sardegnaquotidiano_20120804

Page 3

3

SABATO 4 AGOSTO 2012

«Noi Familiari degli exalzheimer,siamo un gruppo di persone i cui cari sono stati,in passato,colpiti dalla demenza di alzheimer, e che oggi,dopo un particolare percorso terapeutico,sono perfettamente guariti. Ci prefiggiamo, come scopo primario,quello di rendere noto a tutti i malati ed ai loro familiari che guarire dall'alzheimer è oramai possibile». Il messaggio sul blog dei familiari dei malati di Alzheimer guariti

LA LOURDES SASSARESE Contatti e bugie per un raggiro IL MECCANISMO I primi contatti per gli interessati avvenivano con parenti di pazienti “guariti”, con l’invito ad acquistare il libro Poi il passaggio alla dottoressa. Dal blog al prof: tutte le ombre n Il numero è ancora attivo, ma il telefono squilla a vuoto. Il 347eccetera scorre sul blog “La fine della demenza di Alzheimer”, accanto alle schede “cliniche” di cervelli di persone guarite, corredate di immagini che dovrebbero certificare il miglioramento. IL PRIMO CONTATTO Il contatto con la cura spacciata come rivoluzionaria era quello. Oppure era necessario passare per il cellulare di Maria Irde (arrestata) o mandare una mail a Salvatore Fadda (arrestato), vertici dell’Aion, la Onlus di copertura che filtrava tutte le comunicazioni verso i dottori. Giuseppe Dore era irraggiungibile, almeno a un primo approccio. Chi rispondeva alle chiamate, a metà luglio, era una donna. Era lei a dare le prime informazioni sulla piccola Lourdes ittirese. Stefania, così diceva di chiamarsi, precisava subito: «Non siamo noi a fare la cura, ma il dottor Dore. Noi siamo i familiari dei guariti». Raccontava di sua madre: «È la testimonianza vivente che il metodo funziona. Sta bene, adesso

si gode mia figlia». In sottofondo si sentiva una bambina intenta a giocare. Ma come bisognava fare per approcciare i dottori e aiutare un anziano parente colpito da Alzheimer? In cosa consisteva la cura? Perché non ci sono pubblicazioni scientifiche che ne certifichino la validità? Ecco la risposta, forse buona per tutti: «Il paradigma terapeutico è così complesso che non basterebbe una pubblicazione per spiegarlo. E comunque», aggiungeva Stefania, «c’è il libro». “Psiconeouronalaisi dell’isterodemenza”: è il titolo dell’unico testo dato alle stampe dalla casa editrice del fratello di Dore, la Saturno, che lo mette anche su internet su un improbabile sfondo astrale che richiama ambienti da setta religiosa di pellicole degli anni ‘80. Costo: 35 euro. «Compralo», diceva Stefania, «e poi contatta la dottoressa Marinella D’Onofrio nella clinica neorologica di Sassari». Qui la caposala, a sentire parlare dell’Alzheimer, diceva subito: «Abbiamo le visite prenotate fino all fine dell’anno». Breve spiegazione

info

I “REGALINI” DELL’AION Quando l’associazione è finita “sotto attacco”, con l’uscita della notizia dell’’inchiesta, sul blog dei familiari dei parenti “guariti” sono comparsi i regalini dell’Aion, li chiamavano così: schede tecniche con immagini di cervelli rigenerati dopo la cura.

su Aion, Dore e cure miracolose. «Con quello l’Università non c’entra». E veniva fornito il numero del portatile della neurologa. LA DOTTORESSA CONVINCENTE La D’Onofrio difendeva la cura e il collega, che già in quel periodo erano tenuti sott’occhio dalla magistratura e seguiti passo passo dai carabinieri. Già sul blog dell’associazione dei familiari si denunciavano le ingerenze degli inquirenti, che a giugno si erano addirittura spinti a tappezzare di cimici e microcamere la sede di Ittiri, per registrare conversazioni e filmati. Anche la dottoressa, davanti alle richieste di spiegazioni e maggiori dettagli sulla terapia, si trincerava dietro la complessità del paradigma «difficile da spiegare, che si basa solo sull’uso della parola. E per questo fa paura». A temere la rivoluzione medica sarebbero dovuti essere i baroni, i ricercatori vecchio stile. E le case farmaceutiche: «Come tutte le rivoluzioni anche la terapia del dottor Dore fa paura i baroni. Ma si ricorda», aggiungeva la D’Onofrio, «cosa è stato fatto a Galileo Galilei? Osteggiato, eppure aveva ragione lui. Ma è normale, siamo tranquilli. Noi vogliamo solo fare del bene e andiamo avanti con la nostra ricerca. Stiamo per for-

mare un altro neurologo, perché per ora l’unico in grado di praticare la terapia è Dore. Stiamo facendo passi avanti. Incontrarlo? Difficile, è una persona molto schiva, e con quello che sta facendo sarebbe sommerso di richieste». La dottoressa, convincente, esprimeva anche un parere sull’inchiesta in corso: «Avremo modo di chiarire la nostra posizione. Adesso non so ancora cosa ci possono contestare. Ma ben venga, perché così potremo dire la nostra e si dimostrerà che noi lavoriamo su una cosa importante». Era il 22 luglio. TRA PASSATO E FUTURO Quasi tutte le dichiarazioni erano state riportate in un articolo. Dopo averle lette, stavolta, era stata la D’Onofrio a chiamare: «Non pensavo fosse un’intervista. Ma siamo comunque pronti qui, a Ittiri, a dimostrare la verdicità di quello che diciamo. Anche a far parlare pazienti guariti e i loro parenti». Il chiarimento non c’è stato, sono scattate prima le manette. Nell’ambito di un’indagine che ha raccolto molti elementi per l’accusa. Inchiesta che rischia di allargarsi. Tutte le persone coinvolte, nessuna esclusa, sono state monitorate per lungo tempo. Enrico Fresu


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.