Centofiori Marzo 2017

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Poste ItalianeS.p.A. - Sped. in abb.to postale - DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Roma - n. 77

Periodico di informazione sul volontariato a cura della branca italiana del Servizio Civile Internazionale

Scegli il tuo campo...e scappa! Attivati con i progetti di volontariato del Servizio Civile Internazionale

Servizio Civile Internazionale


Scegli il tuo campo... e scappa! MARZO 2017 Servizio Civile Internazionale Via A. Cruto 43 - 00146 Roma Tel: 06.5580644 E-mail: info@sci-italia.it Web: www.sci-italia.it Centofiori n. 77

CON IL SERVIZIO CIVILE INTERNAZIONALE

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Direttore Responsabile: Gianni Novelli Redazione e amministazione: Segreteria Nazionale SCI Via A. Cruto 43 - 00146 Roma Tel: 06.5580644 E-mail: info@sci-italia.it Coordinamento e realizzazione: Segreteria Nazionale SCI Testi: Segreteria Nazionale, attivisti, volontari e partner SCI Stampa: Multiprint via Braccio da Montone 109, Roma Aut. Trib. Roma 86/83 del 5/3/83

EDITORIALE

di Simone Ogno e Marco Antonioli

7 “Karibu�, alle falde del Kilimangiaro di Lavinia Simonelli

Come partecipare

11 a un campo di volontariato nel Nord del mondo

di Segreteria Nazionale

13 Diari islandesi di Filippo Dierico

Come coordinare un campo di Segreteria Nazionale

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INDICE

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di Tommaso Pedrazzini Vite di speranza: racconto di un campo di volontariato in Palestina

Thailandia:

Campo di volontariato nell’isola di Koh Yao Yai

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di Gaia Garau

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Partecipa a un campo in Asia, Africa, America Latina, Mediterraneo

di Segreteria Nazionale

CONCLUSIONI

di Federica Maiucci

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EDITORIALE

Volontariato in Italia: a che punto siamo?

Il 22 giugno 2016, con un articolo intitolato “Arriva il “tripadvisor” del volontariato”1, Famiglia Cristiana presentava il nuovo portale internet interattivo creato dalla Caritas diocesana di Padova e sostenuto dai fondi dell’8×1000 della Chiesa cattolica.

di Simone Ogno e Marco Antonioli

1 http://www.famigliacristiana.it/articolo/ arriva-il-tripadvisor-del-volontariato.aspx

Il progetto è finalizzato a “orientare” i giovani a scegliere l’esperienza più consona alle loro esigenze. In che modo? Un’associazione pubblica i propri progetti e i volontari che vi hanno già preso parte possono lasciare la propria recensione e dare un voto all’esperienza. In questo modo i nuovi futuri volontari e volontarie leggeranno l’esperienza, le recensioni e potranno prendere la propria decisione. Presente come funziona Tripadvisor?

Si leggono le caratteristiche della struttura, le recensioni degli ospiti precedenti e si prende una decisione. Siamo davvero arrivati al punto da dover utilizzare modalità più consone a cibo e camere da letto per valutare un progetto di volontariato? Pare dì sì, ma a un occhio attento non sarà sfuggito il fatto che questa è solo l’ennesima prova della deriva che stanno prendendo il volontariato e la cornice sociale, economica e politica nella quale si inserisce.Il “modello

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EXPO” ha tracciato una rotta dalla quale sarà difficile tornare indietro se non attraverso sforzi collettivi, proprio da parte delle tante realtà del terzo settore che vi si sono opposte. Il volontariato inteso come sostituto gratuito del lavoro retribuito non è una novità, ma è solo in seguito al Jobs Act e alle sue prove generali durante la kermesse di Milano che è l’approccio è divenuto “strutturale”. A prova di ciò, un articolo del Corriere della Sera dal titolo “Volontari 2.0, gli «altruisti senza divisa» slegati dalle Onlus”2, che racconta il punto di vista di quelle volontarie e volontari che hanno prestato tempo ed energie per EXPO, una rassegna a scopo di lucro. A fine agosto fu resa pubblica invece la proposta del governo italiano del Programma Odysseus, presentato al vertice di Ventotene fra i capi di governo di Italia, Francia e Germania.

ENI, Intesa San Paolo3, invece di prediligere un simile accordo con realtà slegate dalla logica profittuale e con una chiara mission associativa legata al sociale come quelle del terzo settore. Lo scenario che ne emerge è una concezione del volontariato come prodotto da consumare e, come scriviamo nel recente documento politico SCI, “un momento estemporaneo, un’esperienza di solidarietà circoscritta nel tempo e nello spazio” slegato da finalità etiche e sociali. E’ questa la cornice nella quale si inserisce il “tripadvisor” del volontariato. Per queste ragioni su questo portale non troverete i progetti del Servizio Civile Internazionale. Non li troverete perché non siamo un’agenzia di viaggio con l’obiettivo di riempire i posti vacanti di progetti altrimenti destinati a rimanere vuoti. Al termine di ogni progetto che ci vede coinvolti, sia esso un campo di volontariato internazionale, un seminario, un training o un progetto di Servizio Volontario Europeo, ricaviamo un momento di valutazione collettiva con i/le partecipanti, inviando poi loro un formulario da compilare, senza contare i continui confronti con i nostri partner locali.

Prossimamente analizzeremo nel dettaglio la proposta, ma il lancio di un programma di Servizio Civile Europeo presentato dal ponte di una nave militare non è un biglietto da visita incoraggiante, senza contare che, a una prima lettura, l’approccio è quello di proseguire con lo sfruttamento del volontariato per tappare i buchi politici dei governi nazionali e di quello transnazionale nell’affrontare in maniera organica le vicende contemporanee, in E’ grazie a questi momenti e alle questo caso l’integrazione di persone valutazioni scritte dei volontari e delle migranti. volontarie che riusciamo a comprendere i nostri errori, le criticità dei contesti nei In questa cornice si inserisce quali si inseriscono i progetti e poi lavorare anche il programma di Alternanza nell’ottica del loro miglioramento. Scuola-Lavoro, con cui il Ministero dell’Istruzione ha stretto partenariati Non li troverete proprio perché i nostri alquanto discutibili – per usare un sono progetti, non solo esperienze. E i eufemismo – con enti quali McDonald’s, progetti, in quanto tali, nascono prima dell’invio di volontari e volontarie e continuano anche dopo, quando questi 2 http://milano.corriere.it/notihanno finito la propria esperienza, grazie zie/cronaca/16_maggio_20/volontari3 http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ f1300fe8-1def-11e6-8d1aministero/cs181016 6eb7d9c593f0.shtml Un mondo di campi - PAG.5


agli sforzi dei nostri partner locali con cui ci confrontiamo quotidianamente: sono loro a pensare e a implementare i progetti, il nostro ruolo è solo quello di affiancarli. Non li troverete perché ci distinguiamo nel mare magnum di quello che sta divenendo il mondo del volontariato in Italia. Ci siamo sempre definiti partigiani e radicali e anche in questo caso vogliamo distinguerci. Crediamo che i nostri progetti abbiano un alto valore sociale per noi, per i volontari che partecipano e per le realtà con cui operiamo. La domanda che molti si faranno adesso è: sono interessato ai vostri progetti, dove posso trovarli e, soprattutto, dove posso trovare i racconti dei volontari e delle volontarie che mi hanno preceduto? Innanzitutto qui, su questo numero, un compendio di informazioni sui campi di volontariato SCI accompagnate dalle testimonianze di chi vi ha preso parte. Su www.workcamps.info trovate poi l’elenco dei mille e più campi di volontariato internazionale attivi e su www.sci-italia.it i dettagli che ancora vi sfuggono. E infine c’è un altro modo per conoscerci, il più tradizionale, il più affascinante, quello con cui si sono tramandate le storie in passato: la viva voce dei volontari rientrati. Per questo avrete l’opportunità, durante l’anno, di prendere parte ai nostri incontri di formazione, in cui conoscerci meglio e comprendere a pieno lo spirito SCI, volontario sì, ma sempre vicino all’attivismo socio-politico.

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“Karibu”, alle falde del Kilimangiaro Racconto di un campo in Tanzania

di Lavinia Simonelli

Ho tenuto un diario. Per le tre settimane che sono stata in Africa, in un villaggio alle falde del Kilimangiaro, in Tanzania. Vorrei condividere il mio diario di viaggio tramite questo articolo. Prima di iniziare però vorrei raccontare dei mesi precedenti alla partenza, quando sentivo questa energia dentro di me, questa voglia di andare a fare del volontariato in Africa. Proprio l’Africa mi chiamava così forte, sarà che sono cresciuta con i racconti di mia nonna riguardo a questo paese stupendo, pieno di vita, sarà che ero (e sono forse ancora di più ora) stanca della civiltà occidentale e della mentalità con la quale in molti considerano il volontariato una perdita di tempo, perché il tempo è valutato secondo percezioni materialistiche, tempo è denaro, tempo è arricchirsi il Curriculum Vitae. Siamo davvero solamente un Curriculum Vitae secondo voi? C’è qualcuno che pensa ancora a prendersi del tempo per arricchire se stesso e gli altri? Ma non in termini materiali, in senso di spirito, di anima, di gioia, di solidarietà, di amicizia. Il Servizio Civile internazionale lo fa. E dà la possibilità a tanti ragazzi e ragazze di prendere parte ad esperienze uniche. La mia ricerca è iniziata su internet, e dopo aver scartato tante associazioni di stampo Cattolico, mi sono imbattuta nel Servizio Civile Internazionale. Mi sono iscritta, sono andata agli incontri di formazione ed ho capito che i principi c’erano, ed erano quelli giusti per me. Un mondo di campi - PAG. 7


Così sono partita per la Tanzania, in questo campo di volontariato di stampo ambientale nella foresta del Kilimangiaro in un villaggio di nome Mwika/Marera. Il mio percorso è iniziato a Dar Es Salaam per poi proseguire attraverso una giornata di viaggio in pullman alla volta della foresta. Sembrava surreale quando sono arrivata: la terra, la vegetazione, gli animali, le persone, i suoni, i colori. E così inizio a scrivere sul mio diario. “Le strade sono di terra rossa, scura, e la vegetazione domina ovunque. Il villaggio è dedito alla piantagione di banane e di caffè. Le persone sono accoglienti, ho già imparato qualche parola: Jambo, Mambo, Habari? (che vuol dire come stai). Ripetono in continuazione la parola Karibu, che vuol dire benvenuto“. “La mattina si inizia la giornata con una doccia fredda, perché l’acqua calda non c’è se non si riscalda sul fuoco, ma a me va bene così. Fuori è la stagione invernale, ma ho riscoperto il piacere intenso di vivere i bisogni primari senza le comodità di cui sono abituata. Come primo giorno siamo andati a Moshi, il

centro urbano più vicino a noi e abbiamo preso un po’ di confidenza con le persone e l’ambiente. Al ritorno verso il villaggio dal finestrino della macchina (dentro la quale eravamo circa in 8) ho visto la vetta del Kilimangiaro, imponente e candida, con alle spalle il tramonto. Abbiamo iniziato il lavoro, il che consiste nel preparare il terreno in diversi orticelli e seminarli così che gli alberi una volta cresciuti verranno portati in zone ad alta deforestazione nelle vicinanze del villaggio. Non saremo qui quando gli alberi saranno cresciuti abbastanza per essere portati dove c’è bisogno di loro, però sappiamo che Mr Ben lo farà. Ci ha portati a vedere la foresta dove li pianterà. Il problema della legna è che seve in molte case a Marera e nei villaggi circostanti per provvedere al fuoco, in quanto non ci sono sistemi di riscaldamento dell’acqua per cucinare. La maggior parte delle case sono di legno e la cucina è un rettangolo di mattoni fuori in giardino dove si

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accende il fuoco e si fa bollire l’acqua. Sono le comodità a mancare, ma il cibo non manca. La vegetazione è ricca di frutti in base alla stagione, e il mercato di Mwika è a portata di tutti, disponendo di tutto l’essenziale per un buon pasto. La sera andiamo a bere una birra al bar dove i locali bevono birra alla banana fatta da loro. È un bel momento per socializzare con la realtà locale, per ascoltare le persone e quello che hanno da raccontare così come la loro voglia di scoprire chi siamo noi stranieri. Nel weekend abbiamo fatto una gita al confine con il Kenya, al lago Chala. Un posto incantevole e ci siamo divertiti un sacco. Il nostro capo gruppo ed altri due volontari sono della Tanzania ed è così piacevole scambiare storie, idee, realtà, punti di vista, con loro. Ma non solo, anche tutti gli altri volontari sono di diverse nazionalità: Francia, Spagna, Germania,

Repubblica Ceca, per cui c’ è uno scambio culturale 24 ore su 24. La sera dopo cena organizziamo delle serate a tema. Ognuno di noi a turno presenta il proprio paese anche attraverso danze o canti. Abbiamo iniziato ad aiutare una cooperativa di donne locali che raccolgono fondi per bambini orfani o anziani rimasti soli. Le aiutiamo a preparare bustine di terra pronte per la semina di piante da poter vendere. Piante medicinali più che altro. Questo orto si trova proprio vicino ad un asilo nido, così che quando finiamo di lavorare prima di tornare a casa ci concediamo qualche minuto a giocare con i bambini che escono per il pranzo. È un momento gioioso per tutti. Abbiamo iniziato un altro progetto, cioè quello di costruire per diverse cucine del villaggio un piano cottura. Il problema di usare il fuoco per Un mondo di campi - PAG. 9


cucinare influisce soprattutto sulle le donne, che passano ore in cucina a respirarsi il fumo. Questo piano cottura è assemblato con cemento e mattoni e la presenza di tre fori esterni dà la possibilità di cucinare tre pentole contemporaneamente e di racchiudere il fuoco nella parte sottostante, indirizzando fumo e fiamme sotto le pentole. Abbiamo dedicato alcuni pomeriggi a visitare alcune infrastrutture del villaggio come la scuola e l’ospedale. La scuola è suddivisa in asilo, elementari e liceo. L’obbligatorietà di frequenza termina dopo le elementari che si concludono verso i 13 anni di età. Abbiamo visitato la scuola elementare di Marera per portare del materiale che avevamo raccolto. La scuola ha 11 insegnanti e circa 300 bambini. Le materie che insegnano sono simili alle nostre: storia, geografia, inglese e Swahili. Le infrastrutture sono pessime. Una cosa che mi ha stupita è la chiesa Luterana, moderna, bellissima che troneggia proprio di fronte ad una scuola elementare, con le finestre rotte e le pareti sporche. Il governo paga per l’istruzione dei bambini, libri compresi. L’ospedale del luogo ha 6 dipendenti di cui 1 solo medico a disposizione 24/7. Vive lì, in una casetta accanto all’ospedale. Le cure sono pressoché gratuite. Si paga una somma simbolica di 2000 TSH, corrispondente a meno di 1 euro. Sono disponibili i test per la malaria, HIV e altre malattie trasmissibili. Ci sono anche alcuni vaccini obbligatori per tutti i bambini. È uscito il sole, regalandoci una settimana di luce calda. La luna e le stelle ci regalano serate brillanti. È come se non avessi mai visto le stelle prima d’ora. Tutte le mattine procediamo per la stessa strada sterrata e fangosa, a volte sotto la pioggia, a volte con il freddo, a volte sotto al sole.

Cantiamo mentre camminiamo, salutiamo chiunque incontriamo per strada, perché loro salutano sempre. I bambini vanno a scuola a piedi, da soli, o in compagnia tenendosi per mano e si divertono un sacco a guardarci e a ridere, prendendoci in giro perché siamo Mzungu, stranieri. Ho fatto tante foto in questo mio viaggio, ma certi attimi non sono riuscita a catturarli: uno scorcio appena visibile; un raggio di luce sul lago dove si abbevera il bestiame guidato da un bambino Masai; gli sguardi stupiti, curiosi e divertiti della gente; i colori brillanti dei vestiti, il giallo il rosso il verde e il blu. La calma in ogni gesto. Il suono del gallo al mattino, della pioggia, delle foglie, delle risate, dei canti. Questa è l’Africa che va vissuta con tutti i sensi e che ti toglie la voglia di andar via”. L’africa, la Tanzania, il volontariato; è tutto molto di più rispetto a quanto delle foto o un articolo possano esprimere. Quello che più mi dispiace è aver percepito un’influenza occidentale che aleggia su questo paese, quasi a sradicarlo dalle sue radici, dai suoi principi, quasi a dirgli “imitami, seguimi”. Ma quello che ho visto io sono persone gentili, che ancora mettono l’essere umano al primo posto, anche se non si vive più senza uno smartphone, nemmeno in mezzo ad un villaggio sterrato. Quello che penso è che forse siamo noi, società occidentale, a doverci fermare a pensare: dove ci sta conducendo la nostra fretta? Cosa stiamo rincorrendo? Ci siamo accorti che abbiamo lasciato indietro qualcosa, durante il nostro percorso? Qualcosa a che vedere con le basi delle relazioni umane. Dovremmo forse iniziare ad imparare da certi paesi che invece non abbiamo fatto altro che manipolare?

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COME PARTECIPARE A UN CAMPO DI VOLONTARIATO nel Nord del mondo

ISTRUZIONI PER L’USO

di Segreteria Nazionale > VISUALIZZA L’ELENCO DEI CAMPI E ISCRIVITI

www.workcamps.info

> VISUALIZZA LE MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE

www.sci-italia.it

> PER MAGGIORI INFORMAZIONI

SUI CAMPI NORD SCRIVI A:

outgoing@sci-italia.it

IN EUROPA, RUSSIA, STATI UNITI, CANADA, AUSTRALIA, GIAPPONE, COREA DEL SUD, MALESIA, HONG KONG, TURCHIA, COSÌ COME IN ITALIA, PUOI PARTECIPARE AI CAMPI CHE TI INTERESSANO DI PIÙ A SECONDA DELLE TEMATICHE AFFRONTATE. Sono più di 500 i volontari che, negli ultimi due anni, hanno scelto di partire per un campo di volontariato con il Servizio Civile Internazionale: un’occasione unica per condividere esperienze con persone provenienti da paesi, culture e contesti sociali diversi. Ma soprattutto, un modo concreto di essere attivi nella

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società, dietro casa come dall’altra parte del mondo. Un campo nel Nord del mondo è un’esperienza di volontariato della durata variabile da 10 giorni a 4 settimane in Italia, Europa, Russia, USA, Canada, Australia, Giappone, Malesia, Hong Kong, Corea del Sud, Turchia. In un campo si lavora insieme, si prendono le decisioni in maniera collettiva e si sperimentano stili di vita basati su reciprocità, comprensione, tolleranza e rispetto delle differenze culturali.

Si supportano diverse attività, dalla tutela ambientale all’animazione con i bambini, dall’organizzazione di festival culturali alle attività con rifugiati e richiedenti asilo, sino all’intervento in situazioni di confl itto. Il primo campo del Servizio Civile Internazionale è nato dal sogno di Pierre Ceresole, un giovane pacifi sta che, dopo la I° Guerra Mondiale, ha riunito giovani di diversi paesi per ricostruire Esnes, un villaggio al confi ne tra Francia e Germania, paesi nemici durante la guerra. Ogni campo prevede la presenza di massimo due volontari italiani, quindi è consigliato iscriversi con largo anticipo. Per partecipare ad un campo occorre versare la quota di iscrizione (100€), essere tesserato per l’anno (20€) e organizzare autonomamente il viaggio (lo SCI non copre i costi di viaggio). I volontari ricevono vitto e alloggio gratuitamente per tutta la durata del campo, e anche l’assicurazione sanitaria è coperta dallo SCI ma limitatamente ai soli giorni di campo. La lingua parlata è solitamente l’inglese. Dove non sia specificato diversamente, un livello “scolastico” sarà suffi ciente per interagire con il gruppo. In alcuni campi viene richiesta la conoscenza della lingua locale. Oltre ad offrire un valido apporto alla comunità locale, lo scopo del campo di volontariato è permettere ai volontari di conoscersi, imparare, superare i pregiudizi e convivere in maniera pacifi ca, risolvendo i confl itti con il dialogo e la comprensione reciproci. Un mondo di campi - PAG. 12


DIARI ISLANDESI

Racconto di un campo di volontariato tra i fiordi dell’Islanda di Filippo Dierico

“Ma non ti piacerebbe andare in Croazia con i tuoi amici? Secondo me si divertiranno un sacco e di certo è meno complicato da organizzare!” “Non metto in dubbio che si divertiranno, ma questa è l’occasione per realizzare uno dei sogni della mia vita, è lì che vorrei andare e quella è l’esperienza che vorrei fare!”. Spiegare ai miei genitori quello che sarei andato a fare in Islanda non fu certo facile. Non certo per discriminare la loro generazione, ma credo che siano portati a svalutare il volontariato. Indottrinati dalla concezione del lavoro retribuito, spesso dimentichiamo l’utilità degli atti gratuiti che alcune persone scelgono di compiere. C’è chi desidera dedicare il proprio tempo libero e le proprie risorse per cercare di migliorare la società in cui vive, o chi si adopera per salvaguardare la salute del pianeta, tante piccole formiche che agiscono per mitigare gli effetti negativi delle attività umane. Aiutare ragazzi con difficoltà di apprendimento nel percorso scolastico, tenere compagnia ad anziani che altrimenti sarebbero soli per molte ore al giorno, sostenere le persone colpite da una calamità naturale e aiutarle a ritornare alla vita quotidiana, costruire pozzi in zone desertiche, proteggere i bambini in zone di conflitto armato. Questi sono solo alcuni esempi attività di volontariato. Molto spesso non ci facciamo caso o ne siamo completamente inconsapevoli, ma i volontari ci sono e lasciano segni indelebili nel mondo e nelle persone con cui si relazionano. Torniamo a noi. Un viaggio. Si, io adoro viaggiare. Può sembrare la solita frase fatta, parole che si dicono per farsi notare, ma io non la penso così. Sono profondamente contrario a chi afferma che viaggiare permette di trovare se stessi. Non è una legge universale applicabile a tutti. Vale per certe persone, certamente, ma altre persone la pensano diversamente e vanno rispettate, per fortuna siamo diversi. Quella che voglio brevemente raccontare è una delle esperienze più belle che io abbia vissuto fino ad ora, Un mondo di campi - PAG. 13


un’esperienza che mi ha consentito di realizzare uno dei miei tanti sogni, uno di quelli che sentivo ardere più intensamente. Unire il volontariato e il viaggio, in Islanda. Vivere in uno degli angoli più remoti e più incontaminati del mondo. Fu il mio primo viaggio da solo, presi l’aereo di notte da Malpensa e di notte arrivai a Keflavik, l’aeroporto ad un’ora di strada da Reykjavik, la capitale. Passai la notte in aeroporto, dove casualmente conobbi Juan Jesus, un trentaquattrenne spagnolo che avrebbe partecipato al mio stesso campo. Insieme andammo a Reykjavik e ci incontrammo con gli altri partecipanti al campo. Un team internazionale, ovviamente. C’erano due ragazze tedesche, un ragazzo dI HongKong, una canadese, due spagnoli (uno dei due era Juan, l’altro era Samuel, il nostro giovane camp-leader) ed io. Il nostro compito per due settimane fu quello di ripulire dall’immondizia i fiordi nella regione delle Westfjords, nella parte nordovest dell’isola, affacciata sull’oceano. Immondizia? In Islanda? Certo che si, la Corrente del Golfo infatti trasporta moltissimo materiale dannoso per l’ambiente sulle coste, soprattutto pezzi di plastica di ogni tipo e reti da pesca scartate dalle navi e buttate in mare. Con il passare dei giorni diventammo una squadra sempre più efficiente e coesa. Oltre a rimuovere chili e chili di plastica e metri di reti da pesca, passavamo anche qualche ora nelle hot-tubs, pozze di acqua calda proveniente dal sottosuolo vulcanico dell’Islanda, sono uno dei principali passatempi degli islandesi. Le hottubs di Drangsnes, il villaggio da 80 abitanti in cui eravamo ospitati, si affacciano su un fiordo che entra per decine di chilometri nella costa dell’isola. Noi andavamo alle hot-tubs nel tardo pomeriggio, nonostante fossero le 18-19 il sole era ancora alto. In Agosto infatti sorge attorno alle 3 della notte e si ha il buio completo solo attorno a mezzanotte inoltrata. La nostra giornata solitamente terminava con una Un mondo di campi - PAG. 14


passeggiata (a cui pochi prendevano parte a causa della stanchezza) e una tazza di the homemade. La maestra della scuola del villaggio, Martha, ci insegnò infatti a riconoscere e raccogliere un particolare tipo di fiore che cresce in quella regione, per poi utilizzarlo come infuso. Berlo prima di dormire diventò un’abitudine per me e per la mia coetanea da Amburgo. Il fiordo che vedevamo dalle finestre della casa che ci ospitò era pieno di vita, anche per merito di Grimsey Island, un’isola a poche miglia dalla costa, dove nidificano migliaia di gabbiani e pulcinelle di mare, variopinti e buffi animali simili a pinguini che vivono esclusivamente nelle Isole Farøer e in Islanda. Un giorno una barca ci portò anche su Grismey Island, dove ci calammo da una scogliera di 30 metri e ripulimmo la spiaggia, circondati da stormi di centinaia di pulcinelle di mare. Nel weekend della prima settimana andammo a fare hiking, risalimmo il monte Drangs e scendemmo dal versante opposto, per poi finire in una specie di centro benessere con piscina, dove ci accolsero a braccia aperte per il lavoro che stavamo facendo. Nel ritorno a Reykjavik avvistammo anche un branco di tre balene, fu uno spettacolo che mi rimase impresso così profondamente che credo mai lo dimenticherò. Il campo durò in totale 13 giorni, rimasi poi altre 2 notti a Reykjavik con alcuni dei miei compagni di volontariato, vivendo insieme 24 ore al giorno. Per due settimane si erano infatti creati dei legami fortissimi. Girammo per la città, in alcuni momenti da soli, in altri tutti insieme. Essendo molto piccola per essere una capitale era facile ritrovarsi anche senza accordarsi precedentemente. Una sera mangiammo cibo tipico islandese, tra cui una zuppa di crostacei, carne di montone, di squalo e di balena. Questi ultimi due li assaggiò solo Juan. Andammo poi a bere una birra in un affollato pub in Hverfisgata, una delle vie principali di Reykjavik. Riassumere tutto ciò che ho vissuto e provato in due settimane in Islanda non rende certo onore all’esperienza fatta e a ciò che mi ha lasciato, ma rischierei di dilungarmi veramente troppo. Sento che quella fu una delle esperienze più intense e significative della mia vita: realizzai il mio sogno di vedere l’Islanda, sogno che coltivavo da anni e che ora è mutato nel desiderio di tornarci. La prima impressione fu quella di trovarmi su un altro pianeta. Ricordo perfettamente di quando ero sul pullman con Juan Jesus, diretti a Reykjavik. Lo spettacolo fuori dal finestrino non è facilmente descrivibile con le parole. Immense distese di roccia Un mondo di campi - PAG. 15


nera, vulcani dalla cima innevata che si alzano all’orizzonte, i raggi del sole che si riflettono sull’Oceano Atlantico settentrionale anche a mezzanotte, l’aria fresca e purissima che entra nei polmoni, il rincorrersi delle nuvole, talmente basse da dare l’impressione che stessero accarezzando quella magica isola, dove la natura non viene soggiogata dall’uomo e dove l’uomo ha imparato a vivere nel rispetto del mondo che lo circonda. Un chiaro esempio di questo profondo rispetto per la natura si può trovare nella lingua islandese, “heima” significa “casa”, “heimur” significa “mondo”. La radice è la stessa: negli islandesi il legame con l’ambiente naturale è fortissimo, lo considerano la loro casa. Credo che la semplicità e la selvatichezza dell’Islanda ti facciano profondamente capire quante cose superficiali consideriamo importanti nella nostra vita e, al contempo, quante cose importanti consideriamo banali e poco rilevanti. I momenti che apprezzai di più furono quelli passati nelle hottubs con i miei amici, o seduti in cima ad una scogliera a guardare i colori del fiordo e a parlare dei libri che ci piace leggere e dei sogni che abbiamo nella vita. Mi sentivo come se fossi arrivato in un ambiente di natura talmente incontaminata da influire in maniera radicale anche sui rapporti umani, come se pure quelli fossero tornati ad uno stato primordiale, incontaminato. Che fosse una mia impressione o che fosse la realtà, quello fu ciò che sentii in quelle due settimane. Mi sembrarono due settimane meravigliosamente al di fuori del tempo. Quando tornai in Italia, dopo qualche mese, decisi di entrare a far parte del comitato di Padova dello SCI (Servizio Civile Internazionale), che fece da tramite prima della partenza con l’associazione islandese SEEDS per questioni burocratiche/amministrative. Ora sono un membro di questo gruppo di volontari, per portare la mia testimonianza, per aiutare altre persone a capire cosa significhi partecipare ad esperienze come queste e per aiutarle a partire in senso effettivo, in qualsiasi parte del mondo si decida di andare. Vorrei ringraziare particolarmente per quelle due bellissime settimane i miei genitori; i miei compagni di volontariato Juan Jesus, Paola, Jason ribattezzato Roberto, Samuel, Casey e Miriam; Finnyr, il sindaco di Drangsnes; Martha, la maestra del villaggio; i pescatori e i contadini di Drangsnes; lo staff dello SCI (soprattutto i nuovi amici dello SCI Padova) e quello di SEEDS Iceland. Og tankur sem þú Ísland!

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COME COORDINARE UN CAMPO

di Segreteria Nazionale

Il coordinatore di un Campo di Volontariato Internazionale ha un ruolo chiave all’interno dei un campo. Fa da tramite tra chi ospita il progetto ed il gruppo di volontari internazionali, stimolando le discussioni all’interno del gruppo, occupandosi in generale dell’organizzazione e delle relazioni con l’associazione che ha organizzato il campo. E’ importante, inoltre, ricordare che il coordinatore è a sua volta un volontario che partecipa alle stesse attività degli altri e per il quale, al pari degli altri, non sono previste retribuzioni. Il coordinatore non è un leader ma più un facilitatore all’interno del gruppo. Scegliere di diventare coordinatore di campo è un contributo importante nei confronti dell’associazione e allo stesso tempo è anche un percorso formativo valido per il coordinatore. In questo senso lo SCI si impegna a sostenere i candidati in questa esperienza che si configura anche una possibilità concreta di crescita personale. Crediamo infatti che diventare coordinatore, oltre ad offrire gli stessi vantaggi dell’esperienza del volontariato, dia la possibilità di imparare e mettere in pratica in poco tempo qualità e caratteristiche umane, relazionali e lavorative che certamente sono utile anche al di là del mondo associativo e possono esserlo anche in quello professionale. Un mondo di campi - PAG. 17


Requisiti per essere Coordinatore di Campi di Volontariato Internazionali: - Aver compiuto almeno 20 anni - Essere soci SCI - Avere precedenti esperienze in campi di volontariato o nella gestione di gruppi - Parlare la lingua inglese - Prendere parte all’incontro di formazione. La formazione: Lo SCI offre gratis la partecipazione ai seminari di formazione per coordinatori di campi di volontariato Internazionale, che si terranno a:

Roma: 5-6-7 MAGGIO 2017 Cesano Maderno (Monza e Brianza) 9-10-11 GIUGNO 2017

Per candidarsi o ricevere informazioni scrivere a workcamps@sci-italia.it o contattare la Segreteria Nazionale al numero 065580644.

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VITE DI SPERANZA: RACCONTO DI UN CAMPO DI VOLONTARIATO IN PALESTINA di Tommaso Pedrazzini

Siamo chinati a scavare buche di fianco alle viti appena nate. Alla giusta distanza dal tronco, tra i sassi e la terra secca, creiamo lo spazio per versare la dose d’acqua settimanale, che tiene in vita le piante e le spinge a rafforzare le radici. L’acqua, raccolta durante le piogge invernali, viene trasportata al vigneto con un trattore, giù dal pendio con delle manichette e lungo i filari a mano, dentro cisterne di plastica che non potrebbero pesare più di così. È un lavoro faticoso. Solo uno dei tanti che Daher e suo fratello Daud devono fare ogni giorno, per tenere in piedi la loro fattoria. Non si tratta solo della dura vita del contadino, della costante lotta contro la siccità o la grandine. Qui, in Palestina, permettere a quelle viti di diventare grandi, vuol dire difendere il proprio diritto ad esistere. Se la terra rimane incolta per troppo tempo, lo stato di Israele la reclama come demaniale, per costruire altre colonie o impiantare delle coltivazioni destinate a chi vive dall’altra parte del muro. E spesso coltivare non basta. Un attimo di distrazione ed è capitato che le piante prendessero fuoco o i campi venissero distrutti. E con essi il futuro di chi a lungo e con fatica li aveva coltivati. È l’aspetto più meschino e violento di una politica opprimente che permea ogni aspetto della vita quotidiana. La fattoria sorge a pochi chilometri da Betlemme, ma per arrivarci in macchina bisogna farne molti di più, perché le ultime centinaia di metri sono bloccate da massi e macigni, “dimenticati” dal governo israeliano. Lo stesso governo che impedisce la costruzione in Palestina di nuovi edifici o di collegamenti elettrici e idraulici e che, laddove le tubature arrivano, ogni tanto devia i flussi d’acqua dai rubinetti delle case palestinesi alle piscine delle colonie israeliane. Un mondo di campi - PAG. 19


Una sequela di piccole oppressioni e pressioni psicologiche che costantemente, giorno dopo giorno, fiaccano le energie e le speranze di un popolo che non riesce nemmeno più a chiedersi perché tutto questo stia succedendo. Ed è proprio perché questa guerra si combatte su questo piano, che si rivelano preziosi gli sforzi di Daher e Daud, che provano ad aggregare, invece che dividere, che seminano invece che sradicare e che rifuggono la violenza e l’ira improduttiva. “Rifiutiamo di essere nemici” è lo slogan di Tent of Nation, la loro fattoria. Non è facile, certo, né è sufficiente per riportare pace e giustizia in una terra devastata dall’odio e da un’occupazione decennale e priva di pietà. Ma è una pietra, come quella in cui è incisa questa frase, che fa da solida base su cui pensare ad un futuro altrimenti inimmaginabile. A Betlemme ce l’hanno proprio detto. Loro, che ogni giorno portano a mano l’acqua a quelle fragili piante di vite, tengono in piedi e ravvivano le speranze di un popolo intero.

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THAILANDIA

Campo di volontariato nell’isola di Koh Yao Yai di Gaia Garau La luce dell’alba filtra tra le foglie degli alberi ed entra dalla finestra. La musica che viene diffusa dai megafoni della scuola, invade la piccola infermeria adibita a dormitorio. Io e Moon apriamo gli occhi avvolte nelle nostre zanzariere. Iniziamo così ogni giornata nel nostro campo. Mi servono pochi attimi per ricordarmi che qualche mese prima, dopo le giornate di formazione con lo SCI Sardegna, ho deciso di partire come volontaria. Moon è arrivata da Taiwan ed è con me dal primo giorno, da quando il nostro gruppo di volontari provenienti da ogni parte del mondo, è stato suddiviso in tutte le scuole primarie dell’Isola di Koh Yao Yai. Due mondi diversi uniti dal comune entusiasmo di essere due maestre di inglese in Thailandia. Con Moon ho condiviso la mancanza di una doccia calda, la mia fobia per gli insetti giganti, le serate dentro l’aula professori a sviscerare le differenze fra i nostri due Paesi, fra i valori della cultura asiatica e quella europea. Esco dalla stanza e percorro il vialetto che mi separa dall’aula professori. Gli studenti stanno già arrivando e mi salutano sorridenti, inchinandosi con rispetto. Mi sembra così buffo perché loro sono in divisa e io ancora in pigiama. Sophia, la maestra di inglese che ci ha accolte nella sua scuola mi porta riso e zucchero di canna per colazione. Colpa mia che il giorno prima avevo provato a chiedere qualcosa di dolce. Le giornate scorrono tra l’insegnamento e le passeggiate in spiaggia nel tempo libero. Dopo la scuola alcuni dei bambini tornano da noi. Ridono come matti, mentre cercano di insegnarmi la corretta pronuncia delle parole in Thai. Un mondo di campi - PAG. 21


Il tempo è scandito dagli orari della scuola e della preghiera. A Koh Yao Yai vive una comunità di fede islamica. La prima volta che vedo i bambini pregare nella moschea della scuola rifletto su quanto sia triste essere spaventati da ciò che non si conosce. Mentre sono lì è in corso la polemica tutta europea sul Burkini. Cerco di spiegarne le ragioni a Sophia che non ne capisce il senso. Non la biasimo e mentre mi tuffo in mare vestita e gioco con i miei bambini penso che non mi sono mai sentita più libera di così. Nelle due settimane in Thailandia apprendo il vero significato della parola “condivisione” e imparo migliaia di cose dai bambini, dagli insegnanti, dai volontari. Allo stesso modo cerco di trasmettere quello che posso agli altri. Le ore trascorrono lente eppure le due settimane volano. Mi lasciano dentro un mondo che non potrò mai dimenticare. L’ultimo giorno di scuola gli altri insegnanti mi chiedono di fare un discorso davanti a tutti gli studenti della scuola. In preda all’emozione la cosa più importante che riesco a dire è: ”Viaggiate, viaggiate attraverso il mondo e sentitevi liberi di essere voi stessi. Apprendete ciò che potete e cercate di sconfiggere ogni pregiudizio”.

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PARTECIPA A UN CAMPO IN ASIA, AFRICA, AMERICA LATINA, MEDITERRANEO

INCONTRI DI FORMAZIONE

FORMAZIONI DI I LIVELLO

di Segreteria Nazionale

Piemonte

01/04/2017 oppure 22/04/2017 formazione@sci-piemonte.it

Lazio

01/04/2017 oppure 13/05/2017 campisud@sci-italia.it

Lombardia

09/04/2017 oppure 06/05/2017 lombardia@sci-italia.it

Emilia-Romagna

29/04/2017 bologna@sci-italia.it

I campi nel Sud del mondo rappresentano un ottimo modo per essere attivi nella società, potendo agire in prima persona sugli squilibri mondiali in maniera alternativa rispetto al metodo proposto dalla cooperazione classica o dal turismo, per quanto sostenibile.

Liguria

13/05/2017 genova@sci-italia.it

Veneto

14/05/2017 padova@sci-italia.it

Campania

27/05/2017 campisud@sci-italia.it

FORMAZIONI DI II LIVELLO Piemonte

26-28/05/2017 formazione@sci-piemonte.it

Lazio

9-11/06/2017 campisud@sci-italia.it

Se lo spirito di un campo internazionale di lavoro è lo stesso in Scozia come in Ghana, o in India o in Nicaragua, ben diversa è la situazione che lo ospita, i messaggi e gli stimoli da mandare e da ricevere: la solidarietà corre sul filo della presenza, della disponibilità e del rispetto verso culture lontane dalle nostre. Condizioni logistiche ed ambientali particolari richiedono ovviamente uno spiccato senso di adattamento e grande sensibilità.

FORMAZIONI DI I + II LIVELLO Prima di partire per i campi in Asia, Sardegna

3-4/06/2017 sardegna@sci-italia.it

Africa, Mediterraneo e America Latina, è necessario quindi partecipare agli incontri di formazione.

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GLI INCONTRI SI SVILUPPANO IN DUE MOMENTI, ENTRAMBI OBBLIGATORI, CHE PERMETTONO DI PRENDERE COSCIENZA DELL’ESPERIENZA CHE STAI PIANIFICANDO DI FARE: DALLA CONOSCENZA DELL’ASSOCIAZIONE AI PARTNER, DALLA MOTIVAZIONE CHE TI MUOVE AL CONTESTO CON CUI TI CONFRONTERAI.

Si invitato tutti/e i/le volontari/e interessati/e a scegliere la formazione più vicina a casa propria: cerchiamo di promuovere una formazione a km zero rispettosa dell’ambiente! Questo ci permetterà oltretutto di gestire la logistica nel migliore dei modi per offrirvi una formazione di massima qualità.

La prima giornata di formazione si svolge in diverse città d’Italia ed è aperto a tutti coloro che sono interessati alle varie attività che portiamo avanti: dai campi nel Nord a quelli nel Sud del mondo, dalle formazioni coordinatori al volontariato a lungo termine. Il secondo livello di formazione, che dura un fine settimana, sarà invece specifico per coloro che vogliono fare un’esperienza nel Sud del mondo. Per questo, l’incontro ha carattere residenziale: si dorme e si mangia assieme. E’ fondamentale la permanenza durante tutto il tempo, così da capire se la vita comunitaria e la dinamica di un campo di volontariato sono cose che fanno per te.

Le iscrizioni sono aperte!

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CONCLUSIONI

di Federica Maiucci

Attraverso questo numero della rivista Centofiori, abbiamo cercato di riportarvi il valore profondo delle esperienze di volontariato. Volontariato che, come si diceva bene nell’introduzione, è oggi considerato da molti nella sua accezione più denigratoria: assimilato al lavoro gratuito o a una perdita di tempo, ne viene fatta una narrazione che azzera l’ampiezza semantica del termine, riducendolo al significato di assistenzialismo o prestazione gratuita, ai fini dell’ottenimento di un

sociale di esperienze, campi e progetti di volontariato internazionale portati avanti in tutto il mondo trapela appieno dalle testimonianze che formano il corpo di questo numero: salvaguardare l’ambiente, prendersi cura delle coltivazioni, insegnare l’inglese ai bambini; sono solo singole fotografie di questo valore, parte di un album di solidarietà e fortissima umanità che porta ragazze e ragazzi a spostarsi, da un capo all’altro del mondo, per (ri)costruire tutti i giorni legami solidali.

punto in più sul curriculum. E questi discorsi vengono fatti sulle teste di una generazione di giovani sempre più precaria, abituata sin dall’adolescenza alla ricattabilità del lavoro non retribuito e alla costante corsa contro il tempo alla ricerca di un impiego.

I risultati si vedono dopo ogni campo, dopo molte giornate di lavoro, nella concretezza pratica del raggiungimento di un obiettivo specifico. Ma non è mai solo questo. Quello che ogni campo lascia a chi vi ha partecipato sta nelle relazioni umane fortissime che si costruiscono tra le persone, negli scambi mutuali tra comunità ospiti e ospitanti, nella condivisione di saperi, conoscenze e tradizioni, oltre ogni confine, barriera, oltre i generi, oltre ai razzismi e alle discriminazioni.

Oggi, a quasi cento anni dalla nascita dello SCI, riteniamo più che mai fondamentale ribadire che il volontariato è un’esperienza che vale molto più di quanto non lascino credere. Il grande valore umano e Un mondo di campi - PAG. 25


Per questo non possiamo fare a meno di continuare a lavorare in questa direzione. Anzi, ogni anno cerchiamo di incrementarla allargando il network di branche e partner, locali e internazionali, di cui accogliere proposte nuove e con cui proporre nuovi progetti: dai campi agli scambi di volontari di dodici mesi, come gli LTV e gli SVE, fino a dei progetti piÚ lunghi, mirati e specifici, legati a territori particolari e a piÚ complessi problemi sociali; sempre fissi sull’obiettivo di scardinare l’impostazione verticale e assistenzialista, facendo volontariato in maniera equa e orizzontale.

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SEGRETERIA NAZIONALE Via A.Cruto, 43, Roma Tel. 065580644 Cell. 3465019990 E-mail info@sci-italia.it Orari di apertura: dal lunedì al venerdì, 10.00-18.00 FB: Servizio Civile Internazionale Italia “La Città dell’Utopia” Via Valeriano 3/F, Roma (Metro S. Paolo) E-mail: lacittadellutopia@sci-italia.it www.lacittadellutopia.it Tel: 0659648311 Cell: 3465019887 FB: La Città dell’Utopia Campi di Volontariato Campi nel Nord del mondo: outgoing@sci-italia.it Campi nel Sud del mondo: campisud@sci-italia.it Campi in Italia: incoming@sci-italia.it Coordinamento campi in Italia: workcamps@sci-italia.it volontariato a lungo termine (LTV e SVE) ltv@sci-italia.it evs@sci-italia.it volontariato a breve e lungo termine su inclusione sociale inclusione@sci-italia.it Amministrazione amministrazione@sci-italia.it

Ufficio stampa comunicazione@sci-italia.it Gruppi regionali lombardia SCI Lombardia Viale Suzzani, 273, 20100, Milano E-mail: lombardia@sci-italia.it FB: Servizio Civile Internazionale Lombardia - SCI Lombardia PIEMONTE SCI Piemonte C/o Associazione Comala - Polo Creativo 3.65, Corso Ferrucci 65/A, 10138, Torino E-mail: piemonte@sci-italia.it FB: SCI Piemonte SARDEGNA SCI Sardegna Via San Giovanni 400, Cagliari E-mail: sardegna@sci-italia.it FB: Servizio Civile Internazionale Sardegna - SCI Sardegna Gruppi LOCALI bologna SCI Bologna C/o Làbas Via Orfeo, 46, 40124, Bologna E-mail: bologna@sci-italia.it FB: Servizio Civile Internazionale Bologna - SCI Bologna Nordest SCI Padova E-mail: padova@sci-italia.it FB: Servizio Civile Internazionale Padova Nordest - SCI Padova Nordest

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CONTATTI LOCALI NAPOLI Alessandro Paolo E-mail: alessandro.paolo2887@gmail. com GENOVA Matteo Testino E-mail: genova@sci-italia.it PALERMO Giorgio Nasillo E-mail: giorgio.nasillo@sci-italia.it CATANIA Rosario Scollo E-mail: catania@sco-italia.it

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Servizio Civile Internazionale Via A. Cruto 43 - 00146 Roma Tel: 06. 5580644 E-mail: info@sci-italia.it Web: www.sci-italia.it


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