Camminiamo Insieme giugno 2016

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Buone Vacanze!

CAMMINIAMO INSIEME Bollettino della Parrocchia dei Santi Bassiano e Fereolo - Lodi Giugno 2016 - n. 406 pro manuscripto


ALLA FINE DI UN ANNO PASTORALE di don Elia Croce - parroco

L’estate è alle porte e, nonostante le pazzie del meteo, ne respiriamo il profumo: aria di vacanze, di ferie estive, di meritato riposo… Scuole, attività sportive e culturali per un po’ sospendono il loro corso. Anche la parrocchia chiude un anno pastorale: le catechesi, incontri e proposte varie di formazione e di spiritualità riprenderanno in maniera sistematica nell’autunno. Fare un bilancio di un anno pastorale, soprattutto del primo anno, almeno per me, è impresa assai ardua e volutamente non mi ci addentro

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ora: serve ancora un po’ di riflessione e di confronto. Esprimo solo alcune considerazioni per dire anzitutto la gioia della condivisione del cammino insieme a voi: pastore e gregge. Per me è la gioia di poter camminare insieme a voi, di sentirmi parte e di volere entrare sempre più nella vita del gregge. Abbiamo condiviso il cammino scandito dalla liturgia nel ritmo ordinario, nei tempi forti e nella celebrazione delle grandi feste dei cristiani; per me è stato molto significativo celebrare con voi il Natale, il cammino quaresimale, il Triduo Pasquale, i sacramenti dell’iniziazione cristiana dei nostri ragazzi, e poi il Mese di maggio, le Giornate Eucaristiche.... Momenti fondamentali per una comunità cristiana, per non perdere la sua vera identità e per ri-centrarsi costantemente sull’unico necessario: il Signore Gesù.


In questi mesi poi, (aprile e maggio), con don Roberto abbiamo iniziato la visita alle famiglie e la “benedizione delle case”: una preziosa opportunità di incontro, di conoscenza, di confronto. L’accoglienza che stiamo trovando è delle migliori: di questo vi ringraziamo! Sarebbe nostra intenzione proseguire anche nella prima parte dell’autunno, soprattutto tra settembre e ottobre. La comunità non ha perso il suo ritmo nell’esercizio della carità: se tanti sono i bisogni e le situazioni di indigenza, altrettante sono le risposte che, in modo diverso, si cerca di offrire. Può essere che non sempre ci siano risposte adeguate a necessità e situazioni che superano le nostre possibilità ma credo di poter affermare che vi è una sensibilità spiccata sull’aspetto della carità. Come comunità cristiana e come credenti non possiamo allentare la presa soprattutto di fronte a situazioni oggettive di difficoltà di tante nostre famiglie. Il tema della misericordia ha accompagnato e accompagnerà ancora il nostro percorso, in questo Anno Santo: diverse le possibilità che a livello di riflessione e di preghiera abbiamo avuto per approfondire il tema e farlo nostro. Il tempo dell’estate, sebbene con alcuni ritmi più distesi, non è meno significativo dal punto

di vista pastorale: penso alle esperienze estive per i ragazzi quali il Grest e il Campo Scuola, come occasioni forti di crescita e aggregazione che non possiamo e non dobbiamo sottovalutare. Penso alla liturgia quotidiana e domenicale … che non va in vacanza! Penso alla possibilità della preghiera che offriremo anche nel periodo estivo, il martedì sera, con la preghiera silenziosa e alle occasioni informali di incontro che, forse, la bella stagione può favorire. La ripresa autunnale sarà da subito vivace a motivo del trentesimo dell’Oratorio che mi auguro possa incontrare partecipazione e collaborazione di tutti, ma soprattutto possa consentire di riappropriarci di un luogo prezioso, ancora valido, qual è l’Oratorio, per l’aggregazione e la formazione umana e cristiana delle giovani generazione e non solo … Al di là delle iniziative che proporremo per festeggiare e celebrare questo compleanno significativo, ciò che maggiormente serve all’Oratorio è, però, la partecipazione di tutti, l’affetto e il legame, la passione educativa, la volontà di mettersi in gioco… E’ necessario crederci e lasciarsi coinvolgere. Vi auguriamo buona estate e vi assicuriamo il nostro ricordo e la nostra preghiera!

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LO VIDE E NE EBBE COMPASSIONE di don Marco D’Agostino

Riportiamo il testo della meditazione sulla parabola del buon samaritano, proposta da don Marco D’Agostino il 9 marzo scorso, durante la predicazione quaresimale. Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,25-37) In quel tempo un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il prossimo tuo come te stesso». E Gesù: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia

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stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ lo stesso». La parabola famosa del buon samaritano inizia con una domanda rivolta espressamente a Gesù: il dottore della legge è preoccupato di che cosa debba fare per ereditare la vita eterna. I precetti della Legge sono tanti (613) e la cosa importante, nella spiegazione di un Maestro della Legge, non è cosa da poco. La sua, a differenza di quella del demonio, non è una tentazione che vuole incastrare Gesù. La leggerei, piuttosto, nella logica del confronto, molto abituale al tempo, tra una tradizione scritta, la Legge, appunto e una orale, l’insegnamento dei rabbini. Dal testo evangelico, originalissimo nella risposta con la parabola raccontata da Gesù, emerge che la tradizione orale e l’uso della Legge, da parte di Gesù, non solo è conosciuto, ma anche interiorizzato. Gesù, sulla scena, appare come il Maestro che non solo “ricorda” Mosè e la sua legge (nella risposta: Ama Dio... e ama il prossimo Gesù è fedelissimo a Deuteronomio e Levitico), ma anche sa essere lui stesso Maestro di vita. Senza offesa verso Gesù, quindi, il suo insegnamento non è originale, almeno nella primissima parte della risposta. Le radici di ciò che dice affondano nella Legge di Mosè. Amare Dio (Dt 6,5) era il riassunto di tutta quanta la Legge. Il libro del Deuteronomio è una ricerca, quasi


Vincent Van Gogh, Il Buon Samaritano spasmodica, di Dio. Il popolo lo cerca, ma soprattutto è Dio che non vuole perdere il suo amato. La Legge, da osservare, da amare, fa da garanzia, o piuttosto nel dispiegarsi della storia, anche da sigillo, a una storia di fedeltà che è tutta sbilanciata per quanto riguarda l’amore e la fedeltà di Dio, ma è tutta mancante per le volte che l’uomo non è fedele agli appelli del Signore Dio. Ispirandosi anche al libro del Levitico (19,18) Gesù chiede al dottore che Dio non sia dimenticato, allo stesso modo del suo prossimo. Nell’accezione legale, per Mosè e i suoi interpreti, il prossimo è il correligionario, la persona che è prossima a noi, nella fede, nei costumi, nell’osservanza della Legge stessa che ci accomuna. Nessuno, quindi, lascia da solo un proprio fratello quando è nel bisogno. Fin qui nulla di nuovo. Ma quando il dottore chiede una rettifica a Gesù, l’insegnamento di Gesù parte in quarta. Qualcuno pensa che la parabola – non appartenendo alle fonti di Luca o alle fonti comuni dei vangeli, sia stata in certo senso giustapposta. Questo lo si ricava dallo spostamento della risposta rispetto alla domanda: il dottore chiede: chi è il mio prossimo e Gesù risponde dicendo: chi di questi tre ti è sembrato prossimo dell’uomo incappato nei briganti? Ma credo che la spiegazione di Gesù superi di molto le domande. La risposta di Gesù è di carattere sapienziale come spesso capita. Una risposta, cioè, che mette fine a ogni diatriba e contesa. Non c’è bisogno di altre spiegazioni dopo la parabola. Tu devi andare e fare. Imitare qualcuno che l’ha già fatto prima di te.

Una cosa interessante, come sempre, mi sembrano le azioni. Non insisterei troppo sui personaggi perché non sono essenziali al racconto antico che è sempre spinto in avanti dalle azioni. Quindi c’è anzitutto un uomo malmenato e picchiato. È il dato di fatto che compare sulla strada della vita. Un uomo che ha bisogno e che, sconosciuto ai presenti e ai passanti, con la sua situazione, chiede aiuto. Il lettore potrebbe pensare che quello è il suo prossimo. E già sarebbe un’interpretazione della Legge appena citata: chiunque trovo sul mio cammino, anche se sconosciuto, è un prossimo da aiutare. Ma il prosieguo ci invita ad andare ben al di là. Sacerdote e levita (nessuna colorazione morale sul loro conto!) passano oltre. La vita di quest’uomo non li interpella

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minimamente. Avranno altro da fare, altro da curare, altro da servire, ma la vita di quest’uomo non entra nella loro. Ben diversa è la situazione del samaritano. Le sue azioni sono tutte concentrate sull’uomo disteso a terra. Egli lo vede, gli si avvicina, scende, lo cura, versa sulle sue ferite olio e vino, lo carica, va all’albergo, paga di tasca sua e se ne va fino al suo ritorno. Le sue azioni divengono la vita mischiata con le sofferenze dell’uomo. L’accorgersi dell’altro diventa paradigma della sua stessa vita. Il suo viaggio, che ha avuto un’improvvisa e brusca interruzione, si trasforma nella risposta da dare al dottore della Legge. Essenziale, dunque, non sarà più chi è il prossimo, ma chi sono io nei confronti del mio prossimo. Come sempre le parabole vogliono andare in profondità. E il finale sconvolge sempre. Nessuno può restare indifferente davanti al comportamento di questo samaritano, uno straniero, un eretico, che decide di caricare e pagare di tasca sua per il poveretto incappato nei briganti. Essere prossimi, quindi, ha un suo prezzo. Impone una perdita. Dei denari da pagare, del tempo da spendere, della fatica da spezzare. Il sangue e il sudore del malcapitato devono mischiarsi coi vestiti, la vita e il tempo del samaritano. Non esiste amore senza coinvolgimento. Non esiste applicazione della Legge di Dio senza interesse per il fratello. Nella parabola di Gesù, dunque, si mischiano insieme amore di Dio e del prossimo. Quello che il samaritano ha fatto è quello che devo fare io, se ancora mi interessa la vita eterna che voglio avere. Quello che devo fare per ereditarla è quello che ha già fatto Dio raccogliendomi in mezzo alla

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strada e pagando di persona per ciò che sono io: uno sconosciuto che è stato soccorso. Uno incappato nei briganti. Proprio perché sono stato aiutato, caricato, soccorso, perché qualcuno ha pagato per me il necessario e anche di più, sono ora in grado di sentirmi “riconoscente”. Ciò che ho provato lo divento per gli altri. Sono stato prossimo perché anch’io lo divenga. Non ci si improvvisa “samaritani”. Non c’è bisogno di noi. Nessuno si deve inventare “casi” umani da soccorrere per sentirsi “a posto” e gratificato. Il malcapitato è “trovato” in mezzo alla strada. È quello. Non altri. Lui. Non i suoi fratelli. Il solo. Non tutti gli altri. Soccorrerlo è farsi “Cristo”. Mischiarsi con la sua vita è soccorrere Cristo. Duplice dono. L’aiutato diventa l’imitato. L’esempio l’aiuto per noi. Marco Ivano Rupnik, Il Buon Samaritano


IL MANTO DELLA MISERICORDIA di Alessandro Beltrami

Il Sub tuum praesidium, ossia “Sotto la tua protezione”, è la più antica poesia liturgica legata alla devozione mariana a noi nota. La sua prima testimonianza è infatti un papiro copto del III secolo, e da allora è sempre rimasta in uso. La versione italiana, tradotta dal latino, recita così: “Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, / Santa Madre di Dio: / non disprezzare le suppliche / di noi che siamo nella prova, / ma liberaci da ogni pericolo, / o Vergine gloriosa e benedetta”. Il testo originale greco, però, usa il termine eusplanchnía, letteralmente “il buon ventre materno”, le “viscere della benevolenza”: un concetto che il latino esprime con la parola misericordia. E infatti la versione del rito ambrosiano della preghiera, più vicina all’originale, canta proprio “Sub tuam misericordiam confugimus”. A ben vedere tra greco e latino c’è un interessante slittamento nella metafora dall’utero (si noti che il Sub tuum praesidium è una preghiera legata al tempo del Natale) al cuore. Questa qualità materna abbinata alla richiesta di protezione è rimasta però intatta nell’iconografia della Madonna della Misericordia. È un’immagine che per tutto il Medioevo e fino al Cinquecento ha avuto grande fortuna, e poi è un po’ tramontata (ma ritorna, ad esempio, nel grande mosaico di Aligi Sassu che decora l’abside della nostra cattedrale), ma che vale la pena riscoprire perché è quella in cui più di altre appare evidente come Maria prima ancora che “madre” sia “mamma”. In una apparizione, la Vergine dice a santa Brigida di Svezia (1303-1373): “Il mio ampio mantello è la mia misericordia. In verità, figlia mia, misericordiosa mi rese la misericordia di mio Figlio... Vieni tu dunque, figlia mia, e riparati sotto il mio manto”. Nell’omelia mattutina in Santa Marta del 15 aprile 2013 papa Fran-

cesco così diceva: “Noi preghiamo la Madonna che ci protegga, e nei tempi di turbolenza spirituale il posto più sicuro è sotto il manto della Madonna. È la mamma che cura la Chiesa. E in questo tempo di martiri, è lei un po’ – non so se si dice così, in italiano – la protagonista, la protagonista della protezione: è la mamma”. Ecco allora che la misericordia sotto cui i figli trovano rifugio è raffigurata dagli artisti come un manto che si allarga. Piero della Francesca, uno dei più grandi pittori di ogni tempo, intorno alla metà del Quattrocento ha rappresentato il manto come una sorta di grande tenda, di cui Maria è il pilastro. I fedeli, di ogni estrazione sociale, si dispongono non solo sotto il manto ma soprattutto attorno alla Vergine. Questa natura “architettonica” dell’immagine suggerisce perfettamente come quella tenda sia anche metafora della Madre Chiesa.

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LA PARROCCHIA, LABORATORIO ECCLESIALE di + Maurizio, Vescovo di Lodi

Riportiamo il testo dell’omelia tenuta dal vescovo Maurizio durante il Pellegrinaggio Giubilare Parrocchiale e il passaggio alla Porta Santa, il 10 aprile scorso. Vi accolgo nella gioia pasquale col parroco don Elia e con don Marco e don Roberto. Benvenuti nella cattedrale, la chiesa madre della diocesi, che formiamo attorno a Gesù, il Crocifisso che è Risorto per darci senza misura lo Spirito Santo. Ho proclamato davanti alla Porta Santa le sue parole, scritte nel Libro dell’Apocalisse: sto alla porta e busso; se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre, entrerò, cenerò con Lui ed egli con me. Quella porta è il segno di Dio Padre, che nel cuore trafitto del Figlio, è misericordioso, pronto al perdono, sempre grande nell’amore. Passare la porta è riaffermare che dal battesimo apparteniamo a Cristo: sepolti nella sua morte, liberati dal peccato originale e da ogni colpa, siamo risorti in Lui come figli. Il battesimo è la porta della Chiesa: chi appartiene a Cristo appartiene alla Chiesa. Egli è il capo e noi siamo le membra del suo corpo ecclesiale. Il perdono dei pecca-

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ti, affidato da Gesù agli apostoli col dono dello Spirito, ci raggiunge poi nel sacramento di guarigione che è la riconciliazione. Così ci è dato di riappropriarci in pienezza della vita battesimale. Rendiamo grazie a Dio. La peculiarità del Giubileo è, però, l’indulgenza, ossia la remissione della pena e di ogni ombra che il peccato porta con sé e l’aiuto a perseverare nella sequela cristiana. Gesù è l’indulgenza del Padre. Nel mistero ecclesiale, al quale siamo associati, tutto è grazia per Cristo, con Cristo e in Cristo. Così possiamo beneficiare in Lui anche dei frutti buoni che la docilità di Maria Santissima allo Spirito Santo e quella dei discepoli santi offrono a tutti per la comunione che ci lega allo stesso Signore. È comunione più forte della morte perché varca la terra e ci unisce fin d’ora al cielo. La preghiera per il Papa richiama la dimensione ecclesiale del Giubileo. Ho dedicato nella lettera giubilare il secondo approfondimento a questo dono e i vostri sacerdoti vi avranno preparato bene alla celebrazione odierna. Il passaggio della porta santa e la professione della fede devono


essere accompagnate dalla confessione e dalla comunione, ma anche dalla supplica perché lo Spirito Santo ci doni il distacco da ogni peccato per camminare nella novità pasquale. Raggiunti dalla misericordia del Padre potremo essere misericordiosi come Lui nella chiesa di Lodi e nella società in cui viviamo. Per voi di San Fereolo il Giubileo è un appello ad edificare il regno di Dio in un quartiere promettente, ma segnato dai problemi tipici di ogni città in questo cambio d’epoca. Innumerevoli povertà materiali e spirituali interpellano la carità cristiana e la sua fantasia e costanza. Coi vostri sacerdoti siete chiamati ad essere un laboratorio ecclesiale che anticipa il domani: la diversità cresce a livello religioso, culturale e sociale. È una ricchezza anche se l’incontro e la collaborazione non sono sempre facili. Non possiamo chiudere gli occhi, il cuore e le porte: saremmo travolti dalla storia che va comunque avanti in questa prospettiva. Entriamo in essa col lievito della risurrezione a risvegliare tanti cristiani, che hanno dimenticato l’appartenenza a Cristo e alla Chiesa impegnandoci insieme nelle opere di misericordia corporale e spirituale.

Scenderemo tra poco in cripta a venerare il corpo di San Bassiano, il patrono della città, della diocesi e della terra lodigiana. Ma anche patrono della vostra parrocchia insieme a San Fereolo. Ci accompagneranno loro sulle vie del pentimento e dell’amore pregando per noi al fianco della Madre di ogni Misericordia, che la tradizione ecclesiale invoca come porta del cielo. Ecco la sintesi: nel battesimo Cristo è la porta che il Padre spalanca davanti a noi; il battesimo è la porta della Chiesa; se camminiamo nella Chiesa giungeremo alla porta del cielo, che è Maria. Lei ci presenterà al Figlio Divino perché ci accolga nella Santa Città. Ma ora, nel pellegrinaggio terreno, ci accompagna giorno per giorno, specie nelle croci, avvicinandoci a quella del suo Figlio che tutte le santifica. La croce definitiva, che è il nostro morire, sarà il compimento del mistero pasquale in noi. Buon Giubileo. È l’inizio di un cammino da confermare con la fedeltà alla Messa e alla Confessione e poi nella testimonianza, secondo la vocazione di ciascuno, praticando le opere di misericordia. Per tutti i lodigiani, e perciò per l’intera parrocchia dei santi Bassiano e Fereolo, il mio ricordo nella Santa Eucaristia è quotidiano. Con la benedizione del Signore per i sofferenti e gli anziani, i piccoli e i grandi e i lontani. Grazie. Amen.

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I Santi della misericordia

MADRE TERESA DI CALCUTTA Sarà dichiarata Santa da Papa Francesco durante l’anno del Giubileo, il prossimo 4 settembre 2016. Nel giorno del suo compleanno Papa Francesco ha firmato il decreto con l’approvazione del miracolo avvenuto in Brasile aprendo la porta della santità per questa piccola grande donna che si è impegnata sempre per gli ultimi della società, ed ha provato a cambiare il cuore anche dei grandi della terra. Al piano terra della Mother House, la casa-madre nella Lower Circular Road di Calcutta, c’è la cappella semplice e disadorna dove dal 13 settembre 1997, dopo i solenni funerali di Stato, riposano le spoglie mortali di Madre Teresa. Fuori, nel fitto dedalo di viuzze, i rumori assordanti della metropoli indiana: campanelli di risciò, vociare di bimbi, lo sferragliare di tram scalcinati attraverso i gironi infernali della miseria. Dentro, invece, il tempo sembra fermarsi ogni volta, cristallizzato in una specie di bolla rarefatta: la cappella accoglie una tomba povera e spoglia, un blocco di cemento bianco su cui è stata deposta la Bibbia personale di Madre Teresa e una statua della Madonna con una corona di fiori al collo, accanto a una lapide di marmo con sopra inciso, in inglese, un versetto tratto dal Vangelo di Giovanni: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (15,12). Madre Teresa di Calcutta, al secolo Agnes

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Gonxha Bojaxhiu, era nata il 26 agosto 1910 a Skopje (ex-Jugoslavia, oggi Macedonia), da una famiglia cattolica albanese. A 18 anni decise di entrare nella Congregazione delle Suore Missionarie di Nostra Signora di Loreto. Partita nel 1928 per l’Irlanda, un anno dopo è già in India. Nel 1931 la giovane Agnes emette i primi voti prendendo il nuovo nome di suor Mary Teresa del Bambin Gesù (scelto per la sua devozione alla santa di Lisieux), e per circa vent’anni insegnerà storia e geografia alle ragazze di buona famiglia nel collegio delle suore di Loreto a Entally, zona orientale di Calcutta. Oltre il muro di cinta del convento c’era Motijhil con i suoi odori acri e soffocanti, uno degli slum più miserabili della megalopoli indiana, la discarica del mondo. Da lontano suor Teresa poteva sentirne i miasmi che arrivavano fino al suo collegio di lusso, ma non lo conosceva. Era l’altra faccia dell’India, un mondo a parte per lei, almeno fino a quella fatidica sera del 10 settembre 1946, quando avvertì la “seconda chiamata” mentre era in treno diretta a Darjeeling, per gli esercizi spirituali. Durante quella notte una frase continuò a martellarle nella testa per tutto il viaggio, il grido dolente di Gesù in croce: “Ho sete!”. Un misterioso richiamo che col passare delle ore si fece sempre più chiaro e pressante: lei doveva lascia-


re il convento per i più poveri dei poveri. Quel genere di persone che non sono niente, che vivono ai margini di tutto, il mondo dei derelitti che ogni giorno agonizzavano sui marciapiedi di Calcutta, senza neppure la dignità di poter morire in pace. Suor Teresa lasciò il convento di Entally con cinque rupie in tasca e il sari orlato di azzurro delle indiane più povere, dopo quasi 20 anni trascorsi nella congregazione delle Suore di Loreto. Era il 16 agosto 1948. La piccola Gonxha di Skopje diventava Madre Teresa e iniziava da questo momento la sua corsa da gigante. Il 7 ottobre 1950 la nuova Congregazione ottiene il suo primo riconoscimento, l’approvazione

diocesana. È una ricorrenza mariana, la festa del Rosario, e di certo non è casuale, dal momento che a Maria è dedicata la nuova famiglia religiosa. L’amore profondo di Madre Teresa per la Madonna aveva salde radici nella sua infanzia, a Skopje, quando mamma Drone, che era molto religiosa, portava sempre i suoi figli (oltre a Gonxha c’erano Lazar e Age) in chiesa e a visitare i poveri, ed ogni sera recitavano insieme il rosario. “La nostra Società – si legge nel primo capitolo delle Costituzioni – è dedicata al Cuore Immacolato di Maria, Causa della nostra Gioia e Regina del Mondo, perché è nata su sua richiesta e grazie alla sua continua intercessione si è sviluppata e continua a crescere”. La figura della Vergine ha ispirato lo Statuto delle Missionarie della Carità, al punto che ognuno dei 10 capitoli delle Costituzioni è introdotto da una citazione tratta dai passi mariani dei Vangeli. La Madonna è detta la prima Missionaria della Carità in ragione della sua visita a Elisabetta, in cui dette prova di ardente carità nel servizio gratuito all’anziana cugina bisognosa di aiuto. In aggiunta ai tre usuali voti di povertà, castità e obbedienza, ogni Missionaria della Carità ne fa un quarto di “dedito e gratuito servizio ai più poveri tra i poveri”, riconoscendo in Maria l’icona del servizio reso di tutto cuore, della più autentica carità. “I thirst” (ho sete), c’è scritto sul crocifisso della Casa Madre e in ogni cappella – in ogni parte del mondo – di ogni casa della famiglia religiosa di Madre Teresa. Questa frase, il grido dolente di Gesù sulla croce che le era rimbombato nel cuore la fatidica sera della

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“seconda chiamata”, costituisce la chiave della sua spiritualità. La figura minuta di Madre Teresa, il suo fragile fisico piegato dalla fatica, il suo volto solcato da innumerevoli rughe sono ormai conosciuti in tutto il mondo. Chi l’ha incontrata anche solo una volta, non ha più potuto dimenticarla: la luce del suo sorriso rifletteva la sua immensa carità. Essere guardati da lei, dai suoi occhi profondi, amorevoli, limpidi, dava la curiosa sensazione di essere guardati dagli occhi stessi di Dio. Attiva e contemplativa al tempo stesso, nella Madre c’erano idealismo e concretezza, pragmatismo e utopia. Lei amava definirsi “la piccola matita di Dio”, un piccolo semplice strumento fra le sue mani. Riconosceva con umiltà che quando la matita sarebbe diventata un mozzicone inutile, il Signore l’avrebbe buttata via,

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affidando ad altri la sua missione apostolica: “Anche chi crede in me compirà le opere che io compio, e ne farà di più grandi” (cfr. Gv 14, 12). Madre Teresa è scomparsa a Calcutta la sera del venerdì 5 settembre 1997, alle 21.30. Aveva 87 anni. Il 26 luglio 1999 è stato aperto, con ben tre anni di anticipo sui cinque previsti dalla Chiesa, il suo processo di beatificazione; e ciò per volontà del S. Padre che, in via del tutto eccezionale, ne ha voluto accelerare la procedura: per la gente Madre Teresa è già santa. Il suo messaggio è sempre attuale: che ognuno cerchi la sua Calcutta, presente pure sulle strade del ricco Occidente, nel ritmo frenetico delle nostre città. “Puoi trovare Calcutta in tutto il mondo – lei diceva –, se hai occhi per vedere. Dovunque ci sono i non amati, i non voluti, i non curati, i respinti, i dimenticati”. I suoi figli spirituali continuano in tutto il mondo a servire “i più poveri tra i poveri” in orfanotrofi, lebbrosari, case di accoglienza per anziani, ragazze madri, moribondi. In tutto sono 5000, compresi i due rami maschili, meno noti, distribuiti in circa 600 case sparse per il mondo; senza contare le molte migliaia di volontari e laici consacrati che portano avanti le sue opere. “Quando sarò morta – diceva lei –, potrò aiutarvi di più …”.


IL CUORE DI GESU’ di don Marco Avogadri

Abbiamo visto nella prima tappa del nostro cammino spirituale in questo straordinario Anno Santo della Misericordia come, effettivamente, la nostra situazione morale e spirituale desti “compassione” presso il Signore, anche se la nostra superbia non lo vuole assolutamente ammettere... Però, l’umile preghiera che abbiamo elevato al Signore quando siamo passati attraverso la Porta Santa della Cattedrale il dieci aprile scorso, ci ha fatto capire che se vogliamo dare il giusto valore alla nostra vita, alla nostra esistenza, dobbiamo deciderci di ritornare al Signore e riconciliarci con Lui, come il figlio prodigo della parabola. Ma perché è urgente questo “ritorno” al Signore? Ce lo dice il Signore stesso attraverso la parola di S. Paolo: “Ora Dio, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, ordina agli uomini che tutti e dappertutto si convertano, perché Egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare il mondo con giustizia, per mezzo di un uomo (Gesù) che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti”. (Atti 17, 30-31). Ma… perché desidera questa nostra “conversione”? Perché ci ama in un modo.... “scandaloso” come direbbe Enzo Bianchi, avendo voluto la dolorosissima morte del suo unico Figlio (Gesù) per poter dare a ciascuno di noi la possibilità di salvarci. Gesù, infatti, è l’Amore personificato del Padre. Papa Francesco nell’omelia di venerdì 27 giugno del 2014 (festa del S. Cuore) ha detto: “Dio

Marco Ivano Rupnik, Crocifissioni si è legato a noi, ci ha scelti, e questo legame è per sempre, non tanto perché noi siamo fedeli, ma perché Lui è fedele e sopporta tutte le nostre infedeltà, le nostre lentezze, le nostre cadute... L’amore fedele di Dio per il suo popolo si è manifestato e realizzato pienamente in Gesù Cristo, il quale, per onorare il legame di Dio con il suo popolo, si è fatto nostro schiavo, si è spogliato della sua gloria ed ha assunto la forma di servo. Nel suo amore, non si è arreso davanti alla nostra ingratitudine e nemmeno davanti al nostro rifiuto. Ce lo ricorda S. Paolo: “… Se noi siamo infedeli, lui – Gesù - rimane fedele, perché non può rinnegare sé stesso (2a Tim 2,13). Gesù rimane

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fedele, non tradisce mai: anche quando abbiamo sbagliato, egli ci aspetta sempre per perdonarci: è il volto del Padre misericordioso. Questo amore, questa fedeltà del Signore manifesta l’umiltà del suo cuore: Gesù non è venuto a conquistare gli uomini come i potenti di questo mondo, ma è venuto ad offrire amore con mitezza e umiltà. Così si è definito lui stesso: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. Il senso della festa del Sacro Cuore è quello di scoprire sempre più e di farci avvolgere dalla fedeltà umile e dalla mitezza dell’amore di Cristo, rivelazione della misericordia del Padre. Noi possiamo sperimentare ed assaporare la tenerezza di questo amore in ogni stagione della vita: nel tempo della gioia e della tristezza, della salute e della malattia. La fedeltà di Dio ci insegna di accogliere la vita come avvenimento del suo amore e ci permette di testimoniare questo amore ai fratelli in un servizio umile e mite...” Questo ha detto il Papa, ma Gesù che cosa dice? Apparendo un giorno a S. Margherita Maria Alacoque, una suora nata nel 1647 e morta nel 1690, Gesù disse, mostrando il suo cuore: “Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini e dai quali non riceve che ingratitudine e disprezzo!”. In seguito, in diverse apparizioni alla stessa suora, Gesù fece le seguenti promesse per coloro che avessero onorato il suo Cuore: 1) darò loro tutte le grazie necessarie per compiere bene i doveri del loro stato (quindi ai genitori l’aiuto per andare sempre d’accordo e per educare bene i figli); 2) porterò aiuto alle famiglie che si trovano in difficoltà e metterò pace nelle famiglie divise; 3) li consolerò nelle loro afflizioni;

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4) sarò il loro rifugio sicuro in vita e, specialmente, in punto di morte; 5) spargerò abbondanti benedizioni sopra tutte le loro opere; 6) i peccatori incalliti troveranno nel mio Cuore la fonte e l’oceano della mia misericordia; 7) riporterò le comunità religiose ed i singoli fedeli al loro primitivo fervore; 8) le anime fervorose giungeranno in breve ad una grande perfezione; 9) benedirò i luoghi dove l’immagine del mio Sacro Cuore verrà esposta ed onorata; 10) a coloro che lavoreranno per la salvezza delle anime darò il dono di convertire i cuori più induriti; 11) il nome di coloro che propagheranno la devozione al mio Sacro Cuore sarà scritto nel mio Cuore e non verrà mai cancellato.


Infine la grande promessa: 12) io ti prometto (ancora a S. Margherita), nell’eccesso della misericordia del mio Cuore che il mio amore onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicheranno il primo venerdì del mese per nove mesi consecutivi la grazia della penitenza finale (cioè, la salvezza dell’anima). Essi non moriranno in mia disgrazia, né senza ricevere i sacramenti, e il mio Cuore sarà per loro un asilo sicuro in quell’ora estrema”. Con queste promesse, Gesù dimostra chiaramente il suo desiderio di essere amato, onorato e pregato dagli uomini, anzi, una volta, alla stessa santa, apparve, lamentandosi delle ingratitudini degli uomini, chiedendole, in spirito di amore e di riparazione, la S. Comunione specialmente nel primo Venerdì di ogni mese. “Spirito di amore e di riparazione, ecco l’anima di questa Comunione mensile: di amore che cerca di contraccambiare l’ineffabile amore del Cuore divino verso di noi; di riparazione per le freddezze, le ingratitudini, il disprezzo con cui gli uomini ripagano tanto amore”. Gesù, quindi, promette che, chi ha fatto bene la pratica dei primi nove venerdì non morirà in peccato mortale (quindi non andrà all’Inferno). Che significa fare bene i primi nove venerdì? L’unica condizione, perché la pratica sia da considerarsi valida, è quella di ricevere le sante Comunioni non in stato sacrilego, cioè non si può ricevere Gesù se ci si trova in peccato mortale. Non dimentichiamo che quando noi siamo con il peccato mortale, noi facciamo “piangere” il Signore: è una cosa orrenda, ma, purtroppo, vera! S. Agostino afferma che nel Vangelo non leggiamo mai che Gesù abbia riso, ma che abbia pianto, sì. “Christus flevisse legitur, risisse, numquam!”. Infatti leggiamo nel Vangelo di Giovanni che Gesù per la morte dell’amico Lazzaro, “scoppiò in pianto” quindi Gesù ha pianto per dolore, per la sofferenza... Quando Filippo ha chiesto a Gesù: “Mostraci il Padre e ci basta”, Gesù ha risposto: “Chi ha visto me, ha visto il Padre. Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?”.... Quindi, anche il Padre ha pianto! Ecco l’orrenda verità! Una creatura che, con facilità, freddezza ed indifferenza arriva a far

piangere il suo Creatore... Se poi si tiene presente che questa creatura è mantenuta in vita dal suo Creatore che gli mantiene in movimento il cuore anche quando la creatura dorme, l’azione peccaminosa della creatura acquista un’enorme gravità. Il Signore infatti ha dato all’uomo l’intelligenza perché possa rendersi conto del valore delle sue azioni che dovrebbero essere indirizzate a Dio non per offenderlo, ma per amarlo, per ringraziarlo. Il catechismo di S. Pio X che gli anziani ricorderanno, alla domanda “Per quale motivo Dio ha creato l’uomo?” rispondeva molto chiaramente: “Dio ha creato l’uomo per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita per goderlo poi nell’altra (vita) in Paradiso”. In questo meraviglioso Anno Santo della Misericordia non possiamo concludere questa nostra seconda tappa senza riportare le parole che Papa Francesco ha pronunciato nella preghiera dell’Angelus del 15 novembre 2015: “Non dimentichiamo che la nostra meta finale è l’incontro con il Signore risorto. E io vorrei domandarvi: quanti di voi pensano a questo? Ci sarà senz’altro un giorno in cui io incontrerò faccia a faccia il Signore. E’ questa la nostra meta: questo incontro. Noi non attendiamo un tempo o un luogo, ma andiamo incontro ad una persona: Gesù. Pertanto, il problema non è “quando” accadranno i segni premonitori degli ultimi tempi, ma il farsi trovare pronti all’incontro. E non si tratta nemmeno di sapere “come” avverranno queste cose, ma “come” dobbiamo comportarci, oggi, nell’attesa di esse. Siamo chiamati a vivere il presente, costruendo il nostro futuro con serenità e fiducia in Dio. Il Signore Gesù non è solo il punto di arrivo del nostro pellegrinaggio terreno, ma è una presenza costante nella nostra vita: è sempre accanto a noi, ci accompagna sempre; per questo quando parla del futuro, e ci proietta verso di esso, è per ricondurci al presente. Egli si pone contro i falsi profeti, contro i veggenti che prevedono la fine del mondo vicina, e contro il fatalismo. Lui è accanto a noi sempre, cammina con noi, perché ci vuole bene.”

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MARIA MADRE DI MISERICORDIA di + Maurizio, Vescovo di Lodi

Il 2 maggio scorso il vescovo Maurizio ha celebrato l’Eucarestia in apertura del Mese di maggio nella zona artigianale. Di seguito pubblichiamo l’omelia tenuta durante la celebrazione. Cari amici, sono grato al parroco don Elia, a don Marco e a don Roberto per l’invito ad aprire il mese mariano. Nella preghiera del Regina Coeli noi figli invitiamo la Madre celeste a rallegrarsi perché Colui che ha portato nel grembo e donato al mondo è risorto e pensiamo alla Santa Città, tutti illuminati - noi pellegrini e quanti sono già arrivati - dalla stessa lampada, l’Agnello Immolato e Glorificato. Maria coltiva il respiro pasquale del popolo cristiano e poiché ieri i cristiani ortodossi e i cattolici di rito greco hanno celebrato la Pasqua, ora è a due polmoni il nostro respiro. Tanto più oggi che è memoria diSant’Atanasio di Alessandria, padre della chiesa copta e di quella universale. Preghiamo con Maria perché i discepoli del Crocifisso Risorto siano una cosa sola e il mondo creda. Ripetiamo l’invocazione di Gesù al Padre: ut unum sint! L’ho già raccomandata nel recen-

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te incontro all’Oratorio dedicato all’Oriente cristiano. Il nostro respiro è veramente pasquale se è, però, misericordioso. Maria vergine e regina è madre di misericordia: con questo titolo La preghiamo in questa Messa perché ci insegni i sentimenti di umiltà, mitezza e misericordia del suo Figlio. La prima lettura (Atti) ribadisce l’universalità della misericordia divina. L’acqua e il sangue scaturiti dal Cuore trafitto del Signore ci raggiungono in ogni messa, nel sacramento del perdono e negli altri sacramenti, per riportarci alla vita battesimale ed è destinata però all’intera umanità. Sono queste le meraviglie da annunciare a tutti i popoli (salmo 95): la misericordia, che nessuno e nulla esclude dal perdono se siano realmente pentiti. Il vangelo ci esorta poi a “rimanere” nell’amore


misericordioso di Dio. Il mese di maggio è caro alla devozione del popolo cristiano per questo rimanere con Maria nella gioia pasquale del Signore. Non a parole o nel desiderio soltanto, pur buono e sincero, bensì nella quotidiana osservanza dei comandamenti riassunti in uno solo, nuovo e tanto antico: amare Dio e il prossimo come Lui ama noi. Quel “come” vuol dire amare per primi; amare sempre; amare gratuitamente. Forse siamo disposti ad amare Dio perché ci ha amati in Cristo dall’eternità. Ma con chi lo vuole amare, Egli è molto chiaro: chiede di dimostrare l’amore a

Lui nei fratelli! Ma ci dona lo Spirito dell’amore perché quanto chiede sia possibile. Sta alla porta del cuore e bussa: vi ricordate il Giubileo che abbiamo condiviso in Cattedrale? Se apriamo, Egli non entra mai a mani vuote,bensì con lo Spirito Santo, che ci abilita ad amare Dio e il prossimo. Maria è madre di misericordia perché ci dà l’esempio e intercede affinché rimaniamo nell’amore cristiano autentico. Amando Dio e i fratelli in Lui, avremo la gioia e la pace “piene”, che solo il Signore garantisce e che nessuno potrà strapparci dal cuore. Siamo all’indomani del primo maggio, memo-

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A te, Vergine senza peccato, raggio riflesso del Verbo incarnato, il nostro cuore hai conquistato. Ricolma di grazia e di amore, sei la gioia del tuo Figlio Creatore. Vergine santa, stella mattutina, del cielo sei la regina. Maria, Madre santa, amore di tenerezza, accoglici con infinita dolcezza. Maria, Madre di Misericordia, concedi a tutti noi eterna gloria. Amen. (preghiera scritta da un ex carcerato) ria di San Giuseppe, sposo di Maria e patrono dei lavoratori, delle lavoratrici e dei datori di lavoro. Li ricordiamo e li incoraggiamo. Sono testimone della pena di chi non trova lavoro, ma anche di chi non vorrebbe licenziare padri e madri di famiglia, mentre ambirebbe di assumere dei giovani, che possano sognare e realizzare la

propria famiglia grazie ad uno stabile lavoro. Ci sono gli egoisti ma anche – per fortuna – buoni altruisti, che sono impediti dalla situazione nei loro tentativi di creare occupazione. In questa Santa Eucaristia nell’area industriale e artigianale della nostra città, desidero fare eco al giubileo del lavoro da poco celebrato in Cattedrale. Senz’altro preghiamo – intensamente – ma nel contempo ci impegniamo a coltivare tutta la possibile solidarietà verso chi ha perduto il bene del lavoro perché non perda la dignità e la speranza. Con la discrezione cristiana, che non fa pesare l’aiuto, e la fantasia della carità cercheremo come parrocchie e diocesi di sostenere famiglie e giovani, col fondo di solidarietà e sensibilizzando costantemente il mondo politico e sociale. Non dimentichiamo che si può rinunciare a qualcosa per garantire il necessario a tutti,compresi quanti sono costretti a lasciare la propria terra per sopravvivere alla violenza o alla miseria. Misericordia è dare il cuore ai miseri. Maria ci ricorda che è possibile. Lei col suo Figlio è totalmente impegnata in questa impresa. Col respiro pasquale e misericordioso del popolo di Dio potremo farci carico di questa sfida tanto umana da impegnare a fondo i cristiani. Amen.

Insieme al Grest un’altra esperienza significativa per l’estate dei più giovani è la proposta del Campo Scuola rivolto a tutti i ragazzi dalla 5a elementare alla 3 media. Insieme alle parrocchie di Sant’Alberto e del Borgo-Maddalena vivremo l’esperienza del campo a Moena in val di Fassa. Ingredienti della settimana come sempre: gioco, preghiera, divertimento, riflessione, animazione e tanta voglia di stare insieme e di conoscersi meglio. L’invito è ad iscriversi (c’è ancora qualche posto) al più presto e a non perdere questa bella occasione! Vi aspettiamo!

CAMPO SCUOLA IN VAL DI FASSA Moena - dal 3 al 9 Luglio 18 - camminiamo insieme


L’Associazione Amici di San Fereolo

DIARIO DEL MESE

L’ultimo periodo delle nostre attività, da Pasqua alla fine di maggio si è appena concluso ed è piacevole ricordare i tanti bei momenti che abbiamo trascorso insieme. Prima di tutto, il Giubileo, che abbiamo vissuto in due situazioni diverse: il 10 aprile con tutta la nostra Parrocchia e il 12 maggio con la Terza Età della Diocesi di Lodi. Il 14 e il 21 aprile hanno visto protagonisti due relatori che hanno catturato il nostro interesse: suor Marilena Borsotti, delle Figlie dell’Oratorio, ci ha parlato della vita di San Vincenzo Grossi e di ciò che ha saputo creare a vantaggio dei poveri e degli svantaggiati. L’erborista Giorgio Chiodin ci ha illustrato la dieta e i rimedi vegetali più adatti per i disturbi dell’anzianità. Abbiamo compreso che possiamo fare parecchio per il nostro corpo, in modo naturale, senza ricorrere sempre ai farmaci. L’ultimo giovedì di aprile ha visto la presenza di

un “insegnante” eccezionale: il nostro Vescovo Maurizio ci ha spiegato i contenuti e i valori delle Religioni orientali. Poi si è fermato a fare merenda con noi; è stato un momento molto piacevole e simpatico per tutti i presenti! È seguita ancora una lezione interessante: il 5 maggio Adam Ferrari ci ha mostrato e descritto, con l’ausilio di molte immagini, alcuni dei più bei palazzi nobiliari di Lodi. E’ particolarmente abile e chiaro nel modo di esporre gli argomenti che tratta, tanto da suscitare in noi curiosità e interesse. Ma è stato altrettanto coinvolgente anche don Elia, durante la sua Catechesi, il 19 maggio, con approfondimenti e rimandi ad alcuni brani del Vangelo, che ci hanno fatto riflettere. Infine, un bel pellegrinaggio a S. Maria di Campagna a Piacenza, molto sentito e vissuto. Anche lì il passaggio della Porta Santa per il Giubileo, poi il Rosario e la Santa Messa. Una buonissima merenda (grazie alle nostre pasticcere!) ha concluso la giornata … e siamo tornati tutti con molta serenità nel cuore. Ora ci aspetta un periodo di vacanza, ma, come ho detto sul pullman, non smettiamo mai di vivere la nostra cristianità e non mandiamo in vacanza la nostra fede! Arrivederci in autunno!

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Fotocronaca di vita parrocchiale

Dall’alto, in senso orario: la Prima Comunione (25 aprile), la Professione di Fede dei 1 gio); l’Invocazione dello Spirito in 5a Elementare (21 maggio); la Prima Confessione (3 Santa Cresima (15 maggio). Nella pagina successiva, sempre in senso orario, la proces Palme e le celebrazioni del Triduo Pasquale.

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14enni (6 mag3 aprile); la ssione delle

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! 6 1 0 2 t s e r

G l i a v i r r A

Biglietto, bagaglio, zaino e scarpe comode… è questo l’abbigliamento che i nostri ragazzi porteranno quest’anno al Grest 2016: “Per di qua”. È proprio il viaggio il tema del Grest 2016 che è già iniziato in questi giorni nel nostro oratorio. Un’avventura a tutti gli effetti per ragazzi, animatori e responsabili. Un viaggio pieno di entusiasmo, di colori, di gioia e anche con qualche salita un po’ faticosa. Ma sempre carichi e pronti ogni giorni per tutte le attività, i giochi, i laboratori e le esperienze di svago e divertimento che stiamo condividendo in questi giorni. Che dire… “Per di qua” è la strada giusta: quella di far vivere ai ragazzi della nostra parrocchia un’esperienza di crescita condivisa che lasci loro dei valori e lanci il messaggio cristiano anche attraverso l’esperienza del divertimento, del gioco e dello stare insieme. L’invito è ad iscriversi (c’è ancora posto!) e a partire tutti insieme “Per di qua”… per l’oratorio di San Fereolo che aspetta e spalanca le porte a tutti i nostri ragazzi! Buon viaggio a tutti! 24 - camminiamo insieme


del

i n n a ’ t n e r t I tro Oratorio nos

Come annunciato sull’ultimo numero del nostro “Bollettino”, grandi festeggiamenti si preparano per festeggiare il compleanno del nostro Oratorio. Questo il programma: - Domenica 11 settembre: Straoratorio e celebrazione della Festa di Maria Bambina. Apertura delle celebrazioni per il 30°. - Sabato 24 settembre ore 18.00: S. Messa nel Cortile dell’oratorio con l’apertura dell’anno catechistico e pastorale e con la presenza dei sacerdoti che hanno svolto il loro servizio pastorale nella nostra parrocchia. Al termine “apericena” per tutti. - Domenica 25 settembre nel pomeriggio: grande gioco per il quartiere (aperto a tutti grandi e piccini!). - Venerdì 30 settembre: Tavola rotonda su temi educativi per genitori e famiglie. - Sabato 8 e domenica 9 ottobre: Sagra di San Fereolo: Gran Galà dell’oratorio, giochi e una sorpresa per tutti!

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Cronache di sport

IL SOGNO DEL LEICESTER di Roberto Folletti

Tutti noi viviamo le nostre giornate con frenesia, di corsa, maciniamo gli eventi con un ritmo asfissiante, un impegno dopo l’altro, tutto in un respiro. Abbiamo un po’ perso, e nemmeno lo cerchiamo, il tempo per sognare. E’ il lato fanciullesco quello che abbiamo sepolto sotto un cumulo di pensieri e problemi che affollano la nostra mente e le nostre giornate... eppure il dono della vita che stiamo vivendo ha bisogno dei suoi sogni, quelli ad occhi aperti. Da bambino era tutto più facile... un po’ di fantasia e si volava via… molti erano chiaramente irrealizzabili, ma era bello sognare chimere e miraggi. La fine del 2015 e l’inizio del 2016 per una città inglese è stato un periodo in cui bambini, adulti ed anziani hanno fatto in trecentomila (tanti quanti sono gli abitanti) lo stesso sogno: vincere la Premier League (la serie A di calcio inglese). Un sogno nato poco a poco... La squadra della loro città, da cui prende il nome, il Leicester, solo l’anno prima si era salvata dalla retrocessione in maniera rocambolesca vincendo 7 gare nelle ultime 9 giornate. L’obiettivo di quest’anno doveva essere un campionato tutto proteso a cercare una problematica salvezza ed invece il sogno di una città si è trasformato, partita dopo

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Domenica 11 Settembre

Arriva la Straoratorio!

Sono da poco iniziate le vacanze ed è iniziato quel gran bel periodo che i ragazzi sognano tutto l’anno. Si parte per le vacanze. Qualcuno però sta già lavorando per il mese di settembre. E in quel mese della ripresa si correrà la ormai tradizionale “Straoratorio”: più precisamente la 23a edizione. Il percorso dovrebbe essere il classico standard utilizzato nelle scorse edizioni. Si svolgerà domenica 11 settembre; la vendita delle magliette inizierà domenica 4 settembre. Questo il programma: • ore 9.30 - ritrovo nel cortile dell’oratorio e S. Messa • ore 10.30 - partenza Straoratorio • ore 12.00 - premiazioni e rinfresco


partita, in favola, fino allo scudetto (il primo in 131 anni di storia): le più grandi e ricche squadre erano state battute! Una squadra formata dagli scarti delle altre società, da giocatori ritenuti mediocri o sulla via del tramonto come il ventottenne cannoniere che fino a cinque anni prima lavorava in fabbrica. Erano guidati da un mister italiano, Claudio

Ranieri, considerato l’eterno secondo. Nulla lasciava presagire ciò che sarebbe stato e nessuno (o quasi) avrebbe mai scommesso sulla vittoria del Leicester, ma invece stupirono tutti. La loro cavalcata fu indescrivibile e venne seguita dai media di tutto il mondo. A Leicester arrivavano lettere da ogni parte del mondo probabilmente perché vedere questa squadra nella parte di Davide che affronta Golia piaceva ed emozionava. Mentre la città sognava, la squadra lavorava con l’idea che un’occasione simile non sarebbe mai più capitata e per dimostrare al mondo cosa può ottenere un piccolo club con spirito e determinazione. Un’impresa, quella del Leicester (26 giocatori, 26 cervelli, ma un unico cuore), che offre una speranza per tutti i calciatori, o forse per tutti gli sportivi del mondo, che si sono sentiti dire di non essere abbastanza bravi. Alla fine se ci sono riuscite le Foxes di Leicester allora possono riuscirci anche loro. L’insegnamento è chiaro: non serve un grande nome, non servono i soldi, non serve un grande contratto ma solo una mente ed un cuore completamente aperti capaci di vincere la debolezza umana nel rinunciare. Le illusioni e le disillusioni sono dietro l’angolo ma davanti a certe imprese che ci scuotono, ci accorgiamo che... è bello sognare e che vale la pena crederci... e che forse se vogliamo trasformare il sogno in favola ci dobbiamo mettere d’impegno, lavorare, studiare, imparare, perseverare, sacrificarsi ma soprattutto amare ciò che si fa... tanto cervello e tanto cuore.

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GSO NEWS

Emozioni a mille quelle vissute dai nostri esordienti ad Orbassano dove hanno affrontato i pari età del Torino F.C. Il risultato, 8-0 per i Granata, inganna. I nostri non sfigurano e giocano da Toro contro i più quotati avversari. Grandissima prestazione di tutti. Paghiamo un po’ l’emozione iniziale ma non ci facciamo intimorire. Grandissimi ragazzi! Un’esperienza indimenticabile!

essere la salvezza ed invece giornata dopo giornata una rosa ridotta all’osso, guidata dalla panchina da Massimiliano Negri, è riuscita nell’impresa di qualificarsi ai play-off come terza classificata. Le semifinali dei play-off ci hanno messo di fronte il Pantigliate... Le ragazze hanno fatto l’impossibile ma le avversarie non ci hanno lasciato scampo. È sempre brutto fermarsi ad un passo da un sogno che ad inizio anno era irrealizzabile ma le emozioni vissute dalle nostre ragazze e da tutto lo staff vanno oltre questo eccellente risultato. Non abbiamo alcun dubbio... chi ha vissuto questa annata, sono certo, non la dimenticherà tanto facilmente perché vale molto di più di uno scudetto.

A un passo da un sogno

SanFeCup

Emozione “granata”

L’obiettivo iniziale delle nostre ragazze doveva

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Dal 3 al 30 giugno il GSO San Fereolo ha organizzato con il patrocinio del comune di Lodi la seconda edizione della SanFe Cup. Vi hanno partecipato 28 squadre e più di 350 atleti dai 5 ai 12 anni. Una grandissima manifestazione che ci ha permesso di ricordare due giovani molto vicini alla parrocchia ed al nostro gruppo sportivo: Marco Torchia ed Angelo Ronca a cui sono stati dedicati rispettivamente il torneo dei piccoli amici e quello degli esordienti.


LA VOSTRA GENEROSITA’ Il bilancio 2015 Rendiamo note alcune voci essenziali del bilancio 2015, che abbiamo regolarmente presentato alla Curia diocesana il 19 marzo scorso dopo essere stato approvato dal Consiglio Affari Economici della Parrocchia, nel raffronto con l’esercizio precedente del 2014 (importi in euro).

Le entrate del trimestre marzo – maggio 2016 Comunichiamo anche le principali voci in entrata relative al trimestre marzo - maggio 2016. • Offerte settimanali:13.346,10 • Offerte per la Chiesa del Sacro Cuore: 13.625,00 • Offerte in occasione della Comunione agli anziani nelle case: 625,00 • Offerte da battesimi e funerali: 1.520,00 • Offerte dalla benedizione delle case: 3.350,00

Le uscite del trimestre marzo – maggio 2016 Quindi le voci principali in uscita relative allo stesso periodo (marzo – maggio 2016). • Utenze (Enel – gasteleriscaldamento – acqua …): 24.054,06 • Rata mutuo (31 marzo 2016):10.100,84 Il 30 giugno provvederemo al pagamento della prossima rata di 10.100.

In prospettiva … Ci premerebbe effettuare alcuni lavori di manutenzione ordinaria, per lo meno la tinteggiatura del locale bar – accoglienza dell’Oratorio, anche in vista della celebrazione del 30° anniversario. In occasione della Straorato-

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rio e del 30° dell’Oratorio sarà organizzata una sottoscrizione a premi: anche questo è un modo per sostenere la vita dell’Oratorio.

Una possibilità che non costa nulla … La scelta di devolvere il 5xmille al GSO è una possibilità reale di sostenere l’attività sportiva oratoriana e quindi di sgravare la parrocchia di costi onerosi relativi alle utenze di palestra e spogliatoi. Basta apporre sul modello della dichiarazione la firma ed il seguente:

Codice Fiscale: 925 036 301 51

FamigliexFamiglie Ci preme rilanciare l’iniziativa “famigliexfamiglie” a sostegno delle numerose situazioni famigliari di indigenza della parrocchia e rendere noto il dettaglio relativo all’anno 2015, durante il quale sono stati erogati euro 7.330 in interventi finalizzati all’integrazione di spese per affitti, utenze, spese mediche, servizi scolastici, … Le famiglie che intendono sostenere l’iniziativa possono effettuare direttamente un bonifico sul conto corrente della parrocchia presso Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza

IBAN: IT05J0623020303000046238840

Riconoscenza Infine, in modo semplice ma sincero, vogliamo raggiungere tutti e ciascuno con il grazie per la

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costante attenzione con cui accompagnate e sostenete le attività parrocchiali. Il Signore ve ne renda merito!

IN LUGLIO E AGOSTO CAMBIANO GLI ORARI DELLE MESSE Come ogni anno le Messe sia feriali che festive nei mesi di luglio e di agosto hanno un leggero cambiamento di orari. Ecco allora gli orari dei mesi di luglio e di agosto: Giorni feriali - ore 8,30 a S. Fereolo - ore 18,00 al S. Cuore E’ sospesa la S. Messa delle 18 a San Fereolo Sabato - ore 8.30 a San Fereolo - ore 17.00 al S. Cuore - ore 18.00 a San Fereolo Giorni festivi S. Fereolo: - ore 8,00 - ore 11,30 - ore 18,00 S. Cuore: ore 10,30 E’ sospesa la S. Messa delle 9 al S. Cuore Questi orari estivi inizieranno con il primo di luglio e con il primo di settembre si ritornerà ai soliti orari.


IL PERCORSO DELLA VITA BATTESIMI • FATIGATI LINDA di Massimo e Cota Roberta • BACANI PRINCESS MARY di Midler Rodolfo e Palaganas Milany • LORANDI MATILDE di Paolo e Wraga Katarzyna Anna • BIFFI FEDERICO di Matteo Giovanni e Miragoli Bruna • FABBRICATORE JACOPO di Francesco e Marone Daniela • CARUSO NICOLO’ di Giuseppe e Starnari Mia • FUSCO REBECCA di Roberto e Albanesi Simona • GENERALI LUDOVICA di Giancarlo e Bignami Noemi • GNOCCHI CRISTIAN di Gabriele e Fassoli Federica • LENA CHLOE di Antonio e Selvatico Federica • VISCUSO ASIA di Antonino e Concardi Stefania

DEFUNTI • BRAMINI FRANCESCO di anni 75 • FASOLI PIERLUIGI di anni 67 • DIVINO EMIDIO di anni 78 • GAZZINI FLORES di anni 92 • DE GRADI GIOVANNA di anni 84 • FERRARI MATTEO di anni 41 • CASSINELLI ROSA di anni 92 • ZANELLA ANTONIETTA di anni 86 • MIRCO FRANCA di anni 64 • PIZZI ENRICHETTA di anni 95 • STALVOLTI GERMANA di anni 73 • SPOLDI LUIGIA di anni 89

Brunati Teresa di anni 82

Gaggiani Clelia di anni 94

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Parrocchia dei Santi Bassiano e Fereolo per contattarci:

don Elia: tel. 0371-30658 don Roberto: tel. 0371-36345 don Marco: tel. 0371-438540 Caritas parrocchiale: via della Marescalca 3 ▪ tel. 0371-430885 Gruppo Sportivo Oratorio: via Salvemini 5 ▪ tel. 0371-31964 Coordinatore Sportivo: Roberto Folletti tel. 339-1452918 e-mail: doneliacroce@libero.it sito web: www.sanfereolo.it e-mail Caritas Parrocchiale: caritassanfereolo@gmail.com

i servizi della Caritas parrocchiale: Ambulatorio infermieristico

lunedì – mercoledì – venerdì dalle ore 9 alle 10

Doposcuola

martedì - giovedì dalle 17 alle 18,30 mercoledì - venerdì dalle 14,30 alle 16

Distribuzione vestiti

martedì – giovedì dalle ore 9 alle 11

Servizio anziani ammalati e infermi mercoledì – venerdì dalle ore 9 alle 11,30

Aiuto generi alimentari una volta al mese

Centro d’ascolto

Mercoledì – venerdì dalle ore 9 alle 11

Servizio pratiche A.C.L.I.

Secondo e quarto mercoledì del mese dalle 9,30 alle 11

Prenotazione esami e visite mediche

mercoledì dalle 9 alle 10 - venerdì dalle 9 alle 11


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