Camminiamo Insieme Natale 2022

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camminiamo insieme

Bollettino della Parrocchia dei Santi Bassiano e Fereolo Lodi Natale 2022 - n. 427 pro manuscripto

La tregua del Natale

Natale 1914: la prima grande guerra è iniziata da qualche mese. Le cronache, accertate dagli storici, narrano di una tregua sul fronte di guerra, ad Ypres, nel Belgio, dove soldati tedeschi e britannici combattono e si uccidono. Una tregua decisa dal basso, dalle truppe che, nel freddo rigore delle trincee, in quella notte di Natale cominciano a cantare i tradizionali canti natalizi. Ne segue un incontro tra “nemici” che, per un giorno, si scambiano auguri e piccoli doni fino ad improvvisare una partita a calcio, capace di unire lingue e tradizioni differenti. Sarebbe una bella storia, ma è durata un giorno, e il primo conflitto mondiale negli anni successivi porterà alla perdita di 15 milioni circa di vite umane.

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Sarebbe una bella storia, ma anche oggi, alle porte del Natale, assistiamo ad un sanguinoso conflitto e non sappiamo se vi sarà una tregua di Natale. Anche noi, però, rischiamo di considerare il Natale come una tregua, come una parentesi: “stacchiamo”, per così dire, dai frenetici ritmi ordinari, e ci consegniamo al clima delle feste, per ritornare, di lì a poco, al freddo rigore di gennaio e di nuovo immersi nella battaglia della vita. Tregua finita; chiusa parentesi; punto e a capo.

Ma il Natale, quello che celebrano i cristiani, intendo dire, non è una tregua e non è una parentesi destinata a chiudersi nel giro di breve tempo. No, il Natale ha il carattere di una definitività perché Dio entra nella storia degli uomini per restarvi, non per fare qualche giorno di vacanza.

Si chiamerà “Emmanuele” che significa Dio con noi: con noi per sempre, fino alla fine dei nostri giorni.

Allora celebrare il Natale significa riprendere consapevolezza di questa Presenza, significa aprire nuovamente il cuore a questa Presenza, qualora l’avessimo trascurata o abbandonata.

Il giorno di Natale tramonterà ovviamente, come ogni altro giorno, e si spegneranno le luci delle feste, ma la sua Presenza, quella no: rimane sempre con noi. Ed il modo più efficace che il Signore ha scelto per restare con noi sempre, è l’Eucarestia: la domenica è il giorno in cui, nella celebrazione dell’Eucarestia, noi ritroviamo la gioia di una Presenza che non ci abbandona.

Se è vero che “non è sempre Natale”, è pur vero che Lui rimane sempre con noi. È la nostra certezza, che alimenta la speranza in tempi non facili, come quelli che stiamo vivendo.

È il nostro augurio: Buon Natale!

Il vostro parroco don Elia, con don Roberto e don Angelo

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Natale in parrocchia

CELEBRAZIONI

Quelle contrassegnate con l’asterisco * vengono trasmesse in diretta streaming sul canale YouTube della parrocchia.

Sabato 24 dicembre Vigilia del Santo Natale

Ore 21.30* - Solenne Veglia e Santa Messa della Notte di Natale (al Sacro Cuore).

Domenica 25 dicembre Solennità del Natale del Signore

Sante Messe:

A San Fereolo: ore 8.30 - ore 18.00

Al Sacro Cuore: ore 10.00* - ore 11.30

Lunedì 26 dicembre

Festa di Santo Stefano Ottava del S. Natale

Sante Messe:

A San Fereolo: ore 8.30

Al Sacro Cuore: ore 10.00. Celebrazione presieduta dal Mons. Egidio Miragoli, vescovo di Mondovì. E’ sospesa quella delle ore 18.00.

Sabato 31 dicembre

Te Deum di Ringraziamento di fine anno Ottava del S. Natale

Ore 17.30* - Solenne Santa Messa di Ringraziamento (al Sacro Cuore).

Domenica 1° gennaio 2023

Solennità Maria SS. ma Madre di Dio Ottava del S. Natale Giornata mondiale per la pace Sante Messe: A San Fereolo: ore 8.30

Al Sacro Cuore: ore 10.00 - ore 11.30 Ore 18.00* - Solenne Santa Messa per la Pace. (al Sacro Cuore)

Giovedì 5 gennaio

Ore 17.30 - Santa Messa pre festiva della Solennità dell’Epifania (al Sacro Cuore). E’ sospesa quella delle ore 8.30 a San Fereolo.

Venerdì 6 gennaio Solennità dell’Epifania del Signore

Sante Messe:

A San Fereolo: ore 8.30 Al Sacro Cuore: ore 10.00* - ore 11.30 E’ sospesa quella delle ore 18.00.

Ore 16.00 - Rito della Benedizione dei Bambini a San Fereolo

Sabato 7 gennaio

Ore 17.30 - Santa Messa pre-festiva della Festa del Battesimo di Gesù (al Sacro Cuore).

Domenica 8 gennaio Festa del Battesimo di Gesù Sante Messe: A San Fereolo: ore 8.30 - ore 18.00 Al Sacro Cuore: ore 10.00* - ore 11.30

CONFESSIONI

y Sabato 17 dicembre: 9.30 - 11.00 (a San Fereolo)

y Domenica 18 dicembre: durante le S. Messe y Martedì 20 dicembre: 18.30 (adolescentipresso la parrocchia di Sant’Alberto)

y Mercoledì 21 dicembre: 9.30 - 11.00 (a San Fereolo)

y Mercoledì 21 dicembre: 20.45 (giovani e adulti - a San Fereolo)

y Venerdì 23 dicembre: 16.00 (5a elementare e medie)

y Sabato 24 dicembre: 9.00 - 11.30 e 15.3018.30 (a San Fereolo)

Si raccomanda di anticipare quanto prima la celebrazione della Riconciliazione.

Betlemme, la casa del pane

Betlemme casa del pane. Eppure non sembra esserci nella storia dell’arte un’opera – o meglio una iconografia –che leghi in maniera esplicita Natività ed Eucaristia: è difficile trovare, insomma, una “Natività eucaristica”. Il rapporto tra i due momenti, eppure, c’è e va trovato più in profondità. Paradossalmente ci aiutano in questo senso alcune immaginette sacre, prive di valo-

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re artistico ma che nella semplicità della rappresentazione mostrano un Gesù Bambino “osteso” da Maria come un pane eucaristico al di sopra di una mangiatoia “da presepe” colma di paglia.

Non sempre ricordiamo che “presepe” in latino significa proprio “mangiatoia”, “greppia”: dove gli animali consumano il pasto. Gesù è appena nato ed è accostato immediatamente al cibo. È un elemento su cui gli artisti non di rado sorvolano: più facilmente viene rappresentato disteso su un lenzuolo bianco sopra un po’ di paglia, o ancora sopra un lembo del manto della madre, in questo caso sulla nuda terra. A mostrare in modo irrevocabile la mangiatoia è Giotto, il cui realismo mistico non declina mai in favola. Nella Natività della cappella degli Scrovegni, a Padova, una giovane donna aiuta Maria a deporre il piccolo Gesù nella greppia, davanti a un bue e un asino ai quali è stato “sospeso” il pasto. La mangiatoia è una culla, certo scomoda e improvvisata (“Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”), ma è anche un rifugio: la mangiatoia è la prima “casa” di colui che si fa pane. Allora, in un certo senso, la mangiatoia di Betlemme è anche il primo altare. C’è però anche un altro elemento che lega le immagini della Natività e l’Eucaristia, ed è il costante rapporto iconografico tra il momento della nascita di Gesù e quello del suo sacrificio. Nelle immagini del Natale, infatti, sono sempre presenti, come sfondo implicito, la Croce e la Passione. Ci sono Natività avvolte da uno strano tono serio, persino funebre; in altre la Madonna appare profondamente triste. Torniamo a Giotto: è chiaro che quella mangiatoia è anche una tomba e le fasce che avvolgono Gesù sono il suo sudario.

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Quando gli artisti dipingono il Bambino a terra lo mostrano come sarà sul Golgota una volta deposto. Talvolta la mangiatoia è sostituita con un asse di legno: il presepe è la croce. Non è semplicemente una anticipazione di ciò che accadrà, non c’è un prima e un poi: è proprio impossibile separare i momenti.

Non solo non si dà Natale senza Pasqua, né Pasqua senza Natale, ma tutti gli istanti della storia di Gesù si condensano in un solo grande “punto”, che si scioglie davanti ai nostri occhi come racconto solo perché diventi più comprensibile. Quando Gesù nasce è già la croce ed è già la Pasqua. Tutto questo non è una invenzione degli artisti, ma è proprio della riflessione della teologia, fin dagli inizi.

Torniamo al testo che guida la riflessione della nostra parrocchia verso il Natale, al Commento al Salmo 95 di san Girolamo, il Padre della Chiesa che nel IV secolo tradusse la Bibbia in latino, e allarghiamo la citazione di qualche riga: «Cosa dice il Vangelo? Se non portate la mia croce e non mi seguite ogni giorno… (Lc. 14, 27). Notate cosa dice! Se un animo non è affezionato alla croce, come io alla mia per amor vostro, non può essere mio discepolo. Felice colui che porta nel suo intimo la croce, la risurrezione, il luogo della nascita e dell’ascensione di Cristo! Felice chi ha Betlemme nel suo cuore, nel cui cuore, Cristo nasce ogni giorno! Che significa del resto “Betlemme”? Casa del pane. Siamo anche noi una casa del pane, di quel pane che è disceso dal cielo. Ogni giorno Cristo viene per noi affisso alla croce».

So-stare con te

Il tema dell’Assemblea parrocchiale

È stato questo il tema dell’Assemblea parrocchiale che si è tenuta domenica 23 ottobre, voluta e preparata dal Consiglio Pastorale Parrocchiale. Come è nata l’idea dell’Assemblea? Perché un’Assemblea parrocchiale? Eravamo a giugno scorso; il Sinodo era appena concluso e si desiderava che non restasse riservato a pochi addetti ai lavori ma fosse condiviso il più possibile. Prima ancora, però, il desiderio, l’istanza emergente, era quella di capire come attuare un’apertura sempre maggiore nei confronti della comunità cristiana.

La proposta di una Assemblea ci sembrava quella immediatamente fruibile. Ma su quale tema in particolare? Il Sinodo aveva affrontato tutti gli aspetti della vita pastorale: a quale dare la priorità?

La scelta è caduta sulla centralità

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dell’Eucarestia domenicale. Sia perché la pandemia ha portato ad evidenza in maniera esponenziale ciò che già prima soggiaceva nei cuori in maniera forse un po’ sopita: l’Eucarestia domenicale anche per coloro che si dichiarano cristiani non è più percepita come un bene, come un dono, e anche come una necessità, nel ritmo settimanale della vita. E anche su invito del Vescovo che, in questo anno post-sinodale ha chiesto alle parrocchie di rimettere a tema il riferimento eucaristico e la sua centralità.

Di fatto l’Assemblea parrocchiale è stata una bella condivisione anzitutto di tre esperienze significative:

• il Sinodo stesso, del quale sono stati parte attiva alcuni parrocchiani.

• il pellegrinaggio dei giovani in Terra Santa, nella scorsa estate;

• il Congresso Eucaristico Nazionale di Matera, della cui delegazione diocesana faceva parte una coppia della nostra parrocchia.

La narrazione di queste tre esperienze ha riscaldato i cuori dei presenti: è bello ed è anche utile, talvolta, condividere, nella forma della narrazione, le esperienze di alcuni, che fanno bene a tutti. Quindi l’intervento di Elena Bulzi ci ha

provocati sul significato dell’Eucarestia, sulla sua centralità, sul senso della domenica, riconsegnandoci, per così dire, l’Eucarestia domenicale come un bene da custodire e da trasmettere. Siamo “depositari” di un bene grande, che ci educa e ci chiama ad educare alla gratitudine, alla comunione, alla missione. La terza parte dell’Assemblea si è dedicata all’ascolto, divisi in gruppi, perché si è ritenuto che proprio l’ascolto del vissuto di ciascuno fosse parte integrante dell’iniziativa nella possibilità di dare voce a tutti e di raccogliere esperienze, domande, riflessioni, attese da parte dei presenti. In tutti i gruppi è emersa la domanda e la preoccupazione sul come ricollocare l’Eucarestia al centro; è emersa la necessità di relazioni vere che consentano alle persone di incontrarsi e di uscire da un isolamento e da una solitudine: il bisogno di comunione e di comunità; è emerso il fatto che l’Eucarestia domenicale, oltre che un punto di partenza, può essere il punto di arrivo di un percorso che possa nascere da un incontro autentico tra le persone.

Il Consiglio Pastorale è tornato a riflettere su quanto emerso nel confronto e ha ritenuto opportuno rimettere in circolo alcune convinzioni e alcune domande: ecco il senso dei messaggi che in ogni domenica di Avvento hanno cominciato a circolare sui social, in bacheca, e su tutti i circuiti di comunicazione. Una foto, uno slogan una domanda: un giorno per illuminare la notte del cuore. Che cos’è per te la domenica? È la domanda che lasciamo anche a quanti leggeranno queste righe.

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Una famiglia alla riscoperta del gusto del pane

Se ci avessero chiesto qualche settimana fa, prima di partire per Matera, con quale stato d’animo avessimo affrontato questo viaggio, credo avremmo sicuramente risposto: “Curiosità”. Non avevamo mai visitato una città che tutti ci dicevano essere incantevole, quasi magica; non eravamo mai stati delegati ad un congresso eucaristico che già solo nel nome sembra un incontro fatto per teologi o super ferrati della

materia; non avevamo mai partecipato ad un evento così importante come coppia e quindi c’era la curiosità di capire

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cosa c’entravamo noi e cosa ci potesse lasciare una cosa del genere; c’era infine la curiosità di vedere il Santo Padre da vicino.

Insomma, un bel concentrato di pensieri positivi che stimolavano in noi quella sana voglia di lasciare aperta una porta e vedere cosa sarebbe accaduto.

Piano piano, momento dopo momento, incontro dopo incontro questa curiosità ha lasciato il posto allo stupore: stupore nello scoprire che chi partecipava a questo congresso era gente normale che portava la sua esperienza, le sue fatiche, le sue fragilità, la sua gioia; stupore nel vedere come, solo abbassando un po’ il ritmo della vita frenetica che credo ogni famiglia oggi vive, si potesse riscoprire e assaporare il gusto di piccoli gesti quo-

tidiani come una colazione consumata con calma chiacchierando con gli amici che erano lì con noi confrontandosi su temi che solitamente uno difficilmente affronta, oppure una passeggiata tra i sassi di Matera ripensando a quanta operosità, amore, sacrificio, dedizione e cura ci possano essere stati tra coloro che hanno costruito dal niente una città come questa, o ancora la possibilità di entrare in una delle tantissime chiese della città e sostare anche solo 10 minuti davanti all’Eucarestia in un silenzio quasi surreale, ma quasi assordante per tutto quello che ci si poteva trovare dentro; ancora stupore nello scoprire, grazie alle catechesi che ci sono state offerte e ai momenti di confronto che abbiamo vissuto, come fosse possibile

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che in qualcosa di quotidiano, comune e quasi scontato come il pane ci potessero in realtà stare così tante cose: la storia del pane riguarda tutta la storia dell’umanità abbracciando terre e popoli diversi, il pane dipende da tanti fattori (tipo di farina, lievito, tipo di acqua, tipo di lavorazione fatta dall’uomo), ci sono tantissimi tipi di pani diversi ma tutti richiamano l’ospitalità, la condivisione, il dono, l’unità, la comunione, la vita ma anche divisione e guerra; infine stupore nel vedere come il gesto compiuto da Gesù di spezzare il pane e condividerlo con i discepoli sia ancora oggi, a distanza di quasi 2000 anni, qualcosa di straordinario, dirompente e capace di infiammare i cuori delle persone. Ed è proprio questa la certezza che ci siamo portati a casa da Matera: se sapremo riscoprire nella nostra Chiesa di Lodi, nella nostra comunità, nella nostra vita quotidiana, nelle nostre famiglie, nelle fatiche e nelle prove di ogni giorno, la forza, la gioia e il gusto di quel Pane che ci è stato donato gratuitamente e che tutte le domeniche torniamo ad incontrare nell’Eucarestia, allora, forse, sapremo lasciarci trasformare dall’incontro con Lui e riusciremo a vivere fino in fondo quella sinodalità che deve caratterizzare il nostro essere Chiesa nel mondo

e per il mondo. Già perché troppo spesso l’Eucarestia domenicale è come il pane sulla nostra tavola: scontata, non lascia il segno, non ci trasforma come invece dovrebbe essere, perché è mediante l’Eucarestia che lo Spirito agisce in ognuno di noi e nella nostra comunità. Nel sacramento del dono che Gesù fa di sé stesso, ognuno di noi impara ad essere dono per gli altri. Certo, nell’Eucarestia domenicale, dobbiamo lasciarci toccare; all’Eucarestia domenicale dobbiamo partecipare, non solo andare; dobbiamo prendere parte, essere parte e ognuno deve fare la sua parte: anche questo è sinodalità. A questo proposito ci piace ricordare la frase conclusiva pronunciata dal cardinal Zuppi, presidente della CEI, al termine della messa presieduta dal Santo Padre e che, secondo noi, sintetizza molto bene tutte queste parole: “la messa finisce con un’espressione precisa: andate in pace! E non: sedetevi in pace”. (Nella foto a sinistra, la rappresentanza della chiesa lodigiana).

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GMG Lisbona 2023

«Il tempo di alzarci è adesso! Alziamoci in fretta!». È l’appello che Papa Francesco ha rivolto ai giovani nel messaggio per la XXXVII Giornata mondiale della Gioventù che è stata celebrata in tutte le diocesi il 20 novembre scorso. Questo messaggio farà da sfondo per la prossima GMG di Lisbona in programma dal 1° al 6 agosto 2023.

Papa Francesco ha scelto l’icona evangelica della Visitazione insistendo su verbi come “alzarsi”, “svegliarsi”. Ha chiesto ai giovani di essere “in movimento, non immobili davanti allo

specchio a contemplare la propria immagine o “intrappolati” nelle reti» proprio come ha fatto Maria che si è messa in cammino e ha affrontato un viaggio faticoso per andare ad aiutare la cugina Elisabetta nel momento del bisogno. “Maria”, dice Papa Francesco, «non perde tempo a cercare l’attenzione o il consenso degli altri – come accade quando dipendiamo dai “mi piace” sui social media –, ma si muove per cercare la connessione più genuina, quella che viene dall’incontro, dalla condivisione, dall’amore e dal servizio».

Anche la nostra parrocchia propone ai giovani la possibilità di mettersi in cammino verso Lisbona. Abbiamo già partecipato ad un incontro diocesano che ha dato il via al cammino di preparazione, poi alla veglia dei giovani. Ora la proposta lanciata dall’Ufficio diocesano di pastorale giovanile attende la risposa dei giovani che vogliano incontrare i loro coetanei di tutto il mondo per vivere una settimana di gioia ed entusiasmo nella fede.

Il Papa condivide con i giovani il «sogno» che «possiate sperimentare nuovamente la gioia dell’incontro con Dio e con i fratelli e le sorelle», per «sperimentare la presenza di Cristo risorto nella propria vita, incontrarlo “vivo”». Ci auguriamo che l’invito sia colto dai nostri giovani: la GMG può dirsi iniziata, mettiamoci in cammino anche noi!

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“Come Maria, abbiate fretta di andare verso l’altro” don Roberto Abbà
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La professione di fede dei 19enni

Sabato 20 novembre sei giovani della nostra parrocchia hanno celebrato in Cattedrale la Professione di fede dei 19enni insieme ai loro coetanei e con tutti i giovani provenienti dalle parrocchie della diocesi durante la Veglia per la 37° giornata mondiale della gioventù presieduta dal Vescovo Maurizio. Nella cornice suggestiva della Cattedrale illuminata da tante luci colorate il vescovo Maurizio, commentando la pagina della Visitazione di Maria ad Elisabetta, ha ricordato ai giovani

di non smettere mai di camminare nella strada della fede che è una strada piena di incontri di gioia, come hanno sperimentato Elisabetta e Maria nel piccolo villaggio della Giudea. Ad Andrea, Francesca, Manuel, Nicolò, Sara e Simone il nostro augurio perché non manchi mai in loro il coraggio di continuare questo cammino di fede nel Signore che assicura una vita colma di vera gioia. (Nelle foto sotto, il gruppo di San Fereolo e quello di tutti i partecipanti).

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I lodigiani da Papa Francesco

Venerdì 26 agosto anche don Elia e don Roberto hanno partecipato all’udienza che Papa Francesco ha concesso ai fedeli della diocesi accompagnati dal vescovo Maurizio. Di seguito il testo del discorso del Papa.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti! Ringrazio il Vescovo per il saluto che mi ha rivolto a nome vostro e dell’intera comunità lodigiana, che voi ben rappresentate sia nella dimensione ecclesiale sia in quella civica. E ringrazio il Vescovo emerito, perché a me piace che gli emeriti continuino a partecipare alla vita della Chiesa, e non si rinchiudano… Avanti, coraggio! Infatti, siete sacerdoti, consacrate, seminaristi e fedeli laici, delegati sinodali e rappresentanti di parrocchie e associazioni, volontari e operatori della comunicazione, insieme alle pubbliche autorità della Provincia e del territorio lodigiano,

con i Sindaci, in particolare quelli della prima “zona rossa” in Occidente per l’epidemia di covid-19.

I motivi che vi hanno spinto a venire sono diversi. Mi piace ricordare per primo quello che mi lega a voi con una specie di “parentela” che chiamerei “battesimale”. Come sapete, il prete che mi ha battezzato, padre Enrico Pozzoli, e che poi mi ha aiutato a entrare nella Compagnia [di Gesù] e mi ha seguito tutta la vita, è figlio della vostra terra, nativo di Senna Lodigiana, nella “bassa”, vicino al Po. Attratto dal carisma di Don Bosco, partì da giovane per Torino e, diventato Salesiano, fu subito inviato in Argentina, dove rimase per tutta la vita. Divenne amico dei miei genitori e li aiutò anche ad accettare la mia chiamata al sacerdozio. Sono stato contento quando un vostro bravo conterraneo – che è qui presente – ha raccolto documenti e notizie su di lui e

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ha scritto la sua biografia. L’ho avuta subito, naturalmente, ma oggi la ricevo in forma, per così dire, ufficiale e con emozione, perché me la portate voi, amici di Senna Lodigiana, compaesani di Don Pozzoli, che è stato un vero salesiano! Un uomo saggio, buono, lavoratore; un apostolo del confessionale – non si stancava di confessare –, misericordioso, capace di ascoltare e di dare buoni consigli. Grazie di cuore! Ecco perché dico che siamo un po’ parenti, ma non per via di sangue, no, il filo che ci unisce è ben più forte e sacro perché è quello del Battesimo!

A proposito di legami con la vostra terra lodigiana, non possiamo dimenticare che ce n’è un altro, questa volta per via di una grande santa: Francesca Saverio Cabrini, nativa di Sant’Angelo Lodigiano, che fondò le Missionarie del Sacro Cuore a Codogno ed è la patrona dei migranti. Io sono figlio di migranti; l’Argentina è diventata patria di tante e tante famiglie di migranti, in gran parte italiani, e Santa Cabrini e le Cabriniane sono una presenza importante a Buenos Aires.

Oggi voglio esprimere a voi la mia ammirazione e la mia riconoscenza per questa donna, che – insieme al Vescovo Scalabrini – è testimone della vicinanza della Chiesa ai migranti: il suo carisma è più che mai attuale! Chiedo la sua intercessione affinché la vostra Comunità diocesana sia sempre attenta ai segni dei tempi e attinga dalla carità di Cristo il coraggio per vivere la missione oggi.

Padre Pozzoli e soprattutto Santa Cabrini ci ricordano che l’evangelizzazione si fa essenzialmente con la santità della vita, testimoniando l’amore nei fatti e nella verità (cfr 1Gv 3,18). E così avviene anche la trasmissione della fede nelle famiglie, attraverso una testimonianza semplice e convinta. Penso ai nonni e alle nonne che trasmettono la fede con l’esempio e con la saggezza dei loro consigli. Perché la fede va trasmessa “in dialetto”, sempre, in nessun’altra maniera. I nonni, papà, mamma… La fede va trasmessa in dialetto. Sappiamo bene che oggi il mondo è cambiato, anzi, è in continua trasformazione. C’è bisogno di cercare nuove strade, nuovi metodi, nuovi linguaggi. La via maestra, tuttavia, rimane la stessa: quella della testimonianza, di una vita plasmata dal Vangelo. Il Concilio Vaticano II ci

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ha mostrato questa via, e le Chiese particolari sono chiamate a camminare in essa con atteggiamento estroverso, con una conversione missionaria che coinvolga tutti e tutto.

La vostra Chiesa laudense ha vissuto già due Sinodi dopo il Concilio Vaticano II: il tredicesimo e, recentemente, il quattordicesimo. Ora, il percorso sinodale che stiamo compiendo come Chiesa universale vorrebbe aiutare tutto il Popolo di Dio a crescere proprio in questa dimensione essenziale, costitutiva, permanente dell’essere Chiesa: il camminare insieme, nell’ascolto reciproco, nella varietà dei carismi e dei ministeri, sotto la guida dello Spirito Santo, che crea armonia e unità a partire dalla diversità. Accolgo da voi il Libro del vostro recente Sinodo diocesano come segno di comunione, e vi esorto a continuare il cammino, fedeli alle radici e aperti al mondo, con la saggezza e la pazienza dei contadini e la creatività degli artigiani; impegnati nella cura dei poveri e nella cura della terra che Dio ci ha affidato. Il cammino sinodale è lo sviluppo di una dimensione della Chiesa. Una volta ho sentito dire: “Noi vogliamo una Chiesa più sinodale e meno istituzionale”: questo non va. Il cammino sinodale è istituzionale, perché appartiene all’essenza propria della Chiesa. Siamo in sinodo perché istituzione. E arriviamo al terzo motivo che vi ha portato qui oggi: l’esperienza traumatica della prima fase della pandemia, che ha colpito il vostro territorio, specialmente la parte sud. Questa

pandemia è stata ed è un’esperienza complessa, anche troppo grande, perché possiamo dominarla pienamente. Tuttavia, non possiamo e non dobbiamo tralasciare una verifica seria, a tutti i livelli. Ripartire non vuol dire dare un “colpo di spugna”. Ma adesso non è questo lo scopo. Oggi, il segno che date è quello di una comunità che vuole ripartire insieme, facendo tesoro dell’esperienza vissuta, valorizzando i talenti emersi nei momenti più duri della prova, e voi li conoscete bene.

Voglio dire un grazie grande – un grazie grande! – ai medici, agli infermieri, ai volontari, ai cappellani, ai sindaci, per il modo testimoniale in cui avete vissuto questa dolorosa pandemia. Siete stati un esempio. E tanti di voi sono rimasti lì, servendo gli ammalati. Grazie! Grazie per questo che avete fatto. Cari fratelli e sorelle lodigiani, trent’anni fa San Giovanni Paolo II ha visitato la vostra Diocesi. Possiamo immaginare di gettare un ponte tra San Bassiano e San Giovanni Paolo II. Un ponte tra il primo Vescovo, l’evangelizzatore della vostra terra, e il Papa che ha introdotto la Chiesa nel terzo millennio. Proprio la grande sproporzione tra i due contesti è suggestiva, e questi due “padri” della Chiesa si possono incontrare solo sull’essenziale, cioè Gesù Cristo e la dolce gioia di annunciarlo al mondo. Il mondo cambia – il mondo cambia! –, ma Cristo no, e nemmeno il suo Vangelo. Il futuro della Chiesa sta nell’andare all’essenziale, andare alle sorgenti, e da lì prendere per camminare… Come hanno fatto i giovani lodigiani nel recente pellegrinaggio con il Vescovo in Terra Santa. Sono andati alla fonte, a Gesù Cristo, nato da Maria vergine, vero uomo e vero Dio.

Per intercessione di San Bassiano, chiedo che nella terra lodigiana non manchi mai la sete del Vangelo e non manchino uomini e donne capaci di donarlo a tutti con gioiosa testimonianza. Vi ringrazio di essere venuti! Di cuore benedico voi e l’intera Comunità diocesana, come pure la vita civile del territorio lodigiano. E vi chiedo, per favore, di non dimenticarvi di pregare per me, perché questo lavoro non è facile. Grazie!

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La 45a Giornata per la vita

Pubblichiamo il Messaggio che il Consiglio Episcopale Permanente della CEI ha preparato per la 45ª Giornata Nazionale per la Vita, che si celebrerà il 5 febbraio 2023.

La diffusione di una “cultura di morte”

In questo nostro tempo, quando l’esistenza si fa complessa e impegnativa, quando sembra che la sfida sia insuperabile e il peso insopportabile, sempre più spesso si approda a una “soluzione” drammatica: dare la morte. Certamente a ogni persona e situazione sono dovuti rispetto e pietà, con quello sguardo carico di empatia e misericordia che scaturisce dal Vangelo. Siamo infatti consapevoli che certe decisioni maturano in condizioni di solitudine, di carenza di cure, di paura dinanzi all’ignoto… È il mistero del male che tutti sgomenta, credenti e non. Ciò, tuttavia, non elimina la preoccupazione che nasce dal constatare come il produrre morte stia progressivamente diventando una risposta pronta, economica e immediata a una serie di problemi personali e sociali. Tanto più che dietro tale “soluzione” è possibile riconoscere importanti interessi economici e ideologie che si spacciano per ragionevoli e misericordiose, mentre non lo sono affatto.

Quando un figlio non lo posso mantenere, non l’ho voluto, quando so che nascerà disabile o credo che limiterà la mia libertà o metterà a rischio la mia vita… la soluzione è spesso l’aborto.

Quando una malattia non la posso sopportare, quando rimango solo, quando perdo la speranza, quando vengono a mancare le cure palliative, quando non sopporto veder soffrire una persona cara… la via d’uscita può consistere nell’eutanasia o nel “suicidio assistito”.

Quando la relazione con il partner diventa difficile, perché non risponde alle mie aspettative… a volte l’esito è una violenza che arriva a uccidere chi si amava – o si credeva di amare –, sfogandosi persino sui piccoli e all’interno delle mura domestiche.

Quando il male di vivere si fa insostenibile e nessuno sembra bucare il muro della solitudine… si finisce non di rado col decidere di togliersi la vita.

Quando l’accoglienza e l’integrazione di chi fugge dalla guerra o dalla miseria comportano problemi economici, culturali e sociali… si preferisce abbandonare le persone al loro destino, condannandole di fatto a una morte ingiusta. Quando si acuiscono le ragioni di conflitto tra

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i popoli… i potenti e i mercanti di morte ripropongono sempre più spesso la “soluzione” della guerra, scegliendo e propagandando il linguaggio devastante delle armi, funzionale soprattutto ai loro interessi. Così, poco a poco, la “cultura di morte” si diffonde e ci contagia.

Per una “cultura di vita”

Il Signore crocifisso e risorto – ma anche la retta ragione – ci indica una strada diversa: dare non la morte ma la vita, generare e servire sempre la vita. Ci mostra come sia possibile coglierne il senso e il valore anche quando la sperimentiamo fragile, minacciata e faticosa. Ci aiuta ad accogliere la drammatica prepotenza della malattia e il lento venire della morte, schiudendo il mistero dell’origine e della fine. Ci insegna a condividere le stagioni difficili della sofferenza, della malattia devastante, delle gravidanze che mettono a soqquadro progetti ed equilibri… offrendo relazioni intrise di amore, rispetto, vicinanza, dialogo e servizio. Ci guida a lasciarsi sfidare dalla voglia di vivere dei bambini, dei disabili, degli anziani, dei malati, dei migranti e di tanti uomini e donne che chiedono soprattutto rispetto, dignità e accoglienza. Ci esorta a educare le nuove generazioni alla gratitudine per la vita ricevuta e all’impegno di custodirla con cura, in sé e negli altri. Ci muove a rallegrarci per i tanti uomini e le donne, credenti di tutte le fedi e non credenti, che affrontano i problemi producendo vita, a volte pagando duramente di persona il loro impegno; in tutti costoro riconosciamo infatti l’azione misteriosa e

vivificante dello Spirito, che rende le creature “portatrici di salvezza”. A queste persone e alle tante organizzazioni schierate su diversi fronti a difesa della vita va la nostra riconoscenza e il nostro incoraggiamento.

Ma poi, dare la morte funziona davvero? D’altra parte, è doveroso chiedersi se il tentativo di risolvere i problemi eliminando le persone sia davvero efficace. Siamo sicuri che la banalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza elimini la ferita profonda che genera nell’animo di molte donne che vi hanno fatto ricorso? Donne che, in moltissimi casi, avrebbero potuto essere sostenute in una scelta diversa e non rimpianta, come del resto prevedrebbe la stessa legge 194 all’art.5. È questa la consapevolezza alla base di un disagio culturale e sociale che cresce in molti Paesi e che, al di là di indebite polarizzazioni ideologiche, alimenta un dibattito profondo volto al rinnovamento delle normative e al riconoscimento della preziosità di ogni vita, anche quando ancora celata agli occhi: l’esistenza di ciascuno resta unica e inestimabile in ogni sua fase. Siamo sicuri che il suicidio assistito o l’eutanasia rispettino fino in fondo la libertà di chi li sceglie – spesso sfinito dalla carenza di cure e relazioni – e manifestino vero e responsabile affetto da parte di chi li accompagna a morire? Siamo sicuri che la radice profonda dei femminicidi, della violenza sui bambini, dell’aggressività delle baby gang… non sia proprio questa cultura di crescente dissacrazione della vita?

Domenica 5 febbraio: giornata per la vita

Alle ore 10.00 alla chiesa del Sacro Cuore: benedizione dei bambini e bambine battezzati nel 2022.

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Siamo sicuri che dietro il crescente fenomeno dei suicidi, anche giovanili, non ci sia l’idea che “la vita è mia e ne faccio quello che voglio?”

Siamo sicuri che la chiusura verso i migranti e i rifugiati e l’indifferenza per le cause che li muovono siano la strategia più efficace e dignitosa per gestire quella che non è più solo un’emergenza?

Siamo sicuri che la guerra, in Ucraina come nei Paesi dei tanti “conflitti dimenticati”, sia davvero capace di superare i motivi da cui nasce?

«Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione» (Francesco, Omelia al sacrario di Redipuglia, 13 settembre 2014).

La “cultura di morte”: una questione seria

Dare la morte come soluzione pone una seria questione etica, poiché mette in discussione il valore della vita e della persona umana. Alla fondamentale fiducia nella vita e nella sua bontà – per i credenti radicata nella fede – che spinge a scorgere possibilità e valori in ogni condizione dell’esistenza, si sostituisce la superbia di giudicare se e quando una vita, foss’anche la propria, risulti degna di essere vissuta, arrogandosi il diritto di porle fine. Desta inoltre preoccupazione il constatare come ai grandi progressi della scienza e della tecnica, che mettono in condizione di mani-

polare ed estinguere la vita in modo sempre più rapido e massivo, non corrisponda un’adeguata riflessione sul mistero del nascere e del morire, di cui non siamo evidentemente padroni. Il turbamento di molti dinanzi alla situazione in cui tante persone e famiglie hanno vissuto la malattia e la morte in tempo di Covid ha mostrato come un approccio meramente funzionale a tali dimensioni dell’esistenza risulti del tutto insufficiente. Forse è perché abbiamo perduto la capacità di comprendere e fronteggiare il limite e il dolore che abitano l’esistenza, che crediamo di porvi rimedio attraverso la morte?

Rinnovare l’impegno

La Giornata per la vita rinnovi l’adesione dei cattolici al “Vangelo della vita”, l’impegno a smascherare la “cultura di morte”, la capacità di promuovere e sostenere azioni concrete a difesa della vita, mobilitando sempre maggiori energie e risorse. Rinvigorisca una carità che sappia farsi preghiera e azione: anelito e annuncio della pienezza di vita che Dio desidera per i suoi figli; stile di vita coniugale, familiare, ecclesiale e sociale, capace di seminare bene, gioia e speranza anche quando si è circondati da ombre di morte.

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L’emporio solidale “don Olivo Dragoni”

Luigi Cornaggia

Era da tempo che se ne parlava ed ecco arrivare l’ufficialità. Sabato 19 Novembre vi è stata l’inaugurazione dell’Emporio Solidale di Via Togliatti al nr. 18 a Lodi, intitolato a Don Olivo Dragoni (foto in alto). Si è trattato di un progetto che ha trovato la sua concretezza grazie al percorso intrapreso dalla Fondazione di Partecipazione Casa di Comunità composta da Progetto insieme, Emmaus onlus, Famiglia nuova, Movimento lotta Fame nel Mondo, Fondazione Banca Popolare di Lodi. A loro non hanno fatto mancare l’appoggio la Grande Distribuzione Organizzata, alcuni negozi, attività del comparto agroalimentare e donatori privati ed il volontariato. Il progetto nel suo insieme è supportato da altre realtà come Assolombarda, Grana Padano, Ferrari Formaggi e la partnership di Croce Rossa Italiana. Importante è stato anche il finanziamento che ha potuto permettere la creazione dell’emporio, rappresentato da un milione di euro, mediante il Bando Emblematici di Fondazione Cariplo e da Regione Lombardia.

Paolo Landi, Presidente della Fondazione di partecipazione, ha presentato quale sia stato il percorso che ha portato alla creazione ed alla messa a punto di questo Emporio, proiettando anche slides significative come quella seguente che mostra quanto è stato donato nei primi 10 mesi dell’anno alle famiglie bisognose: y 1.050 tonnellate di cibo recuperato;

y 50 categorie merceologiche di prodotti alimentari e per l’igiene; y Euro 3.305.955 controvalore di cibo distribuito alle famiglie. Emblematica la slide seguente che caratterizza tutte le “componenti” necessarie affinché il “simbolico” carrello della spesa possa riempirsi ed essere efficace per i bisognosi: y soci fondatori; y soci sostenitori e finanziatori; y dipendenti e collaboratori; y volontari e amici; y centri di ascolto e parrocchie; y empori, comunità e case di accoglienza; y persone e famiglie fragili; y aziende, produttori e commercianti; y enti e istituzioni pubbliche; y enti e istituzioni private; y enti del terzo settore e associazioni; y comunità.

Nel suo discorso, Landi, ha sottolineato come sia stato importante creare “Rete”, sottolineando come l’unione d’intenti e le sinergie tra Enti, Istituzioni, Associazioni e volontariato, abbiano permesso la nascita dell’Emporio, dicendo anche: “Siamo orgogliosi di essere arrivati a questo traguardo con la collaborazione della Fondazione Cariplo e della Regione Lombardia. Siamo investiti ora di un grande senso di responsabilità per il domani. Questo è un punto di partenza per il futuro”.

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Ma come si potrà accedere all’Emporio Solidale che offre generi alimentari come scatolame, come fresco e come generi per la pulizia e l’igiene? L’Emporio è un Supermercato al quale si accederà con una specifica tessera a punti. All’interno dell’Emporio ogni merce esposta avrà indicato un “prezzo” rappresentato da punti. Ogni utente potrà quindi effettuare la propria spesa sulla base dei punti che saranno stati caricati sulla sua tessera. Molte le celebrità alla presentazione. Il Vescovo Monsignor Maurizio Malvestiti che dice: “Che il nuovo Emporio contribuisca ad assicurare maggiore dignità alle famiglie bisognose favorendo una migliore alimentazione ed il più attento accompagnamento educativo.”

Il Monsignor Vescovo si è fatto anche “portavoce” di una lettera che ha ricevuto a firma del Cardinale di Stato Pietro Parolin e che riporta il pensiero del Santo padre Papà Francesco: “In occasione dell’inaugurazione a Lodi dell’Emporio Solidale realizzato per la Fondazione di Partecipazione Casa della Comunità, il Santo Padre rivolge il suo saluto al Vescovo, al responsabile della Fondazione ed a tutti i presenti, esprimendo vivo apprezzamento per l’iniziativa. Papà Francesco auspica che il nuovo

Emporio contribuisca ad assicurare maggiore dignità alle famiglie bisognose, favorendo le migliori alimentazioni ed un più attento accompagnamento educativo ed anche incrementare il recupero delle eccedenze e la lotta allo spreco. Mentre incoraggia a portare avanti il Progetto mirando sempre alla conduzione delle persone e delle famiglie della solidarietà e del lavoro. Sua Santità assicura il ricordo nella preghiera, in particolare per i promotori, i collaboratori e i volontari e a tutti invia di cuore la Benedizione Apostolica.”

Il Sindaco di Lodi, Andrea Furegato nel suo breve intervento si è impegnato di potere coinvolgere il Comune nel Progetto. Nel corso della presentazione si sono succeduti gli interventi del Presidente della Provincia, Fabrizio Santantonio; del Prefetto di Lodi, Enrico Roccatagliata; del Presidente della Fondazione Comunitaria, Mauro Parazzi; della consigliera regionale Selene Pravattoni. Presente anche il Presidente della Fondazione Banca Popolare di Lodi, Duccio Castellotti. Prima della conclusione ecco la “sorpresa” che per tutto il tempo era sta celata. Viene svelata l’intitolazione dell’emporio ad una figura importante ed emblematica per la Diocesi di Lodi come “Don Olivo Dragoni”

Il taglio del nastro è stato anticipato dalla benedizione da parte del Monsignor Vescovo e successivamente tutti gli intervenuti, accompagnati da Paolo Landi, hanno potuto visitare l’interno dell’Emporio con gli scaffali e la merce esposta, con il relativo “prezzo” a punti.

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Il farmaco sospeso Un progetto di aiuto sanitario

La povertà sanitaria in Italia

Durante la pandemia dovuta al Covid19 si è registrato un sensibile e preoccupante aumento della povertà (per approfondire leggi il Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia 2020).

Complessivamente, nel 2018 sono stati spesi in Italia 29,1 miliardi di euro per i farmaci (-0,1% rispetto al 2017), di cui il 77% coperto dal Servizio sanitario nazionale (Ssn). In media, per ogni italiano, la spesa è stata di circa 482 euro. È quanto emerge dal nuovo Rapporto sull’uso dei farmaci in Italia, curato dall’Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA).

“Farmaco sospeso” nasce per rispondere a un crescente bisogno che si rileva nella popolazione indigente e/o gravemente emarginata. L’acquisto di farmaci di fascia C (che non sono mutuabili, ma includono farmaci indispensabili, come antidolorifici, colliri, pomate, etc.) è difficile per tante persone, che non riescono più a coprire la spesa. Per tanti il rischio è di non potersi curare adeguatamente.

Come aiutare?

y Presso la sede di Caritas Lodigiana (Via Cavour 31 – Lodi) negli orari di apertura (da martedì a sabato dalle 9 alle 12.30).

y Nelle farmacie aderenti al progetto.

y Con una donazione con bonifico intestato a Fondazione Caritas Lodigiana ETS indicando come causale “Farmaco sospeso”, IBAN: IT83Q0306909606100000178673.

y Con un’offerta presso la Caritas parrocchiale o in parrocchia.

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Inaugurato il PalaSanFereolo

Uno spazio che fa gioire di essere vescovo e sindaco di Lodi. È stato inaugurato sabato 12 novembre il nuovo Palasanfereolo, che la scorsa estate era stato gravemente danneggiato da una violenta tempesta. «È bello essere il vescovo di Lodi; siamo una bella comunità partecipe e il merito sta nel guardare ai giovani con tutta la simpatia di cui siamo capaci per incoraggiarli a dare il meglio di sé», ha detto monsignor Malvestiti dopo il taglio del nastro. Don Elia ha auspicato che «la palestra possa essere ancor più palestra di vita e ad aiutare a crescere nella vita. La parrocchia e il quartiere sono ricchissimi di potenzialità, ma questa è anche una realtà ricca di complessità, con tante domande per cui si attendono risposte; questa è una piccola risposta».

Era presente anche Mauro Parazzi, presidente della Fondazione comunitaria di Lodi, che ha approvato un finanziamento di 30.000 euro per il progetto di rifacimento del Palasanfereolo, per il quale è in corso la raccolta fondi di almeno il 50% del finanziamento, come da regolamento perché la Fondazione possa erogare

Intervento realizzato con il sostegno della

il contributo.

Mauro Parazzi ha apprezzato il luogo «di sport ma anche dell’educazione attraverso lo sport, della socialità positiva e costruttiva», mentre il sindaco di Lodi, Andrea Furegato, si è detto concorde con il vescovo nell’esclamare: «che bello essere il sindaco di Lodi, di una comunità che in eventi come questi mostra tutto il proprio valore sociale. Come Comune possiamo fare tanto, spesso però non facciamo abbastanza; qui invece siamo in una parrocchia meravigliosa, in un quartiere che ha delle complessità ma con una comunità che non si nasconde e non si sottrae mai nel dare una mano e nel vivere lo spazio pubblico insieme». Il primo cittadino ha ricordato il ruolo fondamentale dello sport per tutti e apprezzato che lo spazio in cui si trovava sia un luogo in cui i ragazzi si possano esprimere in modo sano: «Qui e negli oratori, che sono luoghi importanti. Credo che anche come istituzioni dobbiamo cercare sempre più collaborazione perchè solo insieme possiamo rispondere ai problemi del mondo».

«Tutti dobbiamo crescere sulla statura di Cristo,

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che è l’uomo perfetto e parla alla nostra vita con parole che pacificano il cuore». Così ha spiegato il vescovo Maurizio, sabato pomeriggio 12 novembre scorso, quando ha presieduto la Santa Messa delle 17.30 alla chiesa del Sacro Cuore di Robadello, davanti ai giovani del Gso San Fereolo e all’assemblea dei fedeli. «In questa nuova struttura la comunità esprime sollecitudine verso le nuove generazioni, ma anche verso il quartiere e la città, che intende servire con evangelica attenzione», ha detto in riferimento al Palasanfereolo, che a seguito della celebrazione ha benedetto e inaugurato. Poi una riflessione sul giudizio e sul timore: «Il giorno del Signore sarà un giorno di salvezza per quanti hanno timore del nome di Dio. Il suo giudizio avverrà nella giustizia, nella santità e verità misericordiose di cui Egli è sorgente. Il timore è un dono dello Spirito Santo quando esprime la coscienza della divina grandezza; non dobbiamo fidarci degli idoli, ma dare credito all’umiltà.». Quindi l’invito a comprendere la nostra precarietà e a cercare l’aiuto di Dio e del prossimo, perché nessuno può sentirsi autosufficiente. «Quando siamo solleciti verso qualcuno - specie verso i poveri, come ci chiede Papa Francesco - quando doniamo qualcosa, in realtà riceviamo quel bene che tutti e tutto avvolge» E a proposito della disparità

dei beni: «noi cristiani dobbiamo collaborare per ricomporre l’equità, ma anche dire a noi e agli altri che la nostra vita non dipende dai beni disponibili, che dovremo comunque lasciare, ma dal bene compiuto in quella carità che rimane per sempre». Monsignor Malvestiti ha ricordato che occorre guadagnare il pane «per noi e per coloro che sono nel bisogno: chi vorrebbe lavorare e non riesce a trovare un’adeguata occupazione e chi spreca colpevolmente la propria vita. Non possiamo abbandonarli a se stessi, ma dobbiamo recuperarli alla personale e sociale responsabilità». Nei poveri, ai quali deve andare l’attiva sollecitudine dei cristiani, il vescovo ha compreso anche i giovani «che sono ricchi di tante cose, ma forse non sempre incontrano maestri e testimoni che li aiutino a dare il meglio di sé. Vedo in questa struttura che inaugureremo un segno della sollecitudine della comunità parrocchiale, un sacrificio generoso che porterà frutti nell’educazione delle nuove generazioni». Infine una riflessione sullo sport e gli oratori: «nel libro sinodale ci sono otto numeri dedicati allo sport, ma si parla di oratorio in altri diciotto punti. L’oratorio serve per dare opportunità, è una scelta pastorale da rinnovare con intelligenza e passione, garantendo a tutti il miglior futuro possibile». (da “Il Cittadino” del 14.11.2022)

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News dal GSO

VOLLEY

Under 10 CSI

Il gruppo delle più piccole e più numerose a cui, quest’anno, si sono aggiunti due maschietti. L’obiettivo principale è il divertimento ma non si disdegna l’idea di insegnare la pallavolo. Le difficoltà ci sono ma anche i miglioramenti.

Under 12 CSI

Fra rinvii e turni di riposo, una sola partita di campionato all’attivo per le nostre bimbe che affrontano per la prima volta questa categoria con un gruppo giovanissimo, composto in gran parte da atlete ancora in età di Under 10. Nonostante la prima sconfitta stagionale, si cominciano a vedere i frutti del lavoro svolto in palestra.

Under 14 CSI

15 le ragazze tesserate per questa stagione sportiva. Il gruppo “storico” è ben affiatato. Si

sta lavorando per far crescere le nuove arrivate e portarle al livello del gruppo. Le premesse sono buone: due vittorie nelle due gare disputate.

Under 18 CSI

La squadra quest’anno si presenta con 5 nuove atlete. In poco tempo si è già trovata l’intesa, che mancava negli anni passati. Con l’impegno costante e la loro sinergia, siamo certi che i risultati positivi arriveranno presto.

In memoria di Gianluca Uggè

Valido arbitro sempre disponibile per il GSO, lo ricorderemo, con gratitudine, nella celebrazione di domenica 18 dicembre ore 18.00, al Sacro Cuore.

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Open CSI

21 le ragazze in organico: un gruppo affiatato dove le nuove arrivate si sono già ben integrate. Il bel gioco espresso in campo lo dimostra. Dopo una falsa partenza nella prima giornata di campionato, sono arrivate due bellissime vittorie.

1° Divisione Maschile FIPAV

Ricostituita lo scorso anno, in questa stagione parte alla grande e dopo le prime quattro gare la squadra è imbattuta a punteggio pieno. I nuovi arrivi hanno contribuito a rafforzare un organico già di buon livello, con l’obiettivo di disputare un campionato di alta classifica.

CALCIO

Attività ludico-motoria

10 tesserati dai 3 ai 5 anni con l’obiettivo di svolgere una sana attività motoria propedeutica a qualsiasi sport all’insegna del divertimento, della condivisione e del rispetto di semplici ma importanti regole. I bambini, dopo circa 3 mesi, hanno creato un bellissimo gruppo e stanno comprendendo, mettendosi in gioco con costanza ed impegno, sabato dopo sabato, il significato di giocare e divertirsi insieme.

Piccoli Amici

12 bimbi tesserati che per il momento fanno solo gli allenamenti, in attesa della primavera.

Gruppo in costante crescita.

Primi Calci

Iscrizioni chiuse a causa del numero elevato di bambini: 25! Un nutrito staff di allenatori lavora per la crescita di tutto il gruppo: i risultati non tardano ad arrivare.

Pulcini

Un gruppo che vede molti bimbi nuovi, alla prima esperienza con il calcio. Gravoso e stimolante l’impegno degli istruttori per assicurarne la crescita. È forse il gruppo che ha maggiormente sofferto lo stop per il Covid.

Esordienti

Con un organico di 19 giocatori stiamo affrontando il girone di andata. I risultati stanno arrivando anche se giocando su un campo più grande rispetto a quello dell’anno scorso si riscontra qualche problema. Il gruppo è compatto con tanta voglia di mettersi in evidenza e superare ogni problema.

Seconda Categoria

Squadra completamente rifondata e ringiovanita di 10 anni, che pian piano si sta togliendo delle soddisfazioni. Molta euforia e molto divertimento accompagnano un gruppo coeso. L’obiettivo rimane la permanenza in seconda categoria ma la squadra non si pone alcun limite.

Auguri di Natale al GSO San Fereolo

Domenica 18 dicembre, ore 18.00, presso la chiesa del Sacro Cuore, S. Messa in prossimità del Natale per atleti, tecnici, famiglie e simpatizzanti del GSO.

Al termine, nel Palasanfereolo: estrazione numeri vincenti della sottoscrizione a premi e scambio di auguri. Vi aspettiamo!

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Chiesa parrocchiale: lavori in corso

Nello scorso mese di settembre si è provveduto alla sostituzione dei corpi luminosi nella chiesa di San Fereolo. Le vecchie lampade sono state sostituite con più moderni fari a led che, oltre ad una illuminazione più adeguata, garantiscono un significativo risparmio energetico.

Novena di Natale

Piccola veglia nella Novena di Natale

Giovedì 22 dicembre non trasmetteremo la novena sul canale YouTube ma vivremo una celebrazione speciale: una grande Veglia in preparazione al Natale. Tutti saremo invitati alle ore 20.45 a San Fereolo, in particolare tutti i ragazzi della catechesi, i giovani gli anziani per vivere un breve momento di preghiera che si concluderà con la benedizione dei bambinelli da mettere nei presepi delle nostre case e inaugureremo il presepe allestito nella Chiesa di San Fereolo. In quella occasione saremo chiamati ad un piccolo gesto di carità. I dettagli a breve verranno diffusi, nel frattempo non perdiamo di vista questo importante momento di preparazione al Natale.

Vita parrocchiale

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Nei giorni che precedono il Natale ogni anno la tradizione ci fa celebrare la “Novena del Natale”.

Per nove giorni la liturgia cambia tono e l’Avvento, tempo penitenziale e di conversione, diventa tempo di preparazione immediata al Natale.

Per nove giorni si rileggono i testi che si trovano nelle prime pagine dei vangeli di Matteo e di Luca: la Genealogia di Gesù, l’annuncio dell’angelo a Zaccaria, a Maria e a Giuseppe, il Vangelo della visitazione, i testi del Magnificat e del Benedictus.

Ogni sera alle 20,30 da lunedì 18 a venerdì 23 dicembre (tranne giovedì 22) sul canale

I nuovi ministranti

Domenica 27 novembre la Messa delle ore 10.00 è stata introdotta dal Rito di benedizione e vestizione di 6 nuovi ministranti. Dopo alcuni incontri di preparazione questi ragazzi hanno così iniziato il loro servizio liturgico alle celebrazioni. Li ringraziamo per la disponibilità, estendendo il grazie a tutti i bravi ministranti che rendono solenni e ben curate le nostre liturgie.

YouTube trasmetteremo un breve momento di preghiera che potremo seguire dalle nostre case.

Sarà l’occasione per trovarci insieme a pregare in famiglia, ad esempio davanti ai nostri presepi, sentendoci in comunione con tutte le famiglie e i parrocchiani.

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Firenze 2.0

Dal 2 al 5 gennaio un folto gruppo di circa 60 tra adolescenti e giovani delle parrocchie di San Fereolo e di Sant’Alberto andrà in visita alla città di Firenze. Il viaggio, già in programma per lo scorso anno, era stato purtroppo sospeso a causa della pandemia che nel periodo natalizio aveva visto un significativo aumento di casi di positività. Quest’anno abbiamo riproposto l’iniziativa accolta con rinnovato entusiasmo dai ragazzi che subito si sono iscritti numerosi. Visiteremo la città, avremo modo di vivere alcuni incontri significativi. Che sia un buon motore per iniziare bene il nuovo anno! Sul prossimo numero di Camminiamo insieme troverete il racconto dell’esperienza.

Battesimi

Domenica 11 settembre (foto 3)

• BASSI CAMILLA di Raffaele e Cremascoli Nicole

Domenica 25 settembre(foto 5)

• CASSARINO LEONARDO GIOVANNI di Vincenzo e Moscarelli Fabrizia

• ONESTI STELLA DIKE di Paolo e Zanella Silvia Ginevra

• LIBIATI NHOA di Denny e Libiati Miledi Domenica 2 ottobre (foto 2)

• BARONI RICCARDO di Matteo e Rota Anice Luisa

• BOFFI SEBASTIANO di Leonardo e Bergomi Eleonora

• MONDOLFO MORONI ALICE di Mondolfo Sergio e Moroni Manuela UGGERI GINEVRA di Samuele e Chelucci Barbara

Domenica 16 ottobre (foto 1)

• BRAMBILLA IRENE di Amedeo e Grossi Alessandra

• GAETI CAMILLA di Fabio e Zoppetti Ilaria

• NOVATI ANNA di Francesco e Gaeti Sabrina

Domenica 13 novembre (foto 4)

• GROPPELLI LUCREZIA di Guido e Pizzi Debora

Vita parrocchiale

Il percorso della vita

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Il percorso della vita

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Battesimi

Matrimoni

• BIANCHESSI MATTEO con GIOVANNONI BENEDETTA

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5

Defunti

y BIGNAMINI LUCIA di anni 88

y BOCCHIA ATTILIO di anni 87

y TREMOLADA GIORGIO di anni 73

y PIAZZA LUIGI MICHELE di anni 79

y ROMANO GIUSEPPE di anni 83

y D’UVA CAROLINA LAURETTA di anni 70

y FIUMARA IOLE di anni 78

y POIAGHI ELDA di anni 90

y MASCHERPA RINALDO di anni 86

y CANEVARA GIULIA di anni 97

y MARTINENGHI GIUSEPPE di anni 86

y ZANIBELLI GIANCARLA, di anni 83

Matrimoni

Il percorso della vita

Acerbi Gaudenzio di anni 77 Biffi Pietro di anni 88

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• SORANNO CRISTIANO con CAMBIE’ CHIARA
35 Cremonesi Maria di anni 94 Franchi Enrico di anni 61 Lioi Ferdinando di anni 67 Menazzi Olga di anni 88 Venturelli Lorenzo di anni 82 Boffi Samuela di anni 78 Cavallanti Bruna di anni 87 Cichello Caterina di anni 87 Codeghini Mario di anni 87 Rusconi Patrizia di anni 71 Ussi Teresa di anni 90
D’Amelio Maria di anni 103
Defunti

Parrocchia dei Santi Bassiano e Fereolo

viale Pavia 41, Lodi - tel. 0371-30658

Per contattarci: don Elia: tel. 0371-30658 don Roberto: tel. 0371-36345

Caritas parrocchiale: via della Marescalca 3 - tel. 0371-430885 e 346-1852553 Gruppo Sportivo Oratorio: via Salvemini 5 - tel. 0371-979388

Coordinatore Sportivo: Roberto Folletti tel. 339-1452918 e-mail: doneliacroce@libero.it sito web: www.http://sanfereololodi.blogspot.it e-mail Caritas Parrocchiale: caritassanfereolo@gmail.com

Gli orari delle S. Messe: Feriali San Fereolo: ore 8.30; ore 18.00 Sabato e prefestive Sacro Cuore: ore 17.30 Festive San Fereolo: ore 8.30; ore 18.00 Sacro Cuore: ore 10.00; ore 11.30

I servizi della Caritas parrocchiale: Doposcuola in fase di programmazione Distribuzione vestiti martedì dalle ore 9.00 alle 11.00 Aiuto generi alimentari una volta al mese Centro d’ascolto lunedì - mercoledì – venerdì dalle ore 9.00 alle 11.00 Servizio di consulenza per la dichiarazione dei redditi giovedì dalle ore 9.00 alle ore 11.00 Ambulatorio medico Caritas martedì dalle ore 16.30 alle ore 18.30 Le visite, riservate esclusivamente a pazienti privi dei documenti necessari per l’assistenza sanitaria, vanno prenotate presso la Caritas centrale, via Cavour, 31.

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