Russia Beyond the Headlines (Italia)

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GIOVEDÌ 17 DICEMBRE 2015

L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali de Il supplemento rientra nel progetto Russia Beyond the Headlines, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, Le Figaro, El Pais

POLITICA ESTERA

Lotta al terrore Anche nel 2016 la priorità della Federazione è battere l’Is

PAVEL KOSHKIN RBTH

Ritrovare la possibilità di costruire un fronte comune per fermare il terrore globale. È questa la priorità che ha guidato la politica estera della Federazione nel 2015. Un anno in cui le minacce del terrorismo sono diventate realtà. L'aereo di linea russo abbattuto sul deserto del Sinai. Poi la strage di Parigi. Centinaia di morti. Due tragedie il cui effetto è stato quello di ricompattare il fronte delle nazioni intorno a un solo obiettivo: fermare l'avanzata dell'Is. E proprio sullo sfondo di questo scenario il Cremlino è riuscito a muovere passi significativi per riconquistare un ruolo di primo piano nello scacchiere delle relazioni internazionali. Lo dimostra anche il summit del G20 del 2015, quando il Presidente Putin ha incontrato diversi leader occidentali, come il Presidente Usa Barack Obama e il primo ministro del Regno Unito David Cameron. L'impegno di Mosca per battere il terrorismo comunque parte da lontano. Dagli attentanti del teatro Dubrovka prima. E dalla strage di Beslan poi. E se gli sforzi russi contro il terrorismo partono da lontano, l'impegno concreto contro lo Stato Islamico ha una data precisa di inizio: Mosca infatti dà il via alla sua campagna militare in Siria il 30 settembre di quest'anno. E subisce subito una rappresaglia: un mese dopo, un aereo di linea della Federazione esplode nei cieli d'Egitto a causa

di un attentato. Da qui, i raid russi si intensificano. E l'attenzione dei media si concentra su questa regione. Con la lotta al terrorismo, dice Mark Galeotti, professore presso la New York University, «si è riusciti a dimostrare che la Russia è in una certa misura un attore di primo piano a livello regionale e globale». «Putin pur non avendo buone carte in mano, ha dimostrato che non è possibile ignorare Mosca», prosegue Galeotti. Ma quanto durerà l'impegno russo contro l'Is? Gli analisti sono concordi nell'affermare che l'attuale fase di campagna militare russa in Siria continuerà fino a gennaio con la stessa intensità, e probabilmente con un rafforzamento della presenza militare sul terreno: decisione dettata soprattutto dalle condizioni meteorologiche dello scenario di guerra: da gennaio in poi inizia la stagione delle tempeste di sabbia. E l'aviazione militare potrebbe trovarsi in difficoltà o quantomeno non essere così efficace nello svolgimento delle operazioni. «Questo periodo di tempo potrebbe anche essere utilizzato per attivare il processo di regolamentazione politica», sostiene Anatolij Kortunov, presidente del Consiglio russo per gli affari esteri. Iniziare insomma a pensare al futuro della regione, a come mettere in piedi istituzioni resistenti alla minaccia del Califfato. E molto poi dipenderà dalle posizioni degli altri Stati nella

regione, quindi dai Paesi del Golfo: dall'Iran, dalla Siria. Il loro accordo è essenziale per mettere in sicurezza il futuro della regione. Quindi Mosca si muoverà di sicuro anche sul piano diplomatico, cercando di mettere intorno a un tavolo e intorno a un programma comune tutti gli Stati che sono direttamente interessati a frenare l'espansione dello Stato Islamico. Secondo Aurel Braun, professore di Relazioni internazionali e scienze politiche all'Università di Toronto, la priorità assoluta della Russia nel 2016 dovrebbe essere quella di riallacciare le relazioni con l'Ue e gli Usa, ma per questo «è indispensabile riorientare la politica russa» e che Mosca abbia «la volontà politica di trovare compromessi su molteplici questioni, dall'Ucraina al Medio Oriente». In termini generali, ha affermato Mikhail Troitskij, analista specializzato in questioni internazionali e politiche, l'Occidente continuerà a puntare il dito contro la mancanza di fiducia nei confronti della Russia, considerata l'ostacolo più grande per la cooperazione; mentre la Russia continuerà a puntare il dito contro l'Occidente, accusato di provocare diffidenza.

SEGUE A PAGINA 2

PAGINE 4-5 IMPRESE: IL "MADE WITH ITALY" E IL FUTURO DEI NUOVI INVESTIMENTI PAGINE 6-7 ARTE: IL FASCINO DELLA FEDERAZIONE IMMORTALATO DALL'OBIETTIVO DEI FOTOGRAFI


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Politica

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

I contatti tra il Cremlino e le altre capitali del mondo, da Washington a Londra, da Parigi a Berlino, sono comunque oramai costanti. E al di là delle differenze di metodo, l'impegno di tutti è cercare di raggiungere al più presto un compromesso per quanto riguarda il futuro politico della Siria. C'è poi un'altra questione che il Cremlino si troverà ad affrontare: quella relativa ai rapporti con la Turchia, scesi ai minimi storici dopo l’abbattimento del jet militare russo nei cieli del Paese guidato da Erdogan. Da non sottovalutare, l'embargo sui prodotti turchi: «Rompendo i rapporti con Ankara, nella Federazione si andrà incontro a sensibili aumenti dei prezzi a seguito dei divieti alle importazioni di prodotti dalla Turchia», mette in guardia Mikhail Troitskij, analista specializzato in questioni internazionali e politiche. Gli analisti ritengono che la Turchia non si aspettasse una reazione così forte da parte di Mosca. Secondo l'opinione di Elena Suponina, orientalista, esperta dell'Istituto russo per le ricerche strategiche, i turchi «non prevedevano che la Russia avrebbe intrapreso misure riguardanti l'intero spettro delle relazioni economiche esistenti fra i due Paesi».

4 DOSSIER APERTI SUI TAVOLI DEL CREMLINO

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La perdita del Su-24. La situazione con la Turchia si è fatta tesa dopo l'abbattimento del caccia russo sul confine turcosiriano, avvenuto il 24 novembre scorso a opera dell'aviazione turca. Nell'incidente è morto uno dei due piloti a bordo del velivolo. Ankara ha detto di aver solo voluto difendere il proprio territorio da potenziali minacce. Mosca ha invece reagito introducendo sanzioni economiche ai danni della Turchia: dal 1° gennaio 2016 la Russia fermerà infatti l'import di diversi prodotti provenienti da questo Paese

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Minsk-2. La regolazione della crisi nel Donbass è avvenuta in base alla necessità di osservare i nuovi accordi di Minsk, sottoscritti nella capitale bielorussa il 12 febbraio scorso. Dopo una maratona di colloqui, i leader di Russia, Germania, Francia e Ucraina si sono accordati sui principali passi da compiere per arrivare a un cessate il fuoco e al lancio di un processo di pace nel sud-est dell'Ucraina. Nonostante Minsk-2, le azioni militari sono proseguite fino alla fine dell'estate. Una vera tregua si è avuta solo verso settembre

L'affare Iran. L'accordo in merito al programma nucleare iraniano, raggiunto a metà luglio, non è stato un evento inatteso. Molti dei principali accordi fra il "sestetto" dei Paesi coinvolti nelle trattative e Teheran erano già stati sottoscritti in aprile. A luglio si è riusciti a raggiungere un compromesso definitivo, accettabile da entrambe le parti. L'accordo prevede la cancellazione graduale delle sanzioni in cambio di severe limitazioni sullo sviluppo del programma nucleare iraniano

I summit Brics e Sco. Nella città russa di Ufa, nel mese di luglio, si sono svolti i summit Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) e Sco (Organizzazione di Shanghai per la cooperazione). Nel primo si è deciso il lancio di meccanismi finanziari comuni, come la banca di sviluppo Brics. Nel caso del summit Sco, è stata approvata la richiesta d'ingresso nell'associazione da parte di India e Pakistan. Un passaggio che rende l'associazione una delle realtà internazionali di maggiore peso a livello strategico

A seguito dell'incidente con il caccia, le relazioni che sono andate sviluppandosi nel corso di un intero decennio sono state distrutte, prosegue Suponina, e la loro ricostruzione richiederà assai più «di alcune settimane o mesi. Ci vorranno anni». Oltre ai rapporti russo-turchi in sé, a risentire delle conseguenze del conflitto fra Ankara e Mosca sono anche tutti gli sforzi compiuti per la formazione di un'autentica coalizione internazionale nella lotta contro lo Stato Islamico. Anche se, per la realizzazione di un simile progetto, esistevano già tanti problemi riconducibili ai diversi punti di vista degli attori che giocano un ruolo di primo piano nella regolamentazione del conflitto nel Medio Oriente.

I costi della campagna siriana Nelle ultime settimane il dibattito tra gli esperti è stato molto intenso: si valutano rischi ed effetti dell'impegno della Federazione in Siria. Un dialogo che coinvolge anche i cittadini. Dalla necessità di ritrovare un dialogo sempre più serrato con gli Stati Uniti e con l'Unione Europea fino alle previsioni su cosa comporterà questo intervento in una regione storicamente "calda" come il Medio Oriente. Le ipotesi sono tante. La campagna di Mosca in Siria "non è un'operazione a costo zero per la Russia" ha detto Robert Freedman, visiting professor della Johns Hopkins University. «Il Presidente russo Vladimir Putin può anche aver sperato di sfruttare la situazione in Siria a sostegno del Presidente siriano Bashar al-Assad e di dimostrare l'influenza della Russia in Medio Oriente, ma finora l'operazione russa in Siria è costata ai russi la vita dei 224 passeggeri dell'aereo di linea, un caccia bombardiere, e un elicottero», ha detto Freedman a Rbth.

Che cosa accadrà nel 2016 Se il Cremlino romperà i rapporti con la Turchia, Mosca sarà in grado di trovare nuovi partner, tenuto conto che i suoi rapporti con l'Occidente sono già instabili? Quali alleanze potrebbero emergere nel 2016 dalla frattura tra Russia e Turchia? Braun è del parere che la Russia continuerà ad allargare la sua cooperazione con il regime del Presidente siriano Bashar al-Assad e con l'Iran. Tuttavia, egli sostiene che sul lungo periodo questa cooperazione potrebbe rivelarsi problematica, «perché il regime di Assad non è vitale e gli interessi iraniani a lungo termine – sia il desiderio di perseguire l'islamismo, sia quello di diventare una potenza nucleare – sono incompatibili con gli interessi nazionali più importanti della Russia». Secondo Aurel Braun, la priorità assoluta della Russia nel 2016 dovrebbe essere quella di riallacciare le relazioni con l'Ue e gli Usa, ma per questo "è indispensabile riorientare la politica russa" e che Mosca abbia "la volontà politica di trovare compromessi su molteplici questioni, dall'Ucraina al Medio Oriente". In termini generali, ha aggiunto Troitskij, l'Occidente continuerà a puntare il dito contro la mancanza di fiducia nei confronti della Russia. Secondo la maggior parte degli esperti lo scenario per l'anno prossimo rischia di non essere dei più rosei. Per ottenere prospettive più favorevoli sarebbe indispensabile una maggiore volontà politica da parte dei protagonisti globali, ma i loro divergenti interessi geopolitici rendono tutto più complicato. Tuttavia Andrej Tsygankov, professore di Relazioni internazionali e scienze politiche all'Università statale di San Francisco, vede una luce in fondo al tunnel: «Se ci saranno passi in avanti nelle modalità di interazione della Russia con l'Occidente per la lotta al terrorismo in Siria, se avrà inizio una ripresa economica seppur modesta, allora la visione dell'ordine mondiale della Russia potrebbe essere apprezzata» ha detto. In questo caso, è possibile che gli eventi internazionali abbiano un risvolto positivo e facciano passi avanti nel 2016. «Tale visione si basa sul rispetto della sovranità, delle sfere d'influenza, e del multilateralismo» ha detto Tsygankov.

2015/2016 LA LOTTA AL TERRORISMO E ALL'ESPANSIONE DELL' IS NELL'AGENDA DELLA POLITICA ESTERA SONO QUESTE LE PRIORITÀ PER IL PROSSIMO ANNO E L'OBIETTIVO È LA COSTRUZIONE DI UNA COALIZIONE INTERNAZIONALE


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SUL NOSTRO SITO

Politica

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Crisi siriana, rispetto degli accordi di Minsk per superare la questione ucraina, le relazioni bilaterali tra i due Paesi. A Mosca l'incontro tra i vertici delle diplomazie per stilare l'Agenda per il 2016.

La risposta contro il terrorismo è una sola: unione. Ne è convinto il ministro russo degli Esteri Sergej Lavrov, intervenuto a Roma durante una visita ufficiale in Italia. Le tesi del suo discorso

EKATERINA SINELSHCHIKOVA

La visita del Segretario di Stato Usa John Kerry a Mosca ha avuto il suo apice durante i negoziati di tre ore con il Presidente russo Vladimir Putin e il ministro degli Esteri Sergej Lavrov. Tre i temi chiave all’ordine del giorno: la regolamentazione della crisi siriana, il rispetto degli accordi di Minsk in Ucraina e le relazioni bilaterali tra la Federazione Russia e gli Stati Uniti. I negoziati sono stati «sostanziali e concreti», ha detto il ministro russo durante la conferenza stampa al termine del colloquio. «Nonostante le divergenze esistenti nei nostri Paesi, abbiamo dimostrato che, quando Russia e Usa si muovono nella stessa direzione, il progresso è possibile», ha detto Kerry. Il risultato principale della riunione è stata la stesura di una lista delle forze dell'opposizione siriana che possono essere qualificate come potenziali collaboratori, ha fatto notare a Rbth Andrej Kortunov, direttore generale del Consiglio russo per gli Affari internazionali. Perlomeno si è d'accordo sul fatto che l'Is e Jabhat al-Nusra (una cellula di Al-Qaeda, ndr) resteranno fuori dal processo politico. Secondo Kerry, le posizioni di Mosca e Washington su questa questione sono chiaramente simili. Il secondo aspetto importante del dibattito ha riguardato il prossimo incontro del gruppo di appoggio alla Siria tra i ministri, che si terrà domani a New York, e l'annuncio della partecipazione di Sergej Lavrov a tale incontro. La Russia è convinta che, dopo questa riunione, la bozza di accordi raggiunta a Vienna sulla Siria verrà inviata al Consiglio di Sicurezza dell'Onu. «Questo accordo darà un nuovo impulso al processo iniziato a Vienna e potrà comportare la definizione di alcune tappe concrete per stabilire un periodo di transizione politica in Siria», ha detto Kortunov.

REUTERS

RBTH

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Incontro Il 18 dicembre vertice a New York L'Occidente e la Russia hanno la stessa priorità

RUSSIA

Un dialogo attivo L'importanza per risolvere il conflitto di una coalizione La situazione in Siria

Un tono diverso

GETTY IMAGES

Per il momento non si può dire che ci siano stati grandi cambiamenti nelle posizioni di Mosca e Washington. Le opinioni sul destino del Presidente siriano Bashar al Assad continuano a rimanere inalterate, anche se la parte statunitense ha dimostrato una certa flessibilità. «Gli Usa non esigono più in maniera così forte il cambiamento del regime in Siria», fa notare Boris Dolgov, ricercatore senior del Centro di Studi arabi e islamici dell'Istituto di Studi Orientali dell'Accademia russa delle Scienze, citando le parole del segretario di Stato: «Abbiamo detto che non pensiamo che Assad possa continuare a essere il leader della Siria in futuro. Però oggi non ci siamo concentrati sulle nostre divergenze e nemmeno sulle misure che devono essere prese rispetto ad Assad. Ci siamo concentrati sul processo politico», ha detto Kerry al termine dei negoziati. Tutti gli esperti intervistati da Rbth sono concordi sul fatto che la flessibilità di Washington non può nemmeno essere interpretata come un desiderio di risolvere la crisi delle relazioni con la Russia. Gli interessi degli Usa in Medio Oriente continuano a essere diversi rispetto a quelli di Mosca. John Kerry si è recato a Mosca in qualità di inviato speciale di Barack Obama per discutere conVladimir Putin su temi che Obama voleva sollevare, ha commentato il vicerettore della facoltà di Economia Mondiale e Politica Mondiale della Scuola Superiore di Economia, Andrej Suzdaltsev. Bisogna inoltre tenere presente, ha concluso l'esperto, che la visita di Kerry a Mosca è un ulteriore gesto nella campagna di relazioni pubbliche degli Usa, che cercano di rendere ancora più efficace il loro impegno nella lotta contro il male nel mondo.

STATI UNITI

LE FRASI

Sergej Lavrov MINISTRO RUSSO DEGLI ESTERI

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Apprezziamo la possibilità di portare avanti la nostra collaborazione su un'intera serie di questioni internazionali (...) La regolamentazione del conflitto siriano richiede una nostra costante attenzione"

John Kerry SEGERTARIO DI STATO AMERICANO

"

Certo, ci sono delle divergenze tra i nostri Paesi. Ma, nonostante queste divergenze, abbiamo dimostrato che possiamo lavorare in maniera efficace e cooperare"

La posizione è la stessa sin dall'inizio della questione siriana. La Russia insiste su una soluzione politica del conflitto armato in Siria e si oppone con decisione al cambiamento forzato della classe dirigente mediante un intervento straniero. La Federazione Russa, inolte, nell'agosto 2013 ha lavorato affinchè si giungesse a un accordo con il governo siriano per la completa distruzione degli arsenali chimici.

Al momento, gli interventi statunitensi in Siria si traducono principalmente con attacchi aerei contro posizioni dello Stato Islamico. Gli Stati Uniti hanno inoltre riconosciuto che l'unico modo per risolvere il problema in Siria è una transizione politica di tipo inclusivo, volta a preservare l'integrità dello Stato. Gli Usa continuano a considerare le dimissioni dell'attuale Presidente Bashar al-Assad come elemento chiave per la risoluzione del conflitto in Siria.

Il destino di Bashar al-Assad La dirigenza russa sostiene un dialogo attivo con il Presidente siriano Bashar al-Assad. Il 20 ottobre 2015, Assad ha incontrato il Presidente russo Vladimir Putin a Mosca. Secondo Putin deve essere il popolo siriano a decidere, attraverso negoziati, se mantenere o meno Assad al potere. Il trasferimento del potere dovrebbe avvenire con metodi legittimi e dovrebbero essere tutte le parti in conflitto a dare disposizioni in merito al periodo transitorio.

L'8 agosto 2011, il Presidente americano Barack Obama ha dichiarato per la prima volta che Assad dovrebbe dimettersi. Già durante i diversi anni di conflitto, le dimissioni di Assad sono state e continuano ad essere l'immutata conditio sine qua non di una soluzione politica in Siria. Di recente, tuttavia, non mancano le affermazioni secondo cui l'amministrazione statunitense non esigerebbe l'allontanamento del Presidente siriano Assad nell'immediato futuro.

I rapporti con l'opposizione I primi contatti con i rappresentanti dell'opposizione interna si sono svolti nel mese di ottobre 2011. Nel 2012, per la prima volta sono giunti a Mosca rappresentanti dell'opposizione esterna. Su iniziativa russa, nel mese di gennaio e aprile 2015 a Mosca si sono tenute due sessioni di colloqui sulla Siria. Hanno partecipato più di 30 rappresentanti di varie organizzazioni.

Gli Stati Uniti, sin dall'inizio del conflitto in Siria, hanno sostenuto le ragioni dell'opposizione siriana. Nel dicembre 2012, Washington ha riconosciuto la Coalizione nazionale di opposizione e le forze rivoluzionarie in Siria (NKORS) come rappresentante del popolo siriano e come struttura a capo di tutte le forze sociali che si oppongono ad Assad.

La battaglia contro lo Stato Islamico La Russia sostiene la partecipazione del governo siriano ad una coalizione contro i terroristi dello Stato Islamico e insiste sulla necessità di una decisione da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che autorizzi interventi da parte della coalizione stessa. Il 30 settembre 2015 le forze aerospaziali russe hanno iniziato a bombardare posizioni dello Stato Islamico in Siria su richiesta di Bashar al-Assad. L'intento è vincere la battaglia contro i terroristi.

Nell'agosto 2014 una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti ha avviato attacchi aerei sulle posizioni di militanti dello Stato Islamico in Iraq con il consenso di Baghdad. Nel mese di settembre è cominciata l'operazione aerea in Siria. E per la diplomazia americana risulta essenziale la costruzione di un fronte comune contro l'Is. Il 18 dicembre a New York si terrà un vertice per migliorare e rendere più efficace la lotta contro l'Is.


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Affari

RAPPORTI COMMERCIALI LE CONTROSANZIONI HANNO IMPOSTO ALLE AZIENDE ITALIANE UN NETTO CAMBIO DI STRATEGIA E ADESSO L'OBIETTIVO È CREARE LEGAMI BILATERALI PIÙ STABILI E SOLIDI RISPETTO AL PASSATO RECENTE

LA NUOVA TENDENZA È IL "MADE WITH ITALY" La politica di import substitution inaugurata dalla Federazione spinge le aziende italiane a rafforzare la produzione in loco per non perdere quote di mercato. LUIGI DELL'OLIO RBTH

«La politica economica russa ha intrapreso una strada nuova, che non è legata esclusivamente alla questione delle sanzioni incrociate con l'Occidente. Occorre prenderne atto e agire in fretta per non perdere quote di mercato». Pier Paolo Celeste, direttore dell'Ice a Mosca, non usa giri di parole per indicare la strada maestra che si presenta davanti alle aziende italiane interessate a investire nella Federazione. La Russia, infatti, ha deciso di sostituire l'import di una serie di prodotti (dalla mozzarella al grana, al parmigiano) con quote crescenti di produzione interna. Si tratta di un piano pluriennale che mira a mutare notevolmente il sistema produttivo e distributivo del Paese. Una scelta che impone alle aziende della Penisola interessate a mantenere il presidio nell'area il passaggio dal "Made in Italy" al "Made with Italy", che in sostanza significa insediare o rafforzare la produzione in loco. «L'Italia è il quinto fornitore russo, con una forte concentrazione sul comparto alimentare e dei mobili», spiega Celeste. «Se si guarda ai dati dei primi otto mesi del 2015, il crollo dell'export verso la Federazione è stato imponente, pari al 26,3%, ma comunque inferiore ad altri Paesi europei. Adesso è fondamentale attrezzarsi per cogliere i cambiamenti in atto nel mercato per non perdere quote». L'Ice sta lavorando proprio in questa direzione, seguendo le aziende della Penisola nell'individuare le azioni più efficaci per adeguarsi al nuovo contesto. La vede allo stesso modo Rosario Alessandrello, presidente della Camera di Commercio Italo-Russa. «Nei prossimi anni vi sarà sempre meno spazio per l'import di prodotti tipici del "Made in Italy" come gli alimentari. Quindi è necessario ripensare le strategie di penetrazione nel mercato russo rafforzando la produzione nella Federazione». Cosa che ha già fatto la Barilla, con lo stabilimento Solnechnogorsk (nella regione di Mosca), così come l'Ab, azienda bresciana che nelle scorse settimane ha inaugurato il primo impianto di cogenerazione (energia termica ed elettrica) per una serra di 15 ettari situata a Belgorod, nella parte occidentale della Federazione. «Quello russo è un mercato con enormi potenzialità nel settore delle serre», ricorda Enzo Losito, AB vice president market growth and organizational development. Mentre la veronese Isopan ha realizzato uno stabilimento nella regione di Volgograd, destinato alla produzione di pannelli isolanti metallici in lana di vetro e poliuretano. L'operazione è stata condotta in abbinata con Sace, che ha garantito l'investimento (23 milioni di euro) contro i rischi di natura politica. «L'insediamento della produzione», spiega Francesco Manni, presidente di Isopan, «è stato preceduto dallo sviluppo di relazioni con aziende russe, finalizzate a favorire lo scambio di informazioni e innescare un processo di innovazione». Un approccio

IL COMMENTO

Il picco negativo del 2015 è ormai alle nostre spalle Fabrizio Zucca ESPERTO

che è valso all'azienda italiana l'aggiudicazione di una commessa per realizzare un sistema di facciata ventilata da 5.200 metri quadrati. «La produzione in loco da parte delle società italiane consente da una parte di colmare i gap di un sistema industriale non particolarmente diversificato, sia di avvicinare l'offerta ai potenziali acquirenti», sottolinea Alessandro Terzulli, chief economist di Sace. Il quale ricorda comunque che si tratta di «una scelta strategica non semplice, che implica la capacità di affrontare le sfide di un contesto complesso sotto il profilo dei rischi operativi». Sabrina Morato, key account manager settore fashion di Gefco (gruppo della logistica), rileva grosse difficoltà negli ultimi mesi per il farmaceutico e il chimico, meno per la moda italiana in Russia. «A prescindere dai settori», aggiunge, «occorre adottare nuove modalità di collaborazione con le industrie locali passando da una prospettiva di mera spinta del "Made in Italy" a un modello che preveda anche l'esportazione di tecnologia». In questa direzione spingono anche le dinamiche valutarie. «La forte svalutazione del rublo e il crollo delle quotazioni immobiliari consentono oggi di produrre in Russia a prezzi che talvolta risultano addirittura inferiori a quelli cinesi. Con il vantaggio ulteriore della maggiore vicinanza geografica e culturale tra i due popoli», aggiunge Alessandrello. Che ricorda la forte predisposizione da parte russa a rafforzare i legami commerciali con l'Italia, anche in un'epoca come questa di tensioni a livello internazionale.

L

a Russia è da tempo tra i mercati esteri di riferimento per molte aziende della Penisola, sia nei settori più celebrati del "Made in Italy", sia in quelli manifatturieri a forte base tecnologica. A partire dalla crisi ucraina, e successivamente con l'introduzione della sanzioni e la svalutazione del rublo, l'export delle aziende italiane ha cominciato a ridursi. Il dubbio ricorrente è di capire se e in quanto tempo la Russia tornerà a essere in grado di far registrare i numeri antecedenti il 2012, e come si svilupperà nei prossimi anni dopo il picco negativo raggiunto nel 2015. A mio avviso la situazione è destinata a migliorare per una serie di motivazioni economiche e geopolitiche che si stanno profilando negli ultimi mesi. Se il prezzo del petrolio difficilmente subirà un aumento significativo, almeno nel breve periodo, la probabilità che scenda ulteriormente è estremamente bassa. La ridotta volatilità dovrebbe permettere alla Russia di ridefinire il budget tenendo conto delle entrate previste senza pericolo di eccessivi spostamenti dai valori target. La ridefinizione potrà avere quindi un impatto positivo sulle certezze relative agli investimenti pubblici da realizzare nel triennio 2015-2018, cioè in preparazione dei Mondiali di calcio. Il raffreddamento del fronte ucraino, così come il ruolo di leadership nella campagna contro l'Is e in Siria, stanno facendo riavvicinare, anche per convenienza, alcuni grandi attori europei e potrebbero portare a breve a un alleggerimento, se non all'eliminazione delle sanzioni. Da parte sua, la Russia sta cercando di rendersi meno dipendente dalle produzioni estere, stimolando lo sviluppo di settori manifatturieri al suo interno, soprattutto nelle aree in cui ci sono i gap più elevati da colmare o dove già precedentemente si erano create le condizioni favorevoli per uno sviluppo di cluster, come l'automotive. Comparti come la sanità, le infrastrutture e la logistica, le tecnologie ambientali e l'agroalimentare potranno contare su un appoggio da parte delle autorità. La modalità sarà però sempre di più la localizzazione tramite investimenti diretti, joint venture o attraverso il trasferimento tecnologico. I settori del "Made in Italy" tradizionali, food, fashion e design, potranno recuperare in parte in funzione della ripresa o stabilizzazione dei livelli di reddito reale, anche in considerazione del livello elevato di propensione al consumo della classe media urbanizzata. L'autore è presidente di Strategia & Sviluppo Consultants

SUL SITO Quali sono le possibilità offerte dal mercato russo? Grazie a quali strategie le imprese italiane riescono a superare le frontiere linguistiche e burocratiche che le separano dalla Federazione? Luisa Todini, co-presidente del Foro di Dialogo italorusso, commenta in esclusiva la situazione economica e commerciale, sulla quale pesano sanzioni ed embargo. «Russia e Italia sono partner complementari. E anche in questo momento delicato si possono creare nuove sinergie» it.rbth.com/548627


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Affari MATERIALE A PAGAMENTO

I passi necessari per smantellare le armi chimiche

GAIA RUSSO

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EVENTI SALIENTI DEL 2015

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A gennaio la Banca centrale russa ha ridotto il tasso di riferimento dal 17% (picco raggiunto nel corso del 2014, nel tentativo di contrastare il crollo del rublo) al 15%. Nell'arco dei tre mesi successivi, l'ente diretto da Elvira Nabiullina ha operato altri tagli arrivando al 12,5%. Ad agosto il tasso è stato ridotto all'11%, livello che è rimasto fermo in questi mesi

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La Russia ha annunciato il nuovo progetto del gasdotto "Turkish stream". Dopo aver rinunciato alla fine del 2014 a "South Stream", che avrebbe dovuto collegare la Federazione (attraverso il Mar Nero) all'Europa Meridionale, Mosca ha trovato una variante per rifornire di gas il Vecchio Continente, bypassando l'Ucraina. Nel gennaio di quest'anno è stato annunciato il nuovo gasdotto, ma già in primavera le trattative con Ankara si sono arenate. La mancanza di passi in avanti nel progetto ha costretto la Russia a cercare un'alternativa, il "North Stream 2". Alla fine di novembre, a causa dell'abbatimento del jet russo Su-24, il progetto del "Turkish stream" è stato di fatto congelato

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Ad agosto è entrato in vigore in Russia il decreto che sancisce la distruzione dei prodotti sanzionati (come ortaggi, formaggi e carne), firmato in precedenza dal Presidente Vladimir Putin. Si è cominciato ad accumulare e bruciare le merci che, malgrado il divieto, erano entrate illegalmente nel territorio nazionale. Una delle motivazioni è stata la tutela della salute dei consumatori poiché i prodotti contrabbandati non erano accompagnati dai certificati necessari. Le azioni delle autorità hanno suscitato proteste: 250mila cittadini hanno firmato una petizione in cui veniva chiesta l'abrogazione del decreto che però è tuttora in vigore. Alla fine di novembre è stata stimata la distruzione di 787,4 tonnellate di beni alimentari. Secondo il Servizio federale russo per la sorveglianza veterinaria e fitosanitaria tale metodo è ritenuto il più efficace nella lotta alla contraffazione. In alcune regioni i tentativi d'introdurre illegalmente i prodotti si sono ridotti dell'80%

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L'oro nero non rimpinguerà più il bilancio. La forte volatilità dei prezzi petroliferi ha costretto il governo a rinunciare alla consueta pianificazione triennale e ad adottare un piano annuale. Alla fine di agosto le quotazioni petrolifere mondiali da cui dipende il prezzo dell'Urals, il petrolio da esportazione russo, hanno toccato i minimi da sei anni. Il prezzo del Brent è sceso bruscamente a 42,51 dollari al barile e quello del Wti a 37,75. Per il bilancio russo, le cui entrate sono costituite al 50% da prodotti petroliferi, una differenza di 10-20 dollari ha un peso significativo

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A ottobre si è conclusa la storia di Transaero, seconda compagnia aerea del Paese, la cui comparsa negli anni '90 aveva segnato l'inizio di una vera concorrenza nel settore del trasporto aereo civile. La causa del crack è stata l'adozione di una strategia di crescita molto aggresssiva (anche attraverso dumping sui prezzi), seguita dalla crisi finanziaria che ha provocato una riduzione del flusso di passeggeri, mentre i creditori si sono mostrati meno pazienti. Al momento in cui è stata dichiarata la bancarotta, il debito era stimato in 260 miliardi di rubli (3,3 miliardi di euro, ai prezzi attuali). L'uscita dal mercato di un importante attore del settore ha avuto ripercussioni negative sulla mobilità dei russi e ha determinato un aumento del prezzo dei biglietti. Alcune compagnie private potranno ora imporsi nel settore, anche se il maggiore beneficiario dovrebbe essere la compagnia di bandiera Aeroflot

Nel 1993, la Russia si prese la responsabilità di smantellare le riserve di armi chimiche dell'exUnione Sovietica, prendendo parte attiva nella stesura e nella sottoscrizione del testo della Convenzione sul divieto di sviluppo, produzione, stoccaggio e uso delle armi chimiche e sul loro disarmo. Nel 1997, la Duma di Stato della Federazione Russa ha ratificato la Convenzione, dando quindi il via alla distruzione di una delle varianti di armi di distruzione di massa in dotazione. La riserva di sostanze chimiche velenose alla data di entrata in vigore della Convenzione era pari a circa 40 mila tonnellate. Questi composti chimici tossici si trovavano nei materiali bellici usati dall'artiglieria regolare e reattiva, nelle testate dei missili e delle munizioni aeree nonché depositati in fusti e serbatoi di grandi capacità. Un discorso a parte meritano invece le munizioni chimiche di costruzione complessa che, oltre alle miscele tossiche, erano a disposizione insieme a ordigni esplosivi contenenti miscele inestraibili. Tutto ciò contribuì a complicare le operazioni di disarmo. Per la realizzazione degli impegni assunti previsti dalla Convenzione, nel 1996 venne approvato un Programma federale finalizzato alla “Distruzione delle riserve di armi chimiche presenti nella Federazione Russa”, cui venne dato carattere presidenziale. Il processo di liquidazione delle riserve di munizioni chimiche è stato suddiviso in 4 tappe. In stretta osservanza dei requisiti della Convenzione e del Programma, in Russia sono state portate a termine la prima, la seconda e la terza tappa. Entro l'aprile del 2003 sono state liquidate 400 tonnellate di sostanze tossiche, pari all'1% della quantità totale delle riserve. Entro il 29 aprile 2007 sono state distrutte 8.000 tonnellate di agenti chimici pericolosi, equivalente a più del 20% delle riserve. Nel novembre del 2009 è stata per tempo conclusa la terza tappa: 18.000 tonnellate di miscele chimiche dannose, pari al 45% di tutte le munizioni di armi chimiche, sono state cancellate. Attualmente, la Federazione Russa sta portando con successo a termine la quarta e ultima tappa del disarmo chimico. Secondo dati recenti, è stato distrutto il 92% delle riserve chimiche tossiche ancora esistenti, per una quantità superiore alle 36.700 tonnellate. Secondo le parole del capo della Direzione Federale per lo stoccaggio sicuro e la liquidazione delle armi chimiche presso il Ministero dell'industria e del commercio della Federazione Russa, il colonnello generale V.P. Kapashin, il 2015 è stato un anno speciale in fatto di realizzazione degli obblighi convenzionali. Dopo alcuni anni di sfruttamento delle sostanze tossiche, si è provveduto alla distruzione immediata delle riserve di tali sostanze in quattro centri russi di smantellamento delle armi chimiche. Solenni cerimonie in occasione del completamento del processo di liquidazione delle armi chimiche nei quattro centri di “Leonidovka” (oblast di Penza), “Pochep”, (oblast di Brijansk), “Maradykovskij” (oblast di Kirov) e “Shchuche” (oblast di Kurgansk) si sono svolte nei mesi compresi fra settembre e novembre 2015. Occorre notare che nel 2005 e nel 2009, sono riusciti a tenere fede agli impegni presi altri due centri di smantellamento delle armi chimiche: “Gornyj”, (nell'oblast di Saratov) e “Kambarka” (nella Repubblica Udmurta). Nel complesso, dunque, sei su sette centri hanno al momento attuale terminato i propri lavori. La liquidazione delle armi chimiche è anco-

ra in fase di svolgimento nell'ultimo centro, “Kizner” (Repubblica Udmurta). Secondo rilevazioni di pochi giorni fa, in questa base è stato distrutto il 44% del volume totale delle sostanze tossiche destinate al centro. Le basi per lo smantellamento delle armi chimiche sono complessi altamente tecnologici, equipaggiati con meccanismi elettronici e automatici di ultima generazione. Tenuto conto dell'alto grado di pericolosità rappresentato da queste sostanze, viene prestata una straordinaria attenzione alla sicurezza dei processi. Tutte le tecnologie, compresa la parte principale dell'attrezzatura e, ovviamente, gli specialisti coinvolti nelle procedure di liquidazione delle armi sono russi. La Federazione ringrazia per il supporto tecnico gli Stati Uniti, la Germania, la Svizzera, il Canada, i Paesi Bassi e altri stati ancora, l'Unione Europea e i fondi esteri non statali. Oltre alla liquidazione delle armi chimiche, la Direzione Federale ha costruito negli interessi della regione non poche infrastrutture sociali. In accordo con le condizioni del Programma, a questi scopi è stato destinato fino al 10% del costo complessivo di ciascun centro. Secondo le dichiarazioni ufficiali delle autorità locali e regionali, nei 6 soggetti federali della Russia in cui si trovavano le armi chimiche, sono stati costruiti più di 400 palazzi con numerosi appartamenti, 14 ospedali, 22 istituti educativi per bambini, 3 centri culturali, 3 edifici per il dipartimento degli Affari Interni, 3 saune, 1 palazzo per gli sport acquatici, 3 complessi sportivi, 7 centrali elettriche, 11 centrali termiche, 2 filiere per la raccolta e il trattamento dei rifiuti solidi urbani, sistemi di canalizzazione e molto altro ancora. Sono stati tracciati chilometri di reti elettriche, più di 200 km di canalizzazione, più di 500 di condotti per il gas. Sono stati restaurati 53 km di autostrade, rimontati 155 km di strade, ed è stato concluso il più importante proggetto di infrastruttura sociale: il ponte che attraversa la ferrovia e il fiume Sura, lungo oltre 1,6 km, situato nella città di Penza. Fino a questo momento sono stati rispettati tutti gli impegni riguardanti questa parte del Programma. I nuovi impianti industriali creati e l'esperienza dei lavoratori dei centri, la loro abitudine a lavorare in condizioni di rigorosa osservanza della disciplina tecnologica e produttiva, continueranno a essere richiesti. Per la riqualificazione delle imprese addette allo smantellamento delle armi chimiche, il Presidente della Commissione statale per la liquidazione delle armi chimiche, su ordine del rappresentante plenipotenziario del presidente della Federazione Russa nel Distretto Federale del Volga, M.V. Babic, ha creato una commissione interdipartimentale speciale. Ad essa partecipano anche i rappresentanti del Ministero della produzione e del commercio della Federazione Russa e le regioni dove questi impianti sono situati. Esistono già proposte concrete per il riadattamento dei centri destinati allo smantellamento delle armi. Tuttavia, è necessario innanzitutto compiere le procedure di disattivazione degli impianti dopo le operazioni compiute con le sostanze tossiche. Questi lavori sono estremamente delicati e devono essere svolti da specialisti, per questo motivo è stata presa la decisione di coinvolgere la Direzione Federale. Le iniziative relative alla sicurezza nei centri avranno una durata di 5 anni. Lo Stato è intenzionato a intervenire sugli impianti che verranno in futuro riqualificati e sugli specialisti che vi lavorano, al fine di lanciare le produzioni necessarie.

Contributo realizzato a cura della Direzione federale per la custodia e la neutralizzazione in sicurezza delle armi chimiche presso il Ministero dell’Industria e del Commercio della Federazione Russa

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Arte

L'INTERVISTA/1 DAVIDE MONTELEONE

"Cerco quel legame tra l'uomo e il potere" L'esperienza in Russia, lo spirito della popolazione. Davide Monteleone, autore del libro "Dusha" (Anima, ndr), si racconta a Rbth. Monteleone, prima di venire in Russia quali erano le sue aspettative? Il mio immaginario era creato principalmente dalla letteratura russa, dall'arte visiva e architettonica e dagli stereotipi del periodo sovietico. Ero curioso di esplorare un Paese che, per me italiano, occidentale cresciuto negli anni'80, era al di là della Cortina di ferro. Lontano, almeno negli stereotipi, dalle abitudini politiche e sociali dell'ambiente in cui sono nato e cresciuto. Ero consapevole che il Paese che stavo per visitare era in una fase ben diversa da quella che avevo letto nei libri e che mi avevano raccontato, ma, ciò nonostante, ero sicuro di poter ritrovare i segnali di molti anni di storia a me familiare solo per sentito dire. Quali fotografi che lavoravano in Russia ti hanno incuriosito e perché? Una parte dell'immaginario si era alimentato di libri e da una certa cultura familiare. Nel 2000, il testo di Luc Delahaye, "Winterreise" (Phaidon), un lavoro realizzato negli anni successivi alla caduta dell'Unione Sovietica, mi colpì profondamente. Un racconto per immagini che richiamava a "Delitto e Castigo" di Dostoevskij. Ancora oggi lo ritengo uno dei migliori lavori fotografici realizzati in Russia. Dopo quel libro ero ancora più curioso.

Cosa ti affascina maggiormente oggi della Russia? Quello che mi interessava anche all'inizio: la relazione tra l'individuo e il potere delle Stato in uno spazio geografico estremamente vasto e non sempre ospitale. Sono curioso di capire come le persone e il Paese si adatteranno ai cambiamenti che, se osserviamo la su storia, sembrano lenti ma sono ricorrenti.

OBIETTIVO RUSSO

Pensi che lo sguardo dei fotografi russi e stranieri su questo Paese sia diverso? Penso che la fotografia in Russia sia cresciuta incredibilmente negli ultimi 15 anni. La tradizione fotografica, in particolare quella documentaria, è stata segnata per anni dalle regole propagandistiche dell'uso dell'immagine. Diversamente dalla letteratura, che faceva largo uso della metafora e della finzione per aggirare le restrizioni della

La Russia dieci-quindi anni fa era ancora un posto quasi esotico per gli stanieri. È d'accordo? Era decisamente un posto esotico. Un paese che dopo 70 anni di Urss sembrava lontano anni luce dalle origini Europee che lo legavano al vecchio continente. Un Paese che stava vivendo una nuova grande trasformazione sociale, economica, culturale. Per i primi anni è stato difficile combattere gli stereotipi che provenivano dal passato, col tempo credo di aver lasciato la superficialità del mio sguardo per una conoscenza più profonda e più attenta ai dettagli. Il tuo primo libro si chiama "Dusha" (Anima), un concetto spirituale fondamentale per I russi. Cosa è secondo te? Non credo di poter dare una definizione personale dell'"Anima russa" e sarebbe troppo semplice citare Gogol, Turgenev o Dostoevskij. Certamente, invece posso dire di aver ritrovato, almeno in parte in me stesso, e probabilmente grazie alla mia permanenza in Russia, alcune delle caratteristiche descritte da questi scrittori: una "perversa" forma di nostalgia e malinconia, forse una strana attitudine ad accettare la sofferenza, gli eventi della vita.

censura, la fotografia, nella sua specificità testimoniale, era legata ad un linguaggio quasi didascalico. Le nuove generazioni di fotografi russi hanno arricchito la fotografia di una nota interpretativa significativa. Lo sguardo dei fotografi locali sul proprio Paese è certamente diverso, in molti casi più interessante, proprio perché capace di liberarsi degli stereotipi che attanagliano gli stranieri. Invece gli ultimi hanno uno sguardo diverso. E un ruolo testimoniale, in gran parte esaurito, lascia spazio a lavori interpretativi che richiedono una profonda conoscenza del soggetto esaminato.

Il simbolo dell'Unione Sovietica sul muro di un palazzo a Murmask

La Russia è rimasta a lungo per i fotografi italiani una terra esotica, selvaggia e proibita. In epoca sovietica erano in pochi coloro che riuscivano a fissare sulla pellicola la vita del Paese: la Cortina di ferro si chiudeva come l'otturatore di una macchina fotografica, senza consentire alla luce di reagire al mondo esterno. Il primo italiano a realizzare un progetto importante di fotografia documentaria sulla Russia fu Piergiorgio Branzi. Negli anni '60 Branzi andrò in Unione Sovietica come corrispondente della Rai. Malgrado il suo ruolo gli permettesse di filmare il Paese nei suoi molteplici aspetti, la fotografia rimase per lui la chiave privilegiata di accesso alla realtà. Per molto tempo Branzi non ha mostrato gli scatti fatti a Mosca per non dare adito a strumentalizzazioni di tipo politico, desiderando che le sue fotografie fossero solo una testimonianza della quotidianità moscovita in trasformazione. La sua immagine di Mosca è quasi lirica. Gli scatti mostrano i nuovi quartieri urbani in costruzione, le chiese e i monasteri nel cuore antico della città, circondati da case un po' fatiscenti. La collezione ha dato vita al "Diario moscovita", che rivela agli stranieri un mondo umano, privo delle sue aspre connotazioni geopolitiche. Alla fine degli anni '60 giunse in Russia la troupe di Vittorio De Sica per le riprese del film "I girasoli", portando al seguito il noto fotografo Tazio Secchiaroli (diventato il prototipo del paparazzo con il film "La dolce vita" di Fellini, ndr). Secchiaroli documentò le fasi delle riprese, ma nelle immagini realizzate sul set finirono inevitabilmente anche persone comuni, come, per esempio, la scena in cui Sofia Loren, protagonista dei "Girasoli", esce dalla metro Teatralnaya e viene ripresa insieme ad alcuni passanti. Dopo gli scatti degli anni '60 seguì un lungo periodo di silenzio. Molti anni dopo, nel 1990, è arrivato il libro di Roberto Koch, "Istanti di Russia". Questo reportage testimonia una fase di grandi cambiamenti: viene ritratto Eltsin che sventola la nuova bandiera russa e si vedono i carri armati nelle repubbliche ormai ex sovietiche e la ginnastica mattutina in un innevato Parco Gorky. Dovettero trascorrere altri anni prima che la Russia catturasse davvero l'attenzione dei fotografi occidentali. All'inizio del Duemila giunse a Mosca Davide Monteleone, che nei 15 anni successivi è divenuto il principale interprete visuale della Federazione. Suoi i progetti russi che sfiorano il genere del documentario: al centro della narrazione visiva troviamo eroi, di cui si raccontano le difficili condizioni di vita in un Paese in via di trasformazione. Uno dei personaggi più amati da Monteleone, l'Oblomov, di Goncharov per esempio, diventa nelle fotografie il fulcro attraverso cui l'artista cerca di indagare la complessità e il mistero dell'anima russa. E proprio "Anima" si intitola il suo primo libro, uscito nel 2007. Un'altra spinta alla fotografia russa è data dall'apertura della Scuola Rodchenko, i cui giovani diplomati negli ultimi anni vincono sempre più spesso prestigiosi concorsi fotografici internazionali. Come nel caso di Danila Tkachenko, autore di "Restricted Areas", esposizione appena inaugurata a Roma alla Galleria del Cembalo. Tkachenko fotografa edifici abbandonati in cittadelle segrete che un tempo erano importanti centri di ricerca scientifica e altri simulacri della passata potenza sovietica sullo sfondo di paesaggi innevati. Vi sono poi i paesaggi urbani di Aleksandr Gronskij, che fanno venire i brividi. L'artista ritrae uno spazio dalle dimensioni abnormi, che incombe sull'uomo, mentre la natura sembra resistere alla civilizzazione. Elena Arbugaeva fotografa la sua città natale, Tiksi in Yakuzia, dove i colori stinti delle case sono l'unica macchia cromatica sullo sfondo delle lontananze innevate. A differenza di quelle delle generazioni precedenti, le fotografie di questi autori non intendono solo mostrare la realtà circostante, ma far luce sui legami con essa.


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Arte

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L'INTERVISTA/2 DANILA TKACHENKO

"Resto folgorato e ipnotizzato dalle zone d'ombra del progresso" DA VISITARE

I maggiori eventi in corso Mostra • Cinquanta opere. Tra icone sacre, paesaggi e nature morte. L'eredità dell'arte russa si svela a Palazzo Medici Riccardi di Firenze, nella mostra allestita dalla Russian Academy of Art fino al 28 dicembre Esposizione • Fino al 13 febbraio, presso la Galleria del Cembalo di Roma, tre mostre fotografiche, unite sotto il titolo di "Storie sovietiche", racconteranno quasi un secolo di arte e storia i feriti

ARCHIVIO PERSONALE (5)

Ballo • Per il quarto anno l'Hotel St. Regis di Roma ospiterà il 9 gennaio il Gran Ballo Russo, la kermesse che ricreerà le atmosfere russe del XIX secolo

I FOTOGRAFI CHE HANNO RAPPRESENTATO LA STORIA DI UN PAESE CHE NELL'ULTIMO SECOLO HA VISSUTO PROFONDE TRASFORMAZIONI IN CAMPO SOCIALE

ANNA ARUTYUNOVA

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Per tre anni Dani- la Tkachenko, giovanissimo talento della fotografia russa, in linea con le tendenze più internazionali e contemporanee, ha viaggiato attraverso il suo Paese e non solo. Dal Kazakhstan alla Bulgaria, al Circolo Polare Artico è andato alla ricerca di quelle Restricted Areas, che dalla Seconda guerra mondiale alla caduta dell'Urss sono rimaste segrete e mute. Persino sulle carte geografiche. La tua serie di fotografie "Restricted Areas" sta avendo un grande successo in Europa. Inoltre, alla Galleria del Cembalo di Roma è appena stata inaugurata una

tua mostra. Cosa ritieni abbia fatto presa nel pubblico occidentale? Non era il mio obiettivo creare un'immagine particolare della Russia. Questo progetto è piuttosto una riflessione personale sul rapporto tra uomo e progresso tecnologico. Credo che per il pubblico occidentale sia ben comprensibile il linguaggio visivo che utilizzo. Anche i soggetti delle foto, che sono unici, fanno la loro parte. A cosa è dovuta la scelta dei soggetti? L'idea è nata per caso. Ero in visita da mia nonna, che vive in una città chiusa, dov'è stata inventata la bomba atomica. Ho saputo che negli anni '60 è avvenuto lì un disastro nucleare rimasto segreto. L'incidente ha contaminato una vasta area e i suoi abitanti si sono trovati a fare i conti con malattie croniche. Questo mi ha fatto riflettere sui pericoli del progresso tecnologico, capace non solo di condurre a un futuro migliore, ma anche di fare molto male. Così ho deciso di cercare luoghi che un tempo erano simbolo del progresso, di innovazioni e scoperte che poi nel tempo sono quasi svanite nel nulla. Nel tuo lavoro recente hai cercato un unico filo conduttore? I soggetti si trovavano nei luoghi più disparati: Russia, Bulgaria, Kazakistan. Dovevo raggiungerli coi mezzi di trasporto più svariati, dall'aereo fino alle racchette da neve. Mi è capitato di investire

molto tempo aspettando le condizioni climatiche giuste, perché gli inverni ora non sono più nevosi come una volta. Penso che anche questa sia una conseguenza del "progresso": il risultato del riscaldamento globale. Ho scattato le foto solo in inverno e siccome gli oggetti fotografati si trovavano molto lontani tra loro, succedeva che il tempo cambiasse radicalmente dal momento in cui li osservavo fino al momento in cui li raggiungevo. Anche la tua prima serie sugli eremiti parlava di luoghi quasi irraggiungibili, dell'ambiente e della natura che circondano l'uomo. A cosa si deve il tuo interesse per questi temi? Questo è il modo che ho di trattare la mia personale delusione verso il mondo contemporaneo. Attraverso questi progetti riesco a dare una struttura alla realtà, come la vedo. Quali fotografi hanno influenzato il tuo stile?

Sono stati piuttosto classici della cinematografia come Robert Bresson, Tarkovskij e Haneke a definire il mio gusto. Mi ispiro poco alla fotografia, ma sono a me affini artisti come Taryn Simon e Nikolai Howalt. Quali progetti di autori stranieri sulla Russia hai apprezzato maggiormente negli ultimi anni? Mi piace Rus del fotografo Gert Jochems, che ha utilizzato il territorio russo come modo per riflettere la sua personale preoccupazione. Le sue immagini coincidono con la mia visione del Paese. È sorprendente che siano frutto di uno straniero. In cosa si differenzia il modo in cui vedi la Russia rispetto a un fotografo straniero? Gli stranieri hanno uno sguardo più distaccato, cosa che permette loro di vedere cose che da dentro noi non percepiamo. Ma allo stesso tempo, questo sguardo esterno è spesso stereotipato.


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Religione

IL COMMENTO

Eventi Concerti e momenti culturali comuni tra la Chiesa Ortodossa Russa e quella Cattolica

I rapporti fra la Russia e il Vaticano Aleksandr andr Avdeev deev e AMBASCIATORE TORE

Fedeli nella Chiesa di San Nicola a Bari durante una funzione. Il progetto della chiesa è dell'illustre architetto russo Aleksej Shchusev ed è stato pensato nello stile dell'architettura sacra di Pskov e di Novgorod del XV secolo

Gli ultimi mesi hanno evidenziato rapporti sempre più stretti tra il Patriarcato di Mosca e il Vaticano. Segno di un avvicinamento che potrebbe aprire le porte a un possibile incontro tra il Papa e il Patriarca. NIVA MIRAKYAN RBTH

La seconda metà del 2015 è stata un periodo ricco di avvenimenti nei rapporti fra la Chiesa Ortodossa Russa e la Chiesa Cattolica. Incontri, concerti, mostre e pubblicazioni di libri dimostrano l'intenso sviluppo del dialogo fra le due istituzioni religiose. Fino al 30 dicembre il Palazzo della Cancelleria a Roma ospiterà la mostra "La luce di Cristo illumina tutti". Una personale del pittore russo Vasilij Nesterenko, che guida anche il Consiglio per la cultura del Patriarcato di Mosca. Il coordinatore delle par-

rocchie del Patriarcato di Mosca in Italia, il vescovo Antonij di Bogorodsk, ha detto che la mostra rappresenta il primo risultato del gruppo di lavoro di collaborazione culturale fra la Chiesa Ortodossa Russa e la Chiesa Cattolica di Roma. Sempre nella capitale italiana, il 6 dicembre nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, il pubblico romano ha avuto l'occasione di assistere al concerto del coro della Cattedrale del Cristo Salvatore di Mosca, in visita per partecipare alla festa patro-

nale della Chiesa di Santa Caterina Martire. Fra le composizioni di musica sacra russa, il coro ha cantato opere di Rakhmaninov e Chajkovskij. Un'altra mostra importante, questa volta fotografica, è stata "La missione della Chiesa Ortodossa Russa nel mondo contemporaneo" che si è tenuta nel Padiglione Russia dell'Expo di Milano a settembre. L'evento ha illustrato "I Fondamenti del concetto sociale della Chiesa Ortodossa Russa", un documento che offre risposte alle sfide moderne, basandosi sulla Sacra

La Chiesa di San Nicola a Bari, risalente agli inizi del XX secolo, continua a essere il principale "ponte" tra la religione ortodossa e l'Italia

LA FRASE

Hilarion Alfeev METROPOLITA, PRESIDENTE DEL DIPARTIMENTO PER LE RELAZIONI ECCLESIASTICHE ESTERNE DEL PATRIARCATO DI MOSCA

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EMANUELE CREMASCHI(2)

Da sempre la missione della Chiesa sulla Terra era ed è la salvezza dell'uomo per la vita eterna"

RUSSIA BEYOND THE HEADLINES È FINANZIATO DAL QUOTIDIANO RUSSO ROSSIYSKAYA GAZETA. QUESTO INSERTO È STATO REALIZZATO SENZA LA PARTECIPAZIONE DEI GIORNALISTI E DEI REDATTORI DE LA REPUBBLICA. RBTH È FINANZIATO DAI PROVENIENTI DELL'ATTIVITÀ PUBBLICITARIA E DAGLI SPONSOR COMMERCIALI, COSÌ COME DA MEZZI DI ENTI RUSSI. MANTENIAMO UNA

POSIZIONE DI REDAZIONE INDIPENDENTE E RAPPRESENTIAMO DIVERSI PUNTI DI VISTA RELATIVI AGLI EVENTI CHE COINVOLGONO LA RUSSIA E IL RESTO DEL MONDO, GRAZIE A MATERIALI DI QUALITÀ E AL PARERE DI ESPERTI. FIN DA QUANDO È INIZIATA LA NOSTRA ATTIVITÀ, NEL 2007, CERCHIAMO DI RISPETTARE I PIÙ ALTI STANDARD REDAZIONALI, MOSTRANDO I MIGLIORI ESEMPI DI GIORNALISMO IN RUSSIA E

SULLA RUSSIA. IL NOSTRO OBIETTIVO È CREARE UNA SORTA DI VALORE AGGIUNTO PER RENDERE PIÙ AMPIO IL RACCONTO DELLA FEDERAZIONE RUSSA. OLTRE CHE IN ITALIA, RBTH È PRESENTE CON 37 INSERTI IN 29 PAESI DEL MONDO, PER UN PUBBLICO DI LETTORI PARI A 27 MILIONI DI PERSONE. ESISTONO INOLTRE 22 SITI INTERNET, AGGIORNATI QUOTIDIANAMENTE, IN 17 DIVERSE LINGUE.

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Scrittura e sulle norme della sacra tradizione russa. A Roma il pubblico ha inoltre potuto conoscere due libri rappresentativi della Chiesa Russa. La presentazione si è tenuta il 28 ottobre all'Associazione Stampa Estera di Roma. Si tratta di "Santi di tutti i giorni" dell'Archimandrita Tikhon Sevkunov, edito da Rubbettino Editore. Il volume contiene numerose storie vere legate al Monastero Pskovo-Pecherskij e alla storia della Chiesa Russa attorno al crollo dell'Unione Sovietica. Ha già venduto oltre due milioni di copie in 16 paesi. L'altro libro, "La parola del Pastore", scritto dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill ed edito dalla Libreria Editrice Vaticana, è stato presentato al Collegio Teutonico in Vaticano il 18 settembre. Il volume raccoglie gli interventi evangelici che Kirill aveva fatto in TV mentre era ancora Metropolita di Smolensk nel 1994. Il Metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni estere del Patriarcato di Mosca, ha detto mentre presentava il libro che, "nonostante il libro sia stato scritto da un russo, quello di cui parla il Patriarca ha una dimensione universale". Per saldare ulteriormente i rapporti fra le due chiese, prima di presentare il libro del Patriarca, il Metropolita Hilarion aveva incontrato il Cardinale Angelo Scola a Milano. I due alti ecclesiastici hanno parlato del potenziale incontro fra Papa Francesco e il Patriarca Kirill, che, secondo il metropolita, dovrebbe tenersi "in un territorio neutrale, come è desiderio reciproco dei capi di entrambe le Chiese. Auspichiamo che questo incontro avvenga presto". Sarà il 2016 l'anno dell'evento atteso da secoli?

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er la Russia, lo Stato del Vaticano è un partner importante e interessante. Si tratta di uno dei maggiori centri spirituali e religiosi del mondo. Alla base della sua politica di Stato ci sono sia gli interessi globali legati alla situazione dei cristiani in ogni continente, sia le norme cristiane della moralità. Per noi è inoltre importante che il Vaticano sia interessato a rafforzare il diritto internazionale, la stabilità e la sicurezza, la regolarizzazione dei conflitti in modo pacifico. Tutto ciò è diventato argomento di serie consultazioni tra i nostri servizi diplomatici. La Federazione Russa e il Vaticano hanno una visione comune sulle nuove minacce e sulle sfide del XXI secolo. Il discorso riguarda i pericoli passati, come la troppa militarizzazione, la corsa agli armamenti, la minaccia della violazione dei regimi di non proliferazione e così via. Nel mondo contemporaneo sono apparse nuove sfide come il terrorismo in tutte le sue forme, l'estremismo religioso, il traffico di droga, la divisione del mondo in poveri e ricchi. Sia in Russia, sia in Vaticano risuona in continuazione il pensiero dell’ingiusto assetto mondiale. Entrambi gli Stati sono interessati a un rafforzamento del ruolo dell'ONU, all'introduzione nel diritto internazionale di norme morali cristiane, per contenere l'incontrollabile globalizzazione. Ciò elencato finora è sufficiente per immaginare un ampio campo di possibilità per una collaborazione politica e diplomatica dei nostri due Stati. Ovviamente, sullo sfondo delle nostre relazioni interstatali ci sono i rapporti tra cattolici e ortodossi, il dialogo tra il Vaticano e la Chiesa russa ortodossa. Negli ultimi anni questo dialogo è ripreso, è diventato più attivo e, direi, "spirituale". Si tratta di un termine un po' insolito, ma fa riferimento a un calore cristiano, sul clima del quale oggi dialogano e conversano i sacerdoti di entrambe le Chiese. Esse, tra l’altro, hanno anche un ventaglio di temi per un dialogo simile a quello dei diplomatici. Oltre alle questioni teologiche, i cristiani cattolici e ortodossi esprimono preoccupazione per l'aumento, in Europa e negli Stati Uniti, di valori neoliberali, che minacciano di distruggere l'identità cristiana e livellare l'originalità e la ricchezza delle culture di intere nazioni. Viene da pensare che tutti questi alti interessi, e il desiderio di cooperare in nome della giustizia, siano diventati la base per buoni rapporti personali tra Papa Francesco e il Presidente Vladimir Putin. L'autore è Ambasciatore della Federazione russa presso la Santa Sede ed il Sovrano Militare Ordine di Malta, ex-ministro della cultura della Federazione russa (2008 2012)

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