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NAPOLIZINE La voce digitale del Club Napoli Romazzurra

Anno 1 - Numero 24 del 15 maggio 2018

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Webzine ufficiale del Club Napoli Romazzurra Anno 1 – Numero 24 del 15 maggio 2018 Direttore: Davide Zingone Vice-direttore: Giovanni Sorrentino Redazione: Maria Elena Cristiano Angelo Chiantese Luca Marasciulo Luigi Potenza Marco Potenza Emilio Sabatino Valeria Catalano e con le amichevoli incursioni di: Crimine Esposito Web & Social Media: Maria Elena Cristiano Impaginazione: Marco Potenza Logo designer: Federico Maccheroni Indice: L'editoriale Le pagelle L‘approfondimento In due sul divano Le altre campane Tra erba e parquet L’incursione Amarcord

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L’editoriale di Giovanni Sorrentino

IL TEMA Ieri mattina, mentre prendevo l’auto per recarmi in ufficio, ho incontrato un caro amico fuori casa mia. Passava in moto, anche lui verso il lavoro. Inutile dire che si tratta di un altro tifosissimo del Napoli, eternamente sofferente per le sorti della nostra squadra. Mi ha chiamato a gran voce e con lo sguardo carico di tristezza (che si intravedeva dal casco) mi ha quasi urlato: “Lo abbiamo buttato nel cesso!”. Nulla di più, nulla di meno. Solo questa frase ed è “sgasato” via, senza nemmeno riuscire ad ascoltare la mia risposta: “… e senza nemmeno tirare la catenella!”. Non abbiamo parlato della vittoria di Genova, del bel gol di Arek, della ritrovata brillantezza nel gioco e nei singoli, dell’impegno di Insigne e della bravura di Albiol e K2. E nemmeno dei cori razzisti del pubblico di Anno 1 - Numero 24 del 15 maggio 2018

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Marassi (del resto, sono più di trent’anni che succede senza che si sia mai indignato nessuno). Forse perché a nessuno dei due importava veramente di quella partita (probabilmente non importava a nessun tifoso del Napoli), poiché la testa e l’anima erano rimaste ferme al fine settimana del 28-29 aprile. Quello che ci è costato lo scudetto. Eh si, perché il punto vero, il “tema”, è questo: cosa è successo? e perché? Ora che la matematica ne dà la certezza, possiamo dire di essere stati superati da una squadra davvero più forte di noi (in ogni senso) oppure che lo abbiamo gettato via noi questo scudetto? Anche quando, dopo la vittoria a Torino, le sensazioni erano tutte buone e favorevoli, quando attorno al Napoli si annusava quella strana atmosfera frizzantina, quella che preannuncia un’impresa insperata, un trionfo esplosivo. COSA E’ SUCCESSO Mai come negli ultimi anni, la vittoria finale sembrava alla nostra portata. Il Napoli lo avrebbe anche meritato. Per continuità di gioco, prestazioni e risultati. In tre anni, secondo-terzo-secondo. Tre consecutive qualificazioni in Champion’s League e una miriade di record polverizzati. Poi, quando la linea del traguardo si iniziava a intravedere sullo sfondo, il crollo. Improvviso, inaspettato, imprevedibile. Il Napoli-squadra non è riuscito a mantenere la concentrazione dopo l’incredibile vittoria di Torino, quasi che il campionato finisse lì, al gol di K2 allo scadere dello scontro diretto. I giocatori, probabilmente lo stesso Mister, hanno sentito forte il vento dell’impresa alle loro spalle e hanno iniziato a fantasticare ad occhi aperti su quello che sarebbe successo in città, sulle cose belle e incredibili che i figli di Partenope avrebbero messo in scena dopo un’attesa trentennale. Dimenticando, ahinoi, che c’erano ancora “quattro-partite-quattro” da giocare, peraltro contro un’avversaria tutt’altro che demotivata. Anzi. Anno 1 - Numero 24 del 15 maggio 2018

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Il racconto di Sarri, nel dopopartita di domenica sera a Genova, ci dà la spiegazione. Ci riporta a quella serata di “vigilia” in albergo a Firenze e ci fa capire il suo punto di vista sulla situazione (che direi, potremmo considerare abbastanza autorevole): “abbiamo perso uno scudetto in albergo” ha detto il Mister, ricollegando e ricercando nel finale di partita tra Inter e Juve la vera ragione della caduta sugli ultimi 100 metri della sua squadra. E’ successo quindi, che i calciatori del Napoli, tutto l’ambiente Napoli, abbiano considerato già vinto il torneo dopo lo scontro diretto, assegnando alle trasferte della rivale un peso specifico altissimo in merito alle reali difficoltà da affrontare e, contemporaneamente, essendo convinti di vincere o stravincere le proprie partite, in virtù di un non meglio precisato diritto divino, perché si era stati bravi, perché si era giocato bene, perché si era stati belli… Il risveglio è stato duro. Perché la Juve, e tutto quello che si porta dietro in termini di poteri “forti”, non è facile da abbattere. E, mai come quest’anno, il “sistema-Italia” non voleva che fosse abbattuta, per tante ragioni ma soprattutto per il VAR: non vincere il primo campionato con la moviola in campo (tralasciando ora sul suo effettivo funzionamento) avrebbe avuto l’effetto di svilire anche le vittorie precedenti, tutte sempre velate da episodi dubbi o da aiuti (presunti o reali) ricevuti dalla classe arbitrale e dal Palazzo. Screditando di colpo tutto il “sistema”. Per cui, molte stampelle sono arrivate a supportare i bianconeri, effettivamente con il fiatone, ma con una qualità complessiva della sfera tecnica (prescindendo dall’allenatore) in grado di utilizzare il minimo punto d’appoggio per riprendere il controllo della situazione e degli eventi. E così è stato. Loro hanno vinto in maniera immeritata – come unanimemente scritto e commentato da tutta la critica pallonara – una partita decisiva a Milano contro la Beneamata. I nostri ragazzi, per ammissione di Sarri, erano riuniti a gufare davanti alla tv e sarebbero Anno 1 - Numero 24 del 15 maggio 2018

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rimasti “basiti” di fronte a tante nefandezze; e, per tutta risposta, anziché reagire come uomini e come atleti veri a tanta ingiustizia e rintuzzare i rivali sul campo con una prestazione importante hanno pensato bene, quel sabato sera in albergo a Firenze, di iniziare a … piangere. Come bimbi spauriti, come bimbi buoni ai quali hanno scippato le caramelle o come bimbi “viziati” ai quali si è negato un giocattolo nuovo. Un “pianto” inconsolabile che nemmeno babbo Maurizio è riuscito a placare. Con quello stato d’animo la squadra è scesa in campo al “Franchi” e non poteva che arrivare una sconfitta, conseguenza logica della scialba prestazione ‘mentale’ al Comunale fiorentino: l’espulsione immediata di K2, l’affrettata esclusione di Jorginho, il vagare di Mertens in campo, le disattenzioni difensive, la sensazione di fragilità e impotenza… questi gli elementi che hanno provocato la disfatta. PERCHE’ E’ SUCCESSO Ovviamente, questo non può che essere un parere personale, probabilmente lungi dalla verità, almeno tanto quanto la nostra reale distanza (siamo semplici appassionati) rispetto al “cuore” pulsante dello spogliatoio azzurro, rispetto alla realtà dei fatti, insomma. Ma dall’esterno, quello che si è percepito ha riguardato soprattutto la sfera mentale ed emotiva dei calciatori. Seri professionisti e atleti veri di questo sport, di certo abituati alla pressione delle folle e dei risultati, per la maggior parte abituati anche alla pressione ancor più forte e singolare dell’ambiente partenopeo (che molto dà ma tanto toglie in termini di stress e libertà ai giocatori) . Ebbene, questo gruppo di uomini adulti, tra i venti e i trent’anni non ha saputo superare quell’emozione negativa, ha vissuto l’ingiustizia sportiva sul campo di S. Siro come un segnale divino, un dogma assoluto al quale non era possibile ribellarsi. Così ha reagito la psiche di tutti, in un condizionamento collettivo inspiegabile che ha bloccato gambe e idee, forza e coraggio. Il Napoli, in fondo, si è bloccato perché non ci ha più Anno 1 - Numero 24 del 15 maggio 2018

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creduto. Fiorentina 3 - Napoli 0. Da quel momento, il campionato è finito. Maurizio Sarri non ha saputo contenere quell’ondata di sconforto. Forse, lui per primo, se ne è fatto travolgere. Tutto ciò, nonostante si siano segnati gol a grappoli per almeno due anni e tre quarti, nonostante si siano superate delle emergenze tecniche dovute ai doppi infortuni di Milik e Ghoulam. La scarsa propensione del Comandante nel far ruotare gli elementi a disposizione nella rosa ha fatto il resto. Ha fornito alibi alla società per non integrare il gruppo al momento opportuno (che compriamo a fare se lui non li fa giocare?), ha demotivato calciatori di buone qualità e belle speranze che, soprattutto nel rush finale, avrebbero potuto essere molto utili. Il “gioco” davanti a tutto e se di questo gioco non si è pedine inamovibili o se non lo si è imparato a memoria, il Mister difficilmente ti manda in campo. Perfino Milik, lo splendente Milik di questi ultimi due mesi si è dovuto accontentare di spezzoni di partita. Spezzoni durante i quali ha segnato tre gol decisivi, colpito una traversa (Sassuolo) e un palo (Torino) che sarebbero valsi quattro punti in più nonché impegnato il (sopravvalutatissimo) futuro portiere della Nazionale nell’unica parata “miracolosa” della sua mediocre annata. Beh, se nemmeno lui è mai partito titolare, cosa avrebbero potuto sperare gli altri ? IN CONCLUSIONE E’ stato un grande campionato. Personalmente mi sento solo di ringraziare allenatore, giocatori e società per questa stagione e anche per le precedenti. Però occorre, è indispensabile, trarre qualche insegnamento da quanto è accaduto. Noi pensiamo che sia questo il punto da cui ripartire per il futuro (con Sarri. Senza Sarri. Con chicchessia), per la squadra, la società e i tifosi. E’ finita solo quando è finita! Ricordiamolo.

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Avessimo fatto i 12 punti possibili, visto il pari della Juve a Roma, tra qualche giorno avremmo festeggiato noi. Sarebbe bastato non fermarsi a piangere, nella hall di quell’albergo a Firenze.

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Le pagelle di Angelo Chiantese

Salve a tutti, permettetemi una riflessione che mi piacerebbe esporvi, una riflessione che mi ha accompagnato poco prima di mettermi a scrivere questo pezzo; stavo pensando a come iniziare il racconto di questa partita e le relative pagelle. Un inizio poteva essere : “E alla fine scudetto fu per i Rubentini” ma fortunatamente ha avuto la meglio la voglia di non voler considerare la realtà triste del calcio italiano e ha prevalso l’amore e il piacere di raccontare questo match che per i nostri colori ha voluto dire : 1) ennesima vittoria in trasferta; 2) record di punti nella storia del nostro amato Napoli; 3) aver dato una risposta ai cori ignobili che sono piovuti dagli spalti di Marassi per ferire e colpire al cuore un popolo che viene maltrattato e vessato perché non ha timore di mostrarsi per come è, nel Anno 1 - Numero 24 del 15 maggio 2018

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bene e nel male. NOI SIAMO NAPOLI E IL NAPOLI CI RAPPRESENTA, questo connubio, questo amore e questo modo di essere non meritano un simile trattamento e certi esseri non meritano nemmeno di nominarci. Analizzando il match, possiamo tranquillamente affermare di aver rivisto in parte un Napoli che ha tenuto le redini del gioco e della partita per quasi tutti 90 minuti + recupero. La partita è stata piacevole e mai noiosa, anche per merito della Samp che ha sempre provato a difendere alzando il baricentro e provando ad offendere ogni volta che si poteva. Si evince il perché Mister Giampaolo venga descritto come l’erede di Sarri, ma allo stesso tempo è evidente che il nostro amato Mister è ancora un gradino sopra rispetto all’allenatore della Samp. Nella serata genovese, si è rivista in alcuni giocatori (Zielinski, Insigne) quella brillantezza che negli ultimi 2 match era venuta meno e si sono tornate ad ammirare giocate di alta scuola come quella che al minuto 63 ha portato Insigne ad un passo dal gol, al termine di giocate tutte di prima e al volo sull’asse Zielinski – Insigne – Mertens. In difesa ottima la prova del muro formato da Raul e da K2, così anche Pepe “l’ispanico-neomilanista” ha potuto godere della tranquillità che i due difensori ti infondono quando sono in giornata. Ed ora le pagelle: Reina 6 – Per lui una domenica di ordinaria amministrazione, era importante non sbagliare le uscite e non essere titubante sui tiri da fuori area, visto soprattutto il manto erboso reso bagnato dalla pioggia, e Pepe si è destreggiato bene. Ben fatto! Hysaj 6,5 – Dalle sue parti la Samp non crea tanti pericoli o almeno non nascono azioni particolarmente insidiose, fa il suo in difesa e nella ripresa prova a spingersi anche in avanti. Nel primo tempo le sue sortite offensive sono state limitate dalla pessime condizioni del terreno di gioco nella sua zona di competenza.

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Albiol 7 – Partita ottima quella di Raul, dalle sue parti non si passa o quanto meno se qualcuno passa o fa tanta fatica oppure fa il giro molto largo, talmente largo da diventare innocuo per la difesa azzurra. Il goal di testa è la ciliegina sulla torta della sua prestazione. VAMOS RAUL! Koulibali 7,5 – L’eroe della vittoria allo Stadium torna sui suoi livelli e si riprende dalla giornata sciagurata di Firenze e dimostra che il forzato turno di riposo contro il Torino ha fatto più che bene. Nella zona di competenza di K2 non passano né Kownacki né Zapata. Il gigante azzurro si conferma montagna impossibile da scalare. Mario Rui 6,5 – Prova ben oltre la sufficienza per il piccolo folletto portoghese, la sua prestazione è un crescendo nell’arco dei 90 minuti e si dimostra molto utile sia dal punto di vista difensivo sia come punto di appoggio per i centrocampisti che devono scaricare la palla sulla fascia, evitando il pressing doriano. Chissà come poteva essere la storia se ci fosse stata la possibilità di alternare Rui e Ghoulam. Allan 6,5 – Conferma la buona prestazione sfoderata contro il Torino e anche a Marassi macina chilometri, avversari e tocca tantissimi palloni. Oltre a recuperare una miriade di volte la sfera dai piedi degli avversari, si dimostra anche molto lucido nelle giocate, che si tratti di aiutare nel fraseggio o di intraprendere un’azione personale. Insomma il risultato delle sue azioni è sempre più che positivo. INSTACABILE! (dal 36’ st Rog s.v. ). Jorginho 6,5 - Malgrado qualche rischio di troppo e qualche disimpegno non sempre degno di questo nome, il perno del centrocampo azzurro riesce a smistare la sfera a suo piacimento e complice anche la buona vena dei compagni di reparto si permette il lusso di fraseggiare come pochi in Europa sanno fare. Pecca ogni tanto di lucidità e corre qualche rischio di troppo (come già accennato in precedenza) ma sul terreno del Ferraris disputa un ottima partita. Bravo! Anno 1 - Numero 24 del 15 maggio 2018

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Zielinski 6,5 - Ammettiamolo, vedere il gioiellino polacco al posto di Capitan Marek dal primo minuto fa sempre un certo effetto. Il biondo centrocampista però ha il merito di essere considerato da sempre uno dei titolarissimi del Napoli e stasera dimostra di meritare tale nomea. Dalle sue accelerazioni e dal suo svariare lungo tutto il fronte offensivo azzurro nascono sempre dei pericoli per la Samp e soprattutto non si risparmia mai nemmeno in fase di copertura senza smarrire la lucidità necessaria nei disimpegni. Con l’ingresso di Hamsik avanza la sua posizione di qualche metro e anche lì non sbaglia un colpo, anche se può capitare l’errore, questo va perdonato. DUTTILITA’ E CLASSE! Callejon 5 – Il peggiore del Napoli visto questa domenica, José a tratti meriterebbe di pagare il biglietto come spettatore privilegiato. Ha il merito di costringere, con la sua sola presenza in campo, gli avversari che agiscono dalla sua parte a non poter offendere con spensieratezza per evitare di lasciarlo solo e libero di puntare la porta. Prova qualche spunto e qualche inserimento ma è ben poca roba in confronto a quello a cui ci ha abituati. L’occasione sprecata davanti a Belec con un mezzo pallonetto sbagliato la dice tutta sulla sua giornata (dal 22’ st Hamsik 6 – Il nostro capitano con il suo ingresso fa aumentare il numero dei giri del motore azzurro e sfrutta benissimo i minuti concessi da Sarri. Quando entra così nel match viene da chiedersi perché abbia iniziato la partita in panchina. ) Mertens 6 - Prova discreta da parte del nostro “Ciruzzo”; siamo ancora lontani dai tempi e dalle prestazioni del miglior Mertens ma almeno il folletto belga riesce a rendersi utile per i suoi compagni in chiave di fraseggio e cerca sempre la triangolazione e la giocata che possano creare la superiorità numerica. Anche senza vestire i panni del goleador ai livelli della passata stagione, è riuscito comunque a ritagliarsi un ruolo importante in chiave di rifinitura per i compagni e nel creare spazi con i suoi tagli improvvisi. FORZA CIRU’!!!!!! (dal 26’ st Milik 7 – Arkadiusz è tornato, possiamo ufficialmente dirlo, l’ attaccante polacco entra con un Anno 1 - Numero 24 del 15 maggio 2018

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gran piglio e ci mette pochi minuti a risolvere il match con un gran goal: su appoggio di Allan, da fuori area prima si gira e poi calcia a giro all'incrocio, dove il portiere avversario non può mai arrivare! Non solo il goal, lotta e combatte contro i difensori di casa e merita gli applausi. Speriamo che contro il Crotone giochi titolare e soprattutto auguriamoci che un gran mondiale ci restituisca un giocatore carico e sempre più convinto delle proprie capacità. OSTINATO E CAPARBIO!!! Insigne 6,5 – Il buon Lorenzo ha fatto ammattire chiunque provasse a marcarlo, oggi non è riuscito il suo colpo a giro, ma poco importa, ennesima prova che conferma la sua maturazione e la sua crescita costante. La prestazione sarebbe stata da incorniciare in caso di goal ma soprattutto se oggi fosse riuscito nel miracolo di far segnare anche Callejon. Mr. Sarri 6,5 – Il Mister oggi ha avuto l’ennesima dimostrazione di quanto il gruppo lo segua e si fidi cecamente di lui. Nella sfida contro il suo allievo esce vincente a pieno titolo. Bravo Mister e speriamo di restare insieme per sognare e arrivare fino al Palazzo!!!!!!!!!

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L’approfondimento di Enrico Fatigati

Eppure... Il finale del campionato di quest'anno tra Napoli e Juve mi riporta indietro nel tempo ad un aprile di 32 anni fa. Ricordo ero poco più che un bambino e correva l'anno 1986, seguivo il calcio come lo può seguire un bambino, con il disincanto, la fantasia, la spensieratezza, senza cattivi pensieri, eppure... All'epoca le squadre più forti erano Roma e Juve e il Napoli appena iniziava ad affacciarsi tra le grandi, dopo qualche anno difficile. Ricordo i tifosi, le bandiere, le immagini sbiadite della televisione di stato, gli storici commentatori come Paolo Valenti, Carlo Nesti, Luigi Necco, Tonino Carino, Giorgio Bubba, Gianni Vasino, Marco Civoli, Bruno Anno 1 - Numero 24 del 15 maggio 2018

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Pizzul, Giampiero "bisteccone" Galeazzi, Enrico Ameri, Sandro Ciotti e tanti altri, era quel calcio romantico, vintage di quando si giocava di domenica alle tre e non c'era Sky, non c'era Mediaset Premium, non c'erano anticipi, posticipi, Monday night, Saturday night etc. Eppure... I miei ricordi si specchiano nei campioni di allora come Maradona, Platini, Falcao, eppure... Eravamo alla terzultima giornata di quel campionato, la Roma e la Juve erano appaiate in testa a 41 punti dopo una straordinaria rimonta dei giallorossi che nello scontro diretto aveva letteralmente schiantato la Juve sotto i colpi di Ciccio Graziani, Roberto Pruzzo e il brasiliano Tonino Cerezo (che poi nel 1991 vincerà lo scudetto con la Sampdoria di Roberto Mancini e Gianluca Vialli e insieme disputeranno anche la finale di Champions League del 1992 persa ai supplementari contro il Barcellona di Ronald Koeman) e con la sapiente regia del grande Carletto Ancelotti. Eppure. La lotta era molto serrata e la Roma superfavorita, allenata allora dal mago svedese Sven Goran Eriksson (che poi vincerà lo scudetto con la Lazio 16 anni dopo nel 2000 con una straordinaria rimonta ai danni della Juve), giocava un calcio spettacolare a differenza della Juve allenata da Giovanni Trapattoni, gioco difensivo, brutto, senza spettacolo ma vincente (come al solito). La giornata sarebbe dovuta essere favorevole alla Roma in quanto la Juve giocava in casa con il Milan di Nils Liedholm, altro santone svedese teorico del calcio totale e la Roma di Eriksson giocava in casa con il Lecce di Eugenio Fascetti, già retrocesso matematicamente in B, eppure... Le partite sono molto tirate, avvincenti e mentre a Torino la Juve vince con un gol di Laudrup viziato da fuorigioco, dopo un predominio totale del Milan spettacolo, la Roma in uno stadio Olimpico esaurito perde inspiegabilmente con il Lecce 3 a 2 in casa con decisioni arbitrali discutibili, tipo il rigore concesso e trasformato dal brasiliano Barbas del Lecce (autore poi di una doppietta), un Lecce come dicevamo già retrocesso da tempo in serie B, nonostante il gol della speranza del centravanti Pruzzo. Eppure... L'ultima giornata riserva ancora delle speranze per la Roma vanificate però dalla vittoria per 3 a 2 Anno 1 - Numero 24 del 15 maggio 2018

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della Juve guarda caso a Lecce contro la stessa squadra che la domenica prima aveva battuto la Roma all'Olimpico. Una vergogna, la solita vergogna e l'ennesimo scudetto immeritato vinto dalla squadra con la maglia a strisce bianche e nere. Una storia che non ha fine, sono passati 32 anni e la storia è sempre la stessa. Sempre lo stesso scenario, lo stesso copione, cambiano i protagonisti, cambiano le epoche, cambiano gli arbitri, cambiano i calciatori, gli allenatori, i dirigenti, ma le scorrettezze, le pressioni, il potere è sempre dalla stessa parte, dalla parte della Juve che da 7 anni come nei precedenti 100 anni gioca malissimo e vince sempre. Gli eptacampioni anche quest'anno come 32 anni fa hanno dovuto ricorrere a mezzucci, ad arbitri compiacenti, capaci di alterare l'andamento di quasi tutte le partite, di modificare l'inerzia del gioco con un mancato rigore, o viceversa un rigore generoso concesso, una mancata espulsione (a proposito, gli eptacampioni quest'anno hanno subito una sola espulsione con Chiellini, Matuidi, Benatia, Barzagli a martellare come fabbri contro gli attaccanti avversari ed è un qualcosa di scandaloso, e poi sempre a protestare, ad alzare braccia per segnalare fuorigioco degli avversari inesistenti), un'espulsione eccessiva concessa, l'uso del VAR a senso unico. Eppure... Eppure sarebbe necessaria un'attenta riflessione su come annullare a tavolino tutti i sette campionati vinti dagli eptacampioni per dare una credibilità al carrozzone del calcio, oramai in mano ai poteri forti delle televisioni, dei giornali, del palazzo. A breve, secondo la mia personale opinione, potrebbe esplodere una nuova Calciopoli con i bianconeri protagonisti, posto che negli ultimi 5 anni tra l'altro vantano già ben 30 condanne. L'epilogo finale potrebbe essere la radiazione del sodalizio della famiglia Agnelli da tutti i campionati per fornire un'immagine pulita del movimento calcio nel suo complesso. Eppure... la speranza è l'ultima a morire e i sogni sono desideri, e speriamo che i 7 campionati vinti dalla Juve finiscano come i 7 tour de France consecutivi vinti da Lance Armstrong qualche anno fa, tutti revocati e assegnati a chi è arrivato secondo. Anno 1 - Numero 24 del 15 maggio 2018

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In due sul divano di Valeria Catalano & Stefano Iannitti

Parte prima: Valeria Sono anni che non assisto ad una partita del Napoli senza l’ansia che mi assale ore prima. Talvolta già dalla mattina. Mi sembra tutto irreale. Inizio accomodandomi sul divano, accendo la televisione solo pochi minuti prima del fischio di inizio. Il canale italiano non mi funziona. Con estrema calma accendo allora il canale ceco. Il tempo passa e inizio a guardare la partita con vari minuti di ritardo ma.... resto ancora serena. Mi sono persa anche il gol annullato a Dries per fuorigioco inesistente. E la cosa mi lascia impassibile. Permetto persino a mio figlio di passare e ripassare con il Anno 1 - Numero 24 del 15 maggio 2018

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monopattino davanti al televisore. Vedo la partita a intermittenza. Ma la cosa più inimmaginabile di tutta la serata è che mio marito non mi da’ fastidio. Lo tollero e mi è simpatico. Vedere le partite con lui per me è sempre un tormento. Non ama particolarmente il calcio. Gli è simpatica la Roma, ma non guarda le partite. Al massimo, a fine we, mi chiede il risultato. E così, in tempi normali, quando il risultato conta, eccome se conta, ogni suo gesto, ogni suo sospiro mi infastidisce. Qualunque cosa dica, specie se la squadra avversaria attacca, mi sembra una grande secciata, un voler infierire e prendersi di gioco di me che per poco non svengo dalla tensione. Ieri invece lo guardavo con occhi diversi, e soprattutto lo ascoltavo con orecchie diverse. I suoi commenti li trovavo pertinenti e il suo moto di stizza all’ennesima parata del portiere sampdoriano mi è sembrato finanche sincero. E così, in questa “finta” armonia familiare, la partita volgeva al termine, verso uno squallido 0-0. Solo il golazo di Milik, la sospensione della partita e la corsa di Ferrero sotto la curva hanno ravvivato la serata. E al secondo gol ho esultato con lo spirito di sempre. Perché, sì calma e pacatezza, ma il Napoli adda vincere semp e comunque.... Parte seconda: Stefano Da non-tifoso napoletano (ma di certo non juventino) avrei preferito vedere questa partita in una situazione di classifica diversa, con il Napoli in vetta verso lo scudetto. E invece mi sono trovato ad assistere a due squadre a cui il campionato non aveva più molto da dire. Anche mia moglie era più tranquilla del solito e non aveva la solita ansia. Il Napoli però non la pensava così e ha spinto per tutto l'incontro, senza risparmiarsi sotto una pioggia torrenziale e su un campo in condizioni decisamente pessime che hanno impedito più volte il concretizzarsi di molte occasioni. Perciò il gol di Milik, appena entrato nel secondo tempo, Anno 1 - Numero 24 del 15 maggio 2018

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è suonato come una liberazione, una conferma, un'ultima speranza per tentare un'impossibile impresa purtroppo legata anche agli esiti di un altro match. Mia moglie è tornata la tifosa di sempre e il Napoli ha vinto meritatamente. Ha voluto ribadire di essere squadra da scudetto che solo eventi estranei al campo probabilmente gli hanno negato quest'anno. Ma il Napoli c'è. Ed ha mostrato di voler continuare su questa strada (con il suo gioco e con Sarri) anche il prossimo anno. Milik, con il suo gol, ha sicuramente voluto dire questo. E anche mia moglie mi è sembrata fiduciosa per il prossimo anno, da inaugurare con qualche rito propiziatorio.

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Le altre campane di Luigi e Marco Potenza

Diamo un’occhiata alle partite di questo fine settimana: BENEVENTO: Impegnato in casa contro il Genoa, in una partita tra due squadre che non hanno piÚ obiettivi, con i giallorossi di casa ormai ampiamente retrocessi e i liguri salvi e reduci da due sconfitte Anno 1 - Numero 24 del 15 maggio 2018

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consecutive. Il primo tempo è abbastanza soporifero, con i padroni di casa che si rendono pericolosi soltanto con un colpo di testa di Djimsiti che sfiora l’incrocio dei pali su corner di Letizia e con una azione dello stesso Letizia, che incuneatosi in area su uno splendido pallone dalle retrovie, pecca forse di egoismo sparando da posizione defilata un diagonale di poco fuori; avrebbe forse potuto servire un compagno in area, ma si sa, dal divano (ops…) sembra sempre tutto semplice. Ed il Genoa? Semplicemente non pervenuto. Tutto cambia nei secondi 45 minuti, complice l’ingresso in campo di un frizzante Giuseppe Rossi; inizia Lapadula, impegnando a terra Puggioni dai venti metri, poi è la volta di un doppio “Pepito”, che prima spara alto dal limite dell’area e qualche minuto dopo finta, entra in area e indirizza un sinistro verso l’angolino lontano, che Puggioni legge e respinge: sulla ribattuta si avventa quasi a colpo sicuro Lapadula che, ostacolato da dietro, finisce a terra. I rossoblu invocano il rigore (dalle immagini il sospetto è forte), mentre il direttore di gara è di tutt’altro avviso. Sulla ripartenza che ne deriva, per poco i padroni di casa non passano, con Diabaté e Brignola che sul più bello riescono ad ostacolarsi a vicenda dando una mano ai difensori avversari che riescono a salvare in corner. E’ una fase molto vivace della partita, con Perin che tocca e manda in corner un tocco di testa di Djimsiti da un metro, e Puggioni che nell’altra area risponde con 2 interventi in rapida successione, negando la reta prima Hiljemark e poi a Omeonga. Al 42’, “coast to coast” di Brignola, che partito in contropiede arriva in area avversaria, rientra sul sinistro e serve di piatto Diabaté, che la spara sotto l’incrocio dei pali, dove Perin non può davvero nulla. 1-0 e sesta vittoria stagionale dei sanniti. Dunque il Benevento saluta nella maniera migliore il pubblico di casa, che dal canto suo, risponde come di consueto con una grande “prestazione”: Anno 1 - Numero 24 del 15 maggio 2018

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estremo calore per i propri beniamini, e grande fair play per gli avversari… la squadra torna in B a testa alta, ma il tifo si aggiudica probabilmente lo scudetto delle curve! Che dire? In bocca al lupo ragazzi, tornate presto, vi aspettiamo! AVELLINO: I Lupi di Foscarini centrano molto probabilmente la vittoria che li avvia verso la salvezza diretta (sono ammessi scongiuri e gesti apotropaici, ma la Ternana già retrocessa e senza stimoli non sembra davvero un ostacolo insormontabile…), grazie ad un goal del solito Castaldo al 76’. Eppure la partita per tutto il primo tempo è piuttosto bloccata (eufemismo…), nonostante i padroni di casa siano schierati con un inedito ed, almeno teoricamente, aggressivo 4-3-3. Per dirla tutta, il modulo in fase passiva diventa un 4-5-1 con Castaldo unica punta, e lo 0-0 dei primi 45 minuti fotografa una contesa senza nessuna emozione da ambo le parti. Nella ripresa mister Foscarini però rompe gli indugi, inserendo dopo soli 9 minuti la seconda punta Ardemagni, togliendo Ngawa e schierandosi con un più offensivo 4-4-2. Ciò nonostante, è lo Spezia ad avere una clamorosa palla goal, e soltanto un mezzo miracolo di Radu spegne l’esultanza di Pessina, lasciato incolpevolmente solo al centro dell’area biancoverde. Ci pensa allora l’eterno Castaldo a battere Manfredini con un rasoterra da pochi metri e a dare il vantaggio e la speranza agli irpini. Nell’ultimo quarto d’ora c’è il tempo per un altro goal di Castaldo, annullato perché la palla era già uscita sul cross di Molina, e quindi per l’esultanza di fine partita. La classifica provvisoria recita salvezza diretta per l’Avellino, ma mancano gli ultimi 90 minuti di sofferenza, che si avvicinano con tutte le migliori premesse: l’avversario come detto è una retrocessa Ternana, che non regalerà nulla ma che è sicuramente l’avversario più comodo che ci saremmo augurati all’inizio del campionato. Poi le partite vanno sempre

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giocate e vinte sul campo, ma cosa chiedere di meglio, se non di essere padroni ed artefici del proprio destino? Forza Lupi!!! SALERNITANA: Una svogliata Salernitana cade sotto i colpi dell’ex (e che ex, essendo nato a Salerno) Fabio Mazzeo, che al 29’ mette il suo 18° sigillo di questa stagione e alimenta le speranze rossonere di play-off. I granata sono a centro classifica, ad un punteggio che li lascia sì lontani dalle tempeste che coinvolgono le squadre sottostanti, ma anche dagli entusiasmi che alimentano i sogni di quelle più “altolocate”: basta questo a giustificare una prova scialba come quella dei ragazzi di Colantuono? Non abbiamo risposta a questa domanda, possiamo soltanto dire che con i soli Rosina, Radunovic e Akpa Akpro a meritare la sufficienza sarebbe stato complicato per chiunque portare a casa un risultato positivo dallo Zaccheria. Va detto che le occasioni per segnare ed impattare il risultato ci sono anche state, frutto però di azioni casuali e di iniziative personali: nel primo tempo Rosina ha colpito la traversa con un tiro dal limite, mentre nella ripresa un colpo di testa di Di Roberto da distanza ravvicinatissima centrava praticamente l’estremo difensore avversario che non poteva davvero esimersi dal bloccare la palla. Ma il pari sarebbe stato ingiusto per quanto visto in tutti i 90 minuti con il Foggia che, tra occasioni da rete e potenziali pericoli ha tenuto in apprensione il bravo Radunovic fino al fischio finale dell’arbitro Saia. Che dire? Non c’è da aspettarsi troppo nemmeno dall’ultimo atto stagionale all’Arechi, dove sabato prossimo i granata affronteranno il Palermo, in piena corsa per la promozione nella massima serie.

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C’è comunque tempo per mettere in cantiere una stagione che dia qualche soddisfazione in più al popolo Salernitano, non è vero presidente? CASERTANA: La Casertana, dopo una grande regular season, inizia la sua avventura nei playoff per provare a tramutare in realtà il sogno chiamato Serie B. Nel primo turno di questo mini-torneo, l’avversaria è il Rende, squadra calabrese che prova nell’impresa di una doppia promozione consecutiva. Nelle fasi iniziali della partita, nonostante un ‘Pinto’ che sembra una vera e propria bolgia per il sostegno che dà ai falchetti guidati da D’Angelo, prevale una situazione di studio, con la Casertana che prova a fare la partita, ben sapendo che difendere lo 0-0 potrebbe essere un rischio. Partita nel primo tempo che non decolla, complice anche la posta in gioco, con un leggero predominio calabrese. Tutto sommato, il pareggio sarebbe un ottimo risultato per la Casertana, che avrebbe la certezza del passaggio del turno dato il miglior piazzamento in campionato. Nel secondo tempo, la partita inizia ad innervosirsi, con l'arbitro che ha il suo bel da fare per mantenere la calma. Al 14' Laribi ci prova, col pallone che per poco non si infila nella rete. I campani sembrano abbastanza in difficoltà in questa fase. Difficoltà che si tramuta in gol al 23', quando Gigliotti infila Forte dopo una sponda di Actis Goretta. 0-1 e partita da ribaltare. Due minuti dopo cross di Meola e Franco la prende con la mano: rigore per i falchetti che Turchetta si fa parare da un ottimo De Brasi, portiere del Rende. De Brasi croce e delizia della squadra calabrese, si fa infilare malamente da Pinna da 30 metri, rimettendo la partita in parità e consentendo alla Casertana di riavvicinarsi al secondo turno dei playoff: la palla gli rimbalza davanti e il portiere è costretto alla figuraccia. Emozioni che proseguono senza sosta: Laribi tenta la conclusione che si infrange contro il braccio di D'Anna: secondo giallo ed espulsione per il Anno 1 - Numero 24 del 15 maggio 2018

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calciatore calabrese. Ci riprova ancora Laribi, che manda il destro a stamparsi sulla traversa. Nel recupero, un gran goal di Turchetta (che si fa perdonare il rigore fallito) consente alla Casertana di volare al prossimo turno, dove incontrerĂ il Cosenza. JUVE STABIA: Grazie al suo miglior piazzamento in campionato, la squadra di Castellammare giocherĂ direttamente stasera contro il Virtus Francavilla nel secondo turno dei playoff. PAGANESE: La squadra di Pagani affronterĂ sabato prossima il Virtus Fondi, nella doppia sfida valida per i playout.

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Tra erba e parquet di Emilio Sabatino

Nonostante tutto... va bene

Roseto Sharks - Cuore Napoli Basket 80-73 (21-24, 24-23, 19-13, 16-13) Roseto Sharks: Andy Ogide 15 (6/13, 1/3), Matt Carlino 14 (3/4, 2/5), Marco Contento 12 (2/5, 0/3), Riccardo Casagrande 10 (2/4, 1/3), Ion Lupusor 10 (3/4, 0/2), Francesco Infante 9 (4/6, 0/0), Roberto Marulli 6 (0/2, 1/5), Giorgio Di bonaventura 2 (1/1, 0/0), Federico Zampini 2 (1/1, 0/0), Marco Lusvarghi 0 (0/1, 0/1), Valerio Alessandrini 0 (0/0, 0/0) Tiri liberi: 21 / 26 Rimbalzi: 37 13 + 24 (Andy Ogide 12) Assist: 20 (Matt Carlino 8) Anno 1 - Numero 24 del 15 maggio 2018

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Cuore Napoli Basket: Jermaine Thomas 18 (3/10, 4/5), Bruno Mascolo 17 (4/10, 2/6), Guglielmo Caruso 15 (6/8, 1/1), Nikolay Vangelov 12 (6/10, 0/0), Alessio Ronconi 8 (1/3, 2/3), Mattia Mastroianni 3 (0/2, 1/5), Alessandro Puoti 0 (0/0, 0/0), Antonio Gallo 0 (0/0, 0/0), Massimiliano Bordi 0 (0/0, 0/0), Simon Zollo 0 (0/0, 0/0), Elston howard Turner jr 0 (0/0, 0/0), Vincenzo Malfettone 0 (0/0, 0/0) Tiri liberi: 3 / 10 Rimbalzi: 27 9 + 18 (Bruno Mascolo 6) Assist: 9 (Mattia Mastroianni 6) Nonostante l’assenza di Turner, la partita è stata equilibrata. Infatti nel primo tempo il Napoli Basket è stato sempre avanti nel punteggio; i partenopei ovviamente hanno pagato le rotazioni ridotte, che con i problemi di falli hanno aumentato la disparità. I giocatori si sono impegnati molto mettendo alle strette un avversario sulla carta largamente favorito.

Mondo NBA play off Gli Warriors hanno vinto gara-1 e conquistato il fattore campo, nonostante i 41 punti realizzati da James Harden. Risultato finale 119-106 (Harden 41, Durant 37). I Celtics massacrano i Cavaliers e vincono senza problemi la prima sfida della serie. Risultato finale 108-83 (Brown 23, Love 17).

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L’incursione di Crimine Esposito

Posso capire i napolesi, ma voi che siete nati a Roma e vi vantate di essere romani da 7 generazioni, che scusa c'avete? Perché tifate Juventus? Siete tutti uguali: tante pecorelle smarrite quando si parla di qualunque argomento, ma sul calcio diventate arroganti, saccenti, vi sentite superiori e non vedevate l'ora di ostentarlo. Questa è frustrazione bella e buona! E’ schizofrenia! E’ disadattamento! Hai problemi con le donne? Non hai amici? Fai un lavoro che non ti soddisfa? Non hai mai letto un libro, ma sai tutto dei tronisti del marito di Costanzo? Guarda che sei tu quello strano, non prendertela con gli altri! Semmai, la domanda è un'altra: sei diventato juventino perché hai problemi, o hai problemi perché sei juventino? In tutti i casi, il consiglio è di imparare il significato dei concetti di "oggettività", "rispetto" “senso della vergogna” e "tifare per una squadra che paga gli arbitri (per sentenza della magistratura) e i cui tifosi Anno 1 - Numero 24 del 15 maggio 2018

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mi schifano perchĂŠ sono un rinnegato terrone, non fa di me uno sfigato meno sfigato". Io te l'ho detto, mo' vedi tu... Senza stima alcuna, Crimine Esposito.

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Amarcord di Davide Zingone

Careca Nato ad Araraquara nel 1960, Antonio de Oliveira Filho è conosciuto semplicemente come Careca. Curiosamente il soprannome, che in portoghese significa “il calvo”, ha poco a che fare con la sua tuttora folta capigliatura riccia ma, come lui stesso raccontò in una intervista, gli venne affibbiato per la somiglianza con un comico conosciuto come O Carequinha. Centravanti fra i più tecnici e prolifici della storia del calcio brasiliano, eccelleva per la tecnica, la velocità ed il tiro, non potententissimo ma sempre preciso e micidiale. A 17 anni, con 13 reti in 28 partite, riesce nell’impresa di trascinare una squadra modesta come il Guaraní di Campinas alla conquista del titolo nazionale. Nel 1986, dopo aver vinto un altro Campionato con il São Paulo, si mette in luce al Mondiale messicano arrivando, con cinque gol, secondo nella classifica dei cannonieri alle spalle di Lineker. Numerose squadre europee provano ad ingaggiarlo, ma alla fine prevale il Napoli di D10s. All’ombra del Vesuvio iniziano così gli anni migliori della carriera di Careca, che forma Anno 1 - Numero 24 del 15 maggio 2018

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con Maradona e Giordano un formidabile trio d'attacco, la “MaGiCa”. Con la maglia azzurra Careca segna 115 reti in 191 gare, vincendo uno Scudetto, una Coppa Uefa ed una Supercoppa italiana, ed è ancora oggi considerato uno dei più forti centravanti che abbiano giocato nel Napoli. Probabilmente, la contemporanea presenza di Diego in squadra sottrasse al campione brasiliano una parte degli onori che avrebbe meritato. Nel 1993, ormai sul viale del tramonto, va a giocare nella Japan League, prima di chiudere la carriera in patria a 39 anni. Oggi Careca ha una fazenda e scopre giovani talenti brasiliani del futebol.

NAPOLIZINE torna martedì 23 maggio, con gli articoli su Napoli - Crotone Anno 1 - Numero 24 del 15 maggio 2018

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