Educare con le fiabe di Gino Aldi

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Gino A ldi

Educare con le f iabe Come sv iluppare l’intelligenza emotiva dei bambini


Gino Aldi, medico-chirurgo, si laurea presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II nel 1990. Si specializza in psicoterapia presso la SIPI (Società Italiana di Psicoterapia Integrata). Dal 1991 svolge l’attività di psicoterapeuta dell’individuo, della coppia e della famiglia. Ha fondato Zetesis, una cooperativa sociale che promuove la ricerca in ambito educativo e la prevenzione del disagio psicologico. È formatore per insegnanti e genitori. Ha scritto Riscoprire l’autorità, I fondamenti della relazione, Costruttori di speranza, ed è coautore del volume Un’altra scuola è possibile (tutti pubblicati dalle Edizioni Enea).

In copertina: © TairA / shutterstock Art Direction: Camille Barrios / ushadesign

€ 16,50

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Gino A ldi

Educare con le f iabe Come sv iluppare l’intelligenza emotiva dei bambini


© 2021 Edizioni Enea - SI.RI.E. srl © 2016 Edizioni Enea - SI.RI.E. srl Prima edizione: aprile 2014 Prima edizione: maggio 2016 Seconda edizione: ottobre 2021 ISBN ISBN978-88-6773-041-4 978-88-6773-11 Art ArtDirection: Direction:Camille CamilleBarrios Barrios//ushadesign ushadesign Stampa: Graphicolor (Città Stampa: Graphicolor (Cittàdi diCastello) Castello) Edizioni EdizioniEnea Enea Ripa Ripadi diPorta PortaTicinese Ticinese79, 79,20143 20143Milano Milano info@edizionienea.it www.edizionienea.it info@edizionienea.it - www.edizionienea.it Tutti Tuttiiidiritti dirittiriservati. riservati.Nessuna Nessunaparte partedi diquest’opera quest’operapuò puòessere essereriprodotta riprodottain in alcuna forma senza l’autorizzazione scritta dell’editore, a eccezione alcuna forma senza l’autorizzazione scritta dell’editore, a eccezionedi dibrevi brevi citazioni citazionidestinate destinatealle allerecensioni. recensioni.

Questo libro è stampato su carta FSC® Questo libro è stampato su carta


Le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono. Perché i bambini lo sanno già. Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti. GILBERT KEITH CHESTERTON



Indice

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Introduzione Istruzioni per l’uso Fiaba e immaginazione nell’epoca dei social

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1. Un modello di lettura della fiaba Immaginare

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2. Cos’è una fiaba Le radici della fiaba Il bambino e la fiaba

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3. La narrazione della fiaba Strumenti utili per narrare una storia Elementi da valorizzare nell’esposizione di una storia

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4. Fiaba e razionalità La conversazione guidata

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5. Fiaba e fantasia Struttura del racconto e possibili variazioni Inventare racconti

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6. Comprendere le emozioni Le emozioni fondamentali

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7. Fiaba ed emozioni

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8. Il lavoro emotivo con la fiaba Il disegno Altre tecniche La drammatizzazione

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Appendice A – Come progettare un laboratorio con le fiabe La struttura del percorso Sequenza di presentazione della narrazione Scheda di lavoro su Pollicino

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Appendice B – Attività per costruire una sana emotività Quali elementi sono necessari per costruire una sana emotività? Attività ed esercizi

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Bibliografia

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Introduzione

Il libro che vi accingete a leggere riassume un’esperienza di studio e di lavoro con bambini di età prescolare e di scuola primaria, e prende spunto anche da una sperimentazione svolta con adulti sull’uso dei linguaggi fantastici o analogici per comprendere il proprio mondo interiore, per comunicare emozioni e per sviluppare la propria creatività. In questo volume ci siamo occupati della favola come linguaggio espressivo utile a far crescere i bambini e potenziarne la capacità di parlare dei propri vissuti interiori. Dal punto di vista strettamente tecnico al suo interno troverete materiale che attinge alla tradizione della fiaba, con i suoi mondi immaginari, le sue molteplici vicende e i personaggi in cui si fondono magia, conflitto, meraviglia e passione. L’uso poco discriminato del termine “favola” o “fiaba” risponde più a una volgarizzazione lessicale, dove la parola “volgarizzazione” non vuole assumere un tono denigratorio quanto il prendere atto che ormai nell’uso comune “favola” e “fiaba” si equivalgono. Essendo il nostro lavoro indirizzato a un pubblico di genitori e di insegnanti ci è sembrato giusto mantenere questa ambiguità, per indicare, con ognuno dei due termini, “qualsiasi narrazione fantastica”. È proprio questa definizione che ci piace cogliere e rispettare, perché è proprio l’immaginario, il fantastico, l’elemento chiave che utilizzeremo per ascoltare il mondo interiore dei bambini e per insegnare loro a raccontarsi. 9


Il lettore che affronta questo libro deve predisporsi a riscoprire frammenti della propria infanzia, forse un po’ sopiti ma sempre pronti a essere rianimati attraverso l’attenzione che sarà data al linguaggio dell’immaginazione. Nel rileggere favole antiche ma sempre attuali egli potrà cullare anzitutto se stesso, rivivendo vicende e avventure che sono ancora capaci di emozionare. Il genitore o l’insegnante che vuole utilizzare lo strumento della favola deve anzitutto ricostruire questo collegamento con la propria infanzia. Negli anni ho condotto diversi gruppi di formazione in cui il lavoro con le fiabe è stato di grande utilità per gli educatori. Attraverso la narrazione sono affiorate emozioni intense, vissuti antichi e recenti molto coinvolgenti, consapevolezze nuove, riflessioni sul proprio modo di essere e sul proprio stile relazionale. La fiaba può far crescere anzitutto gli adulti che si avvicinano ad esse. Consiglio vivamente di godere a pieno della letteratura favolistica che possediamo: è fondamentale il lavoro di Italo Calvino che assembla la tradizione italiana del racconto fiabesco, ma anche le classiche raccolte di Perrault e dei fratelli Grimm. Rileggere le fiabe in età adulta è un’esperienza letteraria di grande importanza che può farci scoprire l’intrinseca saggezza di messaggi che durante l’infanzia abbiamo assimilato in maniera più immediata e spontanea. Tutto ciò sarà la base per poter organizzare il nostro lavoro di educatori e di fabulatori. Il resto verrà da sé! Il primo importante effetto terapeutico della lettura di fiabe è dato dal fatto che passiamo del tempo con i bambini utilizzando un “loro” canale comunicativo, l’immaginazione, nonché il fatto che trascorriamo del tempo a loro dedicato. Utilizzate quindi la fiaba anzitutto per “stare” con il bambino o con i bambini. Per quanto il metodo e la tecnica siano utili è fondamentale che essi siano solo strumenti per facilitare la relazione 10


e non diventino crucci che imbrigliano in un “dover far bene” a ogni costo. Sarà di grande aiuto l’esperienza accumulata nel tempo, che trasformerà quelli che all’inizio sono metodi e tecniche in un fluire comunicativo spontaneo. Concedetevi quindi un tempo di apprendimento lento e lungo, senza fretta. Un tempo in cui potete osservare voi stessi e il bambino o i bambini che seguite. Sarà un tempo di crescita umana dal quale uscirete più capaci di osservare, sia voi stessi che i vostri piccoli, di capire e di agire. È questo l’augurio con cui vi consegno queste pagine di riflessioni sul prezioso lavoro che si può svolgere con lo strumento fiaba. Istruzioni per l’uso Alcune indicazioni possono essere utili per coloro che devono vincere la paura di cimentarsi nella lettura della fiaba e nel suo utilizzo come strumento di crescita per i bambini. Sono piccoli consigli che possono guidare i principianti e convincerli circa le loro potenzialità di educatori appassionati e capaci. In genere si tende a contrapporre metodo a spontaneità e questo fa sì che alcuni educatori, specie se genitori, non riescano a pensare se stessi come possibili “esperti” di didattica o di relazione. Intendiamo qui smentire questo falso mito e convincervi che possedere alcuni criteri guida ci trasforma in educatori efficaci e appassionati. Leggere la fiaba Il capitolo sulla voce vi fornisce indicazioni su come leggere una fiaba. Affinate la vostra competenza alla lettura. Una buona lettura ha lo scopo di creare un’atmosfera magica, uno spazio sospeso entro il quale si svolge l’evento narrativo. Non siate sorpresi di scoprirvi imbarazzati nell’affrontare un testo 11


fiabesco ad alta voce e con il compito di aggiungervi la mimica del viso e del corpo. Le inibizioni accumulate in anni di vita adulta faranno sentire tutto il loro peso, ma il faccino rapito dei vostri figli o dei vostri alunni vi convincerà della bontà di andare oltre. Superati i primi momenti di paura, potrete scoprire quanto il vostro corpo si immerge nel racconto e inizia a viverlo in modo sempre più spontaneo. L’insistenza e l’esercizio faranno di voi lettori attivi e coinvolgenti, degni di portare in scena vicende meravigliose e affascinanti. Man mano che sarete più sciolti scoprirete che la fiaba racconta qualcosa anzitutto a voi, provocando risonanze emotive e piacevoli sensazioni. Questo materiale emotivo sarà la base per creare una piattaforma comunicativa con il bambino, per avvicinarsi al suo mondo leggendolo con gli occhi di un adulto che torna nei territori dell’infanzia. Coinvolgere il bambino nella narrazione Man mano che il bambino familiarizza con la fiaba sarà vostro compito appassionarlo sempre più. I capitoli successivi vi spiegheranno come direzionare il coinvolgimento in una dimensione cognitiva, emotiva, relazionale o corporea. Per ciascuna di esse troverete indicazioni metodologiche per poter perfezionare il modo di coinvolgere il bambino, ma sarà importante costruire un proprio personale stile di relazione, utilizzando i linguaggi che più ci aggradano e più ci rappresentano, non disdegnando di frequentare quelli che magari sono più difficili e meno conosciuti. L’effetto positivo di questo sforzo sarà quello di divertire e rendere partecipe i bambini della vicenda che state loro proponendo. Osservare il bambino Il capitolo sulle emozioni vi spiega l’importanza degli affetti nella vita personale e di relazione. Osservare le reazioni emoti12


ve e i comportamenti del bambino rende possibile una sua conoscenza più approfondita. Osserverete quali parti del brano lo hanno affascinato ma anche i punti che lo hanno spaventato, irritato o deluso. Ognuna di queste reazioni è importante e preziosa per sviluppare un progetto di dialogo, di conoscenza e di evoluzione del vostro piccolo ascoltatore. Sarà vostra cura annotare tali reazioni e farne oggetto di riflessione. La griglia fornita nel testo sarà molto utile per orientarvi nella lettura del mondo emozionale del bambino. Potrete osservare se egli risuona in modo particolare a un certo tema (la morte, la fuga, l’inganno ecc.) o a un personaggio (orco, fata, eroe ecc.) o a un’ambientazione o altro ancora. Fate tesoro di questa griglia perché vi permette di scegliere gli elementi che meritano di essere approfonditi. Grazie alle vostre osservazioni e deduzioni potrete individuare i passaggi del racconto fiabesco che vanno ripetuti, riproposti e approfonditi. Non fatevi prendere dall’ansia di “scegliere l’elemento giusto”: non state facendo un esercizio di psicologia del profondo né, tanto meno, il “punto giusto” esiste davvero. Se scegliete un punto troppo intenso per il bambino o troppo poco coinvolgente egli ve lo saprà dire attraverso il suo linguaggio del corpo. Basterà cambiare registro. Il vostro lavoro educativo deve essere un dialogo e come in ogni dialogo ci si può capire e non capire, correggersi e andare oltre. Se vi fate prendere dall’ansia di “far bene” avrete paura di scegliere questo o quel passo e vi paralizzerete. Non fatelo! Il bambino vuole stare con voi e con le vostre proposte, non vuole che indoviniate ogni aspetto del suo essere. Una vita intera vi aspetta per continuare a scoprirsi e volersi bene. Proporre parti della fiaba Proporre un approfondimento di qualche parte della fiaba è una scelta educativa. Significa che avete notato qualcosa nel 13


vostro interlocutore, o nei vostri interlocutori, che vale la pena di riproporre e approfondire. Non sottraetevi a questo compito: è il momento in cui esercitate al meglio il vostro compito di educatori. È il momento in cui il bambino viene spinto a esplorare se stesso, a raccontarsi, scoprire nuove virtù o nuovi limiti. Voi siete coloro che maieuticamente fanno emergere i vissuti profondi che lo riguardano. Siete coloro che, attraverso progetti di lavoro insieme, hanno qualcosa da dire sui valori, sulla vita, sul mondo. Nelle vostre proposte educative non c’è solo il bambino ma ci siete anche voi con i vostri vissuti, e questo è un grande regalo per i vostri bambini. Verbalizzare, focalizzare, puntualizzare È molto importante che il bambino costruisca, con il vostro aiuto, un significato di tutto ciò che accade durante il lavoro con le fiabe. Lo potrete aiutare facendo domande che stimolano la sua riflessione, descrivendo le emozioni che vedete sorgere in lui, focalizzando comportamenti o azioni che vi hanno colpito e che ritenete significativi. In questo modo il bambino apprende e diventa consapevole della propria esperienza. Senza questo passaggio si rischia di vanificare tutto ciò che abbiamo fatto in precedenza. Sentimenti forti, paure, dolori Il lavoro con le fiabe, stimolando l’immaginario, può attivare reazioni intense e potenti. Il bambino potrà, magari inaspettatamente, reagire con emozioni forti a parti del racconto o a proposte di lavoro. Tali reazioni sono espressione di vissuti profondi, e non è affatto negativo che vengano a galla. È un modo di raccontarsi che testimonia l’intensità dei sentimenti coinvolti. Il vostro compito è quello di rassicurare, consolare e confortare, spiegando al piccolo che può accadere anche di confrontarsi con un sentimento intenso, e che tutto questo fa 14


parte della crescita naturale di ognuno di noi. L’importante è che voi ci crediate davvero. Un bambino che soffre ha bisogno di uno spazio narrativo ed è certamente più traumatico non trovare un luogo per i propri vissuti piuttosto che poterli esprimere, magari in malo modo, a un adulto. Dopo aver ritrovato la calma sarà possibile procedere più cautamente, a piccoli passi, verso quell’argomento o quel frammento di fiaba o quel personaggio che tanto hanno destato sconvolgimento. Sarebbe sbagliato, infatti, seppellire l’accaduto come se nulla fosse. Solo di fronte a un ulteriore e insormontabile irrigidimento del bambino si deciderà di soprassedere annotando nella nostra mente l’area problematica che è emersa e non mancando di studiare altri modi per poterla affrontare, magari in momenti successivi. Costruzione di racconti, narrazioni creative e altro È importante che il bambino si racconti. Lavorare sulle alterazioni narrative della fiaba, descritte più avanti nel libro, o sulla grammatica della fantasia, così come indicato da Gianni Rodari, è fondamentale per la crescita del bambino, per lo sviluppo di una sua capacità di esprimere i vissuti profondi e per l’identità personale. Troppo poco spazio è dedicato, nei nostri tempi, alla narrazione di sé, al racconto che vede l’esperienza personale in primo piano, valorizzando in tal modo l’interiorità di ciascuno. Giocate spesso utilizzando la fantasia, non disdegnando di accogliere con curiosità le stranezze narrative che il vostro interlocutore vorrà comunicarvi. Disegno, diario, album Raccogliete le produzioni artistiche e narrative del bambino o dei bambini in album, cartelline o diari che avrete avuto cura di costruire personalmente insieme a lui. Per voi sarà molto bello rileggere le evoluzioni che il bambino ha avuto nell’arco 15


della sua crescita e sarà uno splendido materiale per la memoria personale, per i ricordi di un domani, per chiunque vorrà accostarsi al mondo infantile delle persone che avete cresciuto. Prendersi cura di sé Il lavoro con le fiabe può far emergere anche parti significative di sé. Il bambino con le sue reazioni ci stimola a parlare con il nostro bambino interno. Un resoconto personale dei vostri vissuti, una riflessione sulle vostre emozioni, un’attenzione alle fantasie e ai sogni che si aprono dentro di voi a seguito del lavoro con la fiaba può diventare un interessante spunto di crescita personale. Dedicare un po’ di tempo a noi stessi è un grande regalo che facciamo ai nostri allievi o ai nostri figli, perché un educatore consapevole possiede una marcia in più per capire e farsi capire. Tempo Tutto ciò che abbiamo detto, la lettura di questo libro, il laboratorio che andremo ad allestire, richiedono tempo. Il tempo, nell’epoca della modernità, non c’è mai per queste cose. Il tempo che viviamo è un tempo di produzione, di inarrestabile lavoro, di efficiente quanto dolorosa lontananza da sé. Per poter svolgere al meglio tutte le indicazioni illustrate in questo libro dovete decidere di dedicare tempo ai vostri figli, ai vostri alunni e a voi stessi: un tempo relazionale, fatto di contatto, dialogo, incontro, scontro. Senza questa premessa vi stancherete presto di raccontare fiabe e non godrete della profonda bellezza del linguaggio dell’immaginazione, un linguaggio che porta alla luce ciò che è sommerso nel nostro essere, in attesa di essere percepito e colto.

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Fiaba e immaginazione nell’epoca dei social La fiaba assume un valore educativo ancora più pregnante in un’epoca in cui si ricorre a un largo consumo di stimoli visuali. Un’intera generazione di bambini, anche di tenerissima età, sta crescendo davanti allo schermo di un computer o di un telefonino. La quantità di immagini al quale ogni bimbo è sottoposto è enorme. Questa forma di intrattenimento non è tuttavia efficace per l’educazione, al contrario può rivelarsi molto problematica per lo sviluppo psicologico dei bambini. Si tratta, infatti, di immagini spesso prive di struttura narrativa, che non raccontano nulla. Intrattengono il bambino in una sorta di rapimento ipnotico che può soddisfare l’esigenza di controllo dei genitori, ma non produce nessuna forma di conoscenza. Visionando i filmati che intrattengono i piccoli, si resta sconcertati dall’inconsistenza dei messaggi che essi veicolano. Si può scoprire che i bambini possono passare ore a osservare una tizia che apre confezioni di caramelle oppure culla un bambolotto o costruisce un oggetto. I giochi che un tempo appassionavano attivamente i bambini sono diventati oggetto di semplice osservazione. Ciò che coinvolgeva il corpo nella sua interezza diventa oggetto di semplice osservazione. I bambini non giocano più, ma osservano qualcuno che gioca per conto loro. Più che vivere l’intensità di un coinvolgimento le nuove generazioni sono chiamate a svolgere il ruolo di passivi spettatori, spegnendo in questo modo le loro energie vitali e rendendo difficile lo sviluppo di tutte quelle capacità che nascono dall’agire concreto. Le ricerche scientifiche più recenti ci restituiscono l’idea di una mente che apprende attraverso l’azione, una mente intrisa di corporeità, che si nutre dell’esperienza viva del proprio agire, della capacità di esplorare, risolvere problemi, affrontare frustrazioni. Parallelamente l’educazione dei bambini passa 17


sempre più attraverso processi che li rendono passivi, mortificano la capacità esplorativa a favore di un’immobilità fisica e mentale. Alla passività indotta dallo schermo si aggiunge un altro significativo pericolo. L’uso indiscriminato dello zapping, la velocità con cui si passa da un filmato all’altro, la proposta di messaggi concisi e narrativamente poveri, non educa a organizzare il discorso narrativo. La narrazione ha bisogno di uno schema argomentativo, di uno sviluppo testuale attraverso il quale ciascuno di noi può raccontare e raccontarsi. Impegnandoci in un racconto siamo chiamati ad organizzare le nostre esperienze. Gli eventi che accadono diventano bagaglio del nostro modo di essere se assumono un significato. Diversamente essi restano confinati in un’area a noi stessa ignota. Solo attraverso la pratica del pensiero riflessivo riusciamo a comprendere ciò che è accaduto, farne tesoro, costruire valori e orientarci verso nuove esperienze. La riflessione è il momento in cui conosciamo noi stessi, valutiamo il nostro agire, progettiamo il nostro futuro. Riflettere è dunque operazione essenziale della crescita. Il racconto è una grande opportunità per conoscere se stessi e gli altri, ascoltandoli. Ancor più se lo svolgimento di una narrazione avviene attraverso il vivo scambio della parola. Sono passati anni da quando lo psicologo Bruner pose all’attenzione della comunità scientifica l’importanza del pensiero narrativo. Si tratta di un modo di pensare differente dal ragionamento logico, più complesso e più vicino all’agire quotidiano. Non sostituisce la logica, ma la integra. Gli esseri umani non sono elaboratori di informazioni. Essi hanno bisogno di dare senso alla propria esperienza e alla propria vita. L’orizzonte di senso richiede la capacità di attribuire significati profondi alle azioni umane. Viviamo all’interno di orizzonti valoriali che delineano il senso del bene e del male, del 18


giusto e del non giusto, del bello e del brutto. Desideriamo costruire benessere per noi stessi e per i nostri cari e possiamo farlo solo affidandoci alla capacità della nostra mente di orientarci verso il bene. L’educazione dovrebbe essere un passaggio cardine attraverso il quale seminiamo i germi del bene nelle giovani menti e le proteggiamo dal male. Tutto ciò lo possiamo fare solo attraverso una grande opera di narrazione. Il racconto delle nostre storie, della vita per come la si è appresa, dello sforzo che l’umanità ha vissuto per costruire il destino comune che ci appartiene, degli errori che ci hanno fatto soffrire e delle gioie che ci hanno ripagato, sono la base del materiale che possiamo tramandare alle nuove generazioni. Le fiabe sono figlie della tradizione orale, del racconto corale. È grazie al racconto di avventure nelle quali si mescolavano episodi realmente accaduti e costruzioni mitiche e magiche che è stato possibile tramandare la cultura da una generazione all’altra. Nella vicenda fiabesca si introducono temi di vita profondi, vicende drammatiche e al tempo stesso leggere, profonde ma rese fruibili a giovani menti. La fiaba esalta la vicenda umana proponendo al bambino l’intero arco delle esperienze che devono trovare un significato; il dolore, la violenza, l’inganno, l’amore, la conquista, l’avventura e tanto altro potremmo dire. Grazie al racconto fiabesco il bambino si avvicina alla realtà della vita, alle emozioni che accompagnano l’avventura dell’esistere, alla magia e alla fatica dell’esistere. Tutto avviene in un universo narrativo sospeso e lontano, e ciò consente di affrontare temi anche spinosi con estrema naturalezza, ma allo stesso tempo tutto è così familiare e quotidiano. Nella fruizione di un video non avviene nulla di quanto appena detto! Osservando le dinamiche che si attivano durante questi momenti si osserva che non abbiamo a che fare con costruzioni narrative. I video intrattengono, ma non dicono nulla. Non spingono alla riflessione e tantomeno all’elaborazione 19


di un messaggio, non emozionano e ancor meno appassionano. Semplicemente ipnotizzano. Il video di youtube è assimilabile, ovviamente in senso metaforico, a una tecnica di ipnosi. Attraverso esso si cattura l’attenzione, si sospende il rapporto con il reale e si incolla la mente alla necessità di giungere al termine della clip. Durante l’osservazione la mente è sospesa nel vuoto, in attesa di eventi che sono di lì a venire, ma che non hanno alcun significato. Scartocciare caramelle è un banale gesto di vita quotidiana, occorre chiedersi come possa diventare oggetto di migliaia di visualizzazioni. Questo modo di procedere ha gravi conseguenze sulla mente del bambino perché elimina dall’orizzonte infantile la possibilità di educarsi alla narrazione. Una mente abituata a clip veloci, inutili e prive di senso può provare fastidio al momento in cui deve impegnarsi in uno sforzo di comprensione narrativa. Non possedendo gli strumenti per costruire un racconto si corre il rischio che si possa rinunciare alla voglia e all’idea di raccontarsi e di ascoltare racconti. La distraibilità dei bambini è diventato uno dei più temibili nemici delle insegnanti. E la corsa alle certificazioni per disturbi dell’apprendimento nasconde spesso un fallimento educativo piuttosto che un reale problema di cognizione. I bambini apprendono un modo di confrontarsi con la realtà fatto di vuoto e di nulla e crescono in una dimensione fatta di niente. Prendere che improvvisamente pensino e stiano attenti è ingenuo quanto inutile. Potrebbe sembrare un quadro infausto e troppo pessimistico, ma va detto che alla quantità di ore passate davanti a uno schermo fa da contraltare una progressiva diminuzione delle ore in cui si può vivere in mezzo agli altri. Ricerche scientifiche ci dicono che le generazioni Internet passano meno tempo con amici, escono più di rado, rifuggono dall’autonomia. Tantomeno intrattengono discussioni con i propri genitori. Lo 20


schermo di un video sta diventando la principale fonte della loro maturazione. La sproporzione tra il tempo trascorso in solitudine immersi nella rete e quello con persone viventi è assolutamente incolmabile. Con profondi riflessi sulla maturazione cognitiva ed emotiva del bambino. Perdere la capacità di raccontare comporta una maggiore difficoltà a dare senso alla propria esperienza. Il risultato è un’incapacità a elaborare i propri vissuti e comprendere quelli altrui. Se non sappiamo raccontarci non riusciamo nemmeno a far emergere la bellezza del nostro essere. Per dare valore ai nostri vissuti abbiamo bisogno di comprenderli, organizzarli e sentire che essi hanno un valore. Il racconto ha proprio questa finalità: organizza un’esperienza, la rende fruibile e la propone a un interlocutore che, nell’accoglierla, la valorizza come degna di essere parte della nostra esperienza. Questo punto ci porta a considerare un altro aspetto dell’utilità del racconto fiabesco: la presenza di un interlocutore. Raccontiamo qualcosa perché qualcuno ci ascolta e ci accoglie. Il racconto è una possibilità di stare insieme, è la possibilità di stare insieme. Sentire che i nostri vissuti hanno importanza per qualcuno o sperimentare la gioia di essere destinatario di un racconto è un’esperienza che può avvenire solo nell’ambito di uno scambio vivo e vitale, in cui si condensano emozioni, sensazioni, pensieri, gesti. Privare i bambini di questo scambio significa condannarli alla solitudine. Crescere davanti a uno schermo significa crescere soli. Crescere con le favole significa sentirsi parte di un’umanità che ti accoglie e ti valorizza. Lo scambio affettivo, corollario di ogni racconto fiabesco, è un elemento insostituibile e non riproducibile. Quella voce, quel gesto, quel volto, che compongono la figura del narratore, sono elementi fondamentali del racconto stesso. Ascoltando, rispondendo, discutendo, il bambino sperimenta una dimensione affettiva che nessun oggetto potrà mai dargli. 21


La scomparsa del racconto dall’orizzonte infantile rischia di essere una catastrofe silenziosa che viene sottovalutata e che mostra tutti i suoi effetti devastanti in anni successivi, quando giovani e intelligenti adolescenti mostrano profonde crepe nel poter organizzare il proprio pensiero e le proprie emozioni. Anni trascorsi davanti allo schermo di un computer hanno tolto occasioni di confronto, discussione, condivisione, riflessione, tutte significative esperienze per dare spazio al proprio essere. La fiaba ci porta immediatamente al centro di una vicenda e ci educa a comprendere in che modo si possono organizzare e raccontare le vicende del mondo. Il racconto diventa lo strumento principe di una comunione, di un incontro reso possibile attraverso la capacità di comprendere e di decodificare ciò che viene detto, di seguirne lo sviluppo, di concedersi la lentezza del flusso narrativo, di predisporsi alla sosta necessaria perché l’intero episodio venga sviluppato in tutti i suoi dettagli. Alla velocità degli scambi mediatici viene opposto il tempo giusto, il kairos, necessario a capire e capirsi. La fiaba permette di recuperare il tempo della riflessione, della comunione e dell’incontro. Queste possibilità, che fino a qualche tempo fa potevano sembrare raffinatezze pedagogiche o puntigli ossessivi di qualche pedagogista, sono oggi una risposta all’emergenza educativa che si vive. Attraverso la fiaba possiamo salvaguardare la capacità di sviluppare strutture narrative fondamentali per la crescita, essendo consapevoli che gli spazi narrativi si vanno riducendo sempre più per le nuove generazioni di bambini. Sono meno frequenti gli scambi dal vivo in favore di scambi mediatici, per loro natura brevi e concisi. Sono meno frequenti le opportunità narrative in ambito scolastico per la crescente fretta con cui occorre inseguire un programma pletorico e spesso inutile. Sono meno frequenti occasioni di dialogo con i 22


genitori per via degli sempre maggiori spazi che la tecnologia occupa. Occorre quindi pensare alla fiaba come possibilità di educare alla narrazione in generale e alla narrazione di Sé in particolare. Una competenza che si rivelerà preziosa per la costruzione dell’identità personale.

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1 Un modello di lettura della fiaba

La fiaba è il regno dell’immaginazione. Tuttavia la sua principale ricchezza, il linguaggio della fantasia, oggi non riceve il tributo e l’attenzione che meriterebbe. L’immaginazione viene generalmente pensata in relazione – e opposizione – alla logica, alla ragione, alla razionalità. La logica ci dà realismo e oggettività, la fantasia sfuggenza ed evanescenza: la prima ci conduce a verità universali condivise e incontestabili, la seconda ci allontana dalla realtà e ci porta in un mondo che non esiste. Al realismo e all’oggettività dell’una contrapponiamo, generalmente, l’inconsistenza dell’altra. Così il bambino “troppo” assorto nel proprio universo di fantasie evoca cupi scenari di future patologie psicologiche e desta preoccupazione a casa e a scuola; così, ancora, le pedagogie che desiderano misurarsi con il linguaggio fantastico – detto anche analogico – rinunciano a ogni forma di schematizzazione e organizzazione di questo linguaggio, quasi a dire che ciò che è “spontaneo” e “non reale” non ha diritto a una propria logica interna, a una grammatica che permetta di comprenderne la profondità e di garantirne un utilizzo oculato. Il risultato, per chi ne fa uso, è un impoverimento metodologico, una minore capacità di essere incisivi, di perseguire obiettivi precisi e importanti. Ma come lo scrittore che non conosce le regole grammaticali della lingua produrrà una scrittura per forza di cose semplice e improvvisata, allo stesso modo l’educatore che utilizza la fia25


ba, o qualsiasi altro linguaggio fantastico, senza conoscerne la struttura, non potrà raggiungere i propri obiettivi pedagogici in maniera efficace e produttiva. Proprio per questo cercheremo, nelle pagine che seguono, di suggerire una possibile grammatica dell’immaginario e di guidare il lettore verso un uso scientifico e intelligente della fiaba, che la trasformi da strumento di intrattenimento a strumento di crescita umana e di maturazione personale. Concentreremo la nostra attenzione sulla relazione stretta che esiste tra immaginario ed emozioni, nella convinzione che la crescita emotiva dei bambini non è un corollario ma un elemento essenziale dello sviluppo evolutivo. Nonostante questa affermazione trovi il consenso di tutti i pedagogisti, abbiamo sotto gli occhi, quasi ovunque, l’evidenza di una programmazione didattica che non si occupa affatto della crescita emotiva dei bambini, lasciando uno spazio nullo o minimale a progetti e azioni educative finalizzate al suo sviluppo. Ecco la ragione per cui desideriamo promuovere la fiaba come uno strumento importante per fortificare, direzionare, far crescere il linguaggio emotivo dei bambini. Abbiamo sperimentato quanto sia possibile, attraverso essa, raggiungere il mondo profondo dei bambini, permettendo loro di elaborare i propri vissuti, di raccontarsi e di crescere attraverso l’esperienza narrativa. È indubbio che la fiaba può svolgere numerose altre funzioni, ma in questo lavoro il lettore troverà indicazioni per utilizzarla principalmente nell’ambito dell’intelligenza emotiva. A fronte di una grande mole di lavoro e di ricerca circa lo sviluppo cognitivo e i processi di apprendimento, infatti, si riscontra una quantità scarna di materiale per lavorare sulla vita emotiva dei bambini: segno evidente che questo aspetto essenziale dell’esistenza è ancora ampiamente sottovalutato in ambito educativo. 26


Per noi che lavoriamo allo sviluppo integrato della persona* questa dimensione costituisce un aspetto essenziale della maturazione personale, e per questa ragione abbiamo lavorato a lungo per individuare strumenti che ne favorissero lo sviluppo; la fiaba è certamente uno di questi. Le indicazioni fornite in questo lavoro sono adatte ai bambini dai tre ai dieci anni, e possono costituire spunti di lavoro interessanti e stimolanti a casa e a scuola, per percorsi da proporre sia in qualità di maestri (della scuola dell’infanzia e della primaria) sia in veste di genitori. Esiste anche un modo di utilizzare le fiabe per lavorare con gli adolescenti e gli adulti, ma tutto ciò esula dalle riflessioni di queste pagine. La principale differenza di approccio tra bambini in età prescolare e bambini di scuola primaria consiste nella presentazione della fiaba: mentre nei bambini piccoli occorre prendersi cura dei processi di comprensione presentando più volte il progetto narrativo e semplificandolo al massimo, con i bambini più grandi sarà possibile un’elaborazione più rapida, ma non meno attenta, del materiale proposto. Per il resto il modo di procedere è del ttutto identico, pur nella consapevolezza che i bambini più grandi elaborareranno più elementi da soli mentre i piccini avranno necessità del lavoro di sintesi dell’educatore.

* Lo sviluppo integrato della persona è un progetto pedagogico che stiamo sperimentando da diversi anni presso le nostre scuole dell’infanzia. Esso riconosce la necessità di lavorare sulla pluralità delle intelligenze umane riconoscendo pari dignità alla cognizione, all’emotività, alla corproreità, alla creatività della fantasia e alla socialità. L’uomo è sintesi di questa pluralità di linguaggi e l’assenza di uno di essi pregiudica la qualità di vita della persona. Il lettore interessato ad approfondire il modello integrato della persona potrà consultare la bibliografia raccolta alla fine di questo volume. 27


Dal 2005 Edizioni Enea collabora insieme a Scuola SIMO con un obiettivo preciso: fornire contenuti di qualità per promuovere la salute di corpo, mente e spirito. Pubblichiamo libri destinati a naturopati e operatori della salute, ma anche a semplici appassionati e curiosi. Ci occupiamo di scienza ma anche di spiritualità, integrando i più grandi insegnamenti di Oriente e Occidente. Guardiamo alle grandi tradizioni mediche del passato e ci apriamo alle più innovative proposte nel campo della medicina olistica.

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Grazie alla lettura delle fiabe possiamo passare del tempo con i bambini utilizzando un “loro” canale comunicativo: l’immaginazione. La fiaba diventa così uno strumento per “stare” con i bambini e con se stessi. Il lettore che affronta questo libro deve predisporsi a riscoprire frammenti della propria infanzia, forse un po’ sopiti, ma sempre pronti a essere rianimati attraverso la simbologia, gli archetipi e il linguaggio delle fiabe. Questo libro nasce da un’esperienza di studio e di lavoro con bambini di età prescolare e di scuola primaria, e prende spunto anche da una sperimentazione svolta con adulti sull’uso dei linguaggi fantastici per comprendere il proprio mondo interiore, per comunicare emozioni e per sviluppare la propria creatività.

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La fiaba è il regno dell’immaginazione. Eppure la sua principale ricchezza, il linguaggio della fantasia, oggi non riceve l’attenzione che meriterebbe. Questo libro ci accompagna nella scoperta della fiaba come linguaggio espressivo ideale per far crescere i nostri bambini e aiutarli a raccontarci il loro mondo interiore. In queste pagine insegnanti e genitori potranno imparare come educare ed educarsi alle emozioni utilizzando il canale comunicativo dei bambini: l’immaginazione.

ISBN 978-88-6773-110-7

9 788867 731107


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