Almanacco2011

Page 117

Davide Canessa

“Ho iniziato a giocare a 5 anni con le Sorgenti, a 10 anni mi ha acquisito la Cuoio Pelli di Santa Croce sull’Arno che a quel tempo giocava in C2; era un settore giovanile importante perché era seguito dal Torino. Poi c’è stato il fallimento della società e sono stato preso da Euro Falorni e portato al Picchi dove sono rimasto per 16 stagioni. A 25 anni ho avuto lo svincolo del cartellino e ho cominciato a girare per vari paesi: Perignano, Cenaia, Ponsacco, Santa Maria a Monte per poi ritornare qui al Sorgenti”. Perché hai deciso di diventare un tecnico? “Per passione. Calcisticamente per problemi fisici non potevo più andare avanti e così

Davide Canessa: Giovane e promettente allenatore Divertimento e impegno: un binomio vincente di Antonella De Vito ho deciso di dedicarmi ad insegnare ad i ragazzi. Da tre anni seguo la stessa categoria, dovevo lasciarli dopo il primo biennio, ma in questa stagione erano attesi da un campionato piuttosto impegnativo che è l’elite, così la società mi ha chiesto di portare avanti ancora questo gruppo e cercare di ottenere buoni risultati”. La soddisfazione più bella che hai avuto come atleta? “Essere riuscito a seguire alcune persone adulte che mi hanno insegnato a giocare a calcio. Prima non c’erano le quote ragazzi e si giocava con i più grandi. La soddisfazione più bella è quella di essere stato inserito in squadra da Miguel Vitulano, a lui devo il mio esordio nella categoria dilettanti”. E come tecnico? Vedere i ragazzi che mi seguono giorno per giorno, arrivare alla domenica, metterli in campo e osservare come riescono a mettere in pratica le cose che gli ho insegnato negli anni che sono stati con me”. Cosa deve riuscire a trasmettere un tecnico? “L’amore per questo sport. Quando raggiungono questo obiettivo poi vanno avanti da soli. Alcuni però tralasciano questo aspetto e vengono qua per fare una partitella e passare un’oretta. Io invece cerco di spiegare loro che devono venire con l’idea di divertirsi, ma anche quella di impegnarsi. Solo questa può essere la mentalità giusta per affrontare il calcio”. Questi ragazzi possono ancora aspirare ad arrivare ad alti livelli? “Alcuni di loro hanno ancora dei margini per migliorare, non so se è tardi o meno per la serie A, ma so che nel campionato che stiamo affrontando ci sono numerosi osservatori, infatti ci hanno già richiesto dei ragazzi a Firenze, Siena, Grosseto per alcuni provini”. Loro sono consapevoli di questa possibilità, vi aspirano? “Alcuni sì, ma ad altri non interessa e desiderano solo divertirsi giocando il campionato”. Come affronti eventuali scorrettezze in campo? “Ai mie ragazzi chiedo sempre la massima disciplina. Anche quando affrontiamo

partite difficili con dure sconfitte e talvolta si rischia la rissa in campo, io spiego loro che bisogna accettare anche di perdere, ed è importante andare sempre a stringere la mano agli avversari. Esigo la massimo correttezza verso gli avversari, il pubblico e l’arbitro”. Quando comunichi chi giocherà la partita? “Il giorno stesso prima dell’incontro, se lo facessi durante la settimana non si allenerebbero tutti allo stesso modo”. È difficile comunicare a chi non giocherà la tua decisone? “Sì, lo è perché sono ragazzi che si impegnano tutti al massimo. Io ho 16- 17 calciatori e sono sempre in difficoltà quando devo fare questa scelta, ma per un allenatore è anche un bene trovarsi di fronte a queste situazioni, sarebbe troppo facile prendere sempre gli stessi 11 ed andare avanti. La formazione la faccio il sabato sera a casa mia e poi la domenica la comunico ai ragazzi. Qualche volta alcuni la prendono male, ma alla fine ci chiariamo, con loro ho un buon rapporto. Più difficile invece è far capire ad un genitore perché suo figlio non giocherà”. Il tuo sogno nel cassetto? “Riuscire ad allenare una prima squadra, anche nei dilettanti. Ho giocato per 16 anni in questo ambiente e lo conosco bene”. Come ti senti in questo ruolo? “Sono soddisfatto del lavoro che ho svolto in questi tre anni e sono contento che la società abbia creduto nelle mie capacità”. La caratteristica che deve avere un buon tecnico? “Saper trasmettere la determinazione agonistica cioè la grinta necessaria ad affrontare certi campionati impegnativi come il nostro, che possono diventare anche delle vetrine per i ragazzi”. Cosa dà il calcio? “La possibilità di socializzare, di stare in un gruppo di amici e tenersi lontani dalla strada”. Il rapporto con i genitori? “I commenti dei genitori non mi fanno cambiare idea su come formare la squadra e come gestire gli allenamenti, altrimenti non sarei un buon tecnico”.

F.I.G.C.: Federazione Italiana Gioco Calcio

N

onostante sia giovane nel suo ruolo di tecnico, Davide Canessa è già conosciuto nell’ambiente come uno dei migliori allenatori di calcio. Lo incontriamo sui campi del Pro Livorno Sorgenti mentre sta allenando i ragazzi del ’97. Lui di anni ne ha 37 anni ed ha conseguito il patentino da allenatore da tre anni.

117


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.