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Morire nella città più inquinata d’Europa I bambini di Taranto: «vogliamo vivere anche domani» di Mariangela Carroccia
reportage
«Dove è ora campagna, lì fu la capitale della Magna Grecia; dove è Taranto, là sorgeva una rocca ardita; tu Quinto Fabio Massimo, voi Goti e Saraceni non gloriatevi. Distruggeste crudelmente la città, ma potevate annullare le sue delizie, lo straordinario spettacolo della natura?» (Giuseppe Regaldi - Iscrizione del 1845)
I piccoli protagonisti dell’associazione tarantina “Bambini contro l’inquinamento” sono scesi in piazza per la seconda volta nel 2008, sabato 29 novembre, con i loro insegnanti, genitori e nonni, al fianco dei loro concittadini e di numerose associazioni, ambientaliste e non, riunite per l’occasione sotto il nome comune AltaMarea, per chiedere a gran voce, agli adulti e soprattutto ai politici, di poter godere del diritto alla vita, di poter respirare un’aria migliore, di poter avere un futuro.
“Il 90,3% di tutta la diossina industriale italiana inventariata nel registro Ines viene prodotta a Taranto” Taranto, 200 mila abitanti, è la città più inquinata d’Italia e dell’Europa occidentale. Il 90,3% di tutta la diossina industriale italiana inventariata nel registro Ines (Inventario nazionale delle emissioni e loro sorgenti) viene prodotto qui. L’Eper, il Registro europeo per l’inquinamento, ha attestato a Taranto una proiezione annua di emissioni di diossina di 171 grammi. Lo stesso registro ha stimato che annualmente gli impianti industriali di Svezia, Austria, Spagna e Inghilterra emettono, tutti insieme, 166 grammi di diossina. A intossicare i cieli della città pugliese concorrono le centrali termoelettriche Edison, la raffineria Eni-Agip, la Cementir e soprattutto l’Ilva, lo stabilimento siderurgico più grande d’Europa, inaugurato nel 1965 dall’allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat e venduto nel 1995 dallo Stato all’imprenditore Emilio Riva. La fabbrica, come la chiamano tutti da queste parti, sorge con le sue ciminiere in un’area grande quasi il doppio della città, a ridosso della quale è stata inspiegabilmente costruita. Il quartiere su cui il siderurgico insiste maggiormente, i Tamburi, è caratterizzato da una moltitudine di palazzine divenute rosse negli anni, aggredite dalle polveri sottili che vi si sono depositate. Da uno studio presentato da Peacelink emerge che in quest’area ogni bambino, ogni giorno, “respira” l’equivalente di 2,14 sigarette, per un totale di quasi 780 sigarette al-
l’anno. Un abitante di Taranto, anche se vive in periferia e non fuma, inala in una giornata senza vento 1,2 sigarette che raddoppiano se il vento soffia dalla zona industriale. E ancora, un operaio della cockeria dell’Ilva, in un turno di 8 ore, può inalare a seconda delle mansioni svolte, da 305 a 7.278 sigarette. Il dott. Patrizio Mazza, vicepresidente della sezione tarantina dell’AIL - Associazione italiana leucemie e primario di ematologia oncologica all’Ospedale Moscati di Taranto, riferendosi alla diossina e agli altri inquinanti mutageni, ha parlato di «danno genotossico» per l’intera comunità, ossia la possibilità che venga trasmessa una ereditarietà o una disposizione ad ammalarsi di tumore in età sempre più giovane. La diossina infatti ha effetti devastanti sul sistema immunitario e potrebbe arrivare a modificare il Dna di un’intera cittadinanza.
“A intossicare i cieli della città pugliese concorrono le centrali termoelettriche Edison, la raffineria Eni-Agip, la Cementir e soprattutto l’Ilva, lo stabilimento siderurgico più grande d’Europa” Ma la diossina a Taranto ormai arriva anche sulle tavole: nelle carni di pecore, capre e agnelli allevati vicino alla zona industriale sono state trovate alte concentrazioni di diossine e pcb (policlorobifenili, ossia componenti organici inquinanti e persistenti), tanto che la Asl, d’accordo con Regione e Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) ha disposto la soppressione di 1.600 capi di 8 differenti allevamenti. E si resta increduli nell’apprendere che una concentrazione di diossina e pcb, superiore di circa 25 volte la dose tollerabile giornaliera stabilita dall’Organizzazione mondiale della sanità, è stata rilevata in tre campioni di latte materno di altrettante donne di Taranto. Cosa si sta facendo per evitare che questa città perisca definitivamente proprio a causa di quel colosso siderurgico che