4-5-6 FEBBRAIO 2000
n° 11-12-13/2000
Editors: Domenico Cilenti email: nicocilenti@gmail.com/Joan Nickles email: joannickles@gmail.com
9
FASHION O
ramai per le nostre signore il lusso della biancheria è diventato addirittura rovinoso. Le più squisite eleganze e le raffinatezze più procaci son profuse in quei leggeri vestiti di batista e di finissimo lino, che nella lor trasparenza prendono il profumo e il dolce color roseo della cute femminile. La semplicità d’un tempo è scomparsa. Anche nei corredi della fanciulle più timorate di Dio, uscenti da famiglie austere e severe, si vedono tali novità che avrebbero certamente dato un fremito di orrore alle nostre nonne. E i cronisti mondani osano, con una impudenza inaudita, perfino descrivere ad ogni occasione di matrimonio le forme e i colori e le minime particolarità dei più segreti indumenti della giovane sposa; sicché noi sappiamo che la principessa Blanzifiore ama portar le camicie ornate d’entre-deux di merletti e d’un nodo di nastro sul fianco sinistro, che la marchesa Ginevra usa portare certi singolari pantaloni ermetici, chiusi da tutte l parti con metodi ingegnosissimi, e infine che la contessa Bersenda preferisce su la nuda carne piuttosto la carezza della seta che quella della tela. Noi su tutto ciò abbiamo già dato il nostro umile parere; ed abbiamo anzi alcun tempo fa, in nome della nitida semplicità, formulate in un catalogo le norme che devono presiedere alla vestizione intima ed ascosa d’una vera signora. Ma, poiché la corrente ci travolge, seguiamo la corrente e diamo alle lettrici la descrizione breve d’una serie di nuove camicie che un elegantissimo giornale di mode offre per saggio. Naturalmente il primo posto è tenuto senza contrasto, dalla camicia semplice, tutta di batista immacolata, con il petto e l’orlo delle maniche ornati di cinque piccole crespe di finissimo lino. Questa camicia non fa nessun effetto all’occhio volgare; ma (udite, o dame dispendiose!) soltanto l’imbiancatura costa sette lire. Vedete dunque che per poterla portare, il faut être à son aise. Per abbottonarla è di buon gusto adoperare tre perle buone che vadano diminuendo in grossezza affinchè nel busto non siano fastidiose. La camicia a spirale è anche di batista, con un pizzo di Valenza che si parte di su la spalla e gira gira gira fino all’estrema punta della camicia. Quando una signora ordina camicie a spirale, basta ch’ella indichi alla cucitrice con maggiore o minore esattezza le sue rotondità e le sue ... mancanze, allora tutta l’opera della cucitrice si riduce a stringere o ad allargare la spirale in modo da renderla elegante. La camicia medioevale è in pura tela d’Olanda, con uno sgonfio di merletto su l’uno e l’altro lato del seno e con un ornamento del merletto medesimo all’orlo inferiore. Tra i due sgonfi, destinati a imprigionare e a reggere nella lor delicatissima rete le “due beltà gemelle”, è una piccola tasca, anche del merletto medesimo, che serve a contenere rosario. La camicia preziosa è formata di un entre-deux di merletto che stringe i fianchi con una cintura. Da questo entre-deux si partono due gale, di cui l’una sale, accoglie il seno ed ha un’apertura per le braccia; e l’altra scende fino alla caviglia formando così il termine della camicia. La perfezion sua consiste in questo: che l’entre-deux della cintura è la riduzione minuscola dell’ampia gala inferiore, mentre la gala superiore n’è la riduzione media. Il solo ornamento possibile è un lungo nodo di nastro sul lato sinistro della camicia. La camicia di crespone carnicino ha questo di buono: che non è possibile gualcirla perché il tessuto di cui si compone pare sempre gualcito. Un semplice entre-deux di merletto di Fiandra adorna le maniche e il giro delle spalle e del petto. Certe signore, per renderla più provocante, mettono sul seno due sgonfi dello stesso merletto; oppure serrano la manica per mezzo d’un nastro di velluto azzurro e d’un piccolo fermaglio di diamanti. La camicia a foggia di busto è composta di merletto e di batista che si alternano a zone, giù giù diminuendo fino alla vita e terminando con un nastro, passato a traverso un entre-deux che si annoda in su ‘l mezzo. Il basso è formato da una gala di pizzo di Valenza che copre certe zone di batista a mille pieghe. La camicia a foggia di scacchiere si compone tutta di piccoli quadri ricamati e di piccoli quadri di merletto, d’egual grandezza. Su questa specie di tessuto si potrebbe quasi fare il giuoco della dama e degli scacchi. La camicia deve terminare con una fila di pezzi da scacchiere, fatti ad uncinetto: cioè col matto, col re, con la regina, col cavallo. La camicia araldica è semplicissima, tutta di batista, con lo stemma gentilizio ricamato sul cuore e con il motto ricamato intorno intorno al petto o su una giarrettiera. Per renderla più ricca, certe dame fanno ricamare all’estremità, sul lato destro, le principali figure d’animali che contiene lo stemma avito. Ma nulla in verità è più grazioso della camicia di merletto nero e di merletto bianco. La quale appunto si compone di due merletti, uno bianco e l’altro nero, alternati. In generale si adoperano merletti di Valenza e di Chantilly. Per le signore grasse convien disporre gli entre-deux in lunghezza, e per le magre convien disporli in larghezza. La camicia all’ultima moda ha tutta la parte superiore di merletto, fatta su misura; sul cuore, il crest ricamato; e in basso un merletto increspato ed ornato di nastri d’un colore simile a quello del busto. La camicia di Valpurga è tagliata in una specie di mussolina indiana a righe, e per ornamento non ha che una sciarpa annodata un po’ più su delle reni. Con tal genere... Così scriveva Gabriele d’Annunzio usando uno pseudonimo
MILLESIA
Lingerie a Paris