelle del neonato umano è ricoperta di vernice caseosa, letteralmente uno strato ricoprente che assomiglia al formaggio, proprio come quella dei cuccioli di foca. • La madre umana non mangia la placenta. È un ulteriore punto in comune con i mammiferi marini. • Nell’essere umano l’olfatto è poco sensibile. Lo stesso si riscontra nelle balene. Quando circa sessanta milioni di anni fa si sono separate dagli ungulati e sono migrate in ambiente acquatico, il loro senso dell’odorato è quasi scomparso3. • Il controllo della temperatura corporea per mezzo della sudorazione non è un meccanismo dispendioso, se l’essere umano è un primate adattato ad ambienti in cui acqua e sali minerali sono disponibili senza restrizioni. • La laringe bassa, che permette di respirare sia con il naso sia con la bocca, è un’altra particolarità anatomica che condividiamo con l’otaria e il dugongo. • Il naso sporgente è una caratteristica che condividiamo con la scimmia del Borneo dal naso a proboscide, un primate che vive nelle zone costiere umide e sfugge ai predatori coprendo lunghe distanze a nuoto. • La vagina umana, come quella dei mammiferi marini, è lunga, obliqua e protetta dall’imene. • Il gene umano dell’apolipoproteina E assomiglia di più a quello dei mammiferi marini che a quello degli scimpanzé, incluso il bonobo4. L’apolipoproteina E è il principale vettore di colesterolo al cervello. 19


• Una

delle più diffuse anomalie, o particolarità, dell’essere umano è la presenza di una palma tra il secondo e il terzo dito del piede. Quando l’anomalia congenita è un’aggiunta, di solito significa che a una certa fase del processo evolutivo esisteva per qualche motivo. • Un restringimento dell’aorta toracica, la “coartazione dell’aorta”, è comune nell’essere umano e nelle foche. • Un’escrescenza ossea, detta esostosi, nel canale uditivo è una particolarità in chi nuota spesso e in balene e foche5. • La menopausa, e una lunga vita dopo la fine dell’età fertile, è una caratteristica che si ritrova nell’essere umano, nell’orca e nel globicefalo, o balena pilota, a pinna corta. Se aggiungiamo a tutto ciò i recenti spettacolari progressi nella genetica della popolazione e cosa stiamo scoprendo sia sulla variazione del livello del mare sia sugli antichissimi esseri umani quali navigatori, diventa difficile ignorare questa visione del tutto nuova dell’essere umano. Come adattarsi all’eccesso di informazioni In un simile contesto, è diventata una priorità sapersi adattare all’attuale eccesso di informazioni. Dobbiamo cercare di orientare la curiosità umana. Si tratta di sviluppare l’arte di individuare e selezionare le informazioni preziose e potenzialmente utili, ossia di modernizzare l’antica arte di trovare l’ago nel pagliaio. Il primo passo, quasi obbligato, è superare l’odierna classificazione dei dati disponibili. Molte conoscenze risultano inutili, se è difficile trovarle nei soliti canali e restano isolate. Per questo motivo uno dei miei obiettivi è stato raccogliere in una banca dati i risultati di studi che, secondo la classificazione convenzionale, non sono correlati tra loro. 20


A partire dagli anni Ottanta nel Primal Health Research Database (www.primalhealthresearch.com), ovvero nella banca dati della Ricerca in Salute Primale, raccogliamo studi epidemiologici che esplorano le correlazioni tra il periodo primale e cosa succede più tardi nella vita in termini di salute e tratti caratteriali. Il periodo primale va dal concepimento al primo compleanno. Bisogna passare in rassegna moltissime riviste scientifiche e mediche per imbattersi di tanto in tanto in un articolo che rientra in questo ambito. Ecco un esempio di pubblicazione passata pressoché inosservata, nonostante abbia un grande valore scientifico e, probabilmente, notevoli implicazioni pratiche. Secondo uno studio svedese, più lunga è stata la vita fetale, minore è il rischio di sviluppare in seguito un tumore alla prostata6. Gli autori hanno preso in esame un’enorme coorte di uomini nati tra il 1889 e il 1941 a Stoccolma, in cui tra il 1958 e il 1994 vi erano stati 834 casi documentati di carcinoma alla prostata. Il numero di casi di controllo è stato pari a 1880. I motivi per cui questo studio è passato inosservato sono ovvi, nell’attuale fase dell’elaborazione dati. Innanzitutto, è stato pubblicato su una rivista scientifica seria ma molto specialistica, che di solito non viene letta dai medici. Inoltre, anche se l’articolo avesse raggiunto i medici, è altamente probabile e comprensibile che la maggior parte di loro si sarebbero fermati al titolo: gli specialisti di tumore alla prostata non si interessano generalmente alla vita fetale, mentre i medici ginecologi ostetrici e le ostetriche non sono abituati a pensare a lungo termine e di solito non si interessano al rischio di tumore alla prostata. Per questo motivo è urgente una nuova classificazione dei dati scientifici, che faciliti la ricerca e l’individuazione di informazioni che hanno implicazioni pratiche, in cui si evidenzia una correlazione tra la durata della vita fetale e il rischio di cancro alla prostata, vale proprio la pena considerare gli effetti concreti. 21


In un simile contesto, uno degli obiettivi di questo libro è mettere l’accento su un modo ineludibile per minimizzare l’attuale cecità dovuta all’eccesso di informazioni. Nell’era dell’iperspecializzazione, dobbiamo imparare a interessarci alla continuità tra fasi della vita che, di solito, vengono studiate separatamente. Questo ci porta a partire dall’analisi del concetto di “preparazione fisiologica al parto”. È facile sottolineare l’importanza dell’argomento e porsi domande impellenti in un’epoca in cui questa fase della vita umana viene spesso eliminata o ridotta con l’induzione artificiale del parto e con il cesareo effettuato prima dell’avvio spontaneo del travaglio (pre-labour c-section). A questo scopo, è utile ricordare come oggigiorno possono essere compresi aspetti importanti del processo del parto nell’essere umano. Quindi sarà più facile rendersi conto di come, alla fine della gravidanza, nella madre avvengano cambiamenti fisiologici che preparano all’evento cruciale, il parto. Dopo aver presentato la preparazione fisiologica al parto quale caso esemplare delle fasi di transizione che converrebbe conoscere più approfonditamente, cogliamo l’occasione per ampliare l’argomento e presentare l’arte emergente di ricomporre i piccoli frammenti dello specchio infranto. Dato che il concetto di preparazione è indissociabile da quello di previsione, volgeremo costantemente lo sguardo al futuro e offriremo spunti di riflessione per ampliare il prima possibile i campi della futurologia e del pensiero evoluzionistico, sempre beninteso evitando di fare profezie. Concentrarci sul futuro di Homo simboleggia un nuovo modo di pensare. Gli interrogativi più comuni, come chiederci se la specie umana stia contibuendo alla propria estinzione, rimandano a un processo autodistruttivo innescatosi a causa delle attività umane, piuttosto che alla trasformazione della nostra specie7. Se ci chiediamo, invece, che tipo di Homo sia capace di 22


autoestinguersi, ci accorgiamo immediatamente che andrebbero tenute in debita considerazione le probabili trasformazioni. Il motivo per cui non associamo il termine Homo a sapiens merita un chiarimento. Tre secoli fa, quando Carl Linnaeus ha messo a punto la moderna classificazione degli organismi viventi, non si è soffermato sulla definizione di Homo. Non aveva motivo di immaginare che il genere Homo avesse mai compreso ulteriori specie e l’unica appartenente al genere Homo venne chiamata sapiens. Per questo, perfino oggi, il termine Homo non è stato ben definito. Può essere usato in senso ampio, per fare riferimento a tutti gli ominidi che circa sei milioni di anni fa si sono separati dagli altri membri della famiglia degli scimpanzé, il genere Pan. Può essere usato quale sinonimo di Hominini, e includere tutti i primati che sono più vicini all’essere umano degli scimpanzé. Può anche essere usato in senso stretto, per indicare unicamente l’essere umano moderno. In questo libro con Homo indichiamo tutti gli ominidi caratterizzati da un cervello il cui volume ha raggiunto un nuovo ordine di grandezza. In questo senso, include l’essere umano moderno e le varianti di ominidi dal grande cervello finora identificate, come Neanderthal e Denisova. Sta diventando complicato oggi distinguere tra le varianti di ominidi, poiché si stanno accumulando dati che confermano i molteplici effetti a lungo termine della riproduzione incrociata. Possiamo perfino affermare che Neanderthal e Denisova non siano scomparsi, dato che gli esseri umani moderni di origine europea ed asiatica condividono con loro varianti genetiche associate ad alcune particolarità fisiologiche. Il sapiens puro non esiste. Siamo tutti ibridi.

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2 Il piatto forte e il contorno

in breve

Fino ad ora gli studi sulla fisiologia del parto nell’essere umano si sono concentrati sulla spiegazione delle difficoltà. Pertanto, da un punto di vista teorico, è stata sopravvalutata l’importanza dei fattori meccanici. Potremmo invece prima di tutto chiederci come mai sia risaputo che donne senza nulla di particolare sul piano morfologico a volte partoriscono velocemente e facilmente, mentre altre hanno bisogno di interventi medici dopo giorni di impegnativo travaglio. Quest’enorme discrepanza ci aiuta a comprendere che la fisiologia del parto, innanzitutto e soprattutto, rientra nella fisiologia cerebrale. È fondamentale renderci conto come quella parte del cervello che ha raggiunto un grado estremo di sviluppo nella nostra specie – il “cervello nuovo” o neocorteccia – non sempre funge da strumento al servizio delle funzioni fisiologiche vitali. Al contrario, in alcune specifiche situazioni, può inibirle o indebolirle, come se prendesse in mano il comando. Il principale obiettivo di questo capitolo è divulgare il concetto di inibizione neocorticale. Un minore autocontrollo, per effetto della riduzione dell’attività neocorticale, sembra essere il più importante tra i fattori che rendono possibile il parto nell’essere umano. Una volta compreso che questa è la soluzione trovata dalla natura, diventa facile analizzare e riassumere i bisogni di base della donna quando partorisce: ha bisogno di sen25


tirsi protetta da ogni possibile stimolazione neocorticale. La parola chiave è protezione. I principali stimoli dell’attività neocorticale sono ben conosciuti, e si tratta del linguaggio, della luce e di ogni situazione che attira l’attenzione.

Dopo aver usato l’analogia dello specchio infranto per illustrare uno degli effetti dell’eccesso di informazioni e dell’iperspecializzazione, potremmo ricorrere all’analogia dell’orologio rotto, legata al concetto di tempo, per renderci conto della mancanza di interesse e curiosità per i periodi di transizione tra eventi fisiologici. Cambiare centro d’interesse Fino ad ora i libri, gli articoli e le conferenze sulla fisiologia del parto erano incentrati sulle caratteristiche morfologiche dell’essere umano. Questo è uno dei motivi per cui l’importanza dei fattori meccanici è stata sopravvalutata. Nel caso dell’essere umano, non si dovrebbe partire da una spiegazione delle difficoltà del parto, ma bisognerebbe innanzitutto considerare il fatto risaputo che alcune donne che non hanno nulla di speciale sul piano morfologico partoriscono facilmente in pochi minuti, mentre altre hanno bisogno di un cesareo dopo giorni di faticoso travaglio. Una volta in Francia si usava l’espressione pondeuse d’enfant per indicare una donna che partorisce con la stessa facilità con cui una gallina ovaiola depone le uova. In Italia si parlava di donne che partoriscono con uno starnuto. Quest’enorme discrepanza dovrebbe essere alla base della domanda centrale. Studi recenti hanno confermato notevoli differenze nella forma e nelle dimensioni del bacino 26


nella donna1: se nel corso dell’evoluzione non ha prevalso una specifica conformazione del bacino, significa che dobbiamo riconsiderare l’importanza dei fattori meccanici. Oggi siamo in grado di comprendere che la fisiologia del parto è, innanzitutto e soprattutto, un capitolo della fisiologia del cervello e che la chiave per meglio capire la natura umana sta nell’assimilazione e nella divulgazione del concetto di inibizione neocorticale. È essenziale renderci conto di come quella parte del cervello che si è sviluppata in modo estremo nella nostra specie – la neocorteccia costituisce l’80% del cervello umano – non sempre svolga il ruolo di strumento al servizio delle funzioni fisiologiche vitali. Al contrario, in alcune particolari situazioni, può inibirle o indebolirle. Come se prendesse in mano il comando. Proprio per questo il concetto di inibizione neocorticale è il piatto forte della maggior parte dei miei libri. Per renderlo più digeribile, lo presento accompagnato da diversi contorni. Per esempio, in Primal Health, pubblicato nel 1986, suggerivo che, per comprendere il concetto di salute, sia imprescindibile abbattere la suddivisione tra le diverse parti del Primal Adaptive System, il sistema di adattamento primale, ovvero sistema nervoso, sistema immunitario e sistema endocrino. Ciò mi ha dato l’opportunità di presentare in generale la relazione tra neocorteccia e strutture cerebrali arcaiche e in particolare di sottolineare che, nell’essere umano, la neocorteccia è talmente sviluppata da tendere spesso a controllare e reprimere l’attività del cervello primale, arrivando a inibire alcune funzioni fisiologiche particolarmente vulnerabili, come il parto e l’accoppiamento. Più di vent’anni dopo, in Le funzioni degli orgasmi, il cui sottotitolo originale è “Vie rapide per la trascendenza”, il concetto di riduzione del controllo neocorticale è stato presentato come essenziale per interpretare gli aspetti soggettivi del riflesso di eiezione del feto, del riflesso di eiezione del latte, del riflesso di 27


eiezione dello sperma e, in generale, di tutti gli stati emozionali trascendenti che permettono di accedere a una realtà diversa da quella spazio-temporale ordinaria. È significativo che, negli indici dei miei libri, le voci neocorteccia e inibizione neocorticale sono di solito quelle con maggiori riferimenti. Per comprendere in quale modo una donna incinta si prepari fisiologicamente a partorire, invece di seguire l’ordine cronologico andremo a ritroso. Anche in questo caso, per agevolare i non addetti ai lavori, inizieremo dal concetto di inibizione neocorticale, che scuote alle fondamenta il nostro condizionamento culturale. Successivamente, prima di addentrarci nel processo del parto, preciseremo meglio di cosa si tratti con l’ausilio di aneddoti e dati scientifici. Alcuni aneddoti sono davvero semplici da interpretare. È il caso di una coppia che sta facendo l’amore. Quando entrambi sono prossimi all’orgasmo, la donna all’improvviso chiede: “Hai pagato l’assicurazione dell’auto?”. Tutti capiscono che una simile domanda stimola la neocorteccia e può interferire con i processi fisiologici. Tra gli studi scientifici, particolarmente utili sono quelli sull’olfatto. Tutti coloro che studiano la natura umana si interessano in modo particolare all’olfatto, perché misteriosamente questa funzione sensoriale nella nostra specie è poco sensibile, anche se vi sono differenze tra gruppi etnici, che vengono spiegate con fattori genetici e culturali. Abbiamo già illustrato come la scarsa sensibilità dell’olfatto sia una caratteristica che abbiamo in comune con certi mammiferi marini, come le balene. Un significativo studio israeliano segnala in modo convincente come uno dei principali fattori che spiegano questa particolarità sia l’inibizione neocorticale2. Gli autori hanno misurato la sensibilità dell’olfatto in 85 soggetti dopo l’assunzione di bevande alcoliche o analcoliche. Le differenze tra i due gruppi sono risultate molto significative. Gli autori hanno potuto concludere 28


che il rafforzamento del senso dell’odorato dovuto all’ingestione di una modica quantità di alcol conferma l’esistenza di un meccanismo inibitorio che attenua la capacità olfattiva. Quando mi rivolgo a medici o altri operatori sanitari, è facile ed efficace citare i riflessi arcaici, che si manifestano nel neonato normale, ma scompaiono nell’arco di qualche settimana o qualche mese, non appena la neocorteccia raggiunge un determinato grado di sviluppo. È interessante notare che tali riflessi a volte permangono in alcune persone con uno sviluppo anomalo del sistema nervoso centrale, in particolare in caso di paralisi cerebrale. Il riflesso natatorio rientra in quest’ambito. Ormai sappiamo bene che, per un breve periodo di circa due o tre mesi, tutti i neonati sono capaci di adattarsi all’immersione in acqua e ad avere movimenti natatori coordinati. Successivamente, l’essere umano – unico tra i mammiferi – deve imparare delle tecniche per saper nuotare grazie a movimenti respiratori e muscolari volontari. L’evento centrale Dopo aver introdotto il concetto di inibizione neocorticale, diventa facile spiegare quale sia la soluzione trovata dalla natura per rendere il parto nell’essere umano non solo possibile, ma perfino, a volte, facile: molto semplicemente basta che si riduca l’attività della neocorteccia. Perfino dopo millenni di socializzazione del parto, inclusi gli ultimi decenni di mascolinizzazione e medicalizzazione, esistono delle madri e dei professionisti sanitari che hanno colto l’essenziale. Sanno che quando una donna riesce a partorire facilmente con le sue forze, senza bisogno di assistenza farmacologica, arriva il momento in cui si estrania da questo mondo, dimentica ciò che le è stato insegnato e anche ciò che aveva pianificato, e si comporta in un 29


modo che di solito sarebbe considerato inaccettabile da parte di una persona civile, per esempio grida o impreca. Alcune donne possono ritrovarsi nelle posizioni più stravaganti e sorprendenti, spesso primitive, quadrupedi, per così dire mammifere. Esistono aneddoti di donne in pieno travaglio che si sono lamentate di odori che nessun altro percepiva: un chiaro segnale di riduzione del controllo neocorticale. La ridotta attività neocorticale è stata successivamente confermata da uno studio prezioso, che ha preso in esame un fenomeno alquanto noto, ovvero il fatto che molte donne dimenticano cosa sia successo quando erano in travaglio. Centinaia di donne sono state intervistate circa dieci giorni dopo il parto. Quelle che avevano partorito con un cesareo si ricordavano meglio di numerosi dettagli3. Una volta compresa la soluzione trovata dalla natura, diventa facile analizzare e riassumere i bisogni fondamentali di base di una donna in travaglio: ha bisogno di sentirsi protetta da ogni possibile stimolazione della neocorteccia. Come già detto ricordiamo che la parola chiave è protezione. Dato che il linguaggio è un potente stimolo neocorticale, è semplice giungere alla conclusione che il silenzio sia un bisogno di base. Gli effetti della luce non sono stati presi sul serio finché non si è scoperto che la melatonina, l’ormone del buio, è un ormone essenziale durante il parto. Pertanto non perderemo occasione per mettere l’accento su questo aspetto. Mentre gli effetti della melatonina quale inibitore dell’attività neocorticale sono già ben compresi, vedremo che ha molteplici altri bersagli durante il processo del parto. Da un punto di vista pratico, dobbiamo tenere a mente che tutte le situazioni che attirano l’attenzione stimolano l’attività neocorticale e quindi inibiscono il processo del parto. Esempi emblematici sono sentirsi osservati e percepire un possibile pericolo: in altri termini, anche l’intimità e sentirsi al sicuro sono bisogni di base. 30


Quando il concetto di inibizione neocorticale verrà considerato un punto chiave per spiegare le particolarità del parto nell’essere umano, alcune situazioni estreme saranno meno misteriose. Abbiamo molto da imparare, in particolare, dalle donne che partoriscono facilmente. Prima degli interventi della moderna farmacologia, si sapeva che le donne schizofreniche tendevano a partorire velocemente e facilmente. Le donne schizofreniche si comportano in modo culturalmente inaccettabile perché hanno uno scarso controllo neocorticale: grazie alle tecniche di mappatura cerebrale è stata recentemente evidenziata una riduzione del volume della materia grigia in caso di schizofrenia, in particolare a livello della corteccia prefrontale4. Si sapeva anche che la tossiemia, una patologia della gravidanza ora suddivisa in pre-eclampsia ed eclampsia, andava di solito di pari passo con rapidi parti prematuri. È degno di nota che, grazie a studi con la spettroscopia a risonanza magnetica, sia emerso che il cervello delle donne con pre-eclampsia è mal irrorato, come se ci fosse un restringimento della carotide5. Altamente significativi sono anche gli aneddoti riguardanti le donne che hanno partorito in coma vegetativo. Dobbiamo sottolineare che usiamo continuamente le espressioni “attività neocorticale” e “inibizione neocorticale” senza fare riferimento all’estrema complessità del “nuovo cervello” umano. Lo facciamo di proposito. Specifici termini tecnici, come ipofrontalità transitoria o disattivazione della corteccia frontale non sono necessari per comprendere l’essenziale. Sfidare il condizionamento culturale Studiare il parto alla luce della fisiologia moderna significa rimettere in questione millenni di condizionamento culturale. Presentiamo il processo del parto infatti come processo invo31


lontario sotto il controllo di strutture cerebrali primitive che abbiamo in comune con gli altri mammiferi. In linea di massima, non è possibile aiutare un processo involontario, però si possono individuare i fattori che lo inibiscono. Pertanto, da un punto di vista pratico, in termini di bisogni di base, la parola chiave è protezione. Partendo dal concetto di inibizione neocorticale, abbiamo messo al primo posto la protezione dal linguaggio, dalla luce e dalle situazioni che attirano l’attenzione. Se fossimo partiti dal concetto di antagonismo tra adrenalina e ossitocina, avremmo innanzitutto menzionato la protezione da situazioni che generano paura e da una temperatura ambiente troppo bassa per spiegare che, in generale, quando un mammifero secerne gli ormoni di emergenza della famiglia dell’adrenalina, non può liberare ossitocina, il principale ormone del parto. Presentare “protezione” come parola chiave è un primo modo, semplice e conciso, di sfidare la tradizione. Dall’inizio del processo di socializzazione del parto, un aspetto del dominio della natura associato alla rivoluzione neolitica, alla base del nostro condizionamento culturale c’è la convinzione che una donna non sia in grado di partorire da sé. Ha bisogno di qualche forma di interferenza culturale. Il paradigma predominante è passato per diverse fasi, dalla comparsa dell’ostetrica come figura professionale e di credenze e rituali perinatali profondamente radicati, fino all’attuale mascolinizzazione e medicalizzazione del luogo del parto. Le parole chiave abituali mettono sempre l’accento sul ruolo attivo di qualcun altro e non della madre e del bambino, che sono i due protagonisti obbligatori. Hanno di conseguenza per lo più l’effettodi togliere potere, l’intraducibile inglese disempowering. Si tratta di varianti di parole che significano aiutare, guidare e controllare. I termini utilizzati oggigiorno in tutte le lingue, come coaching (nei gruppi che promuovono il parto “naturale”) e labour management (in ambito medico) implicano entrambi l’intervento di un esperto. 32


D’altra parte anche il tanto ricorrente support suggerisce che, per partorire, una donna abbia bisogno dell’energia di qualcun altro. Oggi come oggi, uno degli effetti del cambio di paradigma ispirato dalla rinnovata prospettiva fisiologica, e particolarmente dal concetto di inibizione neocorticale, dovrebbe essere una migliore comprensione del continuum tra gravidanza e parto. Detto in altre parole, c’è da aspettarsi un roseo futuro per il concetto di preparazione fisiologica al parto.

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Michel Odent, nato nel 1930 in Francia, medico chirurgo. Primario del reparto di chirurgia e maternità a Pithiviers dal 1963 al 1985, fondatore del Primal Health Research Center a Londra nel 1985. È autore di più di 20 testi divulgativi tradotti in molte lingue e di oltre 100 articoli pubblicati in letteratura medica e scientifica. Conferenziere di fama mondiale, attualmente si definisce studioso della natura umana.

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Qual è il futuro di generazioni nate in condizioni di privazione di microbi e di stress? È in atto una manipolazione delle leggi di selezione naturale? Perché alcune donne partoriscono rapidamente e facilmente, e altre no? È davvero solo un caso? Ci confrontiamo continuamente con situazioni senza precedenti: il punto interrogativo sta diventando il simbolo di questa fase storica. Questo libro è un vero e proprio compendio interdisciplinare. Non dovrebbe sfuggire a nessun medico, ricercatore, futurologo, evoluzionista e influencer (politici, giornalisti, intellettuali, celebrità). Dovrebbe attirare l’attenzione anche, ma non solo, di chi sta per avere un figlio. Perfino chi già conosce Michel Odent si stupirà di questa magistrale sintesi.

ISBN 978-88-6773-097-1

9 788867 730971


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