life people giugno

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LIFE PEOPLE n.23 MARZO - APRILE 2010


ROBERTO GARBUGLI DESIGNER

www.garbugli.com


realizzazione del Nero Caffè di Pesaro



realizzazione del Nero Caffè di Pesaro



DESIGN

by Luna Genzano



INDEX

LIFE PEOPLE N° 25

GIUGNO SPECIALE PITTI IMMAGINE UOMO

13 CHARME: Bimbo - Colours 19 NEW BRANDS: Max Kibardin 20 EVENTI: Pitti Immagine Uomo Firenze 24 GRIFFE STORY: Corneliani 27 GRIFFE STORY: Jil Sander 32 EXTRA-ORDINARY FASHION 36 GLI IMPRENDITORI DELLA MODA 39 FASHION: La regola della cravatta in 8 cm 48 THE STYLIST: Francesco Facchinetti 51 STATUS SYMBOL: Reebok Pump 55 CHIC & SHOCK 58 ACCESSORI: Uomo - Bambino 60 ICONE DI STILE: Il Duca di Windsor 62 PHOTOSHOOTING: Men at work 67 GOLD HISTORY: The Sartorialist 79 GOLDEN GIRL: Alice Castelli 82 STYLE: Giacca, camicia, cravatta 87 STYLE: Blazer 89 LIFESTYLE: La giacca d’estate 92 STAR BIOGRAPHY: Robbie Williams 94 DREAM INSIDE: Boutique Missoni 100 THE CLUB: Privilege Vip Club 104 ART HOTEL: Maison Moschino 107 BEAUTY: Cosmesi per uomo 113 PEOPLE: Calciatori e Marketing 119 DESIGN: Ideal Cube 127 DESIGN: Le strutture ricettive 130 TOP DESIGNERS: Jun Takahashi 139 WORLD PROJECT: Palazzo Pitti 143 DESIGN D’AUTORE 147 DECORTREND 154 DESIGN: Motel K 157 Design: Mumutzu 161 AUTO: Bugatti Hermes 165 MOTO: Dcati Multistrada 1200 171 AUTO: Mercedes SLS AMG 172 TRAVELS: Parigi 180 CHARME: Uomo - Communication


Società proprietaria del marchio LIFE PEOPLE : Nero di Bertulli Giacomo P.I. 02270740414 Società a cui è stata data in concessione la rivista: CONSUL COMPANY

LA REDAZIONE Direttore Creativo Giacomo Bertulli

Direttore Responsabile Matteo Garofoli Management Gra Claudio Sperindei Direttore commerciale Stefano Marangoni Account Manager Enrico Sanchi Servizi giornalistici: Francesco Furiassi Matteo Garofoli Giulia Giovanelli Jean Claude Poderini Federico Sperindei Francesco Sabbattucci Giovanni Zerba Maria Luna Genzano Alan Parker Erika Facciolla Marcello Tosi Marianna Pilato Marina Savarese Samantha Scaloni Valeria Riccobono Collaboratori esterni fot Alessandro Omiccioli - Fotografo Make up & Hair Stylist Nives Rovinelli e Maurizio Martire Editing versione russa Manina Anzhela Stampato da: LitoService Guastalla (RE) PER LA TUA PUBBLICITA’ SU QUESTO MAGAZINE MEDIA CALL 071.4608074 348.8552098 - 339.2705653 Distribuzione MEDIA PLAN s.r.l 071.668405 (Società concessionaria del marchio per le province di Rimini, Pesaro Urbino e Ancona) CONSUL COMPANY s.r.l. Senigallia Ufficio di Rappresentanza Milano: Via Morosini, 26 T 02.40043125 E-mail: redazione@lifepeople.it Autorizzazione del Tribunale di Pesaro n°546 del 18/12/2007 Marchio protetto da Copyright

www.life4style.it


FASHION | CHARME

CHARME

- UOMO COMMUNICATION >>

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UOM D

a sempre l’uomo comunica con i gesti, i suoni e la parola ma non dimentichiamo che comunica anche con l’immagine e l’atteggiamento. Perché ciò avvenga, occorre che tutti usino e comprendano lo stesso linguaggio. Significa che dobbiamo conoscere gli stessi codici, cioè quei segni convenzionali di riferimento. Il marketing crea informazione e comunicazione, aiuta un prodotto a essere riconosciuto e a diventare uno status-symbol. Se il linguaggio del look non è recepito o non è tollerato significa che è troppo distante e diverso da quelli convenzionali. La moda parla alla sensibilità delle persone e questo è un messaggio forte che rientra nel campo della comunicazione. Dato che oggi la comunicazione è così importante - vedi cellulari e televisione - possiamo affermare che anche il costume è comunicazione e di conseguenza prodotto di grande richiamo per il pubblico. La moda viaggia sull’onda del piacere e dell’ottimismo suscitando benessere e autostima. Così come la mimica e la danza adoperano codici gestuali, anche la moda comunica con dei dresscode. La moda non ha più ostacoli di distanza, si è globalizzata ed è diventata più moderna, tuttavia è penalizzata da una mentalità ancora troppo classica e da una scarsa tolleranza.

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Tra i vari mass-media, le riviste specializzate hanno veicolato la moda verso il pubblico e hanno creato una cultura del vestire dove l’uomo ha attinto idee, abbinamenti e novità. I protagonisti e i diversi testimonial d’eccezione hanno influenzato le persone, creando effetti e sensazioni, coinvolgendoli emotivamente e positivamente. Nella moda ce n’è per tutti; è veramente una grande e straordinaria invenzione. I messaggi trasmessi sono infiniti e ognuno li recepisce secondo la propria esperienza e cultura. Con la moda esiste la possibilità di essere immediati e di lanciare messaggi chiari. È una finestra che si apre sul mondo delle identità, tutte così diverse e sicuramente tutte valide. La moda comunica e convince con strumenti che fanno parte del sociale e del pensiero, è qui che nasce il fenomeno fashion con la “f” maiuscola. Analizziamo ora le proposte per uomo della prossima stagione calda. Le ho raggruppate in tre tipologie, che possono essere anche tre momenti diversi della giornata. È una promenade, un cammino che và dal casualwear, al travel-trade fino al formal-wear.

Esistono dei concetti trasversali che ritroviamo in questi macro tema: il mood “nomade” che ci


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MO suggerisce volumi funzionali, colori neutri e tessuti naturali. Le trasparenze saranno il must dell’estate 2010: le troviamo sia nello sportswear sia nel formalwear, in materiali leggeri e traforati con tecnologie all’avanguardia. Il concept di contrasti e fusioni che troviamo nella forza della natura con i suoi quattro elementi: terra, acqua, fuoco, aria e ci suggerisce accostamenti di materiali insoliti e nuove fusioni di colori, ottenuti con lavaggi e tinture che fondono alta tecnologia con artigianalità. I materiali jeans/denim e pelle si adattano ai differenti look, anche se diversi tra loro, ma rivisitati con trattamenti insoliti. L’abbigliamento casual per l’uomo abbraccia una nuova realtà e una diversa autenticità. Esploriamo un nuovo stile di vita, una diversa cultura e un rinnovato senso dell’ottimismo, alla ricerca di una vita speciale. Nel percorso ricerchiamo una forte espressività e una propria individualità. Ricerchiamo capi che esprimono un senso storico e un carattere che giustifichi un acquisto. Oggi lo sport e l’arte entrano nel mondo della moda e, oserei dire, fanno parte dell’abbigliamento quotidiano; prima di indossare il suo abbigliamento, l’uomo fa sport, in palestra

plasma il suo corpo e crea i suoi muscoli che piacevolmente esibisce come fossero abiti. Un’arte discussa, ma con ampi consensi, sono i tatuaggi e, bensì sia discutibile il gusto, dobbiamo ammettere che creano un messaggio forte e chiaro. Per ultimo, ma non meno importante, ci sono i cosmetici di cui l’uomo di oggi fa un largo consumo, abbinato a profumi che diventano un vero richiamo erotico. Abbiamo detto muscoli, tatuaggi, cosmetici e profumi; basta poco per completare il look dell’uomo, un jeans e una camicia ed il gioco è fatto. Il genere casual-wear ha un’impronta semplice e facilmente gestibile, con messaggi immediati e di forte impatto; in definitiva possiamo codificarlo come un naked-fashion. Passiamo da un’immagine “outback”, dove immaginiamo un ritorno all’aria aperta come un pioniere nelle sterminate terre aborigene. È un abbigliamento semplice, composto da pochi ed essenziali capi, quali camicie di lino con microrighe portate aperte, magliette e canotte di jersey di cotone portate su jeans di denim con trattamenti diversi come lavaggi e tinture ad effetto slavato. Altro tema è un ”desert walker” per un safari story dove troviamo la sahariana, tipica giacca a quattro

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tasche di lino portata sopra una camicia di tessuto trasparente. Richiami al deserto li troviamo nelle giacche di evidente stile esploratore con sottili cardigan con giochi di pitture irregolari. I colori spaziano dal beige al kaki, dal greige al sabbia con tocchi di brown e l’immancabile bianco estivo. Altri protagonisti di questo look sono gli accessori come cinture di pelle maltrattata o intrecci di pelli naturali, conciate al vegetale, sandali e scarponi vintage su pelli di croste in colori soft. Prosegue il cammino e incontriamo un genere travel-trade per l’uomo che viaggia, sia per lavoro, sia per piacere. Sobrio e commerciale: sono i due elementi predominanti di questo mood per la prossima stagione estiva. La sobrietà è l’elemento che emerge per questa estate prudente per uno stile da city lifestyle, rilassante ma serio. È un uomo manager o un consulente che il lavoro lo porta da una città all’altra, con culture e usanze diverse. Gli impegni lo portano a frequenti occasioni di lavoro, dove l’immagine è fondamentale; è un viandante solitario in una selva urbana, pronto per ogni evenienza. Sembra uscito da un circolo nautico, con il suo elegante caban abbinato ai pantaloni stile chic marine. Un denim universale, sorretto e rinnovato da rifiniture insolite, con una nuova faccia che trasforma l’appeal e si estende di una nuova e alta immaginazione. Non mancano i bermuda e le camicie di sottile popeline con quadri micro e maxi vichy bicolori, o a tre colori per i momenti di relax. Si esprime in nuance di toni tranquilli e mai scintillanti, ma con un proprio carattere di abbigliamento giusto per ogni occasione. I colori sono una paletta di blu che va dal rassicurante blue science al blu oltremarino abbinato con turchese e blu petrolio. L’alternativa è un tema che definirei “ScienceFine”: si crea una impressione quieta, soft per un look senza eccessi dove il dubbio è solo la prove-

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nienza. Si vuole dare l’impressione di essere un uomo di mondo con un passaporto universale. I tessuti lisci con strutture semplici sembrano appena usciti da un laboratorio di ricerca. Lo stesso vale per i tessuti di nylon opachi o le sete indistruttibili, che completano questa immagine sofisticata e sobria allo stesso tempo. I colori pesca e giallo combinati con i neutri conferiscono un look new urban man. Formal-wear è lo spirito dell’uomo che non rinuncia al suo charme e non si scompone mai, neanche alle alte temperature estive. È fine, di un’eleganza innata; vede il mondo con uno sguardo di nostalgia animato da un gusto italiano e dal piacere per il bello e per la qualità. L’arte dello stilista passa dalla poesia alla tecnologia, dall’artigiano all’industriale, dall’artista al manager, ma di base c’è sempre un corpo e se la globalizzazione ci porta a vestirci tutti uguale, la personalità e l’unicità porta a noi consumatori ad evidenziarci e ad essere originali e creativi nel rappresentare ognuno se stesso. Maestro di classe, di un’eleganza studentesca è un uomo che conosce le buone maniere e i luoghi ben frequentati. La moda si evolve, cambia continuamente e lui si adatta alle novità. Ben volentieri rivede le silhouette delle sue giacche rivisitate in linee più aderenti e leggermente più corte. Le camicie sono realizzate con trasparenti tessuti di immacolato lino bianco. La giacche si rinnovano con i moderni tessuti seersucher a righine bianche e blu o bianche e azzurre. È una celebrazione della bellezza nuova, un rinnovato concetto di classico che va dallo stile da crociera allo stile ice-grey. Fondamentali le tonalità summer pastels che infondono un’allure di magia con i colori di fumo, di vapore o di nuvole appena spazzate via. Il cielo e il rosa completano la gamma dei colori.


FASHION | CHARME

È

Rihanna

un’immagine luminosa, brillante, vivace e allegra quella che delinea le tendenze del bambino per la prossima stagione estiva 2010. Il “bright denim” sarà uno dei prossimi temi che presentano un look da bambino vivace nella sua innocente allegria. Colori vivi come il rosso, il turchese e il verde mela saranno complementi importanti per le proposte del denim. Troveremo pantaloni jeans con colori vivaci per un casual sempre informale; i tessuti di cotone spaziano dalle righe bicolore a concetti di lavaggi e tinto in capo con sfumature. Checks Madras multicolors definiscono un look colorato ai tessuti con

trame in rilievo. Jennifer Lopez “Street Colours” ci porta nel mondo della strada dove i bambini giocano e vivono le loro prime esperienze. È un’atmosfera dove la realtà supera la fantasia e la moda trae spunto dai colori e dai modelli, con nuovi volumi. Sono magliette di un concetto ribelle, con linee semplici ma con messaggi chiari di prima ribellione, con un accenno di active. I colori sono primari, decisi e sportivi allo stesso tempo. Le fantasie sono strong graphic monocromatiche bianco-nero e con effetti di sfondi multi-dimensionali. “Monster Mash” è un concept divertente e molto accattivante. Mostri super-eroi e

fantastiche evasioni con fantasie che conducono alla totale distrazione. Celebrato dai giochi playstation, ci riporta a fantasie cartoon; è un tema fantastico che attira la fantasia dei bambini e li conduce al loro mondo di naturale evasione. Divertente, allegro, ironico e meraviglioso concetto li veste di colori pieni di energia con i loro toni primari e con accostamenti azzardati. Ma i colori piacciono tanto ai bambini, allora ben venga questo insieme di contrasti che, indossati con disinvoltura, conferiscono un mondo sempre tutto da scoprire. T-shirt, salopette e tute sono i modelli che più si inseriscono in questo look che piace ai bambini ma anche ai giovani.

SENIGALLIA (An) - corso 2 Giugno, 28 - 071/60945


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tasche di lino portata sopra una camicia di tessuto trasparente. Richiami al deserto li troviamo nelle giacche di evidente stile esploratore con sottili cardigan con giochi di pitture irregolari. I colori spaziano dal beige al kaki, dal greige al sabbia con tocchi di brown e l’immancabile bianco estivo. Altri protagonisti di questo look sono gli accessori come cinture di pelle maltrattata o intrecci di pelli naturali, conciate al vegetale, sandali e scarponi vintage su pelli di croste in colori soft. Prosegue il cammino e incontriamo un genere travel-trade per l’uomo che viaggia, sia per lavoro, sia per piacere. Sobrio e commerciale: sono i due elementi predominanti di questo mood per la prossima stagione estiva. La sobrietà è l’elemento che emerge per questa estate prudente per uno stile da city lifestyle, rilassante ma serio. È un uomo manager o un consulente che il lavoro lo porta da una città all’altra, con culture e usanze diverse. Gli impegni lo portano a frequenti occasioni di lavoro, dove l’immagine è fondamentale; è un viandante solitario in una selva urbana, pronto per ogni evenienza. Sembra uscito da un circolo nautico, con il suo elegante caban abbinato ai pantaloni stile chic marine. Un denim universale, sorretto e rinnovato da rifiniture insolite, con una nuova faccia che trasforma l’appeal e si estende di una nuova e alta immaginazione. Non mancano i bermuda e le camicie di sottile popeline con quadri micro e maxi vichy bicolori, o a tre colori per i momenti di relax. Si esprime in nuance di toni tranquilli e mai scintillanti, ma con un proprio carattere di abbigliamento giusto per ogni occasione. I colori sono una paletta di blu che va dal rassicurante blue science al blu oltremarino abbinato con turchese e blu petrolio. L’alternativa è un tema che definirei “ScienceFine”: si crea una impressione quieta, soft per un look senza eccessi dove il dubbio è solo la prove-

nienza. Si vuole dare l’impressione di essere un uomo di mondo con un passaporto universale. I tessuti lisci con strutture semplici sembrano appena usciti da un laboratorio di ricerca. Lo stesso vale per i tessuti di nylon opachi o le sete indistruttibili, che completano questa immagine sofisticata e sobria allo stesso tempo. I colori pesca e giallo combinati con i neutri conferiscono un look new urban man. Formal-wear è lo spirito dell’uomo che non rinuncia al suo charme e non si scompone mai, neanche alle alte temperature estive. È fine, di un’eleganza innata; vede il mondo con uno sguardo di nostalgia animato da un gusto italiano e dal piacere per il bello e per la qualità. L’arte dello stilista passa dalla poesia alla tecnologia, dall’artigiano all’industriale, dall’artista al manager, ma di base c’è sempre un corpo e se la globalizzazione ci porta a vestirci tutti uguale, la personalità e l’unicità porta a noi consumatori ad evidenziarci e ad essere originali e creativi nel rappresentare ognuno se stesso. Maestro di classe, di un’eleganza studentesca è un uomo che conosce le buone maniere e i luoghi ben frequentati. La moda si evolve, cambia continuamente e lui si adatta alle novità. Ben volentieri rivede le silhouette delle sue giacche rivisitate in linee più aderenti e leggermente più corte. Le camicie sono realizzate con trasparenti tessuti di immacolato lino bianco. La giacche si rinnovano con i moderni tessuti seersucher a righine bianche e blu o bianche e azzurre. È una celebrazione della bellezza nuova, un rinnovato concetto di classico che va dallo stile da crociera allo stile ice-grey. Fondamentali le tonalità summer pastels che infondono un’allure di magia con i colori di fumo, di vapore o di nuvole appena spazzate via. Il cielo e il rosa completano la gamma dei colori.


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È

un’immagine luminosa, brillante, vivace e allegra quella che delinea le tendenze del bambino per la prossima stagione estiva 2010. Il “bright denim” sarà uno dei prossimi temi che presentano un look da bambino vivace nella sua innocente allegria. Colori vivi come il rosso, il turchese e il verde mela saranno complementi importanti per le proposte del denim. Troveremo pantaloni jeans con colori vivaci per un casual sempre informale; i tessuti di cotone spaziano dalle righe bicolore a concetti di lavaggi e tinto in capo con sfumature. Checks Madras multicolors definiscono un look colorato ai tessuti con

trame in rilievo. “Street Colours” ci porta nel mondo della strada dove i bambini giocano e vivono le loro prime esperienze. È un’atmosfera dove la realtà supera la fantasia e la moda trae spunto dai colori e dai modelli, con nuovi volumi. Sono magliette di un concetto ribelle, con linee semplici ma con messaggi chiari di prima ribellione, con un accenno di active. I colori sono primari, decisi e sportivi allo stesso tempo. Le fantasie sono strong graphic monocromatiche bianco-nero e con effetti di sfondi multi-dimensionali. “Monster Mash” è un concept divertente e molto accattivante. Mostri super-eroi e

fantastiche evasioni con fantasie che conducono alla totale distrazione. Celebrato dai giochi playstation, ci riporta a fantasie cartoon; è un tema fantastico che attira la fantasia dei bambini e li conduce al loro mondo di naturale evasione. Divertente, allegro, ironico e meraviglioso concetto li veste di colori pieni di energia con i loro toni primari e con accostamenti azzardati. Ma i colori piacciono tanto ai bambini, allora ben venga questo insieme di contrasti che, indossati con disinvoltura, conferiscono un mondo sempre tutto da scoprire. T-shirt, salopette e tute sono i modelli che più si inseriscono in questo look che piace ai bambini ma anche ai giovani.

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FASHION | NEW BRANDS

MAX 20


FASHION | NEW BRANDS

di Matteo Garofoli

KIBARDIN LO STILISTA VENUTO DAL FREDDO.

M

ax Kibardin, 33 anni, siberiano è uno stilista/designer calzaturiero. Da semplice ragazzo che vive nella non agiata (e agevole) parte d’Europa, arriva ad essere designer apprezzato e ricercato dalle più blasonate case di moda, che lo vogliono per affidargli linee e direzione creativa. La storia di Kibardin è degna di una favola: spinto dalla voglia di uscire dal freddo guscio familiare russo e dalla passione per i viaggi – grazie anche alle esortazioni della madre che lo sprona a visitare il mondo – Max studia e si diploma, si trasferisce a Mosca per dedicarsi all’architettura e, per sbarcare il lunario, comincia a fare il modello. Entra così nel mondo della moda, dal quale non

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FASHION | NEW BRANDS

ne uscirà più, sebbene nel tempo abbia cambiato il punta di vista, da “davanti” a “dietro le quinte”. Forte dell’esperienza positiva del lavoro di indossatore a Mosca, decide di fare la pazzia di trasferirsi a Parigi per incrementare le possibilità e le speranze di carriera; parte senza soldi e senza conoscere la lingua per entrare in un mondo vorticoso, quale quello della moda parigina. L’ancora di salvataggio gliela dà niente di meno che Karl Lagerfeld, che lo sceglie per un servizio fotografico; quello shooting gli cambia la vita. Capisce di voler creare la moda, non indossarla.

MAX NEGA DI AVER APPRESO NULLA DAL NONNO CALZATURIERE; NEMMENO VUOL SENTIR PARLARE DI ISPIRAZIONE DA CHISSA’ QUALE GURU DELLA MODA. Gli studi in architettura lo aiutano, ma solo per riversare le sue conoscenze nella moda, abbandonando il percorso originario, per seguire la sua vocazione. E’ la volta di Milano, dove si trasferisce e si iscrive al famoso Istituto Marangoni per studiare Fashion Design; nel 2004 inizia a progettare le sue prime collezioni di scarpe, borse e accessori. I complimenti e i corteggiamenti importanti non tardano ad arrivare, così ha la possibilità di sperimentare e puntare sulla qualità, anziché sulla quantità. Vince importanti premi di settore e collabora, tra gli altri, con Furla e Pollini; inoltre è direttore creativo del brand Lorenzo Banfi. Tanta bravura potrebbe derivare dal fatto che suo nonno era calzaturiere, ma Max nega di aver appreso nulla dal parente; nemmeno vuol sentir parlare di ispirazione da chissà quale guru della moda, da nessuno dei quali, dice, subisce la benché minima influenza. Kibardin non ha stilisti-modelli cui ispirarsi o da cui attingere e prendere spunti; lavora solo su se stesso. Da vero couturier della calzatura, opera con maniacale artigianalità, scegliendo personalmente materie prime pregiate e curando tutte le fasi produttive. Ad oggi, Max Kibardin realizza creazioni nelle quali cerca di recuperare l’idea di lusso unito alla qualità, il tutto per veder realizzato il suo sogno: quello di vedere ogni donna camminare per strada con indosso le sue scarpe.

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PEOPLE | EVENTI

PITTI IMMAGINE UOMO FIRENZE “P

itti Immagine” è il nome che ricorda l’organizzazione di alcune tra le manifestazioni di moda più importanti del mondo, come le fiere internazionali del tessile-abbigliamento di qualità, e i vari eventi di comunicazione e ricerca riferiti al sistema-moda e alla moda come espressione estetica ed evoluzione globale del gusto. Tra le più importanti manifestazioni espositive appartenenti a Pitti Immagine, è ora il momento di Pitti Uomo: collezioni moda uomo, alla Fortezza da Basso, dal 15 al 18 giugno, che vedrà la più importante manifestazione internazionale di moda maschile, scelta dalle migliori aziende di tutto il mondo per il lancio di collezioni e strategie globali all’apertura della stagione. In contemporanea, lo svolgimento di Pitti W_woman precollection: pre-collezioni moda donna e a seguire, dal 24 al 26 giugno, Pitti Bimbo: collezioni moda da 0-14 anni, unico salone internazionale che dà una rappresentazione completa dell’universo della moda bimbo, presentando non solo i diversi stili - dallo sportswear di SportGeneration al classico-elegante dei grandi brand di Pitti Bimbo, dalla creatività dei marchi indipendenti di

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Marcello Tosi


PEOPLE | EVENTI

New View e EcoEthic, alla street couture di SuperStreet - ma anche il design e il tessile legati al mondo dei più piccoli. Fino alle collezioni all’avanguardia di Apartment. Una fashion week interamente dedicata al bimbo. Quest’anno, con la presenza di Jil Sander, prosegue a Pitti Uomo una stagione che vede protagonisti i grandi brand di riferimento per la moda e l’eleganza contemporanea. Se per il marchio si tratta di un debutto a Firenze, per il suo direttore creativo, Raf Simons, è invece un importante ritorno, dopo il fashion project dedicato ai primi dieci anni del suo marchio e la mostra “Il Quarto Sesso” alla Stazione Leopolda. Il successo della manifestazione risiede anche negli importanti momenti di comunicazione, sfilate e iniziative culturali che a ogni edizione affiancano la manifestazione. Sempre più seguite le sfilate, da cui partono non soltanto le tendenze di collezione ma anche preziose indicazioni di styling e di abbinamento tra abiti e accessori; non solo: il momento delle sfilate si arricchisce ulteriormente di appuntamenti e nuove espressioni, con eventi fuoriorario e performance in città che captano i nuovi movimenti del gusto e del mercato. Al via, tra i vari eventi, anche la seconda edizione di “Who is on next?”, concorso destinato alla ricerca di nuovi talenti della moda maschile che vede la collaborazione di Pitti Immagine Uomo, Alta Roma e L’Uomo Vogue.

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Via XXVII Luglio, 126 - 47893 - Borgo Maggiore RSM - T 0549 907587


FASHION | GRIFFE STORY

CORNELIANI ALTA SARTORIA ITALIANA NEL MONDO by Matteo Garofoli

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arlare della storia della maison Corneliani significa raccontare un percorso di oltre mezzo secolo nel segno dello stile. Corneliani interpreta il lato pi첫 glamour della tradizione sartoriale, valorizzando lo stile imprenditoriale e stilistico tipico italiano di fare moda, esportando gli eccellenti risultati di tanto impegno nel mondo.

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FASHION | GRIFFE STORY

La Corneliani nasce negli anni ’30 a Mantova con il nome di “Fratelli Claudio & Carlalberto Corneliani” e produce pronto-moda maschile. Dopo un inizio non certo foriero di gioie, l’azienda fondata da nonno Corneliani subisce uno stop della produzione lungo quanto la guerra, per poi riaprire i battenti nella seconda metà degli anni ’50. Stavolta le premesse sono migliori, infatti i fratelli da cui prende il nome originario l’azienda adottano una politica imprenditoriale fatta di massicci investimenti in tecnologia, atti ad aumentare la qualità del prodotto finale. Nel 1974 l’azienda guadagna un + 33% di fatturato grazie ad una collaborazione con lo stilista francese Maurice Renoma; negli anni ’80 arriva anche la ribalta internazionale a seguito di un investimento ingente con l’acquisizione della società Abital, che darà il via alla scalata dei mercati mondiali d’abbigliamento maschile. Oggi la maison propone tre marchi: “Corneliani”, “Su misura Corneliani” e “CC Collection Corneliani”. Tutte le linee si completano di accessori quali cravatte, camicie, gemelli, scarpe e foulard, il tutto prodotto internamente.

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FASHION | GRIFFE STORY

Famiglia Corneliani

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FASHION | GRIFFE STORY

Un mercato importante per il brand, sia a livello economico che strategico, è quello statunitense, nel quale Corneliani è presente già dal 1986, anno di costituzione della “Corneliani Usa Inc.” con sede a New York. Tale presenza viene consolidata ancor di più dopo la partnership del ’98 stretta con la “Polo Ralph Lauren” per la produzione e la distribuzione negli Usa. Un vanto, nonché elemento imprescindibile dello sviluppo aziendale negli anni, è il poter contare primati tecnologici ed un pionierismo nella "meccanizzazione dell'area modelli" nella produzione. Oltre a questo, lo studio costante di nuove soluzioni elettroniche collegate alla confezione e agli scanner per il "su misura". Il brand Corneliani è da sempre presente al Pitti e, nella passata edizione di Gennaio, è stato chiamato a partecipare come special guest dove ha presentato la nuova collezione, ispirata agli anni ’80, su di una passerella pensata come un sentiero immerso nella foresta, utilizzando come scenografia 280 alberi veri. Il gruppo Corneliani conta 1.300 dipendenti che producono ogni anno 450 mila capi spalla, 250 mila pantaloni, 200 mila camicie, cravatte e maglie per un giro d'affari da miliardi di euro.

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FASHION | GRIFFE STORY

JIL SANDER L’ARMANI TEDESCA 32


FASHION | GRIFFE STORY

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a storia professionale della stilista tedesca Jil Sander è abbastanza particolare; basti pensare che l’inizio della sua carriera lavorativa la vuole giornalista per una rivista statunitense e, solo successivamente, comincia a dedicarsi alla moda come stilista free-lance. Heidemarie Jiline Sander, nota semplicemente come Jil, nasce il 27 Novembre 1943 a Wesselburen, una piccola cittadina di appena 3000 abitanti nell’estremo nord della Germania. Come detto, dopo aver studiato design e aver intrapreso la carriera di giornalista per qualche tempo, Jil apre la sua prima boutique ad Amburgo nel 1968; solo cinque anni più tardi, nel 1973, fonda la casa di moda “Jil Sander GmbH”. Subito dopo, nel ’74, presenta la sua prima collezione di moda e pochi mesi più tardi comincia ad inaugurare boutique in tutto il mondo: Parigi, Londra, New York ed in altre città. Insomma, una carriera scritta, vista la rapidità con la quale ha bruciato le tappe del percorso che l’ha portata alla moda di alto livello.

Fin da subito, dato il suo stile minimalista e ricercato, Jil Sander viene soprannominata in diversi modi, tutti molto identificativi della personalità e del suo mood stilistico; tra gli altri, quello più importante è “l’Armani tedesca”, ma anche “Maestra del minimalismo” o “Regina del cachemire”. L’abbigliamento tipico Jil Sander si può sintetizzare con un pantalone dal taglio netto e pulito, una camicetta leggera e un cappotto importante, di colore beige, blu, nero o bianco. Questo era lo stile tipico adatto alle donne in carriera degli anni ’80; donne-manager sicure di se e con prospettive di ruoli dirigenziali; queste erano le donne che Famiglia Corneliani amava, e che ama, vestire Jil Sander. Se volessimo azzardare un paragone, potremmo dire che lo stile Sander è ispirato da Coco Chanel – come lei stessa, per altro, ammette - ovvero con abiti dallo stile sobrio e minimalista. Gli aggettivi con cui la stilista stessa definisce il proprio atteggiamento stilistico sono "forte e puro", mentre per parlare dei tagli dei vestiti che

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FASHION | GRIFFE STORY

disegna, li definisce "fatti col coltello", per via dei suoi tagli netti e decisi. I colori che maggiormente ricorrono nei suoi abiti sono le tonalità neutre, come il bianco e il nero, ma anche beige e blu; i classici intramontabili, dunque. La forza di questo marchio è l’essere capace di raccontare il presente, la contemporaneità del nostro tempo attraverso “non colori” e linee pulite che rispecchiano la verve elegante e minimal della sua creatrice, ritiratasi non molto tempo fa’ dall’attività. Nel 1999, infatti, il marchio diventa di proprietà del Gruppo Prada; nel 2003 Jil Sander torna ad essere nuovamente la stilista della propria casa di moda, con pieno controllo dell'azienda fino al 2004, quando lascia definitivamente ogni incarico; Nel 2005 Raf Simons viene eletto il nuovo direttore creativo della Maison, riuscendo a interpretare con grande maestria l’anima pura e forte del brand tra il rigore del design, la ricerca e la qualità dei materiali. Linea new entry del gruppo Jil Sander è “Navy”, dedicata all’eleganza casual ma sofisticata e innovativa e sarà presente nei negozi dal gennaio 2011.

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Vendita, permuta e scambio di orologi Spedizioni, tramite corrieri assicurati in tutta Europa Finanziamenti personalizzati Laboratorio per le riparazioni Il Nautilus nasce nel 1989 ed è specializzato nella vendita di orologi nuovi, usati e da collezione delle marche piÚ prestigiose: Rolex, Cartier, Audemars Piguet, Patek Philippe, IWC, Jaeger-LeCoultre, Vacheron Constantin, Breguet, Frank Muller, Breitling, Omega, Panerai, Roger Dubuis, Concord, Corum, Zenith, U-Boat, Oris, Meccaniche Veloci, Hermes, Nautica, Pierre Kunz. Vi possiamo inoltre proporre gioelli delle marche Calgaro, Chimento, Dal Lago, Duva, EDG, Liu-Jo, MyMara, Nanis, Universo Design, Pippo Perez, Rebecca, Rosato.

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Valeria Riccobono

FASHION | EXTRA-ORDINARY

EXTRA ORDINARY In bicicletta con Arfango

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rfango è una piccola azienda artigianale toscana che ama distinguersi per la produzione di amabili mocassini in velluto, ormai famosi in mezzo mondo. Committenti noti e molti vip hanno calzato e calzano tutt'ora i modelli in morbido cuoio e pelli pregiatissime di questa griffe che ha iniziato la sua scalata alla notorietà nel lontano 1902. L'ultima creazione di Arfango sono le Bike Shoes, polacchini studiati per le due ruote, ma al tempo stesso ideali come calzature metropolitane per l’uomo eco-chic sempre in movimento. Tuttavia, la particolarità di questo ultimo modello non sono le scarpe in sé, quanto la Velvet Bike, vera protagonista della collezione. In omaggio al mondo delle due ruote, la Velvet Bike è stata realizzata in collaborazione con Abici Italia ed è rivestita a mano con dettagli di velluto, il tessuto-cuore di Arfango. I pomoli delle manopole, la canna e il sellino sono in rigoroso abbinamento con il camoscio delle Bike Shoes, simbolo del nuovo stile di vita ambientalista. Chiaramente, la Velvet Bike è in edizione limitata e solo su ordinazione.

Pirelli Pzero: la moda per la salvaguardia dell'ambiente

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er restare nel tema “verde” parliamo di Pirelli Pzero, un materiale estremamente innovativo utilizzato dal brand dei pneumatici per tutta la sua collezione, dalle calzature, ai trench, per finire con gli orologi. Si tratta di una gomma oil free e setosa eco-compatibile che non contiene oli vegetali dannosi per l'ambiente e risulta molto piacevole al tatto. Inoltre, viene arricchita da finissaggi, stratificazioni, placcature interne e dettagli fino a spalmature ceramiche e dettagli in acciaio che la rendono ancora più tecnologica e particolare. A questo proposito, il fiore all'occhiello di questa collezione è la Rubber Race Shoe: una calzatura-guscio interamente rivestita di gomma. Il guscio esiste anche in variante vitello-gomma, dove la tomaia in pelle viene rivestita da un esoscheletro in gomma ecologica. A quanto pare le novità non si esauriranno qui perché il marchio ha già annunciato il lancio, a breve, di una linea di borse da viaggio, palestra e tempo libero esclusivamente maschile.


AYFASHION FASHION | EXTRA-ORDINARY

Il lusso in testa, anche per il tennis

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orsalino e Sergio Tacchini. Due marchi, due aziende, che simboleggiano il meglio della storia, della tradizione e dell’eleganza italiana nella moda e nello sport. E adesso le ritroviamo insieme in una nuova partnership che ha il copricapo come protagonista. Dai Capi di Stato ai Pontefici, dai capitani d’industria agli aristocratici, dai musicisti ai divi del cinema. Da un secolo e mezzo Borsalino è in “testa” alla gente che conta. Aggiungete un brand che veste da 50 anni i campioni dello sport e non potrete rinunciare ad un accessorio come questo, ora in due nuove versioni dallo stile dinamico, fresco e contemporaneo. Uno dei due modelli è in piquet bianco, storico tessuto della maison Tacchini, con cinta nello speciale cannetè “terra rossa”. L’altro è un pregiato Panama, fra i best seller della Borsalino, con cinta nello speciale cannetè “erba”. Entrambi nascono nel progetto “Eco”, frutto di una lunga ricerca che lega la sua forza al particolare metodo di tintura, basato sull’utilizzo di prodotti al 100% vegetali, in questo caso terra rossa ed erba, che danno particolare dolcezza cromatica, conferendo un effetto “faded” dal sapore vissuto.

Le scarpe per l'uomo di Louboutin

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hristian Louboutin è un personaggio che non ha certo bisogno di presentazioni, come le sue creazioni del resto. Da notare la sua collezione di scarpe da uomo, pezzi casual e sneakers che non possono passare inosservate. Che si tratti di tela o pelle, la stravaganza è la parola d'ordine, in particolare se ci riferiamo alla Freddy Flat, il modello di punta della collezione. Le celebrities l’hanno già scelta come scarpa da sfoggiare sui red carpet che li vedono protagonisti, da Pharrell Williams a Mika. Lo spirito rock è il tratto predominante messo a punto da Louboutin per una scarpa stringata decisamente aggressiva, evoluzione del modello Fred in vernice che viene proposta con tanto di borchie in metallo.

Goldbunny Beckam

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orbida pelle, cappuccio leggero nascosto rigorosamente dietro al collo e uno stile che ricorda necessariamente lo storico giubbino K-Way. È il nuovo Gold Bunny, il giubbotto che sta spopolando tra i famosi, primo tra tutti il fashionissimo e sempre glamour David Beckham. Il modello ricalca esattamente il classico k-way ed è disponibile nei colori carta da zucchero, nero e verde militare. Sulla parte interna è impresso il nome del brand ed è possibile acquistarlo sul sito superflydeluxe.com alla modica cifra di 600 euro.

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La bellezza salverà il mondo.

F.Dostoevskij

Salone di BELLEZZA

&

MAURIZIO via u.Betti, 44/A - Marotta di Fano T.0721.961178


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GLI IMPRENDITORI DELLA MODA C

on questo numero della rivista, Life People ha voluto dedicare le sue pagine interamente all’uomo e alla moda-uomo in occasione dell’importante evento “Pitti Immagine Uomo 2010”. Sempre a tal proposito, questo mese abbiamo voluto dedicare un importante spazio a coloro i quali la moda la fanno: un servizio fotografico e la storia di alcune delle aziende che dimostrano l’alta creatività di due regioni-simbolo della moda made in Italy, Emilia Romagna e Marche; 12 brand concepiti, realizzati e prodotti in queste terre ma che riscuotono successo e fama in tutta Italia e nel mondo . Di ognuna delle griffe qua descritte , abbiamo voluto mostrare il volto più rappresentativo che si cela dietro il prodotto. Spesso si conosce il brand ma non si ha idea della realtà e del lavoro che è alle sue spalle. Così come per i volti, accade spesso di avere a cuore una firma, amarne le creazioni ma non saperne la storia. Ecco dunque che abbiamo intervistato i diretti interessati all‘interno delle loro aziende, andando a curiosare e scavando nel passato di queste bellissime realtà.

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Massimo Rebecchi

Dondup

Il brand Massimo Rebecchi è una delle realtà più consolidate per quanto

Il marchio Dondup, che è oggi uno dei brand più in crescita del settore e

riguarda la moda made in Italy. La storia del brand nasce circa 15 anni fa ufficialmente in Toscana ad opera di Massimo Rebecchi, che ben presto suddivide le fasi gestionali, progettuali e produttive dei capi M.R. tra Milano, Riccione e Viareggio (città natale di Rebecchi stesso). A Viareggio c’è un “pensatoio”, luogo nel quale le idee, le novità carpite in giro per il mondo nei lunghi viaggi alla ricerca di spunti creativi, prendono forma; Milano è la sede commerciale e, anche qui come Viareggio, avviene un’altra importante fase della parte progettuale; Riccione, infine, è la sede nella quale vengono confrontate le idee provenienti dalle altre città e, presso la Virginia, avviene la produzione vera e propria delle collezioni. Rebecchi continua a vivere sempre nella sua Viareggio, ma non manca di presenziare in tutte le sue 3 sedi durante l’arco della settimana per seguire il progetto Massimo Rebecchi personalmente e dettagliatamente. La Virginia, fino a 10 anni fa, altro non era che un’azienda produttrice di abbigliamento conto terzi, da cui si serviva anche Rebecchi per le sue collezioni; un paio di lustri fa, poi, è stata acquisita interamente dallo stesso e oggi produce esclusivamente il brand Rebecchi, più una nuova linea nata pochi mesi fa. Caratteristica particolare e, forse, anche peculiare nel successo del marchio, è proprio questa suddivisione in 3 luoghi distinti delle fasi creative delle collezioni; le idee nascono un po’ in tutte le sedi dove, in ognuna, ci sono collaboratori di Rebecchi che unitamente portano a compimento un brain storming più generale. Il risultato sono abiti che si fondano su una rivisitazione della tradizione unita all’innovazione, data da diversi fattori di modernità (musica, tecnologie, ecc…). L’impegno è di attualizzare i trend del momento, inserendosi sempre nel loro contesto; per farlo c’è un lavoro di ricerca, esplorazione e viaggio. Non solo abiti ma, da qualche tempo, anche una serie di gadget e dettagli divertenti dal prezzo adeguato ai tempi di crisi e difficoltà generali, per creare un mercato “corretto” e per tutti, secondo la filosofia di Rebecchi. Tutti questi criteri vanno a creare una simbiosi perfetta e trovano congiunzione nelle collezioni Massimo Rebecchi. Collezioni uomo/donna, a loro volta dedicate a diversi momenti d’uso: sport, cerimonia, tempo libero. La storia del fondatore è caratterizzata dal design e da anni di lavoro nel mondo della moda: Massimo era già designer e consulente conto terzi; successivamente ha ampliato il suo lavoro con la realizzazione di alcuni capi suoi fino ad arrivare, nel momento per lui adatto a fare questo grande salto, ad avere una decina di collaboratori coi quali tentare di intraprendere la via di un brand tutto suo; ciò avveniva, come detto, circa 15 anni fa. Da consulente a imprenditore, con risultati più che eccellenti. Il risultato, oggi, è di 150 persone direttamente impegnate nel brand Massimo Rebecchi, 3 sedi complementari, 25 negozi in tutta Italia tra outlet e monomarca più un punto vendita in Cina, oltre a un importante numero di clienti in Russia e Oriente.

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con progetti di forte espansione, ha una storia che non lasciava immaginare un successo simile. La storia di Dondup prende vita nel 2000, con ambizioni notevolmente meno ottimistiche di quello che la realtà sta dimostrando, dall’idea di 2 amici che, quasi per gioco, decidono di produrre poche paia di jeans nella loro Fossombrone (PU). Uno dei due soci è Massimo Berloni il quale, a breve tempo dalla nascita della struttura, inserisce nell’organico la moglie; da questo momento in poi, la svolta è attuata: miglior programmazione del lavoro, accuratezza dei prodotti e, soprattutto, ambizione a crescere e non voler rimanere relegati ad azienda locale. Ad oggi, Dondup produce 1 milione di capi all’anno, con collezioni diversificate e ampliate dal solo jeans che veniva realizzato all’inizio, con un total look uomo, donna e bambino. Il total look che Dondup presenta nelle sue 1300 boutique nel mondo, è frutto di un percorso costante e cadenzato nel tempo; inizialmente, nel 2000, il marchio produceva unicamente jeans e moda donna; successivamente, dal 4° anno di vita, è subentrato anche l’uomo e, infine, da circa 4 anni c’è anche una linea bimbo. Tutte le collezioni propongono jeans e capi spalla. La fortuna del brand Dondup è stato principalmente il passaparola, grazie al quale la gente ha conosciuto la qualità del prodotto prima ancora del logo che lo caratterizza; proprio l’elevata qualità dei capi, più avanti anche della comunicazione stessa che li riguarda, è stata un motivo di crescita negli anni. Dondup ancora oggi rinuncia alle sfilate professionali o alle presentazioni di tipo classico; a tal proposito, ci dice Massimo Berloni, le presentazioni che si fanno sono quasi “familiari”, cioè all’interno dell’azienda e vi partecipano, in un clima disteso ed amichevole, tutti coloro che fanno parte dello staff Dondup. Ne nasce un’occasione per ritrovarsi tra colleghi, consolidando quel sentimento di unione e coesione che si respira tra le mura della sede di Fossombrone. Esempio di questo sentimento di familiarità è la sala da pranzo con cucina annessa, nella quale ci si ritrova quotidianamente per sedersi a tavola tra direttori, stilisti, manager e sarti tutti insieme. Riguardo la comunicazione, Dondup ha in serbo alcune sorprese che il patron Berloni definisce “innovative” e a settembre verranno palesate a tutti; il senso sarà quello, come sempre, di riuscire a trasmettere, nel migliore dei modi all’utilizzatore finale, i sentimenti che ci sono dietro alla lavorazione di ogni capo.


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Fuzzi - Jean Paul Gaultier Fuzzi S.p.A. è un’azienda italiana di moda nata nel 1954, di lunga

tradizione nel prêt-à-porter di lusso, che si distingue e si afferma a livello internazionale per la produzione di prestigiosi capi in maglieria e tessuto jersey per uomo e donna, vantando oltre 50 anni di esperienza nel settore e annoverando, nel corso del tempo, importanti collaborazioni con griffe nazionali ed internazionali. La storia recente del brand è fatta dalla Signora Anna Maria Fuzzi, oggi Presidente dell’azienda di famiglia, la quale è stata iniziata all’attività da sua madre Adele nel 1971; la sua dedizione alla sperimentazione e alla ricerca le hanno permesso, assieme a elevate capacità e aspirazioni, di incontrare i maggiori stilisti della storia della moda contemporanea. Un altro momento chiave della storia della Fuzzi è il 1983, anno nel quale venne stipulato il primo contratto di licenza con Jean Paul Gaultier, uno stilista dai mille linguaggi che Anna Maria è sempre riuscita ad interpretare nel modo giusto, garantendo continuità al rapporto professionale che dura tutt’ora. L’ingresso nel 1982 di Giuseppe Vitale, marito di Anna Maria Fuzzi e attuale Amministratore Delegato della FUZZI, con compiti di gestione degli aspetti finanziari, commerciali e produttivi dell’azienda, ha dato un ulteriore impulso e una forte spinta verso obiettivi sempre più ambiziosi. Gli anni subito successivi sono segnati da nuove opportunità di mercato, grazie alla gestione contemporanea di diverse licenze di rilievo internazionale, che hanno confermato la grande predisposizione e flessibilità, in termini organizzativi e di industrializzazione di prodotto, dell’azienda. Fuzzi attualmente produce i marchi propri “Fiume”, “Nanibon” e Fuzzi”; in licenza ha “Jean Paul Gaultier Maille” e “Jpg Soleil”, “PierAntonioGaspari” e la nuova acquisizione, “XII XII XLIX” per “Romeo Gigli”. Oltre ad avere in licenza diversi importanti brand di moda, ci sono le linee interne: “Fuzzi” è linea di prêt-à-porter donna conosciuta e apprezzata per i capi di maglieria nei quali si esprime il prestigioso know-how acquisito dall’azienda nei suoi 50 anni d’esperienza, ma anche perché la collezione utilizza materiali confortevoli e apprezzati per la modernità dell’uso, prevalentemente stretch e che non necessitano di stiratura. “Nanibon” è la linea di maglieria da uomo che si rivolge ad un cliente sensibile alle mode, dove qualità dei materiali, l’accuratezza delle lavorazioni, la vestibilità e i contenuti stilistici sono le caratteristiche fondamentali della collezione. “Fiume”, infine, è la linea maglieria uomo che propone una vasta offerta di colori, forme e materiali classici e si compone di due etichette per vestibilità differenti: regolare e slim-fit.

Gianmarco Lorenzi La storia della Gianmarco Lorenzi è lunga e fatta di passaggi di consegne

di generazione in generazione; la svolta decisiva, che ha portato l’azienda calzaturiera ai fasti odierni, è avvenuta nei primi anni ’70 quando Gianni entra a farne parte, convertendo la produzione di scarpe da bambina in quelle da donna e proponendo subito uno stile inconfondibile. Da allora, Gianni cura personalmente tutta la parte stilistica, la tecnica della creazione delle forme e delle calzate, ma anche della progettazione degli accessori e del loro design, fino alla ricerca dei materiali e dei colori esclusivi, anche grazie ad un ufficio stile interno di elevata professionalità. Uno dei tanti motivi dell’espansione globale che la Gianmarco Lorenzi ha ottenuto, è di certo il fatto che tutti i prodotti ed i componenti impiegati nelle loro calzature sono solo rigorosamente "Made in Italy" certificati, che caratterizzano lo stile “Gianmarco Lorenzi”, che si sviluppa dal gusto per il bello e la passione per l’arte e la cultura italiana. Le collezioni Gianmarco Lorenzi sono pensate per una donna consapevole e sicura del proprio fascino, attenta ai dettami della moda. Altrettanto importanti sono gli accessori che sottolineano il linguaggio del corpo con raffinatezza e lusso. Per quanto riguarda la produzione, questa è completamente gestita all'interno dell’azienda. Ogni fase, dal taglio all'assemblaggio, è interamente svolta e seguita negli stabilimenti Lorenzi. Tutti i materiali, a cominciare dai pellami, sono selezionati in base al solo criterio della qualità; gli accessori, invece, sono forniti da autentici maestri artigiani che ne garantiscono le lavorazioni manuali, quindi uniche. La Gianmarco Lorenzi è presente in tutti i mercati internazionali ed il suo prodotto è stato accolto dal pubblico di ogni parte del mondo. Oggi esporta oltre il 90% della propria produzione, specialmente in Russia, Giappone, Emirati Arabi e negli Usa. Nel febbraio 2006, inoltre, la Gianmarco Lorenzi ha inaugurato con successo il suo nuovo showroom a Milano, in Via Montenapoleone; questo nuovo spazio consentirà di presentare le collezioni con un’immagine più attuale e rinnovata in una location prestigiosa.

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Kin Kin è un brand di moda che produce abbigliamento e calzature; dietro

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questa banale presentazione però, c’è molto di più. KIN è una filosofia che vuol sensibilizzare ogni persona e ogni azienda a lavorare in modo tale da avere un mondo migliore, prestando attenzione al pianeta e al futuro dei nostri figli. Per capire meglio la storia del marchio KIN, occorre conoscere la cultura del popolo Maya e la relativa profezia da questi pronunciata riguardo all’anno 2012. Tutto ebbe inizio con un viaggio fra amici in Messico, , durante il quale incontrarono un vecchio saggio del luogo che raccontò loro la profezia Maya in merito alle sorti del mondo nella data del 21 Dicembre 2012. Il senso profondo della narrazione fu diversa dalle fantomatiche congetture che oggi circolano su questa data; infatti il concetto di base era che il mondo sarebbe potuto essere diverso se tutti avessimo capito quanto il nostro pianeta è bisognoso di aiuto per sopravvivere; rendersi conto di questo fatto ci darebbe la possibilità di entrare in una nuova era di pace con la natura, mentre al momento sappiamo tutti cosa ci si prospetta all’orizzonte. Quell’uomo pronunciò una semplice parola: KIN, ogni nuovo giorno è KIN, che altro non vuol dire che “giorno” e i Maya, di quella parola, ne avevano fatto il loro motivo di vita. Da quel momento, l’intento è subito stato quello di prendersi cura del nostro Pianeta, realizzando una linea di calzature, abbigliamento ed accessori ecosostenibile, ecologica e a impatto-zero sull’ambiente così che prodotti, packaging, gestione e logistica vengano svolti risultando ad eco-sostenibilità totale, lavorando in sinergia con l’ambiente, recuperando e riutilizzando risorse già esistenti. Una nuova filosofia di moda e rispetto per il pianeta concepita e pensata intorno allo stesso prodotto creato per il mercato. Un progetto, un sogno, un impegno anche sociale che si è sviluppato grazie al lavoro di uno staff di persone per 4 lunghi anni, lavoro che si è concretizzato finalmente nella primavera del 2010, con la presentazione della prima collezione a marchio KIN di calzature made in Italy, collezione caratterizzata dal giusto equilibrio qualità/prezzo/ambiente. Fautori del sogno KIN, perché di questo si tratta, un gruppo di professionisti del settore, guidati a livello imprenditoriale dalla famiglia Di Mascio, rappresentata dal giovane rampollo di casa, Angelo di 25 anni, addetto allo sviluppo del brand, alla commercializzazione e al franchising. Proprio il franchising sarà un elemento importante nel marketing dell’azienda, attraverso un progetto che promette condizioni agevolate e favorevoli ai nuovi affiliati con un format totalmente innovativo, che presto l’azienda renderà pubblico. Un’altra importante tappa nello sviluppo di KIN sarà quella dell’apertura di numerosi negozi a partire dall’autunno di quest’anno; i primi store di moda ecologica si troveranno nelle più importanti città italiane, tra le quali: Milano, Genova, Venezia, Firenze, Bologna, Riccione, Roma, Napoli e Messina. Fedeli al credo intrapreso, anche l’arredamento di questi, e dei futuri negozi KIN, non sarà casuale, ma attento alla provenienza originale dei materiali e al loro impatto ecologico. Una ventata di freschezza e stile nella moda italiana, nata da una scelta coraggiosa, saggia e da premiare che porta nel suo bagaglio accuratezza, stile e amore per l’ambiente, perché anche per i nostri figli e i nostri nipoti ogni giorno possa essere Kin.

Luca Paolo Rossi P

rendete un giovane stilista innamorato della moda, metteteci tanta voglia di vivere e una grinta che non conosce stanchezza. Aggiungete un DNA sartoriale e un gusto innato per l’eleganza e l’originalità. Questo è Luca Paolorossi, cuore ardente della vita mondana italiana, voce da tenore che entra dritta nell’anima, sguardo feroce e umanità contagiosa. Classe 1972, nasce e lavora a Filottrano, il cuore industriale e manifatturiero della confezione da uomo. È qui che Isidoro Garbuglia, lo zio di Luca, agli inizi del ‘900 inaugurava la tradizione sartoriale di famiglia, trasmettendo di generazione in generazione la definizione ossessiva del taglio, la rigorosità nella scelta dei tessuti e nella creazione dell’abito, che gli valeva la fiducia dei notabili del Centro Italia. Nasce qui la visione della mission della Sartoria Paolorossi, che prima che un atelier è un luogo raffinato ma accogliente, dove si possono vedere scorci di vita, personaggi famosi, location importanti, tutto un mondo di suggestioni personali e divine (una per tutte la passeggiata dell’Avv. Agnelli con Jacqueline Kennedy sul molo di Amalfi), che nutrono la creatività di Luca Paolorossi. È un binomio vincente: la dimensione mondana, il sogno della Dolce Vita, il mistero di notti di divertimento e di eleganza, uniti alla conoscenza meticolosa del mestiere di sarto, il cui spazio di lavoro è un ambiente in cui accogliere, parlare, conoscere, per poi offrire non un contenitore vuoto, ma un abito che appartiene alla persona che l’ha suggerito, che nasce insieme a lui, viene costruito grazie alla sua conoscenza. “Quando un uomo viene nella mia sartoria non ha bisogno di chiedere, – spiega lo stilista – è come se si stabilisse un patto tra me e lui: lui viene qui, si rilassa, è consapevole di avere a disposizione un universo di scelte, di tessuti, di soluzioni. Non so spiegare come avviene, ma tutto succede, io trovo la soluzione e lui si cala nell’abito, che diventa parte di sé’”. Tanti anni di mestiere e di occasioni, saper fare chilometri anche solo per stringere la mano al cliente, l’amore per il cinema e per il mondo dello spettacolo e dello sport hanno dato vita a un’esperienza a tutto tondo. Basta scorrere le foto ricordo scattate con ognuno di loro per provare il brivido di quella passione: dai Jackson Five a Mike Tyson, Vieri, Inzaghi, Maldini, Ambrosini, Cannavaro, Cordoba, Beckam. E poi Cristian De Sica, l’intero cast de Il Bello delle donne (al fianco di Teodosi Losito), Gabriel Garko, Luca Barbareschi, Alessandro Preziosi, Joaquin Cortes, Edoardo Costa, Enrico Bertolino, Gene Gnocchi e l’indimenticato Tonino Carino. In lungo e in largo senza sosta: da Milano a New York, e poi via a sfilare al Negresco durante il Festival di Cannes o allo Shopping Festival di Dubai. Fino alle campagne irriverenti, alle provocazioni concettuali firmate Non c’è trippa per gatti, un visual super raffinato e irriverente, studiato per lanciare un messaggio forte e chiaro alla categoria, per la quale si è sempre battuto in qualità di Presidente della Divisione Tessile-Abbigliamento di Confartigianato. Ogni persona un ricordo, una risata, un evento da vivere insieme. Senza mai dimenticare la propria terra, la propria famiglia, un humus di laboriosità e passione, come quella di Enrico e Maria, i genitori, e di Andrea, il fratello. Tutti, da nonna Ersilia a nonno Lando, dal figlio Pietro alla compagna Sonia, per vivere insieme a lui momenti di intenso lavoro e di operosità senza tregua. Il lavoro, la famiglia, l’eleganza. Un modo di gridare alla vita in una festa senza fine, nell’ostinata convinzione che la bellezza salverà il mondo.


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Joe Rivetto J oe Rivetto, inteso come brand casual/streetwear, nasce a Roma nel

2002 dall’idea di 4 creativi: Luciano Bonini, Piero Vincenti, Valfrido Gazzetti e, appunto, Joe Rivetto. L’idea originaria era quella di creare una factory che mettesse al centro di tutto la comunicazione, in tutte le sue forme, comprese mostre d’arte (in cui Joe Rivetto era l’autore delle opere), ristoranti nel mondo e linee d’abbigliamento. La struttura dei 4 amici-creativi, appassionati di Pop-art e Andy Warhol, arte e musica prende vita col nome di “CREA ACTIVITY”. Si tratta di un pensatoio, un contenitore d’idee, arti, ricerche e progetti, ma soprattutto abbigliamento quale punta di diamante della factory. Subito dopo la nascita, la “Crea Activity” con Joe Rivetto e tutti gli altri, si trasferisce da Roma a Cagli (PU), dove ancora oggi i 4 creativi studiano, ideano e progettano nella tranquillità dell’entroterra marchigiano le collezioni di moda e altre mille idee. Nello stimolante ambiente di “Crea Activity” c’è la parte creativa dove 9 persone generano lo stile Joe Rivetto; uno stile che non è soltanto una t-shirt, ma identifica uno stile di vita, un mondo a sé stante; un messaggio positivo che Joe Rivetto vuole diffondere per creare quel mondo migliore, mattone dopo mattone, in cui Joe e tutto lo staff “Crea Activity” vorrebbero vivere. Tanto quanto colui che ne dà il nome, anche la comunicazione di Joe Rivetto è fuori dall’ordinario. Oltre ad avere visibilità su importanti magazine nazionali, è spesso pubblicizzato in tv e non è raro vedere le sue magliette addosso a celebrità e star, che hanno sposato lo stile di Joe e il suo modo ironico di comunicare i suoi messaggi. Joe Rivetto è anche in giro per il mondo, ad esempio nel suo ristorante di Londra o alle mostre d’arte, per esportare positività e creatività.

Brandina Siamo nel 2005, il marchio Brandina irrompe sul mercato con la sua

innovativa concezione di materiali per borse. Da allora il marchio Brandina unisce il fascino dell'omonima seduta da spiaggia – il lettino - della riviera romagnola e la creatività del designer Marco Morosini e dell’architetto Barbara Marcolini. La nascita, prima dell’idea e poi del brand, si deve ad un’opera di Marco Morosini che, nel 2004, realizza un libro fotografico per la città di Rimini nel quale illustra i “mitici” bagnini; ha la brillante idea di realizzare la sovracopertina con il materiale di cui sono fatte le brandine; da lì, l’illuminazione di usare lo stesso materiale per creare una linea di borse. In pochi anni il tessuto a righe - che caratterizza l’intramontabile lettino da mare - è diventato protagonista della moda primaverile ed estiva, rivivendo grazie ai due creativi che lo utilizzano per realizzare borse dallo stile giovane ed originale. Il fascino di Brandina risiede nel suo immenso potere evocativo: un’esperienza tattile e visiva che conduce al mare, ai suoi colori e alle sue emozioni. Nel 2010 Brandina si è evoluta ed ha ampliato il segmento delle borse, creando due linee: “Beach” e “Lux”, più elegante, con fodera interna e finiture in pelle naturale. Inoltre ha creato occhiali da sole che attingono, per linee e colori, alle mascherine da sci, e molti altri accessori, tra cui pochette che riprendono le forme della cuffia da mare, creme, oli abbronzanti e un telo da mare. Questi accessori sono caratterizzati da simpatici nomi, evocativi della Riviera e della vita balneare in genere, come “Frangisole”, “Seasand” o la compilation musicale, colonna sonora per l’estate, chiamata “Cd Doposole 17 canzoni al musicarotene”; i modelli delle borse prendono invece il nome da diverse tipologie di alloggio: Motel, Hotel, Grand Hotel, Penthouse, Bed&Breakfast, Travel Lodge, Crystall, Cottage e Suite. Oltre ad essere presente a livello nazionale nei migliori negozi di abbigliamento, la collezione primavera/estate 2010 è disponibile presso le BB - Bottega Brandina - di Cattolica, Riccione e nell’Isola di Ponza. Luoghi unici, studiati ed arredati per esaltare il prodotto che presentano, pensati dallo stesso designer che progetta, disegna e realizza i prodotti Brandina, Marco Morosini. Morosini è un designer creativo che ha maturato esperienze in tutto il mondo lavorando in ambiti diversi, sempre con eccellenze quali Ferrari, Maserati, Oliviero Toscani, Pitti, Talk Magazine, Città di Rimini e tantissimi altri. Si descrive come un artigiano pensatore e definisce il suo marchio Brandina un contenitore di passioni, gioia e spensieratezza. Il sogno dei due designer è quello di dare la possibilità di attingere al mondo Brandina, racchiudendo tali emozioni in accessori divertenti e che infondono felicità, a prezzi accessibili. Tutte le fasi che portano alla realizzazione dei prodotti sono coordinate dallo studio di Pesaro, che si avvale di partner italiani, quasi tutti nella provincia di Rimini. Un designer ed un architetto, creativi che studiano e disegnano nuove collezioni - che non sostituiscono quelle già esistenti ma le implementano - le realizzano e le commercializzano, all’insegna del completely Made in Italy… anzi in Riviera.

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Athena Gioielli La storia di Athena Gioielli ha inizio nel 1984 da una semplice intuizione:

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donare regalità artigianale all’argento, plasmandolo in gioielli d’arte. Il fautore di tale deduzione, nonché della lavorazione pratica della materia prima, è stato Silvio Muratori, che assieme ad Antonio Spadarella hanno fondato l’azienda. Muratori da esecutore che era inizialmente, affina tecniche, design e lavorazione fino a raggiungere, negli anni ’90, gli apici della gioielleria artigianale italiana. Oggi a Silvio si è affiancato il figlio Federico per proseguire nel percorso intrapreso dalla famiglia Muratori. Col passare degli anni, le linee ed il lavoro di Athena si evolvono e si distinguono per un’impronta sempre più fresca e grintosa; importante rilevanza viene dedicata alla manualità, al gusto per il particolare e alla precisione esecutiva, che non vengono mai lasciate al caso. In questo cammino di evoluzione intrapreso, nelle collezioni Athena entrano a far parte anche oro e bronzo, che vanno ad ampliare la gamma delle proposte e aumentare le possibilità di lavorazione e creatività stilistica. Tema forte di Athena Gioielli è quello di offrire pezzi unici in argento naturale non trattato, plasmato fino a diventare un oggetto prezioso ed esclusivo. Originalità, gusto stilistico, fantasia nell’esecuzione e design innovativo hanno fatto il resto nella sorprendente scalata ai mercati mondiali dell’alta gioielleria. Un altro elemento imprescindibile, che ha fatto la fortuna dell’azienda, è l’aver saputo evolversi ed evolvere le proprie creazioni; tale capacità di fare gioielli di moda e alla moda, con materiali senza tempo, modellati dall’estro e dalla fantasia dettate dalle tendenze e dalle mode, variando ed ampliando l’offerta, fatta anche di gioielli con pietre incastonate, diverse chiusure innovative o materiali anallergici ed ecologici. Gli anni ’90 sono, come detto, gli anni della svolta per Athena Gioielli; è il periodo in cui i prodotti Athena cominciano a conquistare l’attenzione dei mercati europei. E’ il Portogallo a farsi interprete di un’emozione e di un culto quale la gioielleria artigianale italiana - anche fuori dai confini nostrani. Successivamente anche Grecia, Inghilterra, Austria e Spagna confermano un interesse ed una potenzialità di espansione, rivolgendo lo sguardo in particolar modo al design delle creazioni in argento Athena. Più recenti, e con buone prospettive d’implementazione, le collaborazioni avviate sui mercati extra europei quali Giappone e Stati Uniti; la terra del Sol Levante, ad esempio, guarda ad Athena come partner di prima grandezza, in virtù di collezioni di gioielli in argento dedicate a fasce di mercato specifiche e appositamente studiate sulla base del loro specifico gusto. Dopo estremo oriente ed occidente, Polonia e Russia sono le nuove terre di conquista adocchiate da Athena per ampliare la propria presenza e per rafforzare la sua leadership nel mercato dell’alta gioielleria italiana nel mondo. Ad oggi sono oltre 600 i punti vendita Athena, scelti tra le migliori gioiellerie tradizionali italiane, oltre a qualificati acquirenti stranieri. Promuovere ed incrementare significativamente sia i punti-vendita, che naturalmente i fatturati, è l’ambizione, nemmeno troppo onirica del brand romagnolo. Il prossimo traguardo della famiglia Muratori, è aumentare il numero dei rivenditori attivi del 30 per cento. Per arrivare a tanto, e per aumentare il grado di consapevolezza nei confronti del brand Athena, stanno investendo molte risorse per migliorarne il grado di visibilità e di comunicazione.

Baldinini

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uello di Baldinini si può definire come un total look che esclude (quasi) l’abbigliamento. Le creature di Gimmi Baldinini sono le scarpe, sia da donna che da uomo, ma annesse vi sono linee di accessori, profumo e pelletteria. Per quanto riguarda il prodotto di punta, sono naturalmente le scarpe da donna, con forme che anticipano i nuovi mood, lavorate e studiate tanto da renderle oggetti decorativi da collezionare; scarpe nelle quali si ritrova il glamour italiano. Subito dietro, si fanno strada le calzature per uomo che, in alcuni mercati, ne hanno quasi eguagliato la portata. Quindi per Baldinini questi prodotti, che costituiscono l’identità di partenza dell’azienda, coprono il 60% del totale del fatturato, mentre il restante 40% se lo dividono abbigliamento, che si muove soprattutto attorno ad alcuni pezzi in maglia oltre che ai capi in pelle, accessori e complementi. Proprio questa galassia di accessori aggiunge significato al brand e concorre a connotare il gusto del mondo di Baldinini, dove il talento creativo dello stilista è animato da un’ inesauribile spinta verso nuove sfide. Un esempio di nuovo percorso della maison, è la profumeria dove, dietro la scia di una nuova fragranza, sono già nati altri prodotti per il corpo e altri ne nasceranno. Nelle boutique Baldinini, gli accessori offrono un panorama moda completo integrando il look delle collezioni di calzature donna e uomo: borse, valigie e perfino vini bianchi e rossi, rigorosamente etichettate Baldinini. Per quanto concerne i mercati, la Russia è il paese che più di ogni altro lo onora, riconoscendolo ambasciatore di stile italiano e dove il brand Baldinini viene accolto con notevole entusiasmo. In quel paese, più che in ogni altro, il look Baldinini veste dai piedi…in su, diventando uno stile totale. Il progetto Russia è molto ben consolidato e il nome Baldinini vola verso un’affermazione sempre più consistente e capillare, tanto che a Mosca le sue creazioni salgono in passerella. La storia iniziata anni fa dalla Piazza Rossa di Mosca ha conosciuto poi un’espansione inarrestabile in tutta l’Europa dell’est, fino a eluderne i confini; Ucraina, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e Bulgaria, poi anche Croazia, Serbia e Bosnia fino anche in Grecia, Turchia, Emirati Arabi. Tanto estero, ma non solo: Baldinini infatti, oltre ai principali momenti fieristici dedicati alla calzatura nel mondo, compare a ogni stagione nel calendario di Milano Collezioni Donna con le sue preview dedicate alla press del mondo del fashion. La sede dell’azienda si trova a San Mauro Pascoli (FC) su una superficie di 15.000 mq all’interno della quale si trovano la direzione centrale e operativa, tutte le attività connesse alla progettazione e alla realizzazione del prodotto.


FASHION FACES

Officina 36 La storia del brand “Officina36” è relativamente recente, in quanto

prende vita nel 2006. Fondato dalla famiglia Pelinga, composta da Mario, Marco e Fabio, già produttori e diffusori dal 1985 del marchio “Altatensione”, dunque esperti di moda e produzione di abbigliamento di tendenza. Il nome “Officina36” ha il suo perché nella rilevanza della data, storica e significativa per la famiglia Pelinga, in quanto nel lontano 1936 il babbo Amedeo acquisiva la prima licenza di abbigliamento rilasciata dal comune di Mondolfo (PU) – sede del centro di produzione del marchio la quale ha scaturito, a distanza di quasi 70 anni, il ricordo affettivo di quella data dando il nome alla nuova creatura di famiglia. Il primo e principale punto di distribuzione “Officina36” si trova al blocco 5 del Centergross di Bologna; nato nel 2006, è oggi il punto di riferimento per i negozi specializzati nell’abbigliamento per l’uomo giovane. A livello di marketing, “Officina36” può contare su oltre 500 clienti fidelizzati ed altrettanti punti vendita autorizzati, ai quali fornisce un prodotto di pronto moda giovane con prezzi competitivi, nonostante la produzione sia rigorosamente Made in Italy. Successivamente al centro bolognese, vengono aperti altri tre punti vendita di proprietà: Fano, Jesi e, ultimo nato, il megastore di Senigallia, con una superficie di 800mq. Lo studio e la progettazione dei capi avviene interamente a Mondolfo e sono curati da uno staff di stilisti e modellisti, attenti e preparati alle esigenze del momento e dai dettami della moda, sempre volubile e in continua evoluzione. Al gruppo “Officina36” e allo staff tecnico-operativo, di cui fanno parte i settori dell’organizzazione, della produzione, stoccaggio, consegna delle merci, uffici contabili e a tutti gli altri collaboratori, fa capo la “New Come On “, sempre di proprietà della famiglia Pelinga. L’intero gruppo conta 50 dipendenti, comprese la proprietà e le rispettive famiglie le quali conducono, tra mille problematiche, questo difficoltoso lavoro con serietà e passione, dal lontano…1936.

Dog Fox Il marchio Dog Fox è una piacevole realtà, affermata e consolidata che

dimostra come passione, impegno e dedizione portino spesso a risultati ben oltre le aspettative, considerando la piccola realtà in cui emergono. Il marchio nasce nel 2006 da un’idea di Cesare Falconi che a Pesaro si dedica a realizzare, inizialmente, solo alcuni prototipi di pantaloni da distribuire in un paio di regioni. Già poco tempo dopo i risultati vanno oltre ogni più rosea previsione, convincendo Falconi ad espandere la sua rete di vendita; attualmente il marchio Dog Fox conta circa 200 punti vendita in Italia, con la piacevole costante di un aumento di 30-40 punti vendita ad ogni nuovo campionario presentato. Merito della pregevole fattura dei capi e delle campagne stampa che ne fanno seguito su testate quali Vogue, Glamour e GQ. Ad oggi, Dog Fox ha 11 rappresentanti in tutta Italia e una trentina di collaboratori che si occupano di studio, disegno e stile sotto la direzione del patron Falconi; tutto viene svolto a Fano (PU), produzione compresa, per un prodotto 100% Made in Italy. Le linee Dog Fox sono principalmente pantaloni da uomo, donna e bambino, ma nei prossimi campionari sono già previsti, se non già in distribuzione per alcuni casi, anche maglieria e capi spalla. Le prossime creazioni saranno anche più accattivanti e giovanili, per espandere maggiormente il range clientelare. Dog Fox, da piccola realtà che era, comincia oggi ad affacciarsi anche all’estero, sperando che lo stile ed il gusto italiani conquistino il mercato estero. Una piccola curiosità: il nome del marchio Dog Fox nasce in onore del cagnolino (dog) di Falconi, un simpatico volpino (fox) cui tiene tanto, che lo ha ispirato alla storia della caccia alla volpe dei nobili inglesi, vestiti con pantaloni comodi ed eleganti per andare a cavallo.

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FASHION FACES

Berlini La storia della famiglia Berlini, legata alla produzione di costumi da bagno, inizia oltre 40 anni fa con Lino Berlini il quale, con la sua piccola azienda, produce e confeziona costumi. Nell’arco del tempo l’evoluzione porta l’azienda Berlini ad ampliare i brand e le linee, che ad oggi sono ben 5: “unimar bechwear” e “aquafit sea line” (linee donna); “jimmy keey” (linea uomo); “unimar Junior” (linea bimbo/bimba), “io valentina” (beachwear). Tutte le linee proposte hanno progettazione modellistica e stilistica, produzione e confezionamento totalmente in casa, nella sede di Riccione (RN). Dal 1979 - anno della svolta - a tutt’oggi, l’azienda ha conquistato i mercati di tutta Europa, comprese Russia, Paesi Bassi, Scandinavia. Non solo confini europei nelle ambizioni della Berlini S.R.L., ma tutto il mondo, attraverso partnership e presentazioni tra Miami, Canada e Caraibi dove vengono venduti con notevole successo i costumi “made in Riccione”. L’azienda produce una quantità di centinaia di migliaia di pezzi all’anno e conta diverse decine di dipendenti. I brand prodotti sono frutto del lavoro di tutta la famiglia Berlini: padri, fratelli, zii e cugine che si adoperano, ognuno nel settore di competenza, per portare ai massimi livelli la qualità dei loro capi e il prestigio della loro azienda nel mondo. All’inizio, naturalmente, i costumi erano confezionati per un mercato meno esteso di quello attuale; le ambizioni non ammiccavano ad un mercato internazionale finché, con la costanza di girare il mondo in cerca di idee e esperienze, circa 20 anni fa non sono arrivate anche le produzioni di accessori quali trichini, pantapareo, bandane, ciabatte, occhiali e bijoux personalizzati che hanno suscitato l’interesse di starlette, quali Nina Moric, Martina Colombari o Randy Ingerman che hanno reso noto il brand. Grazie a questo exploit e ad una crescita costante negli anni, oggi si possono contare centinaia di negozi, corner e showroom nel mondo. La campagna d’espansione alla ricerca di nuovi mercati è oggi destinata a spostarsi ad Oriente, dopo aver conquistato l’America e l’intero Occidente.

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Fabrizio Mancini La storia di Fabrizio Mancini, inteso come colui che ha fondato l’azienda e il

marchio famoso nel mondo per le sue cinture e la loro qualità, è al quanto particolare: prima di diventare affermato designer nel mondo della moda, lo è stato nella progettazione e realizzazione di giochi in vetroresina per bambini. Difficile immaginare uno stravolgimento di carriera così drastico, ma il percorso fu effettivamente questo. Successivamente alla nascita di suo figlio, nel 1985, Fabrizio ha necessità di incrementare gli introiti, così si ritrova a disegnare e realizzare pelletteria; cinture più precisamente, una novità assoluta per lui; ma capacità ed inventiva non gli mancano e diventa, nel tempo, apprezzato designer. Dopo quasi 20 anni non si accontenta di rimanere semplice disegnatore; la svolta avviene con la conoscenza da parte di Mancini col Sig. Ballarini, già nel settore di produzione di cinture e capi in pelle; è il 2002 quando i due si associano, si mettono in proprio e registrano il marchio. A poco tempo dall’apertura, ovviamente, il must sono le cinture da uomo e da donna; di seguito, pian piano, la serie dei prodotti si amplia con la produzione di calzature maschili, pelletteria e accessori uomo/donna. Una cura meticolosa ed uno studio attento hanno fatto, in poco tempo, del marchio Fabrizio Mancini un punto fermo del mercato, alla stregua dei numeri 1 al mondo. Il motivo del successo è la qualità; il motivo dell’alta qualità è il rigore nella scelta di voler disegnare, progettare e produrre tutto quanto in Italia, con prodotti italiani e mano d’opera specializzata. Tutto ciò ha portato l’azienda di Mancini a meritarsi il marchio CEI (Consorzio Tutela Made in Italy), l’ente che certifica la produzione totalmente italiana. Tutti i prodotti sono marchiati e ologrammati, a tutela del consumatore che può essere certo di avere un prodotto certificato e originale. Ad oggi, Fabrizio Mancini esporta in Francia, Giappone, nei nuovi mercati Arabi ed in Usa, oltre ad una capillare presenza in tutta Italia.


FASHION FACES


LA REGOLA DELLA CRAVATTA

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e cravatte sono rimaste l’unico vero sfizio maschile, nonché un divertente impegno di creatività nell’abbinarla con la camicia o carpire lo stato d’animo di chi la indossa in base al colore. Unico dettaglio su cui non scherzare è la larghezza. La scelta di questo accessorio, vero capriccio di stile e feticcio modaiolo, l’uomo deve farla tenendo conto di fattori vari e diversi fra loro quali l’occasione, la stagione, l’età e, non ultimo, il mood del momento; proprio a tal proposito la regola d’oggi è quella che la cravatta non deve assolutamente superare gli 8 centimetri di larghezza.

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Tale regola, in effetti, non è solo una moda passeggera di una, al massimo due stagioni quanto una sorta di regola aurea nei dettagli di stile, che però capita a volte di veder infranta. Dall’altra parte, per fortuna, ci sono veri e propri cultori della cravatta che ne fanno una filosofia di vita e un’emanazione di sé. Ognuno rilegge poi i dettagli in base al proprio gusto: chi soltanto di lana o di maglia chi, invece, preferisce indossare una cravatta nel bel tessuto di seta a lavorazione diagonale, noto come “reps” - che risulta pesante e sostanzioso ma dalla

morbidezza e luminosità seducenti – in tutte le stagioni, ideale per i completi formali. C’è poi chi è abile a giocare con stili e materiali, specie nelle occasioni meno “impegnative”. Ad esempio, solo pochi sono in grado di districarsi tra i pois della cravatta e le righe, magari colorate, della camicia; operazione che richiede occhio attento e gusto sicuro. Pur sembrando, per i non affezionati all’oggetto un dettaglio accessorio, la cravatta permette di sbizzarrirsi e stimolare la creatività del “cravattomane”, anche con climi uggiosi e giornate grigie, o noiose

…IN 8 CM

FASHION

riunioni di lavoro estive. Il progresso dei tempi e dei tessuti moderni ha portato anche la cravatta ad aggiornarsi, confezionate in modo da adattarsi alle giacche di ultima generazione. Comunque, trattandosi di un accessorio legato al collo e al capriccio di ciascuno, ogni uomo se la gioca come meglio crede. Un mito come Fred Astaire, ad esempio, era solito adottare la seta foulard sia in estate che in inverno; nessuna regola dunque, se non quella degli 8 centimetri.


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FASHION | THE STYLIST

FRANCESCO FACCHINETTI

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A C I D A IL R

hi non ricorda il ragazzo alternativo pieno di piercing e tatuaggi, ai suoi primi esordi musicali con il nome di Dj Francesco? Seppur ancora così vivido nelle nostre menti, quel look anticonformista il figlio del cantante dei Pooh (l’altrettanto famoso Roby Facchinetti) l’ha definitivamente accantonato. Avendo ricoperto negli ultimi tempi un ruolo molto più impegnativo come conduttore del talent-show “X Factor”, Francesco Facchinetti ha dovuto adeguarsi, anche in fatto di moda, optando per dei completi molto più eleganti e seri. Per la costituzione del suo nuovo stile, al cantante/showman non sono mancati naturalmente i consigli da parte degli esperti, fra cui in primis quelli di sua sorella Alessandra, ex-stilista di punta della maison Valentino. Forse, però, ciò che ha influito maggiormente sulla decisione finale di Emporio Armani come brand principale per le sue apparizioni pubbliche,

Rihanna

Marianna Pilato

O T N E M A I B M A C E L

è stata la piega che allora aveva preso la vita privata di Francesco: secondo le riviste di gossip, Jennifer Lopez avrebbe avuto un breve flirt con Roberta Armani, nipote del grande Re Giorgio. Durante le puntate dell’ultima edizione della seguitissima trasmissione di RaiDue, il beniamino dei giovani è apparso quindi con abiti scuri, giubbe con spalle ben costruite, revers leggermente allargati e camicie bianche con piccola cravatta oro a stringa, tonalità richiamata dal bottone dorato sulla giacca. Attualmente, gli unici accessori casual indossati da Facchinetti durante i suoi interventi in video, sono le calzature firmate Adidas. Nel tempo libero, invece, lontano dagli studi televisivi, è stato spesso fotografato con un abbigliamento molto più comodo, tra cui un’ inconfondibile tuta colorata con bande laterali del medesimo marchio sportivo delle 3 strisce.

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FASHION | THE STYLIST

Rihanna

Jennifer Lopez

Lo scorso Novembre, infine, il noto personaggio ha dimostrato ancora una volta di essere un appassionato del settore fashion, lanciando una collezione inedita da lui stesso disegnata, insieme all’amico/collega Daniele Battaglia e a Luca Casadei. La linea è stata ribattezzata “Yes”, ed è stata presentata ufficialmente a Milano alla presenza di numerosi vip dello spettacolo. Secondo quanto riporta il blog personale dell’aspirante designer, il nome sarebbe stato scelto per indicare le iniziali delle tre monete più diffuse al mondo: lo yen, l’euro e il dollaro ($).

Questi modelli, non a caso, si basano sulle tendenze underground di metropoli sia orientali che occidentali, rivolgendosi così a un target giovanile il più ampio possibile. Ora, essendogli stato affidato l’incarico di commentare in radio le partite dei mondiali di calcio, c’è da chiedersi se per l’occasione Francesco cambierà nuovamente aspetto ritornando a mettere capi informali. Quel che certo è che abbiamo a che fare con una celebrità che non smetterà mai di stupirci per la sua stravaganza.

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FASHION | STATUS YMBOL

Marianna Pilato

L’EVOLUZIONE DELLA REEBOK “PUMP” E IL SUO VENTESIMO ANNIVERSARIO

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a Reebok Pump è una linea di scarpe sportive divenuta famosa all’inizio degli anni Novanta. Essa è ancora ricordata per essere stata la prima calzatura dotata di un meccanismo interno di inflazione, che regolava una piccola camera d’aria posta nella linguetta superiore di ogni modello. L’originale Reebok “Pump” è nata grazie ad una partnership tra il responsabile della Reebok, Paul Litchfield, e lo studio di design “Continuum”. L’articolo è entrato in commercio nel 1989, presentato come una scarpa da basket di alta qualità. Il prezzo, anche allora, non era fra i più accessibili: tale fattore, probabilmente, contribuì a far diventare in breve tempo l’esemplare un vero e proprio oggetto cult su tutti i campi di pallacanestro e fra i giovani sportivi in generale. Visto il successo immediato del prodotto, l’azienda decise ben presto di disegnare simili scarpe per il calcio e il tennis, tutte dotate del dispositivo che oggi è conosciuto sotto il nome di “Bringback Pump”. Il paio griffato, del resto, ha portato fortuna nel corso del tempo a diversi atleti. Dominique Wilkins le indossò fin dal loro esordio sul mercato, come pure Michael Chang e Dee Brown, che vinse una importante competizione

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AESTHETIC

DAY SURGERY

Più che la bellezza in sé, con tutti i suoi luoghi comuni, tradurla in seduzione.


FASHION | STATUS YMBOL

nel 1991 con il medesimo ai piedi. Un altro celebre estimatore delle Reebok “Pump” è stato il campione mondiale di wrestling John Cena, le quali contribuirono a dargli il giusto slancio durante i suoi match. Per celebrare degnamente il ventesimo anniversario di questa invenzione/innovazione, il brand ha deciso di riattualizzare la scarpa con un prototipo e una tecnologia ultramoderni. Con il suo design alto, infatti, l’inedita “Twilight Zone Pump” – questo il nome della pronipote appena nata - riesce a migliorare la stabilità delle caviglie e a permettere un ottimo controllo laterale. La regolazione della camera d’aria, a seconda della conformazione dei nostri piedi, avviene comunque nella stessa maniera di un tempo. Negli scorsi mesi, inoltre, è stato organizzato un evento itinerante all’interno di tre negozi di articoli sportivi situati a Bologna, a Roma e a Taranto. Durante le tappe, l’insegnante d’eccezione Marco Colombo (direttore editoriale di Sneakers Magazine) ha illustrato ai presenti la storia, la tecnologia e i testimonial che hanno reso quel modello lo status symbol che tuttora rappresenta. Le “lezioni” sono state accompagnate dall’esposizione di esclusive scarpe Reebok vintage, oltre che della nuova collezione primavera-estate e della limited edition, lanciata contemporaneamente alla ricorrenza.

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PLATINUM | CHIC&SHOCK

CHIC uomo

Samantha Scaloni

&

L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI LODGER CHIC

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istinguersi, questo è il punto. La pensa così anche “Lodger”, brand calzaturiero londinese famoso per i suoi modelli dal taglio estremamente classico, ma realizzati con le più moderne tecniche produttive. Oltre alla scansione laser del piede, che poi viene tridimensionalizzata in CAD per aderire perfettamente al piede,“Lodger” offre modelli in cui è possibile incidere il nome del cliente. Il segreto sta nella personalizzazione, unica variante concessa al rigore dello stile proposto e al mood conservatore che ogni scarpa comunica.

CHIC

MODA REVERSIBILE H

a ideato nuovi materiali e riscoperto le linee per un business-man in versione classica, ma con stile: la maison “Pal Zileri”, reginetta indiscussa dello Zed Twister e del Tropical Luxe - tessuti ingualcibili, freschi e lucenti - ha appena lanciato la sua nuova collezione primavera/estate che ripercorre le memorie dello special one degli avventurieri, Marco Polo. Rubando i toni cerulei e le polveri azzurre alla tavolozza del giramondo veneziano, la linea conta jackets reversibili dai materiali leggerissimi e giacche-camicie innovative e funzionali, perfette per uomini busy ma ostinatamente chic.

SOLO PER UOMINI DI FERRO I

n occasione dell’uscita del sequel di Iron Man, “Belstaff” propone i nuovi giubbotti uomo, già indossati dai protagonisti nel film. Sapori futuristici e tessuti anatomici per la punta di diamante della collezione, l’Iron Man Jacket, realizzata con una speciale microfibra che aderisce al corpo come una seconda pelle. Belstaff non è nuovo ai cast hollywoodiani: in attesa di tornare sul grande schermo con Harry Potter, il brand inglese aggiunge al suo palmarès il supereroe più tosto della Marvel, un enfant prodige dall’invincibile armatura d’acciaio griffata Belstaff.

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SHOCK


PLATINUM | CHIC&SHOCK

SHOCK bambino IT’S RAINING, GIRLS! A

SHOCK

bolito il divieto di sguazzare nelle pozzanghere, ballare sotto la pioggia e compagnia bella; per la gioia di tutte le bambine vivaci e pasticcione (e delle loro mamme!), “Trumpette” ha appena lanciato una nuova linea di rain boots divertenti e iperfemminili. Rosa, viola o bianco? Care bimbe, non vi resta che scegliere il colore e la prima pozzanghera dentro cui saltare. Benvenuto diluvio, ti stavamo aspettando per giocare!otic-dark più eccessivo: il suo smalto vince, convince e lancia l’intrepida moda delle unghie all-backs (le lezioni di Haka non sono incluse nel prezzo).

COOL-À-PORTER I

ronica, creativa e supercool: ecco tre aggettivi per descrivere la nuova collezione Enfant di “Ligne Noire”, azienda italiana che dal 2001 disegna e distribuisce abbigliamento per bambini. Body per bebè con cravatte e collane di orsetti, toys in tessuto e t-shirt in black & white: abiti inconfondibili per la qualità dei materiali, la modernità del taglio e l’originalità delle stampe che “Ligne Noire” trasforma in vere e proprie dichiarazioni di guerra alla moda conformista e ordinaria. Contro il logorio del prêt-à-porter tradizionale, un baby design ricercato e assolutamente unconventional, per un look originale da baby ribelli.

CHIC

SHOCK

BABY COUTURE C

hi l’ha detto che l’haute couture è roba da grandi? Per “Pamilla” l’alta sartorialità è piccina, ma raffinata ed esclusiva come quella delle top da passerella. Il brand, nato nel 2005 con una forte tendenza alle mise da occasioni speciali, realizza abiti deluxe a misura di bambina: ispirati ad una strepitosa Shirley Temple degli anni ‘30-40, gli abiti “Pamilla” sono pezzi unici lavorati a mano e 100% made in Italy. Per bambini che fanno i bambini, ma con uno scintillante futuro da red carpet.

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FASHION | ACCESSORI

ACCE

UOMO

UN UOMO AVVOLTO NEI DETTAGLI

UN FOULARD AL COLLO...

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n tocco di colore o semplicemente un dettaglio in stile “dandy”, le sciarpe non sono più un’esclusiva dei mesi invernali. Nelle varianti chic, in seta, o più casual in cotone o lino, sono apparse sulle passerelle di tutte le sfilate e si vedono sempre più spesso al collo di giovani e signori. La variante a quadretti tono su tono proposta dal brand “Destin Surl” sono un giusto compromesso di un accessorio chic in versione sportiva. Il prezzo non è proprio sportivissimo: € 108,00.

...O UN FIOCCO?

L’

eleganza non ha tempo. Per questo non stupisce che un accessorio come il “papillon” sia tornato in auge, non solo tra le case di alta moda come “Lanvin”, ma anche tra i marchi giovani come “Dsquared”. Un nuovo must che può (e deve) ritornare in uso, sia per occasioni eleganti che per appuntamenti mondani. In pura seta a partire da € 62,00 (Lanvin) fino a € 108,00 (Dsquared).

UNA CINTURA IN VITA...

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ono colorate, ecologiche e stilose. La linea di cinture “Tie-Ups”, ormai da un paio di stagioni in mostra al Pitti Uomo, si arricchisce di un nuovo modello: la versione slim, leggermente più sottile del normale, è adatta anche per i look più sobri, aggiungendo solo qualche cm di colore attorno alla vita. Le combinazioni colore sono più di 50.000, visto che fibbia, cintura e ardiglioni sono completamente separabili e mixabili. Non resta che scegliere...

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...O UNA CRAVATTA?

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hi l’ha detto che per tenere su i pantaloni serve per forza la cintura? E chi l’ha detto che gli uomini non possano divertirsi a mettere un accessorio al posto di un’altro? La cravatta, ritornata alle dimensioni contenute (ovvero nella sua variante stretta), scende dal collo e si appoggia in vita, passando elegantemente tra i passanti e finendo con un nodo (sul fianco, mi raccomando). In seta jacquard, “Dior Homme”: € 120,00.


PLATINUM FASHION | CHIC&SHOCK | ACCESSORI a cura di Marina Savarese

SSORI BAMBINO

STILE DAI PIEDI ALLA TESTA

CLASSICO INTRAMONTABILE

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hi non è amante del genere British Bon Ton proposto da “Burberry” per adulti, non può rimanere indifferente alla sua variante per bambini. Tutta la collezione baby e children è una chicca, ma le scarpine estive con strap in cotone stampato e suola in gomma, sono il massimo in comfort, praticità e soprattutto stile. La classica variante beige è stata affiancata da quella rosa, fatta apposta per le piccole principesse di papà. Al principesco costo di 110,00 Euro.

SUPERCOOL SOCKS

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i bambini piace stare senza scarpe, ma guai ai piedi nudi. Ecco perchè la linea americana “Trumpette” propone calzini super-cool, innovativi e con un tocco di stile che non può mancare ai piedi dei fashion-baby-victim: il calzino ha una scarpa jacquard disegnata sopra. Sportive, ballerine, da mery poppins, stivaletti e parigine. Calzino-scarpa insieme. Il box, dalla grafica curatissima, contiene 6 varianti colore ad un prezzo veramente accessibile 25,00 $ su trumpette.com

ECO BABY FASHION

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a moda eco-sostenibile è ormai entrata a far parte del “fashion system”. Il brand newyorkese per bambini “OEUF” segue questa filosofia per la produzione di abbigliamento e accessori eco-frindly per i più piccoli. Ecco che i completini cappello & stivaletti sono realizzati con materiali 100% natuarali (alpaca) e prodotti in Bolivia senza sfuttamenti alcuni. I vostri cuccioli potranno scegliere se interpretare il lupo, il draghetto o l’orsetto. Da 68,00 $ su oeufnyc.com

ROCK’N’ROLL KIDS

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sempre più inquietante la somiglianza della moda da adulti con le sfilate per bambini, tanto da far sembrare le seconde, miniature delle prime. E se per alcuni capi è eccessivo, almeno sugli accessori si può chiudere un occhio. Ecco perchè la bandana teschiata proposta da “Diesel” può essere adoperata per il mare come proteggi-capo al posto del classico cappello o come sciarpa al collo nelle serate estive. Mi raccomando però, non abbinatela con chiodo e leggings, il mix potrebbe essere un po’ eccessivo.

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by Jean-Claude Poderini

IL DUCA DI WINDSOR “UNO STILE REGALE”

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ato con il nome di Edward Albert della casa reale Windsor, divenne dapprima Principe di Galles, titolo che per tradizione si assegna all’erede al trono. Divenne Re del Regno Unito come Edoardo VIII e dopo undici mesi abdicò per sposare Wallis Simpson, americana. Gli succedette il fratello Alberto che concesse a Edoardo e alla sua sposa i titoli di Duca e Duchessa di Windsor. La nuova coppia divenne simbolo di anticonformismo e di eleganza in tutto il mondo. Partecipavano alla vita mondana e ciò contrastava con i rigidi dettami imposti dalla famiglia reale inglese, ma con molta nonchalance ignorarono l’etichetta che gli imponeva la Corte guadagnandosi i consensi e i favori dell’opinione pubblica internazionale. Il maestro di stile Edoardo, Duca di Windsor, fu ampiamente omaggiato dai più grandi stilisti del mondo come Giorgio Armani e Ralph Lauren e imitato da importanti personaggi famosi del jet set.

Fu uno dei più grandi influenzatori dell’abbigliamento elegante maschile del secolo passato. Ha reso celebre il tessuto con il famoso disegno del “principe di galles”, realizzato di norma su tessuti di lana Saxony, che riproduce grosse finestre quadrate all’interno delle quali si alternano fantasie a micro quadri. Solitamente si attribuisce al Duca di Windsor il merito di aver reso famoso il tessuto con questo particolare disegno scegliendolo per molti suoi abiti. Si tratta di un caso più unico che raro che il nome di un nobile identifichi un abito-culto che è diventato immancabile nel guardaroba di ogni manager, di entrambi i sessi. Edoardo ha contribuito a diffondere la moda delle giacche sportive di tessuto scozzese con piccoli e grandi check che lui amava indossare, abbinati a maglioni fantasia multicolore con disegni di alberi o animali. Era originale e osava combinazioni che furono adottati da molti come, per esempio. il doppiopetto gessato con camicia a righe e cravatta a

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PEOPLE | ICONE DI STILE www.life4style.it

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PEOPLE | ICONE DI STILE www.life4style.it

micro disegni pied de poule. A lui si deve l’abbinamento di scarpe scamosciate sui toni del brown indossate con un completo blu o grigio fumo di Londra creando un nuovo look tra il casual urbano e il formale country. Al Duca di Windsor piaceva sperimentare ed essere eccentrico; possiamo definirlo un dandy per aver creato la moda della “dinner-jacket”, la famosa giacca doppiopetto con collo a scialle. Insieme al suo camiciaio, fu ancora lui a lanciare la moda della camicia da smoking con collo rovesciabile, polsini doppi e rigidi pieghettati, sostituendo la classica camicia da frac. Fu sempre lui il primo a ordinare uno smoking blu notturno (midnight) anziché nero perché, secondo lui, più elegante. Tutto ciò era frutto della sua completa avversione alla formalità; era infatti sua abitudine togliersi la

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giacca in occasioni anche importanti e arrotolarsi le maniche della camicia, gesto per quei tempi considerato disdicevole. Altro dettaglio da non trascurare sono le calze, con i classici motivi a rombi o losanghe, ottenuto con lavorazioni a intarsio o a jacquard, tipici dei calzettoni sportivi e dei maglioni scozzesi. Una peculiarità del Duca di Windsor erano gli accostamenti, originali per i suoi tempi. Portava, ad esempio, calzini a righe abbinati a scarpe bicolore, giacche di tessuto Seersucher con camicie a quadretti bicolore, oppure pantaloni con tessuto a fantasia madras con calzini scozzesi. Il suo era considerato uno stile eccentrico paragonato agli altri membri della famiglia reale. Oggi, però, possiamo dire che il suo modo di proporsi era all’avanguardia e che molte sue idee sono tuttora attuali. Per queste sue intuizioni, lo possiamo definire una delle pietre miliari della moda maschile.


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QUANDO LA PASSIONE DIVENTA UN MESTIERE

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isogna fare della propria vita come si fa un'opera d'arte. Bisogna che la vita di un uomo di intelletto sia opera di lui”. Così recitava Gabriele D'Annunzio soprannominato il Vate, cioè “il profeta”, agli inizi del '900. Ci sono esempi di uomini che hanno avuto il coraggio di trasformare la loro passione nel lavoro di tutti i giorni, con grande coraggio, tenacia e forza di volontà. E' una decisione non sempre facile e di immediati risultati, in quanto comporta investire su se stessi e sulle proprie capacità affrontando spesso mille peripezie. Investire in se stessi significa mettere a frutto le proprie qualità, che possono essere legate all'intelletto, piuttosto che alla creatività, alla forza fisica o semplicemente alla comunicatività di cui la natura ci ha dotati, in qualcosa che ci appartiene, che rappresenta una vera e propria traslazione della personalità di ognuno. E' in casi come questi, che l'uomo fa della propria vita la propria opera d'arte, in quanto il lavoro che decide di svolgere condiziona la sua esistenza, il suo modo di essere e di vivere la vita. Tale argomento suscita un grande interesse. Non a caso, a partire dagli anni '30 sono stati condotti una serie d’innumerevoli studi con oggetto la soddisfazione lavorativa, alcuni dei quali hanno evidenziato come i lavoratori che percepiscono un elevato livello di costrittività tendano anche ad essere meno appagati dal loro lavoro. In altre parole, il grado di libertà nel prendere decisioni sull'organizzazione e svolgimento delle proprie attività fa sentire le persone più appagate. Dicasi lo stesso per l'assenza di vincoli di orario ed il ruolo svolto. Dall'altro lato, però, l'autonomia va a scontrarsi con un medio-basso livello di stabilità ed un rischio imprenditoriale da non sottovalutare. D'altronde, questo è in un certo senso il gioco della vita: scegliere se mettersi alla prova quando si vogliono far fruttare le proprie passioni, oppure optare per un lavoro dipendente. In queste pagine, Lifepeople a pensato di ritrarre scorci di vita di uomini che hanno trasformato la loro passione nel lavoro di tutti i giorni. Ed è così che un aspirante fotografo , un agente di vendita , un giornalista, un esperto in comunicazione d’impresa, un muratore, due dj e un editore, si mostrano all'obiettivo della macchina fotografica del fotografo Alessandro Omiccioli per diventare protagonisti per un giorno della loro opera d’arte, la rappresentazione di se stessi.

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ABITO BY ABC MODA: GIACCA LEONE, CAMICIA MASTAI FERRETTI, PANTALONE ARMANI JEANS . CALZATURE A TERRA BY KIN


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ABITO BY ABC MODA: GIACCA PAOLONI, PANTALONE PAOLONI, CAMICIA ARMANI COLLEZIONIl, CRAVATTA ALTEA, CINTURA D’AMICO,CALZATURE FLORSHEIM. CALZATURE A TERRA BY KIN 69


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ABBIGLIAMENTO BY ABC MODA: PANTALONE MASTAI FERRETTI, T-SHIRT BARBONI DI LUSSO, CAMICIA WOOLRICH. CALZATURE BY KIN


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ABBIGLIAMENTO BY ABC MODA: T-SHIRT TOONSTAR, CAMICIA AGHO, JEANS KIKE, CALZATURE CONVERSE, CINTURA ARMANI JEANS, GIUBBINO KIKE CALZATURE IN EVIDENZA BY KIN


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ABBIGLIAMENTO BY ABC MODA: T-SHIRT ARMANI JEANS, GIUBBINO ARMANI JEANS, JEANS ARMANI JEANS, CINTURA ARMANI JEANS, CALZATURE D.A.T.E., BORSA LAMBRETTA. CALZATURE IN EVIDENZA BY KIN

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ABBIGLIAMENTO BY ABC MODA: GIACCA PAOLONI, CAMICIA MASTAI FERRETTI, CINTURA FLORSHEIM, CALZATURE FLORSHEIM. CALZATURE IN EVIDENZA BY KIN


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ABBIGLIAMENTO BY ABC MODA: GIACCA MANUEL RITZ, CAMICIA LEONE, JEANS ARMANI JEANS, BORSONE WOOLRICH. CALZATURE BY KIN

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ABBIGLIAMENTO BY ABC MODA: GIUBBINO REFRIGIWEAR, T-SHIRT ARMANI JEANS, MAGLIA ZIP ARMANI JEANS, PANTALONE ARMANI JEANS CALZATURE A TERRA BY KIN




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THE SARTORIALIST by Giovanni Zerba

L’

universo della blogosfera ha cambiato le regole del marketing, anche nel mondo della moda. Fino ad alcuni anni fa’, uffici stampa e PR potevano permettersi il lusso di promuovere un prodotto o un brand conquistando le prime pagine dei magazine. Oggi, un designer non solo deve farsi conoscere dalle più importanti firme del giornalismo, ma deve anche saper gestire la propria immagine e la propria reputazione sul web. In

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La Notte sotto le Stelle venerdì

media Partners

sabato

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tHanKs to

Centralgarage

riviera adriatica marotta • 0721.967389 335.5769917 • www.miu-miu.it


PEOPLE | GOLD HISTORY www.life4style.it

rete uno stilista deve costruire la propria immagine e, soprattutto, può trovare ispirazione. La rete, ed in particolare alcuni importanti blog, sono diventati fonte di idee per molti creativi. Un esempio di questo trend è evidente osservando il successo del fashion blog “The Sartorialist”, un blog nato dall’idea di Scott Schuman, esperto di marketing e moda che ha deciso di trasformarsi in “fotografo di tendenze”. Partendo dalle strade di New York, Scott ha deciso di fotografare e di condividere sul sito “The Sartorialist” – www.thesartorialist.com - le immagini delle persone vestite in modo più originale e creativo. Le foto di Scott ritraggono le persone più estroverse delle principali città del mondo: New York, Parigi, Milano, Firenze, Stoccolma, Londra, Tokio. Gli abitanti delle città che ospitano importanti sfilate diventano il soggetto principale dell’obiettivo fotografico di Scott Schuman e quindi oggetto di discussione fra i numerosi appassionati di moda che navigano sul suo blog. Dal 2005 la macchina fotografica di Scott Schuman ha immortalato celebrità come Karl Lagerfeld, ed anche persone comuni; persone ritratte durante la loro vita lavorativa, o semplicemente in un momento di libera espressione. Gli scatti di Scott, che trae ispirazione dalle immagini del fotografo tedesco August Sander, non sono rimasti indifferenti ai grandi opinion leader del fashion-system, tanto da essere diventato uno dei collaboratori di punta di Style.com, web magazine del gruppo “Condé-Nast”. Non sono inoltre mancate collaborazioni importanti con il luxurymagazine “Saks Fifth Avenue” e con l’edizione francese di Vogue, mentre su GQ le sue foto sono oramai un appuntamento fisso. Oggi Scott Schuman è fra i più influenti blogger del settore fashion, ma la sua storia nel mondo

della moda testimonia la sua ecletticità e la sua profonda conoscenza di un mercato estremamente competitivo. Dopo aver lavorato nel settore marketing e vendite per stilisti come Valentino e nella distribuzione per Onward Kashiyama, rappresentante di Jean-Paul Gaultier, Scott ha deciso di mettersi in proprio aprendo un suo showroom in cui promuovere l’immagine di giovani creativi, come James Coviello e Peter Som. Un lavoro di pubbliche relazioni e vendite, quest’ultimo, che ha permesso al talento nato nello Stato dell’Indiana di affinare i trucchi del mestiere dopo la specializzazione universitaria in merchandising per l’abbigliamento. Con cotanto curriculum, non c’è da stupirsi se oggi il suo blog è considerato uno dei più influenti fra gli stilisti di tutto il mondo. I primi click sul suo blog portano alla luce immagini che spesso ricordano le foto utilizzate da Oliviero Toscani nelle campagne pubblicitarie del gruppo Benetton e sono un occhio privilegiato che porta a cogliere meglio non solo abbigliamenti stravaganti e tipici, ma anche costumi e culture di popoli spesso fuori dal circuito mediatico mainstream. Questa è la sensazione che si può avere osservando, per esempio, i tanti scatti del mese di aprile, che mostrano i volti e i costumi dei giapponesi, simbolo di un Paese in continuo fermento, ma ancora radicato alle sue tradizioni più antiche. Non mancano anche tante foto vintage, realizzate spesso in Italia, e che ci riportano ai tempi del boom economico, o prima ancora. Costume, moda e tradizioni popolari si intrecciano nelle foto di un blog che, oltre ad essere uno straordinario spunto per le future collezioni di moda, può aiutarci a riflettere su quel che eravamo, ma anche capire meglio dove stiamo andando.

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UNA CREATIVA ALSERVIZIO DEI BAMBINI. ALICE CASTELLI

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PEOPLE | GOLDEN GIRL

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oda e bambini sono un connubio sempre più interessante per il mercato dell’abbigliamento. La specializzazione di molte imprese del “Made in Italy” verso il segmento kids testimonia la maturità di un settore che oggi propone soluzioni sempre più innovative. Dietro molti di questi successi si cela un lavoro creativo e di sviluppo del prodotto che permette il consolidamento del mercato. La nascita di nuove linee e collezioni si realizza, però, soprattutto grazie al talento di molti giovani designer. Una delle stiliste più eclettiche del momento nel settore dell’abbigliamento e degli accessori per bambini è Alice Castelli. Laureata alla Nuova Accademia di Belle Arti nella sua Milano (Naba), Alice Castelli ha intrapreso dal 2003 la strada di stilista nella moda per l’infanzia. Lei si definisce una “creativa a 360°” e, in effetti, è proprio così visto che oltre alla designer, si occupa anche di illustrazione. Fra i suoi principali progetti ci sono stati, fra gli altri, le grafiche della linea “Love Therapy” di Elio Fiorucci mentre ora, come ci racconta lei stessa, le sue attenzioni sono

Prendo spunto dalle cose più strane, dalle illustrazioni ai libri per bambini, al viaggio e da tutto ciò che mi circonda; la mente non stacca mai.

tutte concentrate sulla comunicazione e sullo sviluppo creativo delle calzature Kickers Junior. Quando hai iniziato ad appassionarti di moda e design? Ho cominciato a coltivare la passione della moda già dalle scuole superiori. Mi interessava cucire, mi piaceva fare delle borse e soprattutto mi piaceva il mondo del bambino. Poi, appena diplomata, mi sono iscritta al “Naba” con specializzazione in fashion & design; in tutti i corsi che ho seguito ho cercato di indirizzarmi sul settore bambino, ma anche sul settore della comunicazione. Ho studiato molto grafica e illustrazione per poter esser più completa. Non una semplice stilista, ma qualcosa di più. Com’è iniziata la tua attività di stilista? Ho iniziato la mia attività come stilista per bambini aprendo un mio ufficio stile; ho anche lavorato per alcuni brand importanti, come Elio Fiorucci di cui ho curato la linea “Love Therapy” e collaborato con aziende che avevano le licenze Disney. Ho fatto tante collaborazioni con questo ufficio stile, che ha anche vinto un importante premio per le nuove aziende creative ed innovative nel 2006 indetto dalla Provincia di Milano.

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PEOPLE | GOLDEN GIRL

Quali sono stati i principali ostacoli di questo percorso? Ci sono stati alcuni ostacoli all’inizio. Ho iniziato a fare il mio piccolo ufficio stile, per vedere se le aziende credevano in me e, per fortuna, è andata subito bene perché ho visto fiducia nei miei confronti. Sono riuscita ad occuparmi del settore che mi piaceva, che era quello della moda per bambino, fino a quando ho vinto il premio della Provincia di Milano che mi ha permesso di entrare in Kickers. Entrando in Kickers ho cercato di ampliare il mio percorso occupandomi anche di comunicazione, che è un aspetto che mi interessa molto. Come si sta evolvendo il mercato della moda per bambino? E’ un mercato che ha avuto più fortuna rispetto al mondo della moda tradizionale; in questo momento di crisi si è mantenuto più stabile. I marchi che hanno una forte identità, continuano ad andare avanti, gli altri fanno più fatica. Il bambino ha delle esigenze particolari e questo è un vantaggio. Nelle calzature, per esempio, occorre stare attenti alla struttura della scarpa e la qualità, e questo fa la differenza in termini di vendita. Kickers fa tutto in Italia ed è un grande vantaggio; la cosa più importante è che ci sia sempre un buon rapporto qualità-prezzo. In questo settore quanto sono importanti eventi come il Pitti Bimbo? Le fiere come Pitti sono molto importanti. Sono un’ottima occasione sia per far vedere le novità, sia per avere un rapporto diretto con i clienti. Pitti per il bambino è poi la fiera più importante, ed esserci è di vitale importanza. Quali sono le tue principali fonti d’ispirazione? Per me è importante l’identità che il marchio vuole offrire: il

come Pitti sono molto importanti. “ Le fiereSono un’ottima occasione sia per far vedere le novità,

sia per avere un rapporto diretto con i clienti.

colore, la spensieratezza, la leggerezza, la qualità dei materiali. Io prendo spunto dalle cose più strane, dalle illustrazioni ai libri per bambini, al viaggio. Cerchiamo spunti da tutto ciò che ci circonda, la mente non stacca mai. E il tuo lavoro come illustratrice come prosegue? Proprio con Kickers ho fatto un lavoro che ha vinto il primo premio “Mediastars”, il premio tecnico della pubblicità, nella categoria “progetti sociali”. E’ un lavoro di illustrazione che ho fatto all’ospedale Buzzi di Milano e che fa parte di un progetto di umanizzazione degli ospedali. Il reparto di radiologia è stato trasformato in un mondo sottomarino. Sulle pareti ci sono dei pannelli con illustrazioni che raffigurano animali marini, i quali spiegano con i fumetti le loro abitudini. Questo è stato fatto perché il reparto di radiologia spaventa un po’, con i suoi tubi, i bambini e l’idea è stata quella di trasformare la risonanza magnetica in un sottomarino; le sale d’attesa sono diventate un mondo sommerso e coordinato con il marchio Kickers. Quali progetti hai per il futuro? Sto progettando un altro padiglione del reparto di ortopedia all’ospedale Buzzi di Milan. Un progetto educativo che verte più su sale di degenza; il tema questa volta sarà la magia. Mi piace l’idea di continuare a lavorare per la Kickers operando sull’identità del marchio e rendendo vivibili le calzature in modo alternativo, come con questa iniziativa del Buzzi. Sono entrata in Kickers nel 2007 come stilista e da lì sono diventata comunicatrice. Non ci poniamo limiti.

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SpecialitĂ Gnocchi e Tigelle - Cucina Casalinga Pasta fatta in casa - Carne e Pesce Viale Lazio, 30 RICCIONE PAESE (RN) T. 338.6655935 / 339.6935465


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DETTAGLI GIACCA, CAMICIA, CRAVATTA

L’

intramontabile fascino della cravatta C’è chi non la sopporta e la ritiene fastidiosa quanto un cappio al collo; altri, invece, non se ne priverebbero mai, tanto da sentirsi nudi senza. Di certo meno impegnativa del papillon, non se ne può prescindere per essere eleganti. Oltre le classiche larghe, sono ora sulla cresta dell’onda quelle più strette sui fianchi; solita imprescindibile cura va messa negli accostamenti ed abbinamenti. Annoso problema che si protrae dalla notte dei tempi, la scelta tra regimental, con fantasie di ogni tipo, o tinta unita. Anche i più giovani si stanno avvicinando con sempre meno diffidenza a questo vezzo, che si aiutano nel fare il nodo con le istruzioni reperibili dai canali di Youtube. Abbinamenti: colori della giacca e camicia con cravatta I capisaldi dell’eleganza in fatto di abbinamento e colori vogliono, anzi esigono, che i colori siano pochi – 2 o 3 al massimo – anche se, va detto, mixare colori con estrema fantasia è diventata una consuetudine, spesso rischiosa, che può portare a risultati disastrosi. Abbinare colori nel giusto modo è, per così dire, quasi un’arte; ma non occorre certo

essere degli artisti per azzeccare le regole basilari per vestirsi con gusto senza risultare ridicoli. Perfino coloro i quali con i colori ci lavorano e si destreggiano bene, hanno il loro piccolo segreto, che è il “cerchio cromatico di Itten”, il quale permette a grafici e stilisti accostamenti anche azzardati. Seguendo le indicazioni del “cerchio cromatico di Itten”, unitamente al buon gusto che impone la moda, vediamo come abbinare le combinazione di colori più classiche di giacca-camiciacravatta. Nel caso di una giacca grigia, non si sbaglia di certo mettendo sotto una camicia azzurra abbinata, indifferentemente, ad una cravatta a tinta unita o regimental; il risultato sarà un look classico, incurante delle mode e sempre elegante. In alternativa, si può rischiare una camicia bianca a righine dai colori pastello (rosa o arancio, per esempio) ed una cravatta di seta nelle palette del viola, fucsia e giallo, in modo da svecchiare il look e renderlo più attuale. Altro must che non può mancare in nessun armadio di un uomo elegante, è la giacca blu. Con questo capo che ben si adatta a molte occasioni, è opportuno abbinarci una camicia celeste con cravatta un po’ più azzardata, tipo

DI STILE

STYLE

bordeaux, rigorosamente in tinta unita; in alternativa potrebbe anche essere a fantasia,la cravatta, ma sui toni del rosso per conferire un tono distinto e formale. Un’opzione alla soluzione sopra proposta può essere con una camicia rigata bianca e rosa o bianca e blu coi polsini e colletto bianchi, unitamente ad una cravatta a pois gialla o rossa. Ancora, un total blu sia per camicia e cravatta, oltre alla giacca, che denota formalità estrema. Terza ed ultimo suggerimento riguarda la giacca beige, alla quale va abbinata una camicia bianca; sopra di essa, una cravatta a quadri nei toni scuri del marrone per un look formale, oppure in stile regimental azzurra, più dinamico. Per una soluzione da vero gentleman, si può accostare una camicia celeste con cravatta color cipria lucida. Se dopo questo arcobaleno di colori suggeriti e già abbinati, l’uomo continua a vestirsi in giacca nera con camicia bianca e cravatta grigia, è bene ricordare quanto sosteneva Goethe:“Agli uomini il colore dona, in genere, grande diletto. L’occhio ne ha bisogno come ha bisogno della luce”.

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STYLE

BLAZER

SEMBRA UNA GIACCA MA NON E’…

C Berwick

i sono due diverse correnti di pensiero, riguardanti l’abbigliamento, che si basano sulla scelta del soprabito che si fa in particolari condizioni atmosferiche e di stagione: per gli ultimi colpi di coda dell’inverno, con giornate ancora miti e scaldate appena da un tiepido sole, c’è chi preferisce una giacchetta sportiva, piena di zip e tasche e chi, invece, preferisce un modello classico, che vada bene dalla mattina alla sera e senza troppi fronzoli. Sono due stili diversi ma che hanno, in fondo, un obiettivo comune: il massimo confort quotidiano abbinato ad un certo stile. Solitamente, chi opta per la prima soluzione sa che dovrà accettare anche fruscii e rumori ad ogni movimento; è il prezzo da pagare per avere la sensazione costante che, anche in caso di un improvviso acquazzone, si sia protetti ed inattaccabili dall’acqua, anche se per avere tale sicurezza, magari, si muore di caldo dentro tessuti iper-tecnologici. Dall’altro lato, invece, ci sono coloro i quali al tessuto naturale e alla stoffa di qualità non rinuncerebbero mai; sono i pignoli e gli esigenti del dettaglio, alla perenne ricerca dell’adorato cotone waterproof, neo-scoperta miracolosa di un materiale che fa scivolare via l’acqua senza inzuppare il “contenuto”.

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Milliner

Belstaff

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Il “miracolo” - che, in effetti, tale non è – è dato dal famoso cotone “doppio ritorto” (2 fili attorcigliati tra loro), che dà maggior spessore ed altri effetti speciali, a seconda delle esigenze. Pro, naturalmente, ma anche alcuni contro sono scovati dai più pignoli: ad esempio la leggerezza dell’indumento che, con l’aumentare dei filati che lo compongono (non solo doppio ritorto, ma anche triplo), aumentano proporzionalmente il loro peso. Gli indissolubili della comodità, a costo di patire un po’ di freddo, scelgono blazer ad un solo strato; tutti gli altri, badano prima all’utilità, solo successivamente alla praticità. Le aziende più attente all’innovazione non si accontentano di aumentare il numero di strati – nel caso volessero dare maggior protezione - o diminuirlo, per una maggior leggerezza, ma introducono nuovi materiali, come il teflon, che ne accentua la morbidezza senza appesantirlo, oltre a dare alla giacca qualità maggiori; infatti il celebre materiale per fare padelle antiaderenti, impregnato col cotone, dona un effetto antigoccia e antimacchia, senza alterarne l’aspetto. Una rivoluzione di praticità, insomma. Quella della plastica è anche la soluzione per ovviare al problema cui accennavamo in precedenza, ovvero il fruscio che genera quella di bassa qualità. Se il cotone è onnipresente, anche nelle realizzazioni della scienza, le plastiche più evolute sono traspiranti, non brillano come siamo abituati ad immaginarci un abito “fatto” di plastica, ed è perfino piacevole al tatto. Oltre a non far più nessun rumore!


L’enoteca di recente apertura, è situata nei pressi del centro, facilmente raggiungibile sia a piedi che in auto in quanto dotata di parcheggio privato. È gestita con impegno e passione da Giuseppe Bernardi che rappresenta la terza generazione di una famiglia di vinai. L’enoteca è provvista di un assortimento di circa 350 etichette fra nazionali ed estere e prestigiose bottiglie distillati oltre a olii salumi e formaggi tipici. Propone inoltre la mescita di 15 vini doc e igt sfusi della regione e non accuratamente selezionati dallo stesso titolare. In un ambiente spazioso e accogliente si organizzano degustazioni e piacevoli serate a tema. L’enoteca è strutturata anche per effettuare servizio a domicilio e spedizioni. È aperta tutti i giorni esclusa la domenica con orari: 8:30 – 12:30, 14:30 – 19:30.

Via Circonvallazione Meridionale, 42/B RIMINI T.0541/901680


LIFE STYLE www.life4style.it

LA GIACCA D’ESTATE: NUOVI CANONI MASCHILI P/E 2010

by Matteo Garofoli

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LIFE STYLE www.life4style.it

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a moda uomo estate 2010 ci permette di lasciar andare la nostra fantasia e le fantasie di colore come vogliamo; un esempio: la giacca non va per forza abbinata a un pantalone dello stesso stile e colore! L’avreste mai detto? Come questo esempio, ci sono tanti altri tabù da sfatare per un’estate all’insegna del ben vestire e della novità, con le idee più originali per l’uomo che anche in estate non vuole rinunciare alla giacca come capo-base del proprio look. Non solo audace azzardo, la moda uomo per questa estate prevede anzi la giacca come elemento assolutamente centrale del look maschile. A sdoganarla per la bella stagione, ci hanno pensato le sfilate dell’uomo che hanno presentato un’infinita serie di proposte in tutte le varianti possibili. La giacca guadagna molto terreno, infilandosi persino nelle proposte della moda femminile. Finalmente - almeno per questa estate e comunque fino ad un’eventuale marcia indietro dei dettami della moda - un bel blazer è un capo che deve essere assolutamente presente nel guardaroba di ogni uomo. Risolta la questione dell’averlo o meno in armadio, va risolta quella del saperlo portare. Per gli stanchi del completo e vogliosi di qualcosa che sia trendy e diverso dal solito, la soluzione sta nella scelta del blazer e la combinazione con il pantalone giusto. Per la stagione in arrivo sono permesse combinazioni molto audaci, informali, portabili in molte e diverse occasioni; unica eccezione l’ufficio dove, purtroppo, il completo è spesso d'obbligo. In tal caso, la fantasia può (e deve) cominciare a volare una volta fuori, senza limitarsi a combinazioni viste e straviste. Non finisce qui la vena sperimentale degli stilisti per l’estate 2010, che non si sono limitati a mettere la giacca all’uomo anche nella stagione più calda, proponendo modelli varipinti e “stranamente” abbinati. Hanno voluto eccedere, mettendogli addirittura addosso inusuali capi in pelle. Naturalmente la pelle, per la moda estiva, è sicuramente uno di quegli esercizi di stile che non tutti gli stilisti possono permettersi. Deve essere leggera, forse più di un tessuto, morbida, e magari anche colorata nelle tinte che vanno più di moda. Se fino ad oggi è stata abbandonata l'idea della pelle per l'estate perché, forse, associata a concetti come “chiodo” o “tamarro”, ecco invece che per l'estate 2010 gli stilisti tirano fuori dal cilindro adeguate proposte in pelle che infondono fiducia e voglia di sperimentare ed indossare, infrangendo quello che fino ad oggi è stato un altro dei tabù della moda. Pelle leggera, portabile anche durante il giorno, oppure giubbotti dall'aspetto molto macho - adatti magari soltanto per una passeggiata serale sul lungomare - scamosciata, lavorata e di mille altre varianti; insomma, la pelle è assolutamente in voga e le proposte non mancano, per soddisfare tutti i gusti maschili, anche quelli più diffidenti e classici.

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PEOPLE | STAR BIOGRAPHY

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a semplice elemento di una boy-band di successo a star della musica a livello internazionale: di certo Robbie Williams, nel corso di un decennio, di strada ne ha fatta tanta, maturando sia a livello artistico che in fatto di stile. Nato il 13 febbraio 1974 a Stoke-On-Trent, in Inghilterra, dove trascorre l’infanzia, comincia a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo già nel 1991, partecipando ai provini per la scelta dei componenti di una nuova formazione tutta al maschile: i Take That. Le trentenni di oggi, fans da adolescenti del gruppo, ricorderanno senz’altro anche il suo primo look, con il quale apparve nei videoclip musicali della band: nel 1994, quando cantava “Could it be magic” o “Everything Changes”, aveva un fisico molto più asciutto di ora, portava una frangetta sbarazzina vestendo decisamente casual. Dopo appena un paio di anni (in

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Marianna Pilato

ROBBIE WILLIAMS L’ECLETTICO DEL POP


PEOPLE | STAR BIOGRAPHY

contemporanea con l’uscita dei singoli “Sure” e “Back for good”), poco prima che lasciasse il complesso a causa di divergenze con il manager Nigel Martin Smith, si assiste già a una netta trasformazione d’immagine: la rasatura a zero dei capelli, volta probabilmente a sottolineare il carattere ribelle del cantante. Con l’inizio della sua carriera solista alla fine del 1995, nel rifacimento della canzone di George Micheal “Freedom”, l’artista torna sotto i riflettori con qualche chilo di troppo, oltre che con uno stile e con un taglio di capelli simili a quelli dei fratelli Noel e Liam Gallagher, fondatori degli Oasis, a cui si deve il merito di aver riportato alla ribalta in quegli anni il brit-pop inglese. Robbie decide dunque di far sua questa tendenza, esordendo con un disco dalle sonorità tipicamente inglesi. Con “Life Thru A Lens” (1997) arriva anche il suo primo tour che

non manca di toccare l’Italia, con tre date a Milano, Firenze e Bologna. Ospite in quel periodo in diverse trasmissioni Rai e Mediaset, si presenta negli studi con un soprabito verde militare alquanto originale: il retro, infatti, era stampato con la riproduzione di un crocifisso. Con il successivo “I’ve Been Expecting You” (1998), e in particolar modo nel singolo “Millenium”, al contrario, lo abbiamo visto imitare con un elegante smoking l’affascinante agente segreto James Bond. Da qui in poi, si fa notare spesso in pubblico con un abbigliamento più accurato, quasi da gentleman (es. nei video “No Regrets” e “She’s The One”). La sua passione per l’abbigliamento sportivo, comunque, non viene del tutto abbandonata: la copertina dell’album “Sing When You’re Winning” (2000) presenta addirittura Robbie nelle vesti di calciatore. È l’epoca della trasgres-

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Il Plateau Royal e Le Migliori Ostriche Francesi Nel Cuore Di Cattolica

Via Fiume 24, Cattolica (RN) E-mail: ostrichevino@ostrichevino.com web: www.ostrichevino.com Tel e Fax: 0541 410212


PEOPLE | STAR BIOGRAPHY

siva “Rock Dj”, dove il cantante si spoglia addirittura della propria pelle e dove i vestiti servono a ben poco. Un discorso a parte va fatto per “Swing When You’re Winning” (2000), lavoro discografico attraverso il quale il cantante pop ha voluto rendere esplicitamente omaggio all’indimenticabile Frank Sinatra, riproponendo sia il suo genere di musica che il suo stile. I suoi vestiti, come pure quelli della bella Nicole Kidman con cui duetta nel video di “Somethin’ Stupid”, sembrano riferirsi alla moda degli anni Cinquanta. Con l’uscita di “Escapology“ (2002), l’artista sembra aver ritrovato il peso forma degli esordi: anche il look torna ad essere più scanzonato, con i suoi tatuaggi tribali in bella mostra, t-shirts, capi in jeans o in pelle, e soprattutto con i capelli dritti al centro della testa (la cosiddetta “cresta”, sfoggiata nei video di “Feel”, “Come Undone” e “Sexed Up”).

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VI ASPETTIAMO NUMEROSI PER FARVI ASSAGGIARE LE NOSTRE SPECIALITA’

Ogni palla bianca indica un parere positivo, ogni palla nera uno negativo che annulla non uno, ma ben cinque di quelli positivi. L’impresa è talmente ardua che alcuni aspiranti membri, percependo che tira una brutta aria, preferiscono ritirarsi ancor prima della votazione, e i rifiuti all’iscrizione di personaggi ricchi e celebri sono la normalità. In passato sono stati respinti, per esempio, l’editore Valerio Bompiani e l’ex Presidente della

Repubblica Francesco Cossiga. È il Circolo della Caccia di Roma, il più elitario della città (insieme al Circolo degli Scacchi), chiamato così perché quando fu fondato da una decina di promotori, nel 1869, la passione comune degli aristocratici soci era la caccia alla volpe. L’opposizione al Circolo degli Scacchi rispecchia ancora oggi, in qualche modo, quella fra nobiltà bianca e nera, che a inizio Novecento divideva i

Senigallia Lungomare Da Vinci, 69/A | Tel 071 60934 http://www.michelesenigallia.it Chiusura settimanale il martedì solo nei mesi invernali


PEOPLE | STAR BIOGRAPHY

Il 2004 segna un altro importante traguardo nella carriera del talentuoso performer: il suo primo “Greatest Hits”, contenente i suoi più grandi successi, oltre al singolo inedito “Eternity”. La relativa clip non mostra significative evoluzioni di stile, se non per alcuni completi da golfista indossati dal cantante in alcune scene. Bisogna aspettare l’arrivo nei negozi di musica di “Intensive Care” (2005) per rimanere ancora una volta stupiti dal trasformismo di Robbie: stavolta, con il brano “Advertising Space” prova ad imitare un altro colosso del rock and roll americano: Elvis Presley. Nel video, infatti, è possibile ammirarlo con lo stesso ciuffo a banana e gli sgargianti completi dorati del divo del passato. Con “Rudebox” (2006), Robbie si adegua al generale revival degli anni Ottanta che si respira in quel momento (es. il contemporaneo disco di Madonna “Confessions on a dance floor”), sia per quanto riguarda le sonorità elettroniche che per il look (pantaloni larghi da hip hop, lunghe giacche militari, tute Adidas e scarpe da ginnastica). Si giunge così all’ultimo cd intitolato “Reality Killed The Video Star” (2009). Nelle immagini del pezzo di lancio “Bodies” ritroviamo l’idolo inglese nel deserto del Mojave, in sella a una moto in versione casual. L’ultima sua trovata, però, consiste nel travestimento da Bianconiglio per il video “You Know me”, ennesima dimostrazione di quanto il cantante sia attento ai trend generali della moda e dello show business (l’idea probabilmente deriva dalla recente uscita del remake cinematografico di “Alice nel paese delle meraviglie” di Tim Burton). Cosa riserverà in futuro Robbie Williams ai suoi fans? Impossibile stabilirlo in anticipo visto il suo carattere imprevedibile: l’unica cosa che ci resta da fare è continuare a seguirlo.

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PLATINUM | DREAM INSIDE

BOUTIQUE MISSONI UN “ABITO” DI 700MQ A BEVERLY HILLS di Federico Sperindei

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a facciata della boutique monomarca Missoni a Los Angeles (inaugurata lo scorso 17 marzo, alla presenza di Angela Missoni stilista e figlia dei fondatori - e di uno stuolo di VIP “capitanati” da Eva Mendez) ricorda visivamente gli abiti realizzati dalla stessa, celebre, casa di moda. La struttura in vetro e acciaio è rivestita di fasce d’alluminio che simulano il tessuto intrecciato usato per molti dei capi Missoni, spiccando nel paesaggio urbano di Beverly Hills; l’interno della boutique - estesa su ben 700 metri quadrati - è forse ancora più affascinante: anche da qui è possibile apprezzare l’intreccio della facciata (proprio come osservando l’interno di un abito) sulla quale si aprono fessure che consentono alla luce esterna di filtrare nei locali, creando suggestivi giochi d’ombre. Di notte sono invece le luci interne a proiettarsi fuori, inondando l’area circostante di fantasie colorate. Se la facciata è stata costruita nei pressi di Milano, per poi essere trasportata e assemblata a Los Angeles, la realizzazione degli interni è stata affidata ad artigiani del luogo. Il progetto dell’intera struttura, ad ogni modo, è firmato dai Patrick Kinmonth (artista multiforme che spazia dal design, al teatro, alla letteratura) e dal suo socio Antonio Monfreda, a sostegno di un’alta moda che sempre più spesso cerca di esprimere il suo stile, non solo sulle passerelle, ma anche nell’architettura dei propri atelier più importanti, quasi a dimostrare la capacità di integrarsi nel tessuto (appunto…) urbano; in questo caso siamo all’angolo tra Rodeo Drive e Santa Monica Boulevard. Tutto è all’insegna di una creatività “unconventional”, come negli

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PLATINUM | DREAM INSIDE


aperitivi stuzzicheria ristorante - pizzeria american bar

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PLATINUM | DREAM INSIDE

intenti espliciti di designer e architetti. "L'idea dell'edificio è partita da due punti fermi: Missoni e Los Angeles – ha dichiarato Angela Missoni - che cosa potevano apportare l'una all'altra? In che modo potevano intrecciarsi per portare a Los Angeles lo spirito e l'anima della tradizione Missoni in modo opportunamente creativo e anticonformista?". Quella di Kinmonth e Monfreda sembra una risposta quanto mai convincente. L’interno della boutique si divide in aree ospitanti le diverse collezioni: donna, uomo, accessori, occhiali da sole, Missoni Mare e Missoni Home. Proprio quest’ultima sezione sembra la più adatta a mostrare l’intersecarsi della moda con il design, il suo tentativo di integrarsi in luoghi affascinanti quanto i capi che vi sono esposti. Non a caso, tutti i mobili dell’atelier, in palissandro, lacca e acciaio, sono stati disegnati e creati appositamente per Missoni. Del resto la passione di Missoni per l’architettura, il design e la creazione di ambienti “da sogno” si è palesata anche in una quanto mai emblematica diversificazione dell’attività del gruppo, quale l’apertura a Edimburgo del primo Hotel Missoni.

MISSONI BOUTIQUE

BEVERLY HILLS 103


PLATINUM | THE CLUB

PVC

PRIVILEGE VIP CLUB

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soddisfa i tuoi desideri!

ul sito del “Privilege Vip Club” (www.privilegevip.com) campeggia, insieme all’immagine di un tappeto rosso che conduce a una limousine, una citazione della scrittrice di best-seller Barbara Milo Ohrbach: “Se non crediamo in noi stessi potremmo perdere le meravigliose opportunità, possibilità e gioie che la vita tiene in serbo per noi… Esiste una sola forma di successo: poter trascorrere la propria vita come si desidera”. Esaudire questo desiderio è l’unica grande “mission” del Privilege; consentire alle persone comuni di diventare star, o meglio, di vivere come fossero star. Privilege Vip si definisce “club della moda” ma soprattutto “di tutto ciò che è fashion”. Strutturato interamente online, dichiara di funzionare come “una bacchetta magica”, o una “portineria di lusso” che permette ai soci di accedere a luoghi altrimenti vietati, indossare abiti che non potrebbero avere, usufruire dei servizi più eccentrici e lussuosi. Per iscriversi occorre presentare una domanda (il numero dei posti disponibili è limitato) e versare una quota di 2.000 euro che consente di acquisire una card, valida per due persone, che funziona come tessera contenente 1000 “punti”, da scalare man mano che si usufruisce dei servizi (che non comportano alcun costo di commissione, oltre al

costo del servizio stesso). Una newsletter tiene i soci costantemente aggiornati su ciò che è più cool e fashion al momento, sia sul fronte degli eventi, che su quello delle tendenze. Consulenti specializzati offrono il proprio supporto per selezionare e procurarsi gli abiti e gli accessori più alla moda, più adatti a essere sfoggiati in particolari occasioni… e la possibilità di essere presenti alle “particolari occasioni”, proprio grazie alla mediazione del club, non manca! Tra gli eventi cui il Privilege permette l’accesso, trovando biglietti e inviti impossibili da ottenere per i comuni mortali, ci sono sfilate di moda, serate di beneficenza, balli di gala, prime di film e dopo-party vip, concerti, festival, eventi sportivi… Bellezza e salute, naturalmente, sono tra i pilastriby Federico Sperindei dell’offerta del Privilege, attraverso il quale è possibile scoprire i centri benessere e le SPA più lussuosi e all’avanguardia del pianeta; luoghi la cui offerta comprende trattamenti come il massaggio al miele, il massaggio al cioccolato, la vinoterapia. Per curare la propria acconciatura (e il proprio trucco per le signore) i soci possono affidarsi a professionisti e servizi di consulenza dei massimi livelli, pronti a compiere un accurato studio delle caratteristiche fisiche dei clienti, prima di scegliere la soluzione migliore per il loro look. La personaliz

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PLATINUM | THE CLUB

zazione dei trattamenti rappresenta uno dei concetti chiave del Privilege e trova la sua massima espressione sul fronte dei profumi: un accordo stipulato con la Joe Mimosa consente ai soci del club di richiedere il proprio profumo “su misura”, adatto alle loro esigenze, al loro stile di vita, alla loro personalità. L’assistenza allo shopping, fra i servizi oggi più richiesti dagli amanti del lusso, comprende la possibilità di farsi coadiuvare da un personal shopper, di partire per veri e propri “shopping tour” nelle capitali del lusso e della moda, da Parigi a Montecarlo, e persino di trascorrere una giornata di shopping in compagnia del proprio vip preferito, pronto ad assistere i soci Privilege nei loro acquisti, poprio come farebbe un’amica o una fidanzata! La possibilità di noleggiare limousine, yacht e jet privati è quasi scontata, mentre meno banale è quella di richiedere il servizio di concierge: un maggiordomo personale pronto a risolvere nel minor tempo possibile qualsiasi “problema” del socio, a esaudirne ogni più bizzarro desiderio, come ad esempio – si legge sul sito del club – “farsi tagliare i capelli direttamente dal maestro Aldo Coppola, organizzare una cena romantica sotto il David di Michelangelo o provare la crema miracolosa di Paris Hilton”.

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> dall’Aperitivo al Dopocena

Aperitivi Cena Buffet Cena Pesce Aperto Ven/Sab/Dom dalle 19.00 alle 02.00 Live Music

per info e prenotazioni: Salvatore - 339/3713048 Nicol - 331/4565228


DESIGN | ART HOTEL

MAISON MOSCHINO N

on un semplice hotel, ma una vera e propria maison firmata Moschino: è il nuovissimo ‘Maison Moschino’ di Milano, pensato e disegnato da uno dei nomi più conosciuti della moda italiana e internazionale. Un hotel di recente inaugurazione nato con la dichiarata intenzione di trasformare il sonno di chi lo sceglie in un sogno da favola, in uno

ambiente intimo e personale. Spazi pensati come installazioni permanenti, fatti per colpire l’occhio del visitatore e rimanere impressi nella sua memoria, trasportandolo in un’esperienza sensoriale indimenticabile. Nella palazzina neoclassica che è stata la sede della prima stazione ferroviaria di Milano, che oggi si ritrova al centro di quella che sta

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DESIGN | ART HOTEL

H diventando l’asse moderno della Milano del 2000, Maison Moschino nasce dal lungimirante progetto di design diretto da Rossella Jardini in collaborazione con Jo Ann Tan. Un luogo nato per rivoluzionare il concetto di hôtellerie dalle fattezze favolistiche e incantate dotato di 65 camere, un ristorante stellato, bar, SPA Culti e una boutique interna. Divise su quattro piani, le 65 camere e junior suites sono tutte diverse tra di loro. Come la camera “La Stanza Petali”, in cui petali di rose rosse (a formare un copriletto) sembrano sparse sul letto, sugli arredi, sulle poltrone, come a sussurrare che la vita meriterebbe di essere vissuta su un letto di rose. Tra le altre, la stanza “Dormire in un Abito da Sera” racconta un abito da sera che si

osservato attraverso l’ottimismo della fantasia, assumono la dimensione della tridimensionalità e del vissuto. Inaugurato alla fine di febbraio scorso, Maison Moschino ha già ospitato per l’occasione la presentazione della collezione Moschino “Cheap&Chic” Autunno/Inverno 2010-2011, in un particolare allestimento della lobby dell’hotel, pensata ad hoc per permettere una visione completa dell’evento. Ogni spazio dell’hotel Moschino è sofisticato e voluttuoso per definizione, creato per trasformare il soggiorno degli ospiti in un sogno ad occhi aperti. Ambienti accoglienti, fedeli all’essenza del brand Moschino caratterizzati dallo stile eccentrico degli arredi e dei complementi che creano un’atmosfera irreale, fuori dal

L’HOTEL GRIFFATO ingigantisce fino ad avvolgere il letto e l’intera atmosfera della camera sembra respirare i fasti di notti vissute all’insegna del lusso estetico della haute couture. Al piano terra la hall e il bar introducono gli ospiti nell’hotel e il ristorante si estende dal livello della hall fino alla terrazza, mentre la SPA "Culti" e la palestra si trovano nei piani interrati dagli alti soffitti a volta. E’ proprio il design, che trasporta negli ambienti dell’hotel gli accenti creativi della moda Moschino, a caratterizzare Maison Moschino e farne la realizzazione di una nuova filosofia dell’accoglienza alberghiera. Ambienti fantastici e visioni surrealistiche ottenute attraverso la trasformazione e l’adattamento dei codici del linguaggio tipico della moda hanno disegnato delle camere in cui le favole, che raccontano visioni di un mondo

tempo, al quale l’ospite non può che abbandonarsi come accade nei sogni. Anche i servizi offerti sono fedeli all’originalità della Maison: il menu del ristorante ‘Clandestino’, ad esempio, propone piatti innovativi e fantasiosi, a partire dal curioso ‘sushi a colori, nato dalla creatività dello chef Moreno Cedroni. Per la prima colazione c’è il ‘Mos kit’, servito in un prezioso cofanetto che riproduce con garbo e stile una scatola di scarpe. Maison Moschino è un fashion hotel, quindi moderno per definizione. La sua SPA, ad esempio, parte da uno spazio fitness per inoltrarsi verso la zona dedicata ai massaggi e alle ultime tecniche dello steambath: il bagno turco è infatti dotato di una vasca-piscina regolato dagli ultimi studi delle scienze termali. Infine, ecco la Boutique Maison Moschino: situata al

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DESIGN | ART HOTEL


DESIGN | ART HOTEL

livello della lobby, offre agli ospiti la possibilità di acquistare gli atout che si trovano nell’albergo: dal copriletto di petali alla poltrona a forma di rosa, dalla lampada-abito all’abat jour-borsa, fino ai piatti dal design Moschino del ristorante. Il partner del progetto alberghiero di Maison Moschino è la compagnia alberghiera Hotelphilosophy S.p.A, Gruppo Mobygest, membro di Design Hotel, mentre l’attuale proprietario dell’immobile è Allianz Global Investors SGR S.p.A – Fondo RAS Antares.

a cura di Erika Facciolla

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che siano caratterizzati da qualità, efficacia e praticità. Esempio di prodotti che combinano tutti questi elementi, indispensabili per fare di un prodotto un buon prodotto, è “Innoxa”, con una linea di cosmetici dedicata all’uomo caratterizzata da nuovi trattamenti che mirano a rispondere ai bisogni di diversi tipi di pelle proteggendo, idratando e combattendo i segni del tempo, per rispondere efficacemente alle esigenze dell’uomo e del suo stile di vita. Una linea di prodotti che soddisfa ogni esigenza, con elementi per la rasatura, la doccia e l’igiene personale, ognuno specifico per una determinata esigenza, perché “Innoxa” sa che un prodotto solo non è adatto per risolvere tutto.

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PEOPLE

CALCIO E MARKETING PIU’ TESTIMONIAL CHE CALCIATORI

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ristiano Ronaldo, Totti, Del Piero, Buffon, Messi: basta un gesto, anche il più piccolo, una parola anche la meno impegnativa di uno di loro per muovere montagne e macinare milioni. Gli sportivi, e i calciatori specialmente, sono i protagonisti incontrastati del sistemamarketing: hanno un potere assoluto e un’influenza incredibile sul pubblico, che li ama, li segue e…li imita. La rivista “Forbes” ha recentemente pubblicato un elenco degli sportivi più pagati del mondo. In testa ci sono miti di sport secondari (per noi italiani) come Tiger Woods (versione pre-scandalistica) nel golf, con un centinaio di milioni di dollari guadagnati; alle sue spalle cestisti dell’NBA, anche non più in attività, ma mitici come Michael Jordan con introiti sui 50 milioni. Subito dietro, ecco lo stuolo di calciatori capitanato da David Beckham con una cifra in dollari equivalente, più o meno, a 30 milioni di euro. La particolarità è che il maggiore dei suoi guadagni non arriva dallo stipendio calcistico – quindi sembra marginale l’importanza della sua bravura nella dichiarazione dei redditi – di soli 4,2 milioni, ma dagli introiti di sponsor e marketing, che raggiungono circa 25 milioni. Dietro di lui si piazza Ronaldinho, del Milan, che con 24 milioni annui non se la passa niente male. A seguire tutti gli altri che tra abbigliamento, acque minerali, gel da barba e telefonini, sono onnipresenti; ormai il testimonial calcistico è valido per qualsiasi brand pubblicitario. Secondo una ricerca, per calcolare il valore di un testimonial calcistico esiste un quoziente di fedeltà: il calciatore deve trasmettere valori, fidelizzare il proprio pubblico e trasmettere al

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PEOPLE

prodotto e al brand che pubblicizza un’immagine positiva. Tra i grandi campioni italiani del calcio ad ottenere i quozienti di fedeltà più alti ci sono Totti e Del Piero; il segreto di tale successo? Attaccamento alla propria squadra, comportamenti spontanei nella vita privata, semplicità, coerenza ma soprattutto la capacità di esprimere valori positivi. Simboli di vita familiare e calciatori-padri di famiglia esemplari. L’abbinamento calciatore e velina, vita mondana all’insegna dell’eccesso non tira più. Aggiungiamo un tocco di palla sublime e decine di gol ed ecco che l’azienda calciatore non conosce crisi, tutt’altro. Ma la storia non è stata sempre la stessa: all’inizio, quelle dei calciatori, erano soltanto piccole apparizioni. Si pensava che i prodotti che gli atleti potessero pubblicizzare in modo credibile fossero relativamente pochi e strettamente associati alle loro specialità sportive. A rompere il fronte fu il “divin codino” Roberto Baggio mungitore di mucche per il latte Granarolo, alla fine degli anni ’90 - fino ad arrivare al più recente caso di Alex Del Piero, capitano della Juventus, protagonista di una sorta di soap-opera con l’ex Miss Italia Cristina Chiabotto e un uccellino, o Totti, alterego romanista, alle prese assieme alla popolare consorte con le novità della telefonia mobile.

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PEOPLE

Naturalmente, non esiste la creazione di una star mediatica dello sport senza che questa sia innanzitutto un vero campione. Dal nulla è impossibile creare la star. Regola aurea perché gli atleti diventino anche testimonial efficaci e di successo, è quella di aver dimostrato innanzitutto “sul campo” di essere dei veri campioni e aver vinto trofei o scudetti, ad esempio. Poi, riguardo le caratteristiche personali del perfetto atletatestimonial, le più rilevanti sono simpatia, comunicatività e predisposizione ad interagire col pubblico: doti che i testimonial più acclamati riflettono con naturalezza trovandosi a proprio agio davanti all'obiettivo di fotografi e registi, come a guadagnarsi un posto d’onore nell’olimpo cinematografico una volta venuto meno il tempo per correre dietro ad un pallone. Il panorama del marketing dello sport è ampio e con molteplici attori, ed altrettanti vorrebbero entrarci per godere della distribuzione in massa dei denari che genera, grazie a noi comuni mortali, assediati da crisi finanziarie e borse in affanno.

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Counseling Ogni giorno siamo chiamati ad effettuare delle scelte, a decidere della nostra vita, nelle piccole come nelle grandi cose, ed a volte ci possiamo sentire in difficoltà, costretti dagli altri o da noi stessi a seguire strade che non ci piacciono. Che cos’è il Counseling Prendersi cura dell’altro è sempre stato nel carattere umano. Il mutuo aiuto è sempre stato necessario per la sopravvivenza. Molte religioni basano il loro insegnamento proprio su questo principio. Questo bisogno, in varie forme, è stato sempre presente nelle diverse culture, nelle varie epoche. La figura professionale del Counselor nasce in America, negli anni trenta, e la si fa risalire ad una definizione di Rollo May il quale si riferiva: “a tutte quelle persone che pur non desiderando diventare psicologi o psicoterapeuti svolgono un lavoro che richieda una buona conoscenza della personalità umana. Nel caso specifico del Counselor non sarà sufficiente una adeguata formazione teorica, ma occorrerà che le teorizzazioni siano in parte esperite attraverso un training professionale individuale e/o di gruppo che garantisca il superamento da parte del Counselor di quella tendenza dell’Io di esercitare un counseling sulla base di propri più o meno rigidi pregiudizi”. Il Counseling come noi lo conosciamo nasce all’incirca negli anni ’50 e ’60 dall’intuizione di Carl R. Rogers secondo cui se una persona si trova in difficoltà, il miglior modo per venirle in aiuto non è quello di dirle cosa fare, quanto piuttosto di aiutarla a comprendere la sua situazione, a gestire il problema ed assumersi pienamente la responsabilità delle eventuali scelte. Occorrerà attendere, però, fino agli anni ’70 prima che questo metodo arrivi in Europa, e solo nel maggio del 2000 il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro ha riconosciuto il Counseling anche in Italia annoverandolo, per ora, tra le professioni non regolamentate. Il Counseling può essere definito come la conduzione di colloqui che coinvolgono temi personali, privati ed emotivamente significativi: un faccia a faccia attraverso cui si cerca di stabilire un rapporto umano e di qualità con l’interlocutore per comprendere prima di tutto il problema, per permettergli di guardare la situazione anche da diversi punti di vista, per stimolarlo al cambiamento ed accompagnarlo nel percorso di mobilitazione delle sue risorse verso nuovi obbiettivi, dato che si parte dal presupposto che le persone abbiano già dentro di loro una conoscenza intuitiva di ciò che desiderano e di cui hanno bisogno. In realtà è un percorso poco strutturato che fa soprattutto affidamento sulla persona del Counselor nella sua relazione con la persona del Cliente, più che su specifiche procedure. In una seduta di “Counseling” apparentemente verranno scambiate solo parole, ma non saranno quelle a determinare il successo dell’incontro e la reciproca soddisfazione, bensì la qualità della relazione che si instaurerà. Se il Counselor, che ascolta, sarà capace di entrare in sintonia con l’altro, con il Cliente, con colui che ha chiesto aiuto, questi si sentirà ascoltato, compreso, accettato e potrà così trovare facilmente in sé le risorse necessarie per risolvere il suo problema. Inizialmente il “Counseling” era considerato una delle funzioni dello psicologo, ma con il tempo il suo raggio di azione si è sempre più allargato, allontanandosi sempre di più dal campo essenzialmente terapeutico, fino ad aprirsi ad una dimensione più vasta.

Il rapporto tra Cliente e Counselor è paritario. La prestazione desiderata viene contrattata all’inizio e non prevede nessun tipo di cura perché alla base del rapporto non vi è una malattia, ma una richiesta di aiuto, di orientamento, di sostegno. All’interno dei vari approcci che il Counseling prevede, vi sono poi aree di specializzazione tra le più varie, a testimoniare di come il Counseling si sta sempre più rapidamente affermando. Ad esempio c’è il Counseling telefonico, quello clinico, psicologico, aziendale, sistemico, pastorale, di comunità, pedagogico, di mediazione familiare e della coppia, l’art counseling, di accompagnamento (alla nascita, alla morte), ed altri ancora. Per questo il Counseling trova varie applicazioni in campi anche diversi: dal personale al sociale, dal sanitario all'aziendale. E’ possibile, anzi è auspicabile, integrare il Counseling con altri strumenti, qualora se ne presenti la necessità, per affrontare eventuali situazioni diverse che possono verificarsi nei vari stadi del percorso di crescita. L’Approccio Psico-Spirituale: Le crisi di risveglio spirituale sono più diffuse di quanto si possa immaginare (ed alcune volte possono essere anche accompagnate da fenomeni inusuali) e vanno affrontate con un sostegno ed una accoglienza adeguata perché potrebbero essere facilmente confuse con problematiche anche di tipo diverso. Queste esperienze possono avvenire senza necessariamente apportare nulla di problematico. Molti sono capaci di accettarle, conviverci ed addirittura integrarle al resto della propria vita. Altri invece possono esserne preoccupati, sviluppare una forma di insicurezza, ansia o depressione, avvertire la sensazione di perdere il controllo della propria esistenza o di soffrire a causa della emarginazione da parte delle persone con le quali si confidano. La persona viene aiutata a collegare tutti i suoi livelli: fisico, energetico, mentale, emotivo, spirituale con l’intento di ridurre l’ansia e il senso di isolamento spesso legati a queste esperienze; agevolare uno sviluppo consapevole ed ottimale delle proprie risorse integrandole con il resto dell’esperienza quotidiana ed accompagnata a riscoprire ed a vivere consapevolmente doti e qualità ancestrali che l’aiutano ad entrare più profondamente in contatto con la propria realtà. “Il compito del Counselor diventa allora quello di un educatore. Il Counselor non deve dire all’altro cosa fare e dove andare, ma cerca di rimuovere gli ostacoli sul suo percorso e di incoraggiare la sua peculiare natura ad esprimersi in modo appropriato nella realtà contingente. E’ lo stesso lavoro di un giardiniere che aiuterà un pino a crescere, intervenendo in modo diverso se la pianta si trova in mezzo al prato o in cima ad un dirupo, e non pretenderà da un’ortensia le prestazioni di una stella alpina, e viceversa.” (Danon, 2001)

Mauro Guerrini studio di consueling Telefono: 338 – 96 65 553 e-mail: natahari2004@yahoo.it sedi: ad Osimo (An) e a Mondolfo (Pu)


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T

i accogliamo per coccolarti in un ambiente intimo e discreto, dove a luci soffuse potrai organiz zare le tue serate a lume di candela, cene aziendali, addii al celibato, compleanni... L’atmosfera scandita dalle note di un pianoforte garantirà in qualsia si occasione una serata piacevole e rilassante da ricordare. E se l’etilometro sconsiglia di partire si potrà pernottare in confortevoli camere.

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DESIGN

“VIVERE IN UN CUBO IDEALE”

di Marco Corregiari

IDEAL CUBE U

na nuova concezione di architettura contemporanea modulare nasce dalla studio Oppenheim, sotto il nome di Ideal Cube. Il concetto del Modulor ha una tradizione antica. Le Courbusier lo sviluppò all'interno della lunga tradizione di Vitruvio, l'uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, i lavori di Leon Battista Alberti, e altri tentativi di trovare proporzioni geometriche e matematiche relative al corpo umano e usò queste conoscenze per migliorare sia l'estetica che la funzionalità dell'architettura. L’Ideal Cube promette di essere la prima architettura modulare a scala urbana, dove eleganza e classe saranno le parole chiave che contraddistingueranno questo progetto futuristico e flessibile. L’idea dei progettisti è quella di creare un edificio di quindici piani e centododici cubi di assoluta libertà che creano una struttura all’avanguardia nel design e nella tecnica ingegneristica. Un’architettura sempre mutevole che può arricchirsi col tempo di nuovi spazi e dimensioni, composta da una struttura modulare, realizzata in acciaio e vetro, concepita per renderla

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completamente flessibile e soggettiva. Lo scopo è renderla mutevole nel tempo, personalizzarla, in modo che possa cambiare faccia e non essere mai uguale a sé stessa. Centododici elementi da comporre in una specie di “Tetris”. La capacità che hanno i proprietari di riprogettare il proprio nucleo rende unico questo progetto; il cubo infatti può essere concepito a seconda di chi lo vive in orizzontale, verticale o diagonale, con giardini o spazi più grandi. Questo rende la morfologia dell’edificio estremamente dipendente dalle esigenze dei proprietari e dai loro stili di vita. Il tutto per un’architettura camaleontica e dinamica. Il progetto, che sorgerà a Miami, sarà poi arricchito da bellissime piscine e giardini ubicati sia sulla base che sul tetto. Gli interni saranno caratterizzati da openspace, arredamenti di alto design e sistemi d’avanguardia tecnologica. Ogni cubò sarà profondo 7,5 metri, largo 8 e alto 6. Libertà, grandi spazi e solo una regola: i cubi dovranno essere almeno 10. Un progetto che non prevede una fine e che con il tempo assumerà facce diverse per una nuova reinterpretazione dell’architettura modulare, per case di altissimo livello. Vivere in un cubo ideale: sarà questa la nuova concezione di vita domestica?

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IL DESIGN DELLE STRUTTURE RICETTIVE >> Gelateria “Gelato di Mezzanotte” a Cattolica


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bancone di produzione dell’azienda IFI di Pesaro

L’

occasione della vacanza e del riposo è il momento più atteso dell’anno; chi trascorre un periodo di villeggiatura si aspetta di vivere giorni nei quali godersi non soltanto dei momenti di relax, ma una vera e propria esperienza da ricordarsi e portar con sé anche alla fine di questo piacevole periodo.

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Il cliente chiede sempre di piÚ alla struttura ricettiva, qualunque essa sia, proprio per poter vivere un'esperienza piacevole e che soddisfi le sue esigenze. Questo sta orientando architetti e progettisti a ripensare lo spazio e il design tenendo conto di due elementi irrinunciabili: funzionalità e personalizzazione. Prerogativa fondamentale per raggiungere questo tipo di risultato è lo studio del design nella realizzazione di queste strutture. Il percorso da intraprendere è chiaro a tutti coloro i quali vogliano dare nuova verve ad un ambiente di fruizione pubblica, con la conseguenza che, ad oggi, il design sembra essere appannaggio di chiunque: architetti, arredatori e designer improvvisati. Alla loro stregua, per fortuna esistono strutture dedicate unicamente allo studio, al disegno e alla progettazione, composte da professionisti del settore, in grado di garantire risultati al top del mercato. Sono fondamentali, per offrire una soluzione proget-

Hotel De Londres - RIccione


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tuale all’avanguardia, ricerche (di materiali e soluzioni), idee e lavoro settorializzato: i designer progettano, i tecnici realizzano (verniciatura, montaggio, ecc…). Il risultato finito sarà dunque un insieme delle eccellenze di ogni fase realizzativa. Soddisfare le esigenze clientelari, oggi, significa principalmente proporre un’adeguata distribuzione degli spazi, pulizia e organizzazione degli stessi, efficienza e razionalità. Il titolare della struttura ricettiva vuole un concept basato su qualcosa di già esistente; non vuole stravolgere o azzardare, ma ricerca soluzioni soddisfacenti sia per l’estetica funzionale del suo esercizio, sia che ospitino l’avventore in un ambiente accogliente. Dopo aver ovviato alla corretta distribuzione degli spazi, la seconda fase progettuale è dedicata al delineamento dell’ambiente in funzione degli usi, quindi potrà essere più o meno

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ricco, appariscente, elegante piuttosto che pratico o sobrio; su tali basi si studia lo stile da adeguare allo spazio. L’ ultimo step (ma non meno importante) nella realizzazione di un progetto di design moderno riguarda i dettagli, come i materiali per esempio, che devono tenere conto di diversi fattori, tra cui quello di ridurre le spese; nonostante l'aumento di attrezzature e tecnologie, l'investimento nel design non deve pesare necessariamente sul budget complessivo. La creatività e l'effetto scenografico, infatti, non sono inderogabilmente legati all'utilizzo di materiali costosi. Siamo andati a cercare alcuni esempi di strutture ricettive meritevoli di menzione per l’avanguardia dello stile e del design della loro progettazione e arredamento. Trattandosi di strutture legate al turismo, gli esempi non potevano che arrivare dalla Riviera Adriatica, culla di novità e tendenze in ogni ambito. Il primo esempio è la gelateria sul porto di Cattolica “Gelato di mezzanotte”, che ha subito il 3° rinnovo, probabilmente l’ultimo, in quanto interamente progettato in alto design. Sempre “Sinventa” ha curato la rivisitazione stilistica del locale, che ha optato per una soluzione diversa dal solito e che si discosta nettamente dagli standard delle gelaterie classiche, grazie a linee nuove e soluzioni avveniristiche. Le vetrine, per cominciare, sono di altissima tecnologia

refrigerante, alla quale uniscono un design all’avanguardia; dal punto di vista architettonico è stato necessario salvare il vecchio pavimento, di colore blu, che ha poi condizionato tutto il resto dell’arredamento. Dall’accostamento del blu del pavimento al blu del mare, considerando la vicinanza col porto, ecco che la soluzione è stata quella di disegnare sullo sfondo un cielo stellato e, vero tocco di design, sulle pareti sono state realizzate due strutture lunghe 10 metri e alte 3 che vanno a disegnare due onde marine che avvolgono lo spazio, illuminate a luci led. A completare l’opera di suggestione è parte dell’arredo, in teak – come le vecchie imbarcazioni tornate di moda – la cui sagoma riprende le prue delle barche. Per queste parti d’arredamento è stata usata una verniciatura a poliestere ultralucida, mentre le “stelle” sono formate da mini led in stile Swarovski a soffitto e tutta l’illuminazione è a fluorescenza, per il risparmio energetico. Le “onde” sono sagome in multistrato laccato. Sempre lungo la costa adriatica abbiamo trovato un’altra struttura tipicamente ricettiva e stagionale: l’Hotel De Londres di Riccione, nel quale sono stati rivisitati interamente i locali e gli arredamenti; la linea seguita dallo studio “Sinventa” di Morciano (RN) è stata quella di dare ai diversi momenti della giornata di cui vive l’hotel - fatta di 20 ore, suddivise da necessità diverse – diversi volumi d’ uso; è stata posta particolare

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Hotel De Londres - RIccione


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bancone di produzione dell’azienda IFI di Pesaro

attenzione a non definire schematicamente gli spazi: ad esempio il bancone della reception è un tutt’uno con il banco bar, così da dare agli avventori attenzione costante e permettere una ricettività degli spazi massimale e polivalente. Per queste soluzioni sono stati usati materiali quali il wengè nel rivestimento di banchi e mobili, la carta da parati tattile alle pareti, con texture damascata cangiante, mentre sono stati disegnati appositamente divani, poltrone e divani senza schienale che riprendono, in parte, lo stile chester, rivestiti in pelle ecologica. L’illuminazione è a led e a tubi illuminanti a risparmio energetico. Tutte le soluzioni pratiche che vanno a creare il design delle strutture ricettive sono studiate per superare i picchi di lavoro e trovare soluzioni ai problemi legati alla vita del locale; esteticamente, invece, è fondamentale l’uso di materiali innovativi, che non significa necessariamente firmati e costosi. Il mood generale fa si che tutti gli spazi siano luoghi piacevoli per il cliente, nei quali azzardare potrebbe essere controproducente; non stravolgere, ma adattare. E’ questa la strada da seguire per un design utile e piacevole. Gelateria “Gelato di Mezzanotte” a Cattolica




DESIGN | TOP DESIGNERS

JUN TAKAHASHI di Federico Sperindei

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l vezzo del giapponese Jun Takahashi è la creazione manuale di bambole, dall’aspetto in bilico tra lo stile manga e una certa vena horror, tra le sembianze di donna e quelle di alieno, di altezza variabile tra i 10 centimetri e i 6 metri. Anche al Pitti Uomo 2009, dopo aver presentato in anteprima mondiale nel Giardino di Boboli di Firenze la Collezione Maschile Primavera/Estate 2010 del suo celebre marchio Underco-

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JUN DESIGN | TOP DESIGNERS

TAKAHASHI

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ver, Takahashi concesse ai presenti di assistere dal vivo alla realizzazione di una grande bambola, mentre la musica live di suonatori giapponesi accompagnava il processo di creazione. Ma Takahashi, classe 1968, è soprattutto esponente di spicco di una moda che si pone come primo obiettivo l’evocazione dei nostri tempi, dei modi di vita che li contraddistinguono e dei sentimenti che ne scaturiscono. Nato nel 1994, lo stesso anno in cui Takahashi partecipa per la prima volta alla settimana della moda di Tokyo (nel 1988 aveva cominciato a vendere magliette fatte a mano mentre era ancora studente), il marchio “Undercover” si identifica presto nel cosiddetto “street fashion style”, corrente che cerca di sublimare le tendenze d’abbigliamento della “gente comune” e la pratica di personalizzare vestiti firmati con interventi realizzati dagli stessi consumatori. È uno stile aggressivo che Takahashi coniuga con il concetto di post-punk, rivisitazione in senso minimalista dell’espressione di malessere e ribellione tipica della cultura punk (del resto, lo stilista è stato anche cantante nel gruppo dei Tokyo Sex Pistols), benché negli ultimi anni, pur mantenendo la propria attitudine alla rottura delle regole, Undercover si sia avvicinato all’alta moda vera e propria, diventando ospite fisso delle passerelle parigine. Oggi lo stile di Takahashi resta pregno del senso di contemporaneità che lo ha sempre contraddistinto, ma abbandona ogni ostentazione per inseguire una rappresentazione più concettuale e onirica dei sentimenti (o delle insofferenze). Gli orpelli spariscono, la funzionalità (esigenza fondamentale propria dei nostri tempi) irrompe, senza tuttavia compromettere l’intensità di significato. La plastica diventa materiale quasi onnipresente nelle creazioni, ma è una plastica modellata tanto nel dettaglio, in modo quasi chirurgico, da sembrare raso. Takahashi si fa più “filosofico”, eppure non dimentica mai la strada, o più in generale la forza sottovalutata (ma non da lui) del quotidiano. La sua collezione Autunno/Inverno 2011, “Avakareta Life”, lo dimostra con la massima potenza. Gli abiti, nei colori e nello stile, sono in armonia quasi magica con la metropoli, talvolta rivelano persino un’anima “casalinga”. Beige, grigio e marrone dominano la scena, mentre il catalogo della collezione mostra nel modo più chiaro i suoi intenti d’integrazione totale con il mondo circostante. Modelli e modelle sono posti davanti a sfondi che raccontano, in una carrellata di scenari, la vita comune contemporanea, che al 90% è anche metropolitana: supermercati, stazioni, strade, periferie, persino interni di appartamenti; e mentre vestono gli abiti di Takahashi, i modelli hanno in mano gli oggetti più adeguati alla situazione, o assumono le pose più consone, quasi rubate dallo scorrere di una giornata. Una modella spinge il carrello della spesa nel parcheggio di un centro commerciale, un’altra trascina la propria valigia all’aeroporto mentre guarda l’orologio. Ombrelli, stracci per la polvere, telefoni, giornali, tazzine, telefoni, telecomandi, spazzole, pacchetti di patatine. Ognuno usa qualcosa mentre indossa un abito che, con quello stesso oggetto, è in sintonia talvolta funzionale, talvolta concettuale. Ovvero: il nuovo punk, e le nuove rivoluzioni silenziose, oggi si nascondono in quella che ci sembra “normalità”.

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DESIGN | WORLD PROJECT

PALAZZO PITTI P LA REGGIA DEI GRANDUCHI

alazzo Pitti è uno degli edifici più significativi dell’architettura >> rinascimentale fiorentina, simbolo di una riorganizzazione sintattica delle strutture nello spazio, espressa soprattutto attraverso il “disegno” delle membrature

Marco Correggiari

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DESIGN | WORLD DESIGN

apparenti; un espediente di ascesa classica che consiste nell’utilizzo di membrature, costruttivamente verosimili, ma non necessariamente coincidenti con quelle realmente portanti, disposte secondo una propria logica visiva, in rapporto all’immagine d’insieme. Affiorano in questo periodo (da circa metà del Duecento) nuove ideologie, tendenzialmente laiche e individualistiche, invece che religiose e comunitarie, rivolte alla rivoluzione della vita terrena. Palazzo Pitti si colloca in questa cornice di desiderio di distinzione sociale, di ambizioni personali, di scambi e di sollecitazioni culturali che producono una nuova attenzione ai valori formali della produzione artistica. Commissionato intorno al 1440 dal mercante Luca Pitti, fu costruito da Luca Fancelli su progetto preliminare di Filippo Brunelleschi, uno dei maggiori esponenti dell’architettura fiorentina, come testimoniano i suoi capolavori: la cupola di Santa Maria del Fiore, l’ospedale degli Innocenti, Santo Spirito e San Lorenzo, etc. Palazzo Pitti fu testimone della grande diatriba fra le famiglie più potenti di Firenze: i Medici e i Pitti. Luca Pitti era rivale della famiglia dei Medici e desiderava

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una residenza più sfarzosa di quella appena eretta da Michelozzo per Cosimo il Vecchio. La tradizione tramandata da Giorgio Vasari vuole che i Pitti si rivolgessero a Filippo Brunelleschi scegliendo il progetto accantonato da Cosimo de’ Medici, perché giudicato troppo “grandioso” e possibile causa d’invidie, preferendogli quello più “posato” di Michelozzo. La leggenda narra, inoltre, che Luca Pitti esigesse che le finestre del suo nuovo palazzo fossero più grandi della porta principale di quello di Cosimo e che il cortile potesse contenere al suo interno l’intero palazzo Strozzi. L’effettiva realizzazione si rifà più alla solennità classica e prende spunto dalle indicazioni del De re edificatoria di Leon Battista Alberti. L’architetto ufficiale fu Luca Fancelli, allievo e collaboratore di Brunelleschi. Il nucleo originale del palazzo corrisponde alle attuali sei finestre centrali, più il portale. La facciata è composta secondo un modulo fisso (elemento caratteristico dell’architettura rinascimentale) che ricorre nell’ampiezza delle aperture e nella distanza fra esse. Nuova, rispetto agli altri palazzi dell’epoca, fu la presenza di una piazza, antistante l’edificio, che permetteva


DESIGN | WORLD DESIGN

una visuale frontale e centrata dal basso. Punto di contatto con il metodo brunelleschiano/michelozziano di Palazzo Medici Riccardi è il fronte bugnato a sporgenza digradante, sviluppato in larghezza di sette finestre con un portone centrale che, dopo un andito oscuro, conduce in un ampio cortile dal quale si accede alle scale monumentali dei piani superiori. Per problemi economici, dovuti all’eccessiva voglia di “sfarzosità” della famiglia Pitti, i lavori si interruppero nel 1464. La famiglia risedette comunque nel palazzo dal 1469, anche dopo la morte di Luca Pitti. Nel 1553 il Palazzo divenne dimora ducale, ampliata e modificata fino al 1783. Fu realizzato in questo periodo il celebre Corridoio Vasariano che unisce Palazzo Pitti con gli Uffizi, attraverso l’Arno a Ponte Vecchio. Intorno al XVI Cosimo I de’ Medici v’iniziò a raccogliere preziose collezioni d’arte e di produzioni naturali, oggi conservate nei maggiori musei fiorentini. Le decorazioni all’interno, in sfarzoso stile barocco, risalgono al 1600 e 1700 e sono opera soprattutto di Pietro da Cortona. Fanno parte del complesso museale di Pitti il Museo di Porcellana e il Museo delle Carrozze,

oltre alle gallerie d’Arte Moderna, del Costume e il Museo degli Argenti. All’interno del Palazzo è ancora oggi conservata una meridiana, realizzata nel 1696, durante il Granducato di Cosimo III, nella palazzina che ne prende il nome. Nel corso del secolo XVII, Palazzo Pitti fu anche la sede di importantissime riunioni scientifiche, da cui prese origine l’Accademia del Cimento che fu la prima società a carattere scientifico costituitasi in Europa. Nell’Istituto e Museo di Storia della scienza sono conservati gli strumenti da esperienza utilizzati dagli accademici per le loro osservazioni naturali. Nel 1737 Anna Maria Luisa de’ Medici ottenne che l’intera collezione d’arte della famiglia restasse di proprietà della città di Firenze: furono così gettate le basi per convertire in museo sia Palazzo Pitti, sia gli Uffizi. Attualmente, l’antica residenza dei granduca di Toscana e in seguito dei re d’Italia, ospita importanti collezioni di dipinti e sculture, oggetti d’arte, porcellane e una galleria del costume, oltre ad offrire un ambito storico magnificamente conservato, che si estende ai giardini Boboli, uno tra i primi e più famosi giardini italiani.

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DESIGN Location: Nero Caffè (Pesaro) Progetto a cura del Designer Roberto Garbugli (Pesaro) www.garbugli.com Creazioni Luci a cura di Masiero Group (Treviso) www.masierogroup.com Pavimentazione e camini a cura di D.CASA (Calcinelli di Saltara) www.dicasa-aiudi.it Tendaggio a cura di Fanoflex (Fano) www.fanoflex.com

Tendaggio a cura dell’azienda Fanoflex.

DESIGN D’AUTORE

QUANDO L’ARTE VIVE NEL QUOTIDIANO

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l giorno d'oggi la formula vincente per rendere un locale veramente affascinante è ancora un mistero, sicuramente una regola base da rispettare è quella di creargli una personalità, qualcosa che lo caratterizzi e che lo faccia emergere dal marasma di offerte che il mercato propone.

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L’atmosfera deve essere accogliente, piacevole, l’arredamento e la scenografia curati, l’ambiente originale e alternativo. Negli anni il concetto di locale pubblico si è modificato notevolmente, una nuova filosofia ispira la progettazione degli arredamenti, il locale ora è lounge bar, wine bar o american bar, luoghi che si adattano a momenti differenti della giornata, dal caffè alla cena passando per il brunch e l’aperitivo. Per sviluppare ed attuare un progetto d'arredamento idoneo occorre seguire delle metodiche precise senza lasciare nulla alla superficialità ed all'improvvisazione. Un progetto serio ed affidabile è infatti definito con cura in ogni suo aspetto; il designer d'interni, nell'elaborare l'arredamento adatto per un locale pubblico, non si affida esclusivamente alla sua creatività ma valuta attentamente il progetto, contemplando variabili determinanti quali la localizzazione geografica, il target d'utenza, la disponibilità di spazio, ma anche i trend della moda e dello stile.

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Caminetto al Bioetanolo (utilizzabile nei locali pubblici senza bisogno di canna fumaria). A cura dell’Azienda D.Casa.

Location: Nero Caffè (Pesaro) Progetto a cura del Designer Roberto Garbugli (Pesaro) www.garbugli.com Creazioni Luci a cura di Masiero Group (Treviso) www.masierogroup.com Pavimentazione e camini a cura di D.CASA (Calcinelli di Saltara) www.dicasa-aiudi.it Tendaggio a cura di Fanoflex (Fano) www.fanoflex.com

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Lampadario classico in chiave moderna della Collezione Ottocento in metallo cromato ricoperto di vetro color melanzana. A cura dell’azienda Masiero.

Location: Nero Caffè (Pesaro) Progetto a cura del Designer Roberto Garbugli (Pesaro) www.garbugli.com Creazioni Luci a cura di Masiero Group (Treviso) www.masierogroup.com Pavimentazione e camini a cura di D.CASA (Calcinelli di Saltara) www.dicasa-aiudi.it Tendaggio a cura di Fanoflex (Fano) www.fanoflex.com

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Location: Nero Caffè (Pesaro) Progetto a cura del Designer Roberto Garbugli (Pesaro) www.garbugli.com Creazioni Luci a cura di Masiero Group (Treviso) www.masierogroup.com Pavimentazione e camini a cura di D.CASA (Calcinelli di Saltara) www.dicasa-aiudi.it Tendaggio a cura di Fanoflex (Fano) www.fanoflex.com

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La tendenza dell’arredamento di un locale, qualunque essa sia, ne determina l’anima, l’essenza e ne caratterizza la clientela. Il moderno bar è dunque solitamente arredato con legno scuro e adornato con elementi classici, anche se la prassi spesso è quella di scegliere allestimenti più moderni, dove prevalgono acciaio, plastica, vetro o plexiglass. La scelta di questi materiali innovativi, un’illuminazione ricercata e forme dal disegno mai banale permettono di ottenere ambienti ricercati e suggestivi coi quali mixare originalità e gusto creativo, dove i giochi di luce e tutti gli altri dettagli rendono questi spazi seducenti ed esclusivi. Un ottimo esempio di opera di design applicata ad un locale pubblico lo abbiamo trovato lungo la Riviera adriatica, a Pesaro: è il Nero Caffè, 250 metri quadrati che hanno richiesto 4 settimane di lavori, molte di più di studio e progettazione e investimenti ingenti. L’opera è il frutto del lavoro del Designer Roberto Garbugli che, coadiuvato nel suo intento dall’uso di prodotti tecnici e di design della “D. Casa Aiudi Fratelli”, ha mantenuto intatta la tipicità e unicità antica del luogo, dando però il giusto senso di ammodernamento necessario.

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DESIGN

Lampada Eva, un intreccio di stili sospesi nel tempo senza mai perdere l’eleganza grazie alla linearità del progetto. A cura dell’azienda Masiero.

Pavimento in tavole di legno antico secolare. A cura dell’azienda D.Casa.

Location: Nero Caffè (Pesaro) Progetto a cura del Designer Roberto Garbugli (Pesaro) www.garbugli.com Creazioni Luci a cura di Masiero Group (Treviso) www.masierogroup.com Pavimentazione e camini a cura di D.CASA (Calcinelli di Saltara) www.dicasa-aiudi.it Tendaggio a cura di Fanoflex (Fano) www.fanoflex.com

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Tendaggio a cura dell’azienda Fanoflex.

Per il pavimento si è usato un legno antico recuperato dallo smantellamento di vecchie abitazioni, lavorato artigianalmente e riproposto con finiture estetiche di moderna concezione; i caminetti sono all’avanguardia nella tecnica e nell'estetica, ma antichi nel loro intrinseco concetto di calore; il soffitto è alto con travi a vista, volte in muratura e tubi dell’areazione non nascosti, il tutto dipinto di marrone scuro e corredato con maestria dai tendaggi di una delle migliori aziende italiane del settore l'azienda “Fanoflex”. Altri dettagli di design sono gli angoli di conversazione e pasto, panche circolari dello stesso colore del soffitto, una teca di vini e una scenografica, quanto funzionale, affettatrice rossa, una grande parete a specchio e diversi schermi tv; una chicca è la tavernetta che si cela in una grotta recuperata all’interno delle mura. Gli ambienti e il loro stile sono incentrati sul nero illuminato, grazie alle fonti luminose d' arredo di “Emme Pi Light-Masiero”, che donano un effetto caldo ma con luci soffici per vivere momenti e sensazioni di calore ed eleganza insieme, in spazi moderni e accoglienti.

Si chiama BLOB la lampada-applique, colori lucidi su una struttura di metallo la rendono una soluzione di raffinato design. A cura dell’azienda Masiero.

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Location: Nero Caffè (Pesaro) Progetto a cura Designer Roberto Garbugli (Pesaro) www.garbugli.com Creazioni Luci a cura di Masiero Group (Treviso) www.masierogroup.com Pavimentazione e camini a cura di D.CASA (Calcinelli di Saltara) www.dicasa-aiudi.it Tendaggio a cura di Fanoflex (Fano) www.fanoflex.com


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MOTEL SUITE A TEMA E NON SOLO

Marina Savarese

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opo i “design hotel”, ecco che arrivano anche dalle nostre parti i “love hotel”. Lo dice la parola stessa: questi luoghi sono costruiti per l’amore...in tutte le sue sfaccettature. L’amore per una persona, l’amore per il divertimento, l’amore per qualcosa di diverso. E di cose diverse una dall’altra ne potete trovare un’infinità al Motel K. Situato nella provincia di Pavia, questo eccezionale luogo è stato creato per chi è alla ricerca di qualcosa di speciale, per una notte romantica, per festeggiare un’anniversario importante o, semplicemente, per passare una serata alternativa e divertente. Tutte le camere hanno un design a tema, ognuna diversa dall’altra, ma tutte dotate di vasca doppia idromassaggio, frigobar, aria condizionata e tv satellitare. Se questo già vi sembra abbastanza, sappiate che non è ancora niente.

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La Suite Thailandia comprende una zona wellness con idromassaggio a cascata e sauna personale, nonchè un giardino privato ed una scenografia orientaleggiante ad accompagnare la zona giorno e, soprattutto, la zona notte. Se invece il vostro animo è romantico, la Suite Cupido è adatta alla svenevolezza del vostro cuore: il simbolo dell’amore ricopre la stanza in ogni dove, dal soffitto alla Jacuzzi, della sua forma pronta ad accogliere voi ed il vostro partner. Nell’alcova dettagli d’oro e di ghepardo fanno da cornice ad un letto angolare immenso, sopra al quale uno specchio a forma di piramide rifletterà ogni vostro pensiero; la doccia a vetri al centro della stanza renderà il tutto più...”intimo”. Se invece il film Laguna Blu da sempre vi appassiona, la suite che porta il nome del film vi farà immergere in un’atmosfera di mosaici blu, con il letto poggiato su palafitte ed una doppia doccia dove lasciarsi sommergere dalla cascata d’acqua. Queste sono solo aclune delle scelte a disposizione. Come ogni motel che si rispetti, le camere sono disponibili sia per notti intere che a ore. Per immergersi in quest’esperienza multisensoriale (in cui anche l’occhio ha la sua parte) sul sito motelk.com potete prenotare la vostra camera preferita.

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MOTEL

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FORKETTE PASCIA’ RESTAURANT RICCIONE

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MUMUTZU URBAN INVADERS: IL DESIGN UTILE

Marina Savarese

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n grande impatto visivo, un'immagine forte e delle idee innovative (ed anche utili); Paola Chiarolini è la designer della linea di accessori streetwear Mumutzu: di origine sarda ma residente a Roma, designer e produttrice dei suoi stessi prodotti, è una esplosione di energia e creatività. Le sue idee vanno oltre lo sviluppo di un prodotto; dietro c’è una vera e propria filosofia legata a chi si muove sempre in bicicletta, in ogni occasione, e per questo non ha assolutamente bisogno di un’ingombrante borsa firmata, bensì di contenitori studiati ad hoc. Ma lasciamo che sia lei a parlarci del suo marchio. D: Partiamo da una curiosità: qual è la traduzione di Mumutzu? R: “Mumutzu” in sardo arcaico significa bofonchio, calabrone, strumento musicale primitivo. La costante è un suono continuo, ripetitivo, un ronzio ed i dettagli magenta del logo vogliono esprimere proprio questo. Se isolati dal resto delle lettere, ricordano la graficizzazione dell’alfabeto morse, codice incomprensibile ai più ma essenziale per veicolare messaggi in certi contesti. Così il design eccentrico della Mumutzu non s’aspetta un apprezzamento generale, ma quello di un pubblico di nicchia, affine ai suoi stessi valori: la comodità e fruibilità urbana, l’attenzione per il dettaglio e l’ecosostenibilità. È il primo naming e logo che ho ideato per questo progetto, pur avendone realizzati altri 10 dai più svariati nomi e stili, ed è quello che meglio rappresenta l’essenza del brand. D: Dietro a questo nome c'è una designer creativa che ha deciso di dedicarsi alla produzione di accessori e abbigliamento streetwear. Parlaci della tua collezione. R: Quando il marchio è nato non avevo mai considerato la possibilità di realizzare accessori. Ho cominciato con una piccola linea di t-shirts. Poco dopo, giocando con il pvc per pavimenti (uno>> dei materiali che utilizzo di più), ha preso forma il primo porta bottiglietta, assolutamente inguardabile! Il materiale non faceva al caso. Al contrario, il feltro era perfetto. Così, man mano che mi venivano in mente, sperimentavo e sviluppavo gli accessori: porta bottilglia da vino, cinture porta bombolette per i writers e tutti gli accessori per il ciclista urbano che, ad oggi, sono il punto di forza del marchio. Ultima fatica è la linea di gioielli in plexiglas che richiama nelle forme proprio questo universo: orecchini, gemelli e collane

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con pignoni, chiavi inglesi e catene. Al contrario di quel che si può pensare, visto i soggetti utilizzati, una linea molto delicata ed elegante che viene apprezzata da un targhet ben più ampio di quello usuale della Mumutzu. D: Quasi tutti i tuoi accessori sono bici-inspired? R: Proprio nel periodo in cui è nata la Mumutzu ho riscoperto la passione per la bicicletta. Ad oggi non potrei davvero farne a meno; è sempre una grande emozione per me poter pedalare! Ovviamente il marchio, essendo a mia immagine e somiglianza, è influenzato dalle mie passioni: la bici, il buon bere e i dischi in vinile. Sono una maniaca dell’accessorio e della comodità e spesso per i ciclisti urbani non ci sono prodotti adeguati, soprattutto esteticamente intriganti. Ovvia conseguenza: li creo! D: Come mai il feltro come materiale per il 90% delle tue creazioni? Il tuo modo di lavorarlo è decisamente alternativo. R: Il feltro è resistente e semplice da lavorare. Nell’immaginario comune gli accessori in questo materiale sono sempre molto colorati, pieni di fiori, vicini allo stile hippy. In realtà, negli ultimi anni molti designer per le proprie creazioni lo hanno utilizzato in modo molto sobrio ed elegante. Per me, che non ho un laboratorio ed i macchinari adatti alla lavorazione dei materiali che desidero (ricuoio, camere d’aria, spalmati pubblicitari, teloni dei camion, materiali “eco-sostenibili” e di riciclo), è l’ideale da cucire a mano o con questi macchinari. Ovviamente mi sto ingegnando per utilizzare i materiali sopra citati senza l’esigenza di cucirli. Non anticipo nulla… D: Altro tratto distintivo è il packaging dei tuoi oggetti. Quanto è importante "il guscio" di ogni pezzo? R: Se un prodotto è un buon prodotto deve assolutamente essere valorizzato dal suo pack! In una parola: allettare. La sua funzione protettiva e scontata, il resto è desiderio. In fondo rimango un package designer. myspace.com/mumutzu

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BUGATTI L VEYRON FBG HERMES

a vita dell’azienda creata da Ettore Bugatti iniziò a Molsheim esattamente 101 anni fa. Un anno fa, per l’importante compleanno del centenario, la storica casa automobilistica ha festeggiato in modo altisonante con la presentazione di una modello della Veyron spaventoso, che vanta l’incredibile potenza di 1350 CV. I dati di questa auto super lusso sono impressionanti: motore 8.0 W16 quadriturbo e una velocità massima che, pare, raggiunge i 425 km/h.

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A tutto questo si aggiunge una particolarità, che è riportata anche nel nome di questo modello di Bugatti; si tratta di una partnership con il noto marchio di moda francese Hermés, che porta il prezzo di questo gioiello a 1,55 milioni di euro. Il nome dell’auto si riferisce proprio alla sede storica della maison, in Rue du Faubourg Saint-Honoré, nome poi ridotto a Fbg e questa vettura celebra la collaborazione nata negli anni ‘20 tra Émile Hermès e Ettore Bugatti. Si tratta della Veyron più raffinata e costosa di tutte quelle prodotte (e ce ne sono diverse livree, ognuna dedicata), rivestita completamente in ecopelle dal prestigioso pellettiere francese, con colorazione esclusiva in doppia tonalità di marrone, distintivo proprio di Hermés. Gli interni hanno

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rivestimenti in pelle bicolore per sedili, tunnel centrale, pannello posteriore, plancia e pannelli porta. Tutte lavorazioni esclusive e fatte a mano che danno ancor più lustro a questa auto che, già di per se, è un vero e proprio gioiello di tecnica e design, di cui ne sono stati prodotti solo 15 esemplari. In questa supercar si ritrovano l’armonia dello stile del marchio di moda con l’immagine e la tecnologia di una delle vetture più ambite. Sarà utile sapere che con l’acquisto dell’auto viene fornito di serie un set di valigie Hermès!

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DUCATI MULTISTRADA GIOCHI SENZA FRONTIERE1200

I

l destino nel nome. La guardi e capisci subito che il suo nome, multistrada appunto, non è certo casuale. “Un ibrido capace di tutto e quindi di niente” potrebbe malignare qualcuno. Con buona pace degli eventuali maligni cui sopra, Multistrada è invece una purosangue autentica e completa. Sostanziale: capace di coniugare tutto quanto di meglio sia oggi immaginabile parlando di moto. La nuova touring di Borgo Panigale ha in dote un bagaglio elettronico di assoluto vertice. Di serie su entrambe le versioni 3 diverse mappe motore e ben 8 differenti livelli di "sensibilità" del controllo di trazione DTC. Per la taratura automatica delle sospensioni Ohlins con sistema Ducati Electronic Suspensions (disponibili solamente nella versione S) sono state create 4 differenti configurazioni: Sport, Touring, Urban ed Enduro. Il motore è il classico bicilindrico desmodromico ad L derivante dalla nobile famiglia dei Testastretta, ma arricchito di una inedita geometria delle valvole (da qui il nome "undici gradi") che regala maggior elasticità nell'utilizzo turistico cui è destinato. L’uso di nuovi materiali per le sedi valvola ed un’attenta progettazione del sistema desmo hanno permesso di raddoppiare l’intervallo chilometrico che caratterizza la manutenzione di questo nuovo

by Francesco Sabbatucci

propulsore: i nuovi Testastretta 11° sono quindi in grado di raggiungere i 24.000 km senza richiedere il controllo dei giochi valvola. Il dato di potenza massima è da vertice di segmento: 150 cavalli a 9.250 giri, mentre la coppia conferma l'attento lavoro sull'erogazione del motore Ducati Testastretta; 118,7 Nm a 7.500 giri. Completa il pacchetto la frizione multidisco in bagno d'olio con comando idraulico e sistema antisaltellamento. Ricchissima anche sotto l’aspetto della strumentazione, la Multistrada vanta un “quadro” totalmente digitale: le informazioni sono ripartite addirittura su due schermate a display. Sotto la sella ecco apparire un vano portaoggetti della capacità di tre litri. Mentre all’ altezza delle gambe del pilota fanno capolino ben 2 prese di corrente. Grazie alla tecnologia “hands-free” l’accensione della moto avviene senza l’utilizzo classico della chiave grazie ad un trasponder inserito comunque nel corpo-chiave in grado di dialogare direttamente con la centralina. L’unico neo riscontrabile è, a nostro avviso, di natura estetica: il disegno degli scarichi è decisamente migliorabile; magari tornando, pur con tutte le rivisitazioni estetiche rese indispensabili dal passare del tempo, al “sottocoda”. Ormai un tratto caratteristico della griffe motociclistica emiliana.

Tre le versioni disponibili : Standard, S e S Touring. Medesima cavalleria (150 cv) ma più raffinatezze ciclistico-elettroniche per quanto riguarda la gamma S ed S Touring. Distinguo della miglior tradizione Ducati. Prezzo versione standard : 14.900 Euro Prezzo versione S e versione S Touring :18.900 Euro Aggiungendo 1.000 euro in più è possibile arricchire la versione base dell’ ABS. La S e la S Touring ne sono già, ovviamente, equipaggiate.

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MERCEDES

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SLS AMG AVVENIRISTICA NOSTALGIA by Francesco Sabbatucci

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i sono i patiti delle sagome tondeggianti per i quali il binomio “automobile-design spigoloso” rappresenta eresia allo stato puro. Così come non mancano gli avanguardisti oltranzisti che riconoscono alle linee più tese una grinta estetica difficilmente ottenibile prescindendo da esse. Esistono poi dei designer, veri e propri stilisti dell’ automobile, capaci di coniugare mondi apparentemente inconciliabili con creazioni che profumano d’eternità. Vera e propria armonia d’intersezione tra analogico e digitale, tra krònos e kairòs. E’ il caso di SLS, l’ultima perla del casato della stella a tre punte. Un gioiello su quattro ruote in cui tradizione e tecnologia formano un eccezionale connubio.

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SLS è la prima Mercedes-Benz ed AMG con telaio e carrozzeria completamente realizzati in alluminio. Tratto distintivo del design della nuova Mercedes-Benz SLS AMG è la sportività senza compromessi che reinterpreta le linee mozzafiato della Mercedes-Benz 300 SL, la celeberrima “GULLWING”, una delle icone di design che hanno fatto la storia dell'auto e del marchio Mercedes-Benz. La nuova SLS AMG riunisce tutte le soluzioni di design più moderne nel settore delle vetture sportive: protagoniste assolute in termini di stile sono senza dubbio le porte ad ali di gabbiano, capaci di infondere alla SLS carisma ed unicità tra tutte le vetture del segmento.

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Ma a ricordare la mitica “Gullwing” non sono solo le porte ad ali di gabbiano: a questo bellissimo, per così dire, “dejavù” contribuiscono anche l'ampia griglia del radiatore, con l'inconfondibile stella al centro, e le prese d'aria ad ala ricordano il frontale di quella leggendaria sportiva che divenne emblema immortale di eleganza e sportività. Parlando di interni, tutto l’abitacolo è pervaso di una sportività che, pur spiccata e convinta, non smentisce mai la costante della sobrietà: le quattro bocchette d'aerazione regolabili e l'affusolata consolle centrale, in alluminio ricavato dal pieno, sottolineano ispirazioni aereonautiche.

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Il cuore della nuova SLS è il potente propulsore ad otto cilindri realizzato da Mercedes-AMG. Il V8 AMG da 6,3 litri eroga una potenza massima di 420 kW/571 CV a 6.800 giri/min, portando la vettura a una velocità di punta (limitata elettronicamente) di 317 orari. La trasmissione della potenza è prerogativa del nuovissimo cambio AMG SPEEDSHIFT DCT sette rapporti a doppia frizione, capace di innesti privi di interruzioni della forza di trazione con tempi pari a 100 millisecondi. Davvero niente male.

SCHEDA TECNICA Motore: anteriore V8 di 90° Cilindrata : 6208 cc Potenza: 571 cv 0-100: 3,8 secondi Trazione: posteriore Prezzo: 183.800 Euro

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I by Francesco Furiassi

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LA CAPITALE DELLA MODA


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PARIS L

uci artificiali, ferro e bistrò. Baffi, camicie e croissant. Romanticismo, basco e pennelli. Potrei riempire intere pagine di cliché sulla città e i suoi cittadini. Parigi è eleganza, a partire dal suo stemma che rappresenta i gigli di Francia sopra la “Scilicet” (la nave che simboleggia l'ordine dei mercanti che commerciavano sulla Senna).

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Avete mai pensato a Parigi come ad una donna? Come la immaginereste? Io come una bella signora non più giovanissima, taglia 38, portamento elegante, vestito da sera rosso. Non dovrei essere l'unico a fantasticare su Parigi, dato che è la città più visitata al mondo. La capitale francese si è sviluppata intorno alla Senna e la sua posizione, al centro dei principali itinerari commerciali terrestri e fluviali, le permise di diventare una delle città più influenti della Francia favorendo la costruzione di palazzi reali, ricche abbazie e della celebre cattedrale di Notre-Dame.

Lungo tutto il corso della propria storia, Parigi ha saputo influenzare in modo determinante la politica, la cultura, l'economia e sopratutto lo stile dell'intero mondo occidentale. Nel corso dei secoli è diventata scrigno di numerosi monumenti dall'incalcolabile valore, storico ed artistico. Se non spaventa la prospettiva di percorrere lunghi itinerari a piedi, passeggiare è il miglior modo di conoscerla. L'ideale sarebbe approfondire ogni giorno una parte della città e sfruttare i mezzi pubblici, come il metrò, (abusatene! Vi stupirete di quanto sia tentacolare) solamente per spostarsi tra le varie zone.

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Il viaggio organizzato priva la città dei suoi “chiaro-scuri” nascondendo interi quartieri, piazzette, locali che in molti casi possono rappresentare veri e propri “petits trésors”. Il “tutto compreso” inevitabilmente privilegia le attrattive principali, che finiscono per saturarsi di turisti perdendo parte del loro naturale fascino. Quindi mappa a portata di mano e… pronti a “tratteggiarsi” la propria, personale, unica, irripetibile Parigi. In centro si può mangiare da malissimo a benissimo spendendo da pochissimo a moltissimo e non sempre la maggiore spesa è proporzionale alla maggior qualità. Muovendosi con indipendenza si è liberi di poter scegliere con maggior attenzione i luoghi di ristoro. Il consiglio è cercare ristoranti frequentati da gente del posto, focalizzando la propria

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attenzione su soluzioni prettamente parigine come la "brasserie" (birreria), il "bistrot" (caffè con una scelta di pochi piatti casalinghi ma gustosi) e lo "zinc" (un locale dai tratti ancor più popolari). Per quanto trasgressiva possa essere la vostra visita alla capitale francese, non potrete esimervi dalla visita di alcuni fra i più famosi luoghi del mondo. Potreste lasciare Parigi senza un'ascesa sulla torre Eiffel? Godetevi la lunga salita in ascensore fino all’ultimo piano. Il panorama diventerà via via sempre più ampio, soprattutto se salirete in una bella serata limpida. Dall’alto della torre noterete una bellissima distesa verde: sono gli Champs de Mars, dove potrete rilassarvi (tempo permettendo) come fanno tanti parigini, godendovi la torre vista dal basso.

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È altrettanto impossibile non fare una visita al museo del Louvre. Le sue dimensioni sono incredibili e, a meno che non lo vogliate percorrere tutto di corsa, come in “The Dreamers” di Bertolucci, il mio consiglio è quello di visitare l'ala del museo che più vi interessa. La parte più vasta ed importante è quella che riguarda l’arte italiana, seguita naturalmente da quella dedicata ai pittori francesi, tedeschi e fiamminghi. Un giusto tributo al Louvre imporrebbe di passare un intero soggiorno tra le sue sale, e comunque la conoscenza dei suoi tesori rimarrebbe superficiale. Notre Dame è certamente il capolavoro dell’arte gotica francese. Purtroppo per entrarvi c’è quasi sempre una fila interminabile. Visto il fermento della città e la sua vastità, qualsiasi tentavivo di parlare della vita notturna di Parigi risulta alquanto maldestro, posso solo dire che nell'11°arrondissement, in prossimità di Place de la Bastille, vi è uno dei maggiori centri della vita notturna parigina: rue de Lappe, una via stretta a traffico limitato in cui si trovano molti locali di ogni genere, ognuno con caratteristiche e peculiarità differenti, ma molto frequentati. Anche a rue Oberkampf vi sono una moltitudine di piccoli locali, alcuni aperti sino all'alba. Se parliamo di Parigi, non possiamo non parlare della moda, nata con le grandi corti francesi. Nel XX secolo si assiste ad una forte inversione di tendenza sotto le spinte del cambiamento sociale, della lotta per le pari opportunità e dei nuovi modi d'espressione di una società sempre più in movimento. I costumi femminili si arricchiscono di nuove battaglie, non ultima quella che porrà fine alla tortura del rigido bustino. Nascono le grandi case di moda: la Maison Callot (1825), delle celebri sorelle Callot, o la Maison Jacques Doucet, solo per citarne alcune. In questa città hanno mosso i primi passi alcune fra le più grandi firme internazionali, quelle del prêt-aporter e dell’alta moda. Nomi come Chanel, Gaultier e tanti altri hanno trovato a Parigi il proprio modo d'essere. Hanno tratto ispirazione dai suoi colori, quelli caldi di Montmartre o del Quartiere Latino, da quelli più spirituali della Parigi letteraria o quelli che legano Parigi e il cinema. Madeleine Vionnet, una delle più grandi stiliste francesi, aprì la propria casa d'alta moda nel 1912, dando vita ad una completa rivoluzione nel mondo degli stilisti (sua l'ispirazione degli abiti femminili anni trenta, con il cosiddetto “taglio in sbieco”). Da Vionnet a Coco Chanel, colei che negli stessi anni rivoluzionò lo spirito femminile della donna. Non si tralasciano altri grandi stilisti come Paul Poiret, Christian Dior, Yves Saint Laurent, Pierre Cardin, o anche il famoso coccodrillo di René Lacoste, tennista, la cui casa d'abbigliamento venne fondata nel 1933. Grandi nomi che trovarono in Parigi la musa ispiratrice della propria arte. A Parigi tutto fa moda: il Carrousel du Louvre ben quattro volte l'anno preannuncia i colori sgargianti di quelle che saranno le collezioni delle prossime stagioni, dettando al mondo intero le nuove tendenze. La capitale dell'eleganza non si sente per nulla minacciata da nessuno, nonostante la rivalità e la competizione di altre grandi capitali europee della moda, come Milano, Roma, Londra e l'emergente Berlino. Passeggiando sugli Champs-Elysées non posso che chiedermi se il genio e la creatività degli stilisti, sarti, disegnatori e chiunque altro abbia a che fare con la moda, non siano generati da una forma di “commensalismo” tra la città e questi artisti che, in cambio di tenere “vivo” il lustro della città, sono costantemente ispirati dalle sue bellezze.


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LIFE PEOPLE L

HISTORY

a rivista Life People magazine nasce nell’estate del 2007 dall’idea di un giovane creativo, il fondatore Giacomo Bertulli . Il magazine, che in un primo tempo viene distribuito solo a Fano, città in cui è stato fondato, in pochissimo tempo si espande su tutta la costa adriatica trovando ad ogni uscita un sempre maggior numero di appassionati. Con il passare dei mesi la struttura di redazione che inizialmente era formata da un grafico e un commerciale si espande e agglomera un sempre maggior numero di professionisti fra le sue fila: attualmente all’interno della redazione lavorano un fotografo, un grafico, un direttore responsabile, un direttore creativo, dieci giornalisti, due agenti commerciali e un responsabile di produzione.

Dopo lo step iniziale in cui l’intera struttura risiedeva nella città di Fano si è deciso di trasferire la redazione a Riccione nei pressi di Viale Ceccarini, attuale sede. Nella città nativa è rimasto solo lo studio fotografico dove vengono sviluppati e realizzati gli shooting fotografici. A luglio Life People avrà un ulteriore espansione grazie all’accordo commerciale raggiunto con il gruppo PUBBLI 7, che porterà la testata all’interno delle provincie di REGGIO EMILIA - PARMA - MODENA - BOLOGNA . Per celebrare i tre anni di successi raggiunti, la redazione ha programmato durante questa estate 2010 una serie di eventi celebrativi nei locali più cool della riviera adriatica, nei quali naturalmente sarete tutti nostri ospiti…

18 giugno 25 giugno Special Guest Fabio Pelosi - Dinner with music from Tony D.

16 luglio



Ristorante - Pizzeria

LONDON EYE Via Spontini, 64 60019 - Senigallia (AN) 071.63399 www.MICHELESENIGALLIA.it




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