Napolizine

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NAPOLIZINE La voce digitale del Club Napoli Romazzurra

Anno 1 - Numero 25 del 22 maggio 2018

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Webzine ufficiale del Club Napoli Romazzurra Anno 1 – Numero 25 del 22 maggio 2018 Direttore: Davide Zingone Vice-direttore: Giovanni Sorrentino Redazione: Maria Elena Cristiano Angelo Chiantese Luca Marasciulo Luigi Potenza Marco Potenza Emilio Sabatino Valeria Catalano e con le amichevoli incursioni di: Crimine Esposito Web & Social Media: Maria Elena Cristiano Impaginazione: Marco Potenza Logo designer: Federico Maccheroni Indice: L'editoriale Le pagelle In due sul divano Storia della musica napoletana Le altre campane Tra erba e parquet L’incursione Amarcord Sai scrivere ed ami lo sport? Ti piace la nostra webzine? Vuoi proporci un articolo o una rubrica? Contattaci ed entra a far parte del mondo di Napolizine: www.romazzurra.com webzine@romazzurra.com FB @ClubRomazzurra

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L’editoriale di Emilio Sabatino

‘O malomm………. Cala il sipario su questo campionato….non è cambiato nulla anzi tutto nel finale di stagione. Con l’introduzione del Var sembrava che tutte le ingiustizie potessero essere risolte ma purtroppo non è stato così. Il Var nel finale di stagione è stato completamente ignorato dalla categoria arbitrale proprio nel momento in cui il campionato ne aveva veramente bisogno. Le ingiustizie perpretate nei confronti del Napoli alla fine sono state tante e tutte a favore di una sola squadra. La solita squadra che dal secolo scorso domina in Italia ma che in Europa raccoglie solo briciole: 2 Coppe dei Campioni, una durante la tragedia all’Heysel, regalata, e l’altra vinta ai rigori contro l’Ajax giocando Anno 1 - Numero 25 del 22 maggio 2018

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praticamente in casa ( a Roma, ma in Italia); e poi tante e tante sconfitte, forse allora la giustizia esiste ancora; ah dimenticavo anche una UEFA e una Coppa delle Coppe (quest’ultima paragonabile alla Coppa Rica dell’Algida). Il Napoli quest’anno ha fatto una cavalcata incredibile, è mancato davvero poco per il trionfo, con un calcio spettacolare e di pura tecnica. Possesso palla come i maestri spagnoli e catalani, fantasia, unità del gruppo, movimenti all’unisono e voglia di vincere; panchina corta purtroppo rispetto a “quelli”ed anche un po’ di rigidità da parte di Sarri di provare con più minutaggio i vari Maksimovic, Rog, Tonelli e Ounas oppure il già partente Giaccherini. In più mettiamoci gli infortuni di Milik (tornato solo a fine stagione) e quello fondamentale di Ghoulam (al momento dell’infortunio era uno dei migliori terzini sinistri d’Europa) ed il quadro risulta completo. Lo scontro tra ADL e Sarri è dovuto proprio a questo, e molto probabilmente per questo diverbio, l’allenatore toscano salperà per altri lidi, dove sirene inglesi (Chelsea) e francesi (Monaco) chiamano l’Ulisse partenopeo. Sarri ha dato un gioco incredibile a questa squadra; ricordo la difficoltà del Real nello strappare il pallone dal palleggio dei napoletani, ed è davvero un peccato se il gioco della squadra del presidentissimo dovrà cambiare nuovamente pelle. “Finchè la palla ce l’abbiamo noi, il problema è degli altri” diceva Guardiola e Sarri ha interpretato alla grande il messaggio del catalano. Molti giocatori anche sul piede di partenza, uno fra tutti Jorginho, l’interprete perfetto del tiki taka partenopeo. Destinazione nientedimeno che il Manchester City dello sceicco Mansour, dai petrodollari infiniti, che con Jorginho a centrocampo troverebbe il grande cervello che con Gundogan, perennemente infortunato, è sempre mancato.

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Anche Reina andrà via, destinazione Milano, sponda Milan, per sostituire l’incompreso, e non solo, Donnarumma. Dubbi anche sul futuro del capitano Marechiaro Hamsik, i soldi cinesi chiamano e fanno gola ma forse alla fine lui resterà. Ma sono sempre più convinto che se ADL acquistasse Messi o Ronaldo il risultato finale sarebbe sempre lo stesso, la politica calcistica ed economica conta e non poco, e Calciopoli ce lo ha insegnato molto bene. Basta pensare agli ultimi eventi riguardanti Platini che ha dichiarato apertamente il pilotaggio del mondiale ’98. Poi c’è sempre il problema stadio, ADL dice di aver convinto il Presidente della Regione De Luca ad investire altri 20 milioni di euro per migliorare il San Paolo…..vedremo. ‘O malomm quindi ha colpito ancora, sbeffeggiando gli azzurri, accusandoli di lamentarsi sempre mentre qualche settimana prima, a Madrid, era successo l’identica cosa; ma per loro tutto è consentito, attaccare arbitri, Uefa, Collina, gridare al furto, allo scandalo, all’ingiustizia, al ladrone galactico madridista. Agli altri no, devono rispettare le ingiustizie, in silenzio ed inchinarsi allo strapotere nordico, dei Savoia, invasori, distruttori……ma questa è un’altra storia. Aspettiamo con calma e curiosità le decisioni di ADL, soprattutto per quanto riguarda l’allenatore e poi per il mercato; alcuni andranno via, altri arriveranno, molti resteranno. L’importante è essere fiduciosi e ripetere le prestazioni di questi ultimi 3 anni. E se Sarri dovesse andar via, grazie di tutto mister per averci fatto sognare………

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Le pagelle di Valeria Catalano

Reina: È l’ultima partita, ha fatto un campionato da spettatore non pagante nel 90% delle gare ed ha sempre impostato le azioni, come dice il Mister. Domenica ha preso un gol su un tiro che poteva essere parato, ma voleva essere parato? Mi mancherà assai, e lo ringrazio soprattutto per aver risposto al Presidente l’anno scorso dopo le critiche post Real. 6,5

Hysaj: Una partita in linea con il campionato. Attento in fase difensiva spingendo comunque lungo la fascia.È un fedelissimo del mister e sicuramente andrebbe via volentieri. Perché sono convinta, sbagliando forse, che il nucleo duro della squadra sia stremato da questo anno in cui ci hanno creduto e hanno lottato senza risparmiarsi. Ma conoscono la politica del presidente e non ne possono più di lui. Credo però che

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Aurelione si voglia conservare la plusvalenza per l’anno prossimo, clausola permettendo. 6,5

Albiol: Partita attenta ma il Crotone e’ poca cosa e soprattutto fa poco. Altro fedelissimo, dalle dichiarazioni del Mister si capisce che ha una clausola bassa. Credo pero’ che Sarri lo abbia usato solo per sviluppare il suo ragionamento e spero non parta ma, mai come quets’anno, il futuro del Napoli e’ incerto, in divenire. E puo’ succedere di tutto. 6.5 Koulibaly: a Kalidou do mezzo voto in piu’ rispetto a Raul perche’ e’ stato impensierito di piu’ ma ha sempre chiuso bene. E poi lo merita per le discese in attacco che ha fatto. E comunque ho ancora negli occhi quel colpo di testa maledetto che prima mi ha illuso e poi ha reso piu’ dura la caduta. Vabbe’ allora gliene do uno in piu’ di punto. Anche lui nella lunga lista dei possibili partenti. 7.5 Mario Rui: Ho serie difficolta’ nel giudicare Mario Rui. Perche’ si impegna, ci mette tanta grinta e domenica non ha sbagliato nulla. Ma come detto il Crotone non fa testo anche perche’ sono scesi in campo rassegnati (ed e’ purtroppo un film gia’ visto). Pero’ non regge, per me, il confronto con il miglior Ghoulam e nessuno mi leva dalla testa che con l’algerino avremmo segnato di piu’, con qualche 0-0 in meno. 7 Allan: Nel Napoli scudettato amavo Bagni subito dopo Diego. E per questo motivo amo Allan subito dopo Diego. Sempre al servizio dei compagni. Anno 1 - Numero 25 del 22 maggio 2018

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Anche domenica sembrava avesse la stessa grinta di Torino. Grinta che poi ha trasmesso a Rog che lo ha sostituito. 7 ad Allan e 6.5 a Rog.ma solo perche’ quando e’ entrato la partita era chiusa e il minutaggio basso. 7 Jorginho: E’ il motore del gioco di Sarri, credo si amino quasi. Percio’ se va via l’uno andra’ via anche l’altro. Siccome non ha la clausola credo anche che la sua possibile partenza sia una precisa scelta societaria. Poi, ovvio, la destinazione e il nuovo stipendio saranno entrambi graditissimi dal giocatore. Domenica aveva ritmi bassi ma che senso avrebbe avuto aumentarli? 6.5 Zielinski: Piotr non lo so giudicare, partita ben giocata ed ordinata ma tante volte mi ha deluso con squadre di altra caratura. Il Mister si aspetta di piu’ da lui e quindi anche io. Gli do un bel 6.5 ma gli dico che puo’ fare molto, ma molto di meglio 6.5 Callejon: Ha segnato un bellissimo gol e mi e’ sembrato in ripresa. Attivo sulla destra ha ricominaciato a far vedere i suoi tagli.Purtoppo ormai troppo tardi. Lo danno verso Milano col suo amico Pepe. Certo sarebbe una tragedia. Ma anche lui vorrebbe di piu’ dal presidente ed anche lui, come tutti noi, verra’ deluso qualora restasse. 7.5 Milik: Anche il suo gol e’ belissimo. Anche lui ha raggiunto la condizione ed

affidabilita’

ormai

troppo

tardi.

Anche

lui

come

Jose’,

indipendentemente dalla sa volonta’. Mi sembra uno dei pochi destinati a retsare. Speriamo il Mondiale gli faccia bene. 7.5 Anno 1 - Numero 25 del 22 maggio 2018

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Insigne: è il vero artefice dei due gol. Ha fatto due cross al bacio. Quindi, cosi’ come ai goleador, do 7.5 lo stesso faccio per lui. Pare dalle ultime indiscrezioni che sara’ il nuovo capitano. E se lo merita. Da che ha risposto con le rime a Khedira il 22 aprile (un ABEM sara’ uscito di sicuro!!!) sono convinta che qualunque tifoso concordi con me. 7.5 Sarri: Mister io ti amo e ti adoro. Sei al momento l’unico uomocon cui avrei voglia di andare a cena e ti farei un milione di domande ma 5 minuti a Maggio c’e’ putiv fa fa’. Per questo meriti 6

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In due sul divano di Davide Zingone

Ciao a tutti, cari lettori di Napolizine. Mi chiamo Lola e sono una gattina di quasi due anni, incrocio tra un soriano ed un norvegese delle foreste. Ho il pelo folto, grigio e marrone, ed una coda che pare un collo di pelliccia di visone. Sono la mascotte di casa Zingone dal giorno che mi salvarono da un sacchetto dell’immondizia, nel quale un signore cattivo e con accento straniero mi aveva rinchiuso insieme ai miei fratellini. Da allora, guardo spesso le partite del Napoli sul divano con Davide ed ho imparato tante cose sugli azzurri e su quella bellissima città con il vulcano che la guarda da lontano. Anno 1 - Numero 25 del 22 maggio 2018

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Da brava tifosotta, sono molto delusa di non aver vinto lo scudetto pur avendo giocato un campionato forse irripetibile. Ma Davide dice che ci sono delle condizioni esterne legate ai soldi ed al potere che rendono impossibile vincere in Italia se non hai la maglia a strisce. Ma allora perché De Laurentiis non compra le maglie a righe bianche e azzurre come l’Argentina? Ho visto una volta un documentario su un certo D10s che vestiva entrambe le maglie, e mi è sembrato davvero un giocatore straordinario! Oggi pomeriggio c’è l’ultima partita di campionato, contro il Crotone. Poco fa gli ho sentito raccontare ad un amico al telefono di non provare nessuna emozione particolare per questa gara, un po’ come all’ultimo giorno di scuola. Io non ci sono mai andata a scuola, ma non può essere più bella di una partita del Napoli! Per l’occasione, ho deciso di fare uno dei miei famosi scherzetti: mi sono nascosta sotto la coperta del lettone, in mezzo ai due cuscini. Purtroppo, però, mi sono addormentata: meno male che Marilena mi ha trovata in tempo e mi ha portata in salotto, dove Davide stava già sul divano, vicino all’acquario dei pescetti, sgranocchiando una radice di zenzero. “Don Maurizio schiera la formazione titolare pure oggi!”, esclama appena ci vede entrare. So che lui avrebbe preferito vedere in campo i giocatori meno utilizzati: Sepe, Rog, Diawara, Machach, ma soprattutto Maggio, che dopo 10 anni con il Napoli meritava l’ultima passerella per il suo attaccamento alla maglia e la sua professionalità. Comincia la partita. Marilena se ne va in cucina a farsi le unghie. Lo capisco dall’odore aspro dello smalto e dalla voce nasale di Caparezza che esce forte dallo stereo nello studio e invadono tutta casa. Io mi accoccolo poggiando la testolina sulla coscia del mio umano favorito, così mi prendo tutte le sue carezze e posso osservare le sue reazioni. Segna Arkadiusz! Lui è contento, sorride per l’ennesimo gol di un ragazzo sfortunato ma molto talentuoso. Peppino Vicolo segna il raddoppio con il Anno 1 - Numero 25 del 22 maggio 2018

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solito taglio su assist di Lorenzo. Entra Marilena con il caffè e si siede vicino a noi. Davide le spiega che il Napoli sta giocando bene come a inizio stagione, a dimostrazione che il calo che ci è costato il titolo era solo psicologico e non fisico. Finisce il primo tempo. Lui si alza e va a controllare qualcosa sul computer. Io lo seguo, e approfitto per far visita alla cassettina fuori al balcone: anche noi mascotte abbiamo delle necessità! Dopo aver gironzolato per casa con la coda a punto interrogativo ed il naso all’insù, vado in cucina a strusciarmi un po’ sulle gambe della mia umanazza preferita, che sta cominciando a preparare la cena, e per poco non la faccio cadere con quel bel faccino nella zuppiera dell’insalata. Non ho capito bene cosa mi ha urlato, ma per evitare guai peggiori me ne torno da quello con la barba, che sta sempre guardando la partita. Con un balzo energico sono sul divano, mi accomodo come la sfinge e mi concedo un pisolino. Mi sveglia di soprassalto la voce di Davide, piuttosto arrabbiato perché Peppino nostro ha appena preso l’ennesimo gol a pesce: mi sa che non sentirà molto la sua mancanza, adesso che va al Milan! Finisce la partita. Davide spegne la tv, anche perché se ne frega dei commenti degli opinionisti in tv. Li chiama prezzolati: non so esattamente cosa vuol dire, ma intuisco che non è un complimento. Mi prende in braccio, mi porta in cucina da Marilena, dove è pronta la pappa per tutti, e li ascolto mentre chiacchierano amabilmente. Non si sa se don Maurizio resterà o se ne andrà all’estero, non si sa se la squadra verrà smantellata o se si proverà di nuovo l’impresa. Però, una cosa Davide la sa: dice che sarò la protagonista del suo prossimo pezzo per la rivista. Certo, la cosa mi lusinga, ma pure qualche grattino sul dorso e un po’ di croccantini extra nella ciotola hanno il loro perché! Ciao a tutti, anzi: MIAO! Anno 1 - Numero 25 del 22 maggio 2018

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Le altre campane di Angelo Chiantese

Salve lettori della nostra “RIVISTA” e benvenuti al racconto del weekend calcistico “MADE IN CAMPANIA”.

BENEVENTO: Il Benevento termina in una calda domenica di maggio la sua prima avventura nella massima serie. Nella prossima stagione sarà nuovamente serie B con la speranza che si possa ripartire dalle basi e dalle certezze trovate in quest’ultima parte di campionato. De Zerbi non ci sarà, ma d’altronde il Mister sicuramente molto preparato tatticamente non è un cuor di leone e non avrebbe mai avuto il coraggio e la tentazione di restare al timone dei Sanniti. Ovviamente ci sarà da cambiare, ma la permanenza di Puggioni tra i pali e Letizia e Venuti in difesa, con Anno 1 - Numero 25 del 22 maggio 2018

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l’aggiunta di Guilherme più Brignola e Coda, sarebbero degli ottimi punti di partenza. LA permanenza di Diabatè sarebbe la ciliegina sulla torta per quanto rasenti l’ utopia. Il punto fermo della nuova stagione dovrà essere tra proprietà e tifosi per dare la carica e le sicurezze che servono per affrontare, vincendo, un campionato come quello cadetto. Analizzando il match di Verona, il Benevento non si è fatto schiacciare dal Chievo,anzi ha provato nonostante tutto a giocare sempre e ha messo in difficoltà la difesa clivense penalizzato però dalla scarsa vena dei propri attaccanti. A risolvere il match nella ripresa ciha pensato Inglese e dopo una flebile reazione sannita la partita è finita lì. Benevento in bocca la lupo e salutaci Diletta Leotta!!!!!!!!!!!!!

AVELLINO: L'Avellino vince a Terni e conquista la salvezza. Gli Irpini disputeranno il sesto campionato di fila di Serie B. Contro la Ternana c’era il rischio di essere accompagnati dalle paure ed i fantasmi dei playout ma la maggior motivazione dei Lupi ha fatto la differenza ed è arrivato il successo per 2-1. A firmare la vittoria ci hanno pensato Ardemagni, che ha ritrovato la rete dopo sei mesi e Castaldo, giunto a quota 13 centri ed autentico protagonista di questa salvezza. Leggendo il libro della partita si nota un Avellino che sembra subito pimpante e che manca un'occasione importante con Castaldo che manda fuori ma è la Ternana al 13' a passare in vantaggio con Signori che gela i 2000 tifosi biancoverdi giunti al "Liberati". Gli Irpini però non ci stanno e prima sono fermati dallo stesso Signori sulla linea di porta su un sinistro al volo bellissimo di DiTacchio, ma il gol è nell'aria, infatti Ardemagni di testa trafigge e anticipa Plizzari al 35'. 1-1 e l'Avellino riprende coraggio. Dieci minuti dopo una giocata di Wilmot si nnesca Molina, doppio passo ubriacante su Vitiello e palla d'oro per Castaldo che non può sbagliare di destro,delireio per i tifosi avellinesi e lupi avanti 2-1. Nella ripresa qualche rischio di troppo e un pizzico di sofferenza perchè la Ternana attacca, ma finisce così. Esplode di gioia il Anno 1 - Numero 25 del 22 maggio 2018

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settore ospiti del Liberati e l'Avellino festeggia così la salvezza. Gli irpini hanno messo cuore e grinta regalando la permanenza in cadetteria alla città e alla piazza. Bene così, ciò che conta è che l'Avellino sia ancora in B! SALERNITANA: All'Arechi nell'ultima giornata del campionato arriva la sconfitta contro il Palermo che si impone con il risultato di 2-0 su una Salernitana mai in partita. Successo meritato per i rosanero che dalle prime battute hanno fatto registrare una maggiore volontà di portare a casa i tre punti. Il Palermo ha fame di gol e si vede: primi minuti di marca rosanero con Trajkovski che al 5’ lascia partire un destro potente ma centrale bloccato senza problemi da Radunovic. All’8’ gol non convalidato agli ospiti per fuorigioco. Un istante dopo a provarci è La Gumina con una botta al volo ma Radunovic blocca a terra. Al 23’ ancora Rispoli vicino al gol: ripartenza veloce dei rosanero, Moreo apre per l’ex Brescia che col piattone spara alle stelle. Un minuto dopo Moreo impensierisce Radunovic con un colpo di testa che però sfiora il palo. Poco dopo la mezz’ora punizione dalla trequarti calciata da Jajalo, conclusione forte ma centrale facile preda del numero 22 granata. La Salernitana prova, come può, ad uscire dalla morsa dei rosanero ma senza riuscirci. A tempo quasi scaduto arriva il gol di Chochev con un tiro improvviso da fuori che sorprende Radunovic..Nella ripresa stesso copione del primo tempo: al 7’ botta da fuori di Aleesami diretta all’incrocio mandata in angolo da Radunovic con la punta delle dita. La prima grande occasione di marca granata la si registra al 12’ della ripresa: corner dalla sinistra battuto da Vitale, Schiavi la tocca e sul pallone si fionda Rosina che col destro, non il suo piede, spara sopra l’incrocio. Al 19’ si riaffaccia in avanti la squadra di Stellone con il solito Trajkovski che prova a sorprendere Radunovic da fuori ma senza fortuna. Lo stesso Trajkovskisfiora il gol al 23’ ma la palla si infrange sul palo. Un minuto dopo Vitale si insedia in area di rigore andando giù dopo un contrato con un avversario. L’Arechi chiede il rigore ma l’arbitro estrae il giallo nei confronti del terzino granata per presunta simulazione. Colantuono poi manda in campo Orlando, all’esordio Anno 1 - Numero 25 del 22 maggio 2018

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ufficiale in granata, e l’ex Vicenza dimostra subito di aver voglia di giocare rubando palla sulla trequarti e calciando in porta, pur non trovando lo specchio. Al 41’ il raddoppio del Palermo: Gnahoré tocca in verticale per La Gumina che da posizione favorevole batte Radunovic. Si chiude con questa sconfitta una stagione di sofferenza per i Granata, speriamo serva da lezione soprattutto per la proprietà e che l’anno prossimo ci sia un progetto chiaro sia dal punto di vista societario che tecnico. CASERTANA: La Casertana non supera lo scoglio Cosenza e termina l’avventura dei play off per i falchetti. A Cosenza sono i padroni di casa a passare in vantaggio con Tutino al 2’ ma il pareggio arriva dieci minuti dopo con Finizio. La Casertana ci prova ma il Cosenza amministra bene e soffre maggiormente nella ripresa. Termina 1 a 1 e passano i calabresi per il miglior piazzamento in regular season. Alla Casertana vanno solo gli applausi, oltre che per la prova gagliarda di oggi, soprattutto per come ha saputo raddrizzare una stagione che all’inizio sembrava destinata a non finire nel migliore dei modi. Ora bisogna programmare la prossima stagione e capire che campionato sarà con lo spauracchio delle “squadre B” che popoleranno la terza serie da noi tanto amata.

JUVE STABIA :La Juve Stabia non sfrutta il fattore campo e con la Reggiana termina a reti bianche il match di andata del play off contro una formazione ospite concentratasi soprattutto sul non rischiar nulla in vista del return-match in programma mercoledì. La prima frazione di gara vede i gialloblùpremere sull'acceleratore con Viola che al 12' chiama Facchin alla respinta in angolo con un tiro a giro dalla distanza. Per trovar traccia degli ospiti bisogna attendere la mezzora, quando Cesarini, sugli sviluppi di uno strafalcione difensivo, tenta un improbabile pallonetto che termina la propria corsa sul fondo. Nel finale di tempo le due occasioni migliori capitano nuovamente alla Juve Stabia che al 42' costringe l'estremo difensore granata alla parata in due tempi su Mastalli e appena un minuto Anno 1 - Numero 25 del 22 maggio 2018

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più tardi scheggia il palo con un'incornata di Paponi perfettamente imbeccato da Melara. Si va così al riposo sul risultato di 0-0. Nessuna novità al rientro in campo eambedue le formazioni tendono ad accorciare le distanze tra i reparti, così i pericoli giungono soprattutto su azione d'angolo come quando Allievi trova al 9' una deviazione di testa non vincente.Al 62' a provarci è Crialese, la sua conclusione è parata senza difficoltà da Facchin. Non è semplice per le vespe trovare spazi tra le maglie di una Reggiana abile a difendersi in cinque ed a ripartire in velocità. Per provare a scardinare il muro ospite le Vespe rivoluzionano il tridente inserendo nell'ordine Berardi, Simeri e Canotto in luogo di Melara, Paponi e Strefezza. Mossa che per poco non premia i campani al 84' quando sugli effetti di una carambola Berardi calcia ma Facchin neutralizza salvando i suoi. Si tratta di fatto dell'ultima opportunità della sfida che sino al triplice fischio finale non offre altre emozioni. I playoff non ammettono altre chance, mercoledì la Juve Stabia dovrà centrare l'impresa al Mapei Stadium.

PAGANESE:Nel match d’andata valido per i play out di Lega Pro ottimo pareggio in trasferta per la Paganese che impatta 2 a 2 a Fondi e guadagna cosi ottime chance di salvezza in vista del match di ritorno in casa. Cesaretti mette in discesa il match per la Paganese che amministra la partita e sfiora anche il raddoppio, ma ecco che nella ripresa tornano le solite amnesie tattiche e la doppietta di Nolè ribalta il risultato e mette in difficoltà gli azzurrostellati. Fortunatamente una spaesata e inerme Paganese viene presa per mano da Bensajache risolvere il match e regala un prezioso pareggio ai suoi. Al ritorno serviranno 90’ di intensità e nessun calo di tensione, la salvezza è alla portata e sarebbe un peccato mortale fallire. Anno 1 - Numero 25 del 22 maggio 2018

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Tra erba e parquet di Marco Potenza

Napoli-Roseto 89-94 La Napoli cestista, purtroppo, dopo una grande annata nel 2016-2017, ne fa seguire una disastrosa: soli 6 punti in tutto il campionato. Nemmeno il ripescaggio ai play-out è servito a qualcosa, sconfitta anche in gara 2 con Roseto (non proprio irresistibili…) e retrocessione. Peccato, sarebbe stato bello se la favola fosse durata di più. Playoff NBA: Inutile nascondersi: la nostra preferenza cestistica negli States è diretta verso l'Ohio, Cleveland in particolare. Probabilmente, ciò sarà anche legato al grande competitor della squadra guidata da Tyronn Lue: i Anno 1 - Numero 25 del 22 maggio 2018

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Golden State Warriors. Non abbiamo nulla contro Curry e compagni, sia chiaro, ma il passaggio di Kevin Durant in quel di Oackland da Oklahoma, la città che lo ha accolto e reso grande (e dove sarebbe servito probabilmente un piccolo step ulteriore per consacrarsi definitivamente e provare a vincere un titolo), ricorda vagamente quello di un 'core 'ngrato' argentino... In più, i Cavs sono guidati in campo dal King, tale Lebron James, che oltre alle indiscusse capacità fisiche e tecniche, ha scelto di tornare in Ohio per riportare un titolo che mancava da tanto, troppo tempo. Ma passiamo al racconto della stagione attuale. Siamo nella fase più accesa ed entusiasmante di tutto l'anno. Tutto ciò che è stato fatto fino ad ora non conta granché (forse ADL non ha tutti i torti a promuovere una sorta di finale al termine del campionato...). Siamo alle finali di Conference e si affrontano da un lato Golden State Warriors e Houston Rockets, dall'altro, a est, Cleveland Cavaliers e Boston Celtics. La scorsa notte si è giocato in Ohio, con la vittoria dei Cavs che rimettono la situazione in parità dopo uno 0-2 che avrebbe potuto tramortirli. Grande prestazione di James, che si sta esaltando in questa post-season, con ben 44 punti. Questa notte, invece, si tornerà ad Oakland, dove i Warriors conducono per 2-1 dopo la vittoria di domenica notte, nonostante i Rockets li avessero preceduti in campionato. Riusciranno Harden e compagni a fermare il dominio gialloblu, fermandoli alle finali di Conference dopo due titoli e una finale persa (tutte giocate contro Cleveland)?

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Spettacoli e recensioni di Maria Elena Cristiano

-7, il nuovo labum dei Blue Stuff Non sono una blueswoman, sono una vecchia metallara, venuta su a birra e Guns n' Roses. Non sono cresciuta ascoltando Clapton o beandomi degli assoli di chitarra di B.B. King. Ho scoperto tardi il talking blues di John Lee Hooker e mi sono addentrata nel delta del Mississippi quasi per sbaglio. Eppure il mio ultimo romanzo è dedicato anche a Robert Johnson e la sua “Me and the Devil” è diventata la sound track della mia giornata. A cosa è dovuto questo cambiamento? Al mio uomo. Alla mia dolce metà che qualche anno fa si firmava neapolitanbluesman e che mi ha fatto scoprire un piccolo gioiello della musica anglo-partenopea intitolato “E' Anno 1 - Numero 25 del 22 maggio 2018

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asciuto pazzo 'o padrone” dove un Edoardo Bennato in forma ineguagliabile, ed ineguagliata, sotto lo pseudonimo di JoeSarnataro, riproponeva in lingua napoletana i classici del Blues, magistralmente eseguiti dai Blue Stuff. Ed è stato amore al primo ascolto. Questa iconica band partenopea si forma nel 1982, dall'iniziativa del cantante e batterista Mario Insenga. Lo stile si ispira al blues della scuola di Chicago e il loro esordio è costellato di apparizioni dal vivo. Il debutto discografico avviene nel 1990 con Chicago Bound. Dopo la parentesi con Bennato, la loro carriera prosegue con la pubblicazione de L'acqua è poca, Roba blues ,...Altra gente...Altro blues... e Dr Sunflower'sKrotalOilLiniment. Da pochi giorni è uscito il nuovo lavoro dall'emblematico titolo “-7”, che, come spiega lo stesso Insenga, risente dell'influsso positivo di un numero che nella tradizione del Blues sa quasi di magia, foriero di mistero e positività. A dirla tutta, il sette è avvolto da un'aura mistica anche per noi metalheads, basti pensare all'intramontabile “Seventh son of a seventh son” degli imperituri Iron Maiden. E dopo averlo ascoltato a volume improponibile per l'intera mattinata, posso garantire che il decimale fortunato ha sparso la sua malia ad arte sui dodici brani di cui è composto questo singolare album. Un disco fuori dal coro, come evidenzia il sottotitolo (Blues agricolo per italiani laterali) dove si spazia dalla satira alla cultura musicale, dalla politica al quotidiano, dal dissenso alla stigmatizzazione dei difetti di questa Itagliasempre sospesa fra farsa e tragedia. Venata di una sottile malinconia, forse screziata da una punta di amarezza, la ballata “Ci vuole il cappello” snocciola gli stereotipi dell'ambiente musicale mal compresi e mal digeriti da ascoltatori troppo frettolosi. “Sonny Boy” ci regala lo spettro mefistofelico di Sonny Boy Williams II redivivo dagli Inferi,mache, deluso dalla non vita sulla Terra, decide di far frettolosamente ritorno alla corte di Lucifero. Da segnalare la perfetta interpretazione diabolica del buon Mario. “Rubi” è dedicata Anno 1 - Numero 25 del 22 maggio 2018

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all'abitante tipo della palude di melma in cui il Bel Paese affonda: il Politico per stirpe. A mio modesto avviso dovrebbe diventare la sigla dei TG nazionali. L'omaggio a Bruno Martino, autore del primo Blues italiano, è assolutamente rinvigorente in contrasto aperto con il titolo del brano: “Sono stanco”. “Troppo povero per morire” strappa un sorriso amaro in pieno stile Antonio De Curtis che si portava la bara a spalla nel mitico “Totò cerca casa”. In conclusione un disco che dovete ascoltare. Che dovete avere. Che dovete comprare. Qui: www.negoziobideri.it/epages/79528.sf/it_IT/?ObjectPath=/Shops/79528/ Products/0023 Perché la buona musica non è morta, almeno per i prossimi sette dischi, e mi auguro che i Blue Stuff li rilascino con calma, molta calma...

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L’incursione di Crimine Esposito

Ecco un piccolo stralcio dall'intervista che ho rilasciato qualche giorno fa al quotidiano "La notizia contrita". D. "Spesso nei suoi scritti satirici si diverte a sbeffeggiare la democrazia ed i politici nostrani con sarcasmo e leggerezza, ma sempre con argomentazioni degne di nota e condivisibili. Ma ci dica la verità: Crimine Esposito è un deluso della politica?" R. "Secondo me non si può essere realmente delusi da qualcosa che sai essere difettoso in partenza. La politica la fanno gli uomini, e gli uomini sbagliano. E la storia potrebbe anche finire qua, ma c'è un particolare, un difetto di fabbrica, un peccato originale, un nodo gordiano della politica che proprio non riesco a mandar giù." D. "Cioè?"

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R. "E' semplice. Secondo me nessun regime politico, di nessun tipo ed in nessun luogo, potrà mai realmente funzionare e fare gli interessi veri della comunità di cui è espressione, finché non sarà accettato il sacrosanto principio in base al quale gli effetti negativi delle scelte devono ricadere innanzitutto su chi le ha effettuate. Finché chi ha il potere decisionale è immune dagli effetti dannosi provocati dalle sue scelte, finché la sete di potere scevro da conseguenze acceca gli occhi di chi dovrebbe invece vedere meglio degli altri per il ruolo che occupa, come possiamo anche solo illuderci che la politica sia giusta, oculata, superpartes, saggia e dannatamente umana?"

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Amarcord di Giovanni Sorrentino

Quando,nell’estate del 1962, arrivò molto giovane a Napoli da Rio de Janeiro (dove era nato il 21 settembre del 1939) Faustino Jarbas impressionò tutti i tifosi azzurri per il colore “scurissimo” della sua pelle … ‘nu Nironecome si diceva allora sugli spalti. La leggenda narra che il Comandante Lauro, all’epoca presidentissimo dell’Associazione Calcio Napoli, lo acquistò da un catalogo proprio per questa caratteristica, convinto che - trovandoselo di fronte – gli avversari si sarebbero spaventati … erano, ahinoi, lontani i giorni della sensibilità rispetto al pregiudizio razziale che ancora oggi, peraltro, angustia tanti calciatori dalla pelle scura, tra cui il nostro gigante senegalese. Tutto sommato,però, a Napoli ce ne siamo sempre abbastanza ‘fottuti’ del colore della pelle delle persone, così abituati al crogiuolo di razze e popolazioni che hanno calcato il suolo caro alla sirena Partenope fin Anno 1 - Numero 25 del 22 maggio 2018

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dall’epoca della fondazione della città: il nostro DNA è talmente misto che si farebbe fatica, sono certo, a distinguere i genomi originali e, probabilmente, questo è fonte di buona parte dei nostri pregi (e dei nostri difetti). In quegli anni, poi, non era raro vedere a Napoli qualche giovanotto autoctono ma con la faccia scura, che sembrava provenire da una piantagione della Louisiana ma quando apriva bocca si esprimeva in un perfetto dialetto napoletano: erano i cosiddetti “figlidella guerra”, nati da i tanti piccoli grandi amori consumatisi nella Napoli di Malaparte tra i soldati alleati e le donne del popolo.

Per cui, Canè (come era noto, al secolo, il giovane Faustinho) fu subito accolto bene dalla tifoseria, anche se quegli anni non furono particolarmente felici per gli azzurri, in altalena tra la A e la B, almeno fino al 1965 quando tornò stabilmente nella massima serie - anche grazie ai 10 gol di Canè, capocannoniere della squadra - e con grandi ambizioni per il futuro. Futuro che fu subito roseo, visto che nelle successive due stagioni Faustinhosi trovò ad essere protagonista (con Altafini e Sivori) di uno dei tridenti azzurri più amati dai tifosi. Lui, come è noto, giocava prevalentemente da ala destra, anche se poteva ricoprire tutti i ruoli dell’attacco, con un elevato tasso tecnico e un tiro preciso e potente, forse la sua arma migliore. Nel 1969 fu ceduto al Bari e Canè (ormai napoletano di adozione) ci restò molto male, provando anche ad opporsi a quel trasferimento: non ci fu nulla da fare e visse in Puglia quasi come un esiliato, contando i giorni che mancavano all’inevitabile ritorno. Anno 1 - Numero 25 del 22 maggio 2018

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Cosa che accadde nel 1972, quando accettò un contratto “a gettoni” (come si usava ai tempi) e disputò qualche partita nell’ultimo Napoli di Chiappella (uno dei peggiori che mi sia capitato di vedere) ma ebbe la fortuna di partecipare (1973/74) all’epopea di quello che ancora oggi noi appassionati chiamiamo “il Napoli di Vinicio” così tutto attaccato, perché ci fa sentire più orgogliosi di quella squadra, che solo il destino (come sempre) cinico e baro privò dello scudetto nell’anno successivo. E Canè aiutò molto Vinicio ad affermarsi a Napoli: fu proprio la sua professionalità e il suo rendimento in campo a rendere merito all’allenatore brasiliano e a ratificare la bontà del metodo di Vinicio, l’attenzione spasmodica agli allenamenti e ai meccanismi di gioco che o’Lione metteva in campo. Quell’annata fu ottima per Canè, giocò diverse partite e, in barba ai quasi 35 anni anagrafici che all’epoca erano la fine certa della carriera di un calciatore,segno ben 7 reti.E di queste reti una, meravigliosa, ebbi il piacere di vederla al S. Paolo: fu il gol che sbloccò una partita per me memorabile, Napoli-Juventus 2-0 (il raddoppio lo segno Clerici su rigore), la prima volta che i miei occhi di giovane tifoso (assieme a quelli di oltre 80.000 spettatori) vedevano i malefici strisciati soccombere al S. Paolo. Si era sullo zero a zero quando, al 45° del primo tempo di una partita ben giocata dal Napoli, con Zoff protagonista di buone parate, Canè - servito da Juliano – prende la mira dal limite destro dell’area bianconera e lascia partire un “tracciante” terra-aria che brucia le mani a Zoff e si infila all’incrocio dei pali … un tripudio di urla e bandiere, corsa pazza sotto la curva B e lacrime di gioia di tutto il pubblico che da svariati anni non vedeva la Juve “sotto” nel punteggio. Quel gol, credetemi, ce l’ho ancora davanti agli occhi: e ora che ci penso, ricordo ancora l’abbraccio fortissimo con mio padre quel giorno sugli spalti e a fatica, molto a fatica, trattengo la commozione. L’anno successivo, era il 1975, Canè ha smesso di giocare ma è rimasto a Napoli per vivere e per fare l’allenatore, la sua seconda passione. Non ebbe grande fortuna, restando nell’orbita del calcio semiprofessionistico Anno 1 - Numero 25 del 22 maggio 2018

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campano , anche se - nel 1994/95 – sedette sulla panchina azzurra per coadiuvare il Direttore Tecnico Vujadin Boskov (che essendo sprovvisto del patentino federale, non poté ricoprire ufficialmente la carica di allenatore). Per la cronaca, come recita Wikipedia, “il nomignolo di Cané gli fu dato dalla madre Imperialina: "cané" è il diminutivo di caneca, la tazza dalla quale si beve il latte che lui aveva sempre tra le mani”. Il prossimo anno Canè compirà 80 anni, speriamo che la società e la citta di Napoli possano festeggiarlo come merita.

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