ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Il comitato di redazione rivolge un particolare ringraziamento:
- alla prof. Liliana Cravedi che ha curato la raccolta e la digitalizzazione delle immagini; - a tutti coloro che hanno fornito testi, notizie, testimonianze, materiale fotogra co ed hanno messo a disposizione i propri ricordi; - ai docenti, al personale di segreteria, ai collaboratori dell’Istituto e, in modo speciale, alla prof. Anna Ceresa.
Inoltre, esprime sentita riconoscenza alla Fondazione di Piacenza e Vigevano per aver reso possibile la pubblicazione di questo volume.
Tutti i diritti sono riservati.
L’editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconogra che non identi cate.
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Era una mattina di ne settembre del 2009 quando per la prima volta ci siamo incontrati nella Biblioteca del “Romagnosi” ed abbiamo discusso su cosa fare per celebrare un avvenimento così importante: i 150 anni dell’Istituto.
L’idea più giusta ci è parsa quella di realizzare una pubblicazione in cui raccogliere i ricordi, i racconti, le immagini e tutto quello che ha contrassegnato la vita della Scuola dalle sue origini ai giorni nostri, per lasciare traccia nel tempo anche a chi non ha vissuto questi avvenimenti in prima persona e per rinsaldare lo spirito di solidarietà che virtualmente unisce chi – come preside, docente o allievo – sente di far parte della grande famiglia del “Romagnosi”.
Da quel momento è iniziato un avventuroso e lungo cammino, talora dif cile e faticoso, ma interessante, per ricercare il materiale, contattare gli ex alunni e gli insegnanti, raccogliere fotogra e, consultare gli archivi dell’Istituto, della Biblioteca comunale, dell’Archivio di Stato.
Le persone interpellate hanno risposto con entusiasmo ed il risultato di mesi e mesi di impegno è questo volume che nasce, sia dal contributo diretto del comitato di redazione, sia dalla raccolta delle numerose testimonianze
fornite. Ogni disponibilità alla collaborazione è stata benvenuta e ben accetta; il testo è, di conseguenza, molto vario e, per certi versi, un po’ disomogeneo, proprio perché ricco dell’apporto di tanti che desideravano condividere i ricordi del loro passato scolastico, più o meno lontano. Speriamo, comunque, che il lettore lo trovi interessante, si riconosca in situazioni, aneddoti, immagini ed apprezzi la possibilità di fare un tuffo nel proprio vissuto, di rivedere edi cio, aule, presidi, professori, compagni, di rivivere le esperienze e le emozioni che qui si narrano.
Ripercorrere centocinquant’anni di vita non è stato facile e ci spiace se, involontariamente, abbiamo dimenticato qualche persona che ha avuto parte importante nella vita della Scuola. Avremmo veramente voluto ricordare tutti e raccontare tutto. Non ci siamo certamente riusciti, ma ci conforta il fatto che il legame che unisce gli appartenenti alla nostra grande Famiglia è molto forte e viene mantenuto costantemente vivo: ogni momento di incontro e di dialogo, ogni raduno di classe che verrà organizzato negli anni a venire, sarà l’occasione per aggiungere a queste pagine un altro pezzetto di storia del “Romagnosi”.
Il comitato di redazione
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Premessa
L’ingresso principale dell’edi cio quando ancora era delimitato dalla cancellata.
Presentazione
Centocinquant’ anni… e non li dimostra!
Volentieri presento questo libro, perché è un piccolo ma prezioso saggio, dell’impegno e della dedizione di coloro che hanno vissuto e che vivono la loro esperienza professionale all’Istituto Tecnico Romagnosi. Lo dirigo da non tanti anni eppure già sento di farne pienamente parte. Il senso d’appartenenza, appunto: tratto distintivo delle relazioni interpersonali, culla di un’attiva e dinamica associazione culturale come “Gli amici del Romagnosi”, spirito che ha animato tanti colleghi in servizio e tanti “ex” (e non solo insegnanti, anzi!) che hanno risposto con entusiasmo alla richiesta di offrire il loro contributo per la riuscita di quest’opera. Troverete le loro testimonianze nelle prossime pagine e noterete, come è successo a me, che, malcelato sotto l’intento celebrativo, traspare in esse, profondo, il piacere della condivisione, l’orgoglio – di solito schivo – di essere “uno del Romagnosi”.
Scuola dalla lunga tradizione, la nostra, antica e prestigiosa che, n dalle sue origini ottocentesche, ha saputo accompagnare e stimolare lo sviluppo della città e del territorio nei settori chiave dell’imprenditoria, della nanza, del commercio, del terziario, preparando personale specializzato, serio e competente da inserire nel mondo del lavoro, e allievi ben preparati da avviare con successo agli studi universitari. Troverete nomi noti e illustri, fra queste pagi-
ne. Molti non saranno stati degnamente ricordati; tra i tanti non citati, ci sono certamente schiere di ex-studenti che si sono fatti onore nel lavoro e nella vita, che hanno impreziosito il tessuto sociale ed economico della nostra realtà, anche grazie agli insegnamenti che qui hanno ricevuto e che, non di rado incontrandoci, ricordano. Sì, perché al Romagnosi si sono sempre profuse valide energie, in risorse umane e materiali, per integrare i saperi culturali alti e le più specialistiche competenze tecniche, da un lato, e per sostenere, dall’altro, l’aggiornamento e l’innovazione sia delle attrezzature che della didattica. Sotto l’immagine vagamente conservatrice che, a un occhio frettoloso, sembra di cogliere se guarda in super cie, c’è (perché c’è sempre stata n dalle sue origini) la vocazione al nuovo, la capacità di essere al passo coi tempi, attuando, con serietà e ponderatezza, oculate trasformazioni didattiche, tecniche e tecnologiche per offrire risposte autenticamente attuali, e spesso anticipatrici, ai reali bisogni formativi dei suoi allievi.
Le pagine di questo libro corale, che vi invito a sfogliare e a leggere insieme a me, vi parleranno, allora, anche del presente della nostra scuola, non solo del suo glorioso passato; perché è questa la storia del Romagnosi …“una lunga, giovane Storia!”
Franco Balestra
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PARTE GENERALE
Una immagine storica dello scalone principale dell’Istituto.
La nascita del Regio Istituto Tecnico di Piacenza è strettamente collegata all’emanazione del Regio Decreto 13 novembre 1859, entrato in vigore nel gennaio 1860, che va sotto il nome di Legge Casati –dal nome del Ministro dell’Istruzione a quel tempo – che riformava l’ordinamento scolastico del Regno Sabaudo poi esteso agli altri Stati annessi al Regno d’Italia.
La struttura della Scuola Superiore era caratterizzata da due percorsi rigorosamente separati: da un lato l’Istruzione Classica, unica preposta al proseguimento degli studi accademici, dall’altro l’Istruzione Tecnica la quale, recitava la Legge, “ha per ne di dare ai giovani, che intendono dedicarsi a determinate carriere del Pubblico Servizio, alle industrie, ai commerci e alla condotta delle case agrarie, la conveniente cultura generale e speciale”.
La Scuola disegnata dalla Riforma era indubbiamente ancora di tipo elitario, in quanto il primato assoluto dell’istruzione spettava sempre alla cultura classica; tuttavia, il fatto che, per la prima volta, si prevedesse la presenza di una forma di istruzione tecnica di livello superiore, denotava l’esigenza di un rinnovamento che teneva conto delle istanze culturali, storiche, sociali e pratiche, richieste dai nuovi tempi.
La Scuola italiana, abituata da sempre a privilegiare gli studi umanistici e letterari, aveva necessità di immergersi nella realtà e nel tessuto sociale del ciclo produttivo e di reinterpretarlo
Una storia lunga 150 anni
nell’ottica dello sviluppo sociale, industriale ed economico del Paese.
La Riforma prevedeva che l’Istruzione Tecnica fosse suddivisa in due gradi: “inferiore” e “superiore”. Le scuole del grado superiore, collocate nelle città sedi di signi cative attività industriali e commerciali, erano articolate in più sezioni e/o indirizzi, nalizzati ciascuno ad un determinato ordine di professioni ed erano gestite dalle Amministrazioni Provinciali, mentre quelle del grado inferiore, che fungevano da corso preparatorio, erano di competenza dei Comuni.
Sulla base di queste premesse giuridiche, normative e sociali il Procuratore delle Province dell’Emilia, Carlo Farini, con il Decreto dell’11 febbraio 1860, istituì a Piacenza e a Reggio Emilia l’Istruzione Tecnica Superiore: l’Istituto piacentino ad indirizzo commerciale, il reggiano ad indirizzo agronomico.
Il Consiglio Provinciale di Piacenza, nella seduta del 13 settembre 1860, prese quindi in esame il problema dell’apertura dell’Istituto Tecnico, riservandosi di veri care accuratamente le reali necessità e i bisogni della popolazione. La delibera dell’avviamento del Regio Istituto avvenne quindi nella seduta del 21 novembre 1860, presieduta da Filippo Grandi, con l’impegno di reperire i fondi necessari e di individuare la sede. Per questi motivi l’effettivo funzionamento della scuola e l’inizio delle lezioni avvennero solo più di un anno dopo.
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Il 13 gennaio 1862 fu aperta la scuola con un primo corso frequentato da 23 studenti e due esterni; per le funzioni di preside venne designato il prof. Carlo Fioruzzi, personaggio di spicco della vita politica e culturale piacentina, che tanto si adoperò e contribuì a fare dotare la scuola delle attrezzature e dei primi laboratori.
Questi gli indirizzi di studio allora presenti: Commercio e Amministrazione, Fisico/ Matematico, Agrimensura. Gli insegnamenti impartiti erano: letteratura italiana, storia e geogra a, lingua straniera, diritto, economia, discipline commerciali, matematica, chimica e sica, disegno, agronomia e storia naturale. Nel 1865 la sezione “Fisico/Matematica” fu sostituita da “Costruzioni e Meccanica” per essere di nuovo ripristinata nel 1873, mentre nel
1867 alla sezione “Commercio” fu aggiunto il nome di “Ragioneria”.
Nello stesso anno, dopo il ritiro volontario del preside Fioruzzi, la direzione dell’Istituto fu af data a una Giunta di Vigilanza, di recente istituzione, che si impegnò a sistemare il materiale scienti co in base ai nanziamenti del Consiglio Provinciale. Nell’anno scolastico 1867/68 ebbe l’incarico di preside Francesco Brioschi, matematico, docente all’Università di Pavia, autore di numerosi studi, deputato e poi senatore, fondatore nel 1863 del Politecnico di Milano. In questo torno di tempo, a sottolineare e a documentare l’impegno e l’iniziativa soprattutto del preside Brioschi, si riscontrò un crescente numero di iscritti che passarono da 77 unità, nell’anno scolastico 1869/70, a 190 unità nell’anno scolastico 1876/77.
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Una classe della ne anni Venti. A sinistra, il preside Maccaferri.
Nel 1875 venne istituito anche il corso serale, auto nanziato con una sottoscrizione pubblica.
In quel periodo l’Istituto venne intitolato a Gian Domenico Romagnosi.
Da notare che, a quel tempo, lo stipendio degli insegnanti era per metà a carico del Ministero mentre l’altra era di competenza dell’Amministrazione provinciale.
La struttura didattica e organizzativa così delineata proseguì, pressoché inalterata, anche nei primi due decenni del Novecento.
Il numero degli alunni andò via via aumentando, se si eccettua il calo temporaneo causato dalla prima guerra mondiale, raggiungendo nel 1922/23 la notevole quota di 492 unità. Nel corso del con itto furono chiamati alle armi molti studenti del Romagnosi. Al termine della guerra la Scuola fece scolpire i nomi dei suoi caduti per la Patria su una lapide afssa nel muro dello scalone d’ingresso, ancor oggi visibile. La cerimonia di inaugurazione avvenne il 15 marzo 1920.
In quegli anni, il Romagnosi, per la qualità dell’insegnamento e per l’eccellente dotazione scienti ca, viene annoverato fra i migliori e più prestigiosi istituti tecnici dell’area centro padana: il diploma ottenuto nel Regio Istituto di Piacenza era una garanzia per l’assunzione in banca o negli uf ci pubblici non solo nella nostra provincia, ma anche in quelle limitrofe di Pavia, Cremona, e nel Lodigiano.
Con l’avvento dell’era fascista le cose per il nostro Istituto cambiano radicalmente per effetto del Regio Decreto 6/5/1923 n°1056, ossia con la Riforma scolastica di Giovanni Gentile, allora Ministro dell’Istruzione.
L’Istruzione Tecnica, come peraltro i Licei e gli Istituti Magistrali, era strutturata in un corso inferiore ed uno superiore, entrambi quadriennali.
Il corso inferiore, progenitore della futura Scuola Media, fungeva da percorso preparato-
rio al corso superiore, al quale si accedeva tramite un esame di ammissione.
Il Romagnosi venne quindi strutturato in due sezioni, ragioneria e agrimensura, mentre fu soppressa la sezione sico/matematica, con uita nel Liceo Scienti co.
Il corso superiore si concludeva con l’esame di abilitazione tecnica, che aveva luogo in due sessioni: estiva e autunnale. Gli studenti che nello scrutinio nale o nell’esame di prima sessione risultavano insuf cienti in non più di due materie, erano ammessi a ripetere le relative prove d’esame nella sessione autunnale.
A partire dall’anno scolastico 1933/34, a seguito della riforma degli Istituti Tecnici, i diplomi furono indicati come “Abilitazione tecnico commerciale per Ragionieri” e “Abilitazione tecnica per Geometri”; il termine Agrimensore venne così soppiantato dalla terminologia professionale e burocratica.
Nel 1933 l’Istituto fu riconosciuto come Ente dotato di personalità giuridica con il Regio Decreto n° 2309 del 31 agosto.
Gli Anni Trenta furono contrassegnati da un notevole incremento di iscritti nel corso inferiore e nella sezione per geometri e da una sensibile diminuzione nel corso ragionieri, calo imputabile principalmente alla crisi nanziaria del 1929 che colpì qualche anno dopo anche la nostra città.
Questa struttura restò pressoché inalterata no alla cosiddetta Riforma Bottai del 1939, peraltro solo in parte realizzata a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale.
Ad ogni buon conto, in conseguenza della nuova legge, i corsi inferiori dei Licei, delle Magistrali e degli Istituti Tecnici furono sostituiti da un’unica scuola media di durata triennale, del tutto autonoma rispetto agli istituti superiori, la quale, grazie allo studio del latino, consentiva l’accesso a qualunque ordine scolastico superiore. Parallelamente si sviluppava
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Gli abilitandi ragionieri dell’a.s. 1954-55.
Tra gli alunni: Giorgio Campominosi e Agostino Damiani.
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la Scuola di Avviamento Professionale, pure triennale, che, non prevedendo l’insegnamento del latino, precludeva la prosecuzione degli studi.
Nel 1940 l’Istituto Romagnosi perse quindi il corso inferiore e fu suddiviso in due sezioni quinquennali, una per ragionieri, l’altra per geometri. In quell’anno il numero degli iscritti era di 458 unità di cui 261 nelle classi del corso inferiore ad esaurimento, 84 nella sezione commerciale e 113 in quella per geometri. Nel periodo bellico le attività didattiche si svolsero in modo continuo, fatta eccezione per periodiche brevi sospensioni dovute ai bombardamenti. Al termine del con itto, nel maggio 1945, l’edi cio del Romagnosi fu occupato per alcuni mesi dalle truppe alleate, quale sede del comando delle forze armate brasiliane, che
vi restarono no al mese di luglio, rendendo necessario lo spostamento della sessione estiva degli esami.
Nel dopoguerra e no all’inizio degli anni Sessanta il percorso didattico dell’Istituto restò pressoché immutato.
Nell’anno 1964/65 il Romagnosi si arricchiva di una nuova specializzazione: Perito Aziendale e Corrispondente in lingue estere, mentre nel 1969 avveniva il distacco del corso per geometri con la sua trasformazione in istituto autonomo intitolato ad Alessio Tramello, il quale, dopo alcuni anni di coabitazione al 2° piano nella sede di via Cavour con ingresso distinto nell’attuale via Bacciocchi, veniva trasferito al Campus della Strada Agazzana (1975).
Nel suo primo anno di funzionamento, il 1969/70, il Tramello fu retto dal prof. Edoar-
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A.s. 1979-80. Cena di ne anno del corso serale per Ragionieri. Si riconoscono i proff. Dramis, Bonino, Piva, Cravedi, Groppelli e il bidello Boselli.
do Lazzara che fu poi preside del Romagnosi dal 1975 al 1982.
L’avvento della scuola media uni cata nel 1963 (che aboliva le scuole di avviamento professionale e l’insegnamento obbligatorio del latino) e le migliorate condizioni economiche del Paese portarono come conseguenza la diffusione di massa dell’istruzione e una generalizzata richiesta di proseguire gli studi per l’ottenimento del diploma di istruzione superiore. Nacque così la “scuola di massa” che inizialmente, negli anni Settanta e Ottanta, si realizzò soprattutto nel settore dell’Istruzione Tecnica e Professionale.
Al ne di rispondere a queste nuove esigenze, fu ripristinato nel 1970 il corso serale sospeso in precedenza per mancanza di iscritti e furono aperte le due sedi staccate di Fiorenzuola, (aggregata nel 1977 all’Einaudi), e Borgonovo, poi divenute istituzioni autonome nel 1979 e intitolate rispettivamente a Enrico Mattei ed Enrico De Nicola.
Nel 1974, sulla spinta della contestazione studentesca e della rivoluzione culturale del ‘68, vennero approvati i cosiddetti “decreti delegati”, i quali, introducendo nella Scuola il concetto di rappresentanza e di partecipazione democratica, si oggettivarono, a livello di istituto scolastico, negli organi collegiali tuttora in vigore: Collegio dei Docenti, Consigli di Classe, Consiglio di Istituto. In particolare, nel Consiglio di Istituto, principale organo di indirizzo della scuola, sono presenti, per elezione, oltre ai delegati dei docenti e del personale Ata, i rappresentanti dei genitori e, nelle scuole superiori, degli alunni ed è presieduto, fatto del tutto nuovo, da uno dei genitori eletti. Ricordiamo qui i nomi di coloro che, a partire dall’entrata in vigore dei decreti nel 1975, si sono succeduti alla presidenza del Consiglio di Istituto del Romagnosi: Alessandro Granelli (1975/1978), Ercolina Moro (sett./ott.1978),
Giorgio Valcher (1978/1981), Domenico Scaravaggi (genn./giugno 1982), Arturo Ghinelli (1982/1984), Sergio Zanasi (1985/1988), Edoardino Tansini (marzo 1988/1990), Giuliano Agosti (1990/nov.1991), Giorgio Colombi (dicembre 1991/1994), Giuseppe Veneziani (settembre 1994/1995), Ornella Soressi (sett./ott.1995) Valter Bisagni (novembre 1995/1997), Raffaella Sozzi (sett.1997/1999), Eugenio Bianchi (novembre 1999/2002), Paolo Castellini (sett./nov. 2002), Pietro Favari (dicembre 2002/2005), Gino Luigi Acerbi (dal novembre 2005). Nell’anno scolastico 1975/76, a causa dell’elevatissimo numero della popolazione scolastica, che l’edi cio di via Cavour non riusciva a contenere per intero, venne istituto a Piacenza un secondo istituto tecnico commerciale, intitolato a Luigi Einaudi, con sede nei locali dell’ex Seminario Vescovile di via Scalabrini, oggi occupato dal Liceo Artistico Cassinari. L’”Einaudi” resterà in vita no all’anno scolastico 1997/1998 quando, per il ridotto numero degli iscritti, sarà riaccorpato all’Istituto Romagnosi, pure parzialmente ridimensionato numericamente. Le classi dell’ ”Einaudi” rimasero ancora un anno come succursale in via Scalabrini per poi ritornare de nitivamente nell’unica sede di via Cavour. Nel 1981/82 a seguito della massiccia diffusione dell’informatica, venne introdotto il corso triennale per “Ragionieri Programmatori”. L’Istituto, a quel punto, era dotato dei tre indirizzi di studio ancor oggi esistenti e funzionanti: ragioniere amministrativo, ragioniere programmatore, perito aziendale e corrispondente in lingue estere. Il continuo aumento della popolazione scolastica raggiunse il suo apice nell’anno scolastico 1988/89, quando fu raggiunta la cifra di 1750 iscritti e di 75 classi funzionanti: in quell’anno e in quello successivo, alcune classi furono
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giovane
una lunga,
storia
traslocate, e ospitate, dalla Scuola Elementare Don Minzoni, al Belvedere, per l’impossibilità di contenerle tutte nell’edi cio di via Cavour. Contemporaneamente fu aperta una sezione staccata a Pontedellolio che, dopo un breve periodo di operatività, venne poi de nitivamente reintegrata nella sede centrale.
Gli anni Novanta furono caratterizzati dalla diffusione nelle scuole dei progetti sperimentali, fenomeno che coinvolse anche il nostro Istituto. In conseguenza delle modi che e delle
innovazioni dei programmi nei tre indirizzi di studio esistenti, vennero avviate le sperimentazioni “Mercurio” per il corso programmatori nel 1992, ”Igea” per i ragionieri ed “Erica” per i periti aziendali nel 1996, le quali, dopo alcuni anni, passarono in ordinamento, rimpiazzando gli indirizzi originari.
Nel 1999, a seguito dell’attuazione del Piano regionale di dimensionamento delle Istituzioni scolastiche, che prevedeva l’accorpamento di alcune scuole numericamente sottodimensio-
A.s. 1989-90. La classe 1a I con la prof. Cravedi nel cortile della sezione staccata del Romagnosi presso la scuola elementare “Don Minzoni”.
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nate ad altre quantitativamente più consistenti, l’Istituto Professionale per il commercio e il turismo “Alessandro Casali” di via Piatti venne aggregato al Romagnosi che, per tale motivo, modi cò la sua denominazione uf ciale in “Istituto di Istruzione Superiore G. D. Romagnosi” (“I.I.S. Romagnosi”): così infatti, nel linguaggio ministeriale, vengono denominate le Istituzioni scolastiche che comprendono al loro interno percorsi formativi appartenenti a diversi ordini di istruzione, nel nostro caso l’ordine tecnico (il Romagnosi) e l’ordine professionale (il Casali).
Ed eccoci giunti ai giorni nostri con la prospettiva di una nuova scuola superiore ridisegnata dalla cosiddetta Riforma Gelmini (Legge 2/4/2007 n°40), dal nome dell’attuale Ministro dell’Istruzione, il cui inizio è avvenuto a partire dalle prime classi dell’ anno scolastico 2010/11.
La Riforma prevede che le istituzioni scolasti-
che esistenti siano collocate nel nuovo ordinamento in settori af ni agli ordini scolastici e alle tipologie a cui attualmente appartengono. Il nostro Istituto è stato inserito nel Settore Economico, il quale, dopo un biennio comune, si suddivide in tre indirizzi di specializzazione: “Amministrazione, nanza e marketing” che raccoglie l’esperienza dell’indirizzo Igea del vecchio ordinamento, “Sistemi informativi aziendali” che rinomina l’indirizzo Mercurio, “Relazioni internazionali, turismo e marketing” per l’attuale indirizzo Erica.
La storia dei primi 150 anni del nostro Istituto, iniziata con una Riforma, si conclude con un’altra: l’auspicio è che la coincidenza rappresenti il viatico per rinnovati successi e soddisfazioni al servizio della formazione e dell’istruzione delle future generazioni.
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una lunga, giovane storia
Pierangelo Torlaschi – Gregorio Villa
Quando si trattò di dare un nome al nuovo Regio Istituto Tecnico, la scelta cadde su G.D. Romagnosi. Per molti piacentini è solo il nome di una via centrale, per altri il monumento davanti alla chiesa di S.Francesco e il cui piedistallo spesso costituisce un comodo sedile per riposare e… chiacchierare.
Giandomenico Romagnosi fu il pensatore più importante in Italia fra la ne del Settecento e il primo trentennio del 1800; eminente e profondo giurista, pubblicò opere famose e fondamentali in tutta Europa nel campo del diritto, dell’organizzazione politica e sociale. Vissuto a cavallo fra due secoli, cresciuto in un ambiente illuminista e aperto a quelle idee e al fervore razionalistico del Settecento, seppe coniugare
Giandomenico Romagnosi: un pensatore, un giurista, un maestro.
tali valori con le esigenze del nuovo secolo che concepiva la realizzazione dell’uomo nell’affermazione di una coscienza borghese consapevole dei propri diritti e dell’idea di libertà e di indipendenza dell’Italia.
G.D. Romagnosi era nato a Salsomaggiore, allora appartenente al distretto piacentino, l’11 dicembre 1761. Grazie all’interessamento dello zio paterno Giovanni Battista, canonico della Cattedrale di Piacenza, a undici anni entrò nel Ginnasio dei Gesuiti di Borgo S. Donnino (oggi Fidenza) passando, nel 1775, come convittore nel Seminario Vescovile di Piacenza e poco dopo, superando brillantemente l’esame di ammissione, nel prestigioso Collegio di S.Lazzaro Alberoni dove rimase sei anni, impegnandosi in particolare in studi di loso a, teologia e morale, ma interessandosi pure alle scienze come la sica e la matematica. Nel 1781 lasciò il Collegio Alberoni e gli studi ecclesiastici e si dedicò alla professione legale, aprendosi alle idee dell’Illuminismo senza tuttavia mai rinnegare i valori religiosi che avevano caratterizzato la sua formazione. In seguito frequentò l’Università di Parma dove, nel 1786, si laureò in Giurisprudenza. All’inizio, seguendo le orme paterne, esercitò (peraltro senza grande fortuna) il notariato nella nostra città; di tale sua attività l’Archivio Notarile di Piacenza conserva in un volume gli undici rogiti da lui redatti. In questo periodo acquisì una notevole fama con la pubblicazione del volume Genesi del diritto penale (1791). Il
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trattato, che basa la sua struttura portante sul diritto alla difesa, fu accolto con grande apprezzamento dal mondo culturale del tempo, adottato come libro di testo in varie Università e tradotto in diverse lingue. In Francia fu preso come modello per redigere il nuovo Codice Penale.
Nel settembre 1791 il Principe-Vescovo di Trento lo invitò a coprire l’uf cio di Pretore, che egli tenne no al 1793, pubblicando nel frattempo Cosa è la Libertà. Primo avviso al Popolo e Cosa è l’Uguaglianza.
Nel 1796 l’esercito francese, guidato dai generali Massena e Dubois, vinse a Rovereto la battaglia decisiva contro gli Austriaci e occupò il Tirolo. In quella circostanza il comportamento del Romagnosi, nel suo ruolo istituzionale, fu, a detta dei contemporanei, di alta strategia politica; mise in luce la sua competenza come magistrato nel difendere gli interessi della popolazione trentina, ma anche la sua simpatia per le nuove idee portate dai Francesi. Pochi mesi dopo, l’esercito austriaco e quello russo congiunti riconquistarono il Tirolo; il Romagnosi, sospettato di essere giacobino, fu arrestato e portato in catene ad Innsbruck; qui rimase quindici mesi sino a che fu prosciolto dall’accusa per insuf cienza di prove e liberato con grande esultanza degli amici e della popolazione trentina.
Quando, nel 1801, il Tirolo ritornò ai Francesi, il Nostro fu nominato Segretario Generale del Governo Provvisorio che reggeva il Trentino e il Tirolo meridionale, carica che tenne un paio di anni.
G.D. Romagnosi, a tutti noto per i suoi studi loso ci, giuridici ed economici, si interessava anche alle scienze sperimentali, da vero glio del “secolo dei lumi”. Durante il soggiorno a Trento, nel 1802, fu protagonista di un singolare – ed importante – esperimento di sica con il quale dimostrò che la corrente elettrica,
prodotta dalla pila che Alessandro Volta aveva inventato due anni prima, poteva produrre una forza in grado di modi care la direzione dell’ago magnetico. Egli anticipava in tal modo la scoperta dell’elettromagnetismo, base fondamentale delle moderne tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni. I risultati del suo esperimento furono riportati sulla “Gazzetta di Trento”, ma il mondo scienti co del tempo non vi attribuì molta importanza. La scoperta uf ciale dell’elettromagnetismo avvenne venti anni più tardi per opera delsico danese Hans Christian Oersted, il quale riconobbe al Nostro il merito di averne intuito i principi basilari. Con la pace di Luneville, in seguito alla quale il Trentino era restituito all’Austria, il Romagnosi decise di tornare a Parma dove, dal governatore Moreau di St. Méry, gli venne assegnata la cattedra di diritto pubblico in quella Università.
Fu in quel tempo che stese la sua più importante opera L’introduzione allo studio del Diritto Pubblico Universale (1805). Un anno dopo, invitato a Milano dal Ministro di Giustizia, il conte G. Luosi di Mirandola, per collaborare alla stesura del Codice Penale e di Procedura Penale, si dimise dalla cattedra di Parma. Successivamente fu nominato, oltre che Consultore presso il Ministero della Giustizia, professore di Diritto Civile all’Università di Pavia. Nel 1808 il vicerè Eugenio di Beauharnais lo chiamò ad insegnare nella cattedra di Alta Legislazione a Milano, una Scuola prestigiosa che aveva il compito di formare i dirigenti statali di grado elevato: magistrati, politici, giuristi. Per il Romagnosi quelli furono anni di intensa attività ed anche del maggiore successo e della gloria. Fra il 1808 e il 1814 diresse il Giornale di Giurisprudenza Universale, trattando i più grandi problemi di giurisprudenza teorica e pratica, e gettò le basi della scienza dell’ammi-
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una lunga, giovane storia
nistrazione. Con la pubblicazione della Ragione civile delle acque diede sistematicità giuridica alla gestione e all’uso delle acque, delle quali codi cò il possesso, la classi cazione, le servitù di acquedotto, il diritto di scarico, i titoli di concessione, il funzionamento e la rotazione per l’irrigazione, regole che in buona parte risultano ancora attuali. Allorché, nel maggio 1814, gli Austriaci tornarono in Lombardia, Romagnosi venne licenziato dalla cattedra delle Scuole Speciali di Milano, poi ripristinato nell’incarico, ma solo no al settembre 1817 quando queste scuole furono soppresse. Non potendo ottenere dal Governo Austriaco il permesso per l’insegnamento pubblico (avendo egli collaborato con i Francesi) non gli rimase che dedicarsi a quello privato, dove ebbe come allievi Giuseppe Ferrari, Cesare Cantù, i cugini Defendente, Giuseppe Sacchi e Carlo Cattaneo. In quel tempo diede alle stampe varie opere, fra cui Della Costituzione di una Monarchia nazionale rappresentativa (1817) e l’Assunto primo delle scienze di diritto naturale (1820).
Il Nostro fu anche attirato e affascinato dalle teorie esoteriche e loso che e dai princìpi di libertà, fratellanza e tolleranza ai quali si ispirava la società massonica del tempo e a cui si af liò già dal 1807, mentre va precisato che mai volle aggregarsi alla Carboneria malgrado le sollecitazioni di Silvio Pellico, con il quale collaborava nel Conciliatore, il periodico letterario e politico che rappresentò il tramite per la diffusione delle teorie romantiche e delle idee patriottiche.
Nel 1821, Romagnosi, sospettato di massoneria e vigilato dalle autorità austriache per il suo passato liberale e i sentimenti italiani, fu coinvolto nel processo contro i Carbonari con l’accusa di correità nel delitto di alto tradimento per non avere denunciato i cospiratori. Per questo fu arrestato e rinchiuso nelle carceri
di San Michele a Venezia. Durante la prigionia lavorò attorno all’opera Dell’insegnamento primitivo delle matematiche e alla preparazione della sua Difesa. Grazie proprio ad una mirabile autodifesa, fu assolto per “difetto delle prove legali“ dopo sei mesi di detenzione.
Tornò a Milano dove però gli venne proibito l’insegnamento privato; non solo, ma non gli fu neppure concesso il passaporto che gli avrebbe consentito di recarsi a Corfù dove era stato chiamato dal Governatore delle Isole Ionie, per conto del Governo Inglese, a reggere il rettorato di quella Università e ad insegnare nella cattedra di diritto pubblico. Il divieto gli provocò un grave sconforto, aggravato da notevoli dif coltà economiche.
Gian Domenico Romagnosi passò l’ultimo periodo della sua vita in condizioni penose, afitto da varie infermità, obbligato per vivere a dare lezioni e a fornire consulenze private, pur continuando a collaborare alla Biblioteca Italiana, agli Annali di Statistica, all’Antologia e ad altre prestigiose riviste.
Si orientò verso gli studi di economia, di loso a teoretica e civile, pubblicando vari libri, fra cui Le vedute dell’arte logica e Dell’indole e fattori dell’incivilimento.
Malgrado le condizioni di vita cui era costretto, il Romagnosi tenne sempre fede alla causa liberale e nazionale.
In quegli anni divise la sua esistenza (insieme al fedele maggiordomo e amico fraterno Angiolino Castelli, al suo servizio n dal 1810) fra la sua abitazione di Milano e la villa di Carate Brianza, di proprietà di Luigi Azimonti, un ricco commerciante milanese che, affascinato dalla fama e dalla cultura di Romagnosi, si avvalse delle sue consulenze di carattere economico e industriale, ne divenne amico e prodigo di aiuti, sempre elargiti con estrema delicatezza.
Gian Domenico Romagnosi morì a 73 anni, l’8
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giugno del 1835, a Milano, circondato dai suoi amici ed ex allievi: Cesare Cantù, i cugini Defendente, Giuseppe Sacchi, Giuseppe Ferrari e Carlo Cattaneo, “la pupilla dei suoi occhi”, dal fedele Angiolino Castelli e da Luigi Azimonti che, rispettando la volontà del defunto, lo fece seppellire nella propria cappella di famiglia a Carate Brianza, ora Villa Cusani Confalonieri e sede di un museo dedicato al grande giurista. I contemporanei, con il linguaggio orito del tempo, scrissero che “la sua fama con le ali delle aquile sorpassò le Alpi e corse sublime per tutta l’Europa; il suo nome s da l’avvicendarsi dei secoli”.
Romagnosi fu un grande, uno dei più insigni luminari d’Italia; ebbe larghezza di vedute, ricchezza di nozioni, profondità di acume e seppe proiettarsi nel futuro; poche pagine non ne possono riassumere e illustrare l’attività, la dottrina, la scienza, la lungimiranza.
Nel 1800 e 1900 furono spesso organizzati, non solo in Italia, convegni e incontri di studio per celebrare la sua memoria e diffondere il suo pensiero. A lui sono state intitolate strade, scuole e dedicati monumenti. Quello che sorge a Salsomaggiore, inaugurato nel 1874, era
opera del suo compaesano Cristoforo Marzaroli il quale, nel 1867, realizzò pure la statua in marmo del grande giurista che si trova a Piacenza davanti alla chiesa di S. Francesco. Sempre dello stesso autore è la scultura in gesso collocata nella sede dell’Università di Parma.
A Milano il monumento a Romagnosi, voluto dal suo amico Azimonti, che raccolse i fondi per la realizzazione, è situato nel cortile d’ingresso della Biblioteca Ambrosiana.
La via di Salsomaggiore dove si trova la sua casa natale, gli fu intitolata nel 1865.
A Piacenza, nella via Romagnosi, che congiunge Piazza Duomo a Via Cavour, si trova l’antico Palazzo S. Pietro che ospitò l’Istituto Tecnico Romagnosi dalla sua fondazione no al 1924 e che oggi è sede della prestigiosa Biblioteca Comunale Passerini Landi.
A Gian Domenico Romagnosi sono intitolati il Liceo Classico di Parma, l’Istituto Tecnico Commerciale di Piacenza (ora denominato Istituto di Istruzione Superiore), la Scuola elementare di Carate Brianza, oggi Istituto Comprensivo, e l’Istituto di Istruzione Superiore di Erba.
Pierangelo Torlaschi
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una lunga, giovane storia
Il monumento a Gian Domenico Romagnosi davanti alla chiesa di San Francesco in Piacenza, opera di Cristoforo Marzaroli (1836-1871), scultore di Salsomaggiore, venne inaugurato nel 1867. Quando Sera no Maggi volle raccontare ai lettori di “Libertà” (11 aprile 1965) le tribolazioni che lungo la
sua vita la statua dovette affrontare, ricorse ad un titolo signi cativo: “Fu inaugurato di sorpresa il monumento a Romagnosi” e poi nell’occhiello aggiungeva: “Una statua senza pace”. Ma da dove nasceva questo scoramento? Vediamo allora di ripercorrere le vicissitudini incontrate dalla statua dalla sua installazione no all’epo-
La Piazza dei Cavalli sul nire degli anni Venti.
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Capitolo 1
Peripezie monumentali
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ca contemporanea. Lo farò ricorrendo in gran parte alle annate di “Libertà” e agli articoli che vari redattori e collaboratori hanno dedicato al monumento.
Nell’articolo sopra citato, Sera no Maggi scriveva: “Durante le manifestazioni celebrative del sesto centenario di Dante tenutesi a Firenze nel 1865 con grande solennità, in una mostra d’arte veniva esposto al pubblico il bozzetto di una statua raf gurante l’illustre losofo e giurista Gian Domenico Romagnosi, ancora oggi considerato piacentino per essere nato a Salsomaggiore in epoca in cui quella località dipendeva territorialmente da Piacenza. Autore del bozzetto era lo scultore Cristoforo Marzaroli, nativo anch’egli di Salso, un giovane artista allievo dello Scaramuzza all’ Accademia di Parma ( … ).
Il racconto di Maggi proseguiva poi più avanti: “Saputosi a Piacenza dell’esistenza del bozzetto dedicato al Romagnosi, dopo poco tempo la nostra giunta comunale proponeva di erigere in piazzetta San Francesco, “salvo l’avviso dello scultore”, un monumento all’illustre concittadino e nel contempo procedeva pure alla nomina di un’apposita commissione, presieduta dal conte Bernardo Pallastrelli, incaricata di portarsi a Milano e a Parma per esaminare le opere del Marzaroli ivi esistenti e di riferire intorno ai meriti di colui che era considerato “uno dei più giovani artisti esordienti”. La Commissione e l’artista stipularono quindi una convenzione nel mese di settembre del 1865, per la realizzazione della statua e per la
sua collocazione in Piacenza nel luogo indicato dalla Commissione stessa entro il mese di agosto 1866. Il corrispettivo onorario per l’opera veniva stabilito in 16.000 lire. La convenzione veniva poi approvata dal Consiglio comunale con venti voti favorevoli e uno contrario, durante la seduta del 21 ottobre 1865. Trascorsero tre mesi, e visto che ancora non si era deciso dove collocare il monumento, Cristoforo Marzaroli, nel dicembre 1865, inviò una lettera alla Commissione, che concludeva affermando “… la piazzetta di San Francesco rimane ancora il luogo più proprio per accogliere un monumento onorario.” I civici amministratori del tempo approvarono la proposta dello scultore e decisero così de nitivamente per piazzetta San Francesco.
Il Consiglio comunale, riunito d’urgenza il 7 settembre 1867, (due mesi prima del programmato scoprimento della statua), stabilì che sul piedistallo gurasse la sola iscrizione dedicatoria, e cioè: “A GIANDOMENICO ROMAGNOSI il Municipio – MDCCCLXVII”. L’articolo di Sera no Maggi da cui abbiamo preso le mosse si concludeva ricordando che l’inaugurazione fu “piuttosto inconsueta”, perché in attesa che la Commissione alle onoranze stabilisse la data dello scoprimento, alcuni sconosciuti scoprirono il monumento, abbattendone nottetempo la staccionata che lo circondava. Una cerimonia notturna e molto informale …
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una lunga, giovane storia
Negli anni che seguirono l’idea di trasferire il monumento venne sollevata in maniera occasionale, anche a seguito della costruzione in epoca fascista del palazzo INPS e del palazzo INA, ma più come argomento di discussione che per un reale progetto di intervento. Il clima cambiò però il 18 maggio 1952, quando “Libertà” titolava: “ Verrà sfrattato Romagnosi dalla piazzetta S. Francesco?”. Il cronista ricordava in sintesi le precedenti intenzioni (poi abbandonate) di trasferire il monumento. “Ora però torna sul tappeto dato che indubbiamente l’attuale ubicazione del monumento, sia per l’estetica di piazza Cavalli, sia per le necessità del libero trafco, sia anche per la dignità dell’opera monumentale, non risponde più all’odierna situazione. Un tempo, quando esistevano le vecchie case nel lato sud della piazza [l’odierno palazzo INPS – N.d.r.], il monumento si trovava completamente centrato nella piazza di S. Francesco e contribuiva a inquadrare completamente la piazza Cavalli. Con l’arretramento delle costruzioni al fronte attualmente tenuto dal palazzo della Previdenza Sociale, disfatta la tipica quadratura della piazza, il monumento è venuto a trovarsi spostato tutto da un lato e, diciamolo pure, fra i piedi della normale linea pedonale che congiunge il marciapiede di via Cavour con i portici del palazzo della Previdenza. Cosicché, se ancora lo si volesse lasciare in pieno centro della città non resterebbe altro che trasferirlo al centro della piazzetta S. Francesco (dove però non sarebbe in simmetria con la retrostante basilica), auspicando il momento di rimuoverlo nuovamente per riportarlo in posizione più centrata quando (chissà quando) verrà abbattuto quell’antiestetico gruppo di case posto tra via XX Settembre e la piazzetta” [il cronista si riferiva al cosiddetto “dado”, che molti allora volevano venisse abbattuto – N.d.r.]. Il tema che “Libertà” sollevava facendosi interprete di quanto diversi ambienti auspicavano, era quel-
lo di una de nitiva e dignitosa sistemazione del monumento. In proposito erano varie le ipotesi di cui la città parlava e il cronista ne fa l’elenco: “ Scartata quella originaria e che sembrava la più confacente alla situazione, di collocarlo cioè al centro dello spartitraf co che dovesse essere costruito all’imbocco della nuova e ampia via Benedettine, all’incrocio con viale Risorgimento, (la strada è ormai de nitivamente di là da venire) era stata avanzata la proposta di collocarlo al centro della piazzetta Vigoleno di fronte alla Prefettura: ma in effetti sembra che la piazzetta sia troppo piccola in rapporto alla mole del monumento. Un’altra proposta è stata quella di collocarlo al centro dell’aiuola spartitraf co nell’allargamento dello Stradone Farnese verso corso Vittorio Emanuele; ma qui sorge un problema di non facile soluzione. Il viso di Romagnosi dovrà essere rivolto verso corso Vittorio Emanuele o verso lo Stradone Farnese? Nel primo caso –il più logico – il monumento si presenterebbe in modo straordinariamente antiestetico per chi proviene dal lungo e diritto Stradone Farnese. Sembra quindi più accettabile la proposta di collocare il monumento al centro della grande aiuola fronteggiante l’ingresso al giardinetto di S. Savino dove potrebbe trovare una collocazione de nitiva abbastanza interessante in quanto il bianco monumento si verrebbe a trovare in una suggestiva cornice di verde fornitagli dalle grandi piante del giardino Merluzzo. E’ vero che qualcuno osserva che, trovandosi il giardino Merluzzo più basso in confronto alle strade limitrofe, Romagnosi verrebbe ad essere visibile – per coloro che transitano – solo dalla cintola in su; ma comunque questa soluzione sembra in complesso la più rispondente alle complesse necessità del problema”. Qualche giorno dopo sempre su “Libertà” del 24 maggio 1952, una lettera al direttore a rma Placentinus, (pseudonimo di Emilio Nasalli Rocca), sosteneva con forza una delle ipotesi trattate nell’articolo sopra citato: “
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Capitolo 2
(…) In attesa che vengano affacciate altre proposte, debbo rilevare che, a mio avviso, la posizione più indicata è ancora quella dell’innesto dello Stradone Farnese con il corso Vittorio Emanuele, con il fronte, naturalmente, su questa strada. La obbiezione della visuale posteriore non mi sembra de nitiva. Tutte le statue poste nel centro di piazze o di larghi presentano questo inconveniente. (…) Trascorsero alcuni mesi e “Libertà” del 5 febbraio 1953 informava i lettori che era prevista per venerdì 14 una seduta del Consiglio comunale dedicata alle travagliate sorti del monumento a Romagnosi: “Il Consiglio comunale deciderà sul trasferimento di Romagnosi”, e ciò in quanto erano programmati lavori di pavimentazione della piazzetta S. Francesco. E poi ancora: “ … una proposta favorevole allo spostamento è già stata formulata dalla Giunta municipale nel corso della sua ultima riunione”. Il cronista di “Libertà” riassumeva poi le ipotesi sul tappeto e sottolineava che “le varie proposte sono state prese in esame dalla Commissione edilizia comunale, la quale si è dichiarata contraria alla prima tesi, rilevando che con la collocazione al centro della piazzetta di San Francesco, il monumento sarebbe stato sempre di intralcio. Pure contraria si è dichiarata alla collocazione di fronte alla Prefettura, in quanto la mole della statua avrebbe stonato nell’angusta piazzetta. Anche la soluzione dell’inizio dello Stradone Farnese è stata scartata in quanto il monumento avrebbe ostacolato non poco la visibilità in quell’incrocio pericoloso e contemporaneamente –voltando necessariamente le spalle ad un’importante arteria (o allo Stradone Farnese o a corso Vittorio Emanuele) – sarebbe stata antiestetica. La Commissione edilizia si è pertanto dichiarata favorevole alla sistemazione del monumento nella prima aiuola del giardino di San Savino (giardino Merluzzo) con la
fronte rivolta verso il largo formato dalla via Roma alla biforcazione con via Alberoni.” (…) “Pertanto la Giunta municipale ha fatto sue le proposte della Commissione edilizia ed ha deciso di proporre al Consiglio comunale il trasferimento del monumento dalla piazzetta di San Francesco al giardinetto di San Savino.”
Si inseriva nel dibattito cittadino, qualche giorno dopo (“Libertà” 12 febbraio 1953) Attilio Rapetti che con il titolo “Senza pace i simulacri del losofo Romagnosi”, immaginava un’accorata conversazione con lo stesso Romagnosi. Finalmente si arrivava alla seduta del Consiglio comunale chiamata a decidere sul punto, ma il Consiglio, all’unanimità, decideva di rinviare l’argomento, e “Libertà” ne dava notizia il giorno dopo, domenica 15 febbraio 1953, in questi termini: “Di fronte alla proposta della Giunta municipale favorevole al trasferimento del monumento a Gian Domenico Romagnosi si sono elevate ieri voci di protesta. L’ing. Lodigiani ha ritenuto che la motivazione presentata per giusti care il trasferimento fosse insuf ciente, sostenendo che la statua fa parte della piazza e i piacentini, per ragioni di carattere sentimentale, non sono certo favorevoli a vederle cambiare sede. Ha proposto che l’argomento venisse rinviato non ritenendosi opportuno per ora –anche in considerazione di opere più importanti che si rendono necessarie – il trasferimento del monumento. Consenzienti con l’ing. Lodigiani si sono dichiarati il dottor Minoja e il rag. Chiappa il quale ha ribadito le “ragioni sentimentali” contrarie al trasferimento. Il Consiglio, unanime, ha accolto la proposta Lodigiani rinviando l’argomento”. E trascorreranno più di cinque anni prima che la città torni ad occuparsi della statua del Romagnosi.
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“Libertà” del 13 febbraio 1958 pubblicava un breve articolo dal titolo “A proposito della destinazione del monumento a G.D. Romagnosi – Un chiarimento dell’assessore alla P.I. prof. Bernardi”. Riprendiamo due brani dell’articolo: “Dopo la recente decisione del Consiglio comunale, in base alla quale il monumento a G.D. Romagnosi dovrebbe essere tolto dal posto che attualmente occupa con una destinazione provvisoria in attesa di decisioni denitive dopo l’abbattimento del gruppo di case che sorge davanti alla chiesa di S. Francesco, e in relazione alle voci diffusesi a questo proposito, abbiamo sentito l’assessore municipale alla P.I. prof. Bernardi, il quale ha manifestato la sua sorpresa per il fatto che siano state avanzate critiche alla sua proposta di collocare temporaneamente la sola statua sotto i portici della Biblioteca comunale. Sono perfettamente d’accordo – ha aggiunto il prof. Bernardi – che l’illustre uomo cui il monumento è dedicato abbia diritto di essere ricordato in luogo più adatto, anzi, a mio parere, proprio nella zona dove nel 1867, è stato dai nostri padri collocato e dove siamo abituati ad ammirarlo perché, a mio modesto avviso, tale monumento è un’opera d’arte degnissima, che fa molto onore a Cristoforo Marzaroli, ottimo scultore dell’800, che ha saputo imprimere nella statua tutta la profondità di pensiero e l’austerità del grande Romagnosi. (…) Con tale unico intendimento di far ritornare pressappoco al posto attuale il nostro Romagnosi – ha proseguito l’assessore – ho contrastato in Consiglio comunale l’idea di destinare il monumento nel giardino “Merluzzo”, essendo chiaro che tale destinazione, per le opere dispendiose che richiederebbe, sarebbe diventata assolutamente de nitiva senza speranza di rivedere ancora Romagnosi in piazza Cavalli.” (…)
E così, dopo le dispute culturali ed estetiche, il 1958 portava la concreta novità del trasferimento del monumento di Marzaroli. Dovendo lasciare idoneo spazio ad esigenze di cantiere
e quindi lasciar posto ai padiglioni provvisori del costruendo “terzo lotto”, la statua di Gian Domenico Romagnosi viene rimossa martedì 20 maggio 1958, con una destinazione provvisoria completamente inedita; e l’indomani “Libertà” ne dà notizia col titolo: “Patetico trasloco da Piazza Cavalli del monumento a G. Domenico Romagnosi”, e nel sottotitolo si precisa: “Ha lasciato ieri largo S. Francesco, che occupava dal 1867, incatenato su un carro come un prigioniero alla gogna – Troverà provvisoria sistemazione nelle scuole Alberoni”.
Nell’articolo, a pagina due, si ricordava tra l’altro che “… la veneranda statua, con tutta l’attenzione dovuta al suo rispettabile peso (60 quintali buoni), è stata caricata su un carro al cui traino sono stati agganciati due cavalli, il che ha conferito alla manovra l’apparenza di un funerale. (…) Erano esattamente le diciassette quando il carro si è avviato con un mesto abbrivio, tirato dai due cavalli decisamente ignari di compiere uno sforzo vagamente storico, dirigendosi con lento procedere verso la scuola Alberoni nel cui cortile il monumento sarà provvisoriamente sistemato in attesa della sua destinazione de nitiva.”
Sul nire dell’articolo non rmato (come quasi sempre in cronaca cittadina) veniva rievocata la piacentinità del Romagnosi, precisando che “… Romagnosi era considerato un piacentino dato che no al 1870, anno in cui molte province italiane furono ridimensionate, Salsomaggiore, che gli diede i natali, faceva ancora parte del territorio della nostra provincia. D’altronde il Romagnosi aveva studiato presso il locale collegio Alberoni (come è noto, in gioventù si era avviato agli studi ecclesiastici prima di optare per la carriera nella magistratura) e perciò si può dire che abbia sempre vissuto la vita piacentina.” (…)
Nel giorno in cui “Libertà” fa la cronaca del forzato allontanamento (come detto, il 21
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Capitolo 3
maggio 1958) pubblica anche i versi in dialetto piacentino con i quali il poeta Egidio Carella celebra il temporaneo esilio del monumento. Eccone il testo:
I g’hann datt leva (1958)
– L’e un pez ch’i löian par fä ac vaga via, par fä ac dasbratta piazza e märciapé; a quälcadöin g’ho seimpar datt arlia, a seintia lur son seimpr astä in di pe. E infatti, col paranc, instamattein, i’enn vegn e i m’hann ciappä pr’al cruattein.
In duv am purtarannia? N’al so miga ... In fond a un ort? Culgä in d’una canteina? In bucca a un tridasass? Furse a Gariga dadre a una pila o in sima a una casseina? ... I munümeint i g’hann un gram dastein: i fann al munümeint fein c’la va bein.
I m’ävan purta in Piazza tant ann fa, i m’ ävan miss lemò da San Fransësch ... N’ ho vist ad tutt ill razz ed ho surciä chi che in si mé scalein ciappäva al frësch. Tant voot, purtand al ciär, ho duvi seint chi ac gniva Ié par däs l’appuntameint.
Se po pudiss ripett tutt ill saracc ca tira agricultur e cummerciant in Piazza, al sabat, se al marca l’è acc! E intant i s’imbuttonan ... Che brigant! Una manä in si spall, un bon grappein e ... sta sicür, t’ag l’e in dal marsinein.
Chi ac crëda che sta lé in s’un piedistall al sia un gran piaser e un bell lavur, che un munümeint al sia un gran regal, cardim a me, ac son pratich, l’è in errur. Stä seimpr a l’acqua, al sul, al veint... l’e düra, e pudi gnan grattat duva ta spüra.
Ätra cundanna, ätar sacri zi l’è cull da sta lé in Piazza e duvi seint, par forza, tütt ill ball, tütti i cumizi,
Particolare del monumento a Gian Domenico Romagnosi.
e duvi täs parche t’é un munümeint, mäi pudi fä cull vers o prutestä par tütt ill ball ca spära i depüta!
Se po pruvassva a l’ura del passeggio, l’è bein na tentazion, una turtüra! Ho ditt una turtüra, ma l’è peggio, s’ta scappa l’occ’ in quälca sculladüra! L’e düra stä Ié feram, rastä ad sass quand passa certi tipi e certi sdass.
E quindi, andum. An faro gnan una piga sibbein che deintar g’abbia un gran magon; purtim in duv vuri, anca a Gariga o, s’av fa comud, in sal Mont Pirlon, o sutta un portag, lé a la Raf eina. Basta c’la sia terra piasinteina.
Allura, andum c’andum? Al va al birocc’!. .. Oh, la me bella Piazza! Am ceda al cör. .. Scüsi un mumeit, lassi c’am süga i’occ’ ... Ho pati meno quand ho duvi mör ... –E ai dü Farnes ch’i enn là in sal piedistall, ag dis: – Furtüna viätar. .. Viätar sì a cavall!
–
Egidio Carella
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giovane storia
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Passeranno diversi anni prima che abbia termine l’esilio della statua del Romagnosi. Finalmente nella primavera del 1965 la Famiglia Piasinteina prendeva l’iniziativa di sollecitare una decisione uf ciale circa il luogo ove collocare il monumento, sottraendolo al cortile della scuola Alberoni. Come spesso succede, sull’argomento si aprì un vivace dibattito che venne avviato sulle colonne di “Libertà” da Emilio Nasalli Rocca, con una lettera al Direttore pubblicata il 15 maggio 1965. Lo storico piacentino sostiene che “non vi può essere dubbio sulla necessità di escludere il ricollocamento nella piazzetta antistante la chiesa di San Francesco. (…) La statua danneggerebbe la visuale della facciata della monumentale chiesa. (…) La “Piazza Maggiore” di Piacenza si compone, oltre che di quella antistante il Palazzo Gotico, di un complesso di tre piazzette (dei Mercanti, di San Francesco e della “Grida”) che fanno da contorno e che vanno lasciate libere da ingombri. Altro motivo di esclusione è il fatto che nella piazza esistono già due statue di grande importanza storica e artistica: i Cavalli farnesiani in bronzo, del Mochi, del ‘600.” Nasalli Rocca esprime poi giudizi severi sulla statua del Romagnosi, sostendendone la “modesta validità artistica” e aggiungendo altresì che il confronto con i Cavalli del Mochi “sarebbe a tutto danno della statua del Romagnosi e del suo autore.” Avviandosi a conclusione lo studioso afferma poi che “la località migliore per il collocamento sarebbe quella dell’imbocco dello Stradone Farnese.” In ne a sostegno della sua proposta ritiene che debbano ritenersi improbabili sia la collocazione nel giardino pubblico “Merluzzo”, sia quella nel “largo” antistante il nuovo Istituto Magistrale in viale Beverora. Qualche giorno dopo (3 giugno 1965) era Giorgio Fiori, allora studente, che confutava
la tesi di Emilio Nasalli Rocca con una lettera al Direttore di “Libertà”. Per Fiori “in qualunque posto – fuori della piazza Cavalli – si mettesse il monumento, si umilierebbe il Romagnosi che i nostri avi intesero dover onorare nel luogo più solenne di Piacenza (…). Fiori sollecitava inoltre un intervento in tal senso anche da parte di Italia Nostra e si augurava che non si arrivasse a “dare lo sfratto da Piazza Cavalli anche al nostro Romagnosi.”
Due giorni dopo, il 5 giugno 1965, prendeva posizione Giovanni Casali, noto architetto piacentino, il quale aderiva alla proposta di Emilio Nasalli Rocca, precisando che, così facendo, la statua sarebbe stata collocata “nell’intersezione delle due arterie principali, nel centro storico e di ambiente quale è corso Vittorio Emanuele e Stradone Farnese, la più bella, più spaziosa, razionale e monumentale via di Piacenza; (…).
L’arch. Casali nella sua lettera aggiungeva poi, un po’ arbitrariamente ma con l’intendimento di dare più forza alle proprie tesi, quello che secondo lui era il punto di vista dello stesso Romagnosi: “… e forse il Romagnosi medesimo sceglierebbe proprio per questa ragione un’altra dimora più tutta sua, più confacente alle esigenze dei tempi nuovi e del gusto estetico moderno, che in certi casi è preferibile alle concezioni passate.” Forse preoccupato per possibili obiezioni, l’arch. Casali concludeva poi sostenendo: “…, non si distrugge nulla di quello che di grande hanno fatto i nostri padri, ma direi che nel nostro intendimento si vuole maggiormente potenziare l’opera dei nostri predecessori, nella nostra città dove il raggio vitale del centro cittadino, col passare del tempo, tende ad espandersi”.
E dunque, niente di meglio per Romagnosi, dell’ aiuola dello Stradone Farnese! Ma la destinazione della statua continuava ad interessare i lettori di “Libertà”. Il confronto
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Capitolo 4
si arricchiva di voci e pareri in contrasto tra loro, e teneva comunque banco nel dibattito cittadino. Ed ecco che martedì 22 giugno 1965 veniva pubblicato il punto di vista di due autorevoli piacentini, che intendevano far conoscere il loro pensiero. Il primo era Giulio Sforza Fogliani, il quale rilevava come Piazza Cavalli ospitasse già “il Palazzo Gotico, il Palazzo del Governatore e la Basilica di San Francesco”, mentre “ben pochi sono invece i monumenti posti in altre zone cittadine”, per cui, dichiarandosi favorevole allo Stradone Farnese, aggiungeva: “Ed allora appro ttiamo dell’occasione che ci si presenta e mettiamo in bella mostra il marmoreo Romagnosi nella aiuola dello Stradone Farnese, nei pressi cioè di Barriera Genova, che oggi si può considerare il centro geogra co della città.” Giulio Sforza Fogliani concludeva la sua lettera con una proposta profondamente innovativa per l’epoca: “Se poi queste mie argomentazioni non fossero ritenute valide, perché non si pensa ad indire un referendum popolare, dato che viviamo in regime democratico e che alla ne dei conti, Piacenza è dei piacentini?”
Ma nello stesso giorno “Libertà” ospitava anche una lettera del dottor Giulio Lommi, allora razdor della Famiglia Piasinteina, il quale, richiamata l’azione sollecitatoria del proprio sodalizio, intendeva esprimersi sulla destinazione della statua “a titolo puramente personale” proponendo di collocarla nel “piazzale antistante la nuova costruzione dell’Istituto Magistrale in Viale Beverora. (…)
Si potrà agevolmente notare come la discussione fosse sempre bene argomentata e che le ragioni a favore delle varie tesi fossero tutt’altro che peregrine. Ma il dibattito era destinato a continuare. Se ne rese interprete la Sezione locale di Italia Nostra (già chiamata in causa, come visto, da Giorgio Fiori) che, passata l’estate, organizzava un pubblico confronto per discutere la collocazione di due monumenti, quello del Romagnosi e quello dedicato al
presidente degli USA John Fitzgerald Kennedy, ucciso a Dallas il 22 novembre 1963. Il dibattito si svolse l’8 settembre 1965 e “Libertà” ne riferì il giorno dopo. Il cronista evidenziava in apertura “una generale contrarietà all’erezione di nuovi monumenti se iniziative del genere non siano precedute da studi urbanistici e di ambientazione che assicurino ai monumenti stessi dignità artistica e ambientazione adeguata. Per quanto riguarda l’ubicazione della statua di Romagnosi, i presenti alla riunione si sono espressi a maggioranza af nché la statua del giurista sia posta sull’aiuola dello Stradone Farnese. Una minoranza lo voleva in piazza S. Francesco.”
La riunione di Italia Nostra era presieduta dal prof. Armando Siboni che introdusse la discussione con una breve relazione con la quale “per il monumento a Romagnosi si dichiara favorevole alla sua collocazione sull’aiuola dello Stradone Farnese.” Esprimeva invece “perplessità per la procedura seguita dai promotori dell’erezione del monumento a Kennedy, i quali non hanno tenuto conto delle competenze degli organi che per legge sono tenuti a dare pareri e autorizzazioni: Sovrintendenza e Commissione comunale per l’edilizia.” L’articolo si diffondeva poi sui vari interventi della serata e venivano ricordati tra gli altri Giorgio Fiori, Emilio Nasalli Rocca, don Rossi, lo scultore Tizzoni, il cav. Billia e il giovane Peo Calza. In chiusura si annunciava un imminente giudizio del Consiglio direttivo di Italia Nostra “che verrà sottoposto agli organi competenti.”
Ma la decisione dell’Amministrazione comunale era ormai prossima e due giorni dopo (11 settembre 1965) “Libertà” titolava: “Il monumento a Romagnosi tornerà in piazza Cavalli”. Ecco alcuni stralci dell’articolo: “Così ha deciso stanotte poco prima dell’una il Consiglio comunale dopo una discussione vivace ma serena, …”. E vediamo allora, sempre dalle pagine di “Libertà”, come si giunse alla determinazione conclusiva: “… la natura dell’andamento in discussione non
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era tale da creare questioni di compattezza politica. Erano invece in gioco questioni di gusto, urbanistiche, stilistiche e sentimentali tipicamente soggettive. Hanno votato a favore del ritorno di Romagnosi in Piazza nello stesso posto dov’era prima, lasciando aperta la possibilità di un eventuale suo arretramento qualora esso sia consigliabile e possibile: il gruppo comunista, l’esponente del Psiup, quello del Msi, i liberali prof. Midili [all’epoca preside dell’Istituto G.D. Romagnosi – N.d.r.], prof. Maj e avv. Grandi e, della maggioranza [di centro-sinistra – N.d.r.], tutto il gruppo socialista, l’ing. Righi del Psdi, i signori cav. Gatti, Carmen Cammi, ing. Balduzzi, geom. Campelli, prof. Ramella, Daveri. Si è astenuto l’avv. Scarpioni (…). La discussione si è esaurita nel giro di un paio d’ore dopo la trattazione di altri argomenti all’ordine del giorno. (…) A favore del “ritorno” hanno parlato Maj, Salsi, Boninsegni, Righi, Midili, D’Angelo, Castellazzi. A favore della “dislocazione” sullo Stradone Farnese, Montani e De Benedetti. (…) In sostanza i sostenitori del rientro agli onori della piazza adducono ragioni di diverso ordine, ma evidentemente con uenti: ragioni, per così dire, romantiche, di attaccamento sentimentale alla vecchia statua; ragioni estetico-ambientali per conservare l’atmosfera della piazza così come s’è venuta formando negli anni; ragioni di opportunità urbanistica perché si giudica che Romagnosi sullo Stradone Farnese starebbe ancora peggio; in ne ragioni di dignità monumentale per un grande personaggio della nostra storia qual è stato Romagnosi. Anche le ragioni dei sostenitori del
trasferimento sono note e al fondo ce n’è una principale: che cioè prima di tutto il monumento non ha dignità artistica e che stona con la cornice artistica della piazza. (…)”
Ma un’altra ragione sullo sfondo del dibattito era quella, allora molto sentita, delle sorti del “dado”, che alcuni volevano venisse demolito e altri “bucato con tre portici” e altri ancora salvaguardato. Nella prospettiva della demolizione, scriveva “Libertà”, “c’è chi vede funzionale la presenza del monumento, chi la vede come un intralcio. (…)”
Non era mancata qualche battuta scherzosa, come quella del consigliere che dichiarò: “Non mi piace l’idea di vedere Romagnosi, al centro dell’aiuola dello Stradone nell’atto di indicare la direzione di Voghera!”.
Dell’esito della votazione già si è detto e non resta quindi che proporre la chiusura dell’articolo: “Ora dunque, con l’apporto restauratore della “Famiglia Piasinteina” che il dott. Cerlesi [sindaco – N.d.r.] e il prof. Maj hanno ringraziato in assemblea, Gian Domenico Romagnosi taciturno e benevolo testimone di tanti nostri provinciali capannelli notturni, tornerà dove era. E c’è da pensare che, “dado” permettendolo, ci resterà per molto ancora. La sua sorte sembra infatti, oggi più che mai, legata a quella del disputatissimo gruppo di case. Il suo eventuale, ma sempre più remoto abbattimento, ricreerebbe quel problema di “spazi vuoti” che riporterebbe in discussione la presenza del monumento.”
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Qualche mese più tardi, quasi ad inizio primavera, “Libertà” (13 marzo 1966) titolava: “Domani in piazza iniziano i lavori per collocare la statua di Romagnosi”, e nel sottotitolo “Il monumento sarà installato nel punto esatto dove si trovava anni fa. Prevista fra un mese la conclusione”. L’articolo riassumeva tutti i precedenti passaggi che si erano susseguiti nell’ultimo decennio e si esprimeva conclusivamente in questi termini: “La decisione del Consiglio comunale chiuse quindi un controverso capitolo. Ma l’autunno era imminente e parve opportuno alla “Famiglia Piasinteina” (che si è fatta promotrice del restauro alla statua e alla sua ricollocazione utilizzando una somma lasciata al sodalizio dal defunto ing. Guido Ucelli di Nemi) di aspettare la buona stagione, che ora è giunta.”
Il giorno del ritorno veniva ssato per sabato 23 aprile 1966, al pomeriggio e, scriveva “Libertà” del 17 aprile, “alla chetichella, in quanto la Famiglia Piasinteina aveva deciso che il ritorno di Romagnosi avvenisse nella forma più semplice, come se si trattasse di un vecchio amico con il quale si è in con denza e nei cui confronti non c’è bisogno di fare tante formalità.”
Ci avviamo a concludere questa odissea piacentina, con il titolo con cui “Libertà” (24 aprile 1966) raccontava l’avvenuto ritorno: “Romagno-
si tornato in piazza dopo un esilio di dieci anni”. Il cronista descriveva il percorso seguito: “… la statua ha compiuto il suo de nitivo viaggio di ritorno. Dal cortile dell’Alberoni la veneranda statua, con tutta l’attenzione dovuta al suo rispettabile peso (60 quintali), è stata imbrigliata da una gru e collocata sul cassone di un camion. Erano esattamente le 14.30. Il camion in lenta marcia, da via Alberoni ha percorso via Primogenita, piazzale Roma, via Scalabrini, via S. Antonino, largo Battisti. Dopo aver dato un’ultima occhiata in giro per la città, Romagnosi è giunto in piazzetta S. Francesco poco dopo le 15.00 (…) Poco dopo le 17.00 il monumento si offriva intero allo sguardo di una piccola folla che ha seguito tutta l’opera di risistemazione. Fra i presenti, piuttosto soddisfatto per il lieto ne della vicenda dopo tante discussioni, il razdor della “Famiglia Piasinteina” dott. Lommi. A cura del sodalizio promotore del restauro e del ritorno della statua, davanti ad essa è stata posta una corona d’alloro corredata da un nastro rosso con la scritta “Bentornato”.
E noi ci auguriamo, nel 150mo anniversario della nascita dell’Istituto intitolato a Gian Domenico Romagnosi che le peripezie della sua statua siano ormai de nitivamente terminate.
Stefano Pareti
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Capitolo 5
Le due sedi
L’Istituto Tecnico “G.D. Romagnosi” di Piacenza ha occupato, dalla sua nascita ad oggi, due edi ci:
• il primo fu il “Palazzo S. Pietro” relativamente all’ala con ingresso da Via Romagnosi, in cui rimase dall’a. s. 1861/62 all’a. s. 1923/24;
• il secondo è il palazzo al numero 45 di Via Cavour, dall’a. s. 1924/25 ad oggi.
Il trasferimento dalla sede originaria all’attuale venne proposta dall’Amministrazione Provinciale, proprietaria dell’edi cio, per sistemare razionalmente l’Istituto Tecnico ed il Liceo Scienti co che erano di sua competenza.
Il nuovo edi cio di via Cavour, progettato dall’Uf cio Tecnico dell’Amministrazione Provinciale di Piacenza e costruito fra il 1914 e il 1915, fu requisito dall’Autorità militare dal 1916 al 1918. Nel 1920 la struttura ospitò la Scuola Magistale che vi rimase no al 1924 quando l’Amministrazione Provinciale decise di collocarvi l’Istituto Tecnico e il Liceo Scienti co.
La realizzazione dello scambio di locali proposto dall’Amministrazione Provinciale incontrò inizialmente qualche dif coltà per l’opposizione al trasferimento manifestata dal Preside della Scuola Magistrale; il parere favorevole espresso il 23 ottobre 1924 dal Ministero consentì, all’inizio di novembre dello stesso anno, il trasloco delle scuole interessate nelle nuove sedi.
Successivamente fu necessario eseguire dei lavori che modi carono in parte la struttura
Palazzo San Pietro, sede dell’Istituto dal 1861 al 1924, visto dal lato via Carducci-via Roma. Oggi l’edi cio ospita la Biblioteca Comunale “Passerini Landi”.
originaria dell’edi cio, sia per aumentare il numero dei locali utili per la popolazione sco-
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lastica in costante aumento, sia per migliorare lo svolgimento delle attività didattiche. Fra questi vanno segnalati i seguenti interventi:
• l’ampliamento dell’ala nord, prospiciente via della Ferma, avvenuta negli anni 1966–1968 che ha fatto assumere alla facciata l’aspetto attuale ed ha consentito la realizzazione di un cospicuo numero di nuove aule; • la costruzione, negli anni 1970-1971, di otto aule, suddivise su quattro piani, collegate
da una scala che immette nel cortile interno dell’Istituto; furono realizzare lungo l’ala sud prospiciente Via Gregorio X e vennero denominate dagli “addetti ai lavori” “Palazzo di vetro”; • la trasformazione nell’a.s. 1985–1986 dell’ex aula di chimica in palestra, con annessi adeguati locali per spogliatoio e servizi; il locale si trova al primo piano, nella costruzione sistemata nel cortile interno.
Pier Luigi Fagnoni
Anno 1911. Progetto di un nuovo fabbricato (poi non realizzato) per la Regia Scuola Normale Femminile “Colombini” di Piacenza, iniziale destinataria del costruendo edi cio di via Cavour. (Il disegno originale è depositato presso l’Archivio di Stato di Piacenza).
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Anno 1914. Nella cartolina si notano in basso, a destra, la zona in cui saranno costruiti l’Istituto Romagnosi e, alcuni decenni più tardi, il Liceo Gioia e, al centro, la chiesa di S. Maria de’ Pagani demolita nel 1935.
Anno 1917. La cartolina evidenzia che la costruzione dell’edi cio non è ancora stata completata. E’già presente la cancellata, ma mancano i serramenti.
Anno 1917. La cartolina evidenzia che la costruzione dell’edi cio non è ancora stata E’già
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L’uf cio di Presidenza.
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1864/1867
Cav. Avv. Carlo Fioruzzi
Fu il primo preside dell’Istituto. Personaggio della politica e della cultura piacentina. Uomo di grande attivismo, si impegnò per dotare la scuola dei primi laboratori.
1867/1868 Prof. Francesco Brioschi
La Provincia af dò dapprima le funzioni di preside a una Giunta di Vigilanza; in seguito incaricò con ampio mandato il prof. Brioschi per dare attuazione ai Regolamenti e per sistemare il materiale scienti co.
1868/1871 Avv. Prof. Giuseppe Galli
1871/1886 Prof. Achille Ferrari
1886/1901 Dott. Prof. Severino Brigidini
Svolse l’incarico di delegato alle funzioni di preside su mandato dell’Amministrazione Provinciale.
Dapprima incaricato della presidenza, nel 1874 divenne preside titolare.
Le cronache del tempo lo ricordano come “professionista galantuomo e generoso”. Fu professore di chimica e ideò apparecchi per effettuare esperimenti sull’alimentazione delle piante cellulari. Fece ricerche storiche nel nostro Appennino per documentare le quali si servì, fra i primi, dell’apparecchio fotogra co. Dal 1900 al 1901, causa la sua prolungata assenza, svolse l’incarico di facente funzioni l’avv. prof. Giuseppe Galli
1901/1902 Prof. Michele Coppola
dal 10-5-02 all’ottobre 1902 Prof. Aser Poli
1902/1905 Prof. Enrico Bonmassari
1905/1911 Prof. Cesare Modigliano
1911/1921 Prof. Giorgio Ciabò
Proveniva dall’Istituto Tecnico di Reggio Emilia. Nel 1902 fu nominato Provveditore nella provincia di Aquila.
Fu preside facente funzioni in attesa del nuovo titolare.
Trasferito da Teramo, morì improvvisamente nel luglio 1905. Fino al novembre successivo fu facente funzioni il prof. Bernardino Massari.
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I Presidi
1921/1926 Prof. Pietro Menzio
Scrisse opere di critica letteraria e storica. Fu collocato a riposo nel 1926.
1926/1927 Dott. Emilio Veneroni
Libero docente alle Università di Padova e Pavia. Morì nel suo primo anno di servizio al Romagnosi il 18/6/1927.
1927/1935 Prof. Eugenio Maccaferri
Proveniva dall’Istituto Tecnico di Ascoli Piceno. Fu volontario nella 1a guerra mondiale.
1935/1944 Ing. Giuseppe Nino Conti
1944/1974 Prof. Pietro Midili
Già docente nell’Istituto, dopo la presidenza del Romagnosi fu trasferito all’Istituto Tecnico di Novara.
Dopo essere stato preside all’Istituto Tecnico Bassi di Lodi, passò alla presidenza del Romagnosi dove rimase no alla pensione. Cavaliere della Corona d’Italia.
1974/1975 Prof. Filippo Cintorino
1975/1982 Prof. Edoardo Lazzara
Già docente di Lettere del Romagnosi, passò successivamente alla presidenza dell’Istituto Einaudi dove rimase no alla pensione.
Scrittore e critico d’arte. Prima della presidenza è stato docente di Lettere al Romagnosi e preside per un anno al Tramello.
1982/1983 Prof. Gianni Anselmi
Prima dell’esperienza al Romagnosi è stato preside alla Scuola Media di PianelloV.T.; successivamente ha diretto l’Istituto Professionale Casali di Piacenza e, in ne, il Polo scolastico di Castelsangiovanni no alla pensione.
1983/2008 Prof. Pierangelo Torlaschi
Ha prestato servizio al Romagnosi dapprima come docente di Lingua francese (1969/78) e poi come preside dal 1983 no alla pensione. Dal 1978 al 1983 è stato preside dell’Istituto Casali di Piacenza.
2008 prosegue Prof. Franco Balestra
È stato preside all’Istituto Professionale Marcora di Piacenza e poi all’Istituto Geometri Tramello per passare nel 2008 al Romagnosi. E’ il dirigente scolastico in carica.
Pier Luigi Fagnoni – Pierangelo Torlaschi
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Presidi
Due classi della ne anni Venti. In entrambe le immagini, al centro, il preside Maccaferri.
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Non ho ricordi precisi né episodi nitidi da raccontare, perchè ero assente, vivevo altrove per motivi di ricerca e di studio, ma avevo sempre nella mente tante immagini del papà seduto alla scrivania
Mio padre: Pietro Midili Memorie di una vita lontana, ma non perduta.
nell’uf cio della presidenza dell’Istituto Tecnico “G.D. Romagnosi”.
Andavo a volte a fargli visita e lo vedevo in piedi vicino alla nestra, o al tavolo dove svolgeva il suo lavoro con molto zelo e una presen-
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La consegna al preside Midili del premio di una gara vinta dagli studenti del “Romagnosi”.
za costante e tenace. Usciva presto la mattina, quando si recava al lavoro; il suo senso del dovere era ltrato da una profonda umanità. C’era in lui una riservatezza che mi intimoriva.
Entrava nella scuola, con la borsa e il cappello nero, prima di tutti gli altri ed io non sapevo allora quanto, per me, quell’incedere calmo e, nello stesso tempo, così deciso, fosse un forte scudo di protezione.
Lo circondavano i collaboratori, i bidelli, gli studenti. So che si fermava nelle classi se mancava un insegnante. Nulla sfuggiva a una certa severità. Era un professore e insegnava agli allievi le regole della materia e soprattutto i suoi valori. Si inorgogliva per le vittorie sportive, lo dicono le fotogra e in cui lo si vede sorridente nel momento delle premiazioni. Qualche volta portava a scuola la nipotina più piccola, Annalisa, per mostrarle le aule, il laboratorio di scienze, la biblioteca. Percepivo la scuola, dove è stato Preside per molti anni, come un centro di vita pulsante in cui ognuno aveva assegnato il suo compito, aveva il proprio ruolo. Il papà era sempre presente
nei momenti storici, durante le manifestazioni studentesche, gli scioperi, come doveva essere perché responsabile di tutto l’Istituto. Ho raccolto molte testimonianze di coloro che lo hanno conosciuto e sono i suoi insegnamenti che restano a illuminare la nostra vita e il nostro cammino. Qualcuno tra gli studenti ha scelto la strada della vocazione sacerdotale, come don Gianni Vincini, don Francesco Cattadori ed altri. Era piacevole intrattenersi nella scuola e fuori. Le idee liberali coincidevano con i suoi ideali che ne regolavano la condotta di vita, sia pubblica che privata. Negli ultimi anni accompagnavo il papà con l’auto. Si scioglievano nella con denza le timidezze e prevaleva il desiderio, da parte mia, di lenire i dispiaceri familiari che l’avevano colto di sorpresa.
Le ri essioni, gli stessi silenzi davano la misura e la dimensione di quel grande padre che non avevo perduto, ma che avevo lasciato solo, mentre ero alla ricerca di un’identità che invece avevo a portata di mano.
Rosanna Midili
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Il mitico Midili
Del Romagnosi era preside il “mitico” Midili. Lo conobbi da studente del Gioia: fu l’unico preside che mi incoraggiò a tenere in vita il giornale studentesco che – con qualche amico, Nanni Comotti in primis – avevo messo in piedi. I Liberali erano riusciti a sfrattare alla Dc il decennale monopolio del Ministero dell’Istruzione e Martino, il ministro, aveva fatto una Circolare rivoluzionaria, per quei tempi – che permetteva (e sollecitava) la diffusione dei giornali studenteschi, come strumento di dibattito e di confronto di idee. Midili – liberale storico – si mise dal canto suo sulla stessa linea, che appieno condivideva.
Fu così che, conseguito il diploma liceale e nominato Segretario del Comitato comunale per le celebrazioni centenarie dell’Unità d’Italia, ricontattai Midili (con il quale avevo nel frattempo acquisito una certa consuetudine di frequentazione come responsabile della Gioventù liberale) per uno studio sull’Istituto Tecnico Romagnosi, nella data centenaria della sua costituzione (11/2/1860, per decreto di C. Farini). Mi fu prodigo di dati e largo di incoraggiamenti, dimostrandosi entusiasta dei suoi progetti scolastici. Un aneddoto: gli chiesi come facesse a reggere – lui e due segretarie – le sorti di una scuola che s orava ormai il migliaio di studenti, e ricordo ancora la sua ri-
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Anno 1972. Il preside Midili fra il dott. Bravi, a sinistra, e il provveditore agli Studi Toscano.
Il preside Midili con una classe della sezione D degli anni Sessanta. sposta (“Gli studenti sono niente, basta capirli e indirizzarli con la forza del convincimento; mi danno più daffare i 100 professori!”).
Quando mi laureai alla Statale di Milano, Midili si ricordò di me. Aveva bisogno di supplenti di diritto. E mi chiamò “a dargli una mano” (così si espresse), sottolineando che non voleva comunque “distrarmi” dal mio proposito di fare l’avvocato (“Io, come insegnanti, preferisco dei professionisti; sono costretti a tenersi al corrente di tutte le novità, non si fossilizzano – come alcuni –su quello che hanno studiato all’Università”).
Cominciò così il mio “percorso” (si dice così,
no?, oggigiorno…) di insegnante. Prima di andare in cattedra, giovò ottenere dal Provveditorato le due ore settimanali di diritto dell’Industriale, che erano un po’ il “grimaldello” per entrare in carriera; poi, giovò anche il punteggio di scuole legalmente riconosciute e – soprattutto – l’abilitazione (che si conseguiva allora con esami scritti ed orali, e con la famosa “lezione”, che si teneva come se si avessero davanti gli studenti, e sui banchi c’erano invece i professori dell’esame). Passai così attraverso diversi Istituti, “Romagnosi” in primis, ma anche Tramello e Casali, sempre
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insegnando diritto. E sempre secondo le indicazioni di Midili: di seguire la strada dell’insegnamento, ma di non lasciare assolutamente perdere la professione. Per poter andare in udienza in Tribunale, mi facevo assegnare le ore di scuola che nessuno voleva: la prima (alle 8,10) e l’ultima (alle 12,30 circa) per la mattina, e poi quelle serali (dalle 18 circa alle 23). Al Romagnosi, insegnai appunto al corso serale, nel ’73 (ma insegnai anche al Tramello per diversi anni, sempre ore serali). Ricordo che, una volta, feci una nota sul registro di classe per uno studente (alcuni, erano più vecchi di me…) che aveva ri utato l’interrogazione. Midili lo richiamò o – addirittura – lo sospese. Ma, per la verità, la “ramanzina” la fece poi a me, più che a lui: mi chiamò in presidenza e con tono da “buon padre”, ma risoluto, mi disse bel chiaro che per episodi come quello da me segnalato, bisognava che me la sapessi cavare io, senza invocare l’intervento del Preside (“Se no, lei delega ad altri, a me, ma ci perde in autorevolezza e avrà sempre più dif coltà a farsi non tanto ubbidire – che è il meno – quanto a farsi rispettare”).
Feci tesoro di quelle parole. E per le classi che sciamavano in corridoio durante il cambio d’insegnante, usai un espediente. Avevo l’abitudine di interrogare, anzitutto, chi lo chiedeva (e di dire subito, comunque, il voto). Dissi, dunque, questo, agli studenti: “chi vuole farsi interrogare, non me lo dica quando entro in classe, come al solito; è suf ciente che si faccia vedere in corridoio quando sto arrivando, ed io so già chi devo interrogare”. Stavano tutti quieti quieti in classe, non disturbavano, ed io ero diventato “l’idolo” dei bidelli, che non avevano da sgolarsi a tenere a bada turbe di
scalmanati chiassosi… (ma devo dire che, se non ero proprio “l’idolo” degli studenti, anche questi mi volevano comunque bene: specie alle serali, con gente che lavorava di giorno e veniva a scuola di sera, bisognava insegnare, in classe, non certo perdere tempo; ed io ho sempre cercato di fare il mio dovere: per l’ultimo anno, mi pregavano ogni volta di fare il membro interno della Commissione d’esame. Forse contavano sul fatto che ero un avvocato e – secondo la vulgata comune – pensavano che li sapessi “difendere” meglio…). Insegnavo, dunque, al Romagnosi – come insegnante sso – quando già si parlava di una legge che sarebbe uscita presto, per vietare di fumare in classe (uscì, infatti, nel ’75). Feci un ragionamento franco, dentro di me. Questo, esattamente: con lo spirito liberale (libertario, in questo caso) che mi ritrovo, se non dovrò fumare perché me lo imporrà una legge, farò una fatica matta, e forse non ci riuscirò. Meglio smettere prima, per decisione mia. Fumavo una quarantina di “Esportazioni” (rigorosamente senza ltro) al giorno, ma - quando feci la scelta - smisi decidendolo una sera a mezzanotte, per l’indomani mattina. E così feci, riuscendoci (forse, anche perché avevo l’allenamento del mese di maggio, che osservavo ogni anno). Fu la mia fortuna, e la mia salute. Così, quando ricordo i miei anni da insegnante ( no alla pensione), li ricordo per gli insegnamenti – di vita – appresi (più che per quelli – di diritto – impartiti), per i colleghi incontrati e le positive esperienze – umane e sociali – vissute, ma anche per questa fortuna di aver smesso di fumare (e di aver smesso per mia volontà, in vista di un divieto).
Corrado Sforza Fogliani
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Foto di gruppo. Fine anni Venti.
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Da studente a preside
Penso di essere l’unico ad avere avuto la ventura di essere stato, prima, studente, poi professore ed in ne preside dell’Istituto Tecnico Romagnosi. Ricordo sempre i miei primi anni delle inferiori, i miei compagni di classe, i miei insegnanti. La nostra professoressa di lettere era la dott.ssa Armida Bettini Botteri, molto valida ed equilibrata nei giudizi e n troppo paziente con quei diciotto allievi non certo tranquilli. In quegli anni si leggeva in classe il De Bello Gallico, “Gallia est omnis divisa in partes tres…”, no alla resa di Alesia e alla prigionia di Vercingetorige. L’insegnante di inglese si
chiamava Cantalupi, milanese, tipo mascolino che vestiva all’inglese. Le nostre letture erano il “Little Lord Fountleroy” di F. Hodgson Burnett, ma noi preferivamo il “The Jungle Book” di R. Kipling.
Ricordo ancora l’insegnante di disegno. Si chiamava Boddi, era toscana, sembrava inchiodata alla cattedra e noi, a turno, andavamo a mostrarle i disegni. Lei li degnava di un rapido sguardo e poi invariabilmente diceva: “E’ sconnesso!”. Noi si tornava al posto senza sapere cosa fare. Per fortuna c’era un anziano assistente che ci veniva in aiuto; bravo disegnatore, con pochi tratti li sistemava.
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La classe 3a inf. A dell’a.s. 1931-32 con i proff. Bettini e Boddi.
Del Preside ricordo solo il cognome, Maccaferri. Si vedeva raramente, stava quasi sempre in Presidenza.
Erano, questi, anni felici; la vita scorreva lenta e uguale, come le acque del nostro ume, dove si andava d’estate alla “Padana” per trovare un po’ di refrigerio alla calura.
Quelli della mia presidenza erano invece tempi dif cili, tempi di scioperi e di contestazioni studentesche che mettevano a dura prova l’opera di direzione del Preside. Ogni giorno si veri cavano imprevisti; ricordo che proprio una mattina, venne in presidenza il Capo Bidello che mi riferì dell’assenza di tutta una classe, una quinta. Da una rapida indagine seppi che la classe si trovava ai giardini pubblici Margherita. Mi precipitai sul posto; erano in circolo, seduti, e tenevano, come allo-
ra si diceva, una lezione autogestita. Mi inserii, promisi che potevano proseguire in classe indisturbati e riuscii a riportarli in sede. Questo non fu il solo episodio della contestazione studentesca che turbò il buon andamento del nostro Istituto, ma con l’aiuto dei docenti, assai motivati e di esperienza, riuscii in qualche modo a destreggiarmi. Nonostante tutto ciò, ricordo con grande nostalgia quegli anni.
Edoardo Lazzara
Una classe 5a dell’a.s. 1960-61. In prima la i proff. E. Lazzara, poi diventato preside dell’Istituto, A.M. Santi e I. Maj.
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Le “mie” scuole
La mia carriera di preside si è svolta in più scuole: le Medie di Pianello Val Tidone, il Liceo Scienti co “Volta” di Castelsangiovanni e, nel 1982/83, anche l’Istituto Tecnico Commerciale “Romagnosi” di Piacenza. Di ogni tappa conservo tanti ricordi. A distanza di molti anni, capita ancora di incontrare colleghi e studenti di un tempo che rievocano episodi all’epoca, in apparenza, senza particolare importanza, ma che evidentemente hanno lasciato un segno. Lo stesso è accaduto al “Romagnosi”, dove ho trovato subito un ambiente sereno e tranquillo, instaurando ottimi rapporti con gli insegnanti e il personale non docente.
Per quanto riguarda gli studenti, credo che, per aiutarli nella loro formazione, sia fondamentale cercare in primis di comprenderli. Non sempre con una punizione, infatti, si ottiene il risultato auspicato. A volte tendere una mano si dimostra più ef cace. Nella mia esperienza di professore, di lettere prima, di dirigente scolastico poi, ne ho avuto varie riprove. Magari succede che mi si avvicinino ragazzi di
allora – oggi padri di famiglia e professionisti affermati – e spesso mi raccontano come nella vita quei piccoli incoraggiamenti abbiano in realtà contato molto. Le cose anche più semplici hanno tutto un altro peso per gli adolescenti. Proprio un ex studente del “Romagnosi” un giorno mi ha ringraziato per la ducia che gli avevo accordato oltre vent’anni prima, dandogli una seconda possibilità quando invece si aspettava un duro rimprovero. Dopo tanto tempo, mi ha voluto spiegare come quel gesto lo avesse convinto a proseguire negli studi ( no alla brillante laurea), che altrimenti sarebbe stato sul punto di abbandonare. Ho concluso il mio quarantennale servizio nella scuola nell’estate del 2006 al polo “Volta” della Valtidone, costituito da Liceo Scienti co, Linguistico, Istituto Tecnico Commerciale e Industriale, Istituto Professionale Commerciale e Turistico. Tra i fondatori del sindacato Sism-Cisl di Piacenza, sono stato il primo segretario provinciale, per vent’anni.
Gianni Anselmi.
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Due classi degli anni Ottanta
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Una stagione al “Romagnosi”: quasi una vita
Devo confessare che il mio primo impatto con l’Istituto Romagnosi non fu dei più lusinghieri; incominciò infatti con una ramanzina per essere arrivato in ritardo di… un giorno (mica dieci minuti o un’ora!). Erano i primi di ottobre del 1969, tempi oltre che della contestazione, dei grandi ussi di scolarizzazione, della scuola di massa; le scuole, causa i ritardi delle nomine dei docenti, più o meno precari, faticavano a mettere insieme una parvenza di orario scolastico delle lezioni, spesso ridotto alla miseria di una o due ore giornaliere per classe, ragione per cui l’arrivo di un nuovo docente era considerato come manna dal cielo. Ebbene, accadde che ricevetti dal Provveditorato la nomina per il Romagnosi un martedì, ma poiché nella scuola di precedente servizio, il Liceo-Ginnasio Gioia, il preside prof. Caretta mi aveva già “bloccato” per le lezioni del mercoledì, mi recai nel mio nuovo Istituto il giovedì, presentandomi baldanzoso – e convinto di fare una buona impressione – al nuovo Preside. Il prof. Midili mi accolse nel suo ufcio con cordialità, ma subito dopo i convenevoli, aggiunse: ”Guardi Torlaschi, io so che lei è un bravo ragazzo e al Gioia ha fatto bene, ma le ricordo che avrebbe dovuto arrivare ieri, mercoledì. La puntualità nel nostro lavoro è fondamentale…”. Sorpreso e imbarazzato, cercai di giusti carmi, ma credo che, causa l’emozione, la mia spiegazione non risultò particolarmente chiara… Tuttavia il buon Midili mi credette, o fece nta di credermi… Ecco, questo fu il mio primo impatto col Romagnosi: tutto cominciò con una “lavata di testa”!
In realtà mi trovai subito molto bene nella nuova scuola; ma devo confessare che, avendo “solo” 27 anni, all’inizio provavo un po’ di emozione e soggezione nel presentarmi in quella austera “sala insegnanti”, e trovarmi accanto come colleghi, i docenti storici dell’Istituto: Cagidemetrio, Ranieri Schippisi, Ghebbioni, Cintorino, Cominetti, Giovannino Tassi, Gian Piero Barbieri, Benvenuto Girometti…tanto per citarne alcuni. Ebbene tutti, n dall’inizio, mi accolsero con sincera cordialità e simpatia, e questo mi diede una grande sicurezza.
Le classi, malgrado i tempi di contestazione, erano formate da ragazze e ragazzi educati, simpatici ed affettuosi. Ricorderò sempre come, qualche tempo dopo il mio arrivo, in occasione della nascita di mia glia Maria Grazia, fui sommerso dai “doni” dei miei studenti: bambolotti, pupazzi e peluches che, per quantità e dimensioni, rappresentarono il “parco giocattoli” di mia glia no quasi alle porte dell’adolescenza! Di quei tempi ricordo con particolare simpatia e nostalgia (il sico allora me lo permetteva…) le “puntate” mattutine con l’amico e collega di francese Pierangelo Solari, alla bottiglieria “da Renato”, all’angolo fra le vie Roma e Cavour, in occasione dei “buchi” dell’orario scolastico. Le buone intenzioni di una frugale colazione rischiavano ben presto di degenerare per motivi di gola: piatto abbondante di ciccioli o salame cotto, innaf ati da un calice di bianco. Così ritemprati, il rientro a scuola era davvero più agevole.
Intanto il tempo passava. Nel 1978 andai a fare il Preside incaricato all’Istituto Casali: furono cinque bellissimi anni durante i quali
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coltivai fondamentali esperienze professionali ed indimenticabili conoscenze umane. Nel 1983 ritornai al Romagnosi come Preside. Gli inizi – e la storia si ripete – non furono facilissimi: non è semplice ritornare in un luogo di lavoro con uno status diverso e “sovrapposto” rispetto a quello precedente. Dovevo costruirmi una nuova “credibilità”, un’autorevolezza, che solo con il lavoro ed in tempi affatto brevi puoi conquistarti. Di quei primi anni di presidenza ricordo il peso delle responsabilità ed il senso di solitudine nei momenti decisionali. Per colmare queste distanze, che a volte avvertivo anche nei confronti degli studenti (il Preside, è noto, lo conosci solo quando deve rilarti un sermone o una sanzione disciplinare), pensai ad un progetto di avvicinamento del tutto “originale”. A quel tempo i docenti di educazione sica per loro ragioni didattiche, o normative o sindacali, non ricordo, si astenevano dal partecipare ai campionati studenteschi. Fu così che divenni allenatore della squadra di
calcio dell’Istituto; attività sulla quale, se confrontata con l’altra di Preside, qualcuno avrebbe senz’altro potuto ironizzare (”ma datti al calcio, và…!”). Con l’amico prof. Gigi Fagnoni, in qualità di “consigliere tecnico-tattico”, iniziammo a calcare i campi di periferia per epici scontri con le formazioni degli altri istituti piacentini. Coinvolsi nel “progetto” anche mia moglie Luciana, incaricata di preparare vari thermos di thè e bevande energetiche per ristorare i miei giocatori (”Preside, o meglio mister, la prossima volta il thè dovrebbe essere un po’ più dolce…!”). La mia avventura calcistica durò alcuni anni con fortune e risultati alterni. Nel 1992 la squadra era particolarmente forte: ricordo i goal a raf ca di Max Mandrini, un po’ lavativo, come tutti i calciatori di talento, ma un autentico “puntero”. Dopo aver vinto il campionato provinciale e le selezioni regionali, approdammo alle nali nazionali! La sera prima della partita, la squadra, in clima gitaiolo, gozzovigliò no alle ore piccole, mentre io e
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Anno 1988. Campionati provinciali studenteschi. In seconda la, a destra, il preside Torlaschi e, a sinistra, il vicepreside prof. Gregorio Villa.
Fagnoni, dormivamo beatamente nelle nostre camere. Il giorno dopo, stanchi e poco concentrati, perdemmo malamente nale e titolo, anche se eravamo i più forti. Fu così che ebbe ne la mia carriera di mister, titolo a cui tenevo tantissimo; in compenso, grazie al calcio, ebbi modo di approfondire la conoscenza dei miei ragazzi e di affezionarmi a loro, e ne fui ampiamente ricambiato. Dopo il primissimo, problematico, impatto iniziale, la mia storia scolastica fu facilitata grazie alla presenza di un Collegio Docenti intelligente, preparato, serio, aperto alle innovazioni, ma sensibile ai valori della tradizione, talvolta critico ma sempre in senso positivo e costruttivo. A proposito, mi capita di ricordare, in un ash, i nostri Collegi Docenti, alla presenza di 150 o 200 persone in un “salone” che al meglio poteva ospitarne 100. Erano tre e più ore per ogni riunione, occupate per la gran parte dai “bla bla” del Preside, di tanto in tanto intervallati da interventi, richieste e precisazioni dei professori. Ma l’atmosfera restava leggera, conciliante, mai greve, spesso un po’ ironica, familiare.
Con questa bella equipe di docenti, supportata dalla magni ca triade di vicepresidi, prof. Villa, Fagnoni, Pironi, succedutisi nel tempo, abbiamo costruito il nostro progetto di Scuola, impegnandoci a continuare e consolidare il prestigio dell’Istituto.
Sono tante le cose fatte e i progetti realizzati che non è qui il caso di elencare e sulla cui qualità lascio ad altri il giudizio. Credo comunque di poter affermare, con un certo margine di sicurezza, che le caratteristiche peculiari del Romagnosi siano state, e siano tuttora, la concretezza, la sobrietà e l’organizzazione didattica e strutturale.
Al riguardo, devo ricordare il ruolo altrettanto fondamentale del personale di segreteria, tecnico e dei collaboratori scolastici: dedizione, motivazione, sinergia, le qualità di una squadra vera, sempre pronta a confrontarsi per condividere i progetti del “Capo”.
Per concludere: una lunga, bella camminata, la mia, insieme ad una grande famiglia.
Pierangelo Torlaschi
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Anno 1990. Finali interregionali del campionato studentesco a Conegliano Veneto. Si riconoscono , a destra, in seconda la, il preside Torlaschi e, in prima la, il prof. Pierluigi Fagnoni.
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giovane storia
lunga,
Una classe degli anni Venti. Al centro, il prof. Luigi Bordi.
A.s. 1935-36. Foto di gruppo degli insegnanti. Si riconoscono i proff. Natale Carotti, Pietro Finotti, Maria Brescia, Maria Burgazzi, Luigi Repetti, Amsicora Cherchi, Giuseppina Burgazzi (ancora vivente: 101 anni!) e, al centro, il preside Conti.
Nella compilazione di questo elenco, l’intento del Comitato redazionale è stato di segnalare i docenti che, no agli inizi degli anni Cinquanta del secolo appena trascorso, si sono distinti per le opere creative in campo scienti co, artistico, letterario, giornalistico, per le cariche politiche e amministrative occupate, per le azioni sociali o lantropiche attuate.
Sono altresì menzionati alcuni insegnanti evo-
ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
I professori
cati nei racconti e nelle testimonianze presenti in questo volume al ne di consentire al lettore un riferimento biogra co.
Per ovvie ragioni di spazio editoriale non compaiono invece altri numerosi docenti che nel corso della lunga storia del Romagnosi si sono segnalati per la qualità dell’insegnamento e per le doti umane di educatori.
L’elenco sarebbe vastissimo e, comunque, comporterebbe il rischio di non considerarli e comprenderli tutti. A loro, in pari misura, va la
stima, l’affettuosa riconoscenza, l’ammirazione dell’Istituto e di tutti gli studenti che hanno avuto la ventura e la fortuna di incontrarli nel loro cammino scolastico.
L’incarico e l’auspicio di ampliare ed arricchire il presente repertorio con i nominativi dei docenti emeriti dei giorni nostri e di quelli futuri, è demandato al gruppo redazionale delle celebrazioni del Bicentenario del nostro Istituto.
Settembre 1987. S. Nicolò; incontro conviviale di un gruppo di docenti in occasione del pensionamento di tre colleghe: Carmen Artocchini, Eugenia Luisetto e Iride Zonno (qui assente).
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una lunga, giovane storia
AGNELLI MARIO
BALLERINI ANGELO
(1887/1945) Fu docente di discipline economiche e giuridiche al Romagnosi e in altri Istituti Tecnici del Nord Italia. Studiò pianoforte e armonia ed insegnò Storia della Musica nel Liceo Musicale di Piacenza. Apprezzato critico letterario e musicale, collaborò a diversi giornali (Nuovo Giornale, La Scure, Corriere Emiliano) per un ventennio, no agli anni Quaranta.
(1890/1962) Docente di Lingua inglese nel corso Ragionieri dagli anni Trenta ai Cinquanta; la sua opera didattica fu poi continuata, sempre per la stessa disciplina, dallaglia Bianca. Fu autore di testi scolastici, largamente apprezzati e diffusi, riguardanti la materia insegnata.
BONORA GIUSEPPE
(1816/1865) Insegnante di Botanica al Romagnosi nella sezione Agronomia nei primi anni di vita dell’Istituto. Laureato in medicina, praticò per poco tempo la professione per dedicarsi ai suoi studi e alle predilette ricerche storiche. Fu direttore della Biblioteca Comunale di Piacenza dal 1858. Fece parte della Deputazione di Storia Patria.
BORDI LUIGI BOTTARELLI PIERGIORGIO CAROTTI NATALE
(1859/1937) Docente di Storia Naturale e Geogra a per 24 anni al Romagnosi no al 1930, anno in cui fu collocato a riposo avendo raggiunto i 40 anni di servizio. Diede grande impulso al Gabinetto di Scienze dell’Istituto. Partecipò all’organizzazione della grande mostra del Po degli anni Trenta. Medaglia d’oro al pensionamento.
(1938/2003) Ingegnere, docente di Fisica nel corso Periti Aziendali e Corrispondenti in lingue estere. Deputato della Repubblica, ha occupato anche importanti cariche amministrative: Sindaco di Fiorenzuola e di Castellarquato.
(1893/1967) Insegnante di Italiano e Storia al “Romagnosi” per 25 anni. Preside dell’Istituto Tecnico di Stradella, fu poi incaricato nel 1953 con la stessa mansione al Liceo Classico “M.Gioia” ove restò no alla pensione nel 1963. Pubblicista e critico letterario, collaborò all’Enciclopedia Italiana Treccani per la quale illustrò le voci relative ad alcune nobili famiglie piacentine.
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CASCIONE MARIO
CONTI ALFREDO
(1886/1970) Già allievo del “Romagnosi” divenne poi ordinario di Topogra a nella sezione Agrimensura. Progettista di talento, fu l’inventore del “Sap”, una speciale trave che fece la fortuna della nostra principale industria di laterizi (RDB), rappresentando una vera rivoluzione nel campo dell’edilizia.
(1919/1997) Docente di Italiano e Storia al “Romagnosi”, passò successivamente all’insegnamento nella Scuola Media. Fu preside della Scuola Media di Calendasco per 10 anni. Giornalista, prestigiosa penna di “Libertà”, iniziò a lavorare nel 1945 al nostro quotidiano dove svolse per quasi cinquat’anni il ruolo di critico cinematogra co. Collaborò alla rivista “Cinema Nuovo” dal 1954 alla ne degli anni Sessanta. Per la sua autorevolezza e competenza fu chiamato a far parte della Giuria di vari concorsi nazionali di cinematogra a. A Piacenza fu anche membro della Giuria del premio nazionale di poesia “Valente Faustini”.
(1901/1960) Valdostano, insegnante di Lettere. Fu cattedratico nelle Università di Perugia, Milano, Roma. Dottore honoris causa all’Università di Oxford e Granada. Grande sostenitore della causa valdostana, fu il primo presidente della Regione Valle d’Aosta nel 1946. Autore di celebrati studi di storia e di politica, fu direttore dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici fondato da Benedetto Croce nonché direttore di importanti Riviste storiche.
(1901/1980) Docente di Diritto ed Economia nella sezione Ragionieri dagli anni Quaranta ai Sessanta, fu autore di apprezzati testi scolastici di discipline giuridiche, largamente diffusi nelle scuole.
(1896/1969) Docente di Diritto al “Romagnosi”. Avvocato, esercitò la libera professione a Piacenza. Nel 2° dopoguerra fu consigliere comunale e provinciale nelle le della Democrazia Cristiana. Presidente del Consiglio Provinciale dal 1956 al 1958, fu poi eletto Senatore della Repubblica. Fratello del preside Giuseppe Nino Conti.
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CATTIVELLI GIULIO
CHABOD FEDERICO
CHERCHI AMSICORA
Gli abilitandi Ragionieri dell’a.s. 1945-46. Lo sfondo dell’immagine è del pittore Lucuano Ricchetti.
DE GIOVANNI ETTORE
(1883/1956) Docente in diversi Istituti piacentini, fra cui il “Romagnosi”, negli anni Venti/Trenta. Sacerdote. Pubblicista e ricercatore di storia locale, di tradizioni artistiche e musicali piacentine e di letteratura dialettale. Collaborò a vari giornali e periodici e anche al “Bollettino Storico Piacentino”.
FAUSTINI VALENTE
(1858/1922) Insegnò Storia in classi aggiunte del nostro Istituto dal 1903 al 1906. E’ il più grande scrittore e poeta in vernacolo piacentino.
FRESCO GUIDO
GUGLIELMETTI GIANNI GUIDO AUGUSTO
(1900/1972) Laureato in Giurisprudenza, insegnò al “Romagnosi” nel periodo della seconda guerra mondiale. Noto giornalista, dapprima redattore del quotidiano di Cremona. Si impegnò politicamente e collaborò al quotidiano del CNL “Piacenza Nuova”. Dal 1948 al 1971 pubblicò a Piacenza un suo giornale: “La Settimana”.
(1929/vivente) Assistente di Disegno nella sezione Geometri. Allievo di Achille Funi all’ Accademia di Brera. Pittore molto noto, ha partecipato a numerose, importanti mostre. Alcune sue opere ornano la Presidenza del “Romagnosi”.
Insegnò Matematica e Fisica nel nostro Istituto alla ne degli anni Venti. Ferito nel corso della guerra 1915/18, fu decorato con encomio solenne. Autore di varie pubblicazioni e raccolte di problemi di matematica elementare.
ILLARI GIUSEPPE
MAJ IGINO
(1902/1965) Insegnante di Chimica nel nostro Istituto nel 1948. Docente universitario di Medicina veterinaria e, successivamente, di Merceologia presso gli Atenei di Camerino e di Parma. Compì studi e analisi sulle acque minerali di vari stabilimenti termali.
(1920/vivente) Docente per lunghi anni di Educazione sica. Scrittore e poeta di fama riconosciuta.
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Anno 1966. Il preside Midili e i proff. A. Maria Santi, il marito dott. Francesco Montuori, don Segalini e Igino Maj a cena da Giovannino Guareschi a Roncole di Busseto.
MEDICI GIUSEPPE
(1907/2000) Insegnante al “Romagnosi”, sezione Geometri. Libero docente di Economia e Politica agraria, insegnò nelle Università di Bologna, Perugia e Torino.
NEGRI GIOVANNI
A partire dal 1954 fu Ministro dell’Agricoltura e in anni successivi Ministro del Tesoro, del Bilancio, della Pubblica Istruzione, dell’Industria e degli Affari Esteri. (1857/1928) Ricoprì la cattedra di Italiano e Storia per lunghi anni al “Romagnosi” ove restò no alla pensione avvenuta nel 1926. Fu autore di notevoli pubblicazioni di carattere storico, letterario ed educativo.
PALLASTRELLI GIOVANNI
(1881/1959) Laureato in Scienze agrarie, insegnò all’Istituto Tecnico nel primo Novecento. Decorato della prima guerra mondiale cui partecipò con i gradi di capitano. Fu Deputato del Regno d’Italia e, dopo la seconda guerra mondiale, della Repubblica per due legislature. Ricoprì anche l’incarico di Sottosegretario di Stato.
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(1858/1944) Insegnante di Agraria per un ventennio al “Romagnosi” (1884/1904). Fu nominato presidente della Federconsorzi piacentina. Promotore e divulgatore di una campagna nazionale per l’impiego di concimi chimici in agricoltura per il miglioramento produttivo. Fu Deputato e Senatore della Repubblica per cinque legislature no al 1923, Ministro dell’Agricoltura e, nel primo dopoguerra, Ministro delle Terre Liberate. Presidente della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro.
(1916/2007) Docente di Geogra a economica nella sezione Ragioneria, dal 1968 comandato all’Università di Parma. Successivamente passò alle Università di Brescia e Salerno.
La classe 2a C dell’a.s. 1969-70 con i proff. Riva, Forlini, Rossi e Contini.
ROMAGNOSI OTTORINO
(1881/1940) Insegnante nella sezione Geometri. Frequentò l’Istituto Gazzola. Si dedicò alla pittura, alla decorazione, all’architettura e al manifesto. Nel 1935 vinse ex aequo con Luciano Ricchetti il concorso provinciale di paesaggio bandito dall’Istituto Gazzola dove oggi si trova il dipinto in questione che raf gura il Po visto dalla centrale dell’Adamello.
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RAINERI GIOVANNI
RIVA AMBROGIO
ROSSI ALCIDE
SCHIPPISI CAGNONI RANIERI
(1896/1969) Docente di Italiano e Storia al “Romagnosi”, passò successivamente ad insegnare alla Scuola Media “Faustini” dove anche ricoprì la carica di Preside dal 1950 al 1966. Pubblicista, autore di trattati e famosi articoli sui prodotti tipici del Piacentino e sulle tradizioni della Garfagnana.
(1923/2002) Fu per lunghi anni docente di Italiano e Storia al “Romagnosi” dove rimase no alla pensione avvenuta nel 1983. Autore di saggi di storia e critica letteraria. Collaborò con articoli e recensioni a “Libertà” per mezzo secolo.
Una classe dell’a.s. 1961-62 con i proff. Cominetti, Barbieri, Schippisi e Bartolini.
SIDOLI DI ROSSOREGGIO CARLA ALBERTA
(1919/1983) Insegnante di Disegno nella sezione Geometri del Romagnosi fu anche pittrice a livello nazionale e ritrasse personaggi di grande rilievo, da Pier Paolo Pasolini a Barbiellini Amidei, da Beniamino Gigli a Carlo Levi. Ha restaurato importanti opere collocate nelle chiese piacentine e di proprietà privata.
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SPIGAROLI ALBERTO
(1922/vivente) Docente di Lettere al “Romagnosi” nella sezione Ragioneria. Ha partecipato come volontario alla seconda guerra mondiale a anco degli AngloAmericani. E’ stato Sindaco di Piacenza, poi Senatore e Deputato per diverse legislature, Sottosegretario di Stato in diversi dicasteri. Autore di numerose, importanti pubblicazioni storiche, è attualmente Presidente dell’Ente per il Restauro e l’utilizzazione di Palazzo Farnese. Insignito dell’”Antonino d’oro”, riconoscimento del Capitolo di S.Antonino ai piacentini emeriti.
TASSI PRANDI ADA
(1935/2006) Ha insegnato per molti anni Geogra a economica al corso Ragionieri del Romagnosi per poi passare, dopo la scissione del 1975, all’Einaudi. Ha compiuto gli studi artistici al “Gazzola”. Dal disegno e dalla pittura è giunta alla gra ca e alla scultura. Molte sue opere sono presenti nelle chiese di Piacenza e della Diocesi.
Pierangelo Torlaschi
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Un gruppo di docenti degli anni Novanta, a Niviano per una cena di pensionamento.
Vittorio Ghebbioni: un professore, un gentiluomo
Il professor Vittorio Ghebbioni per oltre 30 anni ha varcato tutte le mattine alle 8 il portone dell’Istituto Romagnosi, sia che avesse la prima ora di lezione, sia che non l’avesse; un’abitudine, ma anche un segno di quanto al suo lavoro di insegnante fosse attaccato e di quanto della propria vita abbia dedicato all’Istituto.
Dall’inizio degli anni Cinquanta no agli anni Ottanta il prof. Ghebbioni ha insegnato Inglese quasi sempre nel corso A Commerciale, cattedra di seconda lingua. Amava prendere i ragazzi in prima, assolutamente digiuni di inglese (e in quegli anni, al contrario di adesso, facilmente un ragazzo di 14 anni lo era) e insegnare loro la lingua, nei cinque anni di corso; non solo la lingua ma anche la storia, la civiltà, la cultura della grande nazione d’oltre Manica per la quale aveva un profondo rispetto. Rispetto per la civiltà inglese che riusciva a trasmettere anche con la sua gura, che rispecchiava per molti versi, sia nell’immagine che nel comportamento, l’idea che ognuno di noi ha di un gentiluomo inglese: persona alta e sottile; biondo, con i baf ; portamento e abbigliamento elegante, serietà di comportamento unita però alla capacità di vedere il mondo con umorismo, totale rispetto per gli altri, una autorevolezza riconosciuta e mai invasiva. Nasce in provincia di Mantova in un paese disteso sull’argine del Po, sulla destra del ume dove Lombardia ed Emilia si confondono. Studi magistrali a Suzzara e poi Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Ca’ Foscari a Venezia; era il 1940 e quindi studi interrotti per la guerra. Tenente dell’Esercito, fu catturato il 9
Il prof. Vittorio Ghebbioni.
settembre del 1943 dalle truppe naziste e da quel giorno iniziarono i due anni di maggiore sofferenza e privazione; privazione della libertà innanzi tutto, ma anche privazione di ogni elementare conforto. Per due anni fu prigioniero in campi tristemente noti all’umanità: Dachau, Wiezendorf, Derblin-Erena. Fame, freddo e malattie per il prof. Ghebbioni, come per migliaia di altri militari e uf ciali italiani prigionieri, non hanno avuto ragione della determinazione a non tradire il giuramento di fedeltà alla Patria e a non appoggiare
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in alcun modo la tirannia del Reich e dei suoi alleati.
Alla ne della guerra il ritorno alla normalità della vita lo vede laureato in lingue all’Università “Luigi Bocconi” di Milano. Da quel momento inizia un percorso umano e professionale davvero straordinario per il ricordo che ha lasciato in generazioni di allievi dell’Istituto Romagnosi.
Educatore moderno e illuminato in anni di grande cambiamento e trasformazione della società e della scuola (gli anni della contestazione giovanile), fu sempre attento alle cose che cambiano e sempre rispettoso delle idee di ognuno. Ottenne il rispetto di colleghi e studenti anche nei tanti anni nei quali ricoprì il ruolo di vicario del preside prof. Midili, comunque mantenendo l’attività di insegnamento.
Negli anni Sessanta e Settanta svolse un periodo di insegnamento presso l’Università Cattolica di Milano, collaborando anche con il prof. Mario Praz che più di una volta sollecitò il suo passaggio dalla scuola secondaria all’università. Solleciti sempre gentilmente declinati per non lasciare il contatto con i suoi “ragionieri” e per non dover trascurare la famiglia. Lo studio e la ricerca indirizzate a mantenere e continuamente approfondire le sue compe-
tenze, l’hanno portato ad applicare le sue convinzioni didattiche in due testi per gli istituti tecnici (Come and See e Business and Businesses), editi alla ne degli anni Sessanta da Minerva Italica e adottati da decine di Istituti Commerciali in Italia per almeno un decennio. Oltre a questi testi indirizzati agli istituti tecnici, ha pubblicato diverse traduzioni commentate di opere inglesi ed americane, utilizzate nei corsi di letteratura inglese sia nei Licei che presso alcune Università. Ha tradotto per Sellerio e per altre case editrici minori alcune opere americane di scrittori emergenti degli anni Ottanta, confrontandosi con la lingua che cambia, con la sperimentazione e con il nuovo, no agli ultimi giorni della sua vita. Il prof. Ghebbioni, insieme ad altri colleghi e colleghe di quegli anni, appassionati del loro lavoro, concordi nel cercare sempre l’eccellenza dell’insegnamento, ha lasciato una traccia nella vita dell’Istituto Romagnosi e, di conseguenza, nella società piacentina, che dif cilmente sarà cancellata. L’Associazione “Amici del Romagnosi” ricorda la memoria del prof. Ghebbioni con una Borsa di Studio che viene assegnata ogni anno all’alunno fra i più meritevoli che meglio si è distinto nello studio della lingua Inglese.
Agostino Ghebbioni
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una lunga, giovane storia
I docenti della Sezione A negli anni Cinquanta
Un famoso generale americano della II Guerra Mondiale scrisse un giorno che “i soldati non muoiono mai, svaniscono lentamente nella nebbia dei ricordi”. Mi pare che un concetto simile potrebbe essere applicato anche agli insegnanti; per gli alunni, terminato il periodo di frequentazione scolastica, ben dif cilmente è possibile mantenere con loro i contatti in quanto gli ambienti di lavoro di solito li portano lontano. Vorrei effettuare un piccolo appello ideale per fare riemergere dall’oblìo i professori della
mia sezione A dell’epoca in cui ero studente al “Romagnosi”.
Allora si studiavano ancora strane materie; ad esempio la Calligra a, nel primo anno, era ritenuta necessaria per la scrittura manuale dei vari registri contabili. La nostra insegnante, prof.ssa Fiori, aveva un bel daffare per iniziarci alle… gioie del carattere “gotico”, indispensabile per il “Diversi a Diversi” d’apertura e chiusura dei conti. Un carattere di obbligatoria conoscenza era anche il “corsivo”, necessario per le intestazioni dei conti.
63 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Anno 1956. Alcuni studenti, ritratti davanti a palazzo Farnese prima delle lezioni pomeridiane: indossano la bustina tricolore con la sigla del “Romagnosi” da loro ideata. Il secondo in piedi, da sinistra, è Domenico Antro.
Altra materia simile era la Stenogra a con i sistemi: Gabelsberger Noe, Cima e Meschini.
Dapprima la prof.ssa Gioia, poi, nel secondo anno, la prof.ssa Veneziani ci portarono alla conoscenza di questo metodo di scrittura, molto simile all’arabo, che doveva permettere di prendere appunti più veloci, meglio se con l’utilizzo della famosa matita marca “Tirone”, dal nome del mitico inventore latino di forme di scrittura abbreviata.
Confesso che la conoscenza del metodo Gabelsberger mi divenne utile per mettere in imbarazzo le mie varie segretarie le quali non immaginavano lontanamente che fossi in grado di leggere i loro appunti.
Chimica e Merceologia erano suddivise nei primi due anni e di competenza della prof.ssa Craviotto che ci fece impazzire sulla Tavola Periodica degli Elementi con le valenze e le varie formule. Poi, impadronitomi del meccanismo, riuscii a trasformare il primo 3 iniziale in un’abbondante serie di suf cienze.
In quella che oggi è la palestra, esisteva il Laboratorio di Chimica dal quale, al termine di vari esperimenti, uscivano volute di pestifero idrogeno solforato. Ricordo che all’esame di abilitazione mi fu chiesto il procedimento di fabbricazione dell’acido solforico con le formule relative dei vari passaggi. Mi andò bene ed entro di me ringraziai di cuore la prof. Craviotto per la sua insistenza nell’averci insegnato queste cose. Anche nella mia attività professionale, avendo operato nel settore chimico-farmaceutico, mi fu di una qualche utilità il ricordo delle formule chimiche e delle loro elaborazioni.
Avevamo tra le materie di studio anche due lingue estere: il francese, a continuazione degli studi intrapresi nelle Medie, e l’Inglese, materia del tutto nuova. Ritengo di avere una naturale predisposizione per le lingue stranie-
re, la cui conoscenza consideravo necessaria per realizzare i progetti di viaggio che già da allora maturavo nella mente, quindi mi dedicai al loro studio con entusiasmo.
La lingua francese, nei soli primi tre anni, ci era insegnata dalla prof.ssa Damiani, assai giovane e carina; quasi, quasi… ero spinto a proporle di uscire insieme.
La lingua inglese fu appannaggio del prof. Ballerini, per tutti e cinque gli anni. Ex addetto all’Intelligence dell’Esercito Italiano in Africa Settentrionale, aveva formulato uno stile del tutto personale per l’insegnamento; con lui bisognava imparare a pensare in inglese; non importava se non conoscevamo ancora l’esatta traduzione delle parole, contava la formazione della frase. Mr. To Do, come lo chiamavamo affettuosamente, aveva scritto una bella grammatica della lingua inglese che ci lasciava utilizzare durante i compiti in classe; “Tanto,” –diceva – “chi non l’ha mai studiata non sa dove andare a cercare, mentre per gli altri con qualche dubbio è un utile ripasso”. Una volta giocammo veramente un brutto scherzo; a causa di un’inuenza era rimasto a casa ed era stato sostituito da una giovane – e sprovveduta – supplente alla quale avevamo fatto credere che, durante i compiti in classe, i banchi venivano ammassati al centro dell’aula e noi si stava tutti intorno, gomito a gomito, a svolgere il compito collettivamente. Il prof. Ballerini, mandato a chiamare d’urgenza, giunse febbricitante in aula. La “nota” sul registro, ampiamente meritata, valse un 5 in condotta a tutta la classe per il 2° trimestre di quell’anno. Sul prof. Ballerini sono rimasti nella memoria collettiva alcuni episodi, come quello del famoso “Look! (Guarda, attento!)” rivolto ad un passante che stava andando in pericolo e che pare gli abbia risposto “Lucc at saré te!” ed un altro di anni dopo, riguardante la sua caduta, con conseguenze mortali, in uno scavo proprio
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giovane storia
lunga,
davanti alla Bottiglieria Mombaruzzo di Via Garibaldi, dalla quale era appena uscito. Nel mio ricordo il prof. Ballerini ha un posto importante in quanto devo a lui ed al suo inglese se ho potuto ricoprire con successo l’incarico amministrativo più elevato in una società estera.
Ricordo con piacere la prof.ssa Cerri Tassi che ci insegnò Matematica e Fisica. La matematica comprendeva anche, in parte, statistica ed era pertanto utile a livello professionale. La professoressa Tassi riusciva a renderci comprensibili non solo formule e teoremi abbastanza ostici, ma anche le varie leggi e i principi della sica con la sua paziente esposizione. Alle interrogazioni ed ai compiti in classe non scherzava; come era disponibile ad assegnarti anche un 10, così poteva scendere sino al 2, se meritato o in caso di copiatura. Mi piace ricordare anche il professore di Edu-
cazione Fisica, Berardino David, ottimo docente che non chiedeva mai più di quanto uno fosse in grado di dare sicamente. Reduce della Campagna di Russia, da noi sollecitato, ogni tanto si abbandonava ai ricordi e, brevemente, ci parlava della terribile ritirata di Nicolajevka e del sospirato arrivo in salvo ad Odessa.
Per Ragioneria e Tecnica bancaria avevamo l’anziano prof. Bernardi, af ancato dall’assistente dott. Dallara che aveva l’incarico di supplire alle sue carenze in termini di organizzazione e di disciplina. Il prof. Bernardi aveva una conoscenza profonda delle materie contabili, purtroppo era troppo anziano per avere ef cacia nell’insegnamento. Una sua frase tipica era “Attenti bene”, pronunciata appena prima di enunciare un concetto importante. Il professore aveva una moglie giovane ed assai graziosa oltre ad una vasta collezione di quadri d’autore raf guranti fanciulle poco vestite.
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Una classe 5a dell’a.s. 1952-53.
Quando, avendo dimenticato qualche cosa, ci chiedeva di andargliela a prendere a casa, tra di noi si scatenavano… feroci battaglie per esser i prescelti.
Il dott. Dallara, conosceva assai bene la materia che insegnava; purtroppo, non aveva molta capacità di comunicazione e ci costringeva a lunghe “secchiate” sui libri di testo. Mi pare che, successivamente sia andato a ricoprire un incarico prestigioso nell’organizzazione europea a Bruxelles.
Insegnante di Diritto era l’avv. Cherchi. Autore di testi importanti, conosceva benissimo la materia e molto bene ce la insegnò, sia pure con metodi a volte un poco duri. Aveva avuto a che fare con la Marina (forse durante il servizio militare), e quindi tutti “dovevamo” iscriverci alla Lega Navale.
Nel corso della mia vita professionale, ho ritrovato l’avv. Cherchi in quanto dalla mia Società aveva avuto un incarico legato al recupero crediti; nel rivedermi, mi regalò l’ultima edizione del suo testo di Diritto Civile – con dedica –sul quale avevo tanto studiato e sudato.
La prof.ssa Bartolini Cella ci insegnò Scienze e Geogra a dalla prima sino all’esame. Con lei avevo “sfondato” in Scienze parlando, durante un’interrogazione, della capacità di rigenerazione degli arti e della coda delle lucertole. Per Geogra a, sino alla quarta mi aveva aiutato la passione per i viaggi che mi aveva “abbonato” a votazioni di tutto rispetto. Solo che in quinta, quando si trattò di apprendere e ricordare i dati economici, cadde l’asino, ossia il sottoscritto e, per mantenere un voto un po’ superiore alla suf cienza, mi dovetti mettere a studiare sul serio.
Penso che sia stata felice la prof.ssa Bartolini,
quando con altri ex allievi le spedimmo una cartolina dalla massima depressione del Mar Morto, con commento adeguato; poteva così constatare che i suoi insegnamenti non erano stati inutili.
Il docente di Economia era il prof. Ardigò. La complessità della materia e la necessità di completare per tempo il programma d’esame ci costrinsero a “secchiate” memorabili.
Per l’Italiano, l’insegnante dei primi due anni era stato il prof. Spigaroli che ci lasciò “sul più bello” per dedicarsi alla politica; nell’ultimo anno, gli subentrò la prof.ssa Fiorani, un tipo piuttosto so sticato che ci portò ben preparati all’esame. La differenza d’approccio alle materie tra i due docenti ci costò un po’ di fatica in quanto il loro modo d’insegnamento partiva da basi diverse: d’impostazione religiosa il primo, piuttosto laica la seconda. L’insegnante di Religione nell’ultimo anno fu don Tramelli, mentre in precedenza, si erano avvicendati altri sacerdoti. Il programma, come ci venne svolto da don Tramelli, comprendeva una notevole parte dedicata alla storia comparata delle varie religioni, quindi di grande interesse.
L’appello è quasi giunto al termine: mancano i Comandanti: il preside prof. Midili, vero amico degli studenti e sempre disponibile a comprendere – e scusare – le nostre tante mancanze; il vice-preside prof. Cagidemetrio, più duro e intransigente, ma ottimo compagnone quando lo ritrovai nella sua isola di Rodi. Purtroppo, salvo errori, di tutti i miei professori solo per uno vale il “Presente” ed è quello del prof. Spigaroli. Tutti gli altri, oramai, stanno svanendo tra le nebbie dei ricordi.
Domenico Antro
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una lunga, giovane storia
Omaggio a Federico Chabod
...Il repubblicano che aveva nel ‘59 sottoscritta la dichiarazione di astensione di Mazzini, diveniva dunque monarchico, parendo abbandonare gli antichi compagni di fede, tanto che il Mazzini, sin dal 3 gennaio 1865, in una violenta lettera lo tacciava di diserzione. E tuttavia il mutamento non signi cava contraddizione reale e sostanziale di animo e di pensiero. Comprenderlo, vuol dire anzi penetrare nel fondo del pensiero di Francesco Crispi. Sin dal 1859, in una lettera al Fabrizi egli affermava «Non ci è altro scopo da potere e dovere raggiungere che quello dell’ unità nazionale », continuando nel ‘61, in un discorso agli elettori di Castelvetrano «Il motto d’ordine “Italia e Vittorio Emanuele” da Garibaldi e da me proclamato e messo alla testa dei nostri decreti dopo lo sbarco di Marsala, racchiude tutto un programma ed io vi resterò fedele. È mio antico dovere, è stato il voto di tutta la mia vita, la conquista dell’unità italiana». In ne, il 18 novembre 1864 egli formulava de nitivamente alla Camera il suo credo politico: «Credo che il bene d’Italia non possa farsi che sotto quella bandiera, che ci guidò da Marsala al Volturno: Italia e Vittorio Emanuele. Questa bandiera è la sola che si possa tener alta
dall’Italia tutta: la monarchia ci ha unito; la repubblica ci dividerebbe. Noi siamo monarchici per il bene d’Italia». Affermazione chiara e precisa su cui Crispi ritornerà ancora, ad es. il 16 luglio 1891 «In Italia il partito unitario non fece mai questione di forma di governo. Prima viene l’essere, la vita di un popolo... Nulla di strano dunque se, dal 1859 in poi, io sia stato fedele alla Monarchia».
Tutto ciò signi ca porre per scopo supremo, e all’uomo di governo e a tutti i cittadini, l’esistenza unitaria e la saldezza della Nazione. Ma come siffatto pensiero legittimava il lealismo monarchico di Crispi, così esso determinava ad un tempo le caratteristiche più salienti della sua concezione politica.
Giacchè se la Nazione è valore supremo, occorre che la grandezza morale, la dignità di una nazione le siano riconosciute non pure dai suoi gli, ma altresì dalle altre genti; le quali ne devono sentire rispetto. Bisogna, in una parola, affermarsi nel mondo; il che corrisponde a sostenere che la politica estera è elemento essenziale nella vita di uno Stato, cioè dell’organismo giuridico-politico in cui si concretizza la Nazione.
«Non può ammettersi, dice Crispi, che un grande Stato per quanto favorito da natura, possa vivere
Lineamenti della concezione politica di Francesco Crispi1 1 Da una conferenza letta agli alunni del Corso Superiore il 12 ottobre 1927
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Il prof. Federico Chabod
nell’isolamento materiale, e, per quanto paci co, possa vivere nell’isolamento politico... Come al corpo dell’individuo, all’entità della nazione occorre per vivere aria respirabile. Senza di essa, non cesserebbe di intisichire che per estinguersi». E, altra volta, parlando dell’ Italia «Una nazione di 31 milioni di abitanti, che si eclissa, che si nasconde, che nulla conta nel mondo, è una gura geogra ca, e non una potenza” .
Egli vuole dunque una politica estera che assicuri alla sua patria un più alto posto nel mondo europeo; e si sdegna, allorquando gli pare che tale principio non venga seguito dai governanti.
Il 7 maggio 1885, replicando al Ministro degli Esteri Mancini, egli dice in piena Camera «Siamo dunque nel Mar Rosso e vi stiamo facendo, secondo il linguaggio dell’onorevole Ministro degli Affari Esteri, una politica modesta. Io non capisco le politiche modeste, massime in materia così grave……..». E nell’ 87 telegrafa al Depretis, Presidente del Consiglio «Godo che tua salute costantemente migliori. Duolmi che costantemente continui male politica estera che non fai e non lasci fare».
Tale è la sua preoccupazione fondamentale, ribadita in una lettera del 16 agosto 1892. «Noi non siamo irredentisti di mestiere che rumoreggiano ed impediscono il lavoro lento ma fecondo della diplomazia previdente e nazionale. Abbiamo però in mente l’Italia grande e quale deve essere». Ora l’Italia, pensa Crispi, ha un campo magni co d’azione: il Mediterraneo.
Su questo punto egli insiste continuamente, lamentando la situazione poco sicura in cui il paese si trova dopo il 1878. «Bisognava impedire che ci avessero chiusi in una cerchia di ferro, che ci avessero tolto nel Mediterraneo il cielo e il mare ai quali abbiamo diritto», scrive al Cavallotti nel 1882; e insiste «Ogni ministro, il quale lascia occupare territori nel Mediterraneo, fa una politica
fatale all’ Italia, la quale costerà molto sangue ai nostri posteri», chiarendo poi un’ altra volta, brevemente, ma ef cacemente il suo pensiero «Collocati nel centro dell’ Europa, tra il mare e il vecchio continente, a pochi passi dall’Africa, alle porte dell’Oceano e del Mar Rosso, là dove i nostri padri aprirono la via alla nuova civiltà, saremmo colpevoli di lesa patria se non allargassimo il campo della nostra attività economica». Programma di affermazione paci ca sì, ma non timida, dell’Italia nel mondo, che per Crispi è il pensiero animatore stesso di tutti coloro i quali hanno creata la nuova Italia e combattute le lotte del Risorgimento. «Fui imputato, dice egli nel 1892, di megalomania, perché volevo, come Garibaldi, un’Italia potente, perché miravo alla grandezza della patria nostra. Ma questo è un peccato originale per noi è il peccato di quanti, Mazzini alla testa, lavorarono per la costituzione di tutto il bel Paese in unità di Stato». E in una lettera del novembre 1891 «Certamente se continuano a governare coloro che hanno dimenticato le tradizioni della rivoluzione italiana, i suoi scopi, la grandezza alla quale miravamo, non solo ci immiseriremo all’interno, ma ci umilieremo sempre più di fronte all’estero…». Promuovere una politica estera che accresca il prestigio dell’Italia nel mondo vuol dire dunque continuare la grande tradizione del Risorgimento, e assicurare possibilità di vita alla Nazione, che è la meta suprema, a cui si devono subordinare anche le divergenze particolari di programmi politici. L’un concetto genera l’altro: s’intende, non con quella rigida coerenza e concatenazione con cui li può esporre lo studioso, ché, il Crispi non era un sistematico, né un teorizzatore. Ma i cardini del suo pensiero erano pure quelli che abbiamo rapidamente tracciati.
Chabod
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una lunga, giovane storia
Federico
I nostri caduti
Alla ne della prima guerra mondiale l’Istituto Tecnico “G.D. Romagnosi” ricordò gli ex allievi caduti durante il con itto con un “Albo d’Oro” (di cui si danno notizie più dettagliate nella sezione dedicata alle pubblicazioni) che, oltre i nomi, ne riportava i ritratti, lo “stato di servizio” e la motivazione delle eventuali decorazioni. Questo, non solo per onorarne la memoria e “avvicinare il loro sacri cio per la Patria all’anima dei nostri giovani alunni”, ma anche “per fornire un alto insegnamento alle nuove generazioni”. Nel contempo venne murata sulla parete destra prospiciente le scale d’ingresso all’edi cio una lapide marmorea commemorativa con incisi i nomi dei
caduti – ben sessantatrè – di cui poco meno della metà era “balzata dalla scuola alla storia”. Nello stesso anno 1920, si tenne una solenne cerimonia nel corso della quale venne pronunciato un discorso commemorativo, in seguito pubblicato. Anche negli anni successivi il ricordo di quei giovani eroi venne tenuto vivo, come risulta dall’Annuario dell’Istituto relativo all’a.s. 1929/30 in cui si riferisce che, per l’anniversario della Vittoria, in ogni classe venne letta la biogra a di uno dei caduti “per onorarne la virtù e il sacri cio”. Nulla in questo senso è stato fatto dal “Romagnosi” alla ne della seconda guerra mondiale, sia per i grossi problemi che si dovevano affrontare, sia – forse
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La lapide con i nomi degli allievi caduti nel con itto 1915-18
– perché gli animi, esacerbati dalle lacerazioni conseguenti alle lotte fratricide, non consentivano di valutare con serenità la situazione. Comunque, nel 1955 l’Istituto intitolò tre aule ad altrettanti caduti, a testimoniare l’eroismo di chi aveva dato la vita per un ideale di Patria; a Giovanni Nicelli, per la prima guerra mondiale: a Eugenio Cortinovis, per la seconda: a Pietro Inzani, per la Lotta di Liberazione. In occasione del 150° anniversario del “Romagnosi” si presenta l’occasione per colmare questa lacuna; ma se i professori-redattori dell’”Albo d’Oro”, uscito a soli due anni dalla ne della guerra 1915/18, lamentavano l’estrema dif coltà di reperire notizie e ricordi, utili a commemorare le gure degli allievi caduti, oltremodo ardua è stata la ricerca oggi, a 65 anni dalla ne del con itto, non solo per la mancanza di testimonianze coeve nei verbali e nei documenti conservati nell’archivio della scuola, ma anche per aver dovuto consultare una gran quantità di registri, pubblicazioni speci che e altro sull’argomento con risultati assai scarsi. Inoltre, nonostante l’invito rivolto agli ex compagni e alla cittadinanza a voler segnalare nomi e dati, non si sono avuti riscontri utili. A corollario, va poi aggiunto il fatto che molti allievi provenivano da altri Comuni e Province, e ciò ha reso impossibile sapere qualcosa di loro. Si riportano qui, pertanto, le indicazioni essenziali dei pochi caduti di cui si sono recuperate notizie esatte.
1. Bongiorni Paolo, nato a San Giorgio (PC) il 24/4/1909, diplomato in agrimensura nel 1928, tenente del reparto 101 Rgt. Fanteria, morto sul fronte tedesco in prigionia il 12/06/1945.
2. Bosoni Giovanni, nato a Rottofreno il 26/11/1921, diplomato geometra nel 1941. Caporalmaggiore nel 139 GR Artiglieria, deceduto sul fronte albanese il 26/03/1944.
3. Busca Giorgio, nato a Piacenza il 24/10/1906, diplomato nel 1925, sezione sico-matematica. Per tradizione famigliare si dedicò alla carriera militare, frequentando l’Accademia di Modena, specializzandosi nell’arma di Artiglieria pesante e quindi nell’Aeronautica, come capitano osservatore. Deceduto nel 1937 in missione di guerra nel cielo di Villarcayo (Spagna). Decorato di medaglia d’argento al V.M. alla memoria.
4. Cellie Giuseppe, nato a Ostuni il 26/07/1920, diplomato geometra nel 1939. Sottotenente del XVII Rgt. Artiglieria, divisione Fanteria. Deceduto in prigionia sul fronte russo il 21/12/1942.
5. Dodi Giuseppe, nato a Piacenza il 4/12/1907, diplomato ragioniere nel 1926. Impiegato presso la Ragioneria del Comune di Milano. Capitano di fanteria. Partecipò alla campagna di Russia nella divisione “Vicenza”, 277° Regg. Fanteria. Deceduto sul fronte russo in prigionia a Uciostoie (provincia di Tambov). Croce al merito di guerra.
6. Dodi Mario, nato a Buenos Aires, il 9/11/1918, diplomato geometra nel 1938. Capitano dell’esercito. Deceduto nel 1945 a Camerlona (Ravenna) a causa dello scoppio di un mortaio durante un’esercitazione militare.
7. Ferrari Antonio, nato a Piacenza il 22/7/1921. Dopo aver compiuto gli studi all’Istituto Tecnico “G.D. Romagnosi”, si iscrive alla Facoltà di Agraria. Come sottotenente opera nel Reggimento “Nizza Cavalleria”; dopo l’8 settembre 1943 viene fatto prigioniero dai Tedeschi. Riuscito a fuggire, ripara tra i partigiani della zona di Saluzzo, assumendo il nome di battaglia di “tenente Otto”. Per 18 mesi combatte nella Val Maira e nella Val Varaita.
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Nell’aprile del 1945 dopo aver liberato con azione di sorpresa 46 detenuti politici nella rocca di Saluzzo, viene ferito e catturato: gettato in carcere vi è lasciato morire dissanguato (21 aprile 1945). Alla sua memoria è stata concessa la medaglia d’argento al V.M.
8. Gazzetta Umberto, nato a Piacenza il 25/7/1915, Tenente degli Alpini. Caduto il 14/02/1941 a Mali Scindeli a Quota 1.178 (fronte greco-albanese). Deceduto in seguito a ferite riportate in combattimento. Decorato di medaglia di bronzo alla memoria. Il 6/5/1941 fu commemorato nel Consiglio Generale dell’Istituto Tecnico “G.D. Romagnosi” dal preside Giuseppe Conti.
9. Gorra Gaetano, nato a Bardi il 12/2/1913, diplomato ragioniere nel 1932. Tenente del 23° Artiglieria, divisione Fanteria. Deceduto sul fronte balcanico, l’8 settembre 1942. Unico uf ciale su un treno fatto deragliare dai partigiani, con soli venti uomini tentava di fronteggiare il nemico
più numeroso; accerchiato e sopraffatto, cadeva tra tto da molte pugnalate. Decorato di medaglia di bronzo.
10. Inzani Pietro, nato a Morfasso il 3/12/1914, diplomato ragioniere nel 1935, laureato in Scienze Economiche a Bologna; fu segretario comunale nelle province di Alessandria e Asti. Uf ciale della Divisione Alpina Iulia, partecipò agli eventi bellici in Grecia e nella penisola balcanica. Dopo l’8 settembre 1943, organizzò il movimento partigiano in Val d’Arda e in alta Valnure (nome di battaglia “Aquila nera”). Catturato dai nazifascisti venne fucilato a Ferriere il 7/1/1945. Decorato di medaglia d’argento al V.M. alla memoria.
11. Pallavicini Giuseppe, nato a Piacenza il 6/1/1915, diplomato geometra nel 1936. Tenente dell’esercito 1° Btg. T.r.t. Genio e Chimici. Deceduto sul fronte russo il 18/1/1943.
12. Paraboschi Ugo, nato a Gossolengo l’1/1/1910, diplomato ragioniere nel 1942. Partigiano della III Brigata della
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Due ex alunni caduti durante la seconda guerra mondiale: il capitano degli alpini Pietro Inzani e Ida Benedetta Pesaro (detta Tina), morta a Dachau.
una lunga, giovane storia Divisione Piacenza. Caduto in combattimento il 17/11/1944 presso Gragnano. Decorato di medaglia d’argento al V.M. alla memoria.
13. Righetti Edoardo, nato a Piacenza l’8/1/1914, diplomato geometra nel 1933, già assistente di Topogra a presso l’Istituto Tecnico Romagnosi di Piacenza e dottore honoris causa di Scienze economiche commerciali presso la Regia Università di Bologna. Sottotenente del 21° Regg. Artiglieria motorizzata “Trieste”. Proposto per la medaglia d’argento al V.M. sul campo. Partecipò alle seguenti campagne: Fronte occidentale, Fronte greco-albanese, Africa settentrionale dove cadde il 18/12/1941. Croce di guerra al V.M. sul campo.
14. Rubeglio Michelino, nato a Carpaneto il 24/11/1911, diplomato geometra nel 1931. Tenente nel Corpo Artiglieria da Campagna; decorato con Croce di guerra al V.M. per azioni belliche a Birgot (Spagna) nel 1936. Capitano di fanteria nel reparto distretti militari NN. Deceduto in
territorio metropolita il 4/10/1944.
15. Saldina Cesarino, nato a Besenzone il 14/06/1908, diplomato in agrimensura nel 1926. Tenente 57 Rgt. Art. Divisione Fanteria. Deceduto sul fronte croato il 31/8/1942.
16. Pesaro Ida Benedetta (Tina), nata a Castel San Giovanni il 13/10/1913, diplomata ragioniera nel 1932. Deportata politica, perché ebrea. Sostituì volontariamente la madre Bice, presa in ostaggio al posto del glio Emilio, ricercato per aver partecipato a manifestazione antifascista il 25 luglio 1943. Trasferita nel carcere di Piacenza, passò poi al campo di concentramento di Fossoli (Modena) e di qui, il 6 agosto 1944, ad Auschwitz. Ammalatasi di tifo petecchiale, venne portata a Dachau dove morì il 31/12/1944. Unitamente a questi caduti, si ricordano con affetto e riconoscenza tutti coloro di cui non si è saputo nulla, ma che pure si sono sacri cati per la libertà d’Italia e per un mondo migliore.
Gabriella Dodi
Altri ex alunni caduti nella seconda guerra mondiale: il capitano di fanteria Giuseppe Dodi e Antonio Ferrari (tenente Otto).
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Le biblioteche
“Viaggiare” attraverso la Biblioteca dell’Istituto Romagnosi non pare, d’acchito, particolarmente allettante: sembra un po’ arido aggirarsi tra scaffali e inventari, carte d’archivio, les e schede bibliogra che! Eppure, a mano a mano che si procede, l’itinerario si fa più interessante: ne emerge lentamente uno spaccato della vita della scuola nelle sue diverse sfaccettature, in relazione con la realtà in cui ha operato per i 150 anni della sua “giovane” storia. Due sono, in realtà, le Biblioteche dell’Istituto: una, la Biblioteca Nuova, è al piano nobile dell’edi cio: consta di tre sale, ben illuminate ed accoglienti, che affacciano sul lato principale dell’edi cio, prospiciente via Cavour; l’ambiente più vasto è arredato con antichi armadi in mogano, noce e ciliegio, di pregevole fattura e ben conservati. Vi si trovano le opere più prestigiose destinate alla sola consultazione. Gli altri due ambienti sono meno ampi, hanno scaffalature metalliche a vetri: vi si conserva la maggior parte dei libri di più agile consultazione, disponibili per il prestito. La Biblioteca Nuova è completamente informatizzata e funziona quotidianamente per la consultazione e il prestito a studenti ed insegnanti. L’altra, la Biblioteca Vecchia, è nel seminterrato, occupa un vasto locale dal sof tto a volta dai bei mattoni a vista e accoglie pubblicazioni antiche e, talune, prestigiose. In essa si trova anche parte della documentazione originale dell’Istituto, conferita all’Archivio di Stato e qui custodita accanto ai Cataloghi e agli Inventari, i primi risalenti all’Ottocento; è chiusa al pubblico ma funziona come centro di documentazione.
Cominciamo il nostro viaggio da quest’ultima.
Dall’Inventario n.3, un grande catalogo scritto a mano e rilegato in cartoncino marmorizzato, si può desumere che gli acquisti librari, registrati in ordine cronologico, cominciano il 25 marzo 1883; la sequenza continua ordinatamente no al 2 marzo 1903. Ma già dal 1875 compaiono acquisizioni di volumi, seppure non ordinati cronologicamente. E, a leggere con più attenzione, appare chiaro che molti altri volumi dovevano essere in carico, ancora precedentemente, alla Biblioteca del “Regio Istituto Tecnico Romagnosi” (questo è il timbro che vi si trova stampato). Traccia di ciò è in non pochi volumi timbrati anche “Società degli studenti” o “Scuola secondaria Italiana”, istituzione scolastica, quest’ultima, di natura tecnica e professionale, fondata con decreto dei Ducati nel 1856 a vantaggio dei giovani non destinati all’università; l’Istituto, è probabile, ne ha ereditato il patrimonio librario. Certo è che, aggirandosi tra gli alti armadi a vetro, si trovano volumi editi molto prima del 1859, anno dell’entrata in vigore della Legge Casati; alcuni esempi: “Lettre du Cardinal Bentivoglio” stampato a Bruxelles nel 1713; oppure “Pharmacopeae taurinenses” stampato a Torino nel 1736; e ancora “Orlando innamorato” e altri 5 volumi dell’Opera Omnia di M.M. Boiardo, edita dalla Società tipogra ca dei classici italiani (Milano) nel 1828; e per citare solo un ultimo esempio “Nuovo prospetto di Scienze Economiche” 6 volumi Opera Omnia di Melchiorre Gioia, edita nel 1815. E l’elenco potrebbe continuare… La conside-
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razione che se ne può trarre è che, quando il Regio Istituto Tecnico cominciò effettivamente ad operare, nel gennaio del 1862, la sua biblioteca era ormai discretamente fornita e poteva ben funzionare.
Moltissime, tra le opere dell’Ottocento e del primo Novecento, sono scienti che: riguardano la zoologia, la botanica, la mineralogia, l’agrimensura e le costruzioni, soprattutto la chimica e le matematiche…. e non può che essere così dal momento che la scuola nacque con le “sezioni” di Meccanica, Ragioneria, Fisico-Matematica e Agrimensura; se la sezione di Meccanica non partì mai, le ultime due funzionarono rispettivamente no alla nascita del Liceo Scienti co negli anni Venti e della sezione Geometri negli anni Trenta.
in cui sono raccolte numerose pubblicazioni antiche.
Stupisce non poco scoprire che moltissimi di tali testi, specie i più antichi, sono editi all’estero, in lingua francese e tedesca; taluni recano sottolineature, postille a penna o a matita, glosse. Se ne può ricavare che il corpo docente era piuttosto preparato e, ancor più, aggiornato se faceva comprare addirittura fuori con ne materiale librario su cui studiare, preparare o impartire le lezioni!
Numerose sono poi le opere letterarie per l’insegnamento delle lingue straniere, maggiormente quelle in francese e tedesco, in minor numero e ben più tardive (ultimo decennio dell’800), in inglese; si trovano addirittura opere classiche – “Iliade”, “Odissea”, “Georgiche” e altre – in lingua francese o tedesca. Ancor più numerose sono le opere di Lettera-
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La Biblioteca Vecchia, situata al piano seminterrato dell’Istituto,
tura Italiana, dai classici due-trecenteschi, agli autori del primo Novecento, accanto ai saggi critici che spaziano dal Tommaseo al Momigliano, dal Baretti al Serra, dal De Sanctis al Graf, al Russo, al Bardi.
Probabilmente nel corso del trentennio dalla sua fondazione, la Biblioteca si arricchì e dovette essere riordinata: a ridosso del 1906 una relazione dell’allora preside, Luigi Michele Coppola, dà conto di una sistemazione complessiva con l’elenco dei libri registrati e di quelli eliminati; da questo stesso documento si ricava che la Biblioteca era costituita da due sezioni: una per gli Studenti, l’altra per gli Insegnanti. Così in una seduta del Consiglio dei Docenti dell’11-12-1916, si dice che la Biblioteca comprendeva “letture istruttive e amene” destinate ai giovani e “opere di cultura e scienti che numerose e utili” destinate ai docenti. Sono anni di guerra, della Grande Guerra e, nella scuola, se ne sente chiara l’eco: il Preside, nella sua relazione, lamenta le dif coltà economiche a causa degli insuf cienti fondi che ha ricevuto dal ministero; in compenso elenca i contributi di studenti ed alunni per il sostentamento dei soldati al fronte: “dal gennaio al febbraio 1918 il denaro per la lana ed i libri (123) per i soldati è di Lire 121.30…, in aprile/maggio è di Lire 65,70 per gli aeroplani per l’esercito…, di 43 Lire per la propaganda patriottica”. Evidentemente anche l’Istituto Tecnico Romagnosi è parte del “fronte interno”! E il dirigente aggiunge che la guerra ha in uito sulla popolazione scolastica: “su 286 alunni, tra marzo e aprile, ben 66 abbandonarono la scuola”. Eppure l’attività didattica, pur tra mille difcoltà, prosegue: 938 Lire sono spese per l’acquisto di libri (1918) per la Biblioteca Alunni che conta 300 volumi e che, solo due anni dopo, ne possiede già 530.
Nel 1924/25 fu ulteriormente arricchita di “libri importanti e anche di classici latini, secondo i nuovi programmi” come recita la relazione del Preside: si tratta della Riforma Gentile che ha istituito il Liceo Scienti co temporaneamente nello stesso edi cio di via Cavour 45. Nel 1927 il preside E. Maccaferri stanzia per la Biblioteca 2000 Lire; l’anno dopo oltre 1000; arriva a 1500 per i due anni successivi: cifre considerevoli rispetto al passato, ma anche in termini assoluti: è evidente dai cataloghi che molte delle opere entrate in quegli anni in Biblioteca sono di quelle care al regime. Per non citarne altre basti far riferimento alla raccolta dei “Discorsi pubblici pronunciati dal Duce” (dall’Interventismo al 1935).
Dieci anni dopo, il nuovo preside Nino Conti, scrive che i libri della Biblioteca Alunni sono 1008 e quelli della Biblioteca Professori 5884; nello stesso documento (Relazione nale) dà conto dell’avviata loro razionalizzazione “con la redazione di un nuovo inventario”… ma anche “con la compilazione di uno schedario moderno e pratico”. Si tratta dello schedario ancora presente negli anni ’90, poi sostituito dai les del programma ora in uso.
Non meno interessante è leggere la dichiarazione dello stesso dirigente che, l’anno successivo (1938/39), scrive: dalla biblioteca “saranno eliminate le opere di autori ebraici che già da tempo non si danno più in lettura”. E’ l’effetto della promulgazione delle vergognose leggi razziali volute dal regime e sottoscritte da Vittorio Emanuele III.
In quello stesso anno, 5978 sono i testi della Biblioteca Professori: tra gli acquisti “si è creduto opportuno fare largo posto alle opere di argomento coloniale, perché offrono ai docenti la possibilità di un insegnamento più approfondito e concreto della conquista e della vita dell’Impero Italiano”. D’altro canto – si dice –“i giovani amano leggere quasi esclusivamente
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libri di guerra, ma di guerre recenti e di politica attuale... opere ove appaiono personalità energiche, risolute, tenaci, di grande rilievo”. Sfogliando l’elenco dei libri acquistati in quel 1939 si trovano, tra i tanti, “La guerra d’Etiopia” di Badoglio, “La storia della rivoluzione fascista “ di Farinacci, “Io in Africa” di Benelli e via elencando!
Comunque le necessità impellenti sono altre: nel 1941/42 il dirigente scolastico, nella sua relazione nale, dice che, se “… il riordino della Biblioteca è rimasto sospeso per l’assoluta mancanza di personale”, la scuola si è dovuta attivare nella raccolta del ferro, della lana onde realizzare indumenti, fatti dalle alunne, per i combattenti”. La tragedia della seconda guerra mondiale irrompe nella vita anche di chi non è al fronte con il suo carico di precarietà i cui ri essi si vedono anche a scuola! Dopo il 1943/44 mancano infatti le relazioni del Preside; nell’ultima, prima che si interrompano, si percepisce una certa confusione e compare la notizia che “il materiale didattico e scienti co è sfollato, con l’archivio, presso la caserma dei Carabinieri di Bobbio”.
Faticosamente, nel dopoguerra, si ripristina il funzionamento della Biblioteca: nel 1948/49 il preside Midili sollecita “acquisti numerosi” perché molto è andato perduto; l’anno successivo ancora si ribadisce che “una gran parte dei libri vennero dispersi durante il periodo dell’ultima guerra“, altri, che erano adatti per gli alunni del cessato Corso Inferiore dell’Istituto Tecnico, furono donati alla locale scuola Media Manzoni.
Nel 1951/52 la Biblioteca inizia ad essere ristrutturata secondo le direttive del preside Midili perché molti testi mancano, molti altri sono consunti o superati; alcuni, più adatti ad una Civica, vengono passati alla “Passerini Landi”; in ne vengono acquistati numerosi volumi relativi al secondo con itto mondia-
le, alla realtà delle persecuzioni nazifasciste, all’internamento e allo sterminio nei campi di concentramento. Ma solo nel 1953 la Biblioteca Alunni torna ad operare: la dotazione iniziale è di 133 volumi. Come si vede “lo sperperìo della guerra” era stato grande! Negli anni ’60/70/80 il patrimonio librario aumenta notevolmente grazie a molti acquisti e alle donazioni, tra cui quella del rag. Mario Rossi per onorare la memoria del fratello prof. don Luigi Rossi avvenuta nel 1987 e quella del prof. Achille Zioni negli anni ‘90, entrambi docenti dell’Istituto.
Nel 1990/91 il preside P.A. Torlaschi dispone il riordino della Vecchia Biblioteca: lavoro impegnativo durato qualche anno. Nel 1998 il numero dei volumi aumenta anco-
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una lunga, giovane storia
La Biblioteca Nuova, situata al primo piano dell’Istituto.
ra: l’Istituto Romagnosi eredita la Biblioteca dell’I.T.C. Einaudi, ritornato “alla casa madre” da cui era nato nel 1975. Da quell’anno inizia l’informatizzazione dei testi posseduti, ora elencati in un ef ciente catalogo elettronico per il prestito e la consultazione; in analogo supporto elettronico sono descritti anche i volumi e le pubblicazioni della Vecchia Biblioteca. E allora, se non c’è scuola senza libri, l’Istituto Tecnico Romagnosi di libri ne possiede davvero tanti: 19.850 tra volumi e riviste nella Biblioteca Nuova, 5.200 nella Vecchia Biblioteca senza contare i periodici quali ad esempio “La Biblioteca Italiana” i cui numeri vanno dall’Ottocento ai giorni nostri ed occupa diversi armadi del seminterrato.
Nel breve “viaggio” tra gli scaffali, affollati di opere di ogni genere, il ritratto della Biblioteca è certo incompleto e, a tratti, molto lacunoso: eppure le sue linee di fondo appaiono nitide: si tratta di un cospicuo patrimonio librario e di un considerevole sistema di saperi per una scuola che, n dalle origini, ha voluto e saputo essere ricca ed aggiornata, in alcuni settori – quelli d’elezione come il Diritto e la Ragioneria, ma non solo – addirittura all’avanguardia, non da ultimo perché non ha trascurato di conservare e valorizzare, col suo patrimonio librario, la sua migliore tradizione culturale e didattica.
Antonella Carini
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giovane storia
una lunga,
Un’altra immagine della Biblioteca Nuova.
La biblioteca dei sogni
Dopo oltre mezzo secolo, ci siamo rivisti nel corso di una manifestazione degli “Amici del Romagnosi”. Dopo tanto tempo abbiamo dovuto… aggiornare le nostre sembianze; ma, con l’insegnante allora addetta alla Biblioteca Alunni i ricordi sono immediatamente cominciati ad af uire facendoci rivivere tanti momenti lieti e divertenti del passato. La “prof.” – come oggi si dice –non è stata mia insegnante (lo era nelle sezioni femminili); essendo però addetta – oltre che alla Biblioteca – anche al Turismo scolastico, era in genere la guida e accompagnatrice ufciale nelle diverse gite a cui potevano partecipare tutti gli allievi del “Romagnosi”, maschi e femmine, reclute ed anziani. Fra le tante,
abbiamo ricordato escursioni effettuate in pullman a Portovenere e a Pisa, delle quali è rimasto qualche documento fotogra co Una fonte importante e ricca di ricordi è stata anche la piccola Biblioteca dell’Istituto riordinata ed organizzata dopo la parentesi del periodo bellico. Erano gli anni in cui si stava intensi cando la produzione di libri di viaggi, di esplorazioni, di ricerche archeologiche che a noi maschi piacevano moltissimo. Ritenevamo fortunati quei personaggi che in lontani secoli avevano viaggiato in tutto il mondo – Marco Polo, Giovanni e Sebastiano Caboto – o che, come Folco Quilici e Maner Lualdi, avevano lmato aspetti di mondi a noi sconosciuti; o anche come Ceram, sir Wooley, Fawcett ed al-
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Anno 1956. Gita a Pisa e Portovenere. Alcuni studenti nella Piazza dei Miracoli di Pisa; il secondo da destra è Domenico Antro.
Anno 1956. Alcuni alunni ritratti con lo sfondo del mare di Portovenere.
tri, i quali fra le sabbie dei deserti o nelle foreste del Centro e Sud America avevano trovato tracce di civiltà sepolte e ne avevano scritto. Allora la televisione era agli inizi; non vi erano telefonini ed altri marchingegni… perditempo; per moltissimi di noi, la lettura era il massimo dell’evasione ed un fortissimo stimolo alla fantasia. E poiché la prof. bibliotecaria condivideva tanti dei nostri interessi, avevamo cominciato a presentare richieste d’acquisto di libri dei generi da noi graditi, mettendola a disagio fra l’impossibilità di accontentarci, presentando la richiesta alla Direzione della Scuola (che aveva peraltro già stabilito l’ammontare della somma destinata alla Biblioteca), e il desiderio di soddisfare le nostre istanze. Fu da questo che nacque una proposta avanzata da un gruppo di affezionati lettori, cioè di far pagare un piccolo contributo per ogni volume preso in prestito in modo da raggiungere una somma che avrebbe consentito di acquistare qualcuno dei libri che stavano uscendo e che maggiormente interessavano (mi sembra fossero 50 cent.).
Una volta ragionieri, vennero meno le motivazioni per restare in collegamento con la scuola; alcuni continuarono gli studi, talvolta tornando anni dopo al “Romagnosi” come insegnanti; altri trovarono lavoro in banche o imprese di Piacenza o di altre città italiane o addirittura all’estero, attuando una vera e propria diaspora. Per parecchi di noi si potè realizzare (almeno durante le ferie) la possibilità di effettuare alcuni di quei viaggi su cui si era fantasticato leggendo i libri della Biblioteca del nostro Istituto. Ai più fortunati, per la loro attività, toccò il destino di viaggiare nei Paesi sognati; altri, invece, ebbero addirittura il tempo e la voglia di scriverne. Attraverso la stampa abbiamo potuto seguire i viaggi di questi nostri amici vagabondi per lavoro o per… scelta, fra cui anche la nostra bibliotecaria di tanti anni fa.
Mi piace pensare che fu proprio dai libri della Biblioteca Alunni che si sviluppò quella nostra voglia di sapere, di conoscere, di vedere che tuttora ci accompagna.
Domenico Antro
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laboratorio di Fisica
Con il R° Decreto 13 novembre 1859 il re Vittorio Emanuele II licenzia la legge che disegna l’organizzazione della Pubblica Istruzione e che sarà gradualmente applicata a tutto il Regno. L’istruzione tecnica è certamente la novità di maggior rilievo e si farà sentire con un peso sempre più esteso col trascorrere degli anni. E’ al passo con i tempi e permetterà la preparazione dei quadri intermedi che dovranno sviluppare le attività industriali e commerciali. Tra i vari insegnamenti che devono essere dati nei sei anni dell’istruzione tecnica, nel primo triennio della Scuola Tecnica troviamo: “Elementi di storia naturale e di sico-chimica” e nel secondo triennio degli Istituti Tecnici: “Chimica, la sica e la meccanica elementare”. Più avanti viene precisato che “Questi insegnamenti saranno dati, tanto per il primo che per il secondo grado, sotto l’aspetto dei loro risultati pratici e particolarmente sotto quelli delle applicazioni…”. Inoltre si stabilisce che l’istruzione classica e quella tecnica devono essere tenute del tutto separate: [Le scuole e gli istituti tecnici] dovranno mantenersi distinti dai ginnasi e
di Gay-Lussac
dai licei. “In ogni caso la direzione immediata degli stabilimenti tecnici istituiti da questa legge non potrà mai essere af data alla stessa persona cui è af data quella de’ precitati istituti d’istruzione secondaria ”.
Quando a Piacenza vennero fondati, sia l’istituto tecnico che il liceo classico si trovavano nel Collegio di S.Pietro (l’attuale sede della biblioteca comunale “Passerini Landi”) ed utilizzavano, non senza qualche dissapore e mugugno, le stesse apparecchiature. Nel 1870 il liceo venne trasferito nell’attuale via Taverna. Le apparecchiature vennero divise tra i due indirizzi. Nacque però un contenzioso sulla proprietà delle apparecchiature di sica che nel 1821 il marchese Bernardino Mandelli aveva lasciato con scritto testamentario alle scuole comunali di allora. Queste apparecchiature erano quelle da lui acquistate a Parigi nel 1806 insieme alla strumentazione usata dal Sacchini per la costruzione dei telescopi. Il Comune pretese che queste restassero alla scuola tecnica di cui aveva la gestione. Una parte notevole di esse, sopravvissute a tante vicissitudini, si trova ancora al “Romagnosi”.
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Il
Apparecchio
Il laboratorio di Fisica, quando nasce la scuola tecnica a Piacenza, ha un’ottima collezione di macchine e strumenti per trattare in modo completo tutti i vari argomenti della sica del tempo. Questa dotazione deriva in parte dagli acquisti fatti dal Comune nei tempi precedenti. Don Giuseppe Veneziani, che curò questo laboratorio ininterrottamente dal 1806 al 1836, lasciò, alla sua morte nel 1853, tutte le sue apparecchiature alla scuola di S.Pietro. Molto più consistente è il materiale acquisito tramite il lascito testamentario del marchese Bernardino Mandelli: tutta la strumentazione necessaria per svolgere un corso superiore di sica. Per le nalità delle scuole tecniche alcune di queste apparecchiature sono n troppo raf nate e richiedono una conoscenza superiore dello strumento matematico. Nella sezione di meccanica troviamo il classico piano inclinato galileiano per lo studio del movimento dei corpi pesanti vicino alla supercie terrestre. C’è anche una sua variante più recente: la monumentale “Macchina di Atwood” alta 2,30 metri. Permette di misurare con estrema precisione l’accelerazione di gravità. Tra le attrezzature lasciate da don Veneziani una evidenzia un paradosso riguardante la discesa dei corpi lungo tre diverse traiettorie che hanno lo stesso punto di partenza e di arrivo: la prima ha un pro lo rettilineo, la seconda è un arco di circonferenza, la terza è un arco di cicloide. Facendo partire simultaneamente tre sfere, che percorreranno i diversi cammini, per prima giungerà quella che ha descritto la ci-
cloide. Il cammino più lungo richiede il minor tempo!
Un bell’esemplare di un apparecchio per lo studio della forza centrifuga testimonia come fosse sentito il problema epistemologico della de nizione della Forza. E’ possibile far notare con questa macchina l’analogia tra lo schiacciamento di una sfera elastica in rotazione e lo schiacciamento ai poli della Terra a causa della rotazione attorno al proprio asse. Fin dalla metà del ’700 si discuteva sulla natura delle forze e sui loro effetti. Le forze allora si dividevano in reali ed apparenti. Così la forza centrifuga, che produceva effetti assai vistosi, era considerata apparente. Un bel problema!
Einstein lo pose nei fondamenti della relatività generale. Lo studio delle macchine semplici, come i diversi tipi di leve, carrucole, sistemi di trasmissioni con ruote dentate o cinghie, vari tipi di ingranaggi, si avvale di una strumentazione completa. Molto studiati sono i meccanismi che governano il moto degli orologi come l’àncora e lo scap-
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giovane storia
una lunga,
Modello di maglio a palmola
Modello di eccentrico con alette
pamento. Meraviglia sempre la coclea di Archimede che, sfruttando solo il moto rotatorio di una spirale cilindrica, riesce a far salire i liquidi. Nella sezione riservata ai gas troviamo uno strumento simile a quello realizzato da GayLussac. Con questo si può studiare la tensione dei vapori in aria rarefatta e confrontarla con quella che si ha nelle condizioni comuni di pressione. Esperienze di questo tipo, che convalidano le leggi enunciate da Dalton, rappresentano i primi passi che la sica e la chimica fanno insieme per indagare la struttura della materia, proprio l’argomento più avanzato dell’attuale ricerca di base. Sempre per fare il vuoto, nel Laboratorio di Fisica esiste una pompa da vuoto ad un cilindro, ancora in ottimo stato, acquistata nel 1872, una pompa a mercurio di Gaede del 1910 ed una pompa rotativa comprata successivamente. Il vuoto ottenuto con le varie macchine è sempre più spinto. Con queste apparecchiature si studiano fenomeni molto importanti come il comportamento dei gas rarefatti nei campi elettrici o l’emissione di elettroni dai catodi metallici in presenza di forti campi elettrici.
Abbiamo poi una vera e propria collezione di barometri di varie epoche. Stava crescendo l’interesse per le previsioni meteorologiche legate alle variazioni della pressione atmo-
sferica. Sulla formazione e propagazione dei suoni si possono fare molti esperimenti e misure. E’ presente, come in tutti i laboratori dell’epoca, il “sonometro” per lo studio dei suoni prodotti da corde vibranti. Inoltre un mantice, a cui si possono applicare 26 tubi sonori, permette di esaminare i suoni degli strumenti musicali ad aria ed a ato. I risonatori di Helmoltz, una serie di cilindri di ottone di diverse dimensioni, entrano in risonanza solo a precise frequenze dei suoni. Tramite il tremolìo di una ammella che esce da una capsula manometrica collegata ai risuonatori, si può misurare la frequenza dei vari suoni. La prima rivoluzione industriale, che iniziò in Inghilterra alla ne del Settecento, indirizzò gran parte della ricerca dell’800 allo studio del calore ed alla costruzione di macchine termiche. Nacque la termodinamica per studiare le trasformazioni dell’energia. Anche il nostro laboratorio mostra chiaramente l’interesse per queste novità che in una scuola tecnica sono di fondamentale importanza. Troviamo diversi calorimetri, tra cui quelli di Lavoisier-Laplace, Regnault, per misurare i calori speci ci di vari materiali. Per lo studio delle varie trasformazioni dell’energia esiste una curiosa apparecchiatura proposta da Tindall. Si fa ruotare un cilindro di otto-
Modello di vite senza ne
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Modello di eccentrico comune
ne (in cui è stata introdotta un po’ d’acqua) chiuso con un tappo, tra due ganasce serrate di legno. L’attrito, prodotto dallo sfregamento, scalda l’acqua no all’ebollizione e fa saltare il tappo. Numerosi sono i modelli di macchine a vapore corredati da apparecchi che spiegano particolari costruttivi come il cassetto di distribuzione del vapore. Abbiamo anche un piccolo motore a caldaia verticale, acquistato ad Hannover (Germania) nel 1908, e alcuni modelli dei primi motori a combustione interna. L’apparecchio di Carrè per fare il ghiaccio e la pentola di Papin, per far bollire l’acqua ad una temperatura al di sopra dei 100 gradi, sono gli antesignani dei nostri frigoriferi e pentole a pressione. L’elettromagnetismo nasce proprio all’inizio del 1800. Le applicazioni tecnologiche delle scoperte in questo campo sono quelle che più condizionano il nostro vivere quotidiano e che hanno prodotto le più importanti trasformazioni industriali.
Le prime esperienze di elettrostatica risalgono alla metà del ’700. Nel laboratorio sono presenti le apparecchiature usate per studiare questa materia. Una macchina di Ramsden, acquistata a Parigi nel 1806, è corredata da numerosi accessori che permettono un’indagine accurata dell’elettrostatica. E’ possibile produrre scariche elettriche che rendono luminosi dei bastoni di vetro o producono effetti simili nei quadri scintil-
lanti, fulminanti o provocano la “gragnola elettrica”. Alcuni strumenti, come la bilancia di Coulomb, hanno permesso di fare le prime misure delle forze con cui gli oggetti elettrizzati interagiscono, delle differenze di potenziale elettrico e hanno evidenziato l’esistenza di una elettricità positiva e negativa. Volta contribuì a questa ricerca inventando l’elettroforo e l’elettroscopio condensatore. Nel laboratorio ne esistono diversi esemplari. La vera svolta nello studio dell’elettricità si ebbe nel 1800 quando l’invenzione della pila, che si deve a Volta, permise di studiare le correnti elettriche e i loro effetti. La corrente elettrica è sempre associata ad effetti magnetici. Farady, scienziato inglese che intorno al 1820 studiò gli effetti magnetici e dinamici delle correnti, descrisse le relazioni tra campi magnetici ed elettrici e mostrò come con magneti e correnti si potevano produrre dei moti rotatori. Al “Romagnosi” ci sono tutte le apparecchiature adatte per ripetere queste esperienze. Quasi contemporaneamente Ampère impostò una teoria completa per interpretare l’insieme dei fenomeni derivati dalle correnti elettriche. Costruì anche un complesso di strumentazioni per convalidarla. Gli strumenti, presenti in laboratorio, riguardanti le esperienze proposte da Ampère, sono una copia fedele di quelli da lui usati. Anche la genesi e l’evoluzione
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Modello di ingranaggi Modello di ingranaggi
dei motori elettrici può essere colta attraverso le copie in possesso dell’Istituto. I primi motori, come quelli di Ladd, di Forment, avevano un rendimento praticamente nullo perché il consumo delle batterie usate per farli funzionare superava il vantaggio prodotto dal motore. Osservando invece una copia del motore elettrico che Pacinotti inventò nel 1860 vediamo una vera rivoluzione perché questo funzionava ad induzione elettrica con un indotto rotante ed un induttore sso e poteva, in tal modo, fornire un buon momento motore o generare corrente ed aveva un ottimo rendimento. Agli inizi del ’900 Augusto Righi, professore di Fisica all’Università di Bologna, studiava le onde elettromagnetiche prodotte da scariche elettriche, la loro propagazione e la loro ricezione. Tra i suoi alunni, Guglielmo Marconi realizzò delle apparecchiature che riuscivano a generare onde elettromagnetiche ed a ricevere i segnali trasportati da queste anche a grandi distanze. Un apparecchio completo del tipo di quelli inventati da Augusto Righi e un oscillatore a quattro sfere testimoniano come il laboratorio del “Romagnosi” fosse in quel periodo aggiornato. Sono presenti anche un paio di coherer inventati da Calzecchi Onesti ed usati inizialmente da Marconi per rivelare l’arrivo di onde elettromagnetiche. Sono delle piccole ampolle di vetro che contengono della limatura metallica. L’arrivo delle onde elettromagnetiche di determinate frequenze è rivelato dalle vibrazioni nella limatura. Anche la sezione di ottica ha una dotazione completa di strumenti. La camera oscura per riprodurre le immagini su di una super cie translucida, la camera di Amici dove la riproduzione delle immagini viene fatta con l’uso di un prisma di vetro, la macchina fotogra ca, il cinematografo documentano, n dall’origine, l’evoluzione della riproduzione delle immagini. Tanti sono gli strumenti per studiare il
Sistema di ruote dentate
comportamento della luce: specchi per lo studio della ri essione, prismi per la rifrazione e la scomposizione, spettroscopi per l’analisi degli spettri destinati allo studio della composizione chimica delle sostanze. Curioso è uno strumento chiamato “Microscopio solare”. Un tempo si usava un raggio di luce solare per illuminare i preparati microscopici e per le esperienze di ottica. Ad una nestra veniva applicata una lastra opaca con una fenditura attraverso la quale passava un raggio solare. Per non far mutare la direzione del raggio al variare della posizione del sole, si usava un “eliostato”: un congegno meccanico che, una volta caricato, spostava due specchi piani in modo tale che il raggio ri esso non cambiasse direzione. Intorno al 1830 Macedonio Melloni, professore all’Università di Parma, studiò la radiazione termica dei corpi utilizzando una pila termoelettrica (il primo sensore della storia della scienza). Questa trasforma in correnti elettriche gli effetti prodotti dalla radiazione termica. Le piccole correnti prodotte vengono misurate con un galvanometro. La termopila e il galvanometro sono stati costruiti dal Nobili. Studiando questi effetti tramite la misura delle piccole correnti prodotte, Melloni mise in evidenza che la radiazione termica emessa dai corpi era della stessa natura delle onde
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luminose percepite dall’occhio perché veniva ri essa, rifratta, scomposta, polarizzata e dava luogo a fenomeni di interferenza e di diffrazione. Anche questo apparato per lo studio della radiazione termica è presente nel laboratorio del “Romagnosi”.
Ho descritto solo una piccola parte delle storiche apparecchiature di sica presenti nell’Istituto. Non deve sfuggire la notevole cultura scienti ca degli insegnanti che si sono succeduti in un intervallo di tempo così lungo e che hanno utilizzato, ed a volte costruito, queste apparecchiature.
Un ringraziamento va a tutti coloro che si sono adoperati af nché questo prezioso patrimonio non andasse disperso.
Renato Sampaolo
Discesa libera a tre vie. Inizio secolo XIX. Lascito di don Giuseppe Veneziani al Comune di Piacenza.
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ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
Sistema a trasmissione conica
Parlare di borse di studio è, da un lato, l’occasione per proporre un “albo d’oro” degli alunni che si sono distinti per il pro tto scolastico; ma, dall’altro, è anche il modo per testimoniare riconoscenza a coloro che, in veste di promotori e di nanziatori delle erogazioni, hanno scelto la via della collaborazione con il “Romagnosi”.
Onorare la memoria di un insegnante o di un alunno scomparsi, perpetuarne il ricordo, garantire la continuità della loro presenza con un gesto generoso che si realizza nell’ambito della scuola – e a favore di chi la frequenta con impegno ed ottimi risultati – è un modo per credere nell’importanza dello studio e della formazione, per riconoscere ed incentivare il merito, già negli anni che precedono l’attività lavorativa.
Sotto il pro lo degli aiuti economici agli allievi, va messo in evidenza che, in aggiunta alle somme poste a disposizione da terzi attraverso le borse di studio, l’Istituto è sempre intervenuto anche direttamente. La Cassa Scolastica “Italo Giacomelli” ha concesso per decenni tanti piccoli, ma signi cativi, sussidi ad alunni meritevoli e bisognosi. Ugualmente, la scuola è andata incontro alle esigenze degli studenti erogando contributi per l’acquisto dei libri di testo.
Un ultimo accenno va fatto al bene cio dell’esonero totale o parziale delle tasse scolastiche. Per lungo tempo, specie a partire dalla prima guerra mondiale, sono state accolte annualmente parecchie decine di domande di esenzione di questo pagamento. Le causali più frequenti che giusti cavano l’accoglimento
Le borse di studio: monumenti più duraturi del bronzo
delle istanze niscono per essere anche uno specchio dei tempi. I bene ciari erano orfani di guerra, gli di invalidi, studenti che appartenevano a famiglie numerose o che si distinguevano per il merito. Nell’anno scolastico 1976/77 appare la prima esenzione per “nazionalità straniera”.
Legato Poggi
A partire dal 1910 si trovano notizie riguardanti il benefattore Poggi che, nel proprio testamento, aveva disposto un legato a favore del “Romagnosi”, prevedendo espressamente che fosse rogato a bene cio del gabinetto di chimica e di storia naturale.
Il legato, che era amministrato dal Comune di Piacenza, veniva utilizzato per l’acquisto di materiale scienti co e didattico. Dai bilanci preventivi e consuntivi emerge che le somme a disposizione oscillavano tra L. 600 e L. 900
Cassa Scolastica “Italo Giacomelli”
L’istituzione della Cassa Scolastica – già incoraggiata nel 1920 da Benedetto Croce, allora Ministro della Pubblica Istruzione – fu resa obbligatoria, in tutte le scuole medie d’Italia, dal Ministro della Pubblica Istruzione Giovanni Gentile, con la riforma del 1923 che porta il suo nome.
Le nalità si possono così riassumere: - assistenza agli alunni di disagiate condizioni economiche, che dimostrino, per pro tto e condotta, buona volontà e particolare attitudine allo studio;
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Il prof. Italo Giacomelli.
- conferimento di premi agli alunni meritevoli;
- miglioramento della cultura degli alunni, attraverso insegnamenti complementari e facoltativi, gite scolastiche istruttive, gare e convegni, acquisto di pubblicazioni, ecc.
Le entrate della “Cassa” erano distinte in: - rendite del patrimonio e interessi sulle somme depositate in c/c; - contributi ed elargizioni.
La Cassa scolastica dell’I.T.C. “G.D. Romagnosi”, eretta in ente morale con R.D. 11/2/1923, n. 371, fu intitolata al prof. Italo Giacomelli (Milano, 1859 – Reggio Emilia, 1942).
Il prof. Giacomelli iniziò l’insegnamento a Mantova; nel 1885 si trasferì a Piacenza, come docente di lettere presso l’Istituto “Romagnosi” dove restò no al 1925. Per la sua attività didattica fu insignito di medaglia d’oro nel 1933. Dal 1° maggio 1905 al 31 dicembre 1932 rivestì anche la carica di rettore del Collegio Morigi. Nel 1906 fu fra i fondatori del “Bollettino Storico Piacentino”.
Dalle relazioni annuali degli anni Venti e Trenta del secolo scorso si evince che effettivamente la Cassa Scolastica “Italo Giacomelli”, n dai primi tempi della sua esistenza, svolgeva un’importante azione educativa, di assistenza e di mutualità scolastica. Concedeva infatti numerosi sussidi ad alunni meritevoli e bisognosi, sosteneva spese per la biblioteca alunni, per le
audizioni musicali, per corsi facoltativi di tedesco, inglese e dattilogra a e concorreva altresì alle spese per la pubblicazione dell’Annuario. Era dotata di un capitale che veniva alimentato anche con offerte straordinarie ed era in continua crescita. Il fondo, che nell’a.s. 1923/24 ammontava a L. 14.500, era di L. 81.000 nel 1944 ed era poi salito a L. 213.000 nel 1952 e a L. 865.000 nel 1961.
Fondazione “Elda Ballerini”
Elda Ballerini, nata a Piacenza il 26 novembre 1904 e licenziata ragioniera dal “Romagnosi” nel giugno 1922, si era ammalata ed era morta improvvisamente nelle Marche, dove si trovava a villeggiare, il 23 settembre di quello stesso anno. La giovane era stata poi traslata a Piacenza, accompagnata da una guardia d’onore, per essere sepolta nella cappella di famiglia del cimitero urbano. Per onorarne la memoria, il preside Pietro Menzio propose ai genitori della giovane (Luigi, valente musicista e Paolina Grilli, arpista) una raccolta di fondi. I coniugi Ballerini accolsero l’idea con entusiasmo e fu così aperta una pubblica sottoscrizione per una fondazione scolastica che presenta una peculiarità degna di essere sottolineata. La borsa di studio che la fondazione erogava, a differenza delle altre di cui qui si parla, non era infatti rivolta al passato e a premiare solo il merito già dimostrato, ma guardava al futuro e fungeva da incoraggiamento agli alunni af nché continuassero il percorso scolastico.
La ragioniera Elda Ballerini.
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Il preside Menzio, così si rivolgeva il 15 novembre 1922 al Consiglio dei professori: “Piacenza non è sede di studi universitari, né ha probabilità di esserlo in un lontano avvenire. Occorre pertanto aiutare con borse di studio i giovani senza fortuna, ma di poderoso ingegno e ferrea volontà, i quali, dopo aver compiuto brillantemente gli studi medi si trovano nella impossibilità di accedere agli studi superiori. Le borse di studio fondate nora dai vari enti, sono poche per i bisogni della popolazione scolastica di Piacenza. Il nostro Istituto che conta 500 alunni e che ora ne licenzia annualmente un centinaio, si fa promotore di una borsa di studio “Elda Ballerini” da assegnarsi all’alunno che conseguirà la miglior licenza in Ragioneria ed appartenente a famiglia disagiata…”
Le previsioni del Preside erano pessimistiche, ma veritiere. Per decenni gli studenti piacentini hanno dovuto trasferirsi in altre città, sedi universitarie, e i tempi del presalario erano ancora lontani. Bisognerà attendere il novembre 1952 perché, a Piacenza, diventi attiva la Facoltà di Agraria e il 1990 perché venga istituito il corso di laurea in Economia e Commercio.
In breve tempo, tramite il generoso contributo dei coniugi Ballerini e di altri oblatori, fu raggiunta la somma voluta di L. 40.000, ritenuta necessaria per istituire la borsa di studio, e con R.D. 4/6/1925, n. 1068, registrato alla Corte
dei Conti il 2/7/1925, la Fondazione scolastica “Elda Ballerini” fu eretta in ente morale.
Il patrimonio della Fondazione era amministrato dalla Cassa Scolastica “Italo Giacomelli” e ogni anno erogava una borsa di studio di L. 2.000 a un alunno di condizioni non agiate che aveva ottenuto l’abilitazione tecnica in Ragioneria, a condizione che proseguisse gli studi in un Istituto superiore.
In alcuni anni la borsa non fu erogata per mancanza di domande; ma, più spesso, venne sospesa perché la rendita del capitale, investito in titoli di Stato, non raggiungeva l’importo di L. 2.000. In questi casi, venivano avviate trattative con i fondatori per aumentare il capitale che, in effetti, raggiunse l’importo di L. 60.000 nel 1947, L. 74.000 nel 1960 e L. 102.000 nel 1971. Non è peraltro da escludere che alcuni dati mancanti nell’albo dei vincitori di questa, così come di altre borse di studio, siano imputabili a lacune di verbalizzazione nei registri che sono stati consultati.
La storia della Fondazione si chiude uf cialmente il 12 luglio 1988, quando il Consiglio dei professori, preso atto che il relativo valore nominale (che ammontava in quel momento a L. 45.000) non era più reinvestibile, decise che venisse introitato nel bilancio dell’Istituto.
Erogazione borsa di studio “Elda Ballerini”
Anno di erogazione
Alunni vincitori 1923/24 Rag. Dante Zoia 1924/25 – 1925/26 Rag. Enrico Spittaler 1927/28 – 1928/29 – 1930/31 Rag. Francesco Cremona 1931/32 – 1932/33 Rag. Claudio Dosi 1933/34 Rag. Pietro Bianchi 1934/35 la borsa viene divisa tra gli ex alunni: - Rag. Claudio Dosi - Rag. Pietro Bianchi 1945/46 Rag. Francesca Marzi 1947/48 Rag. Carlo Rancati 1950/51 – 1951/52 – 1952/53 – 1953/54 Rag. Sandro Lunati 1956/57 – 1957/59 – 1958/59 – 1959/60 Rag. Franco Casaroli
89 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Premi Enrico Ferrini
I quattro premi, di L. 250 ciascuno, furono concessi annualmente, a partire dall’anno scolastico 1924/25, dalla signora Enrica Ranza Salvi, in memoria del nipote e alunno dell’I.T.C. “G.D. Romagnosi” Enrico Ferrini (nato il 6 aprile 1907 e scomparso il 20 febbraio 1925) a quattro alunni meritevoli e di disagiate condizioni economiche.
Il ragionier Enrico Ferrini.
1924/25 1926/27 premi arretrati per l’a.s. 1925/26 1926/27 1927/28 1928/29 1929/30 1930/31 1931/32 1932/33 1933/34
Bonatti Giuseppe Cremona Francesco Casali Paolo Polledri Giuseppe Borghi Rodolfo Cremona Francesco Casali Paolo Polledri Giuseppe Roccaforte Enzo Rast Armida Casaroli Luigi Bonatti Giuseppe Dosi Claudio Rast Armida Casaroli Luigi Bonatti Giuseppe Dosi Claudio Rast Armida Grossi Guglielmo Bonatti Giuseppe Dosi Claudio Gazzetta Leda Ratti Giulio Postiglioni Pietro Bertuzzi Umberto Dosi Claudio Ratti Giulio Postiglioni Pietro Bertuzzi Umberto Bianchi Piero Arnò Giacomo Ratti Giulio Anelli Italo Costa Quartarone Nunzio Rivaroli Marcello Arnò Giacomo Anelli Italo Panarone Laura Monti Fernando Lorenzini Mario
4^ Inferiore 1^ Agrimensura 3^ Ragioneria 3^ Ragioneria 2^ Ragioneria 2^ Ragioneria 4^ Ragioneria 4^ Ragioneria 2^ Inferiore 2^ Ragioneria 3^ Ragioneria 2^ Agrimensura 1^ Ragioneria 3^ Ragioneria 4^ Ragioneria 3^ Agrimensura 2^ Ragioneria 4^ Ragioneria 4^ Ragioneria 4^ Agrimensura 3^ Ragioneria 4^ Ragioneria 2^ Agrimensura 2^ Agrimensura 3^ Ragioneria 4^ Ragioneria 3^ Agrimensura 3^ Agrimensura 4^ Ragioneria 4^ Ragioneria 3^ Agrimensura 4^ Agrimensura 3^ Ragioneria 4^ Ragioneria 4^ Ragioneria 4^ Agrimensura 4^ Ragioneria 4^ Ragioneria 2^ Geometri 4^ Geometri
90 1860 - 2010 ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
Anno di erogazione Alunni vincitori Classe frequentata
Premi Stucchi
I premi erano assegnati, su designazione dei Presidi delle varie Scuole che ne bene ciavano (a Piacenza erano quattro), d’intesa con il Comando Federale della GIL (Gioventù Italiana
del Littorio), agli alunni migliori per merito e attività organizzativa.
All’I.T.C. “Romagnosi” era attribuito un premio di L. 200.-
Anno di erogazione Alunni vincitori Classe frequentata
1937/38
Adorno Lorenzo
IV Inferiore 1938/39 Moroni Sandro III Inferiore A 1940/41 Rabizzoni Maria IV Inferiore B 1941/42 Tronconi Maria Pia IV Inferiore B 1942/43 Rosso Piera IV Inferiore B
Premi del Consorzio Provinciale Obbligatorio per l’Istruzione Tecnica di Piacenza
Dai verbali risulta che, a partire dagli anni successivi al secondo con itto mondiale, il Consorzio Provinciale Obbligatorio per l’Istruzione Tecnica di Piacenza assegnava un premio in denaro, di importo variabile, all’alunno più
1954/55 1955/56 1956/57 1957/58 1958/59 1959/60
meritevole dell’Istituto “G.D.Romagnosi” che versava in condizioni economiche disagiate. La prima delibera in tal senso riguarda l’anno scolastico 1947/48 e si riferisce ad un premio di L. 8.000.-
Contaroli Angelo L. 12.000 Rabaiotti Alberto L. 12.000 Papa Giorgio Rampoldi Giorgio Maini Angela Gandini Bruno Cipelli Nico Nitidi Anna Maria Cipelli Giovanni L. 5.000 Paterlini Nirvana L. 10.000 Scaglioni Maria L. 10.000
1^ Comm. C a.s. 1953/54
1^ Comm. B a.s. 1953/54
1^ Comm. a.s. 1954/55
1^ Comm. a.s. 1954/55
1^ Comm. F a.s. 1955/56
1^ Comm. C a.s. 1955/56
1^ Geom. B a.s. 1956/57
1^ Comm. E a.s. 1956/57
1^ Comm. a.s. 1957/58
1^ Comm. E a.s. 1957/58
1^ Comm. D a.s. 1958/59
Borse di studio in memoria della signora Rosa Longoni Carotti
Nel 1949, allorché il prof. Natale Carotti venne nominato Preside al Liceo “M. Gioia”, gli amici e colleghi del “Romagnosi” pensarono di offrirgli un piccolo ricordo. Il prof. Carotti espresse il desiderio che la somma destinata a tale scopo fosse erogata, in memoria della sua diletta consorte sig.ra Rosa
Longoni Carotti, a favore degli alunni meno abbienti della Sezione Commerciale, che al termine dell’a.s. 1949/50 avessero riportato la migliore votazione. Per il solo anno scolastico 1949/50 furono istituiti tre premi dell’importo di L. 5.600 ciascuno.
Alunni vincitori 1949/50 Bassi Vanda – consegue l’abilitazione commerciale nella sessione estiva Sala Mario – consegue l’abilitazione commerciale nella sessione estiva Nani Marisa – promossa alla III Commerciale nella sessione estiva
Anno di erogazione
91 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Anno di erogazione Alunni vincitori Classe frequentata
Premi del Consorzio Agrario Provinciale di Piacenza
Il premio, di L. 10.000, era erogato dal Consorzio Agrario Provinciale di Piacenza al miglior abilitato della Sezione Commerciale o Geometri.
Anno di erogazione Alunni vincitori 1953/54 Rag. Elena Groppi 1954/55 Rag. Lucia Cordani
Premio in memoria del prof. Giovanni Chessa
Il prof. Giovanni Chessa, nato a Sassari il 16 aprile 1899 e scomparso improvvisamente a Piacenza il 3 gennaio 1941, era stato ricercatore, sperimentatore di indagini tossicologiche, autore di importanti studi, valido e infaticabile insegnante di chimica presso il “Romagnosi”. Prima del suo incarico a Piacenza, era stato assistente incari- Il prof. Giovanni Chessa.
cato nell’Istituto di chimica farmaceutica nella Regia Università di Sassari nel 1924 e assistente di ruolo nell’Istituto di Chimica generale della medesima Università dal 1925 al 1929. Il premio, istituito per il solo anno scolastico 1953/54, per onorare la sua memoria, ammontava a L. 3.808.-
Anno di erogazione Alunni vincitori Classe frequentata
1953/54
Meneghelli Eugenio
2^ Geometri A per aver riportato il miglior voto in Chimica
Premio in memoria del prof. Ottorino Romagnosi
Il prof. Ottorino Romagnosi (nato a Piacenza il 19 aprile 1881 e morto a Torino il 19 febbraio 1940) aveva frequentato, presso l’Istituto di Belle Arti Gazzola, i corsi di gura, prima sotto la guida di Stefano Bruzzi e poi di Francesco Ghittoni, e quelli di ornato con Camillo Guidotti Trasferitosi a Torino, si era iscritto al Regio Museo di Arti Decorative e aveva seguito i corsi di decorazione e architettura; nel frattempo, aveva conseguito l’abilitazione all’insegnamento nelle Regie Scuole Medie Superiori. Nel 1930,
Il prof. Ottorino Romagnosi.
tornato a Piacenza, era entrato al “Romagnosi” come insegnante di disegno. Intensa la sua attività artistica rivolta in più direzioni: pittura, acquaforte, decorazione, architettura, scenogra a, manifesto. Nel 1911, proprio con uno splendido manifesto, aveva vinto la medaglia d’oro al concorso volto a commemorare l’inaugurazione del ponte sul Po a Piacenza, avvenuta nel 1908.
Il premio, istituito per il solo anno scolastico 1953/54, per onorare la sua memoria, ammontava a L. 3.808.-
Anno di erogazione Alunni vincitori Classe frequentata
1953/54 Sala Angelo
3^ Geometri per aver riportato la più alta votazione in Disegno
92 1860 - 2010 ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
Borsa di studio in memoria della prof. Margherita Bredi
Per onorare la memoria della prof.ssa Margherita Bredi, nata il 10 novembre 1909 e scomparsa il 17 luglio 1952, apprezzata ed affezionata insegnante dell’I.T.C. “Romagnosi”, la famiglia Bredi aveva erogato la somma di L. 50.000 perché fosse istituito, per la durata di cinque anni,
Anno di erogazione
a partire dall’anno scolastico 1952/53, un premio annuo di L. 10.000 da assegnarsi all’alunno che allo scrutinio nale avesse riportato la miglior votazione in Lingua Francese.
La prof. Margherita Bredi.
Alunni vincitori Classe frequentata
1952/53
Ferri Maria Candida
Zaf gnani Adriana L. 5.000 1^ Comm. E
1^ Comm. C 1953/54
Locatelli Ugo L. 5.000 1^ Geometri 1954/55
Vermi Franco 3^ Comm. A 1955/56
Molinari Giancarlo 1^ Comm. C 1956/57 Molinari Giancarlo 2^ Comm. C
Premi del Ministero della Pubblica Istruzione
Anno di erogazione Alunni vincitori Classe frequentata
1956/57 1957/58 1958/59 1959/60
Maini Angela L. 100.000
Bisogni Adriano L. 70.000
Gazzola Lucia L. 70.000
Papa Giorgio L. 100.000
Nitidi Anna Maria L. 60.000
Vincini Giovanni L. 60.000
Rubini Franca L. 60.000
Terzoni Renzo L. 60.000
Peretti Piero L. 60.000
Rubini Franca L. 60.000 Mondini Maria L. 60.000
Cavaciuti Chiara L. 60.000
Paratici Carlo L. 60.000
Calamari Maria Rosa L. 60.000
Locatelli Giancarlo L. 60.000
1^ Comm. F a.s. 1955/56
1^ Comm. B a.s. 1955/56
1^ Comm. E a.s. 1955/56
2^ Comm. A a.s. 1955/56
1^ Comm. E a.s. 1956/57
4^ Comm. B a.s. 1956/57
1^ Comm. D a.s. 1956/57
1^ Comm. D a.s. 1956/57
1^ Comm. B a.s. 1957/58
2^ Comm. D a.s. 1957/58
1^ Comm. D a.s. 1957/58
1^ Comm. E a.s. 1957/58
1^ Comm. A a.s. 1958/59
1^ Comm. E a.s. 1958/59
3^ Comm. B a.s. 1958/59
93 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Borsa di studio prof. Natale Carotti
Nel 1970 un gruppo di ex alunni che aveva conseguito il diploma nel 1942 si attivò per costituire un fondo destinato ad erogare annualmente una borsa di studio intitolata al Prof. Natale Carotti (1893 – 1967) che era stato maestro insigne di lettere italiane e storia presso l’Istituto Romagnosi, prima di passare alla presidenza del locale Liceo Ginnasio “Melchiorre Gioia”.
La somma ritenuta necessaria per costituire la Fondazione (L. 4.000.000) fu rapidamente raccolta, ma l’iter burocratico si protrasse per alcuni anni e solo in data 6 maggio 1974 il Comitato promotore consegnò il fondo in dotazione al preside Pietro Midili, nella sua qualità di Presidente del Consiglio di amministrazione della Cassa Scolastica “Italo Giacomelli”, cui spettava, in base all’atto notarile di costituzione, il compito di gestire la Fondazione.
Il prof. Natale Carotti, poi preside del Liceo Gioia.
Il fondo fu investito in titoli di Stato e quando ciò non fu più possibile, perché il capitale a disposizione era inferiore al taglio minimo, si optò per i Buoni Postali Ordinari, decidendo nel contempo di sospendere temporaneamente l’erogazione dei premi.
In base al Regolamento, la borsa di studio – il cui ammontare era costituito dalle rendite annue del capitale al netto delle spese di amministrazione – doveva essere assegnata entro il 31 ottobre di ogni anno all’alunno delle classi I, II, III, IV del corso commerciale dell’I.T.C. “G.D. Romagnosi” che avesse conseguito la promozione, nello scrutinio nale, con la votazione più alta. È stata rinvenuta notizia solo con riferimento a due anni. Le borse assegnate erano sei di L. 90.000 ciascuna, per un totale di L. 540.000.-
Anno di erogazione Alunni vincitori Classe frequentata
1976/77
1978/79
Solari Graziella Lolini Anna Maria Corvi Marco Gioia Raffaella Sorenti Lorena Ghirardelli Piera
Albertini Piero Bosoni Giuseppina Lazzari Valter Perotti Luisa Zaninoni Luigi Lolini Anna Maria
Sede di Piacenza IV Comm. B a.s. 1975/76
Sez. di Borgonovo II Comm. B a.s. 1975/76
Sede di Piacenza II Comm. A a.s. 1975/76
Sez. di Fiorenzuola II Comm. C a.s. 1975/76
Sez .di Fiorenzuola II Comm. C a.s. 1975/76
Sede di Piacenza II Comm. B a.s. 1975/76
Sez. di Borgonovo I Comm. A a.s. 1977/78
Sede di Piacenza I Comm. H a.s. 1977/78
Sede di Piacenza I Comm. E a.s. 1977/78
Sede di Piacenza I Comm. D a.s. 1977/78
Sede di Piacenza II Comm. A a.s. 1977/78
Sez. di Borgonovo IV Comm. B a.s. 1977/78
94 1860 - 2010 ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
Borsa di studio prof. Gemma Po Grassini
Istituita a partire dall’anno scolastico 1992/93 da parte dei familiari della prof. Gemma Po Grassini (Rivergaro, 5 gennaio 1933 – Piacenza, 2 febbraio 1992), stimata insegnante di discipline giuridiche ed economiche presso l’I.T.C. “G.D. Romagnosi”. La Borsa di studio, del valore complessivo di L. 1.500.000, è riservata a studenti che frequentano le classi quinte del Corso
La prof. Gemma Po Grassini.
Periti Aziendali e Corrispondenti in lingue estere dell’I.T.C. “G.D. Romagnosi” e viene assegnata allo studente che ha conseguito il miglior voto nelle materie giuridiche ed economiche nello scrutinio nale dell’anno scolastico precedente. (A partire dall’a.s. 2002/2003 il valore complessivo della Borsa di studio è divenuto di euro 750,00.)
Anno di erogazione Alunni vincitori Classe frequentata
1992/93 1993/94 1994/95 1995/96 1996/97 1997/98 1998/99 1999/2000 2000/01 2001/02 2002/03 2003/04 2004/05 2005/06 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10
Maggi Cinzia Anelli Monica Mulazzi Chiara Gazzola Angela Rigolli Sarah Cigliano Chiara Mozzi Manuela Fontana Tamara Ardemani Francesca Rossi Valentina Siori Laura Uracchi Daria Vignaroli Laura Pisani Alice Emiliano Alessia Maf na Doriana Chinosi Francesca Monfasani Elisabetta
4^ C A a.s. 1991/92
4^ C B a.s. 1992/93
4^ C B a.s. 1993/94
4^ C B a.s. 1994/95
4^ C B a.s. 1995/96
4^ C A a.s. 1996/97
4^ C A a.s. 1997/98
4^ C A a.s. 1998/99
4^ C B a.s. 1999/2000
4^ C B a.s. 2000/01
4^ C B a.s. 2001/02
4^ C A a.s. 2002/03
4^ C B a.s. 2003/04
4^ C B a.s. 2004/05
4^ C A a.s. 2005/06
4^ C A a.s. 2006/07
4^ C C a.s. 2007/08
4^ C C a.s. 2008/09
95 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Borsa di studio prof. Daniela Mignani
Istituita a partire dall’anno scolastico 1992/93 da parte dei familiari della prof. Daniela Mignani (25 maggio 1956), apprezzata insegnante di Lingua Francese presso l’I.T.C. “G.D. Romagnosi”, morta tragicamente a seguito di incidente automobilistico il 18 settembre 1991. La Borsa di studio, del valore complessivo di L. 3.000.000, era riservata agli studenti che frequentavano le classi II, III, IV, V di tutti i corsi dell’I.T.C. “G.D. Romagno-
1992/93 1993/94 1994/95 1995/96 1996/97 1997/98 1998/99 1999/2000
La prof. Daniela Mignani.
Lingua Francese
si” e così suddivisa: - L. 1.500.000 allo studente che avesse conseguito la votazione di 8/10 – o superiore – in Lingua Francese e la miglior media dei voti nello scrutinio nale dell’anno scolastico precedente; - L. 1.500.000 allo studente che avesse conseguito la votazione di 8/10 – o superiore – in Lingua Inglese e la miglior media dei voti nello scrutinio nale dell’anno scolastico precedente.
Anno di erogazione Alunni vincitori Classe frequentata Lingua Inglese
Risposi Erika Panizzi Ilaria Gazzola Angela Buzzetti Emanuele Penini Elisa Guglielmetti Maria Visai Serena Rossetti Maura
1^ E a.s. 1991/92 3^ B a.s. 1992/93 3^ C B a.s. 1993/94 3^ E a.s. 1994/95 1^ F a.s. 1995/96 2^ C B a.s. 1996/97 4^ C A a.s. 1997/98 3^ C A a.s. 1998/99
Anno di erogazione Alunni vincitori Classe frequentata
1992/93 1993/94 1994/95 1995/96 1996/97 1997/98 1998/99 1999/2000
Panizzi Ilaria Rossi Angela Perazzoli Raffaele Ballerini Rossella Montanari Paola Zermani Anita Fuochi Roberta Zucconi Massimiliano
2^ L a.s. 1991/92 4^ B a.s. 1992/93 2^ C a.s. 1993/94 4^ B a.s. 1994/95 4^ P C a.s. 1995/96 4^ B a.s. 1996/97 4^ E a.s. 1997/98 4^ B a.s. 1998/99
Borsa di studio dei docenti dell’ITC “G.D. Romagnosi” alla memoria della prof. Daniela Mignani
La Borsa di studio, del valore complessivo di L. 1.500.000 e riservata agli studenti frequentanti l’I.T.C. “G.D. Romagnosi” che nell’anno scolastico 1990/91 erano stati allievi della prof. Daniela
Mignani, fu assegnata allo studente che aveva ottenuto la migliore votazione media nello scrutinio nale dell’anno scolastico 1991/92.
Anno di erogazione Alunni vincitori Classe frequentata
1992/93
Debè Marika 2^ H a.s. 1991/92
96 1860 - 2010 ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
Istituita nell’anno scolastico 1996/97 da parte dei genitori di Laura Seminara (Giuseppe ed Emilietta Gruppi), alunna nell’anno scolastico 1994/95 della classe 2^ A commerciale dell’I.T.C. “G.D. Romagnosi”. La giovane, nata a Codogno il 17 ottobre 1979, era deceduta improvvisamente il 6 dicembre 1994, a Parma. La Borsa di studio, del valore complessivo di L. 2.000.000, è stata così suddivisa:
Anno di erogazione
1996/97
Vetrucci Mara
L’alunna Laura Seminara.
Alunni vincitori
- L. 1.000.000 allo studente della classe seconda sez. A del Corso commerciale – a.s. 1994/95 – che aveva conseguito la votazione di 8/10 – o superiore – in Matematica e la miglior media dei voti; - L. 1.000.000 allo studente frequentante il Biennio del Corso commerciale nell’a.s. 1995/96 che aveva conseguito la votazione di 8/10 – o superiore – in Matematica e la miglior media dei voti.
Classe frequentata
2^ A a.s. 1994/95
1996/97 Cigognini Cinzia 1^ E a.s. 1995/96
di studio prof. Enrichetta Zanelli
Istituita a partire dall’anno scolastico 2000/2001 da parte dei familiari della prof. Enrichetta Zanelli (Carpaneto Piacentino, 21 marzo 1936 – Gerusalemme, 20 giugno 2000), valida insegnante di Matematica presso l’I.T.C. “G.D. Romagnosi”.
La Borsa di studio, del valore complessivo di L. 2.000.000, era riservata agli studenti che frequentavano le classi II, III, IV, V del corso Ragionieri dell’I.T.C. “G.D. Romagnosi” (solo il primo anno era destinata agli studenti di tutti i corsi) e così suddivisa:
- L. 1.000.000 allo studente del Biennio con la votazione di 8/10 – o superiore – in Matematica e la miglior media dei voti nello scrutinio nale dell’anno scolastico precedente; - L. 1.000.000 allo studente del Triennio con la votazione di 8/10 – o superiore – in Matematica e la miglior media dei voti nello scrutinio nale dell’anno scolastico precedente.
(A partire dall’a.s. 2002/2003 il valore complessivo della Borsa di studio è divenuto di euro 1.000,00 e suddiviso in due quote da euro 500,00 ciascuna.)
97 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Borsa di studio in ricordo dell’alunna Laura Seminara
Borsa
La prof. Enrichetta Zanelli.
Studenti del Biennio
Anno di erogazione Alunni vincitori Classe frequentata
2000/01 2001/02 2002/03 2003/04 2004/05 2005/06 2006/07 2007/08
Cappellini Alessia Affaticati Martina Cavanna Elisa Bertuzzi Camilla Zamboni Valentina Zheng Ting Ting Binelli Simona Cassinelli Ilaria
Studenti del Triennio
1^ Co B a.s. 1999/2000
2^ B a.s. 2000/01
2^ B a.s. 2001/02
2^ A a.s. 2002/03
2^ B a.s. 2003/04
2^ C a.s. 2004/05
2^ A a.s. 2005/06
1^ C a.s. 2006/07
Anno di erogazione Alunni vincitori Classe frequentata
2000/01 2001/02 2002/03 2003/04 2004/05 2005/06 2006/07 2007/08
San lippo Ilaria
Rossi Cristina Cassinelli Roberta Celaschi Paolo Ombri Andrea Foroni Andrea Ubertini Matteo Pelizzoni Paola
3^ Co B a.s. 1999/2000
4^ P B a.s. 2000/01
3^ P A a.s. 2001/02
3^ A a.s. 2002/03
4^ P B a.s. 2003/04
4^ B a.s. 2004/05
3^ A a.s. 2005/06 3^ B a.s. 2006/07
Borsa di studio prof. Vittorio Ghebbioni
Istituita a partire dall’anno scolastico 2005/2006 da parte dell’Associazione culturale “Amici del Romagnosi” e dei familiari del prof. Vittorio Ghebbioni (San Benedetto Po, Mantova, 8 agosto 1920 – Pordenone, 3 aprile 1993).
Il prof. Ghebbioni, docente di Inglese dal 1950 al 1983 presso l’I.T.C. “G.D. Romagnosi” – dove ha svolto per diversi anni anche la Il prof. Vittorio Ghebbioni.
Anno di erogazione Alunni vincitori
2005/06
2006/07
2007/08
2008/09
2009/10
Uttini Samuele
Binelli Elena Pietralunga Flavio Nardin Selena Pallaroni Silvia
funzione di vicepreside – è stato un apprezzato insegnante ed un maestro di vita per tutti i suoi allievi.
La Borsa di studio, del valore complessivo di euro 700,00, è riservata a tutti gli studenti dell’I.T.C. “G.D. Romagnosi” e viene assegnata all’alunno che ha conseguito la miglior media di voti nello scrutinio nale dell’anno scolastico precedente.
Classe frequentata
A IGEA a.s. 2004/05
P C a.s. 2005/06
P A a.s. 2006/07
Co A a.s. 2007/08
Co B a.s. 2008/09
98 1860 - 2010 ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
3^
4^
4^
3^
2^
Borsa di studio prof. Luigina Truffelli
Istituita a partire dall’anno scolastico 2007/2008 da parte dei familiari della prof. Luigina Truffelli (18 febbraio 1937 – 4 settembre 2007), stimata insegnante di Matematica presso l’I.T.C. “G.D. Romagnosi”. La Borsa di studio, del valore complessivo di euro 1.000,00, è riservata agli studenti che frequentano le classi II, III, IV, V del corso Periti aziendali e corrispondenti in lingue estere dell’I.T.C. “G.D. Romagnosi” ed è così suddivisa: - euro 500,00 allo studente del Biennio che ha conseguito La prof. Luigina Truffelli.
la votazione di 8/10 – o superiore – in Matematica e la miglior media dei voti nello scrutinio nale dell’anno scolastico precedente; - euro 500,00 allo studente del Triennio che ha conseguito la votazione di 8/10 – o superiore – in Matematica e la miglior media dei voti nello scrutinio nale dell’anno scolastico precedente. (Dall’anno scolastico 2009/2010 il valore complessivo della Borsa di studio è di euro 1.040,00 e viene suddiviso in due quote da 520,00 euro ciascuna.)
Studenti del Biennio
Anno di erogazione Alunni vincitori Classe frequentata
2007/08 2008/09 2009/10
Rossi Patrizia a pari merito: - Krceva Keti - Merlini Mara Rossi Francesca
1^ Co A a.s. 2006/07
2^ Co B a.s. 2007/08
2^ Co C a.s. 2007/08
1^ Co A a.s. 2008/09
Studenti del Triennio
Anno di erogazione Alunni vincitori Classe frequentata
2007/08 2008/09 2009/10
Tagnani Isotta Nolivari Simona Malchiodi Simona
3^ Co B a.s. 2006/07
4^ Co B a.s. 2007/08
4^ Co A a.s. 2008/09
99 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Nadia Cocco
Bruno Polidoro impegnato nel salto con l’asta ed Enio Concarotti nella corsa.
100 1860 - 2010 ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
Lo sport
Studio e sport, oggi come ieri, hanno sempre caratterizzato il percorso scolastico di gran parte degli allievi che hanno frequentato l’Istituto G.D. Romagnosi nel corso dei suoi 150 anni di vita. Lo sport, pertanto, ha sempre avuto un’importanza fondamentale nell’azione formativa di tanti, tantissimi studenti. Vediamo ora di sintetizzare, attraverso una disamina delle varie discipline, come lo sport è nato e si è evoluto presso l’Istituto.
Atletica Leggera
Senza ombra di dubbio l’atletica leggera è stato, ed è, lo sport più seguito. Il seguente resoconto degli atleti-studenti dell’Istituto G.D. Romagnosi non ha la pretesa di essere esaustivo ma, se non altro, ha lo scopo di ricordare atleti-studenti che hanno fatto, unitamente ad atleti-studenti di altre discipline, la storia sportiva dell’Istituto. Nel maggio del 1908, per iniziativa di un Comitato Studentesco e con la collaborazione dei Dirigenti del Club Sport Pedestre Audace, si disputarono a Piacenza i primi campionati provinciali studenteschi di atletica leggera. In seguito, sia pure in modo assai incostante e
Numerose sono le edizioni dei Campionati Studenteschi di cui esistono classi che di Istituto. Il “Romagnosi” ha raggiunto altissimi livelli classi candosi:
• 1° per ben otto volte;
• 2° per sette volte;
• 3° per quattro volte;
• 4° per quattro volte;
• 5°, 6°, 7°, 8°, 9° per una volta. Ecco alcuni fra gli studenti-atleti che si sono distinti:
• Bruno Polidoro: 1° nei 110 metri ostacoli nel 1939;
saltuario, ora in forma uf ciale, ora organizzati da Comitati di studenti o da Società aderenti alla F.I.D.A.L., i campionati continuarono ad essere disputati con entusiasmo e seguiti con interesse dagli studenti piacentini.
Dal 1951 il Ministero della Pubblica Istruzione ha dato forma e regolamento uf ciali ai campionati de nendone il tipo di gare, le categorie e le modalità di partecipazione.
In sintesi, qui di seguito, si evidenziano, suddivisi per categoria, i risultati ottenuti dall’Istituto e alcuni fra gli studenti-atleti che hanno raggiunto risultati signi cativi.
Juniores maschili
• Enio Concarotti: 1° nel lancio del giavellotto e 1° nel salto in alto nel 1942;
• Giancarlo Colò: 1° nel salto in alto, 1° nel getto del peso e 1° nel lancio del disco nel 1948;
• Vito Barbieri: 1° nei 1000 metri nel 1955;
• Vittorio Sozzi:1° negli 80 metri ostacoli nel 1956;
• Giuseppe Spiaggi: 1° nei 1000 metri nel 1959;
• Sandro Molinari: 1° nel 1963 negli 80 metri ostacoli;
• Renzo Malagisi: 1° nel 1961 nel lancio del peso.
101 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Allievi maschili: Dodici sono le edizioni nelle quali il “Romagnosi” risulta inserito nella speciale classi ca a squadre. • 1° due volte; 2° una volta; 3° una volta; 4° cinque volte; 6° tre volte.
Corsa Campestre Maschile Juniores
Dal 1933 al 1968 diciannove furono le edizioni effettuate. Il “Romagnosi” si è così classi cato: 1° tre volte; 2° tre volte; 3° due volte; 5° quattro volte; 6° una volta; 7° una volta; 8° tre volte.
Le vittorie individuali furono di: Sergio Sandali nel 1954; Vito Barbieri nel 1955; Giuseppe Spiaggi nel 1960.
Corsa Campestre Maschile Allievi I campionati iniziarono nel 1966. Sia in quell’anno che nei due successivi non vi fu alcun atleta che si classi cò nelle prime dodici posizioni. Ciò nonostante l’Istituto risultò: 8° nel 1966; 8° nel 1967; 6° nel 1968.
102 1860 - 2010 ROMAGNOSI
giovane
una lunga,
storia
Anno 1961. Premiazione del Panathlon. Al centro, Marilisa Aloja, alla sua sinistra, Carlina Pattori e il cav. Bertolini, giornalista sportivo di “Libertà”.
La palestra dell’Istituto, ricavata dalla vecchia aula di Chimica nell’a.s. 1985-86.
Juniores femminili:
I campionati iniziarono nel 1939 e, nelle varie edizioni, l’Istituto ottenne il primo posto con le seguenti atlete:
• Luisella Losi nel salto in alto nel 1943;
• Marilena Costaldi nei 60 metri nel 1958;
• Marilisa Aloja nel salto in lungo nel 1959 e nel salto in alto nel 1960;
• Anna Maria Chiodaroli nei 60 metri nel 1963 e nel salto in lungo nel 1964;
• Enrica Colla nei 60 metri ostacoli nel 1967;
• Carmen Faimali nel lancio del disco nel 1967;
• Paola Ricci Oddi nel salto in lungo nel 1968;
• Carmen Faimali nel getto del peso nel 1968.
Allieve femminili:
I campionati presero l’avvio nel 1939 e, nelle varie edizioni, l’Istituto piazzò al primo posto le seguenti atlete:
• Magda Brugnoni nel lancio del giavellotto nel 1939;
• Luisella Losi nel salto in alto nel 1942;
• Anna Maria Chiodaroli nel salto in lungo nel 1962;
• Paola Ricci Oddi nel salto in alto nel 1966;
• Carmen Faimali nel lancio del disco nel 1966.
103 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Calcio
Come nell’atletica, anche nel calcio il “Romagnosi” si è distinto nei vari campionati studenteschi provinciali dove, in più occasioni, ha conteso con successo il titolo all’Istituto Tecnico Industriale. A livello storico si ricorda che l’Istituto nel 1932 si aggiudicò la coppa “Nando Gioia”.
Nel 1938/39 nei “Ludi Juveniles” la coppa Binati, messa in palio dal GUF locale e detenuta dall’Istituto Magistrale, dopo alcune appassionanti contese viene de nitivamente assegnata al “Romagnosi”.
Nel 1940/41 nei “Ludi Juveniles” l’Istituto si aggiudica la coppa “Barbiellini” che conquista de nitivamente nel 1941/42. Signi cativi risultano inoltre i successi riporta-
ti negli anni ‘50 e ‘60 allorchè, in diverse edizioni dei campionati studenteschi, il “Romagnosi” contese con successo il titolo all’ITI.
Nel 1990/91la squadra di calcio raggiunse la quali cazione alla fase interregionale studentesca.
Anno 1939.
Il centravanti e capitano della squadra è Bruno Polidoro.
1860 - 2010 ROMAGNOSI
giovane storia
una lunga,
Anno 1955. La squadra di calcio dell’Istituto. Tra i giocatori Alberto Galandini.
Anno 1958. La rappresentanza dell’Istituto al campionato studentesco.
Anni Ottanta. La squadra d’Istituto composta da preside, professori, personale ATA, alunni. Da sinistra, in piedi: Ghezzi, Monti, Martini, Ferri. Marzaroli; accosciati: Pommella, Torlaschi, Fagnoni, Fiore, Sportelli.
105 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
L’Istituto, oltre che nell’atletica leggera e nel calcio, si è distinto anche in altre discipline sportive partecipando a vari tornei, e cioè: pallavolo, pallacanestro, sci, nuoto, ciclismo.
Già nel 1911, Pietro Inzani e Alfonso Rusconi (alunni, rispettivamente, della sezione di agrimensura e di quella commerciale, morti entrambi durante la prima guerra mondiale) giunsero 2° e 3° nel campionato studentesco di ciclismo sul percorso “Piacenza-Castell’Arquato-Fiorenzuola-Piacenza” di 65 km.
E Lamberto Lamberti, pure caduto nel 1915/18, si era distinto nella scherma.
Pietro Inzani, morto durante il primo con itto mondiale e decorato con Croce al merito di guerra.
stra el ne l o di ti e) o r el Alfonso Rusconi, caduto nella guerra 1915-18 e decorato con medaglia d’argento al Valor Militare.
Tanti sono gli allievi che hanno continuato a praticare lo sport anche dopo aver lasciato il “Romagnosi”. Coloro che hanno avuto successo in varie discipline sportive sono citati nella sezione “Ragionieri e Geometri eccellenti” (Cella Maurizio, Galandini Alberto, Gobbi Luigi Carlo, Guerra Simone, Pagani Guido, Polidoro Bruno, Polidoro Carlo, Sanfratello Ippolito, Spiaggi Giuseppe, Zerbini Francesco).
Giuseppe Spiaggi
Lo schermidore Lamberto Lamberti, caduto durante la guerra 1915-18 e decorato con medaglia di bronzo al Valor Militare.
1860 - 2010 Centocinquant’anni… e non li dimostra 106
Turismo scolastico
L’organizzazione di visite guidate e gite, o come si diceva allora ”d’istruzione” delle scolaresche, n dalla nascita del R° Istituto Tecnico ”G.D. Romagnosi” ha sempre avuto una parte rilevante in quella che veniva de nita «azione integrativa della Scuola». Niente si conosce di questo tipo di attività dell’Istituto nei primi 40 anni, data la mancanza di documentazione; ma già agli inizi del secolo scorso, dai verbali emerge qualche dato. Ad esempio, nel dicembre del 1901 il preside prof. Michele Coppola invitava i singoli professori ad indicare la somma “press’a poco” necessaria per le escursioni previste per il resto dell’anno. E poiché le cifre di 150/200 lire, proposte dai professori G. Raineri e A. Poli, vennero ritenute piuttosto alte, suggeriva di farle «attorno alla città e con minor spesa». Gli si obiettava però che le gite proposte erano “più pro ttevoli verso i colli”, anche se, per la distanza, l’Istituto avrebbe dovuto sobbarcarsi una spesa maggiore per pagare il viaggio agli alunni che, da Piacenza, avrebbero dovuto raggiungere il punto di partenza ssato. Inizialmente furono gli studenti di Agrimensura (più tardi divenuta Sezione Geometri) ad essere i più avvantaggiati per le escursioni; degli anni successivi, oltre alle esercitazioni in città e dintorni sotto la guida dei professori di Topogra a e Costruzioni, si ricordano le visite ad aziende (in cui si svolgevano attività legate alla loro futura professione), e anche all’Esposizione Nazionale di Milano del 1906 nella quale venivano presentati i nuovi ritrovati della tecnica.
In genere, il Consiglio dei Professori non era però favorevole alle uscite fuori provincia. Nel
gennaio del 1900, alla richiesta del docente di Agraria di essere autorizzato a condurre a Milano gli alunni del III e IV Corso di Agrimensura, allo scopo di far loro visitare la Scuola Superiore d’Agraria, la Giunta di Sorveglianza si dimostrò contraria, ritenendo più opportune e pro cue le gite “nelle montagne della nostra provincia”. La stessa risposta negativa ebbero l’anno successivo gli alunni del IV Corso di Agrimensura che desideravano andare a Torino per l’Esposizione Industriale. “Se mai quella visita”, così il Preside, “si poteva concedere a titolo di premio ai licenziandi che avrebbero ottenuto i migliori risultati come si era fatto anni addietro”. Sono poi i numeri dell’Annuario del Romagnosi, che sintetizzano l’attività dell’Istituto dall’anno scolastico 1923/24 al 1934/35 a fornire notizie più dettagliate circa le “escursioni scienti che” organizzate per il Corso di Agrimensura nei mesi primaverili.
Riguardavano soprattutto aspetti speci ci dell’indirizzo di studi, come le ”Fornaci Rizzi di laterizi e calce” di Pontenure, il Cementicio di Ponte dell’Olio, la Fiera Campionaria di Milano, le Acciaierie Lombarde a Sesto San Giovanni, i lavori per l’invaso della Val Tidone, gli Stabilimenti Frazzi e Ferroni di Cremona, le cave di cemento a Macomero, la fabbrica di concimi a San Lazzaro Alberoni, ma anche stabilimenti per l’allevamento polli e per l’orticoltura.
Tra queste numerose “uscite di lavoro” ebbe un particolare rilievo la “passeggiata scolastica” a San Fiorano del marzo 1923 allo scopo di visitare il castello del marchese Trivulzio Pallavicini. Alla gita seguì una lunga polemica in quanto pareva che i nostri studenti si fos-
107 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
una lunga, giovane storia
sero comportati in modo scorretto “invadendo” l’Istituto di Codogno per cui, in seguito, il preside del Romagnosi, P. Menzio, dovette puntualizzare la cosa e ridimensionare il “fattaccio”.
Sempre nel decennio di cui sopra gli allievi visitarono, oltre le aziende già indicate, anche i bacini montani di Agazzano, il casei cio di Rottofreno, diversi impianti e opere in corso di esecuzione dell’Ente per le Case popolari di Milano, la Mostra Edilizia di Torino, la Breda di Sesto San Giovanni e la costruenda camionabile Genova-Serravalle Scrivia.
E’ probabile che le escursioni scienti che venissero potenziate dopo l’approvazione del Ministero dell’Educazione Nazionale che, vista la relazione nale del 1925/26 del preside P.
Fine anni Trenta. Gita a Venezia.
Menzio, lodò quel tipo di iniziative, auspicando che, accanto ad esse, si organizzasse, ogni anno, un vero e proprio viaggio d’istruzione a somiglianza di quanto già avveniva in altri istituti tecnici. E forse fu in seguito a quel suggerimento, che oltre alle solite escursioni di carattere pratico, furono realizzate gite al Lago di Como e al Parco Provinciale, allora famoso per il abesco “bosco delle fate” e il viaggio “d’istruzione, culturale, tecnico, artistico” a Roma delle III e IV classi di Agrimensura in occasione della “Mostra della Rivoluzione Fascista”. Gli alunni erano guidati dal vice-preside Conti e dal preside Maccaferri il quale poi scrisse: “La gita riuscì quanto mai feconda di utili cognizioni e di alti pensieri e sentimenti nella mente e dell’animo dei giovani gitanti”. Di quell’anno scolastico
1860 - 2010
ROMAGNOSI
(1932/33) è segnalata pure una gita a Torino. Rimangono di quelle “uscite” anche alcune foto pubblicate sugli Annuari e il resoconto delle spese per le “gite scienti che e le esercitazioni pratiche” che nel 1935/36 risultano essere di lire 1.000. E’ forse per la situazione politica del tempo, per le guerre in corso (la conquista dell’Abissinia, la guerra di Spagna, poi le tensioni nell’Europa Centrale) che negli anni successivi, le visite alle aziende “commerciali, industriali, rurali della città e provincia”, si alternarono a quelle ad opi ci, a caserme, a depositi. Spia della situazione e del diffuso disagio di allora, si nota nella relazione nale del 1937/38 del preside, ing. Giuseppe Nino Conti, il quale scriveva che “per ragioni diverse, durante l’anno, non era stato possibile organizzare gite in grande stile come quelle dell’anno precedente a Roma e a La Spezia”. Erano state invece effettuate le solite visite in città e provincia, ad aziende commerciali e rurali, alle Fornaci Rizzi (“fra le prime d’Italia”) e alle scuderie Raggio a Pontenure, puntate a Venezia e a Villa Carlotta. Pressoché sosta forzata durante il secondo conitto mondiale per ovvi motivi, esposti nella circolare n. 178 dell’8 gennaio 1941 del Ministero dell’Educazione Nazionale, relativa alle “visite aziendali per gli alunni dei Regi Istituti e Scuole Tecniche Commerciali”. Il ministro Bottai, tra l’altro, ribadiva che potevano essere effettuate solo quelle “che non richiedevano l’uso di mezzi di trasporto”. Il perché è chiaro. Ma negli anni successivi al 1945, riprendono le visite alle industrie locali, ai cantieri di costruzione, agli uf ci catastali, le “uscite” per i rilievi topogra ci in conformità delle esigenze e nalità della Sezione Geometri, almeno sino al 1969/70 quando venne costituita in Istituto autonomo con l’intitolazione al grande architetto piacentino del 1500 Alessio Tramello, approvata de nitivamente nel 1974.
Circa le gite la prassi da seguire era piuttosto semplice. La destinazione e la data scelta dagli allievi e dai professori accompagnatori richiedevano il permesso del Preside, se si trattava di meta in provincia, del Provveditore se fuori, e del Ministero se all’estero (ovviamente anche il benestare dei genitori).
Nel 1951 si costituì a Piacenza il Turismo Scolastico di cui era presidente provinciale il prof. Giovanni Forlini, mentre il gruppo responsabile del “G.D. Romagnosi” era formato dai proff. Niccolò Messina, Maria Luisa Bartolini, Federica Biella Burani, Berardino David. In quel periodo andavano molto le “puntate” in Svizzera, forse per la novità delle mete ma, oltre a Lugano, Locarno, S. Moritz, di solito si realizzavano gite in economia che duravano un giorno solo e avevano mete abbastanza vicine ad es.: Livorno, Riviera ligure, Torino, i Laghi, ecc., e si effettuavano in pullman o in treno.
Di quegli anni va pure ricordato qualche giro ciclistico; ad es. di una prima A geometri (a.s. 1953/54) per la visita – allora esterna – dei castelli della Bassa Val Trebbia, o di una II D Commerciale a Casaliggio per seguire le fasi di lavorazione del pomodoro nello stabilimento Val Trebbia.
Nell’estate del 1954 si ebbe un trekking dolomitico del «Romagnosi» ad opera di alcuni allievi della I geometri accompagnati da un’insegnante sull’itinerario: Moena - Passo di Costalunga - Rifugi Vajolet - AntermoiaMolignon - Col Rodella - Passi Sella e Pordoi - Canazei.
Durante la stagione invernale vennero organizzate gite sciistiche a Passo Penice, ma anche a Piazza Torre e Foppolo, aggregandosi, per queste ultime, alla Sezione piacentina del Club Alpino Italiano.
Il Turismo Scolastico provinciale, diretto allora dal prof. Fidone, per le vacanze pasquali del 1955, organizzò un viaggio in treno e pullman
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Anno 1954. Allievi della 1a Geometri con la prof. Artocchini al passo Coronelle, nel corso del trekking di 10 giorni sulle Dolomiti (il cane si è aggregato solo per la foto).
Anno 1954. Trekking delle Dolomiti. Si prepara il pranzo con molto fumo… e poco arrosto!
quato e di Montezago, per la conoscenza del territorio, dei luoghi storici, conoscenza che veniva completata con la visita a Musei specici e, ovviamente, preceduta e seguita da lezioni sull’argomento.
in Sicilia, a cui parteciparono insegnanti e allievi di tutte le scuole superiori di Piacenza e pure il Provveditore di allora, dott. Inturrisi (l’anno dopo, la meta pasquale fu la Sardegna).
Dei decenni successivi si ricordano viaggi di due giorni, anche se si privilegiavano quelli in giornata che prevedevano sveglie antelucane ma erano in compenso meno costosi. Le destinazioni?
In provincia: Velleja, i borghi medioevali, le vallate appenniniche, i calanchi di Castellar-
rero.
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Anno 1956. Parco Provinciale; la prof. Artocchini cuce uno strappo nei calzoni di Angelo Illica Magnani. Sullo sfondo Luigi Tiramani e Carla Fer-
In Italia si preferivano le città d’arte; Firenze, Ravenna, Torino (per il Museo Egizio, la Pinacoteca, Superga, per le manifestazioni relative al Centenario dell’Unità d’Italia), Venezia, Pisa, Volterra, San Giminiano, ma anche i laghi del Nord-Italia. .
Per le gite di due, tre, anche quattro giorni, Roma e dintorni, Napoli-Pompei-Capri, Napoli e Costa Amal tana, Parigi, Monaco di Baviera-castelli di Ludwig-Dachau, TriesteAquileia, Umbria, Vienna-Salisburgo, Provenza-Camargue, Genova-Riviera (acquario, Centro Storico, motonave Raffello, ecc.).
Naturalmente veniva sempre tenuta presente l’utilità delle visite ad aziende pubbliche e private, operanti nel settore commerciale e industriale, alla Borsa Valori di Milano, all’I.B.M., al Museo della Scienza e dalla Tecnica, ma anche a Pinacoteche, Gallerie d’arte, Mostre, al ne di offrire agli allievi una visione, il più possibile concreta, della realtà futura e anche del patrimonio artistico locale e nazionale. Verso il 1975/76 per i viaggi di istruzione vennero introdotte nuove regole. Se prima basta-
A.s.
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La classe 2a D in barca a Sirmione.
1967-68. La classe 5a A in gita alle ville venete. A destra il prof. Casaroli, perito tragicamente in un incidente stradale nell’agosto del 1986.
Anno 1968. Gita a Montecarlo. Si riconoscono i proff. Contini, Gaeta, Forlini, Trincianti, Sichel.
vano i permessi di cui si è detto in precedenza, se era compito dell’insegnante: ottenere il permesso dei genitori e il nulla-osta delle autorità scolastiche competenti; contattare Aziende di trasporto, alberghi, ed eventualmente guide; raccogliere le quote; provvedere ai pagamenti, ecc., ora le cose cambiavano. Si rendeva indispensabile una regolamentazione interna più articolata la quale prevedeva che le proposte, oltre che formulate e approvate dal consiglio
Anno 1968. Gita a Roma: accompagnatori i proff. Girometti, Casaroli, Dallavalle.
Abbazia di Pomposa. Gabriella Cremona e Maurizio Molinari sono… “ripescati” da Renato Tarantola.
di classe – ovviamente, prima discusse con i professori – ottenessero il benestare del Consiglio d’Istituto che poteva anche respingerle, se ritenute troppo costose e se presentavano delle irregolarità, tipo mancanza di data, nome dei professori accompagnatori, motivazioni scarse, ecc.
Con successive delibere, per l’organizzazione delle gite, diventava vincolante utilizzare autobus con determinati requisiti: regolare titolo
112 1860 - 2010 ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
di immatricolazione; perfetta ef cienza ricettiva e meccanica; copertura di polizza assicurativa; dotazione di cronotachigrafo per il controllo dell’orario di guida degli autisti; presenza di due autisti sugli autobus per viaggi superiori alle 9 ore giornaliere; possesso del certi cato di abilitazione professionale degli autisti, ecc. ecc.. Si richiedeva inoltre che l’interlocutore con le Agenzie di viaggio e gli autotrasportatori fosse esclusivamente la Presidenza dell’Istituto che successivamente sottoponeva le proposte presentate agli organi collegiali.
Tutto questo per evitare che si veri cassero dei gravi incidenti di percorso, come a volte era avvenuto – per fortuna mai per il “Romagnosi” – per viaggi organizzati da istituti di altre città.
Data l’importanza delle nalità delle gite scolastiche, si rendeva necessaria anche una precisa organizzazione interna. Ad esempio: stabilire la data entro la quale presentare la domanda, corredata dal numero dei partecipanti e dal nome degli insegnanti accompagnatori; ssare le norme per gli allievi che non vi partecipavano; presentare il programma dettagliato e l’autorizzazione dei genitori per gli alunni minorenni (per i maggiorenni bastava la dichiarazione di aver informato la famiglia); indicare la spesa da sostenere e il nominativo della ditta che avrebbe effettuato il viaggio, ecc. Poiché l’organizzazione di queste “uscite” si rivelava piuttosto impegnativa, più tardi, si poté usufruire, (naturalmente rispettando i tempi e le regole di cui sopra), dei servizi delle Agenzia di viaggio che offrivano “pacchetti” completi per ogni esigenza. Venne anche ribadito il concetto che viaggi e gite avrebbero potuto svolgersi non soltanto da marzo a maggio, ma anche dall’inizio dell’anno scolastico al 30 aprile, termine ultimo per non turbare l’andamento delle lezioni nella “volata nale” prima degli scrutini o degli esami. L’anticipazione di cui
sopra, era in relazione a motivi didattici, ma tesa ad una migliore fruizione del programma svolto in classe, specie per i vari periodi storici, ma anche per favorire, già all’inizio dell’anno, una maggiore socializzazione fra gli allievi e i docenti.
Dato l’aumento delle classi, nei decenni successivi i viaggi d’istruzione si intensi carono. Nel 1989/90, anche se si consigliava fossero meno dispersivi sul piano economico ed organizzativo se ne ebbero ben 36 in Italia e 11 all’estero.
Gita al lago. In prima la gli accompagnatori: il prof. Aldo Veneziani e la prof.ssa Venera Mazzocchi.
Un particolare riguardo si ebbe sempre per gli sport invernali con la partecipazione alle “settimane bianche” e ai campionati di sci per studenti. Una simpatica iniziativa, datata aprile 1987, fu quella della II D ragioneria, che con alcuni docenti fece una singolare esperienza di autogestione nell’Ostello della Gioventù di Coli (Piacenza). In quell’occasione il gruppo poté avvalersi anche della guida di alcuni soci dell’OTP-GEA, esperti dei luoghi che, con proiezioni e visite guidate a Sant’Agostino e a Faraneto, illustrarono la fauna, la ora appenninica e la storia del territorio.
113 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Certo il numero notevole dei viaggi (come faceva osservare nel 1990 il preside Torlaschi), se da un lato favoriva una certa crescita culturale e sociale, condizionava però (specie quelli di lunga durata, in particolare quelli all’estero) lo svolgimento dell’attività didattica e – soprattutto – comportava pesanti oneri per le famiglie. Inoltre l’organizzazione, in considerazione del numero delle classi e della sua intrinseca complessità, comportava un rilevante e gravoso lavoro per la presidenza, per i collaboratori e per la segreteria, il cui organico risultava sottodimensionato per l’Istituto. Pertanto, anche date le limitate disponibilità della scuola – che si sobbarcava determinate spese – disponibilità ridotta rispetto al passato, erano da privilegiarsi le attività da svolgersi in tempi brevi e – comunque – in non più di tre giorni. Per facilitare il lavoro di organizzazione, in seguito, si istituì una commissione di 5 profes-
sori per la messa a punto sia dei viaggi di più ampio respiro, sia per le visite guidate, collegate con i programmi d’insegnamento e della durata di un solo giorno. Erano tante le proposte di gite per il 1990/91: Verona, Firenze, Isola d’Elba, Urbino-GubbioAscoli Piceno, Amsterdam-Strasburgo, ecc.; ma per la situazione internazione alquanto tesa (seguita dalla Guerra del Golfo), in febbraio, i professori-accompagnatori dei viaggi delle classi interessate, vennero invitati a far compiere una ri essione, che tenesse conto della gravità del momento, senza però creare allarmismi, anche perché nessuna normativa ministeriale era pervenuta. A loro volta gli studenti furono pregati di informare le famiglie, sia per la conferma dei viaggi, sia per il loro eventuale annullamento. Cosa che in realtà avvenne per alcuni di essi. I viaggi e le visite guidate degli ultimi vent’anni portarono gli studenti del Romagnosi al
114 1860 - 2010 ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
A.s. 1986-87. La classe 2a D Commerciale all’ostello della gioventù di Coli. Un’esperienza di autogestione con i proff. Frasca, Forlini, Artocchini.
Salone dell’Informatica di Milano, a quello dell’Informazione di Bologna e in aziende e uf ci collegati al loro futuro impiego. Anche altre località italiane, di particolare interesse sotto il pro lo storico, artistico e naturalistico, vennero scelte per “uscite” di uno, due e più giorni. Ad esempio, in Italia: la Costiera Amal tana, Firenze, Mantova, Napoli, PisaLucca, la Sicilia, l’Isola Palmaria, i laghi di Garda e Maggiore, Roma, Siena, mete usuali o mai raggiunte; e all’estero: Berlino, Budapest, Dublino, Monaco, Parigi, Praga, Spagna.
Di gita in gita, di escursione in escursione, arriviamo ai 150 anni del «G.D. Romagnosi» che ha portato i suoi allievi (più nell’ultimo periodo che in precedenza) a conoscere i vari aspetti e le problematiche di Piacenza e pro-
vincia, ma anche quelli artistici, storici, naturalistici di tante città italiane, la realtà di alcuni Paesi stranieri e le loro capitali.
E se, inizialmente la “gita scolastica” (come un tempo veniva chiamata) era vista nella prospettiva di stare assieme ai compagni e di fare – professori accompagnatori permettendo – un po’ di baldoria, in seguito ha certo dato di più e di meglio, qualcosa che è rimasto negli allievi e che, con l’età, l’esperienza e – speriamo – la saggezza e il “senno di poi”, come un seme ha germogliato e ha dato i suoi frutti, orientandoli verso l’arte, la storia, l’ambiente e facendo loro scoprire nuovi loni di studio e di ricerca.
Carmen Artocchini
Anno 1987. La classe 5a A in gita a Vienna.
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Anno 1999. Le classi 5a A e 5a B Corrispondenti in lingue estere in gita a Parigi.
Febbraio 2010. Foto di gruppo degli alunni partecipanti alla settimana bianca. A destra il preside Balestra.
Il primo occo di neve che, scendendo, si stagliava nitido contro la mole austera di Palazzo Farnese, proprio davanti alla nostra aula, aveva il magico potere di risvegliare l’interesse di gran parte delle mie compagne di classe, sino ad allora, più o meno, attente alla lezione del professore di turno. Perché mai? Ma è ovvio…! Perché annunciava – e faceva pregustare – la gita domenicale al Penice. Organizzate dalla nostra giovane e sportiva insegnante di lettere, erano le più gettonate e attese da tutti i partecipanti, non solo da noi ragazze della C, ma anche dai maschietti sciatori delle altre Sezioni.
Niente abbigliamento alla moda e nemmeno capi rmati, ma solo mise casual (molto casual): cuf e, sciarpe, guanti, maglioni sferruzzati dalle nonne e dalle mamme: pantaloni come capitava, magari prestatici dai fratelli maggiori; talvolta anche i mutandoni di lana lunghi sino alle caviglie – (da mettere sotto, naturalmente) dei nostri padri lavoratori… Come attrezzatura, qualche slittino di legno fatto in casa, due o tre paia di sci presi a nolo dal negozio di Brizzi di Piazza Borgo e… via! Ricordo che, spesso, il nostro pullman era l’unico (dico “l’unico”) che stazionava fra le auto sul piazzale dell’allora “Albergo Buscaglia”.
In quegli anni non c’erano impianti di risalita, né gatti delle nevi, né maestri di sci, insomma niente di niente; per noi però erano tutte le piste, il bellissimo panorama delle Valli Staffora e Trebbia, la neve immacolata, gli alberi carichi di neve, un silenzio magico, l’aria frizzante, il sole e... la nostra felicità alle stelle! Erano gli anni Cinquanta e sino ad allora, per noi studenti, anche alle Medie, di gite ce n’era-
Le nostre gite: felicità assoluta
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Anno 1957. Gita al Penice.
no state ben poche, o addirittura nessuna, vuoi perché i professori, forse, non si sentivano di assumersi la responsabilità di accompagnarci, vuoi perché, nell’immediato dopoguerra, di soldini ce n’erano pochi. Dobbiamo anche precisare che in quel periodo le prime gite del “Romagnosi” erano alla “Quintino Sella”, ossia “economia all’osso”, ma ci andava bene ugualmente. L’importante per noi era andare. Ci si scatenava tutto il giorno su e giù per le piste con sci, slittini e capitomboli, con la sosta a mezzogiorno per un panino o una pastasciutta alla “Genzianellla”; più tardi, si arrivava all’Albergo Buscaglia per una bibita calda, per scaldarci vicino all’enorme stufa a legna del salone e per i tradizionali quattro salti. Poi, al crepuscolo, il ritorno, cantando a squarciagola sino a Piacenza dove arrivavamo s atate, distrutte, ma soprattutto contentissime. Rammento che si poteva cantare di tutto: dai cori alpini alle ultime novità, dal melodico al rock, dall’opera all’operetta… tranne una canzone che proprio non piaceva alla nostra professoressa, e l’aveva proibita quando si era accorta che era un po’ equivoca, anche se “la bella pensé che hai” era il tormentone dell’anno. Dimenticavo; per noi era molto importante il fatto che, al lunedì, per… gentile concessione, i partecipanti alla gita erano esentati da qualsiasi interrogazione. Cosa volere di più dalla vita! (Qualche anno dopo furono i nostri compagni, che alla domenica andavano alla partita a sostenere il Piacenza facendo il “buridone” in curva, con campanacci, trombette, e altro, a richiedere lo stesso trattamento).
Tra il 1952 e il 1957 non solo vennero effettuate numerose gite invernali a Passo Penice, Prato Barbieri, Foppolo, Piani di Bobbio, ecc.) ma anche – diciamo – primaverili. Andammo a Montezago a cercare le conchiglie fossili nei calanchi con la soddisfazione di vederle poi esposte, con il nome della nostra
classe e la data, nel piccolo, ma importante, museo di storia naturale del “Romagnosi”; ma la nostra prof. si prese una sgridata... coi occhi da sua madre perché, in mancanza di un contenitore aveva dovuto mettere i reperti – piuttosto sporchini di fango a dire il vero –nel suo blazer.
Velleja ci vide alla ricerca dei nostri antenati Liguri o Romani, non ricordo bene; le vallate piacentine furono il logico scenario delle nostre escursioni turistico-culturali-ambientali. Levatacce antelucane e ritorni alle ore piccole ci consentirono di limitare ad una giornata le puntate in varie città del Nord e Centro Italia con il treno o con gli autobus dell’Autoguidovie Piacentine, o di Gallinari o di Rossi di Gropparello. Andammo pure a Lugano, a S. Moritz dove appro ttammo per fare un po’ di contrabbando – sigarette, accendini, e altro – ma di nascosto dai professori che ci accompagnavano per evitare loro patemi d’animo e, a noi, in nite prediche sulle regole di comportamento. A noi, della sezione C, quasi sempre si univa un gruppo di compagni di Istituto che, in fondo al pullman, con la sarmonica a bocca, lo scacciapensieri e i bongos, improvvisavano concertini e accompagnavano le nostre, e loro, esibizioni. Di questi simpatici a cionados desidero ricordare oltre a quelli che non ci sono più – Gabriele Orsi, Pietro Fumi, Guido Neri, G.Carlo Toscani – anche Pedratti, G.F. Zucca, B. Scala, Pavesi, Avanzi, Boselli, ecc. Ma fu nel febbraio del 1957 che si raggiunse veramente il top; alcuni di noi parteciparono alle gare di sci (Umberto Prati, Pier Luigi Bertola) e al concorso di arte varia, musica e danza dal titolo “Primo Applauso studentesco” che si svolsero a Bormio, organizzati dal T.C.I. e da INA-Sport. La sottoscritta si esibì in un paio di canzoni di grande successo e giunse terza, ricevendo come premio un orologio da uomo
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giovane storia
lunga,
di marca (che poi regalai a mio padre che si commosse) e l’attestato di partecipazione rmato dai componenti la giuria di cui facevano parte gli alpinisti Compagnoni e Lacedelli, allora all’apice della notorietà dopo l’impresa al K2.
Le nostre – e mie – gite si conclusero in quello stesso anno, pochi mesi prima dell’esame di licenza, durante le vacanze pasquali che – per l’occasione – erano state… allungate con un po’ di giorni onde permettere un viaggio in Sicilia. Il tour, organizzato dal prof. F. Fidone (presidente provinciale del Turismo Scolastico) ci portò a conoscere aspetti meravigliosi, città e monumenti della Trinacria. Ben due pullman, con studenti, professori piacentini e il nostro Provveditore agli Studi, dott. Inturrisi, effettuarono un ampio giro dell’isola sull’itinerario: Catania, Etna, Siracusa, Avola, Agrigento, Selinunte, Segesta, Marsala, Palermo, Monreale, Taormina, Messina, dove riprendemmo la Freccia del Sud che, per l’occasione, si fermò, appositamente per noi, a Piacenza.
A Gela, il giorno di Pasqua, per caso, incrociammo molti operai e tecnici piacentini che lavoravano nel cantiere AGIP e che, commossi, ci fecero festa e ci abbracciarono per scambiare gli auguri; ma poi la cosa rischiò di nire a botte, in quanto tra di loro si… in ltrarono dei locali in coppola che, volendo… bene ciare dei nostri abbracci, si fecero avanti rischiando forte.
Va detto che le amanti delle gite al Penice, an-
Anno 1957. Passo dell’Aprica. Il prof. Fidone scherza con l’alunna Carla Ferrero che si piazzerà ai primi posti nella manifestazione indetta da TCI e INA Sport.
cora oggi, a distanza di più di cinquant’anni, si incontrano con regolarità ogni sei mesi attorno ad una tavola imbandita (e con loro c’è sempre anche la prof. che le ha accompagnate tante volte in gita).
Carla Ferrero
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...e di oggi
Gite di ieri...
Pubblicazioni
Aparte il Decreto Farini del 1860, la prima pubblicazione che riguarda il R° Istituto Tecnico è certo un opuscolo piuttosto polemico del prof. Alberto Bracciforti uscito tre anni dopo, dal titolo “L’Istituto Tecnico di Piacenza confessato al pubblico” in cui l’autore metteva in evidenza il profondo disagio di professori e alunni nei primi mesi di avvío della scuola che, all’inizio, era come “un esercito che dovesse manovrare sul campo di battaglia senza armi, senza capi, senza mezzi ordinati”. Il 13 gennaio 1862 i professori si trovarono di fronte “gli studenti alla rinfusa, a casaccio, senza aule, banchi, tavoli, lavagne, senza il materiale indispensabile, non solo per un istituto tecnico qualunque, ma anche per la più volgare istruzione
pratica”. Questo, naturalmente, portò una profonda delusione sia ai professori che agli studenti. Non solo, ma nel primo anno scolastico si veri carono vari inconvenienti: alcune aule vennero chiuse, poi aperte, poi chiuse di nuovo “per mancanza di combustibile”; nelle aule di sica si era fatto un solo esperimento; la scuola di agrimensura fu chiusa per mancanza di professori e le altre scuole “tiravano avanti alla meglio con una serie di inutili e stravaganti ripetizioni, senza costrutto pratico, per difetto assoluto di materiale d’insegnamento”. Per funzionare – scriveva il Bracciforti – era tempo di uscire “da quella pastoia che tradiva le speranze più belle della gioventù, rovinava gli interessi più vitali dei cittadini che spendevano più di 2000 franchi effettivi”.
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La facciata dell’Istituto in una cartolina del 1936.
Amministratori e Provveditori agli Studi venivano invitati a rendere meno complicato il “gazzabuglio tecnico-scienti co”. A. Bracciforti passava poi a criticare il programma governativo il quale, se pure avesse potuto disporre del materiale indispensabile (gabinetti scienti ci, museo tecnologico, modelli e disegni, biblioteche, collezioni, ecc.) non era conforme ai bisogni e agli interessi della nostra provincia. Questo era già stato capito dal Consiglio Provinciale di Milano che aveva respinto il piano tracciato dal Governo per tutti gli istituti italiani, per sostituirlo con uno proprio, adeguato alle necessità e agli interessi locali. La stessa cosa avrebbero dovuto fare i Consiglieri della Provincia di Piacenza per cui, dopo aver posto un “pronto ed ef cace rimedio a quei mali”, non accettando supinamente “ampollosi progetti”, ne facessero uno adatto ai nostri bisogni, e, soprattutto, eliminando la comunanza delle scuole e del gabinetto di sica destinato agli alunni del Liceo con “molestie vivissime ai professori, con nessun utile per gli studenti dell’Istituto e con molto danno per quelli del Liceo”. In questo modo l’istruzione pubblica avrebbe progredito.
Era dunque polemica, ma non sterile, in quanto Alberto Bracciforti (1838-1906) non era uno sprovveduto. Professore di scuola, da anni si era dedicato allo studio della sica, della matematica e delle scienze naturali, pubblicando interessanti saggi – ancora oggi fondamentali – sull’entomologia, sui coleotteri, pesci, ora, dopo accurate ricerche fatte nelle sedi in cui aveva insegnato: Viadana, Piacenza, La Spezia. Ma era quasi logico che i primi anni di una scuola presentassero inconvenienti, lacune e disagi.
E’ sempre di un professore dell’Istituto, Michele Del Lupo, l’opuscolo “Distribuzione sistematica e catalogo dei minerali, dei modelli cristallogra ci, delle Rocce, dei Fossili che si
conservano nel Gabinetto di Storia Naturale del R° Istituto Tecnico G.D. Romagnosi in Piacenza”. Edito nel 1885, è il preciso inventario del prezioso materiale presente nella scuola.
Nel 1877 il prof. A. Bracciforti, “assistente del nostro istituto” pubblica “Flora Placentiae”, ossia “enumerazione sistematica delle piante della provincia di Piacenza con l’indicazione delle loro stazioni, [ossia dei siti in cui si potevano trovare], dei caratteri principali di ciascuna famiglia, dei nomi italiani, di quelli del dialetto piacentino, con osservazioni e note etimologiche”.
Di quattro anni dopo è l’interessante monogra a sul mais che il prof. Andrea Vivenza fa uscire con i tipi della Tipogra a Solari. Nel 1910 si ha notizia di un’altra pubblicazione: “In memoria di Enrico Quenda”.
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Il prof. Giorgio Quenda.
Dell’autore, il prof. S. Perini, è il commosso ricordo del collega da poco scomparso e, al tempo stesso, la biogra a di un insegnante che per parecchi anni coprì la cattedra di chimica al “Romagnosi”. Nato nel 1865 a Condòve, E. Quenda, laureatosi all’Università di Torino, per 14 anni era stato assistente del celebre prof. Guareschi prima di essere nominato nel nostro Istituto Tecnico dopo la morte del preside Severino Brigidini. A detta dei colleghi, era “insegnante valente e coscienzioso” e “franco e leale amico”. A lui si doveva il riordino del Gabinetto di chimica e la fama che ne era derivata tanto che, per la bravura e la competenza del docente, vi si eseguivano numerosissime indagini ed esperimenti sollecitati da ogni parte. Secondo il prof. Perini erano state proprio le “male che esalazioni chimiche”, nel 1905 a causargli la malattia che, con alti e bassi e varie operazioni chirurgiche lo costrinsero a molti mesi di degenza ed in ne ne provocarono la morte che avvenne nel 1909 nella nativa Condòve, a soli 44 anni. Questo libretto e le commemorazioni che di tempo in tempo appaiono sui verbali del “Romagnosi” permettono di conoscere la personalità, il valore, le vicende umane di molti professori – e anche degli studenti – per anni presenti nella scuola. Allo scopo di ricordarli degnamente, nel marzo del 1920, venne pubblicato l’ “Albo d’oro degli alunni gloriosi caduti perché la Patria viva. MDCCCCXV – MDCCCCXVIII”. Il volumetto, di 67 pagine, uscito a cura del “Comitato per le onoranze”, voleva essere la “testimonianza palese dei sensi di affettuosa riconoscenza dell’Istituto Tecnico verso i suoi scolari, antichi e recenti” che avevano combattuto nella Prima Guerra Mondiale ed erano caduti sul campo. Erano ben 63, di cui, circa la metà, era passata direttamente dalla scuola alla trincea. Purtroppo, per molti di essi, indipendentemente dalla
volontà dei curatori del testo, si erano reperite scarse notizie, e, a volte, nemmeno i ritratti. Provenienti dalla città, dalla provincia o anche da altre località, avevano frequentato il “Romagnosi” diplomandosi nelle diverse Sezioni.
Arruolati in vari Corpi militari – Alpini, Artiglieria, Aviazione, Bersaglieri, Bombardieri, Fanteria, Genio – soldati semplici, sottuf ciali o uf ciali, avevano combattuto su vari fronti e molti di essi erano stati decorati. Di questi ultimi, il testo forniva il curriculum e il tipo di decorazione.
Medaglie d’argento:
Pietro Balestrazzi (più croce di guerra), Emilio Beretta, Ennio Beretta, Lino Bizzi (più croce di guerra), Pietro Gadolini, Paolo Bottarelli (più medaglia di bronzo e croce di guerra), Gaetano Mazza, Giuseppe Panelli, Luigi Pagani (più medaglia di bronzo), Francesco Pattarini, Emilio Pacchiarotti, Gustavo Quarone, Venanzio Rosa (più medaglia di bronzo), Alfonso Rusconi, Ulisse Scarpetta (2 medaglie d’argento e una di bronzo), Umberto Ucelli.
Proposti per medaglia d’argento Augusto Clerici Bagozzi, Vittorio Emanuele Carli, Luigi Ciregna, Bruno Fratta, Mario Fugazza, Luigi (Gino) Gnocchi, Pietro Inzani, Mario Maiavacca. Medaglie di bronzo
Giulio Cesare Bordi, Natale Cella, Giacomo Crollalanza, Alberto Daneri, Dino Del Lucchese, Lamberto Lamberti, Croce al merito di guerra Alberto Daneri, Pietro Inzani, Pietro Prada, Alessandro Sartori.
Questi nomi appaiono pure sulla lapide marmorea commemorativa murata all’entrata dell’Istituto (opera degli scultori fratelli Monti di Milano) la cui epigrafe era stata dettata dal prof. Italo Giacomelli.
Sempre di quell’anno è il testo del discorso letto nel Teatro Municipale di Piacenza il 20
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Alcuni alunni caduti durante la prima guerra mondiale
Maggio, dal prof. Dante Olivieri. Titolo: “Per l’inaugurazione della lapide in onore degli studenti dell’Istituto Tecnico di Piacenza, caduti per la Patria” (Perugia, Unione Tipogra ca Cooperativa).
Ma certo la pubblicazione più importante del primo cinquantennio del XX secolo fu l’Annuario che, dall’Anno Scolastico 1923/1924 continuò sino al 1934/1935.
Già nella seduta plenaria del Consiglio dei Professori del 15 novembre 1921 il preside P. Menzio aveva lanciato l’idea; trovando la cosa utile e “bella consuetudine, già ripristinata in tanti Istituti Tecnici” invitava i professori a voler presentare “qualche memoria o piccolo studio”. Anche se qualcuno aveva obiettato che occorrevano dei fondi per la pubblicazione, la ducia del prof. Giacomelli e la speranza di “raccogliere offerte anche dagli Enti locali” e di avere l’appoggio degli insegnanti, avevano avuto la meglio. Pertanto l’Annuario ebbe via libera e i numeri usciti sintetizzano l’attività del “Romagnosi” durante un decennio. La direzione, che nei primi anni era stata del preside Menzio, alla sua morte passò, al successore prof. Eugenio Maccaferri.
Ricco e vario il contenuto dei fascicoli. Il primo riporta cenni storici sulla fondazione dell’Istituto con la Legge Casati (Istituto che, con quello di Reggio Emilia, fu il primo d’Italia) e sul nuovo ordinamento avvenuto in seguito al R.D. del 6 maggio 1923. Sia nel primo numero che in quelli successivi si dà notizia dell’attività dell’Istituto, dei lavori del Collegio Insegnanti, del nome e dati dei docenti, del personale di servizio, degli allievi presenti nel corso dell’anno, idonei e licenziati. Non mancano: l’elenco dei libri di testo adottati; notizie sulla Biblioteca dei professori (ricca di 4.000 volumi) e di quella più recente degli allievi (di 800 volumi), sulle “escursioni scienti che” per lo più organizzate per il corso di Agrimensura
e sulle “passeggiate scolastiche”, a volte corredate da foto. Particolare attenzione è rivolta ai “gabinetti scienti ci” (di chimica, sica, museo di storia naturale, ecc.) ricchi di strumenti, di reperti e assai curati, che ancora oggi – per la loro importanza, ricchezza e la rarità degli oggetti – costituiscono un patrimonio considerevole. Di volta in volta vengono pubblicate le biograe dei caduti, apparse nell’Albo d’oro e, nelle ultime pagine, i testi di conferenze o studi di vari professori sulle materie di loro competenza, ma anche saggi di alunni. Gli argomenti: Storia, Letteratura o anche attualità. Come ad esempio “La battaglia del grano”, “Le nuove invenzioni e applicazioni nel campo della chimica”, “Questioni dantesche”, “Le poesie in dialetto di V. Faustini”; a cura dei professori Carotti, Chessa, Maccaferri. Di particolare rilevanza il saggio del prof. Federico Chabod (per alcuni anni docente nel nostro Istituto, prima di accedere a prestigiose cattedre universitarie) dal titolo “Lineamenti della concezione politica di Francesco Crispi”.
Fatti, avvenimenti, curriculum degli insegnanti collocati a riposo, svelano interessanti dati sulla loro vita, le sedi occupate, il loro attaccamento alla scuola per un servizio durato 30 e anche 40 anni. A favore degli allievi più meritevoli o in disagiate condizioni familiari vennero istituiti vari legati e premi di cui si tratta in altra parte della presente pubblicazione. Ancora gli Annuari riportano il titolo dei temi assegnati durante l’anno, indicano le varie riforme che mutarono il volto della scuola, ricordano il trasferimento dai locali da Via Romagnosi (ora occupati dalla Biblioteca Passerini Landi) nella nuova sede di Via Cavour (“edi cio assai elaborato decorativamente nel gusto preminente della epoca del primo Novecento, pur senza concessioni allo stile Liberty” come scrisse E. Nasalli Rocca).
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Anno 1932. Foto-ricordo della gita a Roma, pubblicata sull’Annuario dell’Istituto.
Tra i nomi dei professori emergono quelli che per lunghi anni insegnarono al “Romagnosi” o in altre scuole cittadine; ad esempio Alcide Rossi, Natale Carotti, Anna Fumagalli, Eurina Aroldi Cerilli, Amsicora Cherchi, Guido Bernardi, G. Medici (poi senatore e ministro), C. Ratti, A. Solmi, Giuseppe Nino Conti. Molti allievi, in seguito, divennero docenti nello stesso istituto e, (come nel caso del prof. Edoardo Lazzara) anche presidi. Altri raggiunsero posizioni di primo piano nel campo del Commercio, dell’Arte, dell’Industria non solo nella nostra città ma in Italia e nel mondo. Nel maggio del 1941, in un opuscolo pubblicato in occasione della “II giornata della tecnica”, dal titolo “Istruzione Tecnico Professionale nella Provincia di Piacenza” si parla
anche del R° Istituto Tecnico. Se ne ripercorre la storia iniziata nel 1860 e seguita dal vero e proprio funzionamento solo nel gennaio di due anni dopo. Viene messo in evidenza lo sviluppo di quella che è de nita “la maggiore scuola di carattere tecnico della città”, avvenuto con ritmo crescente e progressivo che aveva dato a Piacenza e alla provincia “valenti ragionieri, distintisi nelle Amministrazioni Statali, parastatali e private e negli enti bancari”, e geometri che “fecero ottima prova nelle professioni e nei più importanti uf ci tecnici dello Stato e degli Enti locali. E coloro che seguirono studi superiori raggiunsero spesso, dovunque, posti di alta responsabilità”. Giudizio quanto mai lusinghiero per la scuola e i suoi studenti. L’autore dell’articolo ricorda anche la riforma del 1932 e la Carta della Scuola del
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1940, gli alti e bassi della popolazione scolastica, la diminuzione degli allievi della Sezione Commerciale, forse dovuta alla crisi degli Istituti bancari cittadini nel 1932, azzarda le previsioni per il futuro indicando gli “sbocchi” della scuola e i vantaggi della riforma Bottai. A parte gli articoli di cronaca, apparsi negli anni successivi sulla stampa locale, fra i quali va segnalato l’articolo di Corrado Sforza Fogliari sul centenario del “Romagnosi”, la ricostruzione storica più completa si deve all’iniziativa del “Comitato di Piacenza dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano” che organizzò un convegno di studi nella nostra città nei giorni 20 e 21 gennaio 1996 dal titolo “La scuola media superiore a Piacenza dalla legge Casati (1859) alla Riforma Gentile (1923)”. Tra gli Atti del Convegno, pubblicati a cura della
Banca di Piacenza, spicca il magistrale studio di E. Fausto Fiorentini “L’istruzione tecnica: l’Istituto Tecnico”. Si tratta di un ampio e approfondito saggio basato su una ricerca storica eccezionale, condotta sui documenti dell’epoca (Raccolta degli Atti di Governo, degli Atti di Governo dell’Emilia, degli Atti del Consiglio Provinciale), sui Fondi dell’Amministrazione Provinciale conservati all’Archivio di Stato di Piacenza, sugli studi di G. Forlini, sulle relazioni dei vari insegnanti del tempo, sulle pubblicazioni del – e sul – “Romagnosi” e sul “Nuovo Dizionario Biogra co Piacentino”. Chi vorrà fare la storia dell’Istituto non potrà prescindere da questo documentatissimo, prezioso, saggio.
Carmen Artocchini
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Il preside Maccaferri, il prof. Bernardi e l’insegnante di Religione con una classe degli anni Trenta.
Anniversari del diploma 5a A 1965-1980
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5a B 1966-1986 5a A 1977-2001
Che i giornali di Istituto fossero da tempo entrati nell’ottica studentesca, ci è dato conoscere da una notizia tratta da un quotidiano locale del 1877 in cui si legge che nel “…pomeriggio del 13 marzo appena trascorso…” alcuni studenti avevano organizzato una dimostrazione contro i redattori di un “giornaletto” settimanale a cura di alcuni allievi del Regio Liceo. Per allontanare i dimostranti si era reso necessario l’intervento degli agenti della Questura.
Dovettero passare dei decenni prima che si tornasse a parlare di pubblicazioni del genere, come si è potuto rilevare dalla mostra “19062007. Cento e più anni di giornalismo scolastico”, organizzata con il sostegno della Banca di Piacenza nella splendida cornice di Palazzo Galli.
Sulle tracce di “meteore” e di “testate longeve”, la Mostra, prima ed organica rassegna del settore, ha seguito, e documentato, una storia che inizia dal primo decennio del XX secolo con la comparsa nelle edicole, il 1° novembre 1906, di Verso l’Ideale – periodico bimensile degli studenti che costava 10 centesimi.
Seguirono: nel 1910 Goliardo Moderno; nel 1911 Il Carroccio; quattro anni dopo Per la Scuola; nel 1919 S.S.S.S.S. ossia Siamo Studenti Sempre Senza Soldi, seguito, negli anni Venti, da La Fiaccola (settimanale dell’Avanguardia Fascista) e La Ciribigola (Organo del Gruppo Goliardico): nel novembre del 1940 Il Picchiatello e, nel gennaio 1944, Lo Strillone, questi ultimi due a cura del Liceo Respighi. Nel dopoguerra ne furono stampati molti altri, il più longevo dei quali fu La Squola (la ”q” era d’obbligo) dal sottotitolo Serenissimo intransigente studentesco della vita cittadina per i giovani da 1 a 93 anni.
I giornalini del nostro istituto
Uscito nel 1954, auspicava la collaborazione fra redattori e lettori. Diretto dall’insegnante di religione, don Niso Dallavalle, contava fra i redattori Corrado Sforza Fogliani, Nanni Comotti, Peo Calza, Emilietta Sarogni, tutti del Liceo Classico M. Gioia e, fra i collaboratori, anche allievi di altri istituti superiori piacentini. In quegli anni videro la luce molte altre testate a cura delle scuole elementari, medie e superiori, come risulta dai cataloghi del Centro di Documentazione Educativa, la cui collaborazione alla mostra del 2007 risultò fondamentale. Nel lungo elenco troviamo anche i “giornalini”, battuti a macchina o ciclostilati, dell’Istituto Tecnico G.D.Romagnosi, i cui redattori, peraltro, collaboravano anche ai giornali studenteschi dell’epoca che raccoglievano il contributo di ben 13 istituti superiori. L’esperienza risultò molto utile per l’opportunità di avere contatti e scambio di opinioni con gli allievi di altre scuole e la possibilità di conoscere realtà e problemi diversi. Tali Gioventù Studentesca, Tribuna Studentesca, La Squola, che nel 1956 aveva ospitato il romagnosiano Il mastro. Negli anni Sessanta (ricordano gli ex allievi) per l’iniziativa e la collaborazione di A. Spagnoli, Mosconi, Polli e altri volonterosi uscirono pochi numeri ciclostilati de Il Termometro. Del 1969, sempre in ciclostile, è Il Purgatorio che ebbe una certa notorietà e diffusione se un giovane – Raffaele Polo – da Lecce scriveva alla redazione “in Via Cavour 45”, elogiandone il contenuto ed offrendosi di collaborare al “giornale della sua città”.
Il Purgatorio venne de nito l’antenato dei giornali, non più studenteschi, ma d’istituto perché entrava nella vita uf ciale della scuola.
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Nell’a.s. 1973/74 escono due giornali: il Cemento e Uomini, bestie e… ragionieri.
Il Cemento (sottotitolo Il giornale che fa presa), sempre ciclostilato a “circolazione interna”, così si presentava: “Siamo un gruppo di studenti del Romagnosi con due gambe ed una testa. Ci proponiamo in questo giornale di affrontare in modo semplice e chiaro i problemi che veramente interessano tutti. Infatti anche noi, come del resto tutti voi, a scuola ci rompiamo le scatole [Me pareva!]. Fin dal prossimo numero abbiamo intenzione di fare delle inchieste. Abbiamo bisogno della vostra collaborazione perché questo fogliaccio non deve essere di proprietà di una decina di persone, ma deve essere di tutti”.
Ed ecco i titoli dei vari articoli: “La nostra scuola così strutturata cosa ci dà? Solo parole o anche una preparazione professionale?”, “ Riforma tributaria. Pagano sempre i soliti”, “Perché noi donne, no?”, “Riprendiamoci la musica”, “Torneo di pallavolo G.D.Romagnosi”.
Il Cemento N° 2 del mese successivo – gennaio 1974 – si apriva con un’intervista al prof. Vittorio Ghebbioni. Domanda: “Cosa pensa delle assemblee studentesche? Le pare giusto che queste non possano essere autorizzate perché fatte fuori dalla scuola e che i professori non vi partecipino, costituendo essi la necessaria componente della scuola?”. Risposta: “Francamente non credo di poter dare un giudizio positivo sulle assemblee del Romagnosi, specie su quelle generali alle quali partecipa una minoranza di studenti molti dei quali distratti e disinteressati. Più positivo è il mio giudizio sulle assemblee di corso…”. Altri argomenti trattati: “ Le nostre assemblee”, “Intervista ai bancari”, “Proposte per una scuola migliore”, “ La casa o il lavoro per la donna?”, “ Cosa leggiamo”, “Attività sportiva dell’Istituto”. Tutti i pezzi sono anonimi, a cura del collettivo de Il Cemento. Dopo il secondo numero il giornalino cessa l’at-
“CEMENTO” – Edizione dicembre 1973.
tività: ma, pochi mesi dopo, eccone uno nuovo per l’iniziativa di alcuni studenti: Walter Bacchini, Stefano Bridelli, Abele Castagnola, Fulvio Guerrieri, Daniele Losi, Ernesto (Tino) Rossi, Ivana Mazzocchi, Renza Bertuzzi, Marisa Rodio, e di altri: Fausto Besagni, Franco Bonelli, Mino Zilocchi, Dominique Frantani. Di Uomini, bestie e… ragionieri (giornale a circolazione interna, ciclostilato in proprio presso il Circolo Culturale Turati) uscirono quattro numeri, il cui contenuto era di notevole interesse ed attualità. Lo scopo era, a detta dei redattori, dire qualcosa di diverso e di interessante, esprimere delle idee, parlare un po’ di tutto: problemi, proposte. Ma, nel testo, trovano spazio pure racconti (in genere piuttosto macabri) e, per dirla con i redattori, anche:
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giovane storia
lunga,
“loccate varie, musica e… uncinetto, scartando ogni tendenza partitica, salvo ‹‹Viva le donne, abbasso la scuola››”. Il contenuto si rileva dai titoli dei singoli pezzi: “Cosa è cultura”, “Indagine sull’informazione in Italia”, “Sì al divorzio”, “Maschera e volto del sistema scale”, “Lezioni di educazione civica”, “Speciale assemblea”, “Il rapporto tra insegnanti ed allievi”, “Cassa Scolastica: uno stimolo per operare”, “Legalizzazione dell’aborto”, “La volontà di cambiare”, “Cause ed origini del Fascismo” “ Ri essione sul totalitarismo moderno”, “Il Centro Scolastico Polifunzionale”, “La donna Cenerentola (anche nella scuola)”. Due le interviste ai docenti (F. Bonfanti, F. Ostellini); e poi racconti, poesie, articoli sulla musica, sulla editoria, sull’atti-
vità sportiva dell’Istituto e… barzellette e… perle.
Anche questo giornalino cessa l’attività dopo il IV numero perché i redattori, per lo più dell’ultimo anno di studi, escono dall’Istituto. Negli anni Ottanta, salvo qualche eccezione, i giornali studenteschi diventano giornali di Istituto omologati alla vita uf ciale della scuola e, dal ciclostile, passano alla stampa assumendo una nuova veste.
La successiva pubblicazione del Romagnosi prende il via dal Consiglio di Istituto del dicembre 1988 che esamina la richiesta di pubblicazione di un giornalino, avanzata da un gruppo di studenti che aveva partecipato al “Corso di pratica giornalistica” tenuto presso l’I.T.I.S. Marconi di Piacenza. Dopo aver valutato il preventivo di spesa di una ditta di Casalpusterlengo si autorizza la pubblicazione del giornale.
Il numero 0 del Giandomenico è dell’aprile del 1992. Nell’articolo di fondo si enuncia il programma; il giornale vuole essere una “voce libera, un muro di palazzo di periferia dove tutti avranno la possibilità di scrivere ciò che vogliono; vuole essere un collage di pensieri, idee, impressioni, emozioni, torti subíti, avventure colte a scuola e non solo a scuola” ecc. ecc. Ma, per intoppi burocratici, organizzativi, nanziari e di tempo, il N° 1 uscì solo nel 1994… , “varato” da una numerosissima redazione (ben 38 tra allievi e professori).
“UOMINI, BESTIE E… RAGIONIERI” –
Edizione maggio 1974.
Il giornale rappresenta un salto di qualità ed una novità per il fatto che gli insegnanti accettano di collaborare con gli studenti-redattori con il compito di “coordinare senza imporre”, di animare e favorire il passaggio del testimone fra le generazioni, svolgendo, in tal modo, un ruolo fondamentale di “sostegno e di incoraggiamento”. Su questa stessa linea si muoveranno i giornali d’istituto che verranno dopo. Il Giandomenico continuò le pubblicazioni sino
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a quando non si fuse con La Lente dell’Istituto Tecnico “L.Einaudi”, trattando argomenti vari che spaziavano dalla moda all’attività sportiva, dal progetto-giovani ai diritti degli studenti, alla “Fondazione della Cassa di Risparmio”, dando ampio spazio anche ai vari premi ottenuti dalle classi partecipanti a concorsi a livello internazionale. La redazione quasi tutta al femminile era costituita da Ilenia Carenini, Raffaella Delpanno, Alessia Ferrari, Silvia Franceschi, Alba Gazzola, Cristina Inguanta, Luca Ponzini, Laura Rebecchi, Alba Saggini, Silvia Salini, Valentina Salotti, e altre, in sostituzione delle allieve che, a mano a mano, uscivano dalla scuola, diplomate ragioniere o perite aziendali. Nel 1996/97 il Giandomenico e La Lente unicati lasceranno il posto alla rivista The Mente.
Gian Franco Scognamiglio
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“Soprannome particolare, che spesso allude a qualità siche o morali” dice lo Zingarelli alla voce “nomignolo”. Questo uso, chiamiamolo così, noto già dall’antichità, come risulta dai testi classici, è continuato sino ai nostri giorni non risparmiando nessuno: belli e brutti, buoni e cattivi, laici e preti, atleti, personaggi politici e, tanto meno, i professori. In quest’ultimo caso i nomignoli potevano essere dettati dal rispetto (o dal dispetto), variavano di classe in classe, di generazione in generazione.
C’era il professore dall’importante naso, ribattezzato quindi Canàpia, quello di Diritto che affermava che “una sigaretta e un sei non si negano a nessuno” e la cui “Nazionale” perennemente all’angolo della bocca gli aveva meritato il titolo di Pipìno o Pipetta. L’insegnante che li portava in gita facendoli camminare parecchio per far loro vedere tutto, era Zátopek, dal nome dell’atleta cecoslovacco che nel 1952 alle Olimpiadi di Helsinki vinse tre medaglie d’oro nei 5.000, 10.000 metri e nella maratona. Carta velina era un ottimo docente, minuto e magrino; gli allievi gli volevano un bene dell’anima, lo stimavano moltissimo, come succedeva anche per Iron-Baffen che aveva appunto i baf ed era un professore amato da tutti: allievi e colleghi, un vero gentiluomo. La Bambina, una dolce e valente insegnante di Estimo dei geometri, entrata in ruolo giovanissima, aveva pochi anni in più dei suoi scolari. C’era poi la White, la Bianca, glia del professor To do di Inglese, il quale batteva e ribatteva sul verbo ausiliare; il suo pensare e parlare in inglese creava spesso ai non… addetti ai lavori spiacevoli equivoci come quando, scivolato dal marciapiede in una cantina dove erano in atto lavori, chiese aiuto
Fatti
e fatterelli: storie e nomignoli
gridando: “Help”, parola che i muratori decisamente non capivano. M.C., insegnante di lettere, da tanti anni nella sezione geometri, alta, matronale, con ampi abiti, soprabiti lunghi sino alle caviglie e un cappello a larghe tese che non toglieva nemmeno in classe, era di una bontà in nita, tanto che i ragazzi ne appro ttavano. Per loro era La corriera. Lei, che lo sapeva, un giorno ne chiese il perché e uno studente della Val Tidone le spiegò in dialetto: “Parché sciura, quand la vegna deintar in dla scola, granda e grossa ’cma l’è, la pèr la curera quand la vegna deintar a Burnòv”. Veniva poi Andalù che insegnava Ragioneria. Di Messina, scuro di pelle e ricciuto, aveva una vaga somiglianza con l’aiutante di colore di quell’Angelo Lombardi che, negli anni Cinquanta, conduceva “L’amico degli animali”, un programma televisivo di grande successo. Il vezzo di attribuire dei nomignoli non era solo privilegio degli alunni, qualche volta, erano i professori a lavorare di fantasia. Per G. Bernardi, vecchio insegnante di Ragioneria (si era diplomato nel 1910), i maschi erano i merli e le ragazze le merlesse. Per loro era invece zampe di velluto, a causa di una divertente abitudine molto apprezzata dai suoi studenti (non sappiamo se anche dal Preside). Di lui si racconta che era bravo, conosceva la materia; ma, piuttosto sfaticato, ed essendo ormai vicino alla pensione, se la prendeva comoda. Quando le lezioni si svolgevano nel pomeriggio, almeno dieci minuti prima del suono della campanella, chiudendo il registro, raccomandava agli allievi: “E adesso ragassi: zampe di velluto”. Zitti zitti i ragassi uscivano dall’aula, in punta di piedi percorrevano il corridoio e scendendo piano piano, gradino per gradino lo scalone (profes-
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sore in testa con il bastone sotto il braccio), silenziosi come gatti arrivavano n nell’atrio, per disperdersi al più presto, sperando di non incontrare il Preside.
Era quello il tempo in cui il distacco tra chi sedeva in cattedra e nei banchi era totale. Molti dei professori – che allora non venivano ancora chiamati “docenti” e neppure “prof.” – si rivolgevano agli allievi anche delle prime classi (che a volte portavano ancora i pantaloni corti) dando del lei e gli allievi, come abbiamo visto, per rivalsa e per colmare quel distacco, qualche nomignolo ai loro insegnanti lo af bbiavano. Sappiamo che in alcuni casi i cognomi subivano solo una contrazione (come Cagi, Giro, Spiga), ma purtroppo la nostra conoscenza dei soprannomi entrati nel frasario collettivo,nisce qui.
Che peccato poi non aver annotato le… perle degli studenti… ritrovate nei temi o ascoltate durante le interrogazioni! Solo qualche episodio buffo è rimasto nitido nella memoria, addirittura con la sua collocazione spaziale.
* * *
Anno scolastico 1964/65.
La II A Ragioneria era sistemata in un piccolo e stretto locale, a lato del portone d’entrata che si apre sull’odierno Largo Baciocchi. I banchi erano addossati alle pareti, divisi da uno stretto passaggio; lavagna, cattedra, pedana erano molto piccoli.
La vittima predestinata quel giorno era G. che ancora non aveva il voto. Malgrado dovesse aspettarsi l’interrogazione, non era preparato.
L’insegnante cercava di aiutarlo, cambiava domanda, ma quello restava muto. In quei casi la prof. si arrabbiava e diceva: “Preferisco dare dei bei voti anziché delle gravi insuf cienze. E poi sono io che vedo le lacrime negli occhi delle vostre mamme quando vengono ad udienza!”. Comunque gli
fece un’ultima domanda. Era la sesta e verteva sull’Eneide.
Gli chiese che cosa aveva detto Didone prima di salire sul rogo; non voleva i versi a memoria, ma il concetto, in quanto la regina anticipava la futura rivalità fra il suo popolo e i discendenti di Enea, ossia fra Cartaginesi e Romani. G. non ricordava – o non sapeva – le terribili parole che, uscendo dal mito, anticipavano la storia; ma, alla ne, tutto soddisfatto per aver trovato quella che gli pareva la soluzione, declamò: “Addio, mondo crudele!”. La stizza della prof. non si manifestò a parole, ma con un gesto: si limitò, seduta com’era, a sollevare la piccola cattedra e a ribatterla con gran fracasso sulla pedana. [L’aneddoto ci è stato raccontato da Tullio Macellari]. * * *
Ancora una II A, ma del 1966/67. Oggi non c’è più Claudio P., allora poco più di un ragazzo, paffuto, tranquillo come un micione contento. Ultimo ad essere interrogato, non voleva uscire; era impreparato, diceva, e pertanto rischiava un due. L’insegnante prometteva di aiutarlo, i compagni gli assicuravano suggerimenti e lo incoraggiavano dicendo che un 4 o un 5 erano meglio di un 2. Dopo essere rimasto a lungo zitto e ingrugnato, nalmente Claudio uscì dal banco e andò alla cattedra. Prima domanda, facile, facile. Silenzio. Seconda domanda. Ancora silenzio. E così via. Ogni tentativo di fargli aprir bocca risultava vano e non fece una piega neanche quando gli fu messo il libro aperto sotto gli occhi, perché si orientasse. Alla ne l’insegnante, spazientita, gli rivolse un ultimo invito: “Ma insomma, dimmi qualcosa!”. E lui, anche un po’ scocciato, sbottò: “Che cosa devo dirle? Ecco le dirò: buongiorno signorina!” In quell’occasione, a far le spese dell’ira della prof. non fu la cattedra, ma il mazzo di chiavi che vi era appoggiato sopra. Lo scaraventò per
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giovane storia
una lunga,
terra, l’anello si ruppe, le chiavi nirono un po’ qua, un po’ là sotto i banchi e i compagni subito si gettarono a quattro zampe per terra per recuperarle. La scena era talmente buffa che tutti risero, tranne il povero Claudio che, a causa della impreparazione, si prese un bel 2.
* * *
Nei decenni passati, del personale di servizio facevano parte i fratelli Mochi: Cesarino e Domenico. Quest’ultimo, decorato della guerra 1915/18, divenne poi anche custode dell’Istituto. Nei primi anni di servizio (anni Trenta, per intenderci) era stato assistente di chimica
del prof. Giovanni Chessa, autore di importanti studi apparsi su riviste speci che e ricercatore famoso. Domenico Mochi l’ammirava incondizionatamente e, ancora a distanza di tempo, affermava di aver imparato moltissimo da lui. La prova che l’apprendimento c’era stato veniva tramandata dagli studenti. Raccontavano, infatti, che quando erano impegnati nelle esercitazioni di chimica e non riuscivano a riconoscere il contenuto delle provette, si rivolgevano a lui che, immergendo un dito nel liquido, e poi leccandolo, suggeriva la risposta esatta.
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La 4a C dell’a.s. 1961-62 con la prof. Artocchini.
Carmen Artocchini
Cari colleghi...
Anno scolastico 1964/65. Durante l’intervallo, il prof. Barbieri, bravo e severo docente di Diritto, aveva l’abitudine di lasciare il registro sulla cattedra e riprenderlo al rientro in aula. La sua ducia nella discrezione degli allievi era certo illimitata – ma non ben riposta – ché una sbirciatina ai voti riuscivamo sempre a darla, in barba all’educazione. Ma un giorno capitò di più, quando due nostri compagni, Clementi e De Marco, famosi in tutto l’Istituto per la loro vivacità e intraprendenza, ebbero la grandiosa idea di prendere il registro, di ngersi professori, di scendere al piano inferiore dove si trovavano gli allievi delle prime e seconde
classi e di mettersi a passeggiare nel corridoio con un atteggiamento consono al ruolo che avevano carpito. Gli studenti in crocchio attorno ai termosifoni ed impegnati in chiacchiere e nella merenda, li guardarono senza sospetto, allarmandosi soltanto quando li videro avvicinarsi ai bagni… Ma era ormai troppo tardi; il “prof.” Clementi sorprese tre ragazzi con la sigaretta accesa, cosa vietata dal Regolamento e li aggredì: “Tu, tu e tu, siete sospesi – fece –andate a prendere i vostri libri e tornate solo fra 10 giorni, accompagnati dai genitori, presentandovi direttamente al Preside”. I tre impallidirono, non fecero opposizione alcuna, recuperarono le loro cose e se ne andarono, certo preoccupati per l’accoglienza che avrebbero avuto a casa con le
La 5a dell’a.s. 1965-66. Al centro il prof. Cominetti e, tra gli alunni: De Marco, Clementi, Soressi, Baravelli.
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lunga,
reprimende dei genitori, magari accompagnate anche da qualche sberla. Passati i 10 giorni, i tre, con le madri, si presentarono dal Preside, il mitico Midili, che conosceva tutti gli allievi. Rimase perplesso perché a lui non risultava alcuna sospensione, né nota dei professori. Nemmeno i tre studenti conoscevano “quei” docenti; ma uno di loro, guardando nel corridoio, vide passare Clementi e lo indicò al Preside, che in un attimo capì quello che doveva essere successo. L’intuizione venne poi confermata dalle indagini e i fatti furono verbalizzati press’a poco in questi termini: “Clementi e De Marco, della IV Rag. A, dando nel loro sico già adulto che poteva indurre gli studenti in un equivoco, vedendo tre di loro fumare nei bagni, li intimidivano in iggendo loro una supposta sospensione con l’ordine di andarsene subito e di tornare dopo 10 gg. accompagnati dai genitori. Essendo tutto inventato, la presidenza si scusa con le rispettive famiglie, ribadendo la proibizione agli alunni di fumare, peggio nei bagni della scuola. Ritiene comunque episodico il tutto e non può esimersi, a sua volta, di in iggere la stessa sospensione agli improvvisati “professori”, Clementi e De Marco, che dovranno studiare non poco qualora avessero la seria intenzione di diventarlo in futuro”. Riferirono i bene informati che poi il Preside, quando ripensò ai due… eroi, ritenne che dieci giorni potevano essere interpretati più che una punizione, una vacanza-premio, e li ridusse a tre.
Il bello venne in seguito; al loro rientro, il prof. Barbieri (al quale era forse giunta dal Preside la raccomandazione a non abbandonare mai il registro) li accolse con questo divertito e insieme ironico saluto: “Cari colleghi Clementi e De Marco, benvenuti all’ora di Diritto. Posso avere l’onore e il piacere di dar inizio alla mia lezione?”.
Franco Soressi * * *
Il Preside e il Gattopardo
Nell’inverno del mio ultimo anno al Romagnosi, facevo parte del Consiglio d’Istituto (organo di rappresentanza degli studenti) e della redazione di “Tribuna Studentesca”, periodico delle medie superiori piacentine. Tutte queste credenziali mi servirono per chiedere al preside Pietro Midili di autorizzare un gruppo di studenti di cui facevo parte, ad accedere al Romagnosi nelle domeniche mattina, per una lettura di gruppo de “Il Gattopardo”, grande successo letterario-cinematogra co di quel periodo. Quello che non potevo dire al preside Midili era che a me quelle letture servivano per avere qualche occasione in più di frequentare una allieva del terzo anno, che corteggiavo da tempo. Midili acconsentì ed elogiò quel gruppo di volenterosi, ci mise a disposizione una stanza riscaldata, un bidello: ci aprì generosamente le porte dell’Istituto. E ancora una volta, come già era accaduto in ben altro contesto, “galeotto fu il libro e chi lo scrisse”. A mia parziale discolpa va detto che il libro di Tomasi di Lampedusa rimane tuttora uno dei tre libri prediletti della mia personale classi ca e che la lettura ci fu davvero, ed essa contribuì probabilmente a conseguire il risultato sperato: tant’è vero che, pochi anni dopo, in pieno ’68, io e Carla ci saremmo sposati. Al matrimonio, che dura felicemente da ormai 42 anni, non parteciparono due testimoni inconsapevoli, che pure avrebbero meritato di esserci: un Preside e un Gattopardo. Ogni tanto mi capita di ricordare il preside Midili, che purtroppo da tempo non è più tra noi, e mi sento sempre in obbligo di chiedergli scusa per aver appro ttato della sua innata signorilità. Mi perdonerà?
Stefano Pareti
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* * *
Letture in classe
Il professor Barbieri era un uomo tutto d’un pezzo, di vecchio stampo; vestito scuro, cravatta stretta, fuori moda, cipiglio severo, amante della disciplina e dei regolamenti.
Era docente di Diritto da non so quanti anni; a noi sembrava fosse sempre stato lì a insegnare dai tempi dei tempi.
Uomo all’antica, ma, comunque, professore giusto, che premiava chi studiava e bocciava chi lo meritava; uno di quelli che si faceva capire con poche parole, precise, che andavano subito al nòcciolo della questione.
Nessuno lo aveva mai sentito pronunciare una battuta di spirito e, quando entrava in aula, non si sentiva volare una mosca. Tutto sommato a noi piaceva.
Eravamo ai primi anni ’70 e quel giorno di aprile dalle nestre entrava un tiepido sole; lui stava spiegando le caratteristiche delle società per azioni, seguendo il Codice Civile, articolo per articolo, con voce pacata.
Forse era l’aria primaverile, o forse l’argomento (per la mia età poco interessante), fatto sta che non avevo affatto voglia di stare attento. Con la testa china, come ngendo di consultare il Codice Civile, stavo leggendo un libro che spuntava di poco sotto al banco.
Si era giusto in quegli anni in cui si pensa di essere molto furbi e di poter “fregare” l’insegnante.
Ad un certo punto il professor Barbieri interruppe la lezione e disse: “Zilocchi! Vuoi portare qui quello che stai leggendo?”. Un silenzio pesantissimo cadde nell’aula. Un brivido gelato mi scivolò per la schiena, forse diventai rosso, verde o di altro colore, non so; di sicuro ero terrorizzato. Rassegnato, mi alzai con il cuore in gola e con il libro del reato andai verso la cattedra. Conoscendo il professore, pensai che una bella nota sul registro non me l’avrebbe tolta nessuno. Porsi il libro all’insegnante (furono istanti lunghissimi che mi sembrarono eterni). Lui lo prese e con calma lesse il titolo ad alta voce: “Usi e costumi dei pellerossa d’America”. … Altro silenzio, nonostante qualche compagno soffocasse sotto il banco un sogghigno. In quell’istante il professor Barbieri sorrise lievemente, poi disse: “Cerchiamo di stare più attenti alla lezione”. Mi rimandò al posto e riprese a spiegare come se niente fosse accaduto. Quella – si racconta – fu una delle rarissime volte che lo vedemmo sorridere. Ancora oggi, io, oltre alla normativa delle società per azioni, al professor Barbieri debbo qualcosa.
Mino Zilocchi
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Che cosa hanno fatto nella vita gli studenti dell’I.T.C. “G.D. Romagnosi” una volta licenziati dalla scuola? Quali di loro sono diventati nomi noti – a Piacenza e non solo – per essersi distinti nell’attività lavorativa che hanno intrapreso o per le cariche e gli incarichi che hanno ricoperto nei più svariati settori?
Per rispondere a queste domande è stato necessario scorrere l’elenco di migliaia di alunni che nell’arco di centocinquant’anni si sono formati nelle aule del “Romagnosi” e stendere una lunga lista di ragionieri e di geometri in qualche modo “famosi”. Abbiamo così individuato industriali e bancari, professori e giornalisti, liberi professionisti e pubblici amministratori e, senza trascurare neppure gli artisti e gli sportivi, siamo andati alla ricerca delle informazioni che consentissero di fare un accenno alla loro biogra a.
I diplomati in Ragioneria, talvolta, avevano l’opportunità di potersi inserire in un’attività familiare e continuarla, oppure intraprendevano un lavoro impiegatizio, di tipo amministrativo o contabile, in piccole e grandi imprese del settore privato. Per alcuni decenni, a partire dalla metà del secolo scorso, quando si usciva dall’incertezza della guerra e la sicurezza del “posto sso” era particolarmente apprezzata, il miraggio – o la meta – di molti è stato l’impiego presso un uf cio statale, un ente locale o una banca.
Per lungo tempo la prospettiva più diffusa ed ambita dei geometri è stata quella di accedere ad uf ci tecnici, sia nel comparto pubblico che nell’industria, o di avviarsi alla libera professione in studi privati. Era il modo migliore e grati cante per utilizzare le speci che compe-
Ragionieri e geometri eccellenti
tenze acquisite a scuola ed erano loro – almeno nché architetti ed ingegneri non hanno iniziato ad essere più numerosi – ad ideare, disegnare, seguire la realizzazione dei progetti nel settore edilizio, delle infrastrutture, dei processi industriali.
Erano quelle le speranze e le concrete opportunità dei diplomati, in epoche in cui non esisteva la grande varietà di offerta scolastica di oggi. Spesso erano i genitori a decidere verso quale formazione avviare i gli; le famiglie facevano talvolta grossi sacri ci e, nel programmare un’istruzione tecnica, veniva privilegiata la necessità che i ragazzi potessero mettere rapidamente a frutto quanto si accingevano ad apprendere; in altri termini, si aveva la garanzia che iniziassero a guadagnare in tempi brevi, contribuendo così al bilancio familiare.
Molti alunni hanno invece rinviato la scelta di un’occupazione e proseguito gli studi all’Università; ma, o prima o poi, è venuto per tutti il momento di affacciarsi al mondo del lavoro ed è rilevante, ad esempio, il numero di quanti sono tornati al “Romagnosi”, ma in cattedra, nelle vesti di docenti (e qualche volta di presidi).
Ai tanti che con impegno, intraprendenza, determinazione, coraggio, sacri ci – e magari anche con un pizzico di fortuna – hanno raggiunto l’eccellenza, sono dedicate le pagine che seguono. Abbiamo privilegiato coloro che, pur svolgendo un’attività che costituiva il naturale sbocco per il diploma di cui erano in possesso, hanno raggiunto posizioni di vertice, così come abbiamo voluto sottolineare l’originalità dei tanti che hanno scelto strade che poco avevano a che fare con le materie studiate. Meritano però un ricordo anche gli ex
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alunni che non sono usciti dall’anonimato, ma hanno svolto comunque per anni con serietà e competenza il loro lavoro, mandando avanti uf ci e contribuendo al buon andamento, all’ef cienza e allo sviluppo di tante aziende. Piace comunque pensare che in tutti sia rimasto un ricordo positivo dell’esperienza formativa ed umana vissuta sui banchi della scuola e che le conoscenze accumulate, così come gli insegnamenti ricevuti, siano serviti a orientare le scelte occupazionali future ed abbiano costituito un prezioso bagaglio per la vita lavorativa e personale.
A.s. 1912-13. I licenziandi della sezione Ragioneria.
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Ambrogio Aldo (Piacenza, 14-04-1890 –Piacenza, 3-04-1969) 1908/09 - Ragioniere
Fondò l’Associazione Studenti Piacentini, fu segretario di direzione della Banca Popolare Piacentina per più di vent’anni, nonché segretario di vari enti e fondazioni nate al tempo della prima guerra mondiale. Dal 1922 al 1943 segretario, e poi presidente, della Società Filodrammatica Piacentina, fondatore e primo segretario dell’Associazione “Amici dell’Arte”, dal 1944 al 1952 presidente della locale Sezione del Club Alpino Italiano, console del T.C.I., fondatore e consigliere della ”Famiglia Piasinteina”. A partire dal 1936 – anno di fondazione – diresse per un quarto di secolo l’Ente Provinciale per il Turismo e, in tale veste, si adoperò per la promozione di Piacenza e della sua provincia, scrivendo opuscoli, organizzando mostre, convegni e rievocazioni storiche. Intenso il suo impegno come autore e pubblicista, numerosi gli scritti sulle tradizioni popolari piacentine e gli articoli su quotidiani locali e nazionali, nonché su riviste e periodici piacentini, di cui spesso fu direttore.
Anelli Danilo (Piacenza, 21-01-1954) 1977/78 - Ragioniere Dipendente della Banca di Piacenza, profondamente legato alla nostra città, ha tre grandi passioni: la musica, l’arte e la pallavolo. Da tredici anni presidente (o meglio “razdur”) della “Famiglia Piasinteina”, riveste dal gennaio 2008 anche la carica di presidente del Conservatorio Nicolini. È stato dirigente del settore giovanile di CopraNordmeccanica Piacenza Volley, membro del consiglio di amministrazione della Galleria Ricci Oddi. Si è anche impegnato in politica; è stato infatti consigliere comunale nelle liste della DC dal 1985 al 1990 e poi consigliere di circoscrizione. Vedi ricordo a pag. 289
Ardemagni Emanuele (Piacenza, 27-091940 – Bologna, 24-07-1988) 1963/64 - Ragioniere Ha iniziato la carriera di orchestrale nel complesso “I lunatici” di Piacenza con gli amici Mario Di Stefano, Bruno Zuccone, Pippo Pagani e Giulio Manara. Ha poi fatto parte del gruppo musicale “Gli Idoli”, nato a Bologna nei primi anni Sessanta. La formazione prevedeva: Beppe Barlozzari alla chitarra e voce, Giorgio Lecardi alla chitarra e batteria, Bruno Cabassi all’organo e tastiere, Renzo Fontanella al violino, auto e basso ed Emanuele Ardemagni al basso. Alla ne del 1965 diventano il gruppo di accompagnamento uf ciale di Lucio Dalla e suonano con il cantautore no al 1972, sia nei concerti che in tutti i suoi primi dischi: 1999, Terra di Gaibola, Storie di casa mia, Geniale?. In particolare, quest’ultimo album, pubblicato in CD nel 1991, contiene le registrazioni dal vivo effettuate al “Barga” di Lucca nel febbraio 1969 e al “La Mecca” di Rimini nell’agosto 1970 e comprende il testo, senza censure, di ”4 marzo 1943”.
Baciocchi Mario (Fiorenzuola d’Arda, 17-091902 – Milano, 24-05-1974) 1919/20 - Abilitato Sezione Agrimensura Si laureò nel 1925 in architettura al Politecnico di Milano. Le sue prime realizzazioni furono un impianto ippico a Torino Mira ori e il teatro all’aperto di Poggio Diana a Salsomaggiore. Dal 1933 affrontò nella nostra città una serie di importanti s de: la costruzione del Liceo Ginnasio “Melchiorre Gioia”, la sede della R.D.B., quella della Banca di Piacenza e, più avanti, la Facoltà di Agraria dell’Università del Sacro Cuore. Già nel 1938 aveva realizzato la più alta costruzione civile di Milano, un edicio di diciotto piani in via Vittor Pisani; otto anni più tardi ripeté l’esperienza con il “grattacielo” di corso Genova. Negli anni Cinquan-
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giovane storia
lunga,
ta progettò il centro direzionale di Metanopoli a San Donato e attuò il piano nazionale delle stazioni di servizio e dei motel AGIP. Suo il piano regolatore di Cortemaggiore e di Gandiham, città indiana con una popolazione di un milione e mezzo di abitanti. Notevole anche l’impegno rivolto all’architettura sacra: alcune chiese nel milanese e, a Piacenza, la progettazione della Chiesa della Santissima Trinità. L’ultima sua fatica fu un vasto complesso realizzato a Boston (una cittadella santa composta da un santuario, due templi, una casa di riposo, un’infermeria, alberghi), promosso dalla Fondazione don Orione e intitolata al sacerdote per il quale, già sul nire degli anni Trenta, aveva gratuitamente progettato il Piccolo Cottolengo di Milano.
Ballerini Alessandro (Bobbio, 10-02-1939) Dopo un biennio al “Romagnosi”, ha conseguito il diploma di ragioniere a Milano ed ha frequentato per alcuni anni la facoltà di Giurisprudenza. Molte le attività svolte: commercialista, revisore dei conti, dirigente aziendale, pubblico amministratore (è stato assessore comunale al Bilancio, al Commercio, alla Cultura ed è attualmente consigliere). Negli anni Ottanta ha ricoperto importanti incarichi in materia tributaria presso il Ministero delle Finanze. Coltiva da sempre la passione per la storia, la musica, il canto e la poesia popolare. Autentico chansonnier piacentino è un autodidatta che, accompagnandosi con la chitarra, canta non solo i testi da lui scritti e musicati, ma anche altri successi della tradizione vernacolare locale. Oltre ad aver inciso CD e musicassette delle sue canzoni, ha pubblicato una raccolta di storie, detti e aneddoti piacentini, libri di poesie e alcune commedie, rigorosamente in dialetto piacentino, che sono andate in scena con successo. È presidente dell’associazione culturale “Luigi Illica”.
Balzarelli Alberto (Piacenza, 13-02-1941) 1960/61 - Ragioniere
Conseguito il diploma, ha lavorato presso la ditta di autotrasporti Fratelli Nosotti; si è poi occupato della costituzione della Cooperativa Autotrasportatori Piacentini ed è stato, in seguito, alle dipendenze della Snamprogetti di San Donato Milanese. Nel 1964 si è iscritto alla scuola di formazione dell’Alitalia e, nel gennaio 1966, conseguito il brevetto di pilota, è stato assunto dalla nostra compagnia di bandiera. Nel 1970 è diventato comandante, nel 1975 istruttore e, tre anni dopo, controllore. Impegnato no al 1980 sulle tratte internazionali di medio raggio, è poi passato ai voli intercontinentali, utilizzando il Boeing 747, conosciuto anche come Jumbo Jet. Dal 2000, dopo il pensionamento da Alitalia, è stato istruttore alla scuola di aviazione di Viterbo. Appassionato di sport, si è distinto in gioventù nei campionati studenteschi in varie specialità, si è poi dedicato alla bicicletta, gareggiando per la società ciclistica ROBUR; pratica ora il golf.
Baravelli Maurizio (Piacenza, 14-02-1948) 1965/66 - Ragioniere
All’atto della laurea in Economia e Commercio, conseguita presso l’Università Bocconi di Milano con il massimo dei voti, ha ottenuto il premio “Gino Zappa”. Nello stesso ateneo milanese ha percorso gran parte della carriera accademica ed è stato tra i fondatori della SDA – Scuola di Direzione Aziendale della Bocconi, di cui è docente senior. Ha insegnato anche presso le Università di Pavia, Parma, LuissGuido Carli e Messina. Dal 1998 è professore ordinario presso l’Università “La Sapienza” di Roma, dove insegna Economia e gestione della banca e Corporate e investment banking. Economista, membro di commissioni e comitati scienti ci, amministratore di enti, società e
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una lunga, giovane storia
intermediari nanziari, collabora con diversi centri di ricerca ed ha pubblicato un centinaio di lavori scienti ci su temi di economia, nanza, strategia, organizzazione. Vedi testimonianza a pag. 243
Bassanini Stefano (Cremona, 23-07-1963) 1982/83 - Ragioniere
Dopo varie esperienze presso primarie aziende locali (SISAL e Casa Editrice La Tribuna) è stato assunto a Milano dal Gruppo Editoriale L’Espresso S.p.A. con l’incarico di responsabile della gestione dei processi organizzativi del settore abbonamenti per le diverse testate del gruppo. Attualmente svolge la funzione di direttore amministrativo e nanziario della BERNI, noto marchio del settore agroalimentare. Nel 2009 il CONI gli ha conferito la Stella di bronzo al Merito Sportivo, quale riconoscimento per la pluriennale militanza nella Federazione Pallavolo, in qualità di dirigente federale.
Benedetti Desolina (Cavallirio, Novara, 1504-1940) 1958/59 - Ragioniera Ha frequentato il corso di pittura all’Istituto d’Arte Gazzola con il maestro Umberto Concerti, di scultura con il maestro Vittore Callegari e di storia dell’arte con il prof. Ferdinando Arisi. Ha poi conseguito la maturità artistica con il pittore Gastone Breddo all’Accademia di Brera. Insegnante di Disegno e Storia dell’arte in Liceo artistico privato, ha vinto premi ed ha partecipato a numerose mostre collettive e personali a Piacenza, in altre città italiane e a Vienna, Basilea, Strasburgo. È stata tra le fondatrici del “Gruppo ‘83”, un sodalizio artistico culturale attraverso il quale otto pittrici, pur mantenendo la propria individualità espressiva, uniscono le rispettive esperienze, si confrontano alla ricerca di nuovi stimoli ed organizzano, da ventisette anni, delle mostre collettive.
Bergonzi Bruno (Piacenza, 11-12-1902 –Piacenza, 1971) 1921/22 - Ragioniere
Fu uno dei pionieri del cinema nella nostra città. Dopo la laurea in Economia e Commercio conseguita a Genova, iniziò come distributore e noleggiatore di pellicole, per divenire poi esercente di una quindicina di cinematogra in provincia, ai quali aggiunse locali di prestigio come il “Politeama” di Piacenza ( il cui ampio giardino antistante veniva attrezzato d’estate con centinaia di poltroncine di vimini per fungere da cinema all’aperto), il “Corso” di Fidenza e il “Paganini” di Parma.
Bergonzi Giovanni (Piacenza, 23-09-1906 –Piacenza, 1977) 1923/24 - Ragioniere Si occupò, insieme al fratello Bruno, della diffusione del cinema nel territorio piacentino tramite l’apertura di alcune sale. In gioventù si dedicò con successo alla pratica sportiva, militando nelle le del Piacenza Calcio, mentre in età matura si concentrò esclusivamente su un’altra passione giovanile temporaneamente accantonata: la pittura. Partecipò a collettive e personali a Piacenza, soprattutto con dipinti raf guranti il Po, suo soggetto preferito.
Bertucci Giacomo (Bardi, Parma, 16-8-1903 – Milano, 1982) 1921/22 - Abilitato Sezione Agrimensura Compiuti gli studi al “Romagnosi”, frequentò, presso l’Istituto Gazzola, il corso di gura tenuto da Francesco Ghittoni, che egli ebbe il merito di far conoscere nel 1939 con una mostra commemorativa di notevole eco svoltasi a Palazzo Gotico. Completò la formazione a Milano, all’Accademia di Brera, dove ebbe come maestro Aldo Carpi. Insegnò gura al Liceo artistico di Brera e poi tenne lo stesso corso a Piacenza, chiamato a sostituire Umberto Concerti al “Gazzola”. Espose principalmente nella nostra città e a Milano, ottenne merita-
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I licenziandi in Agrimensura dell’a.s. 1921-22. A sinistra, in alto, il prof. Cascione e, tra gli alunni: il pittore Giacomo Bertucci, l’imprenditore Francesco Gabbiani e Pietro Tassi.
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ti riconoscimenti e lusinghieri apprezzamenti da parte dei critici. Dipinse ugualmente bene paesaggi e nature morte, con una particolare predilezione per i ori.
Bertuzzi Giuseppe (Agazzano, 16-06-1944) 1963/64 - Geometra
Consegue la Laurea in Scienze agrarie nel 1973 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e quella in architettura nel 1982, presso il Politecnico di Milano. Dopo aver esercitato la libera professione per più di un ventennio, nel 1990, all’età di 46 anni, decide di entrare nell’Ordine dei Frati Minori di Assisi. Studia presso l’Istituto Teologico di Assisi, consegue il baccalaureato nell’estate del 1997 e il 30 maggio 1998 viene ordinato sacerdote. A seguito del terremoto che, nel settembre 1997, colpisce Umbria e Marche, viene chiamato ad utilizzare le proprie competenze tecniche per coordinare le opere di ricostruzione e di restauro di numerosi conventi appartenenti alla Provincia Sera ca dei Frati Minori di Assisi e di alcuni Monasteri delle Sorelle Clarisse della Federazione Umbria. In modo particolare si è interessato del restauro della Basilica di S. Maria degli Angeli in Porziuncola, del Convento Porziuncola, della Basilica di S. Chiara e del Protomonastero di S. Chiara in Assisi. Al termine di questo impegno “professionale”, dal 2009 opera nella Diocesi di Piacenza come sacerdote diocesano, con l’incarico di amministratore parrocchiale delle Parrocchie di Caminata, Sala Mandelli e Tassara.
Bettini Emanuele (Piacenza, 6-03-1946)
1965/66 - Ragioniere Dopo aver approfondito gli studi in Scienze Politiche, si è specializzato in storia del Risorgimento italiano. E’ poeta, giornalista, saggista, storico e vanta una produzione letteraria assai intensa, tradotta in varie lingue. Ha cura-
to numerose antologie di letteratura straniera ed è traduttore dallo spagnolo e dal francese. E’ membro del Search Committee dell’International PEN (Poets, Essayists, Novelists), Associazione mondiale degli Scrittori, di cui è stato segretario generale per l’Italia no al febbraio 2010. E’ altresì fondatore e responsabile, nell’ambito del PEN della Svizzera italiana e retoromancia, del Comitato Scrittori in Prigione (Writers in Prison Committee) che tutela gli scrittori perseguitati per motivi ideologici. E’ membro di R.S.F. (Reporters sans Frontières). Dirige la rivista di letteratura internazionale “Si scrive”, edita dalla Provincia di Cremona. E’ presidente per la provincia di Cremona dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano. Per la sua attività internazionale, nell’anno 2000, gli è stata conferita l’onori cenza a Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Borella Pier Luigi (Piacenza, 31-07-1939) 1958/59 - Ragioniere Nel 1959 viene assunto dall’Automobile Club di Piacenza con un contratto a termine e presta la sua opera nella compilazione dei bolli auto, allora predisposti a mano. Dopo la parentesi del servizio militare, viene riassunto. All’inizio si occupa della contabilità, ma, nel corso degli anni, intraprende una carriera che lo porta al grado di vicedirettore. La passione e la professionalità del suo impegno fanno sì che nel 2000, subito dopo la pensione, venga eletto presidente dell’ente di via Chiapponi, incarico che tuttora svolge, essendo stato confermato nel 2008 per un terzo mandato.
Borgonovi Elio (Rottofreno, 24-04-1946) 1964/65 - Ragioniere Inizia la carriera accademica come assistente ordinario alla Bocconi, la stessa Università dove si è appena laureato. Dopo essere stato
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professore incaricato presso l’Università di Parma e quella di Trento, nel 1982 ritorna denitivamente alla Bocconi in veste di professore ordinario. Titolare, nel corso degli anni, di numerosi insegnamenti, è attualmente docente di Economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche nonché direttore dell’Istituto di Pubblica Amministrazione e Sanità (IPAS) e responsabile del gruppo di coordinamento delle iniziative su CSR (Corporate Social Responsability). Lunghissimo l’elenco degli incarichi che ha ricoperto, tra i quali quello di direttore della SDA-Bocconi e di presidente dell’Associazione Italiana di Scuole di Management. È altresì presidente del CERGAS (Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale), da lui fondato nel 1978, socio attivo di numerosi network scienti ci nazionali ed internazionali, direttore scienti co delle riviste “Azienda Pubblica” e “ Mecosan” (Management e Economia Sanitaria), autore o coautore di oltre 200 scritti. Vedi testimonianza a pag. 249
Bosoni Gian Mario (Piacenza, 27-10-1963) 1981/82 - Ragioniere Figlio di Mario, ha frequentato l’Università Bocconi di Milano, dove si è laureato con il massimo dei voti. E’ membro della Direzione Nazionale dell’A.F.I., Associazione Finanziarie Italiane. Ricopre incarichi gestionali e direttivi in diverse società nanziarie ed industriali. Nel 2009 si è reso protagonista del salvataggio della Emiliana Conserve S.p.A., nota azienda conserviera che nel territorio piacentino ha rilevato gli stabilimenti della ex Cirio-De Rica, presso i quali operano diverse centinaia di dipendenti. Nella Emiliana Conserve attualmente riveste la funzione di Amministratore Delegato.
Bosoni Mario (Piacenza, 6-09-1922) 1940/41 - Ragioniere
Dopo un periodo di studi all’Università Bocconi, interrotto perché richiamato, alla ne del con itto bellico fondò, unitamente all’ing. Braghieri, la SISAL S.p.A., storica azienda piacentina produttrice di lati e spago per l’agricoltura, che giunse ad impiegare ben 450 dipendenti no ai primi anni ’80. Negli anni ’60 in Brasile diede vita alla BLUE STAR inc., che in pochi anni divenne il primo produttore di sisal sul mercato americano. Negli anni ’70 le due industrie gestite dal comm. Mario Bosoni (Sisal S.p.A. in Italia e Blue Star inc. in Brasile) costituivano il primo polo produttivo di sisal su scala mondiale. Dopo i primi anni ‘80, ceduta la Sisal S.p.A., il comm. Bosoni è stato Presidente del consiglio di amministrazione della Bolzoni S.p.A., società piacentina quotata in Borsa Valori. Per i meriti conseguiti nel settore industriale, su proposta del Ministero dell’Industria ha ricevuto il conferimento delle onori cenze di Cavaliere della Repubblica, Commendatore e Grand’Uf ciale.
Vedi intervista a pag. 301
Braga Antonio (Narni, Terni, 14-05-1943 –12-05-2003) 1961/62 - Ragioniere Nasce in provincia di Terni dove lavorava il padre, originario di Trevozzo, ma cresce a Piacenza. Nel 1966, a soli ventitré anni, rileva la galleria d’arte di Piero Manetti, in via Cavour, che poi ribattezza “Il Gotico” e, in seguito, “Galleria Braga”, facendola diventare uno dei principali punti di riferimento dei pittori e degli scultori piacentini. La sua coraggiosa e appassionata attività di gallerista inizia con una personale del paesaggista lombardo Umberto Montini e si conclude trentasei anni dopo, nel giugno 2002, con una grande mostra dedicata ad Agostino Arrivabene, giovane pittore di Rivolta d’Adda (Cremona). In questo lungo
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arco temporale, le mostre sono state centinaia, la ricerca della qualità costante e la scelta dei pittori è avvenuta spesso tra coloro che facevano capo all’Accademia di Brera, da lui stesso frequentata, dal 1967 al 1971, come allievo di Lamberto Vitali. A. Braga ha presentato a Piacenza le esperienze più interessanti delle avanguardie italiane del dopoguerra: da Morlotti a Capogrossi, da Fontana a Messina. Nel 1980 ha organizzato un’antologica di Bruno Cassinari a Palazzo Farnese e, per i venticinque anni della sua Galleria, una mostra delle opere di Giorgio Morandi, unico gallerista privato in Italia ad averla realizzata. Dal 1981 approfondisce la ricerca sui pittori piacentini: Boselli, Panini, Gaspare Landi, Bruzzi, Ghittoni, Bot, Ricchetti, Foppiani, Mosconi, Armodio. Dedica attenzione anche ai disegni, alla gra ca, alle incisioni (ricordiamo, in particolare, le mostre dedicate a Bruno Missieri e a Federica Galli). Grande l’impegno nella promozione dei giovani artisti emergenti, di assoluto prestigio i cataloghi e i saggi pubblicati, continua e apprezzata l’attività di consulenza svolta per i suoi clienti.
Breviglieri Francesco (Castelvetro 28-101905 – Piacenza, 22-06-1981)
1922/23 - Abilitato Sez. Fisico-matematica Figlio di Aride, uno dei fondatori, nel 1908, del primo nucleo della futura RDB, lo sostituisce, negli anni Cinquanta, al vertice societario. La sua gestione, durata un ventennio, è caratterizzata da un periodo particolarmente orido, quello del dopoguerra, nel quale l’azienda contribuì alla ricostruzione del Paese, con gli stabilimenti che lavoravano a pieno ritmo. Ai laterizi che già da decenni uscivano dalle fornaci, aggiunse nuovi prodotti strategici, come i primi prefabbricati in cemento, i travetti precompressi per realizzare i solai. Dotato di grande intuito e di coraggio nel cimentarsi con
l’innovazione, seppe imprimere un ulteriore slancio all’attività aziendale, sull’onda del boom economico.
Bridelli Stefano (Piacenza, 18-12-1955) 1973/74 - Ragioniere Laureato in Economia e Commercio a Parma, ha conseguito un MBA (Master in Business Administration) presso la Columbia University di New York. Ha lavorato a Bruxelles, come segretario generale dell’AIESEC, l’Associazione Internazionale degli studenti, in Lussemburgo, come analista nanziario al Parlamento europeo, e anche in Italia, all’Olivetti, come analista societario. Nel 1983 è entrato alla Bain & Company, società di consulenza strategica con quartier generale a Boston e con uf ci in ventisette Paesi. Dopo sette anni alla sede di Londra, è passato a quella di Milano, poi a Roma e, all’inizio del 1998, si è trasferito a San Paolo per sovrintendere all’apertura dell’uf cio brasiliano. Nell’ambito della Bain & Company ha compiuto una prestigiosa carriera ed ha accumulato una vastissima esperienza, fornendo consulenze manageriali a gruppi nazionali e multinazionali operanti in svariati campi: dalle assicurazioni al settore tessile, dalle compagnie aeree a quelle telefoniche, dalle merci di lusso ai prodotti petroliferi. È attualmente un direttore dell’Uf cio di San Paolo della Bain e presidente della società per il Sud America.
Bubba Bruno (Piacenza, 25-01-1922 – 3011-1998) 1941/42 - Ragioniere Discendente dalla famiglia che, all’inizio del secolo scorso, aveva fondato a Santimento la gloriosa fabbrica Bubba, costruttrice di trattori agricoli a “testa calda” e successivamente di mietitrebbiatrici, non appena conseguito il diploma, entra nella ditta paterna in qualità di responsabile del settore amministrativo. Nei tempi di maggiore espansione l’impresa arriva
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giovane storia
lunga,
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I diplomati dell’a.s. 1941-42. Tra gli alunni: Bruno Bubba, Enio Concarotti, Luigi Carlo Gobbi, Fiorenzo Tosi.
ad occupare no a 500 dipendenti, risultando così essere la fabbrica più grande di Piacenza. Con il passare del tempo, in seguito alla crisi del settore agricolo, si impongono decisioni coraggiose ed egli, con brillante iniziativa, trasforma negli anni ’70 l’azienda, dando vita alla Petrol Raccord, leader nella produzione di raccordi, utilizzati in tutto il mondo nel settore petrolifero. Oltre a dedicarsi all’attività imprenditoriale, ha coltivato una grande passione per la motonautica, distinguendosi come ottimo pilota, conseguendo importanti risultati a livello europeo, ricoprendo incarichi dirigenziali nella MAP (Motonautica Associazione Piacenza) e nella Federazione Italiana Motonautica, ricevendo vari riconoscimenti, tra i quali la prestigiosa stella d’oro del CONI.
Butti Elfo (Robecco d’Oglio, Cremona, 2606-1940) 1958/59 - Ragioniere
Laureato in Economia e Commercio all’Università degli Studi di Parma, ha svolto tutta la carriera presso il Comune di Piacenza, di cui è stato Ragioniere capo. Consulente ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) Emilia Romagna, ha ricoperto l’incarico di Direttore centrale del settore Ragioneria, Finanza, Patrimonio e Tributi del Comune di Milano dal giugno 2005 al luglio 2006. È iscritto all’Albo dei Revisori contabili.
Cagidemetrio Alìde (Pontenure, 14-031948) 1966/67 - Ragioniera
Presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove si è laureata in Lingue e letterature straniere, ha ottenuto il suo primo incarico come docente di Letteratura anglo-americana. In seguito è stata professore ordinario a Udine ed ha insegnato negli Stati Uniti: al Wellesley College nel 1998 e ad Harvard dal 1998 al 2001. Dal 2005 è preside della Facoltà di Lingue di Ca’ Foscari. I suoi interessi scienti ci si sono
concentrati sul romanzo americano Otto-Novecento e sui rapporti tra letteratura e cultura. Dirige la collana bilingue “Le Frecce” presso la casa editrice Marsilio.
Cagnani Camillo (Quarto di Gossolengo, 3110-1914 – Piacenza, 15-07-2009)
1932/33 - Ragioniere Trascorse gli anni della giovinezza a Fiorenzuola d’Arda dove il padre era direttore del Consorzio Agrario. Nel 1940 si laureò in Economia e Commercio all’Università di Bologna e subito superò sia l’esame di Stato per l’esercizio della libera professione che quello di abilitazione all’insegnamento, circostanza che gli permise di ritornare per sette anni all’Istituto “Romagnosi” come docente di Ragioneria. Profondo conoscitore del diritto commerciale, massimo esperto tributarista e societario della città, non ha mai ceduto alle pressioni di chi gli offriva cariche politiche, preferendo dedicarsi – per più di mezzo secolo – alla libera professione. Iscritto, col numero uno, all’Albo dei commercialisti di Piacenza dal 30 giugno 1941, ne è stato presidente effettivo dal 1950 al 1970 e poi presidente onorario no alla morte. La sua competenza, unita all’autorevolezza, lo ha condotto ad esercitare importanti attività di controllo come sindaco e revisore dei conti in grandi gruppi industriali, case di cura, società autostradali. È stato a lungo nel Consiglio di amministrazione della Cassa di Risparmio di Piacenza, presidente del Collegio sindacale della Fondazione di Piacenza e Vigevano, nonché censore della Filiale di Piacenza della Banca d’Italia.
Calza Lodovico (Podenzano, 3-10-1938) 1957/58 - Geometra Dopo la laurea in geologia conseguita presso l’Università di Pavia, ha lavorato in Sardegna e si è quindi trasferito a Vallo della Lucania, in provincia di Salerno, dove – dopo la pensione
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giovane
una lunga,
storia
– esercita la libera professione di geologo. È autore di pubblicazioni sui cambiamenti vericatisi nel bacino del ume Alento in seguito alla costruzione delle dighe e degli impianti idraulici ad esse collegate. Ha anche dato alle stampe due volumi di delicati ricordi relativi agli anni dell’infanzia e della giovinezza vissuti nel piacentino. Vedi ricordo a pag. 285
Capucciati Mario (Piacenza, 13-03-1947) 1966/67 - Ragioniere
Imprenditore, lavora da quarant’anni nel settore della pelle. Si è occupato della direzione di una società commerciale con i suoi familiari, poi di una conceria ed è attualmente direttore generale della Agrica S.r.l., società di servizi, con sede a Piacenza, dedita all’intermediazione e alla consulenza nel campo delle pelli bovine grezze. È stato presidente dell’Associazione nazionale dei commercianti e raccoglitori di pelli grezze, con sede a Milano, membro della Commissione prezzi della Camera di Commercio di Milano, nonché uno tra i più importanti estensori dell’”Accordo Italia” (accordo unico per la de nizione di norme e regole chiare per prezzare la pelle grezza). È iscritto all’albo dei Periti italiani delle pelli grezze.
Cattadori Carlo Felice (Piacenza, 8-12-1912 – 14-10-1992) 1933/34 - Geometra
Architetto, è stato una gura di primo piano nel quadro dello sviluppo e del rinnovamento edilizio della Piacenza del dopoguerra. Si laurea al Politecnico di Milano nel 1940 e, dopo aver preso parte al secondo con itto mondiale come uf ciale del Genio Artieri, col grado di capitano, ritorna per un certo tempo all’Ateneo milanese con l’incarico di assistente. Il suo primo edi cio a Piacenza risale al 1947 ed è un condominio di Barriera Genova, cui farà seguito la progettazione (in collaborazione con
due colleghi) del nuovo palazzo della Borsa e la ristrutturazione del complesso della società canottieri “Nino Bixio”. Negli anni Cinquanta progetta la sua prima “Domus” in via Santa Franca. La chiama K1 (dal suo soprannome Kat); seguiranno la “Domus K2” di via Poggi (oggetto di una singolare s da con l’amico Guido Pagani, con cui aveva scommesso di arrivare a costruire il tetto prima che lui conquistasse la cima del K2) e la “Domus K3”, ancora in via Santa Franca. Quest’ultimo complesso, affacciato sul Facsal, era allora il più alto edicio della città ed uno dei primi in cemento armato, dotato di soluzioni ricercate ed avveniristiche. Altre sue creazioni saranno il santuario di Strà di Nibbiano, l’albergo Cappello di via Mentana (ora inglobato nella sede della Banca di Piacenza), lo stabilimento farmaceutico Fardeco di via Morigi, la Scuola Media di Ferriere e tante altre “Domus” e complessi che battezzerà “Flavia”, “Livia” (dal nome di due delle sue glie), “Dolomiti” (come le famose cime). Realizzerà anche i sei fabbricati sorti sull’area compresa tra il Pubblico Passeggio e il 21° Artiglieria e serviti da una strada che ancheggia il viale. Tra i progetti realizzati in altre località spicca un prestigioso complesso a Fai della Paganella, in Trentino. Amante della pittura, è stato dal 1962 al 1964 presidente dell’Associazione “Amici dell’Arte” e si è adoperato a favore di molti artisti piacentini. Fondatore del Lions club Piacenza Host, è stato a lungo socio della Famiglia Piasinteina.
Cattadori Francesco (Piacenza, 10-10-1941) 1959/60 - Ragioniere Ordinato sacerdote il 20 maggio 1965, è stato segretario personale del vescovo Enrico Manfredini, rettore del seminario di via Scalabrini (dove aveva compiuto gli studi di teologia ed anche insegnato) e poi, per sette anni, parroco di Bardi dove instaurò un rapporto privile-
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Seminario vescovile di Piacenza. Da sinistra, i proff. Girometti, Bartolini, don L. Rossi, il preside Midili, don Tramelli, il prof. Barbieri e il padre dell’alunno Ugo Infanti. Al centro i seminaristi Vincini e Cattadori e mons. Ghizzoni.
giato con la popolazione, tanto che il Comune gli conferì la cittadinanza onoraria. Nel 1987 inizia il periodo di noviziato che lo condurrà in alcuni conventi dell’Umbria e a divenire, cinque anni dopo, professo solenne dell’ordine dei Frati Minori Conventuali. E’ stato parroco di S. Maria degli Angeli ad Assisi e, dal 2007, dopo il rientro alla diocesi di Piacenza-Bobbio, parroco di Saliceto di Cadeo. Attualmente è parroco di Rivalta, amministratore parrocchiale di Tuna e direttore dell’Uf cio per la pastorale del matrimonio e della famiglia.
Cavallari Alberto (Piacenza, 1-09-1927 – Levanto, La Spezia, 20-07-1998) Ha frequentato il “Romagnosi” nel biennio 1938/40. Giornalista e saggista, nel 1950 fu tra i fondatori di “Epoca”. Nel 1954 passò al “Corriere della Sera”, quotidiano per il quale svolse per quindici anni il ruolo di inviato speciale e di cui fu in seguito corrispondente da Parigi e poi direttore dal 1981 al 1984. È stato autore di importanti pubblicazioni ed ha conseguito numerosi premi giornalistici. Ha tenuto anche corsi universitari, in particolare a
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Parigi, ed è stato insignito dal presidente francese Mitterrand dell’onori cenza della Legion d’Onore. Vedi approfondimento del pro lo a pag. 310
Cella Maurizio (Piacenza, 15-12-1942) 1961/62 - Ragioniere
Ala sinistra del Piacenza calcio nella stagione1964/65.
Cigala Giovanni (Piacenza, 10-07-1954) 1972/73 - Ragioniere
Conseguito il diploma (come la famiglia desiderava), può seguire la vocazione nata già negli anni dell’adolescenza. Dopo gli studi in seminario, viene ordinato sacerdote il 16 giugno 1979. Già vicario parrocchiale a Fiorenzuola d’Arda per diciassette anni, parroco della Sacra Famiglia di Piacenza per nove, è attualmente
parroco di Bedonia e amministratore parrocchiale di Nociveglia (Parma).
Concarotti Enio (Piacenza, 2-06-1923) (16-02bis) 1941/42 - Ragioniere Giornalista, affronta la sua prima esperienza drammatica negli anni della lotta partigiana sull’Appennino come cronista di guerra del “Grido del Popolo”, il giornale della Divisione “Giustizia e Libertà”. Dopo la Liberazione inizia a collaborare con il quotidiano “Piacenza Nuova”, organo del C.L.N. e con il settimanale “Noi della Montagna”. Abbandonati gli studi alla Bocconi, nel 1947 è a Torino, redattore della rivista “Federalismo Mondiale”. Due anni dopo parte per il Venezuela e, a Caracas, svolge la sua attività per il settimanale “Il Progresso Italo-Venezuelano”, di cui diventa inviato speciale nei vari Paesi del Sud America:
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Una classe dell’a.s. 1934-35.Tra gli alunni Enio Concarotti.
dall’Equador al Cile, dalla Bolivia all’Argentina. Nel 1960 torna a Piacenza dove dirige per dieci anni il settimanale “Piacenza Oggi”. Nel 1970 è a Roma come capo-uf cio stampa del ministro delle Finanze Luigi Preti. Rientrato a Piacenza, viene assunto dal quotidiano “Libertà”, con particolari incarichi per la terza pagina letteraria e per le recensioni delle mostre d’arte. Appassionato di prosa narrativa, ha scritto numerosi libri, tra i quali molti dedicati a Piacenza, ai suoi personaggi, al giornalismo, all’atletica leggera, alla poesia dialettale, alla lotta partigiana. Per la sua attività letteraria ha conseguito importanti riconoscimenti ed ha avuto premi a concorsi nazionali. In gioventù si è distinto anche in varie specialità sportive: corsa, lancio del giavellotto, rugby. Vedi racconto a pag. 261
Cremona Francesco (Gazzola, 6-07-1908 –Piacenza, 1975) 1926/27 - Ragioniere Dopo la laurea all’Università Bocconi, conse-
guita nel 1931, diresse per qualche anno l’ufcio di statistica della Camera di Commercio, dedicandosi in seguito alla libera professione. Nella veste di vicepresidente, e poi di presidente della Camera di Commercio, profuse grande impegno nel favorire la ripresa economica della città. Ricoprì numerosi altri incarichi: consigliere della Cassa di Risparmio, del Consorzio Agrario, dell’Ente Turismo, vicepresidente dell’Associazione Commercianti, presidente dell’Ente Autonomo Mostre Piacentine e dell’Ordine dei dottori commercialisti.
Curti Gianfranco (Alseno, 29-08-1939) 1957/58 - Ragioniere Ha iniziato l’attività di industriale metaniere nel 1969. È stato socio fondatore e presidente del Gruppo Metanfriuli no al 2004 e si è occupato di progettazione delle reti locali, della loro costruzione e della successiva gestione e commercializzazione del gas metano in diverse località del Friuli-Venezia Giulia, collaboran-
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Anno 2008. Gli alunni della 5^ B dell’a.s. 1957-58 festeggiano il cinquantesimo del diploma. Si riconoscono, tra gli altri, Giancarlo Andreoli, Gianfranco Curti, Eugenio Mosconi, mons. Gianni Vincini.
do attivamente con le locali Amministrazioni Pubbliche e con le Aziende Locali. Riveste ora la carica di amministratore delegato di due società, di cui è anche socio fondatore: la Gas Sales S.r.l., con sede in Alseno e la Bluenergy Group S.p.A., con sede in Campoformido (Udine), entrambe operanti nella commercializzazione di gas metano ed energia elettrica alla clientela nale e nate a seguito della liberalizzazione del mercato interno. Nel frattempo ha anche costituito e sviluppato alcune società immobiliari, specializzate nella locazione di immobili strumentali e terreni ad aziende e privati, sia in Italia che all’estero. È stato consigliere della Fondazione di Piacenza e Vigevano e attualmente fa parte del Consiglio di amministrazione della Banca Farnese e della Banca Monte Parma. Collabora attivamente in ambito locale alle iniziative di volontariato e di promozione sociale ed è socio fondatore del Lions Club Val d’Arda, nell’ambito del quale ha ricoperto per diversi anni le cariche di Cerimoniere, Tesoriere e Segretario.
Dallanegra Stefano (Piacenza, 5-04-1940) 1958/59 - Geometra Appena diplomato vince un concorso indetto dall’Amministrazione provinciale di Piacenza e, addetto all’Uf cio tecnico, si occupa per dieci anni di manutenzione e lavori stradali. Nel gennaio del 1970, lasciato l’impiego, apre, insieme al fratello Mario, una concessionaria auto, di cui diverrà unico conduttore dopo la scomparsa del congiunto avvenuta nel 1988. La sede iniziale, in via Primogenita, prevedeva i marchi Autobianchi e Citroën. Nel 1974 realizza la nuova e più ampia sede di via Conciliazione e sostituisce la casa automobilistica Autobianchi con British Leyland e Innocenti, acquisendo inoltre una partecipazione al mandato Volvo. Nel 1995 lascia il marchio inglese Land Rover per quello della casa giapponese
Suzuki. Riveste la duplice carica di presidente di entrambe le aziende di famiglia: Dallanegra S.r.l. e Autoeuropa S.r.l. - Appassionato di sport, ha praticato in gioventù il rugby ed è stato anche dirigente del Piacenza Rugby Club; l’attenzione per la pallavolo l’ha poi portato a divenire presidente della Libertas San Paolo. Attualmente si dedica al golf ed è presidente della Associazione gol sti piacentini.
Donelli Daniele (Piacenza, 14-09-1871 – Carpaneto, 16-06-1932) 1889/90 - Ragioniere All’inizio della carriera si distinse come operatore nanziario. Nel 1906 con alcuni soci (Desiderio, Leonardo e Prospero Rizzi, Aride Breviglieri e Federico Cottignoli ) avviò le prime iniziative imprenditoriali che avrebbero portato, nel 1908, alla nascita uf ciale del complesso industriale RDB. Da quel momento si occupò dell’azienda, collaborando soprattutto nei settori nanziario e amministrativo.
Eremo Giorgio (Piacenza, 15-04-1950) Dopo aver frequentato il “Romagnosi” nel biennio 1965/67, ha conseguito il diploma di ragioniere presso un Istituto privato e poi la laurea in Giurisprudenza. Si è dedicato con impegno agli studi di storia locale, pubblicando testi e collaborando anche con il quotidiano “Libertà”. I volumi più signi cativi riguardano Castell’Arquato, Vigoleno, la Piazza “Grande” di Piacenza e il pittore Luigi Corbellini.
Eroli Lodovico (Napoli, 15-01-1921 – deceduto) 1940/41 - Ragioniere Figlio di un alto uf ciale dell’Esercito, ha trascorso la giovinezza a Piacenza. Ottimo studente con spiccate attitudini, rappresentò a Roma l’Istituto Romagnosi nei campionati nazionali studenteschi di merito. Dopo il diploma fece una brillante carriera nel Credito Italiano, dove giunse ai massimi gradi della di-
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rigenza nazionale e dove entrò pure a far parte del Consiglio di amministrazione della stessa banca.
Farina Armando (Piacenza, 7-11-1880 – Bruxelles, Belgio, 1970) 1898/99 - Ragioniere
Conseguito il diploma, per motivi di lavoro partì per Cardiff; in seguito si trasferì ad Anversa dove aprì un’agenzia marittima ed instaurò rapporti con le più grandi compagnie di navigazione internazionali. Volontario, capitano di cavalleria durante la guerra 1915-18, svolse il delicato compito di uf ciale di collegamento fra i Comandi italiano e inglese. Per la sua attività fu insignito della commenda della Corona d’Italia, dell’Ordine della Repubblica Italiana, decorato della Legion d’Onore francese ed ebbe onori cenze belghe e inglesi.
Fernandi Franco (Piacenza, 28-03-1956) 1974/75 - Ragioniere
È dipendente della Banca di Piacenza. Appassionato di musica, è autore di due volumi dedicati al “bel canto” nel nostro territorio. Nel primo illustra l’attività dei cantanti lirici piacentini – più o meno noti – nel corso degli ultimi due secoli e, nel secondo, effettua un’indagine storica sui teatri minori attivi in campo operistico a Piacenza e provincia dalla ne del Settecento alla metà del Novecento. Ha di recente pubblicato un altro testo sulla riscoperta della presenza francescana nel piacentino. Compiuto il cammino formativo, è stato ordinato diacono il 20 novembre 2005.
Ferrari Giuliano (Piacenza, 21-03-1936 –Piacenza, 24-01-2010) 1955/56 - Ragioniere Presta il servizio militare come uf ciale di cavalleria nei Lancieri di Montebello. Dirigente d’azienda, prima presso la Polenghi Lombardo di Lodi e poi presso la Sterilgarda di Castiglione delle Stiviere, una volta raggiunta la pensio-
ne, si è impegnato soprattutto nel volontariato a favore degli anziani attraverso l’associazione Samarcanda. Figlio di un emigrato in Argentina, ha partecipato a parecchi viaggi organizzati dalla “Staffetta della pace, dell’amicizia e della solidarietà”, accompagnando i nostri marciatori, capitanati da Giuseppe Spiaggi, nei vari continenti. È sua l’iniziativa di riprendere l’organizzazione di incontri fra piacentini ed emigrati, i ben noti “Viaggi dell’Amicizia” a Londra, New York ed anche in Argentina, Brasile e Sud Africa. Dotato di un entusiasmo contagioso, ha posto in campo varie iniziative che, grazie al suo impegno e alla sua passione, hanno permesso di rafforzare il legame tra i nostri concittadini all’estero e la loro terra d’origine.
Ferretti Alberto (Piacenza, 23-05-1898 –Piacenza, 1973)
Frequentò la Sezione commerciale del “Romagnosi” nel triennio 1912/15. Il 1° ottobre 1936 venne nominato primo direttore della neonata Banca di Piacenza. Fu pubblico amministratore: prima vicepodestà dell’amministrazione civica guidata dal generale Aurelio De Francesco e poi podestà di Piacenza dal dicembre 1938 al settembre 1943. Inoltre, nel corso dell’intera vita, svolse l’attività di libero professionista, ricoprendo anche diverse cariche, tra le quali quella di presidente del Collegio sindacale della società Astra e delle Of cine Carenzi.
Fioruzzi Marsilio (San Giorgio P.no, 19-121870 – Piacenza, 1944) 1890/91 - Ragioniere Conseguito il diploma, continuò l’attività agricola del padre. Si dedicò in particolare alla coltivazione del tabacco da sigari e alla trasformazione nei famosi “toscani”, alla lavorazione industriale del pomodoro prodotto nei suoi fondi dove utilizzava tecniche d’avanguardia. Si occupò anche della coltivazione dei cereali e
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del commercio delle granaglie, per la cui trasformazione aveva creato un moderno impianto molitorio. Come pubblico amministratore fu sindaco di San Giorgio Piacentino dal 1921 al 1924, consigliere comunale no al febbraio 1927, quindi podestà, carica che tenne no al dicembre 1931.
Fontanabona Luigi (Morfasso, 5-07-1941) 1959/60 - Geometra Dopo aver esercitato la libera professione a Piacenza, Modena e Fiorenzuola, è stato imprenditore in Canada per una decina d’anni. Dal 1990 svolge attività imprenditoriali in Dubai e, soprattutto, in Turkmenistan. In quest’ultimo Paese, nel quale non è presente una nostra Ambasciata, è stato Rappresentante consolare dal 1995 no al 2006, anno in cui, con decreto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è stato nominato Console onorario per l’Italia.
Fornaroli Ildebrando (Piacenza, 14-07-1865 – Savrencumaque, Mozambico, 1889) 1883/84 - Abilitato Sez. s.-matem. Dopo la laurea in ingegneria al Politecnico di Milano, lavorò nel comasco alla riforma catastale e quindi si trasferì in Africa, nel Transvaal, come addetto alle costruzioni ferroviarie per conto di una società inglese. Sempre nel settore delle costruzioni ferroviarie, lavorò anche in Mozambico. Ricevette dal governo italiano la nomina a console.
Forte Carlo (Piacenza, 11-05-1943) 1962/63 - Ragioniere
Pur avendo mostrato n da bambino grande abilità e interesse per il disegno e la pittura, viene avviato agli studi tecnici; inizia poi la carriera come funzionario del Comune e segretario del Sindaco. In seguito accetta un lavoro come responsabile amministrativo nel proget-
to della “strada del caffè” nel sud dell’Etiopia. Tornato in Italia, svolge il ruolo di dirigente della Divisione traf co urbano del Comune di Piacenza e completa gli studi di Scienze politiche e sociali all’Università di Pavia. Nel corso di un viaggio alle Canarie, compiuto nel 1976, la vocazione artistica riaf ora in maniera più matura, complice anche la bellezza di Tenerife, e si dedica con successo al disegno e alla pittura. Seguono alcuni anni di insoddisfazione e inquietudine che lo portano in terre lontane –quali India, Oregon e Sudamerica – e poi al ritorno de nitivo a Tenerife, arricchito da queste esperienze e con uno stile di pittura cambiato. Attualmente, oltre a dipingere, tiene sessioni individuali di “pittura intuitiva”. Ha presentato le sue opere in diversi Paesi europei e americani e, più spesso, nelle sale di esposizione dell’isola di Tenerife. Vedi ricordo a pag. 281
Fugazza Tito (Piacenza,12-12-1944 – 10-101998) 1963/64 - Ragioniere Laureato in Economia e Commercio all’Università di Parma, è stato insegnante di Ragioneria e Tecnica al “Romagnosi”. Ha svolto la libera professione di commercialista ed è stato l’ideatore del Polo logistico piacentino. Si è molto impegnato anche in campo sociale, in particolare promuovendo la costruzione del “Centro don Franco Molinari”, destinato al recupero dell’attività motoria dei disabili.
Vedi approfondimento del pro lo a pag. 307
Gabbiani Francesco (Piacenza, 17-11-1902 – Piacenza, 10-09-1972) 1921/22 - Abilitato Sezione Agrimensura Titolare, insieme ai fratelli, di un’impresa di costruzioni, attiva a Piacenza per diversi decenni, ha lavorato soprattutto per le Amministrazioni pubbliche, in particolare per il Comune e gli Ospizi Civili di Piacenza. Alla ditta Gab-
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La 5a B dell’a.s. 1965-66. Al centro il prof. Giuseppe Illica Magnani; in seconda la, la terza da destra è Alba Gaggioli poi giornalista di testate nazionali.
biani si deve, tra l’altro, l’edi cazione della Facoltà di Agraria a San Lazzaro, della sede della Croce Rossa in via Malta e dell’edi cio di via Beverora destinato ad ospitare l’allora Istituto Magistrale Colombini. Negli ultimi anni di attività si è dedicato alla ristrutturazione e alla costruzione di immobili ad uso abitativo, specie nella zona di via Taverna.
Gaggioli Alba (Benevento, 21-08-1946) 1965/66 - Ragioniera
Inizia l’attività giornalistica al “Corriere della sera”, passando poi ai periodici Mondadori e, in seguito, alla RAI. Nell’ambito delle edizioni RAI-ERI si occupa in particolare della rivista
“Moda”, mensile femminile di costume, attualità e moda e della trasmissione settimanale dallo stesso titolo (in onda su Raidue) legata ai temi della rivista. Altro mensile ideato dalla Rai per il quale lavora è “King”, l’equivalente di “Moda” al maschile. Da ultimo, in qualità di redattrice freelance, effettua collaborazioni con varie testate, tra le quali il “Corriere della sera” e “Libertà”.
Galandini Alberto (Piacenza, 12-03-1939) 1956/57 - Geometra
La stagione 1956/57 coincide con il suo esordio – a soli diciotto anni – nel Piacenza calcio, società con la quale resterà per undici stagioni consecutive con il ruolo di mezzala. Con la
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maglia biancorossa vanta 220 partite giocate in campionato, che lo collocano al sesto posto nelle presenze del dopoguerra; nella classi ca cannonieri, con 52 reti segnate, è preceduto solo da Gianpietro Piovani. All’età di 28 anni interrompe l’attività agonistica per motivi di famiglia e intraprende quella imprenditoriale, sia nel settore dell’edilizia che in quello delle infrastrutture stradali e uviali.
Genta Felice (Piacenza, 25-01-1865 – Piacenza, 1924) 1884/85 - Ragioniere
Funzionario del Comune di Piacenza no al 1921. Appassionato di musica, si occupò di critica lirica su “Libertà”. All’attività di giornalista accompagnò quella di prosatore, con un gran numero di scritti pubblicati su riviste e periodici.
Gerelli Attilio (Piacenza, 14-04-1890 – Milano, 1951) 1906/7 - Ragioniere
Gli studi al “Romagnosi” furono seguiti dalla laurea conseguita a Milano. Giovanissimo entrò nell’amministrazione del Touring Club
Italiano quale segretario di redazione della “Guida d’Italia” che allora si stava realizzando. Nel 1924 fu nominato segretario generale, dirigendo l’Ente con eccezionale abilità. In seguito divenne direttore generale ed entrò a far parte del consiglio del Touring. Contribuì a fondare alcune riviste, tra le quali “Le vie d’Italia” e ”Le vie del mondo”, e alla realizzazione della serie delle carte d’Italia.
Giglio Sergio (Gragnano Trebbiense, 16-091955) 1973/74 - Perito aziendale
Presidente di Con ndustria Piacenza, ha ricoperto la carica di amministratore delegato della Giglio Giovanni S.p.A. dal 1992 all’ottobre 2003; presiede la società Edil Servizi, è amministratore delegato di SI.GI. Servizi Ospedalieri S.r.l. e della Ingegneria Biomedica Santa Lucia S.p.A.- Ha partecipato, con il fratello Bruno,
alla trasformazione dell’azienda di famiglia fondata dal padre nel 1952, estendendone l’attività dalla commercializzazione di carburanti alla fornitura di servizi legati all’energia e alla gestione degli impianti tecnologici, giungendo a costituire un vero e proprio Gruppo di aziende operanti nell’ambito dei servizi integrati. L’attenzione del Gruppo Giglio, con sede a Gragnano Trebbiense, è ora principalmente focalizzata sui servizi legati all’ingegneria clinica e, in generale, alla gestione delle tecnologie ospedaliere. Vedi ricordo a pag. 291
Gobbi Luigi Carlo (San Nicolò di Rottofreno, 15-03-1921 – Piacenza, 27-02-2005) 1941/42 - Ragioniere Ha trascorso la vita lavorativa presso l’Uf cio Ragioneria dell’Amministrazione Provinciale, occupandosi di contabilità e di bilanci. Fin da bambino, la sua grande passione è stata la disciplina sportiva delle bocce; assiduo frequentatore, per decenni, della boccio la “Astra”, è stato campione italiano nel 1958, a Bologna, nella categoria individuale, sistema internazionale, e nel 1964, a Brescia, nella categoria individuale, sistema “raffa”, in cui ha anche conquistato un secondo posto nei campionati italiani del 1956 e del 1961. Vanta dodici presenze nella Nazionale Italiana Bocce, di cui è stato capitano dal 1961 al 1964. Circa duecento le vittorie complessive, la metà delle quali in coppia con Enzo Braghieri (suo partner anche nei piazzamenti al secondo posto nel campionato italiano del 1962, col sistema “punto e volo”, e al terzo posto in quello del 1973, sistema”raffa”), ed un bottino di cinquecento medaglie d’oro in gare di vario livello, oltre alle medaglie d’oro del Comune e della Provincia di Piacenza.
Gobbi Romano (Rottofreno, 9-02-1937) Ha frequentato un biennio al “Romagnosi e si è poi diplomato ragioniere a Lodi. Dopo una
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breve esperienza nel settore delle costruzioni, si è dedicato all’editoria, prima come dipendente della U.T.E.T., poi in qualità di agente della Mondadori per Piacenza e provincia. Negli anni Settanta ha fondato la “Arti Gra che Romagnosi”, prima legatoria piacentina, che stampava e rilegava per il gruppo editoriale Bompiani. A seguito di tali esperienze, ha aperto varie librerie a Piacenza dove, in tempi recenti, ha introdotto la stampa digitale dando vita alla giovane, ma proli ca, casa editrice “L.I.R. – Libreria Internazionale Romagnosi”. E’ tra i fondatori dell’associazione nazionale “Liberi Librai” che, pur essendo stata costituita solo da pochi mesi, conta già più di 200 iscritti in Italia.
Gorra Egidio (Fontanellato, Parma 1-061861 – Pavia, 28-08-19189) 1878/79 - Abilitato Sez. Fisico-matematica Dopo aver frequentato l’Istituto Tecnico, prese la licenza liceale, si laureò in lettere a Firenze e completò la propria formazione letteraria con corsi nelle Università di Parigi e Berlino. Tornato in patria, fu professore di lettere in scuole medie superiori. Dal 1896 al 1915 ebbe la cattedra di Lingue e letterature straniere nell’Università di Pavia, dove per un biennio fu rettore. Negli ultimi tre anni di vita tenne lo stesso insegnamento all’Università di Torino. Autore di studi scienti ci di tipo glottologico, si dedicò anche alla cultura romanza e alla critica dantesca e fu direttore del “Giornale Storico della Letteratura Italiana”.
Gotti Tedeschi Ettore (Pontenure, 3-031945) 1963/64 - Ragioniere Docente universitario, economista, banchiere, editorialista, è dal 23 settembre 2009 presidente dello IOR (Istituto per le Opere di Religione, meglio conosciuto come “la banca del Vaticano”). Laureato in Economia e Commercio
all’Università di Parma nel 1971, con specializzazioni in USA e in Europa, inizia l’attività lavorativa come consulente di strategia economica, industriale e nanziaria, prima in Metra-Sema, a Parigi e Milano, e poi in Mckinsey & Co, a Milano e Londra. Nel 1984 entra nel mondo della nanza: assume la responsabilità del Merchant Banking del gruppo IMI (Istituto Mobiliare Italiano) ed è co-fondatore, consigliere d’amministrazione e membro del Comitato esecutivo della banca d’investimenti Akros Finanziaria. Dal gennaio 1993 passa al Banco Santander, fonda la liale italiana e, per conto del gruppo bancario spagnolo, svolge, tra l’altro, il ruolo di rappresentante per l’Italia, consigliere del presidente per l’Italia, presidente di Santander Consumer Bank. Numerose e di prestigio anche le altre cariche ricoperte, tra le quali ricordiamo quelle di consigliere di amministrazione della Cassa Depositi e Prestiti, consigliere del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti per i problemi nanziari e di etica economica internazionali, presidente del Fondo Italiano per le Infrastrutture. È stato docente in Strategia nanziaria all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano dal 1996 al 2004 e poi di Etica economica all’Università di Torino. Autore di libri, editorialista su varie riviste e giornali, tra i quali “Il Sole 24 Ore” e “L’Osservatore Romano”, è stato membro del comitato consultivo del Governatorato della Città del Vaticano ed ha contribuito alla stesura dell’enciclica “Caritas in veritate” di papa Benedetto XVI. Il 19 febbraio 2010 il Comune di Pontenure gli ha conferito la cittadinanza onoraria.
Govoni Arturo (Piacenza, 11-11-1893 –3-07-1987) 1910/11 - Ragioniere Uno dei primi iscritti al collegio dei ragionieri di Piacenza, di cui è stato anche presidente, stimato commercialista, nonché membro di
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Consigli di amministrazione e Collegi sindacali di molte aziende. Insieme a tre uf ciali reduci dalla Grande Guerra, è stato tra i fondatori della Sezione di Piacenza dell’Associazione Nazionale Alpini e vanta un primato unico e irripetibile: ne è stato presidente ininterrottamente per sessant’anni, dal 1922 al 1982.
Graviani Giorgio (Piacenza, 20-05-1939 –Piacenza, 24-06-2010) 1957/58 - Geometra Dopo il diploma di geometra, acquisita anche la licenza liceale, passa al Politecnico di Milano dove si laurea in architettura nel 1964. Partecipa alla stesura del piano regolatore del centro storico di Piacenza (1975); suo il progetto dell’Ospedale di Orzinuovi (Brescia), la sistemazione delle aree presbiteriali del Duomo e della chiesa di San Francesco di Piacenza. Numerosi gli interventi di progettazione e direzione lavori nel campo dell’edilizia privata e del restauro di edi ci storici. Tra i più signi cativi ricordiamo quelli compiuti al Collegio Alberoni di San Lazzaro – riguardanti la ristrutturazione e la sistemazione della Galleria e della Sala Arazzi – e alla villa Zanardi Landi Alberoni a Veano. Altro importante recupero è stato quello della villa Paveri Fontana a Caramello di Castel San Giovanni, progettata da Ferdinando Galli Bibiena, che gli è valso il premio “Piero Gazzola” 2008 per il restauro dei palazzi piacentini. Ha ricoperto la carica di presidente del Lions Club Piacenza Host e quella di governatore del Distretto Lions che comprende le province di Cremona, Lodi, Pavia e Piacenza. Il 26 settembre 2010, nel Duomo di Piacenza, è stata consegnata alla memoria, ai suoi familiari, la “Commenda Ponti cia dell’Ordine di San Gregorio Magno” per la passione di G. Graviani verso la parte architettonica delle strutture ecclesiastiche.
Groppi Giorgio (Piacenza, 9-08-1927) 1948/49 - Ragioniere
Allievo di Marino Marini all’Accademia di Brera, ha scolpito, dal 1957 ad oggi, numerose opere in bronzo di notevole impegno. Tra le più signi cative, il grande cavallo ferito, collocato nel giardino comunale di Campione d’Italia, quello davanti a Palazzo Farnese a Piacenza e il “Don Chisciotte”, situato nel giardino antistante la Galleria Ricci Oddi. Notevoli le opere di soggetto religioso realizzate per il nostro territorio: la complessa creazione plastica della cappella del Croce sso nella chiesa del Corpus Domini, la statua di Gregorio X, unico Papa piacentino (nel pronao del Paradiso della Basilica di S. Antonino), quella di Santa Giustina in Cattedrale, di San Savino nell’omonima chiesa, il monumento a San Padre Pio di Pietralcina, posto davanti alla chiesa della S.S. Trinità, il Sant’Antonino a cavallo nella piazza di Travo, il San Colombano per l’omonima basilica di Bobbio. Ha tenuto mostre personali in Italia e in Svizzera e i suoi bronzi sono presso collezionisti italiani e stranieri. Negli ultimi decenni si è dedicato anche a maioliche d’arte.
Guerra Simone (Piacenza, 30-08-1989) 2007/08 - Ragioniere Calciatore professionista, milita nelle le del Piacenza calcio dalla stagione 2006-07 con il ruolo di attaccante.
Guglielmetti Bruno (Piacenza, 13-09-1939 –Piacenza, 7-02-1981) 1958/59 - Ragioniere All’atto della prematura scomparsa, avvenuta a soli 41 anni, era consigliere delle tre società di famiglia, che complessivamente occupavano circa 300 dipendenti: “Impero S.p.A.” di Piacenza, “Impero 2 S.p.A.” di San Polo, “Mimas S.p.A.” di Gropparello. Il gruppo Impero, in quel momento, era fra le prime aziende del mondo nel campo della produzione di uten-
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sili e portautensili e, oltre ai tre stabilimenti piacentini, aveva centri di produzione in “joint venture” in Spagna, Venezuela e Brasile. Il gruppo disponeva inoltre di centri vendita e di assistenza tecnica in tutti i continenti. Era anche presidente dell’Associazione Industriali piacentini dal giugno 1979, nonché consigliere dell’Assomep (Associazione Nazionale della Meccanica Fine e di Precisione). In precedenza aveva ricoperto la carica di consigliere della Cassa di Risparmio di Piacenza. Appassionato sportivo, presiedeva da anni la Società Canottieri “Vittorino da Feltre”, che con lui ebbe un ampio sviluppo di impianti. Amato dai dipendenti per la dedizione profusa in azienda, era persona assai generosa e l’ultimo assegno rmato, proprio il giorno prima della scomparsa, era stato per un contributo a favore della Casa del Fanciullo di padre Gherardo.
Guidotti Camillo (Piacenza, 1853 – Piacenza, 1925)
1872/73 - Abilitato Sezione Agrimensura Dopo il diploma completò gli studi superiori presso la Reale Accademia di Belle Arti di Torino, ottenendo così l’abilitazione all’esercizio della professione di architetto e all’insegnamento del disegno, attività, quest’ultima, alla quale si dedicò per più di quarant’anni, prima nelle Scuole Tecniche e poi all’Istituto Gazzola. Nel contempo si occupò di numerosi restauri monumentali, specie di edi ci sacri. Di particolare importanza quello relativo al Duomo, di cui negli ultimi anni dell’Ottocento progettò il consolidamento e il recupero per incarico del vescovo Scalabrini. Sempre in città, a lui si deve il rifacimento della facciata di San Donnino, il restauro della chiesa di Sant’Eufemia, dell’Oratorio di San Dalmazio, della Chiesa di Sant’Anna e di S. Antonio a Trebbia. Tra le realizzazioni effettuate in provincia, ricordiamo la progettazione della chie-
sa neoromanica di Gazzola ed il restauro del Castello di Rezzanello.
Iori Ivo (Piacenza, 24-04-1949) 1967/68 - Geometra Consegue la laurea in Ingegneria Civile (indirizzo Strutturistico) presso il Politecnico di Milano dove, dal 1976, ricopre il ruolo di assistente incaricato e, dal 1983, come professore associato, tiene il corso di Tecnica delle Costruzioni per allievi chimici e nucleari. Vince poi il concorso per professore di ruolo di prima fascia e svolge, al Politecnico di Torino, il corso di Tecnica delle Costruzioni per allievi edili. Dal novembre 1994 è professore ordinario di Tecnica delle costruzioni presso l’Università degli Studi di Parma e nel 2004 viene eletto preside della Facoltà di Architettura. Ha fatto parte di gruppi di studio rivolti soprattutto all’applicazione alle costruzioni della meccanica della frattura del conglomerato ed è stato chiamato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche a far parte della Commissione nazionale di studio per le norme relative alle costruzioni in cemento armato, ai leganti idraulici e ai laterizi. Oltre all’attività di consulente e conferenziere, vanta una ricchissima produzione scienti ca che conta circa 150 pubblicazioni. Signi cativo il contributo da lui fornito nel settore dell’analisi e del rinforzo strutturale, specie nei riguardi di importanti edi ci monumentali, quali il Duomo di Parma, la Rocca di Fontanellato e, ad Helsinky, la Finlandia Hall di Alvar Aalto.
Lazzari Valter (Piacenza, 15-04-1963) 1981/82 - Ragioniere Laureato in Economia Politica all’Università “Bocconi” di Milano, ha poi conseguito un Master of Science e un Ph.D. (Doctor of Philosophy, l’equivalente del dottorato di ricerca italiano) in Economia negli Stati Uniti, presso
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la University of Washington, Seattle. Rientrato in Italia nel 1993, ha iniziato il percorso accademico come docente di Banking & nance alla Bocconi, dove è stato anche il coordinatore fondatore del primo dottorato italiano strutturato secondo il modello anglosassone. È poi passato alla Libera Università “C. Cattaneo” di Castellanza (Varese), ateneo presso il quale è diventato professore associato nel 1998, ordinario nel 2000 e, dal 2005, preside della Facoltà di Economia. Attualmente è anche direttore del Master in Business Administration (MBA) della SDA – Scuola di Direzione Aziendale della Bocconi. Di recente è entrato a far parte del Comitato scienti co dell’Istituto di ricerche economiche della Regione Lombardia. Ha pubblicato una ventina di libri, dedicati soprattutto alle varie problematiche del mondo bancario e nanziario. Vedi testimonianza a pag. 253
Leonardi Carlo (Bologna, 2-09-1904 – Piacenza, 1974) 1922/23- Ragioniere Fu un accorto imprenditore. Giunto ancora bambino a Piacenza, dove il padre Oreste, un autentico pioniere, aveva inaugurato nel 1906 la prima sala cinematogra ca cittadina (“Marconi-Iris”, poi “Garibaldi”, dal nome della via in cui si trovava, e in ne “Apollo”), completò gli studi di ragioneria e in seguito si dedicò con il fratello Francesco ad ampliare l’attività familiare. Sorsero le sale “Iris”, “Roma”, “Corso” e – negli anni ’50 – il “Plaza”, unico locale sotterraneo della città, ora scomparso.
Locatelli Ugo (Bruxelles, Belgio, 18-081940) 1958/59 - Geometra Laureato in architettura, nel 1962 inizia, con la fotogra a, una ricerca sulla “natura sistemica” dell’immagine e la qualità dei processi percettivi. Dal 1968, in una serie di mostre ed eventi, “analizza il campo visuale e il campo
mentale”. Importanti nella sua formazione sono il pensiero di Marcel Duchamp, le indagini sul “reale” di Yves Klein e Manzoni, le operazioni con l’artista francese Ben Vautier del Movimento Fluxus e con lo scrittore Sebastiano Vassalli. Nel 1972 espone alla Biennale di Venezia; da quel momento – e per un periodo di venticinque anni – l’attività uf ciale si interrompe e il lavoro viene presentato solo in occasione di retrospettive nazionali e internazionali. La comunicazione esterna riprende nel 1997 con il progetto-laboratorio “Areale” che continua tuttora e che è stato oggetto, sia in Italia che all’estero, di numerose mostre in cui la fotogra a e la decostruzione dell’immagine sono stimolo per ri essioni, aprono prospettive di comunicazioni multisensoriali e consentono diversi processi di conoscenza della realtà. Sul suo lavoro, oggetto di studio in alcune facoltà, sono state fatte due tesi di laurea.
Lommi Giulio (Piacenza, 10-02-1913 – 2305-1985) 1933/34 - Ragioniere Nel 1953 è stato, insieme al fraterno amico Egidio Carella, fondatore della Famiglia Piasinteina, associazione di cui in seguito ha ricoperto la carica di Presidente. Grande appassionato di teatro, instancabile organizzatore degli spettacoli allestiti dalla Società Filodrammatica Piacentina, di cui era socio, è stato per decenni attore brillante, interprete e regista di commedie musicali, operette, riviste satiriche. Negli ultimi anni, prima della scomparsa, è tornato alla regìa, curando per la Filodrammatica Turris la messa in scena di commedie dialettali.
Magrini Carlo (Calendasco, 20-08-1918 –20-05-2002) 1936/37 - Geometra È stato militante nelle le del movimento di liberazione, nella Divisione “Valdarda”, e ufciale di carriera, no a divenire generale. Noto
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Anno 1950. Una classe quinta dell’a.s. 1933-34 festeggia l’anniversario del diploma. Si riconoscono i proff. Natale Carotti (con il bastone), Guido Bernardi e Amsicora Cherchi.
in ambito militare per essere stato a capo della Direzione di Artiglieria di Piacenza con il grado di colonnello, ha legato il suo nome anche all’Accademia della Cucina Piacentina, di cui è stato socio fondatore nel 1964 e poi presidente per quindici anni. Nel 1971 aveva ideato la più famosa competizione gastronomica piacentina: la “Süpêra d’argint”, aperta agli appassionati di cucina non professionisti.
Mandelli Giancarlo (Piacenza, 1-10-1935 –Piacenza, 1994) 1953/54 - Ragioniere Industriale lungimirante, ha utilizzato tecnologie innovative, puntando sulla ricerca e la meccatronica. È stato presidente del Gruppo industriale di famiglia le cui origini risalgono alla metà degli anni Sessanta quando Giancarlo Mandelli, insieme ai fratelli Sante ed Umberto, eredita dal padre un’of cina spe-
cializzata nelle retti che per motori, entrando successivamente nel mercato delle macchine utensili e presentando, nel 1967, alla Fiera di Milano una macchina a controllo numerico. Nel corso degli anni la società cresce, passa a sistemi essibili di produzione, annovera tra i clienti nomi prestigiosi, dalla Ferrari, alla General Motors, all’Ibm, viene quotata in Borsa e diviene un gruppo leader mondiale nella fabbricazione dei robot industriali. La crisi del mercato e l’eccessivo indebitamento mineranno poi la solidità dell’impresa che nirà in amministrazione controllata.
Marenghi Ernesto (Gropparello, 14-05-1874 –Milano, 1925) 1894-95 - Abilitato Sezione Agrimensura Si laureò alla Scuola superiore di Agricoltura di Milano. Nei primi anni del 1900 è stato re-
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dattore capo del “Giornale di agricoltura della domenica” e de”L’Italia agricola”, editi dalla Federazione italiana dei Consorzi Agrari, con sede in Piacenza. Nel 1907 vinse la cattedra di Economia rurale, Estimo e Contabilità all’Università di Perugia. Dal 1916 e no alla morte occupò la medesima cattedra all’Università di Milano. Per la sua preparazione e competenza, gli vennero af dati numerosi incarichi, compresa la direzione della parte riguardante l’agricoltura dell’Enciclopedia Treccani. A lui si debbono numerose pubblicazioni in materia di economia agraria.
Mariani Ermanno (Codogno, Milano, 24-041964) 1983/84 - Ragioniere
Laureato in lettere all’Università di Parma, ha collaborato con numerose testate giornalistiche, anche di tiratura nazionale. Cronista di nera e giudiziaria, scrive ora per il quotidiano Libertà; corrispondente Ansa, collabora con Radio Inn, Radio Sound e con Telelibertà. Autore di numerosi libri, narra soprattutto storie della terra piacentina e, in particolare, vicende legate alla Resistenza nel nostro territorio o racconti su coloro che vivono ai margini della società e che egli ben conosce per il suo lavoro di cronista. Vedi racconto a pag. 265
Masera Ida (Castelvetro Piacentino, 4-051925 – Piacenza, 2008) 1963/64 - Ragioniera Laureata in Sociologia all’Università di Urbino, è stata la prima donna in Italia a ricoprire, negli anni Sessanta, il ruolo di Assessore alle Finanze in un Comune capoluogo. Ha amministrato a anco di quattro sindaci, dal 1963 al 1975, per tornare poi in Consiglio comunale dal 1985 al 1990. E’ stata attivista di spicco della Democrazia Cristiana piacentina, dell’Azione Cattolica e delle Acli.
Mazzocchi Gian Carlo (Piacenza, 28-08-1927 – Pavia, 2005) 1945/46 - Ragioniere
Molteplici le attività svolte: economista, cattedratico, banchiere, ricercatore, saggista. Dopo la laurea in Economia e Commercio presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, vince la Borsa di studio “Bonaldo Stringher” della Banca d’Italia per un perfezionamento negli USA, presso la prestigiosa Harvard University. Intraprende quindi la carriera accademica: insegna Scienza delle Finanze alla Cattolica di Milano, Università alla quale ritorna con la cattedra di Politica economica e nanziaria, dopo un biennio trascorso alla Facoltà di Scienze politiche di Padova. Consulente economico di vari governi e ministri, ha ricoperto molti incarichi di prestigio: membro del Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro, presidente della Cassa di Risparmio di Piacenza, consigliere e vicepresidente dell’Associazione fra le Casse di Risparmio Italiane, vicepresidente e amministratore delegato della Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza. È stato inoltre presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano per tre mandati consecutivi, dal 1991 al 2005.
Mazzocchi Piergiorgio (Ziano Piacentino, 24-09-1940) 1958/59 - Ragioniere Dopo la laurea in Economia e Commercio presso l’Università del Sacro Cuore di Milano, consegue un Master of Philosophy presso la London School of Economics di Londra. Durante gli studi effettua tirocini presso importanti aziende europee ed anche in Canada dove è altresì ricercatore del Dipartimento studi della Bank of Canada, la banca centrale canadese, e professore di economia all’Università Laval di Québec. Nel 1973 entra alla Commissione Europea e nel corso degli anni ricopre incarichi di crescente impegno e responsabilità. Fa parte, a Parigi, della Direzione generale delle
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relazioni esterne, Divisione GATT/OCSE, e successivamente è vice capo delegazione presso l’OCSE e l’UNESCO. Dopo essere stato anche Consigliere della Cellula di Prospettiva del Presidente Jaques Delors, assume il ruolo di ambasciatore, capo della rappresentanza permanente della Commissione Europea presso l’OCSE e l’UNESCO a Parigi. Successivamente diviene Consigliere alla Direzione generale del Commercio Estero di Bruxelles e, da ultimo, negli anni 2002-2005, è ambasciatore capo della Delegazione della Commissione Europea in Australia e Nuova Zelanda. Vedi testimonianza a pag. 255
Meli Walter (Coli, 19-10-1946) 1964/65 - Ragioniere Laureato in Economia e Commercio presso l’Università di Parma, è tornato per breve tempo al “Romagnosi” nelle vesti di insegnante di Ragioneria. Dottore commercialista, revisore contabile, consulente tecnico d’uf cio per il Tribunale di Piacenza, si è dedicato con successo alla libera professione di commercialista, associando al suo studio altri partner. Riveste la carica di vicepresidente dell’Associazione “Amici del Romagnosi”. All’inizio del 2010 ha pubblicato il volume “Ragioneria Generale per tutti. Dalle rilevazioni aziendali al bilancio”, un manuale prezioso sia per chi già ha le basi di questa materia che per quanti si accostano ad essa per la prima volta.
Merosi Giuseppe (Piacenza, 8-12-1872 –Germanedo di Lecco, 27-03-1956)
1891/92 - Abilitato Sezione Agrimensura
Viene a ragione considerato un grande dell’automobilismo di tutti i tempi. All’inizio dell’attività lavorativa fondò la fabbrica di biciclette “Bassi & Merosi”; assunto poi alla “MarchandOrio”, progettò auto e moto e fece anche esperienza alla Fiat e alla Bianchi. Nel 1910 passò
alla nascente Alfa (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili), divenuta in seguito Alfa Romeo. Furono anni di intensa attività, caratterizzati dalla progettazione di numerosi prototipi, fra i quali l’Alfa RL (Ugo Sivocci, con la versione Sport, vinse nel 1923 la Targa Florio, superando al traguardo il compagno di squadra Antonio Ascari) e la Gran Prix Romeo, una formidabile biposto da corsa, meglio conosciuta come Alfa P1. Rimase presso la casa automobilistica milanese no al 1926, sempre in veste di direttore tecnico e capo uf cio progetti dello stabilimento del Portello, con una breve parentesi di direttore delle of cine meridionali di Napoli. In seguito lavorò per altre aziende del settore, tra cui l’Isotta Fraschini; ritornò nuovamente per un paio d’anni all’Alfa Romeo durante il secondo con itto mondiale, ma come progettista di veicoli industriali.
Mezzadri Luigi (Piacenza, 16-05-1937) Dopo un triennio alla Sezione Geometri del “Romagnosi, completa gli studi al Collegio Alberoni. Viene ordinato sacerdote il 30 giugno 1963 e frequenta poi l’Università Gregoriana di Roma dove consegue la laurea in Storia della Chiesa. Ha insegnato per molti anni al Collegio Alberoni di Piacenza e, in seguito, all’Università Gregoriana di Roma, di cui è professore “emerito” dal 2007. Ricchissima e di grande prestigio la sua bibliogra a che, oltre a numerosi volumi, comprende saggi, articoli, prefazioni, note critiche, recensioni. Vedi testimonianza a pag. 251
Minini Gianni (Piacenza, 9-04-1923 – 3001-2007) 1941/42 - Geometra Pittore e gra co pubblicitario poté seguire la sua vocazione solo dopo la seconda guerra mondiale (durante il con itto fu anche fatto prigioniero dai Tedeschi). Aveva però iniziato a dimostrare le sue abilità artistiche quan-
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Una classe dell’anno 1939-40. L’insegnante è la prof.ssa Maria Burgazzi.
do ancora frequentava il “Romagnosi” e, nei mesi estivi, lavorava come disegnatore presso l’uf cio pubblicitario dell’R.D.B. Nel 1953 cominciò a collaborare con “Libertà” come vignettista e gra co pubblicitario e, nel 1956, venne assunto nello Stabilimento Tipograco Piacentino. Collaborò anche con il “Marco Aurelio”, giornale satirico di Milano, e con “Il Nuovo Giornale”. Come gra co realizzò marchi di fabbrica, cataloghi e manifesti per le principali ditte piacentine, per le quali curò la pubblicità, l’immagine aziendale e la promozione all’estero; ma la sua attività si estese anche all’allestimento di materiale divulgativo per gruppi che andavano ben al di là dei con ni provinciali. Ha altresì illustrato importanti monogra e
e pubblicazioni. Per tutta la vita si dedicò alla pittura con assiduità e ottimi risultati, specie con la tecnica dell’acquerello. Tenne numerose mostre personali e partecipò ad esposizioni collettive, conseguendo signi cativi premi.
Mizzi Leonida (Pontenure, 13-03-1904 –Roma,1977) 1922/23 - Ragioniere
Nel 1923, appena conseguito il diploma, fu assunto dalla Federconsorzi dove iniziò una brillante carriera che lo portò, nel 1945, alla carica di direttore generale, carica che ricoprì no alla morte. Grazie alle sue notevoli capacità organizzative e imprenditoriali, la Federconsorzi divenne una delle più solide organizzazioni agricole d’Europa. Molti le cariche rivestite in
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istituzioni ed aziende legate al settore agricolo, così come i riconoscimenti ottenuti in Italia e all’estero: Cavaliere del lavoro, Grand’uf ciale Ordine al Merito della Repubblica Italiana, Cavaliere della Legion d’onore, Grand’uf ciale della Corona Belga.
Molinari Sandro (Ponte dell’Olio, 6-051944) 1962/63 - Ragioniere Dopo la laurea in Scienze Politiche conseguita presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano è stato assunto dalla Banca Commerciale Italiana di Milano ed è poi passato alla Cassa di Risparmio di Piacenza, intraprendendo una carriera che lo ha condotto al grado di Vice Direttore Centrale con l’incarico di Segretario Generale. Dal 1993 è stato il primo direttore della neonata Fondazione di Piacenza e Vigevano e, nel 1996, ha assunto la direzione del Centro Studi della Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza. Attualmente è presidente della sezione di Piacenza dell’UNUCI (Unione Nazionale Uf ciali in congedo), nonché dell’Associazione “Piacenza nel mondo” – attraverso la quale mantiene i contatti con i nostri concittadini che vivono all’estero – e membro permanente della Consulta regionale degli emiliano-romagnoli nel mondo. È anche segretario dell’Associazione “Un cuore per i bambini”, che opera a favore dell’Holy Family Hospital di Bandra-Mumbai (India), ed ha ricoperto la carica di presidente del Rotary Piacenza Farnese e incarichi dirigenziali nel Rotary International – Distretto 2050. Nel 1993 è stato insignito dell’onoricenza di Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Morandi Giacomo (Piacenza, 24-05-1929) 1946/47 - Ragioniere Dopo aver frequentato per alcuni anni l’Università Bocconi, svolge brevi esperienze lavorative presso la Burroughs Co. e presso la Cas-
sa di Risparmio delle Province Lombarde. Nel 1952 viene assunto dalla Banca Commerciale Italiana e inizia una carriera che, dalle iniziali mansioni impiegatizie svolte a Milano, lo porta a Piacenza (dove per dieci anni sarà a capo del reparto estero) e successivamente alla liale di Londra, in veste di procuratore, e a quella di New York come vice direttore. Si trasferisce quindi a Toronto, in qualità di presidente e amministratore delegato di una sussidiaria della Comit – la Banca Commerciale Italiana of Canada – e poi a Parigi, come direttore centrale di un’altra sussidiaria: la Banque Sudameris. Nel 1987 rientra de nitivamente a Milano, alla Direzione Centrale della Comit, col grado di direttore e, per sei anni, no al raggiungimento della pensione, sarà responsabile, al Servizio estero, per il Nord e Sud America. Vedi ricordo a pag. 275
Mosconi Eugenio (Piacenza, 24-05-1939) 1958/59 - Ragioniere Ha conseguito interessanti successi come poeta e scrittore, affermandosi anche al di fuori dei con ni provinciali e meritando numerosi premi. Fa parte di Accademie culturali, gura in numerose antologie, collabora a quotidiani (Libertà), settimanali (Corriere Padano, Nuovo Giornale) e riviste. Vedi ricordo a pag. 283
Nicelli Luciano (Piacenza, 18-02-1929) 1947/48 - Geometra Conseguita anche la maturità scienti ca, si iscrive al Politecnico di Milano dove bene cia di due borse di studio: una elargita dal Collegio Alberoni di Piacenza e l’altra, che mantiene per tutta la durata degli studi, assegnata annualmente dallo stesso Politecnico. Si laurea nel 1955 in Ingegneria industriale, sottosezione Elettronica, meritando la medaglia d’oro come miglior allievo del suo corso. Inizia a la-
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lunga,
vorare a Milano, prima presso la Brown Boveri e poi alla Edison, per approdare dopo pochi mesi all’Olivetti che stava avviando, a Pisa, un nuovo laboratorio di ricerche per lo sviluppo di grandi calcolatori elettronici. Collabora alla progettazione e all’allestimento del primo elaboratore elettronico italiano, denominato Elea 9001, capace di ampliare in modo impressionante le prestazioni delle precedenti macchine a schede perforate. Trasferito in seguito a Borgolombardo, in provincia di Milano, viene nominato direttore della produzione elettronica. Quando, nel 1964, l’Olivetti vende la propria divisione elettronica alla General Electric, passa ad Ivrea e viene poi “prestato” come direttore tecnico per quattro anni alla Zincocelere, azienda torinese fornitrice di circuiti stampati. Rientrato in Olivetti, dirige per anni lo stabilimento di Scarmagno, in provincia di Torino, struttura dedicata alla produzione di computer che arriva ad impiegare tremila dipendenti; dopo il 1978, per volontà dell’ing. Carlo De Benedetti, viene posto a capo della Direzione Auditing, incarico che lo porta anche a visitare le trentadue consociate sparse per il mondo. Gli ultimi impegni sono stati quelli di direttore della Olivetti Controllo Numerico, dedita alla produzione di macchine utensili speciali, e della Direzione Logistica. Nello stesso mese del pensionamento, dicembre 1989, consegue, a Torino, la laurea in Architettura col massimo dei voti e la lode; dopo l’esame di abilitazione alla professione, rma anche progetti di ristrutturazione di immobili.
Osimo Augusto (Monticelli d’Ongina, 2901-1875 – Monza, 1923) 1891/92 - Ragioniere Conseguì il diploma in diritto alla Scuola Superiore di Commercio di Ca’ Foscari a Venezia. Collaborò al quotidiano di Piacenza “Il Progresso” ed ai giornali “Avanti” e “La Stampa”.
Entrato giovanissimo nel Partito Socialista, nel 1898 fu arrestato per breve tempo insieme ad altri militanti piacentini. Frequentò a Torino il Laboratorio di Economia politica e nel 1902, a Milano, entrò a far parte della “Società Umanitaria”, da poco fondata per aiutare i diseredati e di cui divenne direttore generale nel 1919. Le sue doti umane e organizzative lo portarono a intraprendere una serie di iniziative volte alla tutela, educazione e istruzione professionale degli operai. Durante la prima guerra mondiale impegnò l’ ”Umanitaria” nell’aiuto ai contadini, ai soldati e alle loro famiglie, ai bambini profughi orfani.
Pagani Guido (Piacenza, 15-09-1917 – Cortina d’Ampezzo, Belluno, 21-08-1989) 1935/36 - Ragioniere
Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia a Milano e la specializzazione in Dermatologia a Parma, svolse l’attività medica nel reparto di dermatologia del nostro Ospedale civile, percorrendo tutti i gradi della carriera, no a quello di primario. Nel 1982, dopo quarant’anni di servizio che l’avevano fatto apprezzare per le capacità mediche e le doti umane, lasciò l’ospedale, continuando però a svolgere la professione nel suo studio privato. L’altra componente della sua vita riguarda l’alpinismo. Già abile scalatore e “accademico” del Club Alpino Italiano, nel 1954 raggiunse la notorietà come medico della spedizione italiana che, capeggiata da Ardito Desio, permise ad Achille Compagnoni e a Lino Lacedelli di raggiungere, il 31 luglio, la vetta inviolata del K2. Sulla seconda montagna del mondo per altezza aveva portato un piccolo gonfalone di Piacenza; al suo rientro, i piacentini, attraverso una sottoscrizione promossa dal CAI, gli donarono un’autovettura allora di moda: la “Topolino”. Guidò la locale sezione del CAI dal 1952 al 1982, anni caratterizzati da un importante lavoro organizzativo, dall’istituzio-
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ne di una scuola di alpinismo, dall’apertura del bivacco Sacchi (ai piedi del Groppo delle Ali in alta Val Nure) e del bivacco Money (costruito nel 1967 nel Parco nazionale del Gran Paradiso a ricordo degli alpinisti piacentini caduti dieci anni prima sul Pizzo Palù). Al termine della presidenza effettiva, gli fu conferita quella onoraria. Fu anche un amministratore pubblico. Nel 1956 si era presentato come indipendente nelle liste della DC per il Consiglio comunale e, dopo l’elezione, guidò l’Assessorato all’igiene con i sindaci Faggi e Montani. Ricevette le onori cenze di Cavaliere, Commendatore, Grande Uf ciale e Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Parenti Ettore (Roncaglia, 16-07-1878 –Piacenza, 1957) 1898/99 - Abilitato Sezione Agrimensura
Il diploma al “Romagnosi” e la laurea in Scienze agrarie alla Scuola superiore di Agricoltura di Milano lo avviarono ad una carriera che lo vide negli anni successivi volontario presso la “Cattedra ambulante di agricoltura” a Piacenza, assistente-aiuto del direttore della ”Cattedra ambulante” di Torino, dirigente a Susa e poi, nel 1920, nuovamente a Piacenza, ma con la nomina a Direttore della “Cattedra ambulante”. Redattore sso di “Italia agricola” e del “Giornale di agricoltura della Domenica”, fu per un decennio direttore dell’Ispettorato dell’agricoltura di Udine e, rientrato a Piacenza, commissario straordinario del Consorzio di boni ca del Basso Piacentino.
Pareti Stefano (Piacenza, 8-01-1943) 1963/64 Ragioniere È stato assessore all’Urbanistica del Comune di Piacenza dal 1975 e poi, dal 1980 al 1985, sindaco della città. Di quest’ultima esperienza si ricordano le celebrazioni dei 2200 anni di fondazione di Piacenza con la visita dell’allo-
ra presidente della Repubblica Sandro Pertini; l’apertura alla città del parco della Galleana; numerosi investimenti di carattere culturale rivolti al recupero dei Musei di Palazzo Farnese, della Biblioteca Passerini-Landi e di Palazzo Gotico.
Dal 1990 al 1994, in due periodi distinti, ha fatto parte della Giunta della Provincia di Piacenza, in veste di assessore alla cultura e all’ambiente, con i presidenti Migliavacca e Zurla. Dal giugno 2002 è stato nuovamente assessore comunale a Piacenza, con deleghe alla cultura e al commercio. Nel settembre 2004 ha deciso di interrompere l’esperienza di pubblico amministratore. Da allora, si occupa soprattutto di studi e ricerche ed ha dato alle stampe alcuni volumi di cui, da solo o con altri, è stato curatore.
Parmigiani Antonio (Castel San Giovanni, 18-08-1944) 1962/63 - Ragioniere Dopo il diploma viene assunto dalla Banca di Piacenza, alle cui dipendenze rimane per tre anni, per passare poi alla locale Cassa di Risparmio. Nel frattempo si laurea in Scienze Politiche presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Percorre tutti i gradi della carriera, no a quello di dirigente commerciale marketing, presso la Cassa di Risparmio di Piacenza, mantenendo l’incarico anche quando avviene l’incorporazione con la “Cassa” di Vigevano e, in seguito, la fusione con quella di Parma. L’ultimo incarico ricoperto è quello di direttore generale del Mediocredito Padano, istituto che accompagna nché non viene incorporato dalla Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza. È attualmente vice presidente dell’associazione “Piacenza nel mondo” e tesoriere del Circolo dell’Unione.
Pasquali Alessandro (Piacenza, 20-08-1937) 1955/56 - Ragioniere Dopo la laurea in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Parma, ha
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lavorato a Milano e a Piacenza. Si è poi iscritto alla Scuola Superiore di Comunicazioni Sociali dell’Università Cattolica di Milano e, nel 1974, ha conseguito il Master in giornalismo con Guglielmo Zucconi, discutendo una tesi in seguito pubblicata. Ha collaborato con vari giornali e riviste, tra cui “Libertà”, “La Domenica del Corriere” e “Famiglia Cristiana”. È autore di alcuni volumi e scrive attualmente per “La Cronaca”, nonché per “Il Giorno”, quotidiano milanese di cui è corrispondente da Piacenza da vent’anni.
Pattori Marco (Piacenza, 10-07-1965) 1983/84 - Ragioniere Ha conseguito la laurea in Economia Aziendale, specializzazione in Trade Marketing, alla Bocconi di Milano e attualmente riveste il ruo-
lo di Direttore Commerciale e Country Manager della multinazionale “Procter & Gamble” (P.&G.) in Irlanda. Tutta la sua carriera è avvenuta all’interno della P.&G.: nel 1994 assume l’incarico di Trade Marketing Manager, nel 1998 viene nominato Direttore Commerciale no al 2005 quando, trasferito a Ginevra, si occupa dei rapporti commerciali che il gruppo intrattiene con l’Europa Occidentale, il Medio Oriente e l’Africa.
Perotti Enrico (Guardamiglio, Milano, 8-041948) 1966/67 - Ragioniere Consegue la laurea in Economia e commercio presso l’Università Cattolica di Milano. Dopo un’esperienza presso la Banca Nazionale del Lavoro e la casa editrice E.T.E.S. di Milano, è per alcuni anni vice segretario dell’Ospedale civi-
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Anno 1956. Gita a Portovenere. Nel gruppo si riconoscono, a destra, Domenico Antro e Alessandro Pasquali.
le di Codogno. Dal 1978 al 2004 è segretario generale della Confartigianato della provincia di Lodi e poi, per tre anni, segretario generale della Confartigianato Lombardia, dove presiede diverse commissioni regionali. Dal 2005 al 2009 è stato presidente della Camera di Commercio di Lodi. Ha ricoperto diversi incarichi pubblici, tra cui quello di sindaco di Guardamiglio dal 1980 al 1995. Dal 2007 all’aprile 2010 è stato presidente della Banca Popolare di Lodi ed è attualmente consigliere di sorveglianza del Banco Popolare.
Polidoro Bruno (Chieti, 29-07-1921 – Piacenza, 26-01-1995) 1941/42 – Geometra Figlio di un maresciallo del Regio Esercito, si trasferì Piacenza quando aveva pochi mesi. Le sue doti atletiche si manifestarono precocemente e già ai tempi della scuola si distinse in varie specialità. Allievo uf ciale alla Regia Accademia Militare d’Artiglieria e Genio di Lucca, partecipò alla lotta partigiana, divenne comandante di un piccolo distaccamento che operò in val Luretta – con il nome di battaglia di “Polido” – e ricevette la croce al merito di guerra. Prestò la sua attività di geometra al Genio civile, ma la grande passione della sua vita fu la scherma. Iniziò a praticarla a undici anni e, dopo un’interruzione dovuta al secondo con itto mondiale, la riprese quale atleta della Società Schermistica Piacentina. Si cimentò in tutte e tre le armi, pur prediligendo il oretto, gareggiò sia individualmente che a squadre con i migliori schermidori italiani, ottenne ottimi risultati sia nel campionato di serie B (che vinse nel 1950) che in quello di serie A. Nel 1955, insieme ad altri soci della disciolta Società Schermistica Piacentina, fondò l’attuale Circolo della scherma “Giorgio Pettorelli”. Conseguito il diploma di maestro di scherma presso l’Accademia Nazionale di Napoli, insegnò nel circolo piacentino dal 1958 al 1993 (coadiuvato, a partire dagli anni ’70, dalla glia Milly, pure
Lo schermidore e maestro di scherma Bruno Polidoro.
eccellente istruttrice di scherma), ma anche a Parma, Cremona, Milano, ottenendo con i suoi atleti brillanti successi sia in campo nazionale che internazionale. Numerosi gli incarichi federali ricoperti, così come i riconoscimenti ricevuti. A lui sono intitolati il premio che il Comitato provinciale del CONI assegna ogni anno al miglior tecnico/allenatore piacentino e la sala d’armi del Circolo “Pettorelli”.
Polidoro Carlo (Piacenza, 26-10-1957) 1975/76 - Ragioniere Figlio di Bruno, di cui è stato anche allievo, pratica la scherma n da bambino e, nel 1979, a soli ventidue anni, diventa il più giovane maestro di scherma italiano di sempre in tutte e tre le armi ( oretto, spada e sciabola). In tale veste sostituisce il padre al prestigioso Circolo della Spada “Mangiarotti” di Milano, dove resterà dal 1980
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al 1992. Dal 1984 sarà anche maestro della Nazionale. Attualmente riveste la carica di vicepresidente del Circolo della scherma “Giorgio Pettorelli”. Durante la carriera sportiva ha meritato numerosi premi ed ha conseguito eccellenti risultati, conquistando diversi titoli italiani di categoria in tutte e tre le armi. Inoltre, nel oretto, ha vinto, nel 1986, il titolo mondiale a squadre per maestri. Sotto il pro lo lavorativo, subito dopo aver conseguito il diploma di ragioniere, è stato impiegato al Credito Italiano, ma si è licenziato dopo alcuni anni per dedicarsi alla scherma. Nel frattempo ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano ed ora esercita la professione di avvocato nel Foro di Piacenza.
Prati Ettore (Trento,16-09-1931)
1954/55 - Ragioniere
Dopo due anni di lavoro al Savoy Hotel di Londra, completa gli studi a Losanna presso l’Ecole Hôtelière, la scuola alberghiera più rinomata e con la più lunga tradizione al mondo. Torna in Italia e dal 1960 dirige l’Hotel Croce Bianca, il buffet della stazione di Piacenza e, in seguito, anche quello di Parma. Nel 1977 rileva la gestione del Grande Albergo Roma e, agli inizi degli anni Novanta, partecipa insieme ad altri soci alla costruzione del Park Hotel; ma, dopo qualche anno dall’apertura, ne aliena le quote di proprietà per dedicarsi al Grande Albergo Roma, la cui gestione è ora continuata dai gli.
Quintini Glenda (Piacenza, 31-12-1971)
1989/90 - Perito aziendale
Si laurea in Economia all’’Università Cattolica di Piacenza e vince il Premio Agostino Gemelli come miglior laureato in Economia dell’anno 1994. Continua gli studi in Inghilterra dove consegue un master alla University of Essex e un dottorato ad Oxford. Si specializza in particolare in economia del lavoro e,
alla London School of Economics, dal 1999 al 2001, collabora con Steve Nickell, un’autorità in questa disciplina. Dopo aver lavorato per un anno come economista per la banca d’investimenti Credit Suisse First Boston, nel 2002 si trasferisce a Parigi e inizia la sua attività presso il dipartimento di Occupazione, Lavoro e Affari Sociali dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Si dedica sia alle questioni trasversali del mercato del lavoro riguardanti tutti i trentuno Stati membri, sia agli studi relativi a singoli Paesi con riferimento alle politiche atte a facilitare la transizione dei giovani dalla scuola al mondo lavorativo. E’ autrice di numerose pubblicazioni e articoli su queste materie.
Ranza Ferruccio (Fiorenzuola d’Arda, 9-091892 – Bologna, 25-04-1973) 1909/10 - Ragioniere Generale di squadra aerea, pluridecorato, pioniere e collaudatore, asso dell’aviazione da caccia e del volo radente. Allo scoppio della prima guerra mondiale viene assegnato come sottotenente al 1° Reggimento Genio. Frequenta la scuola di volo di Venaria, ottiene il brevetto di pilota e, nell’ottobre del 1915, viene assegnato alla 43ª Squadriglia. Inizialmente impegnato in missioni di ricognizione, dopo la conversione sul Nieuport-Macchi, è trasferito alla 77ª Squadriglia, che poi comanda temporaneamente a causa dei problemi di salute di Fulco Ruffo di Calabria. Dal giugno 1917 all’ottobre 1918 volerà poi con la 91ª Squadriglia (la leggendaria Squadriglia degli Assi”, comandata da Francesco Baracca che usava come emblema il “cavallino rampante”, poi divenuto il simbolo della Ferrari). Il suo registro di servizio comprende 465 missioni di guerra, con venti richieste di vittorie, delle quali ben diciassette accolte. Nel dopoguerra comanda il 13° Gruppo, poi il 2° Stormo
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Caccia Terrestre a Torino, quindi l’aviazione in Tripolitania, dove organizza tutti i cicli operativi per la conquista della colonia e, in un drammatico volo, porta per primo il tricolore ad Addis Abeba. Dopo un periodo trascorso in Italia come capo di stato maggiore della 1ª Z.A.T. (Zona Aerea Territoriale), è stato comandante dell’aviazione dell’Africa Orientale Italiana, poi dell’Albania e, da ultimo, della 4ª Squadra Aerea di Bari. Ha meritato quattro medaglie d’argento e due di bronzo al Valor Militare, due promozioni sul campo, un encomio solenne, la medaglia d’oro serba al Valor Militare, la Croce di guerra belga con spade, la Croce di guerra francese con palma, le nomine a Cavaliere e Commendatore Ordine Militare di Savoia. Nel 1920 è stato protagonista del Raid Roma-Tokio, giungendo a Calcutta unico tra i cinque equipaggi componenti la squadriglia. Negli anni successivi ha partecipato al Raid Nizza-Torino, in competizione con Italo Balbo, e al Raid Roma-Londra-Berlino-Roma.
Rocca Giuseppe (Caselle Landi, Milano, 6-04-1886 – Piacenza,1956
1909/10 - Abilitato Sezione Agrimensura Svolse la sua attività a Piacenza. Fu naturalista, astro lo, lantropo. In particolare, si dedicò al progetto di fondazione di un Consorzio del Parco Provinciale di Monte Morìa (Morfasso), l’altopiano compreso tra Valdarda e Valchero che lo aveva affascinato per la ricchezza dei boschi di faggio e di castagno, per le sorgenti e la vicinanza a Velleja e Castell’Arquato. Al Consorzio, che prevedeva colonie e villaggio per la cura dei fanciulli poveri, iniziative per il turismo e lo sport scolastico, lavori di bonica e tutela del paesaggio, aderirono Comune, Provincia, Camera di Commercio e Cassa di Risparmio di Piacenza, nonché buona parte dei proprietari dell’altopiano.
Rossi Giuseppe (Piacenza, 27-12-1938 – Piacenza, 14-06-2008) 1957/58 - Ragioniere Dopo la laurea in Economia e Commercio si dedicò all’attività dell’azienda di famiglia: la Rossi & Vernazzani che si occupava di collettame. Dotato di spiccate doti imprenditoriali, trasformò poi la ditta nella Ciat Rossi S.p.A., leader nell’autotrasporto in cisterne di prodotti chimici liquidi, in seguito ceduta ai francesi come Bourgey Montereuil Italia. Coltivò no all’ultimo due grandi passioni: la montagna –dove praticava escursionismo e sci – e il tennis.
Salsi Giovanni (Castel San Giovanni, 7-081940) 1959/60 - Ragioniere Dopo una prima esperienza alla Polenghi Lombardo, nota azienda alimentare, nel 1962 è approdato alla Banca di Piacenza dove ha percorso una straordinaria carriera che lo ha portato , dalla iniziale posizione impiegatizia, nel 1983 a soli 43 anni, alla carica di Direttore Generale dello storico istituto di credito piacentino. Attualmente riveste la carica di consigliere di amministrazione della Banca di Piacenza e dal 2006 è pure consigliere della Bolzoni S.p.A., società piacentina quotata alla Borsa Valori. Vedi intervista a pag. 303
Sanfratello Ippolito ( Piacenza, 11-03-1973) 1991/92 - Perito aziendale Laureato in Economia e Commercio all’Università Cattolica di Piacenza, ha ottenuto grandissimi successi nel pattinaggio a rotelle, con 8 titoli mondiali (3 nello sprint e 5 nei 5000 metri), 8 record mondiali, 14 titoli europei, 20 titoli italiani. Dedicatosi poi al pattinaggio su ghiaccio, per poter affrontare gli allenamenti è costretto a lasciare il lavoro di product e marketing manager in un’azienda veneta, leader mondiale nella produzione di calzature sportive e pattini. Ottiene risultati sempre crescenti nché alle Olimpiadi invernali di Torino del 2006 vince l’oro
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nell’inseguimento a squadre – insieme a Matteo Anesi, Enrico Fabris e Stefano Donagrandi – e riporta Piacenza sul podio, a distanza di 54 anni dalla vittoria di Pino Dordoni a Helsinki nei 50 chilometri di marcia. Già consigliere della Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio, nonché responsabile delle squadre nazionali di pattinaggio a rotelle corsa, dal 2009 è commissario tecnico della Nazionale. Alle Olimpiadi invernali di Vancouver 2010 è stato team manager della nazionale azzurra di pattinaggio velocità su ghiaccio. D’iniziativa del Presidente della Repubblica gli è stata conferita l’onori cenza di Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana, mentre il CONI gli ha assegnato quattro medaglie d’oro al valore atletico ed il collare d’oro al merito sportivo.
Sartori Consuelo (Piacenza, 4-08-1981) 1998/99 - Ragioniere Programmatore Ha conseguito la laurea in Relazioni pubbliche alla Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano ed ha iniziato a lavorare part-time come centralinista presso la Doppel Farmaceutici, azienda con sede principale a Cortemaggiore, nata quindici anni fa dallo storico stabilimento di Camillo Corvi per iniziativa di tre soci fondatori, tra i quali Gianni Sartori, padre di Consuelo, anch’egli ex alunno del “Romagnosi”. Nell’ambito della Doppel – una delle maggiori realtà a capitale italiano di produzione di medicinali per conto terzi, che impiega oltre quattrocento dipendenti nei due centri produttivi all’avanguardia di Cortemaggiore e di Rozzano in provincia di Milano – si è poi dedicata all’amministrazione; con un’ascesa assai rapida, è oggi membro del consiglio di amministrazione dell’azienda e si occupa del controllo di gestione nonché delle relazioni esterne. Signi cativo, per sottolineare il suo talento e il suo impegno, il prestigioso pre-
mio ottenuto nel gennaio 2010 a Bologna. Nell’ambito del Repertorio regionale delle imprese femminili eccellenti, è stata infatti scelta, insieme ad altre cinque imprenditrici nell’ambito di una platea formata da 349 aziende al femminile di tutta la Regione, ed è stata premiata per la sezione manager.
Sartori Pietro (Milano, 15-03-1935 – 3-022006) 1953/54 - Ragioniere Creatore dell’“Agenzia Industriale”, poi diventata la società “AGIND”, di cui è stato presidente. Avvalendosi di un gruppo di manager e tecnici ha esportato progetti e tecnologie italiane non solo in vari Stati europei, ma anche in Paesi in via di sviluppo, in particolare nell’Asia centrale ex sovietica. Vedi approfondimento del pro lo a pag. 309
Scaglia Antonino (Piacenza, 1-07-1942) 1963/64 - Ragioniere Dopo aver svolto per trent’anni un’attività commerciale della famiglia, nel 1995 inizia il percorso quadriennale di formazione al diaconato permanente presso il Seminario Vescovile di via Scalabrini. Durante questo periodo collabora con il parroco di Rustigazzo e il 15 dicembre 1999 ottiene l’ordinazione diaconale. Dopo aver seguito anche corsi di Teologia, Diritto canonico e Sacre Scritture presso il Collegio Alberoni di San Lazzaro, viene ordinato sacerdote l’8 dicembre 2000 ed opera come collaboratore parrocchiale a Bardi no al 2003. Attualmente è parroco di Varsi e amministratore parrocchiale di Pietrarada e Tosca (Parma).
Schiavi Vito (Piacenza, 18-12-1918 – 23-082009) 1937/38 - Ragioniere
Nel 1941, con il fratello Giuseppe, subentra nella direzione dell’of cina meccanica che il padre Cesare aveva avviato nel 1927 (e curava, tra l’altro, la manutenzione degli impianti ti-
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pogra ci di “Liberta”). Nel dopoguerra, la piccola attività artigianale, trasformata in un’impresa produttrice di macchine ed impianti gra ci per l`industria dell`imballaggio essibile, raggiunge rapidamente una posizione di rilevo, entrando, nel 1989, nell’orbita della multinazionale svizzera Bobst. Già nel 1958 i fratelli Schiavi avevano aggiunto una seconda linea di produzione, dedicata alle macchine per la lavorazione della lamiera, prima in veste di licenziatari in Italia della casa francese Promecam e poi del colosso giapponese Amada Co. Il complesso industriale Schiavi ha aperto, nel corso degli anni, alcuni stabilimenti nel Nord Italia ed ha creato nuove società, affrancandosi, in epoca recente, dal legame con la casa Amada, tornando ad assumere la responsabilità diretta di un’impresa nel settore delle macchine per l’imballaggio essibile e operando anche nel settore immobiliare e in quello nanziario. Vito Schiavi, nominato Cavaliere del Lavoro il 1° giugno1996, si è sempre distinto per competenza e rigore amministrativo, che gli valsero ammirazione e stima generali. A lui facevano capo le società ACOM S.r.l., Schiavi Macchine Industriali S.p.A., LEASFAC S.p.A., tutte con sede a Podenzano e Schiavi Investimenti S.p.A., con sede a Milano. Uomo schivo e di spiccata sensibilità sociale, era presidente dell’associazione “Don Franco Molinari” per l’assistenza alle persone colpite da problemi motori. È stato anche presidente del Nastro Azzurro dei Combattenti decorati al Valore Militare, consigliere della Fondazione di Piacenza e Vigevano no al 1998 e presidente del MEIC (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale).
Scotti Bruno (Pontenure, 11-06-1943)
1962/63 - Ragioniere
Dopo il diploma è stato assunto in Banca d’Italia dove è rimasto sino alla pensione. Grande appassionato di montagna, si è associato gio-
vanissimo alla locale sezione del Club Alpino Italiano, alla quale ha dedicato entusiasmo ed energie. Ne è stato tesoriere dal 1968 al 1994, poi segretario e, in ne, presidente per due mandati consecutivi, dal 2001 al 2006. Sempre nell’ambito del CAI, fa attualmente parte del gruppo di Protezione civile, è revisore dei conti nel Gruppo regionale dell’Emilia Romagna e membro del Comitato elettorale nazionale. È anche segretario-consigliere dell’Associazione “Amici dell’Arte”.
Sidoli Giuseppe (Piacenza, 5-07-1884 – Piacenza, 25-10-1975) 1905/06 - Abilitato Sezione Agrimensura La passione per la pittura lo portò, dopo aver completato gli studi tecnici, a diplomarsi all’Accademia di Belle Arti di Parma. Al “Romagnosi” tornò, prima come assistente di Topogra a, poi come titolare della cattedra di Disegno. Fu ritrattista, ma si dedicò anche ai paesaggi e alle nature morte; inoltre, insieme al fratello Nazzareno, realizzò alcuni cicli pittorici per chiese del Piacentino. Profondo amante dell’arte fu il primo direttore della Galleria Ricci Oddi. Nel lungo arco temporale del suo incarico (1931-1967) dovette curarne anche il trasferimento delle opere durante gli anni del secondo con itto mondiale, al ne di garantirne la salvaguardia.
Soressi Franco (Piacenza, 30-10-1945) 1965/66 - Ragioniere Laureato in materie letterarie a Parma con una tesi a indirizzo musicologico, ha frequentato il Conservatorio Nicolini ed è stato organista della Cattedrale di Piacenza per quindici anni. Inizialmente impiegato alla Banca di Piacenza, si è poi trasferito in Venezuela dove, dopo un’esperienza di missionario laico con la Congregazione degli Scalabriniani, ha diretto il Centro Italiano di Caracas ed è stato per undici
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una lunga, giovane storia
anni segretario generale della Camera di Commercio italo-venezuelana, nonché presidente delle Acli in Venezuela. Collabora con riviste a indirizzo sociologico e artistico.
Sozzi Vittorio (Piacenza, 28-11-1938)
1956/57 - Ragioniere
Inizia a lavorare già negli anni del “Romagnosi” (dove si distingue anche nei campionati studenteschi di atletica leggera) e poi in quelli universitari). Fa esperienza in uno zuccheri cio, all’Ente Fiera per l’allestimento
della Mostra Metano, insegna all’Istituto professionale serale “Nereo Bosi” e gestisce, per conto dell’Industria Bottoni S.p.A., un reparto di lavorazione artigianale. Dopo la laurea in Economia e Commercio all’Università Cattolica di Milano, consegue l’abilitazione all’insegnamento di Ragioneria e Tecnica bancaria, materie che insegna presso l’Istituto “Guglielmo Marconi” di Piacenza no al 1974. Nel frattempo, ottenuta pure l’abilitazione all’esercizio della professione di dottore commercialista, apre uno studio privato dove svol-
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I licenziandi in Ragioneria dell’a.s. 1927-28. Lo sfondo dell’immagine è dipinto dal pittore Giuseppe Sidoli.
ge l’attività professionale. Avvia anche alcune importanti iniziative commerciali e industriali in Paesi extraeuropei. Le prime si completano dopo qualche anno, mentre continuano quelle industriali, prima in Venezuela, poi in Canada e USA. Con la collaborazione dei due gli, l’attività si espande in Medio Oriente, India, Thailandia, Giappone, Corea, con stabilimenti per la produzione di raccordi e lamiere pesanti per tubi e recipienti a pressione, nonché di tubi di saldati di grande diametro, in vari gradi di acciaio, per raf nerie e gasdotti.
Spagnoli Alberto (Piacenza, 10-04-1946)
1965/66 - Geometra
Al corso per Geometri all’Istituto Romagnosi, più che per il suo rendimento scolastico, si fa conoscere come “poeta”, letteralmente come membro del “Cenacolo” del prof. Maj, ma soprattutto nell’accezione popolare di “pueta”, colui che è molto critico e polemico. È anche presidente del Consiglio degli Studenti dell’Istituto e promotore e direttore del giornalino “Il Purgatorio”. Dopo l’esperienza di giornalista e speaker a Radio Tirana alla ne degli anni ‘70, è fondatore e dirigente, con la moglie Paola Guerra, della Biblioteca Albanese “29 Novembre” e coautore, sempre con Paola Guerra, di dizionari e manuali di albanese per i tipi della Vallardi e della Zanichelli. Attivo nel campo dell’interculturalità, è tra i fondatori e dirigente della Casa delle Associazioni degli immigrati. Con lo pseudonimo di Alberto Esse come poeta, scrittore e pittore alla metà degli anni ‘60, è esponente della neoavanguardia e attualmente prosegue l’attività artistica principalmente nel campo della Public Art. Come pubblicista, è impegnato costantemente e “pueticamente” nel dibattito civile e culturale della città.
Vedi racconto a pag. 269
Spelta Edoardo (Orfengo di Casalino, Novara, 15-08-1878 – Piacenza, 15-12-1923) 1895/96 - Ragioniere
Di famiglia pavese, trasferitasi a Piacenza nell’ultimo decennio dell’Ottocento, appena diplomato entrò nella locale Cassa di Risparmio. Percorse tutti i gradi della gerarchia, no ad arrivare all’apice della carriera con la nomina a direttore, carica che ricoprì no alla morte.
Spiaggi Giuseppe (Piacenza, 24-09-1942) 1962/63 - Ragioniere
La passione per lo sport che lo accompagna n dall’adolescenza, lo ha portato ad impegnarsi nel calcio, nell’atletica e nel tennis. Già negli anni del “Romagnosi” consegue ottimi risultati nelle gare e nei campionati studenteschi. Più tardi entreranno nella sua vita l’attività lavorativa presso la locale Cassa di Risparmio, la famiglia che si formerà e il teatro, ma l’amore per lo sport non verrà mai meno. Nel 1983 inizia a dedicarsi con soddisfazione e lusinghieri successi alle corse podistiche a lungo chilometraggio e tre anni dopo organizza la staffetta podistica Piacenza-Roma. Il successo della manifestazione è tale da indurlo a intraprendere un progetto più ambizioso. Con la preziosa collaborazione del dott. Tito Fugazza (al quale è legato da profonda amicizia) la staffetta podistica “della pace, dell’amicizia e della solidarietà” diviene internazionale e, nel 1991, compie la prima impresa: la Piacenza-Mosca. A tutt’oggi le venti edizioni portate a termine hanno condotto i nostri marciatori in Europa, Nord America, Australia, Sud Africa, dove hanno incontrato autorità locali ed emigrati italiani. Al gruppo iniziale di atleti piacentini se ne sono aggiunti altri provenienti da diverse province; si sono poi, nel tempo, aggregati anche alcuni ciclisti. Un altro hobby importante è stato il teatro. Nel corso degli anni ha interpretato brillantemente tutti i principali ruoli
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delle commedie dialettali piacentine e si è anche cimentato nei personaggi di famose opere teatrali in lingua italiana.
Squeri Dario (Piacenza, 13-05-1952) 1970/71 - Ragioniere Dopo aver frequentato la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Parma no al quarto anno, si dedica all’attività imprenditoriale nel settore agroalimentare. E’ presidente e amministratore delegato di Steriltom S.r.l., industria di trasformazione del pomodoro con sede a Casaliggio di Gragnano Trebbiense. Fa il suo esordio in politica nel 1980 nelle le della Democrazia Cristiana, entrando nel Consiglio comunale e nel Consiglio provinciale di Piacenza. Dal 1990 al 1994 ricopre il ruolo di assessore all’Agricoltura nella Giunta provinciale di Piacenza. Nel 1995, dopo l’approvazione del sistema dell’elezione diretta, diventa presidente della Provincia di Piacenza, incarico che gli viene riconfermato nel 1999, sempre alla guida della coalizione ulivista, e che mantiene no al giugno 2004. Nel 1999 aveva fondato a Piacenza la prima lista della Margherita, con l’intento di creare una forza di centro moderato alleata alla sinistra riformista. Precursore di alleanze politiche nuove in grado di trovare sbocchi anche nazionali, nel 2004 ha poi fondato il Centro Popolare Europeo (CPE), movimento politico e culturale di ispirazione popolare europea, con l’obiettivo di aggregare le forze dell’area moderata in un’espressione italiana del Partito Popolare Europeo. Ha di conseguenza abbandonato la coalizione di centrosinistra per sostenere, seppure talvolta in maniera critica, la Casa delle Libertà. Vedi ricordo a pag. 293
Tammi Ernesto (Ponte dell’Olio, 19-01-1871 – Cinquale, Massa Carrara,1960) 1888/89 - Abilitato Sezione Agrimensura
Conseguito il diploma, si trasferì in Lunigiana, incaricato della formazione del nuovo Catasto. In Toscana conobbe la moglie che fu una preziosa collaboratrice per le indagini sul folklore locale, una passione nata ai tempi del “Romagnosi”. Rientrato dopo breve tempo nel piacentino, ebbe modo di coltivare le ricerche e lo studio delle tradizioni popolari locali anche grazie al suo lavoro che lo portava spesso nelle alte vallate del Nure e del Trebbia ove raccolse un ingente materiale, che pubblicò su riviste e giornali.
Tansini Angelo (Piacenza, 25-02-1926 –25-11-1994) 1944/45 - Geometra Figlio di Ferruccio (il “Sindaco di ferro”, primo cittadino dal 1920 al 1922), è stato a sua volta sindaco di Piacenza per il quinquennio 1985-1990 e nel corso del suo mandato, il 5 giugno 1988, ha ricevuto papa Giovanni Paolo II in visita uf ciale alla città. Nell’ambito del Partito Socialdemocratico Italiano (PSDI) in cui militava, ha ricoperto sia cariche provinciali (è stato quattro volte segretario provinciale) che nazionali (eletto inizialmente nel Comitato centrale del partito è poi entrato nella Direzione nazionale in tre occasioni). Ha avuto anche incarichi parlamentari: senatore dal 1968 al 1972, con incarico di segretario della Commissione Lavori Pubblici, è ritornato in Parlamento, alla Camera dei Deputati, per un breve periodo nel 1987. A Piacenza è stato presidente del Consorzio Trasporti e consigliere d’amministrazione delle Autostrade Centro Padane.
Tassi Pietro (Boccolo de’ Tassi, 13-12-1902 –Castel San Giovanni, 1976) 1921/22 - Abilitato Sezione Agrimensura Fu il fondatore e l’animatore dell’“Associazione studentesca Sant’Antonio” i cui componenti in gran parte con uirono nei Fasci di Combatti-
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mento sorti a Piacenza nell’ottobre 1919. Allievo uf ciale di fanteria, si offrì volontario per la Spagna. Con i “Falchi di Piacenza” combatté in Africa Orientale dove restò per tre anni. Partecipò poi, come volontario, alla Campagna sul fronte greco-albanese dove riportò gravi ferite in un’azione che gli valse la medaglia di bronzo al valor militare. Ritornato a Piacenza fondò il Fascio Repubblicano, rivestì per poco più di un anno la carica di preside del Rettorato provinciale e costituì la prima Sezione del Movimento Sociale Italiano, di cui fu per alcuni anni segretario provinciale.
Tomassini Stefano (Piacenza, 31-01-1966) 1984/85 - Ragioniere Programmatore
Di formazione umanistica, ha studiato a Parma, Torino (dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Italianistica), Londra e Oxford.
Insegna, a contratto, Storia della danza e del mimo presso la Facoltà di Lettere e Filoso a dell’Università Ca’ Foscari di Venezia ed è docente alla Facoltà di scienze della comunicazione e all’Istituto di studi italiani dell’Università della Svizzera italiana di Lugano. Ha studiato teatro e danza ed ha lavorato, come voce recitante, con diverse formazioni di musica barocca e contemporanea. Nel 1989 ha fondato la compagnia teatrale “In di Lumi” con la quale allestisce spettacoli, di cui cura l’ideazione drammaturgica, la realizzazione scenica e la regìa. Figura atipica di attore e di uomo di lettere, capace di indagare testi poco noti e di reinventarli, regista tra i più originali del teatro di ricerca italiano, ricorre spesso alle scene in simultanea e alla forma itinerante dell’agire scenico anche in spazi non teatrali. Nel 1998 ha curato l’ideazione drammaturgica e la re-
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25 ottobre 1958. Il preside Midili e il prof. Cagidemetrio alla vestizione di don Gianni Vincini.
gìa di due opere contemporanee nell’ambito del progetto speciale «L’altra scena. Aspetti di sperimentazione teatrale» del Gran Teatro La Fenice di Venezia.
Tosi Fiorenzo (Fiorenzuola d’Arda, 24-091923 – Piacenza, 16-05-1983)
1941/42 - Ragioniere Laureato in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Pisa, ha percorso tutta la carriera presso la Camera di Commercio di Piacenza, di cui è stato Segretario generale dall’ottobre 1981 no alla scomparsa. Si è anche impegnato attivamente in politica ed ha ricoperto la carica di Presidente dell’Amministrazione provinciale di Piacenza dal 1969 al 1975.
Vincini Giovanni (Piacenza, 16-07-1938)
1957/58 - Ragioniere Conseguita l’abilitazione commerciale, frequenta per cinque anni il Seminario vescovile di via Scalabrini e viene ordinato sacerdote l’8 giugno 1963. Trascorre un anno come curato della parrocchia di Sant’Antonino di Piacenza e quindi frequenta la Ponti cia Università Gregoriana di Roma dove, nel 1967, consegue la laurea in Teologia Dogmatica. Per dieci anni ha l’incarico di assistente dell’Azione Cattolica giovanile della diocesi di Piacenza e per altri dieci è parroco di Pontenure A partire dal 1987 è delegato diocesano per il diaconato permanente ed anche economo diocesano, incarico, quest’ultimo, che gli viene assegnato anche in considerazione delle competenze legate al suo diploma di ragioniere. È ora cappellano di Sua Santità ed opera come parroco di Fiorenzuola d’Arda (dal 1991) e vicario episcopale territoriale del Vicariato Val d’Arda.
Visconti Giuseppe (Piacenza, 25-10-1898 –febbraio 1986) 1915/16 - Abilitato Sezione Agrimensura
Partigiano combattente, prese parte alla lotta di Liberazione, prima in provincia di Parma e poi nelle formazioni SAP (Squadre di azione patriottica) di Piacenza. Già primo cittadino provvisorio della nostra città (dal maggio 1945), venne riconfermato dopo le elezioni del marzo dell’anno successivo, con i voti favorevoli del Partito comunista e del Partito socialista. Lasciò la poltrona di sindaco nel gennaio1947, a seguito di dimissioni. Fu anche segretario provinciale dell’Associazione nazionale mutilati di guerra.
Zerbini Francesco (Arezzo, 26-10-1979) 1997/98 - Ragioniere A 13 anni lascia la famiglia e si trasferisce nella nostra città dove cresce nel settore giovanile del Piacenza calcio. Fa il suo esordio in serie A a 17 anni appena compiuti e per un decennio disputa, con il ruolo di attaccante, campionati di serie A, B e C1, alternando stagioni a Piacenza con altre nelle le del Lecco, Lodigiani di Roma, Varese, Sambenedettese, Perugia. Quello trascorso a San Benedetto del Tronto è stato senz’altro il suo periodo migliore: è l’idolo dei tifosi, che gli assegnano il soprannome di “Barone rosso” per via del colore dei capelli; inoltre, pur disputando solo metà campionato, vanta sedici presenze e dieci goal segnati. Negli anni successivi milita, con alterne fortune, in una serie di squadre della C1: Padova, Virtus Lanciano, Pizzighettone, Venezia, Massese; dalla stagione 2009-2010 è in forza ad una squadra di serie D: l’Oltrepò S.B.C. (Stradella, Broni, Casteggio).
Zilocchi Rosanna (Piacenza, 23-12-1947) 1966/67 - Ragioniera
La grande passione per la lettura, coltivata già negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, è stata determinante per le sue scelte di vita e di lavoro. Dotata di piglio manageriale, a partire
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dagli anni Ottanta, ha acquistato, e in seguito trasformato – e rinnovato – in maniera radicale la storica tipogra a TEP, attiva da oltre cinquant’anni in via X Giugno. Oltre a trasferire l’attività nella nuova, ampia sede in Strada Cortemaggiore, l’ha dotata delle più moderne attrezzature tipogra che e, coadiuvata dal marito Camillo Concari, ha creato, all’interno dell’azienda, un ciclo completo di lavorazione che, proprio per le tecnologie utilizzate, è in grado di soddisfare le richieste di una clientela sempre più esigente ed allargata. L’attenzione
dedicata all’aspetto editoriale è testimoniata dal lunghissimo elenco delle pubblicazioni di valore storico e scienti co realizzate, testi di grande prestigio che spaziano dall’arte alla storia, dall’architettura alla fotogra a, dalle tradizioni popolari alle scienze botaniche.
Zuccone Bruno (Dogliani, Cuneo, 11-051943) 1960/61 - Ragioniere Si laurea in Economia e Commercio all’Università degli Studi di Parma e inizia l’attività lavorativa presso la liale di Piacenza della
A.s. 1924-25. I licenziandi in Ragioneria delle sezioni A e B. Al centro, in entrambe le fotogra e, il preside Pietro Menzio; lo sfondo dell’immagine sottostante è dipinto dal pittore Luciano Ricchetti.
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ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
Banca Commerciale Italiana. Dopo qualche anno passa alla Banca di Piacenza, con incarichi di responsabilità. Nel 1982 apre, come direttore di Sede, la liale piacentina della Banca Popolare Commercio e Industria, che lascia, dopo nove anni, per dirigere la zona di Piacenza della Banca Popolare di Lodi. Dal 1999 è consulente nanziario della Banca Fideuram di Piacenza. Appassionato di musica e diplomato al locale Conservatorio Nicolini nella classe di clarinetto, sul nire degli anni Cinquanta crea, insieme ad alcuni amici, il gruppo musicale “I
4 lunatici + 1” che riscuoterà un grande successo e si esibirà nei ”the danzanti” studenteschi, allora in voga in diversi locali della città. La formazione prevedeva Bruno Zuccone al sax e clarinetto, oltre a Emanuele Ardemagni (Manolo) alla batteria, Giuseppe Pagani al basso, Giulio Manara al pianoforte, Mario Di Stefano alla chitarra. Socio fondatore, nel 1985, del Rotary Club Piacenza Farnese, ne è stato anche presidente ed è attualmente assistente del Governatore del Distretto 2050 per il Gruppo Po Piacentino.
ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
A questi pro li degli ex alunni che hanno raggiunto la notorietà, aggiungiamo un’ulteriore lista di nominativi, pur consapevoli che altri, meritevoli di una citazione, sono sfuggiti alla nostra ricerca.
Pubblici amministratori
Beretta Remo (Piacenza, 24-07-1938) 1959/60 Ragioniere Ex Assessore comunale PC
Botti Sandro (Agazzano, 29-12-1931) 1949/50 Geometra Ex Sindaco di Agazzano Calciati Giovanna (C.S.Giovanni, 30-01-1963) 1980/81 Per.Az. Ex Assessore comunale PC Conni Gustavo (Caorso, 8-04-1951) 1965/69 al “Romagnosi”, poi al “Tramello” Ex Assessore comunale PC
Fanelli Renzo (Piacenza, 15-03-1930 – Piacenza, 12-05-1997) 1948/49 Geometra Ex Assessore comunale PC Gianfardoni Ferdinando (Milano, 1-05-1933) 1952/53 Geometra Ex Assessore comunale PC Parma Maurizio (Piacenza, 1-04-1969) 1987/88 Programm. Vice Presid. Giunta prov.le Ex Consigliere regionale
Politi Ultimino (Busseto, Parma, 13-04-1949) 1968/69 Ragioniere Ex Assessore comunale PC Dirigente industriale Signaroldi Lelio (Gropparello, 24-05-1931) 1950/51 Geometra Ex Sindaco di Gropparello Tei Fabrizio (Piacenza, 15-11-1937) 1956/57 Ragioniere Ex Assessore comunale PC Vernaschi Gian Carlo (Piacenza, 8-02-1933 – 24-08-1993) 1953/54 Ragioniere Ex Assessore comunale PC Villa Vincenzo (Vernasca, 28-01-1922 – 4-06-2010) 1944-45 Geometra Ex sindaco di Vernasca
Liberi professionisti
Campominosi Giorgio (Piacenza, 10-03-1936) 1954/55 Ragioniere Commercialista
Ex Pres. Ordine Comm.sti Chiodaroli Anna Maria (Rivergaro, 22-12-1946) 1964/65 Ragioniere Commercialista Costa Quartarone Nunzio (Reggio C., 25-06-1913 – 16-10-1988) 1932/33 Ragioniere Commercialista Insegnante al “Romagnosi” Fiordelisi Augusto (Trieste, 13-11-1935) 1953/54 Ragioniere Commercialista Girometti Benvenuto (Ziano, 26-03-1923) 1941/42 Ragioniere Commercialista Insegnante al “Romagnosi” Marelli Carla (Piacenza, 11-09-1925) 1944-45 Ragioniera Commercialista Truffelli Paolo (Pianello Val Tidone, 4-04-1939) 1959/60 Ragioniere Commercialista
Dirigenti e titolari di cariche nel settore pubblico e privato
Baldini Natale (Zinasco, Pavia, 10-7-1931-Piacenza, 9-06-1999) 1949/50 Geometra Ex Pres.Collegio Geom. PC Banti Aladino (Castelfranco di Sotto, Pisa, 18-12-1925 – 24-04-1995) 1943/44 Ragioniere Ex Dir. Assoc. Industr. PC Boninsegni Giulio Cesare (Piacenza, 20-06-1942) 1961/62 Ragioniere Ex Dir. Assoc. Industr. PC Ex Direttore AMNU PC
Chiozza Giovanni (Piacenza, 10-11-1938) 1956/57 Ragioniere Ex Pres. Prov.le ACLI
Cravedi Giorgio (Ponte dell’Olio, 24-08-1934) 1952/53 Ragioniere Ex Presidente Ass. Naz. Autotrasportori (ANITA)
Cristalli Luigi (Piacenza, 11-03-1934) 1953/54 Geometra Ex Presidente IACP PC
De Lorenzi Pierluigi (Tolmezzo, Udine, 30-03-1937) 1957/58 Ragioniere Ex Dir. Teatro Municipale Dosi Claudio (Piacenza, 24-12-1913 – 18-10-1995) 1930/31 Ragioniere Ex Segretario Generale Camera di Commercio PC
184 1860 - 2010 ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
Fornaroli Paolino (Sarmato, 7-10-1935)
1955/56 Ragioniere Ex Segretario Generale Camera di Commercio PC
1944/45 Geometra Ex Direttore Enel zona PC Fortunati Carlo (Castelsangiovanni, 23-08-1944) 1963/64 Geometra Presid. Coll. Geometri PC Gaiuf Lodovico (Piacenza, 23-06-1946)
Fornasari Guido (Piacenza, 4-01-1919)
1966/67 Geometra Ex Presidente AMNU PC Grilli Franco (Reggio Emilia, 4-04-1938)
1957/58 Ragioniere Ex Segret.Ist.“Romagnosi” Ex Presidente IACP PC Lunati Alessandro (Piacenza, 26-08-1930)
1949/50 Ragioniere Ex Dirigente Cassa Risp. Ex Dirigente Fondazione Piacenza e Vigevano Ex Insegn. “Romagnosi” Merli Franco (Genova, 14-12-1931) 1952/53 Geometra Ex Presidente IACP PC Meazza Francesco (Ponte dell’Olio, 18-03-1942) 1962/63 Ragioniere Imprenditore
Ex Presidente Unione Commercianti di Piacenza Pezzati Vito (Nibbiano, 17-08-1940) 1960/61 Ragioniere Pres.Cantina Sociale di Borgonovo
Tei Adalberto (Piacenza, 15-2-1934 – 27-05-2008) 1953/54 Geometra Ex f.f. Segretario Generale dell’Ammin. Provinc. PC
Industriali e imprenditori
Barabaschi Vincenzo (Podenzano, 12-6-1923) 1942/43 Geometra Imprenditore edile Bellardo Italo (Piacenza, 5-12-1920 – 25-11-2005) 1939/40 Geometra Libraio Fontanella Lino (Rottofreno, 5-02-1922) 1943/44 Geometra Imprend. edile –Gestore alberghi
Ronchini Luigi (Piacenza, 21-02-1932) 1950/51Ragioniere Industriale Valla Romano (San Giorgio P.no, 28-08-1942) 1962/63Geometra Impresario edile Vigevani Ernesto (Cortemaggiore, 16-08-1918 – 20-12-1998) 1942/43 Geometra Imprend. vitivinicolo
Artisti
Chiapponi Francesca (Piacenza, 1-10-1947)
1966/67 Ragioniere Attrice della Filodrammatica Piacentina
Dallanoce Paolo (Piacenza, 7-08-1938) 1958/59 Geometra Pittore Giornalisti
Ambiveri Corrado (Piacenza, 30-10-1951)
1965/69 al Romagnosi (ultimo anno al Tramello) Giornalista – Insegnante De Petro Giuseppe (Piacenza, 15-05-1947) 1965/66 Ragioniere Direttore “Corriere Padano” Piva Marco (Piacenza, 2-07-1936) 1957/58 Ragioniere Giornalista sportivo –Pubblicitario Zilocchi Cesare (Calendasco, 19-06-1944)
1964/65 Ragioniere Giornalista – Scrittore
Nadia Cocco - Stefano Pareti
185 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Diario di 150 anni
I primi 40 anni
1861
• 13 Novembre. Il Provveditore agli Studi, dott. Marzolini, annuncia che il nuovo Istituto Tecnico, completo delle quattro sezioni (Amministrativo-Commerciale, Agronomica, Chimica, Fisico-Matematica) si aprirà il 30 del mese [Ma per vari motivi i termini slittano].
1862
• 13 Gennaio. L’Istituto inizia a funzionare per il solo 1° corso con 23 studenti e 3 uditori. Preside provvisorio è il cav. avv. prof. Carlo Fioruzzi.
1863
A cura del prof. Alberto Bracciforti esce un opuscolo piuttosto critico nei riguardi dell’organizzazione della scuola così come è stata concepita dallo Stato; se ne denunciano le dif coltà iniziali, le lacune e si auspica la creazione di un Istituto Tecnico rispondente alle necessità e alla realtà locali, come già fatto a Milano.
• 31 Agosto. Si è chiuso il concorso per la cattedra di Agraria ed Estimo rurale presso l’Istituto Tecnico di Piacenza. Alla segreteria risultano pervenute le domande dei sigg: Carboni Luigi di Nizza Marittima; Perreau Filiberto di Piacenza; Giulio Cappi di Genova; Luigi Guidi di Pesaro; Giuseppe Perreau di Piacenza; Giovanni Bianchi di Verdeto [Quest’ultimo era il direttore del giornale “L’Osservatore Piacentino”, mentre gli altri concorrenti risultavano insegnanti di sica, matematica, storia e geodesia in diverse scuole italiane].
1864
Elenco dei primi licenziati, tutti studenti dell’Istituto di Piacenza
Sezione Fisico-Matematica: Bersani Cesare, di Agazzano, di anni 21; Giorgi Raffaele, di Agazzano, di anni 19; Guel Ferrante, di Ostiglia, di anni 19; Piazza Paolo, di Piacenza, di anni 22; Pollaroli Achille, di Codogno, di anni 20; Maiavacca Carlo, di Castelsangiovanni, di anni 19; Bistocchi Carlo, di Piacenza, di anni 20; Carini Lodovico, di Piacenza, di anni 18; Zaghi Achille, di Piacenza, di anni 19. Sezione Agrimensura: nessuno Sezione Commercio e Amministrazione: Borella Agostino, di Piacenza di anni 23; Ferrari Cesare, di Piacenza, di anni 23; Grilli Ettore, di anni 19; Gerra Ernesto, di Cortemaggiore, di anni 20; Lagorio Vincenzo, di Piacenza di anni 19; Masini Camillo, di Piacenza, di anni 18; Fugazza Antonio, di Castelsangiovanni, di anni 19; Melloni Vittorio, di Piacenza, di anni 24 Sezione Costruzioni e Meccanica: Ferrari Achille, di Piacenza, di anni 26
1865
• 24 Marzo. Uno studente invia al giornale “L’Indipendente” una lettera di protesta nella quale afferma che il Municipio”non permette che agli studenti del Liceo e dell’Istituto Tecnico vengano dati da leggere libri proibiti, come ad esempio, le “Storie” e i ”Discorsi” del Machiavelli.
• 11 Luglio. Oggi pomeriggio, all’età di poco più di 50 anni, muore il dottor Giuseppe Bonora, bibliotecario e professore di storia naturale presso l’Istituto Tecnico, “appassionato di studi della storia patria ed erudito in materia bibliogra ca”.
• 21 Ottobre. Il Consiglio comunale decide di
187 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
erigere una statua a Giandomenico Romagnosi, “da commissionarsi allo scultore Cristoforo Marzaroli, riservandosi di scegliere in seguito dove dovrà essere collocata”.
1866
• 8 Ottobre. La statua di Romagnosi, opera dello scultore Marzaroli di Salsomaggiore, viene collocata sul piedistallo (davanti alla chiesa di S. Francesco in Piazza Cavalli).
• 18 Novembre. Nella notte viene “scoperta bruscamente la statua di G.D. Romagnosi” commenta il “Corriere Piacentino” del 20 novembre. “Il Comune ebbe certamente le sue buone ragioni per farci questa sorpresa evitando qualunque solennità”. La statua era costata 16.000 lire.
1874
• 25 Luglio. Si biasima il fatto che sfaccendati e monelli abbiano “fatto luogo di convegno la gradinata del monumento Romagnosi con bestemmie, oscenità, turpitudini d’ogni qualità e incessanti”; si chiede una “conveniente vigilanza o la sistemazione di una cancellata in ferro simile a quella di tanti altri pubblici monumenti”.
1875
• 22 Marzo. Circa 60 studenti dell’Istituto Tecnico e 20 del Ginnasio “marinano solidalmente la scuola, in segno di protesta contro i rigori draconiani spiegati dal ministro Bonghi”.
188 1860 - 2010
ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
Piazza Cavalli prima della demolizione degli edi ci al centro della foto, poi sostituiti dai Palazzi INPS e INA.
1876
• 22 Gennaio. A causa dell’elevato numero di richieste di frequenza alle scuole serali dell’Istituto Tecnico, le iscrizioni vengono chiuse in anticipo sul termine pre ssato. Poiché gli iscritti risultano essere 347, diversi corsi devono essere divisi in due sezioni.
• 19 Giugno. Alcuni professori, unitamente ai presidi del Liceo e dell’Istituto Tecnico costituiscono “una società fra gli insegnanti” di Piacenza e provincia “allo scopo di promuovere il bene dell’istruzione e del corpo insegnante”.
• Si diploma a 17 anni Giovanni Raineri nella sezione di Agrimensura. Continuerà poi gli studi nella Scuola Superiore di Agricoltura di Milano [divenendo in seguito titolare nella cattedra di Agraria nell’Istituto “G.D.Romagnosi”].
• Si diplomano nella sezione sico-matematica: Egidio Gorra di Fontanellato di anni 18 e, nella sezione di Agrimensura, Luigi Bordi di Giulio Cesare, nato a Rivergaro il 17 aprile 1859 [poi per lunghi anni professore nello stesso Istituto Romagnosi].
1877
• 10 Gennaio. Dal “Progresso”: “Si è costituito per opera di studenti volonterosi il “Club della Gioventù piacentina” al ne di studiare e, nel medesimo tempo, di ingannare il tempo nelle lunghe sere d’inverno. Vi prendono parte alcuni scolari dell’Istituto Tecnico e del Regio Liceo”.
• 11 Gennaio. Nel teatro Filodrammatico si svolge la solenne cerimonia della distribuzione dei premi per l’anno scolastico 1875/76 agli alunni ed alunne delle scuole liceali, ginnasiali, professionali, tecniche ed elementari. Presenti il Prefetto, il Sindaco ed altri personaggi
eminenti. Il prof. Luigi Greco di Milano, docente di storia e geogra a, tiene un discorso che “sintetizza stupendamente e fedelmente il periodo di storia medioevale. Per ultimo il prof. Tassi dà lettura di alcuni dati statistici dell’Istituto Tecnico”.
• 31 Maggio. “Alcuni studenti dell’Istituto Tecnico si lamentano vivacemente per la condotta dei bidelli addetti alle scuole e, specialmente, di un certo tale che, con una prosopopea tutta particolare, si prende la libertà di trarre a scherno qualche alunno con una con denza imperdonabile ad un subalterno”.
• Giugno. Gli studenti del III Corso del R° Istituto Tecnico abbandonano in massa la scuola per protestare contro il prof. Delpino di lingua tedesca, che ha assegnato uno zero a tutti gli elaborati degli studenti. In serata si raduna il Consiglio dei Professori che delibera di sospendere per 15 giorni gli studenti e di non ammetterli alla prima sessione d’esami. In seguito all’intervento della Commissione di Vigilanza, la punizione viene limitata ai soli 15 giorni di sospensione.
• 28 Ottobre. “Il prof. Alberto Bracciforti, ha regalato al gabinetto di Agronomia un bel quadro contenente alcuni scheletri di foglie da lui preparati in modo stupendo”.
1878
• 30 Giugno. Gli alunni del Ginnasio e delle scuole tecniche danno un saggio di ginnastica ”rallegrato dalla musica di un reggimento, gentilmente concessa dal Comando di Presidio”.
• Luglio. Una bella pagella: Tiranti Vittorio, nato il 14/03/1846 a Nizza Marittima, licenziato il 31/07/1878
Agraria Geometria Costruzione Estimo Storia Diritto Naturale Privato Scritto Orale Scritto Orale Scritto Orale Scritto Orale Orale Orale 9 9 9 10 9 10 7 9 9 10
189 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
• Agosto. Il Preside dell’Istituto Tecnico invia una lettera circolare a tutti i genitori degli alunni della scuola “invitandoli a voler presentare alla Presidenza dell’Istituto quei reclami che credessero del caso e quelle osservazioni che reputassero opportune a migliorare l’istruzione, l’educazione e la disciplina”.
1879
• 7 Febbraio. L’avv. cav. Jacopo Luzzatto, professore di economia pubblica nel nostro R° Istituto Tecnico, tiene in serata, nella sala della società dei Negozianti, una conferenza sul tema: “Il Governo e le Imposte”.
• 29 Luglio. Dal “Progresso”. “Siamo all’epoca degli esami. Esami al liceo, al ginnasio, all’istituto, alle scuole tecniche, alle elementari. Noto con compiacenza che in questo anno, riguardo di queste ultime, non ho ancora udito nessuno dei tanti lamenti che mi pervenivano all’orecchio da ogni parte nei passati anni. Nessuno si lamenta che i temi dati siano troppo dif cili, né che le commissioni esaminatrici siano troppo severe”.
• 11 Agosto. Dal “Progresso”; “Il mensile di Pisa “Agricoltura Italiana” ha pubblicato un articolo dell’insegnante di agraria del nostro Istituto Tecnico, Andrea Vivenza, nel quale si parla molto favorevolmente di un esperimento effettuato dal dott. Giambattista Maggi sul suo fondo posto tra il Trebbia ed la Luretta”. [Si trattava di un serbatoio di acqua, derivata da un canaletto vicino e che, immagazzinata, poteva essere utilizzata per la irrigazione dei campi nei giorni di siccità ostinati].
1880
• 26 Aprile. “Il prof. avv. Luigi Gemmi, che ha presentato domanda di collocamento a riposo dall’insegnamento del R° Istituto, è stato nominato Commendatore della Corona d’Italia, sia pei distinti servigi da lui prestati all’Istitu-
to, sia per le cariche pubbliche occupate, fra le quali la Presidenza del Consiglio Provinciale, tenuta da tre elezioni del Consiglio”.
1881
• 7 Maggio. “Il dott. prof. Giovanni Raineri è uno dei valenti e dotti collaboratori al giornale bolognese di agricoltura, industria e commercio, giornale che, per la serietà degli articoli scienti ci di agricoltura e per la statistica dei prodotti, meriterebbe maggiore diffusione fra i signori piacentini”.
1882
• 14 Marzo. Gli alunni del 3° e 4° corso, sezione Agrimensura del nostro R° Istituto Tecnico, guidati dal prof. d’Agraria, Vivenza, si recano a visitare i lavori che il conte Galeazzo Calciati fa eseguire nell’estesa tenuta di Cà de’ Blatta sul con ne del Comune di Rivergaro verso Gossolengo.
• 4 Aprile. Gli studenti dell’Istituto Tecnico, in occasione del VI Centenario dei Vespri Siciliani hanno spedito all’Eroe dei due mondi il seguente telegramma: “Generale Garibaldi –Palermo – Studenti Istituto Tecnico Piacenza, festanti, unisconsi Voi, glorioso duce dei Mille, e a cittadinanza palermitana, nel celebrare centenario Vespri Siciliani, splendida fra rivoluzioni per libertà”.
• 3 Maggio. Il preside A. Ferrari comunica al direttore de “Il Progresso. Gazzetta di Piacenza” che l’on. Pasquali, il quale aveva già fatto altri doni all’Istituto Tecnico, aveva di recente regalato le seguenti “importanti, interessantissime opere”: Salvatori “Ornitologia della Papuasia e delle Molucche” (due volumi grossissimi e un terzo in corso di stampa, lavoro colossale e di molto prezzo) e “Relazione dell’Esposizione di macchine agrarie in Torino”. Poiché in passato l’egregio Deputato, Presidente della Giunta, non aveva mai voluto
190 1860 - 2010 ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
“che i suoi atti fossero noti”, dato che “meritavano gratitudine e potevano servire di esempio e di incoraggiamento”, il Preside pregava che se ne facesse cenno sul giornale.
• 7 Novembre. Dall’”Ordine”. ”Gli è certamente alle cure del signor preside Ferrari se in oggi abbiamo un Istituto Tecnico degno di una città di prim’ordine”.
• 29 Dicembre. Il conte prof. Alberto Bracciforti compila una dotta relazione sulla casuale scoperta ad opera di un contadino, a Bacedasco, dei resti di un balenottero.
1884
• 22 Luglio. “Libertà” di oggi riferisce un giudizio tolto dalla “Gazzetta del Popolo” a proposito di ciò che ha presentato all’esposizione di Torino il prof. B. Massari: “Non è a dirsi quanto il Grimaldi abbia encomiato i pezzi dell’Istituto Tecnico di Piacenza eseguiti dal prof. B.Massari, lavori che interessano chiunque, e che furono attentamente ammirati e lodati anche dalle Loro Maestà il Re e la Regina”.
• 3 Dicembre. Da “Libertà”. “L’avvoltoio catturato a Santimento (esemplare di Vultur monachus L. Cinerus G.m) è stato donato dal sig. Ettore Fioruzzi al Gabinetto di storia naturale dell’Istituto Tecnico, diretto dal dott. Michele Del Lupo”.
• Da un paio di registri ottocenteschi si rileva l’elenco dei licenziati dal 1863/64 al 1884/85 (ben 357) i cui nomi sono corredati dai dati anagra ci, da notizie relative alla loro residenza e alla carriera intrapresa. Geometri e Ragionieri risultano essere diventati: esattori, spedizionieri, dipendenti dello Stato (Genio Civile, Intendenza di Finanza, ecc.) o del Comune, professori di scuola, professionisti, impiegati nelle aziende agricole della famiglia o in ditte private. Vari i luoghi di provenienza: Mortara, Ancona, Alessandria, Salerno, Nizza Maritti-
ma, Bergamo, Oltrepo’ Pavese, Occhiobello, ma anche dall’estero, Savoia e Canton Ticino, particolari che dimostrano la validità degli studi e dell’importanza dell’Istituto Tecnico di Piacenza in Italia e negli Stati vicini.
1887
• 7 Ottobre. Da “Libertà”. “Ci si dice che ha fatto domanda per dare gli esami di ammissione al primo corso dell’Istituto Tecnico, una signorina Benedetti. E’ il primo caso, crediamo, a Piacenza, di una ragazza che frequenti i corsi scolastici maschili”.
1889 • Luglio. Tra i licenziati dell’anno – Sezione Commerciale Ragioneria – è la prima allieva: Anna Benedetti, nata ad Ivrea l’8 ottobre 1872. Ha 16 anni ed è glia di Giuseppe “maestro di ginnastica in città” [Diventerà poi assistente delle lingue straniere per corsi di perfezionamento, con l’obbligo della conversazione in lingua francese a Palermo].
Nella stessa sessione di esami, Sezione Agrimensura, uscirà licenziato Ernesto Tammi, di anni 18. [Oltre ad esercitare la professione di geometra in Toscana e poi a Ponte dell’Olio, diverrà uno dei più noti ricercatori di tradizioni popolari piacentine].
1893/94
• Viene licenziata dalla sezione sico-matematica Beatrice Tasso di anni 17, nata a Castel Guglielmo (Rovigo). [È la seconda donna che esce dal “Romagnosi”].
1898
Nell’Esposizione Generale Italiana ed Internazionale di elettricità organizzata a Torino nel 50° anniversario dello Statuto, le istituzioni scolastiche di Piacenza ebbero un ruolo di primo piano. Al R° Istituto Tecnico “G.D. Ro-
191 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
magnosi” (il cui preside era Severino Brigidini) venne assegnata una medaglia d’oro “per i materiali scolastici, i metodi d’insegnamento e i lavori eseguiti dagli allievi”. L’Istituto aveva esposto anche i cartelloni rappresentanti i particolari di costruzione delle macchine a vapore dei quali si era fatto uso per la scuola indetta dal Comizio Agrario negli anni in cui erano state applicate le esigenze della nuova legge di pubblica sicurezza circa il rilascio di abilitazione alla condotta di macchine a vapore.
DAL 1900 AL 1950
• Dall’Istituto escono altre ragioniere: Angela Dragoni (1895/96); Maddalena Quadrelli, Giulia Rettanni ed Erminia Bartolini (1899/00); Emma De Ponte (1901/02); Luigia Mussato (1908/09); Rosina Gobbi (1909/10). Fra i maschi, nel 1909/10, Ferruccio Ranza (n. 9 /09/1892) e Francesco Cassi, nato a Pianello il 21/04/1890.
1902
• Maggio. “E’ sospeso per una settimana l’alunno Mario Cascione perché disturba in classe e, corretto, risponde insolentemente così da costringerlo a cacciarlo in malo modo”.
1903
• 28 Ottobre. “L’uso serale dei tre locali dell’Istituto per la scuola istituita dalla Camera di Commercio, dà origine a vari inconvenienti: essendo serale, comporta una maggiore spesa per l’illuminazione ed il riscaldamento. Pertanto sarebbe opportuno che, per tale scuola, si trovasse un altro locale, forse migliore, per esempio nella Scuola Tecnica”.
1904
• 20 Marzo. La Giunta delibera di approvare l’acquisto di una nuova macchina da scrivere Williams n°2, usata, che si può avere per sole
350 lire. Si rende inoltre necessario un amanuense ”per fondare il catalogo e lo schedario della biblioteca che ne è priva”. • 4 Dicembre. Si deve provvedere a rimpiazzare il prof. Raineri dall’uf cio di insegnante d’Agraria e Computisteria Rurale, che ha dato le dimissioni “per potersi presentare alla deputazione politica alla quale poi risultò eletto”.
1905
• 16 Marzo. Un alunno del Collegio Alberoni in S. Lazzaro chiede di poter prelevare temporaneamente dall’Istituto una collezione d’insetti “da trasportare al detto Collegio, volendo pubblicare un catalogo completo degli insetti nel Piacentino. In questa occasione egli si ripromette di riordinare e completare, possedendo dei doppioni, la collezione in parola”. Il Preside fa rilevare il vantaggio che ne avrebbe il Gabinetto di Storia Naturale e gli svantaggi, tra cui il pericolo di danno per il trasporto della collezione d’insetti, trattandosi di cosa delicatissima, causa specialmente lo stato di secchezza derivante dal molto tempo che sono in gabinetto”. Dopo aver valutato i pro ed i contro, si decide di non poter accordare il trasporto al Collegio Alberoni della collezione”… pel danno che ad essa potrebbe derivare; lodandolo pel buon intendimento; gli si accorderebbe di buon grado di compiere il suo lavoro se si recasse all’Istituto”.
• 9 Agosto. Il sig. Provveditore informa di quanto si fece dopo i funerali del defunto preside, dott. Bonmassari: inventario dell’uf cio di Presidenza alla presenza del fratello del defunto, del provveditore cav. Demetrio Valeri, del sig. Vice-Preside, cav. Bernardino Massari, del prof. Luigi Lef e dell’applicato di segreteria, Schiavi Umberto.
1906
• 18 Gennaio. Il Vice-Presidente, ing Grandi,
192 1860 - 2010 ROMAGNOSI
giovane
una lunga,
storia
dimostra l’utilità che si avrebbe abbonandosi al telefono con una spesa di sole Lire 100 all’anno.
• 2 Maggio. “Molte cose vecchie ingombrano inutilmente i locali dell’Istituto e delle quali converrebbe pensare come liberarsi. Il Preside enumera: i libri eliminati dalla Biblioteca in occasione del recente suo riordinamento: i libri, registri, oggetti di cancelleria e quant’altro appartenne alla defunta Società degli Studenti della quale esiste ancora un libretto della Cassa di Risparmio col credito di Lire 4,08; pacchi ingombranti di vecchi disegni di studenti, ecc.
Pel momento, per vari motivi burocratici, non conviene prendere al riguardo alcuna deliberazione”. Il Preside chiede inoltre che la scolaresca dell’Istituto possa avere un luogo in cui “raccogliersi al mattino ad aspettarvi l’ora di entrare nelle aule di scuola”.
• 14 Novembre. Alcuni padri di famiglia chiedono che “sia provveduto nell’Istituto per un gabinetto di decenza, riservato esclusivamente alle Signorine” e la Giunta, riconosciuta giusta tale richiesta, incarica l’ing. Gazzola per il miglioramento igienico e per la sistemazione dei locali dell’Istituto e della Scuola Tecnica.
1907
• 12 Luglio. Dalla relazione del prof. Luigi Bordi: “Le collezioni del Museo di Storia Naturale si trovano in buono stato; in quest’anno, per esse si fece l’acquisto di un modello di lingua umana assai ingrandita, di un esemplare di dente molare d’elefante, di un cranio di delno, di una donnola giovine, di una raccolta di celenterati e si ebbe in dono un esemplare di bengalino”.
1908
• 22 Gennaio. “Stando alle previsioni, nel prossimo anno scolastico, le aule non saran-
no più suf cienti a contenere tutti gli alunni; pertanto il Preside fa premura alla Giunta di Vigilanza perché venga provveduto in tempo. La stufa, impiantata di recente nel corridoio del 1° piano per riscaldare le aule 1 e 2, non risponde allo scopo perché la prima non viene riscaldata affatto e l’altra poco; ed, oltre a ciò, fu causa anche di indisposizione per qualche insegnante che dovette sospendere la lezione”.
• 9 Aprile. La Giunta di Vigilanza, tra gli altri provvedimenti, delibera la costruzione di otto banchi da cinque posti l’uno.
1909
• 17 Febbraio. Il Gabinetto di Fisica dell’Istituto si è arricchito di una piccola macchina a vapore ssa, donata dal sig. Paolo Parenti il quale “fu alunno di questo Istituto ed è ora Aiutante Ingegnere dell’Uf cio Tecnico Provinciale”.
• 5 Novembre. “ Il prof. Enrico Quenda morì a Condòve il 30/10/1909; in segno di lutto vennero sospese le lezioni per un giorno ed esposta la bandiera abbrunata”.
• 9 Dicembre. Il Preside fa noto alla Giunta ”…esservi quest’anno una classe molto proclive allo sciopero, di guisa che dovrà forse interessare il Consiglio dei Professori per gli eventuali provvedimenti disciplinari”.
• Si ribadisce la necessità di avere un apparecchio telefonico.
1910
• 12 Gennaio. Si delibera l’impianto dell’apparecchio telefonico.
• 13 Maggio. E’ in preparazione un progetto da parte del sig. ing. Gazzola per il miglioramento igienico e per la sistemazione dei locali dell’Istituto e della Scuola Tecnica.
• 8 Novembre. Il Presidente ritiene che la Giunta di Vigilanza si debba associare al lutto per la morte del patriota Cesare Abba; la
193 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Giunta approva. Il Preside dell’Istituto informa che è stato inviato un telegramma di condoglianze al Preside del R° Istituto Tecnico di Brescia anche a nome del Corpo Insegnanti del “Romagnosi”.
1911
• 5 Gennaio. “Attacchi anonimi furono rivolti al Preside da “Il Nuovo Giornale” in seguito alla punizione in itta all’alunno Paolo Zucchi che aveva disubbidito ad un ordine del Preside”. La pesante punizione era stata di molto attenuata, ammettendolo alle prove che cadevano in tale periodo. Il padre dell’alunno si era presentato al Preside e non aveva fatto obiezioni di sorta circa la punizione in itta al glio pur raccomandandosi di vedere, se fosse stato possibile, diminuirla di qualche giorno. Ciò poi fu accordato come il Preside aveva subito lasciato sperare, parlando con il padre”.
• 12 Marzo. “Il Preside ricorda con accorate parole l’opera svolta, nell’interesse e pel buon andamento dell’Istituto dal defunto preside, cav. ing. prof. Cesare Modigliano, elogiandone le virtù ed esprimendo anche il vivo rammarico per l’improvvisa perdita fatta, al quale si associano anche gli altri membri presenti della Giunta”.
• 12 Luglio. La supplenza per l’insegnamento della Topogra a viene af data all’ing. Mario Cascione, essendo la cattedra vacante. Manca anche un supplente di educazione sica per i maschi in quanto è impossibile trovarlo. Poiché esistono problemi pure per l’insegnamento della ginnastica femminile, il Preside, non intende, per le femmine – per ragioni disciplinari – ”di far imparare quell’insegnamento” in altro locale fuori dall’edi cio scolastico; tanto più che il locale proposto è abbastanza lontano dall’Istituto e non risponde affatto alle esigenze di tale insegnamento. E osserva ”Quando le giornate saranno più lunghe, nei corridoi
dell’Istituto si potrà in qualche modo fare questo insegnamento alle femmine, sempre che sia possibile, trovare la maestra insegnante”. Sono licenziate ragioniere ben cinque alunne: Chiappini Teresa, Cigala Luisa, Galluzzi Angiola Maria, Gatti Anna (questa senza esami data l’alta votazione ottenuta: media 8½), Solenghi Elvira.
1912
• 1 Febbraio. “Essendo insuf ciente l’auletta usata sino ad allora, come spogliatoio delle alunne era stata adibita una sala della biblioteca. Ancora non si era provveduto a un inconveniente segnalato tempo prima e cioè l’esistenza di una sola latrina che doveva servire per le alunne e i professori”.
• 15 Maggio. “Per l’impianto degli aspiratori elettrici nel laboratorio di chimica, richiesto da tempo, si spese la somma di Lire 308”.
• 20 Dicembre. Il mattino del 21 novembre si ebbe uno sciopero degli alunni [Non è indicato il motivo] “Non si ritiene opportuno in iggere agli alunni punizioni collettive perché essi, esortati dal Preside, tornarono subito nel pomeriggio del giorno stesso alla scuola. Non si commisero atti di violenza e, se vi fu qualche disordine, lo si dovette al fatto che elementi estranei si erano in ltrati fra gli studenti; e che, in ne, i nostri alunni furono sobillati da studenti venuti da fuori”. Il Consiglio chiede al Preside di fare ricerche per vedere di scoprire se vi furono istigatori interni. Però “dopo le indagini presso le locali autorità di Pubblica Sicurezza, non risultò nulla di positivo a carico di qualche alunno del nostro Istituto”.
• Il Preside informa la Giunta del lavoro lungo e paziente fatto dal Segretario per vedere di riordinare, per quanto fosse possibile, il vecchio archivio dell’Istituto, costituito da un confuso ammasso di carte gettate alla rinfusa in un grande armadio, del quale, “per colmo di
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giovane storia
lunga,
sventura, si erano – pel soverchio peso – rotte le assi che ne costituivano i piani. Si riuscì a separare le posizioni degli alunni dall’altro carteggio, col quale si trovavano confusamente frammischiate; però anche queste posizioni risultarono incomplete, e molti dati in esse contenuti sono semplicemente segnati a matita e senza rma alcuna”. Si riferisce inoltre che: • l’archivio dell’Istituto è in perfetto ordine dall’anno scolastico 1902-1903 con le posizioni degli alunni dal 1905/06;
• i registri generali dei voti e degli esami furono regolarmente impiantati nell’anno scolastico 1902/03;
• i verbali del Consiglio dei Professori esistono ordinati dal Luglio 1901; i verbali della Giunta di Vigilanza dal Giugno 1901; i prospetti coi risultati degli esami di Licenza esistono dall’anno scolastico 1867/68.
Si nota poi che, essendo l’Istituto Tecnico di Piacenza stato fondato n dall’anno 1862, la quantità del carteggio dovrebbe essere ben maggiore di quella che oggi esiste, ed a questo proposito si riferisce “di aver raccolta la voce che molta quantità di vecchio carteggio sia stata venduta verso l’anno 1901”.
La Giunta prende atto delle dichiarazioni del Preside riguardo alle condizioni dell’archivio dell’Istituto, e, nel mentre deplora che in passato si sia tanto trascurato l’ordine e la buona conservazione del vecchio carteggio, esprime un voto di plauso al Segretario per l’ordine in cui è tenuto l’archivio amministrativo e didattico dall’anno scolastico 1902-1903, data della sua assunzione in servizio in questo Istituto. In pari tempo prende pure atto dell’opera straordinaria presentata dal Segretario stesso, sotto la direzione del Preside, per il riordino del vecchio archivio, sia pure con risultato pressoché negativo.
1913
• 7 Maggio. “Riguardo alle agitazioni e chiassate studentesche veri catesi in diverse città d’Italia in segno di protesta al nuovo progetto di legge del Ministero della Pubblica Istruzione qui nessuna agitazione è venuta a turbare il regolare andamento della scuola”.
• Il prof. Giuseppe Sidoli [Poi direttore della Galleria Ricci-Oddi] è nominato assistente, essendo la cattedra di disegno, d’ornato ed architettura rimasta vacante per la morte del prof. Bernardino Massari per tanti anni benemerito insegnante e Vice-Preside della scuola.
• 19 Luglio. Quest’anno risulta licenziato un folto gruppo di ragioniere. Sono: Luisa Giacomelli, Erminia Rivolta, Olga Moja, Camilla Belli, Clorinda Capra, M.Giuseppina Forini, Alfonsa Maria Gazzola, Isoletta Menon, Marcella Pantaleoni, So a Pantaleoni, Luisa Motti, Maria Anita Rossi.
[Ormai le donne sono inserite a pieno titolo in un contesto prima esclusivamente maschile e non ne diremo più.]
1914
• 1 Aprile. Fra i candidati esterni alla licenza che presentarono domanda dopo il 31 dicembre, risulta Bernardo Barbiellini Amidei. La Giunta approva l’accoglimento anche se tardivo.
• 26 Novembre. Data la numerosità degli alunni, per l’assistenza due insegnanti ad ogni intervallo sono pochi e si teme sia impossibile fare una buona sorveglianza e che talvolta si possa andare incontro a gravi responsabilità. Ogni insegnante, pertanto, dovrà trovarsi nel corridoio del II piano al primo suono di campanella, cioè 5 minuti prima della propria lezione.
• 22 Dicembre. Nel prossimo anno scolastico, una volta pronto il nuovo rione delle scuole elementari che si sta costruendo, la Scuola
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Tecnica verrà sistemata nel rione Taverna e adiacenti locali della Dogana e parte delle aule della Scuola Tecnica verrà ceduta all’Istituto Romagnosi.
1915
• 12 Febbraio. La III B è composta da elementi negligenti ed indisciplinati; “parecchie volte sono stati richiamati severamente e sono stati avvertiti i parenti; ciò nonostante, ultimamente, hanno commesso nuove mancanze: i muri, i banchi di scuola sono stati macchiati d’inchiostro; in più, durante la lezione di storia, il suono ripetuto di una trombetta obbligava il professore a interrompere la lezione. Si chiede una punizione esemplare; dopo l’intervento dei vari professori che lamentano anche la svogliatezza degli alunni, il cattivo comportamento durante l’intervallo, ecc. ecc., si prendono gli opportuni provvedimenti disciplinari”.
• 26 Marzo. Si punisce l’alunno Montemartini per aver sparso nella classe polveri che provocano lo starnuto.
• 26 Maggio. Con il Decreto Legge del 20 maggio u.s. si danno particolari disposizioni per gli esami nali nelle scuole medie. Nella seduta successiva del Consiglio si fa cenno genericamente alle ”condizioni eccezionali del presente momento” [Come è noto il 24 maggio l’Italia era entrata in guerra].
1916
• Gennaio. Si ricordano gli alunni Croce, Lamberti e Rusconi, caduti gloriosamente combattendo, e Ibba, disperso. Il Consiglio “per bocca del prof. Cazzaniga, manda alla loro memoria una parola di vivo rimpianto e commosso e riverente saluto”.
• 15 Gennaio. Si discute sulla grave mancanza di un allievo della II C il quale ha portato in classe un proiettile sospetto “che poi la Direzione d’Artiglieria (una volta esaminatolo in-
formò essere scarico”. Avendo contravvenuto ai regolamenti, l’allievo viene punito. • 24 Febbraio. All’annuncio della morte del prof. A. Suini, insegnante di matematica nell’Istituto Tecnico, il Preside, ne ricorda le benemerenze come patriota, come insegnante e come cultore delle discipline matematiche loso che. E il prof. Luigi Lef , amico del compianto prof. Suini, ne rievoca la memoria ricordando che egli venne a Piacenza “ancora avvolto nel recentissimo lutto dell’unico rimasto dei suoi tre gli, poco più che trentenne e già valente chirurgo a Milano”. Dopo un periodo di depressione, il Suini si riprese e tenne la cattedra di matematica nel nostro Istituto per 10 anni, meritando la stima e l’affetto degli scolari e dei colleghi per la sua bontà e vasta cultura. Ad appena 17 anni il Suini “con ardente impeto” aveva seguito Garibaldi in Sicilia, aveva combattuto valorosamente a Milazzo, al Volturno e, nel 1866 a Bezzecca “senza per questo menare vanto nè pretender compensi. Tormentato da grave asma che rendevagli penoso il parlare, non volle andare in pensione se non dopo aver compiuti i 40 anni di insegnamento, solo perché non gli fossero conteggiate nella liquidazione della pensione le due campagne per l’Indipendenza del suo Paese alle quali aveva preso parte e non gli fosse così pagato in denaro il disinteressato amore e l’intrepido ardimento dei suoi anni giovanili. Una volta in pensione contrastò con forte animo e cristiana fede ai cresciuti acciacchi dell’età e continuò i prediletti studi, leggendo e commentando le opere più importanti di studiosi di matematica quali, l’Hussel, l’Eucher, il Poincarè, ecc, n quasi al momento della morte a 73 anni”.
• 2 Marzo. “I professori e gli studenti, accordatisi, acquistarono una cartella del Prestito Nazionale del valore nominale di Lire 1200 che intitolarono “pro Victoria” e stabilirono di onorare con frutti annuali, mediante premia-
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giovane
una lunga,
storia
zione ai migliori alunni, i nomi degli studenti di questo Istituto caduti per la grandezza della Patria. Il Preside aggiunge che, sulla bontà del patriottico disegno, gli alunni dell’Istituto oltre a quella dei loro professori, udirono la parola adorna dell’onorevole senatore Carlo Fabri che parlò agli alunni il 4 febbraio”.
• 24 Marzo. Il Preside riferisce circa la sottoscrizione fatta dagli alunni e dai professori per iscrivere l’Istituto Tecnico come socio perpetuo della Croce Rossa.
• 8 Aprile. E’ stigmatizzato il deplorevole contegno dell’alunno Carli della I C durante l’escursione di quattro giorni prima. A parte il numero di assenze ingiusti cate di ogni periodo dell’anno (per cui fu già sospeso nel febbraio e in marzo) il Carli, poco prima delle prove trimestrali, portò in classe della “polvere di cavallo” che sparse abbondantemente sulla testa e per le spalle dei condiscepoli, nei corridoi e nelle aule scolastiche, provocando le proteste dei professori e dei compagni. Il Preside, informato della cosa, lo redarguì severamente alla presenza di due professori, minacciandolo di deferirlo al Consiglio dei Professori nel caso avesse potuto provare “la sua colpabilità”. “Alle minacce del Preside, il Carli diede in ismanie protestando la propria innocenza e minacciando a sua volta di ricorrere alle autorità superiori. Il suo contegno lì per lì rese perplessi gli insegnanti, che pur credevano di avere le prove della sua colpevolezza, ma il Preside riuscì a far confessare al Carli la verità. Ora tutto il suo contegno dimostra una coscienza incallita nella menzogna, la sua opera deleteria nella scuola, il suo animo cattivo”. Ovviamente fu punito per questo. Ma, tornando al suo contegno di 4 giorni prima, il Carli, ritenendo che gli avessero rubato l’orologio, perquisì pubblicamente nelle trattorie e nei caffè di Ponte dell’Olio, i suoi compagni, “dando uno spettacolo veramente nauseante quando gli era stato proibito
in modo assoluto dal prof. Fabbri. Risultò poi che la fodera del gilè, dove aveva dichiarato di tenere l’orologio, era scucita”. Il Carli venne sospeso no a tutto maggio.
• “Il Preside rivolge un commosso, fervido saluto alla memoria dei vecchi alunni di questo Istituto: Carin, Ciregna, e Bruno Fratta, i quali, soldati da parecchio tempo al fronte, diedero valorosamente la giovinezza e la vita per la Patria”; ricorda particolarmente il sottotenente Fratta il quale trovò la morte in seguito alla terza ferita riportata. Il sig. Preside crede poi doveroso, in questa prima seduta plenaria del Consiglio dei Professori, esprimere un ducioso augurio per le sorti della Patria, “impegnata per il suo onore e la sua esistenza in così ero cimento”. Dà inoltre notizia dei professori in servizio militare; tra essi, Z. Torregiani, promosso tenente, M. Cascione e Luigi Sasso e annuncia che l’Istituto ha, nei mesi passati, ricevuto importanti doni da alcuni professori: una collezione di libri di materia economica; un plastico della Provincia di Piacenza e tutte le annate del Bollettino Storico Piacentino. • 30 Dicembre. Poiché con il 31/12 scade il Consiglio Direttivo della Mutualità Scolastica Piacentina, i professori sono chiamati a partecipare alla votazione per l’elezione del rappresentante degli insegnanti delle Scuole Medie. Poiché il prof. Valente Faustini è rieleggibile, viene rieletto all’unanimità.
1917
• 29 Gennaio. “Negli ultimi giorni del mese avvennero alcuni fatti disgustosi e deplorevoli relativi alla disciplina degli alunni. Alcuni di essi furono visti gettare palle di neve nelle strade prossime all’Istituto ed alcuni giunsero persino a compiere le loro prodezze davanti al Liceo, dove misero alcuni professori in condizione di dover ritardare la loro uscita”. Coloro che furono riconosciuti vennero severamente
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ammoniti dal Preside e ne furono avvertiti i parenti.
• Il Preside informa che sono state vendute ben 360 cartoline della Croce Rossa e ne sono state chieste altre 540 (che si spera di sistemare al più presto) e che la raccolta di libri di lettura da mandare in dono ai soldati “ha dato il più confortante risultato, essendosi raccolti ben 400 volumi”.
• 22 Marzo. La sessione straordinaria di esami, il cui inizio è ssato per il 26 marzo, ha il carattere di sessione anticipata per l’anno 1917/18 per gli alunni ordinari appartenenti alle classi militari del 1899 e precedenti, e di sessione posticipata o retroattiva dell’anno 1916/17.
• 14 novembre. Il vice–preside prof. Pietro Zambler, incaricato di raccogliere offerte per i profughi del Veneto [dopo Caporetto] tra gli studenti ed i professori dell’Istituto, comunica che “la raccolta va procedendo assai bene; la lista degli scolari ammonta già a più di 400 lire e un giovane offerse 10 quintali di legna; inoltre fu raccolta una quantità rilevante di indumenti adatti, la cui nota fu compiuta dalla signorina Codebò. Quando la sottoscrizione dei professori sarà nita, ne sarà data comunicazione ai giornali cittadini”.
• 18 dicembre. La circolare del Ministro della Pubblica Istruzione del 16 dicembre, invita i Capi d’Istituto a provvedere af nché nelle scuole venga convenientemente illustrata e celebrata l’importanza della presa di Gerusalemme da parte delle truppe dell’Intesa. La commemorazione sarà fatta nelle singole classi da un professore delle materie storico-letterarie prima delle vacanze natalizie.
1918
• 4 Gennaio. il Ministero invita gli scolari a raccogliere libri di lettura destinati ai soldati. Il Preside informa che alcuni alunni provenienti dagli Istituti Tecnici delle zone invase, e di
quelle in cui si svolgevano operazioni militari, sono stati accolti nel nostro Istituto Tecnico.
• 17 Aprile. “Durante la lezione di storia si udì uno scoppio come da arma da fuoco proveniente dal banco dell’alunno Ghizzoni che risultò ferito ad una mano e mandato fuori. I compagni riferirono che il Ghizzoni, da qualche momento stava sfregando con della carta vetrata e un temperino un proiettile da revolver che doveva essergli scoppiato in mano. In ogni caso la rivoltella non fu mai trovata indosso al Ghizzoni. Fatto grave per quello che poteva succedere, però reso possibile dal fatto dall’aver portato a scuola oggetti tanto pericolosi”. Esaminato il caso, il Consiglio dei Professori concluse che il soggetto non poteva dirsi cattivo, se mai “strano”; comunque avendo già in passato ”recato alla scuola molti fastidi”, venne sospeso dalle lezioni sino alla ne dell’anno ed escluso dagli esami della sessione di luglio.
• 15 Marzo. Il Preside annuncia di aver ricevuto una circolare dal Ministro Berenini, relativa alla Costituzione della Commissione incaricata della raccolta e pubblicazione di scritti dei Caduti per la Patria; si propone di nominare un Comitato di Professori che si incarichi di questa ricerca relativamente a coloro che avevano studiato in questo Istituto.
• 15 Novembre. Viene espresso “un pensiero di riconoscenza e di plauso esultante al nostro Esercito per la magni ca vittoria riportata sul secolare nemico respinto nalmente ai suoi naturali con ni”. Si dà lettura dei telegrammi inviati dalla Presidenza del Comitato Nazionale per le onoranze a Guglielmo Oberdan, al Ministro della Pubblica Istruzione per la vittoria e all’aiutante di campo di S.M. il Re per il genetliaco reale (10 novembre). I professori vengono invitati a contribuire alla raccolta promossa a Piacenza per le onoranze della Brigata Piacenza che entrò per prima a
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una lunga, giovane storia
Cartolina commemorativa degli alunni caduti nella prima guerra mondiale.
Vittorio Veneto. I Capi di Istituto di Piacenza hanno deciso di far celebrare l’inizio del nuovo anno scolastico, avvenuto in un momento così grande della nostra storia, con un’opportuna cerimonia inaugurale alla presenza di tutte le scolaresche. Il discorso, a meno che qualche insegnante dell’Istituto Tecnico non si offra, sarà tenuto dal Preside del Liceo, prof. Carlo Steiner [1863 – 1935. Critico letterario noto per il suo “Commento alla Divina Commedia” (1921) e per altri studi fondamentali su scrittori e poeti italiani].
1919
• 16 Febbraio. Preso atto del lavoro compiuto dalla Commissione per le “Onoranze agli
Alunni Caduti”, viene proposta la nomina di un comitato esecutivo per tradurre in atto l’iniziativa.
• 5 Marzo. Il 3 marzo un gruppo di studenti diserta la scuola e si reca negli Istituti Secondari per far cessare le lezioni. Il prof. Bordi riferisce che l’alunno Bergonzi, capitanando alle 11,40 un gruppo di studenti davanti all’ingresso del Romagnosi, da lui interpellato cosa facesse, gli rispose tenendo il berretto in testa “Sto qui per guardare in faccia i crumiri” al che il Bordi soggiunse: “Chi fa il suo dovere non è un crumiro”. Ma c’era dell’altro. Un gruppo di studenti, recatosi al Liceo, facendo opposizione alle resistenze del Preside, irruppe nei corridoi, ed uno, l’alunno Balduzzi, aperta l’aula dove faceva lezione il prof. Crespi, invitò la scolaresca ad uscire. Redarguito aspramente dal Crespi ed esortato ad uscire dai locali del Liceo, rispose arrogantemente: “Se ne vada lei”. Conclusione: un mese di sospensione da tutte le lezioni per il Bergonzi e due per Balduzzi.
• 5 Aprile. La Divisione Militare invita, attraverso il Preside, la scolaresca ad intervenire all’assegnazione delle medaglie al valore ssata per il giorno 6.
• 28 Maggio. Lagnanze per il comportamento dell’allievo Giacomo Tammi della Sezione Agrimensura per il suo contegno scorretto durante le lezioni, per le parole triviali pronunciate, per la minacciosa frase rivolta ad un insegnante che l’aveva invitato ad uscire di classe (“Esco, ma te le suono”). Viene sospeso dalle lezioni no al termine dell’anno scolastico ed escluso da tutti gli esami della sessione estiva.
1920
• 28 Maggio. Il prof. Righini fa una dettagliata relazione su un comizio tenuto dagli studenti per protesta sulle cause che portarono al con itto di Roma nei giorni precedenti. Elogia vivamente il sentimento patriottico mani-
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festato dagli studenti che hanno stigmatizzato l’opera anarcoide ed estremista. Al comizio parlarono molti studenti che stilarono un ordine del giorno in cui si auspicava l’astensione dalle lezioni il giorno 29. Lo stesso prof. Righini propone di lasciare liberi coloro che avessero voluto assistere alle lezioni e riferisce al Consiglio dei Professori di avere opportunamente avvisato il Questore e la Prefettura, augurandosi che fosse inviato qualche agente per evitare che all’entrata nell’Istituto non fossero avvenuti disordini.
1921
• 31 Ottobre. Alle ore 14 il Preside comunica al prof. Virgili, ordinario di ragioneria, una nota ministeriale per cui il giorno immediatamente successivo è trasferito a Mondovì. La disposizione innesca una polemica stando a “Libertà” che riporta un articolo del preside del Liceo, Luigi Massaretti, in cui si fa presente che già il preside Ciabò nelle note informative “si era ri utato di dichiarare ottima la condotta morale e civile del Virgili a causa delle sue note simpatie al Fascismo”. • 15 Novembre. Molte le necessità dell’Istituto che vengono elencate: i locali non sono adatti alla popolazione scolastica; va rifatta la pavimentazione nei corridoi e nelle aule; manca un locale per l’archivio e la palestra ginnastica “per cui gli alunni devono camminare per raggiungere la lontana palestra e questo è un grave inconveniente, sia per perdite di tempo, sia per il freddo e il fango della stagione invernale”; manca, al 2° piano, un gabinetto per il Preside af nché possa controllare meglio gli alunni; l’ingresso dell’Istituto va migliorato; sono insuf cienti l’aula di topogra a e quella del prof. Giacomelli, dato il numero elevato di alunni. Manca una bidella per le alunne. Circa un podere per l’esercitazione pratica agraria, si è già interessato il prof. Righini il quale spiega
che le aree aventi i requisiti rispondenti a quel genere di esercitazioni sono 4 e una è meglio delle altre tre. Riguardo le “passeggiate scolastiche”, il Preside chiede se vi sono professori che possono coadiuvare l’insegnante di ginnastica e dichiara che egli vi interverrà sempre”. Si rendono disponibili i proff. Trenchi, Garcin, Ballerini, Banzi.
• 24 Novembre. Il Consiglio dei Professori si è riunito per essere informato su quanto successo in seguito all’omicidio di Castel San Giovanni [Si trattava dell’uccisione di Ercole Mainardi e del ferimento di Luigi Lommis, entrambi fascisti]. Alcuni giovani studenti, a nome del Fascio Studentesco, avevano chiesto di chiudere la scuola in segno di lutto. Il Preside aveva risposto che non intendeva creare un precedente. Se qualcuno avesse voluto partecipare al funerale lo poteva fare, giusti cando poi l’assenza. Ma voleva che l’Istituto stesse fuori dalla politica, e rilevava come fosse preoccupante il fatto che il Fascio volesse sempre ingerirsi nell’Istituto il quale doveva essere del tutto estraneo ai partiti.
1922
• 19 Gennaio. “Non va assolutamente permesso agli alunni di portare armi in classe”. • 2 Febbraio. Il prof. Ortensio Pierantozzi, uscendo dall’Istituto, venne avvicinato dall’ex alunno Bionda che gli chiese spiegazioni di una frase pronunciata in classe, frase che il Fascio, (a cui il Bionda apparteneva), non avrebbe voluto fosse pronunciata. Accompagnavano il Bionda alcuni fascisti che rivolsero parole di minaccia al professore, presenti i proff. Garcia e Conti. Il prof. Pierantozzi rispose al Bionda di non essere tenuto a dare soddisfazione a lui di queste cose per strada, si recasse all’Istituto. Il Preside riferisce che il Bionda e poi il cav. Carini, segretario del Fascio, andarono da lui a lamentare che il prof. Pierantozzi aveva pronunciato parole ritenute offensive. Quest’ulti-
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giovane storia
lunga,
mo insistette nell’affermare che la frase incriminata fraintesa suonava così: “Allora i fasci consolari erano il simbolo dell’autorità dello Stato, adesso sono il simbolo di un partito il quale, mentre potrebbe essere un movimento ideale, recluta della gente che trascende ad atti di delinquenza”. “Col ragionamento il Preside riuscì a calmare quei signori”.
• 20 Febbraio. La II C, da un po’ di tempo, si lamenta che l’aula è fredda. Il Preside ha scritto in merito al Municipio che sarebbe necessaria una stufa in classe. (Anche gli studenti sono andati in Municipio a protestare).
• 2 Maggio. Per la bandiera dell’Istituto la sottoscrizione fra gli alunni aveva fruttato 430 Lire. Per l’inaugurazione del vessillo – se non si fosse fatto avanti qualche professore – il Preside era disponibile a tenere una conferenza in quella che avrebbe dovuto essere una vera e propria festa.
• 10 Maggio. L’argomento più importante trattato dal Consiglio dei Professori riguarda l’atteggiamento minaccioso dei Fascisti contro il prof. Pierantozzi per frasi da lui pronunciate all’inaugurazione della bandiera dell’Istituto e interpretate come offensive al Fascio. “Si faceva una festa che doveva signi care concordia e invece si è avuto questo epilogo imprevisto” lamentava il Preside, il quale aggiunse che il professore aveva peccato d’ingenuità, se credeva che quelle parole “non destassero nulla”, o di cocciutaggine perché quella era una circostanza in cui non si doveva dare adito ad alcun appiglio. Avrebbe dovuto trattenersi, commentava, e qualche collega aggiungeva che il professore era pure stato avvisato di “non toccare nessun partito”. Gli studenti intanto tumultuavano dicendo che il prof. Virgili era stato trasferito perché fascista e che doveva essere trasferito anche il prof. Pierantozzi perché contrario ai fascisti. Al che il Preside aveva risposto che il prof. Virgili era stato trasferito
perché non faceva lezione. L’alunno Ottolenghi, interrogato dal Capo d’Istituto perché gli studenti avessero preso quell’atteggiamento ostile, aveva risposto “Ci è stato ordinato così”. Venne proposto di lasciare 24 ore di tempo ai giovani per pensare, e ai professori per fare opera di persuasione al ne di non rischiare la chiusura dell’Istituto. Dietro richiesta esplicita, si ripeterono le parole che avrebbero scatenato quel putiferio e si misero a verbale: “La tutela del vessillo nazionale spetta soprattutto agli studenti. Essi perciò hanno il diritto e il dovere di custodirlo con la santità delle opere, di impedire che i vagabondi lo prostituiscano e cerchino di coprire le loro miserie col corpo immacolato della Patria”. In teatro un gruppetto di 7 od 8 persone aveva emesso grida ostili; per strada una schiera di studenti, capeggiata da un fascista, aveva gridato parole ingiuriose e uno di loro la frase “Questa volta lo voglio storpiare!”. Il Consiglio convenne che si doveva essere solidali con il collega fatto segno dall’odio ingiusti cato di un partito. • 17 Luglio. Ma per il prof. Pierantozzi non era nita, chè “venne aggredito dall’alunno Bombelli, interno della Sezione Fisico-Matematica”; il Consiglio auspicò che venisse tutelata la dignità e la sicurezza personale dei professori, in special modo del collega, che era stato insultato, preso per una spalla e fatto segno al lancio di un gelato (che fortunatamente non lo colpì). Mentre si procedeva alle operazioni di scrutinio, l’on. Piatti chiese di poter parlare con il Preside; poiché non fu possibile, gli fece consegnare una lettera nella quale diceva di voler parlare a proposito del Bombelli e chiarire che lo scontro fra l’allievo di cui sopra e il prof. Pierantozzi era cosa extrascolastica; che non c’era, da parte del Bombelli, l’intenzione di offendere il professore; “la cosa doveva riguardarsi nei rapporti tra uomo e uomo e non tra alunno bocciato e professore”. Malgrado la
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perorazione dell’onorevole, Giovanni Bombelli fu escluso “all’unanimità” dalla sessione di esami di ottobre di quell’anno.
• Nel nostro Istituto si svolgono gli esami di abilitazione all’insegnamento di stenogra a (sistemi Gabelsberger-Noe e Meschini). Vi parteciparono soprattutto donne nate tra il 1879 e il 1904, per lo più non piacentine. La più anziana era la sig.na Mitterer Anna, nata a Stamberg (Monaco) e abilitata con 235/300 [Di lei è rimasto il diploma nei registri dell’Istituto].
• 3 Ottobre. “Circa la richiesta di cessione di aule dell’Istituto Romagnosi alla Scuola Serale da parte della Reale Commissione della Provincia di Piacenza, sorsero varie dif coltà. Il prof. G.Bernardi, direttore di quella scuola, avrebbe voluto i locali della Scuola Normale che rispondevano meglio allo scopo, ma quel Direttore si opponeva adducendo varie ragioni; e si opponeva anche il Preside dell’Istituto, P. Menzio, aggiungendo che nel “Romagnosi” si trovavano gabinetti scienti ci che contenevano valori e, dato che nel recente passato si erano veri cati tentativi di furti, si negava la concessione”.
• 15 Novembre. Si voleva che il 2° intervallo, tanto al mattino che al pomeriggio, fosse di 10 minuti; ma ciò non era fattibile in quanto gli alunni sarebbero rimasti troppo a lungo nei corridoi. Sarebbe stato possibile se si fosse permesso loro di andare nel cortile, ma la Scuola Tecnica sarebbe stata disturbata; inoltre l’accesso al cortile era troppo stretto e 500 alunni, per passare, avrebbero impiegato troppo tempo. Forse si poteva provvedere in futuro.
• Il Preside decide che i ritardatari del mattino provenienti da Codogno si possono senz’altro accettare in classe “giacché il treno delle 8,16 è abitualmente in ritardo; né, stante la mancanza di case, si possono obbligare gli alunni provenienti da quella linea a pigliare domicilio a Piacenza”.
Il diploma di abilitazione all’insegnamento della Stenogra a, rilasciato a Renata Gagliardi.
1923
• 30 Aprile. “Durante la gita a Milano, gli studenti della IV B si comportarono molto male per cui fu necessario prendere provvedimenti severi a loro carico per evitare che simili incidenti non avessero a ripetersi. Gli studenti Lombardi e Follini, appena giunti a Milano, si eclissarono subito, senza avvertire. Gli altri allievi, condotti a vedere i laboratori dell’”Ufcio Tecnico del Municipio” di Milano, dimostrarono una certa insofferenza anche durante le prove e gli esperimenti cortesemente pre-
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Elenco del personale in servizio presso l’Istituto, tratto dagli Annuari.
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parati dal Direttore del Laboratorio. Inoltre il 26, data ssata per un’altra visita ad impianti, mentre i proff. Righini e Conti erano negli uf ci per prendere gli ultimi accordi, quando con l’ingegnere scesero per avviarsi agli impianti da visitare, del gruppo di studenti che avrebbero dovuto attenderli non ne trovarono che 5. Gli altri erano scappati e si ritrovarono tutti molto più tardi. La grave mancanza meritava una punizione esemplare, sia per la mancanza stessa, sia per l’offesa recata agli insegnanti e per la pessima impressione che gli
studenti avevano dato di sé, dei loro superiori, della scuola a cui appartenevano a quelle autorità milanesi che tanto si erano adoperate per la preparazione e buona riuscita delle prove. “Certo”, osservava il Preside, “che, se le escursioni scienti che davano quei risultati, sarebbe stato meglio abolirle”. [Morale: 5 in condotta a tutti i colpevoli nel 3° trimestre]. • 23 Luglio. Stando al regolamento dello Statuto della Scuola veniva riconosciuto meritevole del conferimento della borsa di studio (consistente in Lire 2.000) lo studente Zoia Dante
La classe 5a B dell’a.s. 1925-26. In alto, a sinistra, il preside Pietro Menzio.
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della IV C; “il conferimento era subordinato alla iscrizione al Corso Superiore di qualche Università”.
• 17 Novembre. Secondo la Circolare Ministeriale, letta dal Preside, si conferiva al Capo d’Istituto la facoltà di portare a 40 il numero degli alunni di ogni classe, “qualora lo consenta la capacità delle aule. La questione riguarda solo l’Istituto inferiore. Molti insegnanti esprimono la loro contrarietà a questo aumento, indicando le ragioni”. Qualcuno obbietta che spesso “le Superiori autorità mettono gli insegnanti nella dolorosa alternativa o di attirarsi l’odio delle famiglie o di approvare disposizioni nocive alla scuola; sarebbe invece auspicabile – e lo si chiede – l’istituzione di un corso parallelo”.
1924
• 2 Febbraio. Durante l’anno scolastico 1923/24 [e nei successivi] al cinema Iris, per gli studenti si tengono proiezioni cinematograche ”scienti che, storiche, educative in numero di sei”.
• Ma alla prima rappresentazione svoltasi il 1° febbraio, sabato, il contegno degli alunni del corso superiore fu “riprovevole e disgustoso oltre ogni dire”. Inoltre, alla ripresa delle lezioni, alle ore 16, non si erano presentati che pochissimi. Purtroppo, a causa del buio in sala, nessun professore aveva potuto identi care i disturbatori, tranne due. Per ovviare a questi inconvenienti viene proposto un altro giorno per le proiezioni e la rappresentazione per i soli alunni dell’Istituto, af nché tutti potessero trovare posto in platea – e non parte in platea e parte in galleria – e i professori fossero in grado di sorvegliare gli alunni ed identi care i disturbatori.
• 24 Aprile. Allo sciopero di alcuni giorni prima, imposto alla cittadinanza dal Fascio –ed esteso agli alunni dell’Istituto – non erano
estranee le mene dei soliti alunni facinorosi, che il Preside aveva sorpreso nelle vicinanze della scuola allo scopo evidente di impedire l’accesso agli altri. La Pubblica Sicurezza, avvertita, aveva presidiato l’Istituto, ma purtroppo, all’ingresso, continuavano a stazionare due individui armati di bastone, “la cui presenza non era di incoraggiamento per chi avesse avuto la buona volontà di non disertare la scuola”.
1925
• 30 Aprile. Si ricordava ai professori che era loro vietato di: ”tenere a pensione gli alunni degli istituti nei quali insegnavano: di dirigere o amministrare convitti o scuole private: di accettare – senza il consenso del Preside – incarichi non commessi dal Ministero della Pubblica Istruzione o dal Provveditore agli studi. Per tutto ciò si faceva riferimento al D.R. del 30 aprile 1924, art. 44.
• 7 Novembre. Per la Biblioteca professori risultano eletti i proff. Carotti e Chabod, per quella degli alunni, la prof. Boddi.
• Gli insegnanti vengono invitati ad attenersi alle norme del R° D. n. 2367 del 1924, specie per quanto attiene al divieto di impartire lezioni private nei locali dell’Istituto. Sono anche pregati di voler collaborare all’Annuario “con qualche monogra a e studio che aggiungano decoro all’Istituto e ne attestino ancor meglio la vitalità”.
• 30 Novembre. I professori del corso inferiore sono invitati a procedere alla nomina della “guardie d’onore delle loro classi, scelte per la continuata attività e diligenza durante l’anno scolastico”.
1926
• 7 Ottobre. Il preside, Pietro Menzio, dopo 40 anni di servizio “non interrotti da un giorno di congedo”, ottiene il collocamento a riposo con il 1° ottobre e “invia un affettuoso saluto ai
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professori dell’Istituto. Al ne di tributargli le dovute onoranze, si costituisce un comitato esecutivo”. Nel corso della seduta si informa che l’Annuario, già predisposto in parte dal prof. Menzio, uscirà nel mese di dicembre; i professori sono invitati a completarlo con relazioni e memorie sulle biblioteche e sui gabinetti scienti ci.
• 10 Dicembre. Il nuovo preside, prof. Emilio Veneroni, nel Collegio dei Professori ricorda che, sebbene in diverse manifestazioni l’Istituto abbia “dimostrato la propria devozione al Regime Fascista, la scuola deve aderire perfettamente e col-
laborare con entusiasmo con l’attuale governo”. E legge una circolare di S.E. il Ministro in cui si ordina alle scuole che si illustri il Prestito del Littorio agli alunni e alle loro famiglie radunate.
1927
• 8 Febbraio. Oltre ai Premi Ferrini, vengono assegnati anche attestati del 1° e 2° grado di menzione onorevole agli alunni che abbiano riportato, rispettivamente, una media di punti 9, 8, 7 e mezzo, e una scatola di compassi al migliore di ogni classe del corso inferiore.
• Si ribadisce ai professori l’obbligo di un’attenta sorveglianza specie durante gli intervalli, “non permettendo mai che, ove l’insegnante non era presente, alunni ed alunne rimanessero insieme nell’aula; nell’aula dovevano rimanere le alunne e gli alunni uscire nei corridoi”.
Anno 1927. Disposizioni del ministro Fedele sulla “tenuta” delle insegnanti a scuola.
• 10 Marzo. Poiché l’Opera Nazionale Balilla era stata eretta in corpo morale, si invitano i professori a voler collaborare “per agevolare il conseguimento dei ni che essa si propone”. Su invito del Ministero deve essere letta in tutte le classi una conferenza a scopo propaganda Aeronautica.
• 16 Giugno. Il preside, dott. Veneroni, è stato ricoverato a Milano in una casa di cura. “Le sue condizioni generali sono estremamente gravi, tanto da far temere una catastrofe da un momento all’altro”.
• 15 Settembre. In apertura del Collegio degli Insegnanti, il prof. Conti ricorda “con commossa parola il compianto preside, Emilio Veneroni, esaltandone la nobiltà d’animo, l’altezza dell’ingegno, l’amore per la scuola, l’infaticabile operosità, il senso estremo del dovere che lo aveva portato a svolgere importanti e delicate mansioni anche quando il male si era scatenato violento”. Invia quindi il saluto del Collegio al nuovo preside, prof. Eugenio Maccaferri “che giungeva preceduto veramente da ottima fama di capo d’Istituto e di inse-
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gnante”. Informa inoltre che il prof. Negri era collocato a riposo dopo 40 anni di servizio e che “era stato esaudito il desiderio – più volte espresso – di ottenere un secondo corso inferiore. “Purtroppo – commenta – è stato soppresso il II corso di ragioneria che, peraltro, in futuro, verrà presto ripristinato perché il doppio corso inferiore non tarderà a renderlo logico e quindi necessario per l’aumento del usso degli alunni”.
• 2 Ottobre. Vengono confermati i bibliotecari: per la biblioteca professori, N. Carotti e F. Chabod, e per quella degli alunni, gli insegnanti Boddi e Miniscoli. Alla ne dell’adunanza il nuovo Preside esprime un pensiero “che sia un viatico pel cammino faticoso che
si dovrà percorrere; e cioè di considerare l’insegnamento come un apostolato, fatto di simpatia verso i giovani e di amore verso la scuola”.
• 14 Novembre. I professori che vorranno dare lezioni private dovranno chiedere la necessaria autorizzazione al Preside. Ferme restando le limitazioni in merito alle lezioni impartite dai professori di ruolo, il preside Maccaferri ritiene di “poter fare qualche giusti cata transazione quando si tratti di lezioni impartite dai professori supplenti o incaricati, sia per l’aleatorietà dell’incarico, che per il numero esiguo di ore per cui essi sono impegnati per la scuola. Resta però inteso che, nell’applicazione di tale principio, si riserva di pronunciarsi caso per caso”.
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Decalogo per gli alunni risalente presumibilmente agli anni Venti.
1928
• 30 Gennaio. Nell’adunanza straordinaria parziale, si prende in considerazione la recente circolare ministeriale che prescrive per i mesi di Marzo ed Aprile delle conferenze geogra che, i cui titoli devono essere trasmessi al Ministero. Si impegnano il preside stesso, Maccaferri, i proff. Carotti, Chabod, Minissale e Finotti; mentre gli argomenti che saranno trattati dagli insegnanti di cui sopra, riguardano vari aspetti dell’Italia in generale, il Mediterraneo e l’Estremo Oriente, quelle del prof. Chabod e prof. Carotti hanno come titolo, rispettivamente “Le Alpi e la loro importanza militare ed economica” e “ La Provincia di Piacenza: produzione, esportazione, emigrazione”. • 16 Marzo. Si esamina la posizione scolastica e disciplinare dell’alunno Domenico Chiodini che, dall’inizio dell’anno, si mostra irrequieto, indisciplinato, maleducato; è stato sorpreso a fare “atti canzonatori verso la prof. Aroldi”, a “frugare nelle tasche dei paletots dei compagni”, ecc. . Inoltre il suo pro tto è molto scarso. I professori lo de niscono incorreggibile; nonostante le ammonizioni e le varie sospensioni comminate, è “un tormento per l’insegnante ed i compagni vicini”. Dopo ampia discussione, l’alunno viene sospeso dalle lezioni per tutto l’anno scolastico.
• 12 Maggio. Il Preside, nell’imminenza della venuta a Piacenza del Re, prega la Deputazione Provinciale “pel decoro dell’Istituto e della città, di voler provvedere alla riparazione ed alla pittura del portone e della cancellata esterna che si trovano in condizioni di cattiva conservazione e di poco decoroso aspetto”.
• 26 Maggio. La scolaresca è invitata per il giorno successivo – 27, domenica – a presenziare alla cerimonia per l’inaugurazione del Monumento al Pontiere alla presenza di S. M. il Re. Il Preside esprime la certezza che l’Istituto non si mostrerà da meno delle altre scuole
nel contegno disciplinato e corretto e “nello schietto entusiasmo per il re Vittorio Emanuele, primo soldato d’Italia”.
• 6 Giugno. In vista degli scrutini e degli esami nali, il Preside raccomanda vivamente agli insegnanti che, nel giudicare i giovani, “si ispirino a sentimenti di benevolenza e non si dimentichino che essi giudicano anche i risultati e l’ef cacia dell’opera propria”.
• 4 Luglio. Il Provveditore agli Studi dell’Emilia-Romagna informa che il Ministero della P. I. consiglia vivamente di prendere a cuore, con un’iniziativa più personale “l’istituzione degli Avanguardisti perché essa non sfugga di mano ai Presidi e perché può essere un ottimo strumento per una riforma della disciplina scolastica”.
• Settembre. Il N. H. Vittorio Tadini Alberici, già “alunno esemplare dell’Istituto Tecnico, morto il 28 agosto 1928, ha lasciato la sua tenuta di Gariga, di 100 ettari circa, alla Cattedra Ambulante di Agricoltura della Provincia di Piacenza per farne una Stazione Sperimentale di Agricoltura”.
• 16 Settembre. Fra i professori trasferiti in altra sede è anche Federico Chabod.
• 12 Dicembre. Il Ministero della Pubblica Istruzione invita a limitare l’attività pubblicistica dei Presidi e dei Professori per evitare che essa torni a svantaggio della Scuola.
1929
• 6 Aprile. La Segreteria Provinciale di Piacenza del Gruppo Nazionale Fascista Scuola Media, informa che è concesso lo sconto del 5% a chi acquista la magistrale opera di Chiurlo “Storia della Rivoluzione Fascista”. La si raccomanda vivamente per la propaganda. Nell’occasione si segnala pure l’opportunità che, nelle proposte di commissari per gli esami di Stato, siano omessi coloro che non hanno chiesto l’iscrizione al Gruppo. Questo “…per evitare
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contrastanti designazioni ed inutile carteggio. Deferenti saluti fascisti. Il Segretario Provinciale del G.N.F.S.M., L. De Regibus”. • 4 Giugno. A nome della scuola e dei professori, il Preside rivolge un saluto cordiale e affettuoso al prof. Bordi che lascerà quest’anno, per limiti di età, l’insegnamento, nel quale per un quarantennio si è impegnato con zelo e affetto, così come per lunghissimo tempo “ …si è prodigato per la scuola, ond’egli sarà da tutti sempre cordialmente ricordato”. Dopo gli applausi che “accolgono le parole del Preside, ringrazia – applaudito – il prof. Bordi, il quale assicura “ch’egli serberà perenne e affet-
tuoso ricordo della scuola e dei colleghi”. • 15 Settembre. Il Liceo Scienti co [che ha sede nel nostro edi cio] chiede tre aule, ma il Preside risponde di non poter dare la propria adesione ad una cessione di locali che egli ha trovato attribuiti all’Istituto e considera strettamente necessari al suo funzionamento. Anche i professori li ritengono “appena suf cienti”.
1930
• 7 Gennaio. Testo del telegramma inviato dal preside Maccaferri in occasione delle nozze delle “Altezze Reali, Umberto e Maria di Savoia, Roma: Nel cielo della Patria due stelle
Anni Trenta. Esercitazione antincendio dei Vigili del Fuoco davanti al “Romagnosi”.
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si congiungono, annunziando la più splendida aurora”.
• Luglio. Dalla relazione nale: “ Il nostro Istituto ha partecipato con alto senso patriottico a tutte le solennità patriottiche e fasciste che si sono svolte quest’anno a Piacenza”.
• 2 Settembre. Il preside Maccaferri scrive a S.E. il prefetto di Piacenza, Carlo Tiengo, “Avendo letto sul Bollettino dell’O.N.B. del motto latino che deve essere proposto per le statue offerte dalle Province pel Foro Mussolini, mi permetto di presentare e sottoporre al suo giudizio un motto per la provincia di Piacenza: “Dominus cum Fortibus”, cioè “Dio è con i forti” (che gli pare intonato agli alti ni dell’opera monumentale fascista).
1931
• 2 Gennaio. Con la Circolare Ministeriale del 17 dicembre 1930 viene disposto lo svolgimento di un tema su “La Crociera Aeronautica Transatlantica”.
• 11 Marzo. Al Preside del R° Istituto Tecnico, Piacenza. Dal Ministero della P.I. (telegramma) “Mi viene riferito che le SS.LL. avrebbero ricevuto invito da parte dei direttori di taluni periodici di formulare apprezzamenti circa disegno di legge relativo riordinamento istruzione tecnica. Stop. Ritengo super uo ricordare SS.LL. che est loro dovere non corrispondere tale invito, non essendo ammissibile che funzionari facciano apprezzamenti circa provvedimenti promossi dal Governo. Stop. In ogni modo attendo assicurazione telegra ca al riguardo. Ministro Educazione Nazionale. Firmato Giuliano”.
“Ministero Educazione. Roma. Nessuna risposta diedi a richiesto parere riforma promossa Ministero. Maccaferri Preside Istituto Tecnico”.
• 7 Maggio. Il sottosegretario R. Ricci chiede di conoscere la popolazione scolastica del
corrente anno, distinta per sesso e il numero dei tesserati ripartiti nelle quali che di Avanguardisti, Balilla, Giovani e Piccole Italiane in quanto la iscrizione della gioventù all’Opera Nazionale Balilla ha un particolare valore morale ed assume importanza sempre maggiore. Chiede anche che gli si comunichi l’entità numerica dell’ulteriore tesseramento che si prevede di poter raggiungere, entro il 30 giugno prossimo, mediante il suo autorevole interessamento.
• 30 Maggio. Al Concorso Dux partecipano ben 15 alunni.
• 9 Giugno. Il Consiglio di classe ha preso in esame il rapporto del Direttore Ginnico Sportivo Provinciale O.N.B. Cataldo Alfredo riguardo all’alunno R. A. e alla sua grave mancanza durante il saggio ginnico del 4 giugno [“una smor a “cretinesca” alle di lui spalle, che l’allievo attribuì invece al fatto di aver contenuto “un rutto” a bocca chiusa”] ritenuta atto di ineducazione e di insubordinazione. All’allievo, malgrado la sua difesa e giusti cazione, viene assegnato 5 in condotta nello scrutinio nale, che lo esclude dalla prima sessione d’esame.
• 14 Giugno. “Per disposizione delle superiori Gerarchie politiche tutti gli studenti e studentesse dei corsi superiori vengono inquadrati a anco del Gruppo Universitario Fascista. Per l’anno in corso la quota di iscrizione è di lire 0,20 che verrà prelevata dal deposito-studenti del presente anno scolastico. La nuova organizzazione si deve considerare in linea immediatamente”.
• In questi mesi, nei documenti del “Romagnosi”, si accenna spesso al “momento delicato che la Patria sta attraversando e all’aspra battaglia che essa deve combattere contro la crisi economica che angustia anche l’Italia”.
• 30 Giugno. La Prefettura di Piacenza trasmette al Preside una copia della pubblicazione redatta dal Ministero dell’Interno dal titolo
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“L’offesa aerea ed i mezzi di protezione” che servirà di guida per conferenze, corsi di istruzione, articoli di giornali e di riviste, per brevi corsi da svolgersi nelle scuole, nelle of cine, ecc. allo scopo di “effettuare una bene intesa ed attiva propaganda”. La lettera di accompagnamento spiega che la “propaganda deve proporsi di: preparare moralmente la Nazione in ogni strato sociale ad affrontare con animo virile e con perfetta disciplina il pericolo dell’offesa aerea nell’eventualità di un con itto: deve convincere sulla necessità della difesa contraerea in modo da indurre la collettività a predisporre le difese comuni ed i singoli a provvedere per proprio conto alle difese individuali: deve diffondere tra la popolazione civile le nozioni più elementari sulla possibilità di azione degli aerei: deve invogliare i cittadini ad aiutare nanziariamente le istituzioni e curare la preparazione di taluni provvedimenti di diretta difesa”.
• Il presidente dell’Opera Nazionale Balilla, dott. Edgardo Franzanti fa presente che ben 60 alunni dell’Istituto non compaiono nelle organizzazioni O.N.B.
• 24 Luglio. Il Ministro dell’Educazione Nazionale (e con lui, il Provveditore agli Studi dell’Emilia, dott. Crocioni) si compiace con l’ing. G. Conti per l’attività svolta con la costruzione della chiesa del Corpus Domini di Piacenza e della Casa dei Mutilati ”della cui Associazione egli si è reso benemerito con l’opera disinteressatamente prestata”.
1932
• 22 Aprile. Il Provveditore agli Studi dell’Emilia si compiace che l’insegnamento della religione si sia svolto, nel decorso anno scolastico, senza inconvenienti di sorta.
• 2 Maggio. La Federazione Provinciale Fascista di Piacenza comunica al Preside che nulla risulta a carico dei professori dell’Istituto Tecnico circa la loro condotta politica.
1934
• 18 Febbraio. Nelle scuole inizia l’insegnamento della cultura militare.
• 24 Settembre. Testo del telegramma inviato dal Preside per la nascita di Maria Pia di Savoia “Nel cielo della Patria sorge una nuova stella, annunziando la più splendida aurora”.
• Dicembre. “Il prof. Giuseppe Medici del nostro Istituto è nominato professore di Economia Agraria al R° Istituto Superiore Agrario di Perugia”.
1935
• 13 Giugno. Il vice-preside G. Conti ricorda che con il 16 settembre prossimo il preside Maccaferri andrà in pensione per limiti di età e si “augura che egli voglia in ottobre accogliere l’invito n d’ora rivoltogli di tornare a Piacenza fra i suoi professori che vogliono manifestargli tutto il grande rimpianto con cui lo vedranno abbandonare la scuola”.
• 14 Luglio. “L’alunno F. C. della II Commerciale, durante la prova scritta di matematica, avendo chiesto di andare al gabinetto, ha contravvenuto all’ordine di non discendere le scale; facendo forza all’ingiunzione del bidello di servizio è anche uscito dall’Istituto. Sorpreso nel risalire le scale dal Preside, questi gli annullò la prova e l’allontanò dall’Istituto deferendolo alla Commissione Esaminatrice che, riunitasi, dato il carattere di particolare gravità, oltre ad annullare la prova di matematica, in isse all’alunno l’esclusione dal proseguimento delle prove nella prima sessione”.
• 17 Settembre. Il prof. Cherchi viene nominato preside supplente dopo il pensionamento del prof. Maccaferri il quale rivolge un commosso discorso di congedo dalla scuola e dai colleghi, terminando con l’ ”auspicio che la Madre Patria abbia un felice e glorioso avvenire”. Rivolge anche un saluto agli alunni con un messaggio che viene af sso all’Albo dell’Istituto.
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1936
• 7 Gennaio. L’alunno P. L. della II A, di nascosto, ha segnato dei 7 e 8 – che non ha meritato – sul registro del prof. Alcide Rossi. Il colpevole (che ha pienamente confessato), ha chiesto scusa, dicendosi pentito; in vista di questo, della precedente buona condotta dell’alunno e del fatto che una grave punizione nuocerebbe seriamente ai suoi studi, viene sospeso per 5 giorni dalle lezioni e gli è assegnato 6 in condotta per il I trimestre.
• 8 Maggio. Il giorno 10 alle ore 10,30 i professori sono invitati a radunarsi all’Istituto Magistrale per partecipare ad una funzione in
suffragio dei morti in Africa Orientale. E’ raccomandata la presenza di tutti, possibilmente in divisa fascista.
• 10 Novembre. “Il Provveditore fa presente la necessità di più intense esercitazioni d’italiano, specialmente nel corso inferiore, al ne di ottenere dai giovani un pieno dominio della forma italiana, il cui difetto è frequentemente lamentato anche dalle commissioni esaminatrici”.
• Circa la cultura fascista, si sottolinea la necessità di far conoscere agli alunni soprattutto le innovazioni introdotte dal Fascismo nell’ordine costituzionale, sociale ed economico.
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Alunne impegnate in lavori di arte applicata.
La 3a B dell’a.s. 1937-38. Al centro il preside Conti.
1937
• 4 Gennaio. Il nuovo preside ing. G. Conti (già insegnante nell’Istituto) illustra le linee del suo programma che riguarda la disciplina degli alunni, le assenze, i problemi relativi all’edi cio e il suo funzionamento.
• 28 Gennaio. Il maggiore Predazzi, e i proff. N. Carotti, A. Rossi, P. Finotti sono incaricati dell’insegnamento di cultura militare, “una cultura nuova, ma di fondamentale importanza
per la preparazione del cittadino-soldato e che esige un coordinamento con le altre discipline per meglio raggiungere i ni proposti dai programmi ministeriali. Pertanto si leggono le direttive impartite dal Ministero”.
• 2 Febbraio. Circa le manifestazioni esterne alla scuola e le adunate, gli alunni, prima di incolonnarsi fuori dall’Istituto, devono essere radunati nelle classi e fatto l’appello. Durante l’intervallo va intensi cata l’assistenza, al
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ne di impedire che gli alunni scorrazzino per i corridoi o si muovano scompostamente nel trasferirsi da un’aula all’altra.
• 10 Novembre. Il gagliardetto “approntato in ottemperanza alle disposizioni ministeriali, offerto dagli insegnanti, sarà benedetto domenica prossima alle ore 8,30 nella chiesa di San Sepolcro con una solenne cerimonia alla quale parteciperanno anche il Ginnasio Liceo e forse la Scuola di Avviamento “A. Genocchi”. In quel giorno tutti gli insegnanti ed alunni dovranno essere in perfetta divisa fascista”.
• 18 Novembre. Alunni “vivaci”, ma non cattivi d’animo, insolentirono l’alunno F. della stessa classe perché si ri utava di dar loro il pallone per il gioco del calcio, gli gettarono contro dei sassi che non lo colpirono, ma lo impaurirono e in ne, per ischerzo, lacerarono con un pugnale il suo cappello. A quei discoli viene assegnato 5 in condotta.
• “Ogni insegnante dovrà commemorare brevemente l’aspetto economico [delle Sanzioni], la resistenza italiana, gli avvenimenti più gloriosi che a quella data seguirono”.
1937/38
• Nel corso dell’a.s. da registrare la molteplice attività parascolastica: le radioaudizioni, i concerti al Liceo Nicolini (per l’educazioni musicale), i corsi facoltativi di lingua, la partecipazione a sodalizi e a Istituzioni diverse (Dante Alighieri, Croce Rossa Giovanile, Lega Navale Italiana, Consociazione Turistica Italiana, Campagna antitubercolare, Corso di preparazione per la difesa antiaerea, Battaglia per l’autarchia, Difesa della razza, ecc.). Molti e generosi i contributi per le opere assistenziali.
• Aprile. Viene rmato con la ditta Radio Marelli il contratto per l’impianto radio nell’Istituto: “22 aule tra comuni e speciali saranno collegate con la presidenza in modo da rice-
vere le radiotrasmissioni dell’EIAR, ascoltare riproduzioni di dischi, la parola del Preside e di altri oratori… ”. Il primo giorno di vacanza inizieranno i lavori che saranno condotti “con ritmo fascista”.
• 13 Maggio. Nella seduta per i libri di testo, “nella classe inferiore A, Le veglie di Neri di R. Fucini vengono sostituite con La Guerra d’Etiopia di Badoglio, libro d’attualità che rende partecipe la scuola della vita della nazione”. Invece, nella 4a Geometri, al posto dell’antologia mussoliniana curata dal Giuliano, si adotta Mussolini, spirito della Rivoluzione Fascista, a cura di E. Spinetti “perché più ricco di passi, tratti dai discorsi del Duce anche recenti, provvisto di ottime note, meglio adatto a dare ai giovani un’idea precisa della dottrina fascista”.
• 15 Settembre. Il problema attuale più urgente è quello della “difesa della razza” nella scuola. Il Preside, illustrata l’importanza delle disposizioni governative, si sofferma in modo particolare su quelle emanate dal Ministero dell’Educazione Nazionale in rapporto ai testi scolastici e agli insegnamenti. Avverte che tutti i libri di testo, già adottati e in uso nella scuola di autori ebrei, devono essere immediatamente sostituiti con testi di autori ariani: che gli alunni di razza ebraica sono espulsi da tutte le scuole: che parimenti, dal 16 ottobre sono esclusi gli insegnanti non ariani e che, ad ogni modo, essi debbono, da oggi stesso, essere allontanati dalla scuola. Invita i professori a dichiarare se fra essi ci sia qualche non ariano e ciascuno afferma, sulla propria precisa responsabilità di essere ariano. Continua quindi avvertendo che nell’insegnamento, da allora in poi, il problema della razza deve essere ritenuto preminente. Poiché esso è trattato nel modo più ampio dalla rivista La difesa della razza, il Preside, mentre informa che ha già abbonato la Presidenza e la Biblioteca dei professori, raccomanda vivamente agli insegnanti
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di volersi abbonare personalmente. Nel tempo stesso esorta tutto il personale insegnante a saper sfruttare ogni occasione al ne di formare una vera e propria coscienza razzista nei giovani. “Più tardi egli spera di formare un programma di conferenze e di conversazioni con la collaborazione dei professori di scienze in particolar modo. Ad ogni modo – conclude – n dall’inizio del nuovo anno scolastico si affronterà energicamente la soluzione del problema razzista nei riguardi dell’educazione, in linea con le disposizioni del Ministero dell’Educazione Nazionale”.
• 17 Ottobre. “Gli insegnanti tengano sem-
pre presente le direttive date per radio dal Ministero dell’Educazione Nazionale di non dimenticare mai nel loro insegnamento il trinomio: Impero, autarchia, difesa della razza. Si rammentino le disposizioni impartite già nello scorso anno scolastico sull’uso del voi e del tu e se ne caldeggia la precisa esecuzione”.
• 14 Dicembre. Si raccomanda: l’abbonamento alla rivista La difesa della razza: di non trascurare alcuna occasione per educare nei giovani una coscienza autarchica: e di leggere la Circolare Ministeriale n. 6352 riguardante “lo spirito e lo stile fascista”.
Anno 1938. Gli alunni schierati in divisa fascista davanti all’Istituto nel corso di una manifestazione.
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1939
• 6 Marzo. Gli alunni hanno inscenato, per celebrare la nomina del nuovo ponte ce, Pio XII, una dimostrazione che ha assunto carattere di arbitrarietà perché fatta in ore di scuola; vi ha partecipato la maggior parte degli iscritti. Esaminati i fatti, il Preside ricorda le recenti manifestazioni poste in essere dagli studenti di tutti gli istituti cittadini per le rivendicazioni italiane e in occasione della presa di Barcellona ed afferma – non per giusti care, ma per spiegare – “che gli alunni impulsivi, pronti ai facili entusiasmi e di scarso discernimento, hanno ritenuto di poter ripetere anche per
l’assunzione di Pio XII ciò che avevano fatto nelle precedenti occasioni”. Il corteo, partito dalle Magistrali, si era poi portato al vescovado dove “fu ricevuto, prima, da mons. Mondini, poi da S. E. il Vescovo che impartì la richiesta benedizione esortando gli studenti a compiere il loro dovere scolastico”.
• 26 Aprile. Nel Consiglio dei professori si commenta la riforma compiuta negli ordinamenti scolastici mediante la recente Carta della Scuola e ci si sofferma in particolar modo sull’istruzione tecnica. Si passa poi a trattare i rapporti fra la Scuola e la G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio), che devono essere costanti
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Lavori di costruzione di una conigliera da parte dei fututi geometri.
e strettissimi, e la propaganda riguardante il problema della razza che deve continuare.
• 15 Settembre. Dalla circolare della Presidenza del Consiglio si evince il divieto della stretta di mano e le disposizioni riguardanti l’uso del voi e del tu.
• Non si introducono cambiamenti nell’Istituto in vista della prossima attuazione del nuovo ordinamento scolastico. Si richiamano ancora una volta le disposizioni riguardanti la difesa contro gli aggressivi chimici.
• 16 Ottobre. Al termine della seduta del Consiglio generale, il Preside si augura che il lavoro possa continuare tranquillo sino alla ne dell’Anno Scolastico e che l’Italia, pur tutelando fermamente i suoi interessi, possa rimanere fuori dal con itto. “Ad ogni modo – conclude – noi siamo pronti a fare il nostro dovere dentro e fuori dalla scuola”.
• 10 Novembre. Per l’attività del sabato fascista è stato stabilito che, nel pomeriggio del sabato, i giovani af uiscano, in divisa, alla scuola dove, dopo l’appello e la registrazione delle assenze, saranno avviati sotto la direzione di un istruttore della GIL, e accompagnati da alcuni professori della scuola, alla Casa della GIL. In caso di cattivo tempo, gli allievi saranno trattenuti a scuola dove gli insegnanti a ciò designati, svolgeranno conversazioni sulla cultura fascista, sulla storia d’Italia e di Roma soffermandosi in particolare sulle vicende più recenti.
• 19 Dicembre. Vengono scelte tre classi per ogni sezione (Ragionieri, Geometri) per gli esperimenti di lavoro; la III inferiore B, prevalentemente femminile attenderà a lavori di cucito, di taglio, di maglieria, di cuoio e sbalzo. La III Commerciale sarà divisa in due gruppi, di cui uno addetto alla falegnameria per tre ore la settimana nella Scuola Coppellotti; un’altra, con la classe del corso Geometri, divisa in due o tre squadre, farà lavori agrari e di muratura.
L’inizio dei corsi avverrà dopo le vacanze natalizie.
• Per disposizione delle autorità superiori il corso di protezione antiaerea sarà ripreso, intensi cato e af dato ai proff. Chessa, Conti, Carnemolla, ai professori di lettere per le prime classi del corso inferiore e di scienze per le superiori.
• Inoltre, sempre per disposizioni superiori, sarà portato a termine il riordino delle Biblioteche dei professori e degli alunni dalle quali saranno “sollecitamente eliminati gli autori ebraici”. Si comunica inoltre che gli alunni hanno fatto una cospicua offerta per i richiamati: che i giovani sotto la guida dei professori Finotti e Massari “dovranno imparare bene gli inni per dopo le vacanze natalizie e continuare la propaganda per la raccolta del ferro”.
1938/39
• Anche quest’anno, per l’attività parascolastica sono da registrare le partecipazioni a celebrazioni diverse: Anniversario della Marcia su Roma, manifestazioni per la vittoria in Africa Orientale Italiana, il “profetico discorso” di Milano, la morte di Arnaldo Mussolini [fratello del Duce], la giornata della fede [nuziale alla Patria], la proclamazione dell’Impero, le legittime aspirazioni dell’Italia: Corsica, Dalmazia, Savoia, ecc, concerti e la festa degli alberi. Si sono svolte, come da programma, le esercitazioni pratiche e sono stati limitati i viaggi, sostituiti in parte da diverse visite ad aziende commerciali, industriali, rurali della città e della provincia, ad opi ci, caserme, depositi.
1940
• Nell’anno scolastico sono stati raccolti 10 quintali di rottami metallici e offerti 661 libri per i soldati; “durante le esercitazioni di lavoro delle alunne furono confezionati e inviati ai combattenti: 7 panciotti, 7 passamontagna, 3
217 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
ventriere e un paio di calze. Non si poté fare di più per la dif coltà di trovare sul mercato la materia prima. Diversi alunni, poi, tennero corrispondenza attiva e patriottica con i combattenti. Il corso di preparazione per la difesa antiaerea fu quest’anno particolarmente curato in tutte le classi con orario settimanale sso”.
• Sono continuati gli esperimenti di lavoro; per i maschi, in muratura, agricoli, falegnameria, di fucina; per le femmine: di arte applicata, femminili, di maglieria, etc.
Il Preside stabilisce che il corso di lavoro femminile durerà solo no all’esaurimento dei lavori cominciati. Il corso di cultura militare sarà sospeso non appena nite le 30 ore di insegnamento stabilite dall’ordinanza ministeriale. Tutti dovranno sostenere l’esame del corso (da cui ovviamente sono escluse le donne). “Premesso che il sentimento di tutto il corpo insegnante, nel glorioso momento attuale della Patria, è quello di tutti gli Italiani, il sig. Preside deplora l’assenza dalle lezioni di alcuni giorni prima di molti alunni che hanno disertato la scuola col pretesto di dimostrazioni patriottiche intempestive, nel momento in cui più dovevano sentire il loro dovere. Gli alunni promotori dello sciopero e di violenze ad alunni che volevano intervenire alle lezioni, e colpevoli di maltrattamenti, vengono sospesi per alcuni giorni; per quelli che hanno scioperato si stabilisce la diminuzione di due voti di condotta nello scrutinio nale”.
• 17 Aprile. Presso l’Istituto esistono solo 4 maschere antigas che servono per il Preside e i due impiegati di segreteria. Ne occorrerebbero altre 41 per i 36 insegnanti di ruolo e i 5 bidelli. Sarebbe poi bene che ne fossero fornite anche altre 4 per gli assistenti.
• 9 Giugno. Al termine del Consiglio dei professori il Preside si alza, imitato subito da tutti i professori e ricorda con vibranti parole il sentimento col quale si è compiuto il lavoro
durante l’anno scolastico e “l’augusta attesa del momento in cui il Duce chiami all’azione i maggiori destini dell’Italia. Conclude proponendo l’invio al Duce di un telegramma così concepito: “Duce Mussolini, Roma. Professori e alunni del R° Istituto Tecnico Romagnosi, chiudendo l’anno scolastico, inneggiano a Voi, Duce, sempre pronti dovunque ai vostri ordini per le maggiori fortune della Patria. Preside Conti”. I professori approvano la proposta con acclamazioni.
• 13 Settembre. Il Preside, aperta la seduta, “manda un saluto al Re, al Duce e ai combattenti tutti dell’aria, del mare e di terra e trae dalle prove già felicemente sostenute auspici di vittoria”. Comunica quindi che i proff. Massari, Alfredo Conti e Melotti sono richiamati alle armi da alcuni mesi e che alcuni alunni della nostra scuola (che speci ca nominativamente) si sono arruolati come volontari nei battaglioni della GIL mantenendo sempre la corrispondenza col Preside. Ai professori e ai giovani alle armi il Preside invia il saluto e il fervido augurio dei professori e della scuola. Comunica inoltre che altri insegnanti hanno dato la loro opera in diversi campi della mobilitazione civile e dell’assistenza. Di ciò si compiace, si dichiara orgoglioso e mentre ad essi esprime il suo ringraziamento di capo d’istituto, “si dichiara soddisfatto di tutto il corpo insegnante il quale, in quest’ora storica si mostra veramente all’altezza della situazione”. Rammenta poi che nessuno deve assentarsi dalla città nemmeno per un giorno senza avere prima l’autorizzazione del Preside. Passa quindi a leggere il telegramma del Ministro Bottai del 25 luglio u.s. che comunica il compiacimento e l’elogio del Duce per tutti coloro che, nella scuola, hanno dato e danno la loro opera per la mobilitazione delle forze nazionali. Aggiunge da ultimo che le Circolari Ministeriali del 7 agosto e del 7 settembre raccomandano di leg-
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una lunga, giovane storia
Laboratorio di cucito.
gere nelle scuole la “Storia della Rivoluzione Fascista” di Roberto Farinacci.
• 16 Ottobre. Il Provveditore desidera che i professori assistano alle conferenze del sabato fascista e a tutte le manifestazioni culturali promosse dall’Istituto Fascista di Cultura.
• 13 Novembre. Per la propaganda relativa alla “difesa della razza” si esortano gli insegnanti a non dimenticare ciò che è stato raccomandato in proposito nel 1938 e nel 1939; si dispone inoltre che gli insegnanti di lettere facciano, alla ne dell’anno, una relazione da presentarsi al Preside intorno all’opera di propaganda svolta sia su questo argomento, sia sull’autarchia.
• In tema di esperimenti di lavoro si sono avuti buoni risultati che si intensi cheranno nell’anno scolastico in corso, ossia giardinaggio e maglieria per le classi femminili, di muratura e agricoli per le maschili. Saranno poi ampliati e intensi cati gli esperimenti di lettura individuale e si ripeterà il corso di protezione per la difesa antiaerea. Si raccomanda agli insegnanti di interessare gli alunni all’acquisto della “Storia della Rivoluzione Fascista” di R. Farinacci e continuare l’illustrazione della “Carta della Scuola”.
1941
• “Nella scuola delle Dame Orsoline le al-
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Lavori di falegnameria.
lieve eseguirono lavori di cucito e ricamo, di rammendo, di maglieria, di trasformazione di indumenti vecchi di casa; quando si poté, si raccolse lana per realizzare diversi lavori a maglia per i combattenti: guanti, calzettoni, farsetti, ecc.. In tutto vennero inviati 44 capi ai combattenti e raccolti, e offerti, 52,660 kg di lana”.
• 6 Maggio. Nel Consiglio Generale vengono commemorati “con commosse parole” il defunto professor Chessa (morto il 3 gennaio a Piacenza) e il tenente Gazzetta, gloriosamente caduto nel febbraio sul fronte greco. Si raccomanda agli insegnanti di vigilare perché i
giovani portino sempre il distintivo della GIL; loro stessi hanno l’obbligo di indossare la divisa fascista tutte le volte in cui la devono indossare gli studenti. Si ssano anche i termini entro cui vanno presentate le relazioni, specie quelle sulla difesa antiaerea, sulla difesa della razza, ecc.. Gli insegnanti sono invitati a fare propaganda a favore della Colonia Barbiellini e del Gruppo di Azione Nizzardo, di recente costituito a Piacenza. La seduta si chiude inviando un “memore pensiero ai soldati caduti, e un vibrante augurio ai combattenti di tutte le armi ed elevando il pensiero al Re e al Duce”.
• 25 Luglio. Per la pubblicazione del libro di
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B. Mussolini “Parlo con Bruno” [il glio del Duce precipitato a Pisa col suo aereo], gli alunni hanno raccolto 412,50 lire.
• 5 Ottobre. Il Federale comunica all’Amministrazione Provinciale di Piacenza – da cui poi al “Romagnosi” – quanto segue: “Vi sarò molto grato se vorrete, come per il passato anno, cortesemente disporre perché tutto il personale dipendente (impiegati e salariati) abbia tesserarsi all’Opera Nazionale Dopolavoro. La trattenuta relativa (L. 8,50 annue) dovrebbe essere effettuata sugli stipendi del mese di ottobre”.
• 24 Ottobre. Vengono date le disposizioni relative al funzionamento delle lezioni in occasione della visita dell’Eccellenza Bottai; è raccomandata la divisa agli alunni ogni sabato e l’uso del distintivo della GIL. Per i giorni 28 e
nella scuola e fatto il divieto assoluto di inscenare dimostrazioni per qualsiasi motivo.
• 6 Novembre. E’ sospeso l’alunno E. C. per essere passato velocissimo fra due insegnanti che procedevano af ancate, averne fatta cadere una e averle risposto sgarbatamente che la colpa era di lei perché instabile.
• 11 Novembre. Il Provveditore agli Studi comunica che si richiedono interpreti di lingua inglese e prega di voler segnalare i nominativi degli insegnanti idonei.
• 26 Novembre. “I ricoveri scolastici siano messi a disposizione del pubblico nelle ore serali e notturne e nei giorni festivi, cioè quando gli alunni non sono in classe. Si invia il cartello segnalante il ricovero [antiaereo] di questa scuola perché sia esposto al pubblico onde por-
pppp
221 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Si lavora a maglia anche per i soldati al fronte.
g 29 ottobre è comandata la divisa fascista anche
tarlo a conoscenza del caso sopra citato”.
Si l li h i ld i l f
• 18 Dicembre. Il Ministro Bottai ha inviato un elogio per la riuscita manifestazione organizzata in occasione della sua visita. Il Preside richiama poi la circolare ministeriale riguardante “lo stile fascista”, la protezione della razza (“su cui bisogna sempre mantenere l’attenzione”) e l’autarchia. Dovranno inoltre essere tenute ogni settimana delle conversazioni che illustrino la “scuola nel periodo di guerra” e gli avvenimenti politici e militari più importanti. Continuano, nel frattempo, i corsi di lavoro, di protezione antiaerea, di “radio nella scuola” e si invitano professori e alunni ad acquistare il volume del Duce “Parlo con Bruno” e ad abbonarsi alla rivista “La scuola fascista”.
1942
oggetti per il pacco del marinaio [l’iniziativa è del Presidente della Lega Navale], offrono diversi doni ai feriti di guerra che andarono a visitare negli ospedali e parteciparono a corsi per infermieri”.
Mentre gli allievi maschi seguono i corsi di cultura militare e di cultura fascista, le femmine partecipano a quelli di puericultura.
• 4 Marzo. Si sollecita la raccolta di dati per l’albo di gloria. In risposta alla richiesta si trovano i nomi di Edoardo Righetti e Umberto Gazzetta. In questi giorni si tiene una sessione straordinaria di esami per militari.
• 6 Marzo. Si chiede la sostituzione di 12 maschere antigas per il personale dipendente in quanto la taglia III è troppo piccola.
• “Tutti gli allievi partecipano con numerosi
• 25 Marzo. Il Provveditore agli Studi comunica che il Comando Generale GIL ha disposto
• Tutti allievi partecipano con numerosi nica che il Comando Generale GIL ha disposto
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Lavori agricoli previsti dalle disposizioni ministeriali.
che sia svolta la maggior propaganda possibile per l’iscrizione dei giovani della classe 1927 al locale Centro Federale della Motorizzazione il cui compito è “di inculcare nei giovani la passione del motore in genere e di insegnar loro, in particolare, l’uso della motocicletta e dell’automobile. I corsi si svolgeranno in appositi locali a mezzo di tecnici abilissimi e sotto la direzione di camerati ingegneri”. • 2 Aprile. E’ stato acquistato un proiettore MOVECTOR: ma, prima di procedere alla spedizione, la Cineteca Autonoma per la Cinematogra a scolastica, chiede quale sia la tensione della corrente elettrica locale, se continua o alternata. E indica le clausole per il pagamento. • 29 Aprile. Si discute sulla grave infrazione disciplinare compiuta nell’aula della IV C, “dovuta ad un elemento tale che alcune famiglie furono sul punto di ritirare i loro ragazzi dalla scuola per salvaguardare l’incolumità delle persone e delle cose. Inoltre era stata sfondata una porta (della IV C) per cui gli alunni entravano quando volevano allo scopo di modicare i loro voti; rubarono poi le lampadine elettriche della Sezione e le vendettero. Alcuni, per di più, tenevano un contegno immorale e scorretto anche nei riguardi delle insegnanti; anche era stato commesso un furto ai danni del bidello Ferrari il quale non aveva denunciato il furto nell’inchiesta precedente del 14 aprile per non aggravare la posizione degli alunni indiziati”. Dopo altre sedute del Consiglio dei professori e di disciplina vengono comminate pene esemplari ai colpevoli.
• 7 maggio. Una circolare della Regia Prefettura di Piacenza, ricorda la richiesta della Produzione bellica di effettuare la rimozione e sostituzione di tutte le maniglie, dei pomi [pomoli] e delle targhe di rame, sue leghe, ecc. … “negli edi ci di Enti Pubblici”; a questo proposito viene sollecitato anche l’Istituto Tecnico Romagnosi.
• 22 novembre. Dopo ripetuti rinvii per cause diverse – ultima quella della sistemazione del rifugio – “imprescindibile necessità nell’ora presente”, ha inizio l’anno scolastico.
1943
• 7 giugno. Nel Consiglio dei Professori si discute su un increscioso episodio avvenuto il 16 aprile u.s. quando, nel gabinetto di disegno, fu scoperta una testa di gesso rotta raf gurante il Duce. Dopo un’inchiesta, svolta d’accordo con il Segretario Federale e col Provveditore agli Studi, era stato scoperto l’autore, l’alunno P. G.- Contemporaneamente si occupava della cosa la R. Questura per cui, di conseguenza, il P. fu fermato dall’autorità di Pubblica Sicurezza. La sera stessa del fermo, in seguito ad incidente aviatorio, il P. perdeva la madre, mentre il padre veniva ricoverato in gravi condizioni all’ospedale. Il giovane “dichiarandosi pentito dell’insano atto compiuto, inoltrava istanza al Duce per ottenere clemenza, anche in vista della sciagura familiare che lo aveva colpito”.
Il Preside comunica che “occupandosi della cosa altra autorità e in altra sede, credette opportuno soprassedere ad ogni provvedimento di natura disciplinare scolastica. Oggi, peraltro, essendosi esaurito il procedimento politico, ritiene di investire del caso il Consiglio per i provvedimenti relativi”.
S.E. il Prefetto, attraverso il Provveditore, aveva comunicato che il Ministero dell’Interno, tenendo conto delle condizioni “in cui ebbe a trovarsi lo studente G. P. per la perdita della madre nel noto incidente aviatorio e dell’indirizzo presentato da lui al Duce in cui si dichiara oltremodo pentito per l’insano atto compiuto, invoca clemenza, non ha ritenuto di adottare a suo carico alcun provvedimento”.
Il Preside ritiene che il Consiglio debba uniformarsi a tale decisione per le medesime ragioni che l’hanno ispirato. E, dato che il Consiglio
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di classe, in sede di scrutinio nale, ha punito il giovane con 4 in condotta e il conseguente rinvio alla sessione d’esame in tutte le materie, delibera all’unanimità di non adottare alcun provvedimento a suo carico.
• 27 luglio. In relazione agli avvenimenti che hanno ridato agli Italiani la libertà, il Preside assente da Piacenza, invia una lettera urgente alla Segreteria con le seguenti disposizioni:
1. “Sia tolto immediatamente dalla sala dei professori il ritratto di Mussolini; quello del Re sia appeso al centro, sulla tenda dietro al posto della presidenza, sotto il Croce sso.
2. Lo stesso ritratto di Mussolini sia subito tolto da tutte le aule e dagli altri locali; quello del Re sia anche in essi messo al centro sotto il Croce sso.
3. I quadri levati siano collocati in via provvisoria in un angolo dell’Archivio per conservare le cornici e i vetri.
4. Siano immediatamente cancellati sui muri lungo lo scalone, nella sala dei professori, nei corridoi e dovunque, le frasi che vi si trovano; il lavoro deve essere ordinato al decoratore Morisi e da lui eseguito in modo che delle frasi non resti neppure l’ombra e che la sistemazione conseguente delle pareti sia decorosa; potrà curare il lavoro il prof. Cascione.
5. Nelle lettere d’uf cio dovrà badarsi che non vi sia traccia dell’anno fascista, cancellando bene a macchina ciò che sui fogli è stampato in alto a destra della data.
Mi darete assicurazione a giro di posta che tali disposizioni saranno immediatamente eseguite. Non mancate mai di tenermi, giorno per giorno, informato delle comunicazioni che potete ricevere, anche per programma, del R. Provveditore o della Provincia. Il Preside”.
• Agosto. Si chiede di segnalare i nominativi del personale insegnante degli ordini medio e superiore per le scuole dei territori annessi (Province di Spalato, Cattaro, Lubiana, Zara e
Fiume). [Nessun professore del Romagnosi intende assumere un incarico di insegnamento in quei territori].
• 20 Novembre. In seguito alla circolare ministeriale del 29 ottobre u. s. vengono soppressi gli insegnamenti di cultura militare e puericultura.
• 3 Dicembre. “L’Amministrazione Provinciale ha fornito il rifugio antiaereo dell’illuminazione arti ciale e di una cassetta di pronto soccorso”; inoltre ha in corso la costruzione di un nuova uscita di sicurezza. Provvederà poi alla costruzione dei sedili “tuttora mancanti”.
• 10 Dicembre. “Il materiale didattico e scienti co con l’archivio, in parte sfollato presso la Caserma dei Carabinieri di Bobbio, non è uniforme”
• 22 Dicembre. Il preside Conti informa il Provveditore agli Studi di Piacenza di avere incaricato la Ditta Piazza del bloccaggio dell’apparecchio radio [in dotazione alla scuola] sulla stazione di Radio Roma.
1944/45
• 13 Gennaio. L’Amministrazione Provinciale di Piacenza autorizza il Preside del “Romagnosi” a concedere, per l’anno scolastico in corso, l’uso dei locali necessari alla Scuola Serale per Ragionieri e Geometri “restando però tutte le altre spese di qualsiasi genere per il personale, riscaldamento, ecc. a carico dell’Istituto Fascista di Cultura che l’aveva richiesto. Solo per la luce, a titolo di incoraggiamento, assumerà a suo carico metà del consumo inerente al servizio della scuola serale”
• 24 Gennaio. La Direzione Generale delle Poste e Telegra ha disposto che dal bollo ovale, attestante il diritto all’esenzione delle tasse postali, vengano eliminate la parola “Regie” e lo stemma dell’ex Casa regnante (Circolare del Provveditore agli Studi del 24.01.1944).
• 25 Gennaio. È ribadito l’obbligo del saluto romano per dirigenti, funzionari, insegnan-
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una lunga, giovane storia
ti ed alunni. (Telegramma del Ministero n° 394 del 22.01.1944). Per motivi di salute il preside G. Conti, in congedo per vari periodi dell’anno scolastico 1943/44, è sostituito temporaneamente, prima, dal prof. Ettore Carnemolla, poi dal prof. A Cherchi.
• Gennaio. Sono assegnati ai professori e agli “inservienti” generi di abbigliamento e copertoni per biciclette.
• 3 Febbraio. Il preside Conti assicura il Provveditorato che nell’Istituto Romagnosi non vi sono né busti, né ritratti degli appartenenti all’ex Casa regnante “da cui si possa trarre qualche metallo”.
• 4 Febbraio. Si raccomanda agli insegnanti: di fare opera capillare per ottenere l’adesione dei giovani all’O.N.B., illustrandone i caratteri e le nalità: l’esecuzione del saluto romano da parte degli insegnanti; in ne si richiamano le norme sull’inizio delle lezioni, gli intervalli e le disposizioni circa eventuali allarmi aerei.
• 15 Febbraio. Dal Ministero dell’Educazione Nazionale vengono trasmesse le direttive contenute nell’opuscolo “Uomini di Scuola” [si tratta di ben 32 pagine] da leggersi agli insegnanti riuniti nel Consiglio dei Professori i quali, successivamente, “porteranno parti salienti e opportunamente scelte a conoscenza in ogni classe degli alunni”. [Si fa un riferimento generico alla “gravità degli errori commessi il 25 luglio e l’8 settembre del 1943].
• Il personale subalterno è costituito da: Capra Ildebrando (n. 1888), bidello, in servizio dal novembre 1923; Gardella Giuseppe (n. 1878), custode, in servizio dal 1911; Gatti Giovanna ved. Maestri (n. 1888), in servizio dall’aprile 1922; Mocchi Domenico (n. 1898) bidello [manca la data d’inizio servizio]; Tinelli Sera no (n. 1883), inserviente, in servizio dall’agosto.
• 2 Marzo. Il Partito Fascista Repubblicano invita il Preside ad informare insegnanti e giovani “che non abbiano obbligo di arruolamen-
to per legge, che possono accorrere volontariamente alle armi per essere destinati ai reparti che sono di loro maggiore gradimento. Sino ad allora si erano costituiti i seguenti reparti speciali: Compagnia della Morte, Compagnia Alpini Volontari, Arditi di Fiamma Verde, Arditi di Fiamma Azzurra, Arditi di Fiamma Nera, Paracadutisti, Decima Flottiglia Mas, Battaglione San Marco”.
• 4 Marzo. Si invitano gli Enti Pubblici ad aggiornarsi circa la bandiera nazionale da esporre in occasione di ricorrenze, manifestazioni, cerimonie. Si informa inoltre che la bandiera della Repubblica Sociale Italiana è tricolore, col bianco libero dallo stemma dei Savoia.
• 16 Marzo. Tutti i capi delle amministrazioni pubbliche, unitamente al personale dipendente, sono tenuti ad intervenire “al rito che si svolgerà in forma austera e solenne il 21 seguente nel salone di Palazzo Gotico per il giuramento che i pubblici impiegati devono prestare alla Repubblica Sociale Italiana”.
• 29 Marzo. Sono costituite squadre goliardiche a disposizione del Comitato Provinciale U.N.P.A.. Vi partecipano allievi dai 15 anni in su, divisi per classe. Gli iscritti alle sezioni di Ragioneria e Geometri sono 179.
• 16 Maggio. Il personale dell’Istituto Romagnosi “rimette al Presidente dell’Amministrazione Provinciale di Piacenza un assegno di lire 77 come offerta per le armi della Patria”. Si sottolinea il fatto che i dipendenti “aderirono quasi totalitariamente”.
• 18 Maggio. Gli scrutini vengono iniziati con ritardo a causa di due allarmi aerei e nel rifugio dell’Istituto.
• 21 Luglio. Della squadra del servizio antiaereo di primo intervento fanno parte, per il giorno, D. Mocchi e Tinelli; per la notte Gerìa e Gardella, caposquadra.
• 8 Settembre. Si trasmettono 8 lasciapassare per i dipendenti dell’Istituto.
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• 1 Ottobre. Il prof. Pietro Midili, nato nel 1905 a Monforte San Giorgio (Messina), preside dell’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri di Lodi, è trasferito alla Presidenza dell’Istituto Tecnico Commerciale e per geometri “G.D. Romagnosi” di Piacenza.
• 8 Novembre. Viene ricordato il recente provvedimento del Ministero dell’Educazione Nazionale relativo alla nuova denominazione della Scuola Media e degli Istituti dell’ordine superiore e sulla riforma dei programmi della IV inferiore residua che, d’ora in avanti, costituirà la prima classe dell’Istituto Tecnico. I professori sono invitati dal nuovo Preside a collaborare fattivamente con la Presidenza perché il “nostro vecchio Istituto così ricco di tradizioni, si distingua per serietà, per disciplina, per studio fra tutte le scuole cittadine”. Per quanto attiene agli allarmi, il preside Midili fa presente la necessità assoluta che gli insegnanti accompagnino gli alunni in rifugio ordinatamente, sia durante il piccolo che il grande allarme.
• 22 Novembre. Il Provveditore agli Studi ha convocato tutti i Presidi delle scuole cittadine e li ha informati che, per mancanza di riscaldamento, le scuole vengono chiuse no a tempo indeterminato. Per mantenere vivi i contatti fra alunni ed insegnanti è stato stabilito di fare raduni periodici che, per il nostro Istituto, sono ssati nei giorni 2, 13, 23 dicembre, dalle ore 13 alle 16 nelle aule che il Collegio S. Vincenzo ha messo a disposizione delle scuole cittadine. In questi incontri i professori saranno presenti per aiutare gli allievi perché, “anche in questo periodo, i giovani volonterosi possano proseguire nello svolgimento dei programmi e avere la correzione dei compiti assegnati”.
• 8 Gennaio. Secondo l’Ordinanza Ministeriale del 16 novembre 1944, è stabilita una sessione straordinaria d’esame a favore di coloro che, per ragioni dipendenti dallo stato di guerra,
si sono trovati nell’impossibilità di prendere parte ad una, o ad entrambe le sessioni d’esame dell’a.s. 1943/44.
• 1 Marzo. Da oggi riprendono regolarmente le lezioni nei locali del Collegio San Vincenzo gentilmente concessi, con inizio alle ore 13 di ogni giorno.
• 14 Marzo. Il maresciallo della X Flottiglia Mas, Subba Napoleone, oggi parlerà alla gioventù studiosa del “Romagnosi” sui gravi problemi dell’ora. “Con do” – scrive il Provveditore agli Studi di Piacenza – “nell’oculata vigilanza dei signori Presidi e nella serietà dei nostri giovani i quali, pensosi dell’ora, dovrebbero ascoltare con devota ammirazione coloro che oggi, con la parola e con l’esempio, moltiplicano i loro sforzi per restituire all’Italia Repubblicana, onore, dignità e prestigio”.
• 24 Marzo. Il Provveditore invia al Preside del “Romagnosi” un buono per l’acquisto di un paio di scarpe presso la Calzoleria Trotti di Via Garibaldi, 20 “da cedere a uno dei vostri dipendenti più bisognosi di calzature”.
• Gli alunni iscritti nelle due sezioni (Ragioneria e Geometri) dell’a.s. 1944/45 risultano 281, gli insegnanti di ruolo 9, i supplenti e incaricati 13; (sono esclusi i due insegnanti di educazione sica maschile e femminile).
• 1 Giugno. La seduta del Consiglio degli insegnanti inizia “con un saluto ai Partigiani e alle Truppe Alleate che, col loro sacricio, hanno liberato il sacro suolo della Patria dall’oppressione nazi-fascista”. Si sottolinea il fatto che, in questi momenti, è più che mai “importante e delicato il compito della scuola che deve rieducare la gioventù. I professori sappiano che i programmi in vigore sono sempre gli stessi, ad eccezione della cultura militare, puericultura, cultura fascista, soppresse: che nella trattazione dei programmi va eliminato ogni riferimento al Fascismo e alla sua dottrina”.
226 1860 - 2010 ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
In quanto alle disposizioni emanate dalle autorità alleate, il Preside comunica che i testi già adottati nell’Istituto Romagnosi per l’a.s. 1944/45 sono permessi; alcuni “potranno continuare ad essere adottati per il futuro purché vengano strappate delle pagine. Tale operazione sarà curata dagli insegnanti stessi sotto la propria responsabilità”.
• 30 Giugno. In data odierna viene sospesa l’indennità di bombardamento, sostituita da quella di “disagiatissima residenza”. La locale Prefettura comunica che i premi demogra ci (natalità e nuzialità) sono cessati.
• Luglio. Viene istituito un corso di preparazione per i partigiani; si invitano gli allievi promossi allo scrutinio nale di prestare loro i testi (che saranno restituiti al termine della sessione autunnale).
• Il Preside comunica alle autorità competenti che l’edi cio del “Romagnosi” – ad eccezione della Presidenza, della Segreteria, dei gabinetti scienti ci e della biblioteca – occupato nel maggio dal Comando Alleato, è stato lasciato libero alla ne di giugno “a seguito della partenza delle truppe brasiliane. I danni subiti dall’edi cio consistono in una settantina di vetri rotti e in diverse porte e nestre scardinate”.
• Sono ancora giacenti nella scuola – e custodite in un apposito armadio – 45 maschere antigas.
• Il prof. Antonino La Rosa del C.L.N. è nominato Provveditore agli Studi di Piacenza.
• Vengono acquistati 800 francobolli chiudilettera a bene cio delle opere di assistenza, promosse dal Comitato Nazionale per vittime politiche.
• 17 Luglio. Nel Consiglio dei professori si propone di usare durante gli esami “una certa indulgenza specie verso coloro che hanno preso parte alla lotta di Liberazione, al servizio del lavoro e i renitenti alla leva”.
• 27 Settembre. La Commissione d’esame, “date le dif cilissime condizioni in cui si è svolto
l’anno scolastico 1944/45 e tenuto presente il fatto che molti candidati, per ragioni derivanti dalla guerra, o perché militari o partigiani, non hanno potuto attendere seriamente agli studi, delibera all’unanimità di ammettere tutti i presenti alla prova scritta di lettere italiane alla prova orale, per non togliere agli stessi la possibilità di dimostrare la loro preparazione alla medesima, la quale, però, per coloro che hanno svolto malamente il tema, sarà rigorosa”.
1945/46
• 5 Novembre. Si fa presente che è impossibile iniziare le lezioni il giorno 5 per mancanza di vetri alle nestre e per non essere ancora stati compiuti alcuni lavori all’edi cio. Le lezioni inizieranno pertanto il 12 c.m. e si faranno dei turni. Viene pure ricordato agli insegnanti che a loro “spetta l’importante opera della ricostruzione morale e materiale della Patria, al ne di restaurare la serietà e la dignità della scuola”.
• 12 Dicembre. I professori sono concordi nel riconoscere lo scarso rendimento del passato anno scolastico a causa della guerra per cui è necessario un maggiore, e più intenso, lavoro per ricuperare il tempo perduto. Circa l’azione educativa è importante, oggi più che mai, che ogni insegnante non limiti il suo compito al solo svolgimento della materia, ma “cerchi con fermezza e costanza di inculcare nell’animo dei giovani quei principi fondamentali atti alla formazione morale e civile nel cittadino”.
• 21 Marzo. Non avendo elementi suf cienti di giudizio per dare un voto alla ne del I trimestre a causa della ritardata apertura della scuola, e la sospensione delle lezioni per la durata di un mese a causa della stagione invernale e di dieci giorni a causa della sessione speciale di esami, questo periodo è da considerarsi “inclassi cato”.
1946/47
• 25 Ottobre. Poiché mancano i cancellini per
227 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
le lavagne e gli stracci per la pulizia, si stabilisce di fare una raccolta di questi ultimi presso gli alunni e i professori.
• 27 Novembre. Nel Consiglio dei Professori, il Preside ribadisce il concetto che ogni insegnante deve avere come ne da raggiungere, non solo lo svolgimento completo della materia, ma soprattutto l’educazione del giovane “che deve essere guidato verso la vita con saggezza, con amore, con fermezza”.
• 16 Giugno. Domani avranno inizio, con la prova scritta di italiano, gli esami di idoneità alle varie classi del Corso Commerciale e per Geometri. Il Preside rende noto che i reduci dalla prigionia e i deportati politici sono dispensati dalle prove scritte, tranne quella d’italiano, e dalle prove gra che e pratiche.
1948/49
• 6 Dicembre. Sono state concluse tutte le operazioni di trascrizione delle questioni relative al questionario elaborato dalla Commissione d’inchiesta per la riforma della Scuola.
Dal 1950 al 2010
1950/51
• 5 Aprile. I docenti sono invitati a sottolineare l’importanza delle norme della circolazione stradale che mirano essenzialmente a prevenire o ridurre l’entità dei danni e il numero degli incidenti stradali così frequenti nella vita febbrile odierna.
• I professori di ruolo e non di ruolo sono 43, gli assistenti 5; segretario è il rag. E. Chiapperini e gli applicati Francesco Peveri e Luisa Refoli; macchinista: Gardella; bidelli: Pietro Merli, Pierina Rossi, Ernesto Anelli, Ildebrando Capra, Gino Ferrari, Domenico Mocchi, Pietro Tagliaferri, Primo Schenardi, Cesarino Mocchi.
1952/53
• 23 Ottobre. Nel Consiglio dei Professori si parla anche delle lezioni degli allievi che hanno bisogno d’aiuto in certe materie. Devono essere considerate extrema ratio; per le ripetizioni, è bene non fare nomi di insegnanti a cui rivolgersi. [Ovvio, è sempre proibito dare lezioni private agli allievi del proprio Istituto].
• 5 Settembre. Si raccolgono offerte per gli alluvionati della Calabria. E’ morto in agosto a Bologna il prof. E. Maccaferri, preside per molti anni all’Istituto Romagnosi “lasciando un’incancellabile traccia delle sue eccellenti capacità direttive nella memoria del corpo insegnante e degli allievi”. La notizia è stata trasmessa dalla glia, signora De Mattia Maccaferri.
Il Preside informa che con il prossimo anno non ci sarà più il Corso Geometri B.
1953/54
• 14 Ottobre. E’ bene che gli insegnanti partecipino attivamente alla vita della scuola prestando la loro collaborazione anche per attività che non siano quelle strettamente contemplate dalle ore di insegnamento.
• 9 Dicembre. Per l’educazione stradale sono nominati i nuovi delegati provinciali nelle persone di: Luigi Molinari, Ispettore Scolastico, e Francesco Fidone, Coordinatore ai servizi di Educazione Fisica.
• Nel corso dell’anno scolastico lo “scomodo e inadeguato sistema di riscaldamento a legna a mezzo stufa, viene sostituito con un impianto di riscaldamento a metano”.
• 5 febbraio. Come è stato fatto negli anni precedenti si offre un cospicuo assegno per il soccorso invernale “pro disoccupati”.
• Si attua la prevenzione infortuni per la de agrazione di ordigni bellici.
228 1860 - 2010 ROMAGNOSI
giovane
una lunga,
storia
1954/55
• 15 Maggio. Da “Libertà”. Sorpresa all’Istituto “Romagnosi”: Atterra in un’aula un piccione viaggiatore. “Un momento di divertita sorpresa ha vissuto ieri mattina la scolaresca della III geometri dell’Istituto tecnico “Romagnosi”, per una singolare, quanto improvvisa, visita. Verso le 12, infatti, un bel colombo è entrato planando da una nestra aperta e si è posato sulla cattedra dove sedeva don Francesco Emanuelli per la sua ora settimanale di religione.
Per nulla impressionato di essere capitato fra tanta gente, il mansueto volatile ha svolazzato da un banco all’altro, lasciandosi quindi prendere docilmente. Si è constatato così che si trattava di un piccione viaggiatore portante allo zampino, incisa sull’apposito anello,
la matricola TA 3026 con la dicitura Italia 30115/55. Il piccione è stato successivamente consegnato alla Polizia che, steso il verbale del fatto, lo metterà di nuovo in libertà perché raggiunga la sua voliera”.
• Maggio. E’ stato effettuato l’esame schermogra co di tutta la scolaresca.
1955/56
• 9 Novembre. Viene sottolineato il valore dell’insegnamento ai ni “non soltanto dell’istruzione degli allievi, ma a quelli superiori della loro formazione spirituale. I Professori devono assolutamente evitare argomenti, letture o accenni che possano provocare turbamento e disagio sulla coscienza religiosa e morale dei ragazzi, ed evitare, altresì, tutti gli
229 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Anno 1954. Una classe 5a a cena con i proff. Silvana Contini, Resj Fiorani, Berardino David, Igino Maj (a sinistra, seminascosto).
argomenti di interesse personale riguardanti la vita privata dei docenti”.
1957/58
• 14 Novembre. Si insiste sull’importanza e l’utilità dell’insegnamento dell’Educazione Civica, destinata indubbiamente a creare nei giovani una coscienza dei loro diritti e dei loro doveri.
1963/64
• E’ stata effettuata la vaccinazione antipolio della scolaresca.
• La Circolare del Ministero della P.I. (7 agosto, n. 216) stabilisce che, con il prossimo anno scolastico, è consentito l’accesso dei licenziati dalla Scuola di Avviamento a qualunque tipo di Istituto Tecnico.
1964/65
• Nell’ambito degli scambi culturali, si avviano i contatti per la corrispondenza scolastica internazionale.
• Da registrare le conferenze per le Accademie Militari e le celebrazioni di G. Galilei e di Michelangelo Buonarroti.
• Circa i servizi per le foto di classe, il Preside deve accertare che si tratti di fotogra muniti di regolare licenza per svolgere la loro attività nella nostra Provincia; dovranno essere eseguite foto di gruppi scolastici solo in formato cartolina.
• La scuola dà la propria adesione a collaborare con la “Carta dei dialetti italiani”.
1965/66
• Molte le celebrazioni effettuate: per l’anni-
230 1860 - 2010 ROMAGNOSI
una lunga, giovane storia
La classe 5a C dell’a.s. 1955-56. In alto, il secondo da destra, è il prof. Alessandro Lunati.
15 giugno 1963. Amici, professori e il preside Midili festeggiano don Vincini ordinato sacerdote.
versario della “Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo”, per la “Giornata nazionale del cieco”, per la “Giornata europea della scuola”, per il “25 Aprile”, ecc.
• Nel Concorso Esso risulta vincitore l’allievo Renato Tarantola che parteciperà all’escursione-premio a Roma e nel Lazio.
• Per l’iniziativa “Aiuti all’India. Contro la fame” la scuola ha versato una notevole somma.
1967/68
• Dalla rilevazione scolastica effettuata il 31 dicembre, risultano iscritti 1040 allievi così suddivisi: Sezione Commerciale 624 alunni; Sezione Geometri 344; Periti Aziendali e Corrispondenti in Lingue Estere 72.
1969/70
• Per quest’anno il Ministero della P.I. ha stabilito che si possono fare due quadrimestri anziché tre trimestri come negli anni scorsi. Si tratta di una soluzione prospettata che può
diventare de nitiva in seguito a decisione del Collegio dei Professori.
• La suddivisione è stata attuata in via sperimentale per quest’anno sulla base delle indicazioni scaturite dal referendum fra alunni, le loro famiglie e il corpo docente.
• In data 23 gennaio, il preside Midili formula le seguenti proposte per la riforma della scuola.
1) “Migliori formulazioni dei programmi della Scuola Media, la quale oltre ad essere scuola dell’obbligo, deve avere anche una funzione selettiva ai ni del proseguimento degli studi. Eliminazione di tutte le bardature burocratiche, che appesantiscono il suo funzionamento. Il tempo a ciò dedicato può essere utilmente impiegato nello svolgimento dell’attività didattico-educativa, che è più importante e più rispondente alle attese delle famiglie.
2) Estensione dell’ obbligo scolastico sino ai 16 anni di età, attraverso il biennio degli studi di secondo grado.
231 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Detto biennio dovrebbe avere una base prevalentemente culturale e formativa, con pochissime materie caratterizzanti, allo scopo di facilitare il passaggio dei giovani da uno all’altro tipo di istituto.
3) Istituti Professionali con una durata degli studi da due a tre anni, bene articolati nei vari rami o indirizzi, rispondenti alle esigenze delle attività produttive e commerciali. In essi dovrà trovare adeguato posto lo studio delle discipline culturali e quello delle materie tecnico-professionali.
4) Modi ca dei programmi in vigore, meno farraginosi e più aderenti alla realtà e ai problemi della società in movimento. Maggiore partecipazione dei giovani al processo educativo-didattico, così da rendere i nuovi istituti d’istruzione una scuola del dialogo e del libero confronto.
5) Disciplina più rigorosa dell’esame di Stato e dell’istituto della parità, al ne di garantire un più ordinato ed ef ciente funzionamento delle scuole non statali.
6) Accesso dei giovani a tutte le facoltà universitarie senza esami per le facoltà aventi ordinamenti non dissimili dagli indirizzi dei trienni degli istituti medi superiori di provenienza e previo un esame di cultura generale per le facoltà che presentano ordinamenti sostanzialmente diversi dai titoli di studio posseduti dai giovani.
7) “Borse di studio consistenti per i giovani capaci e meritevoli per tutti i gradi di studi”.
• Il Sindaco di Piacenza, avv. Gian Carlo Montani, in data 15 aprile, ringrazia per la planimetria della locale chiesa di San Giovanni “approntata dalla Sezione Geometri”.
232 1860 - 2010 ROMAGNOSI
giovane
una lunga,
storia
La 5a A Corrispondenti in lingue estere dell’a.s. 1974-75. A destra la prof. Silvana Gazzola.
1971/72
• 23 Febbraio. La Circolare del Ministero della P.I. indirizzata ai Provveditori agli studi di tutte le province, ha come oggetto la lotta contro la diffusione delle tossicomanie, con la quale la Scuola è chiamata a dare un aiuto per la soluzione di questo grave problema. Il Ministero invita Presidi e Insegnanti a riunirsi al ne di prendere tutte le iniziative che ritengono opportune.
1973/74
• In quest’anno scolastico risultano iscritti 1.488 alunni così suddivisi: 1.245 Corso diurno; 88 Corso serale; 98 nella Sezione staccata di Fiorenzuola e 57 nella Sezione staccata di Borgonovo.
• 15 Marzo. Il telegramma del Ministero della
P.I. invita a limitare la sostituzione dei libri di testo.
• Alla ne di quest’anno scolastico va in pensione il prof. Pietro Midili, preside del “Romagnosi” dall’a.s. 1944/45.
1974/75
• Il nuovo preside, prof. F. Cintorino comunica che gli allievi iscritti sono 1.877, divisi in 71 classi e che si stanno approntando undici aule presso il locale Seminario dove saranno sistemate le due sezioni A e B del Corso Periti Aziendali e Corrispondenti in lingue estere.
• I professori in forza al “Romagnosi” sono 141: 136 di ruolo e 5 supplenti.
• 23 Marzo. Nel Consiglio dei professori vengono sottolineate le nalità delle gite scolastiche e la necessità di una regolamentazione interna.
233 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
La 5a A Commerciale dell’a.s. 1974-75 con i proff. Cominetti e don Vincini.
• Poiché per il prossimo a.s. è previsto un incremento di 15 classi, si rende necessario reperire nuove aule. Lo stesso problema riguarda le Sezioni staccate di Borgonovo e Fiorenzuola.
• 14 Aprile. Su richiesta dei genitori è convocata una seduta straordinaria in relazione allo sciopero organizzato dal Movimento Studentesco come protesta per l’uccisione avvenuta a Milano di un giovane appartenente al Movimento stesso. La situazione al “Romagnosi” quel giorno era la seguente; gli alunni presenti erano 300 su 1.400; l’ingresso principale era bloccato da un ragazzo estraneo alla scuola che, con l’altoparlante, rivolgeva frasi ingiuriose agli studenti che tentavano di entrare e apostrofava gli insegnanti in modo offensivo; nel corso della manifestazione, sia studenti
del “Romagnosi” che del “Tramello”, avevano subíto percosse e violenze. Dopo aver condannato gli atti di terrorismo compiuti in questi ultimi tempi, si trova deplorevole il fatto che sia stata impedita l’entrata degli alunni e si prende posizione in proposito.
• Prossimamente entrerà in vigore la legge che vieta di fumare nei pubblici locali. I giovani non dovranno assolutamente farlo nei locali della Scuola; anche i professori dovranno astenersi dal fumare soprattutto in classe.
1975/76
• Il prof. F. Cintorino diventa il primo preside dell’Einaudi. Nel “Romagnosi” subentra il prof. E. Lazzara, già studente e poi docente del nostro Istituto.
234 1860 - 2010 ROMAGNOSI una
giovane storia
lunga,
Una classe degli anni Ottanta con i proff. Rossi, Corsi, Musa, Marescotti, Leonetti e Veneziani.
1976/77
• Gli alunni iscritti sono 1.747.
• Viene ricordata nel Collegio degli Insegnanti la prof. di chimica, Carla Guidotti Chiappa, deceduta durante l’estate, in tragiche circostanze.
• 29 Novembre. Si auspica la creazione del Servizio Sanitario con la costituzione di un’infermeria nell’istituto e la presenza, a giorni alterni, di un’assistente sanitaria, con l’accordo di chiamata all’Uf cio Sanitario nei casi in cui si reputasse necessario l’intervento di un medico.
1977/78
• All’inizio dell’a.s. l’Istituto Romagnosi risulta composto da 48 classi nella Sede centrale: da 14 nella Sede staccata di Fiorenzuola; da 13 nella Sede staccata di Borgonovo; da 7 classi nel Corso serale per un totale di 1.967 studenti.
• Alla mensa, a suo tempo “energicamente richiesta”, stando alle lamentele verbali dei gestori della mensa stessa, risulta scarsa l’assiduità dei giovani. Pertanto si imporrà una revisione del criterio di distribuzione dei tagliandi che implichi un più continuo impegno di frequenza da parte degli alunni.
1979/80
• Si rende indispensabile una revisione degli attuali contratti assicurativi per le gite, mirata ad un eventuale aumento di massimali.
1980/81
• 19 Marzo. L’amministrazione Comunale di Piacenza ha inviato un documento circa il progetto per attuale un rapporto scuola-mondo del lavoro, allegando i lavori già fatti da altri Istituti Superiori cittadini.
• 3 Giugno. Il Collegio Docenti accoglie la proposta relativa al progetto rivolto agli alunni delle classi terminali che prevede il loro in-
serimento a livello operativo in aziende locali per l’a.s. 1981/82.
1981/82
• 31 Marzo. I docenti sono informati dell’iniziativa proposta dall’Associazione Industriali. Dopo una breve cronistoria dell’esperienza effettuata lo scorso anno scolastico, si ascolta la relazione accompagnata dal giudizio unanimemente positivo espresso dai tre studenti dell’Istituto che vi hanno partecipato. Per l’anno in corso non si potrà andare oltre il numero di quattro studenti partecipanti, per la dichiarata volontà dell’Associazione Industriali che deve tener conto, sia del numero delle Ditte, sia delle spese per la regolarizzazione assicurativa dei partecipanti.
1982/83
• Al preside prof. E. Lazzara, che va in pensione, subentra il prof. G. Anselmi.
1983/84
• Al prof. G. Anselmi, come preside subentra il prof. P. A. Torlaschi. Viene comunicato ai docenti che è intenzione degli Enti locali di istituire un Museo di Storia Naturale. Poiché è stata chiesta l’eventuale disponibilità dell’Istituto Romagnosi di trasferire il proprio materiale abbondante e di rilevante valore scienti co in tale museo (la cui attuazione è ancora in fase di studio), viene chiesto al Collegio Docenti di esprimersi in merito a tale proposta, peraltro ancora interlocutoria. Per l’eventuale, nuova sistemazione nel Museo di Storia Naturale, l’Ente assegnatario garantirebbe il recupero e la manutenzione del materiale suddetto e che questo, messo a disposizione di tutta la cittadinanza, avrebbe piena valorizzazione. Rimanendo in fase del tutto preventiva, per l’eventuale concessione, il Preside propone alcune condizioni per la stessa.
235 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Il Consiglio dei docenti si riserva di ridiscutere la questione per de nirla e deliberare quando sarà formalizzata.
1984/85
• Viene ribadito ai professori il divieto di fumare in classe e nei corridoi per poter esigere dagli alunni il rispetto della stessa norma.
• 21 Marzo. Piuttosto grave è la situazione dei locali adibiti a palestra che consentono alle classi lo svolgimento di Educazione Fisica solo nella misura del 50%, mentre il resto delle classi – tempo permettendo – va al Campo Daturi. L’Amministrazione Provinciale si dichiara disponibile ad una eventuale, agibile trasformazione in palestra dell’attuale gabinetto di chimica in disuso, sito al 1° piano del corpo di fabbrica del cortile interno dell’Istituto.
• 16 Maggio. Per iniziativa della prof. di Educazione Fisica, Venéra Mazzocchi Podestà, (che ha già l’approvazione dei suoi consigli di classe), è stato organizzato un saggio ginnico-artistico con alunni dell’Istituto e che potrebbe aver luogo il giorno 31 p.v. presso il CinemaTeatro Politeama, già contattato, usufruendo delle disponibilità nanziarie dell’Istituto e anche di un generoso contributo della Banca di Piacenza e dell’Istituto San Paolo. Dal Consiglio dei docenti viene dato parere favorevole ed unanime. [Dato l’esito ottimale e il successo ottenuto, il saggio verrà ripetuto negli anni successivi sempre con la regìa della prof. Venéra Mazzocchi che cura la preparazione degli allievi e l’organizzazione con passione e competenza].
• 30 Maggio. Vista la richiesta da parte del Museo di Storia Naturale di Piacenza, che si dichiara disponibile a trasferire e conservare nella propria sede tutto il materiale del laboratorio di scienze del nostro Istituto; tenuto conto che il materiale suddetto è attualmente conservato nello scantinato del “Romagnosi” in condizioni non ottimali, e praticamente non è utilizzato
dagli insegnanti e dagli studenti da almeno 10 anni; considerato altresì che, in una recente seduta, il Consiglio d’Istituto aveva già espresso un parere di massima positivo sottomettendolo ai seguenti vincoli: “1) che il materiale rimanesse di proprietà dell’Istituto. 2) che l’eventuale sala del Museo venisse intitolata all’Istituto Romagnosi. 3) che gli studenti dell’Istituto potessero avere accesso gratuito alla sala per motivi didattici, con priorità in relazione alle esigenze della scuola, tenuto conto che il materiale suddetto è inventariato a carico dell’Amministrazione Provinciale…” ecc. ecc., il Consiglio d’Istituto delibera di concedere l’autorizzazione di trasferire il materiale in questione al Museo di Storia Naturale di Piacenza con sede nel Palazzo Scotti di Fombio (Collegio Morigi) e delega il Preside a prendere gli accordi per le modalità di consegna del materiale.
• 16 Ottobre. E’ concessa alla ditta Subacchi Pietro l’autorizzazione alla vendita di cibi solidi all’interno dell’edi cio scolastico.
1985/86
• 2 Dicembre. Viene autorizzato il trasferimento del Museo di Scienze Naturali dell’Istituto al Museo di Storia Naturale di Piacenza. L’Ente Promotore ha dato le garanzie già richieste e l’Amministrazione Provinciale di Piacenza, proprietaria del materiale in oggetto, ne autorizza il trasferimento in seguito alla delibera della Giunta (Atto 1946/17, del 21/10/85).
• Viene evidenziata l’esigenza di avviare un’attività di Cineforum in ambito scolastico.
• E’ organizzata una serie di incontri di educazione sanitaria sugli argomenti proposti dagli alunni stessi.
• La popolazione scolastica risulta composta da 1.485 allievi, divisi in 58 classi (34 per il Corso Commerciale, 15 per il Corso Periti Aziendali, 7 per il Corso Programmatori, 1 per il corso Serale Commerciale).
236 1860 - 2010 ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
• 19 Dicembre. Si autorizzano le visite alla Centrale Nucleare di Caorso, alla Raf neria del Po di San Nazzaro dei Burgundi (Pavia) e si auspica che, nell’ambito della complessa problematica dei viaggi e delle visite d’istruzione, negli anni futuri sia dato sempre maggiore impulso a questo tipo di attività che si è rivelato particolarmente interessante e valido sul piano formativo e professionale, oltre che meno dispendioso, sia sul piano economico che organizzativo.
• Per le esercitazioni antincendio è chiesto l’intervento a scuola di personale esperto del Comando dei Vigili del Fuoco.
1986/87
• Viene deliberata l’autorizzazione (per le classi IV e V dei tre indirizzi – commerciale, pro-
grammatori e periti aziendali – a svolgere nei locali della scuola l’attività sanitaria nei modi e per gli argomenti coordinati dal medico scolastico dott. Giuseppe Leonardi (Problemi psicologici dell’adolescenza – Oncologia – Anatomia e Fisiologia della mammella – AIDS – Pronto soccorso – Contraccezione – Ciclo mestruale – Gravidanza – Tossicodipendenza – Malattie veneree).
1987/88
• Vista la proposta avanzata da un gruppo di studenti partecipanti al “Corso di pratica giornalistica” tenutosi presso l’I.T.I.S. Marconi di Piacenza, visto il preventivo della Ditta Tipolito Ars di Casalpusterlengo (MI), relativo alla stampa di 500 copie del giornale in questione,
237 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
La classe 1a H dell’a.s. 1986-87 con la prof. Liliana Cravedi.
considerata la validità dell’iniziativa, si autorizza la pubblicazione.
• Si dà anche parere favorevole alla richiesta del Comune per l’utilizzo provvisorio di una palestra dell’Istituto per due corsi, uno per la terza età e l’altro di avviamento all’atletica leggera per bambini, tenendo presente il fatto che i corsi avranno una durata limitata.
1988/89
19 Marzo. Il progetto “Giovani ’92” prevede l’intervento di operatori CEIS per la prevenzione della tossicodipendenza.
• 17 maggio. Quindici allievi hanno chiesto di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica e deciso di svolgere attività di studio individuale sotto l’assistenza di docenti che prestano servizio nell’ambito del completamento di orario. Gli argomenti trattati potranno essere: attività culturali, storia comparata
delle religioni, educazione ambientale, lettura e commento dei giornali o di testi di narrativa o di altri argomenti proposti dagli allievi stessi (pena di morte, razzismo, ecc.).
1990/91
• 13 Settembre. Circa l’argomento “visite d’istruzione” viene evidenziato il fatto che, protraendosi per troppi giorni, si sono rivelate onerose per le famiglie non sempre in grado di affrontare la spesa senza sostenere grossi sacrici che, spesso, non sono neppure stati compensati da un raggiunto arricchimento culturale.
• Procede il “Progetto giovani” avviato negli anni precedenti.
• 1 Febbraio. Alla luce dei recenti avvenimenti internazionali [vedi “guerra del Golfo”] si rende necessario procedere con molta cautela nell’organizzazione delle gite.
238 1860 - 2010 ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
La 4a A dell’a.s. 1992-93 con i proff. don Tambini, Vigevani, Martino, Ambrogi, Musa, Milani.
• Vengono ssate le norme di comportamento per la prevenzione degli infortuni.
1991/92
• 28 Ottobre. Gli argomenti all’o.d.g. del Collegio Docenti riguardano i viaggi d’istruzione, i corsi di aggiornamento e le norme di comportamento per i professori i quali dovranno tenere presente i seguenti punti: effettuare il cambio d’ora in modo tempestivo: attendere il suono della campanella al ne di predisporre le classi per l’uscita: osservare con scrupolo la puntualità in ogni circostanza: non fumare nei corridoi ed impedire agli alunni di trasgredire a tale regola: non fare entrare nella classe estranei, se non autorizzati dalla Presidenza.
• 2 Aprile. Gli studenti presentano una nota, corredata da numerose rme di allievi sulla questione della presenza dei piccioni sul tetto dell’Istituto. [Il problema, data la numerosità dei pennuti, interessa tutta la città ]. Gli studenti fanno presente che i piccioni insudiciano la scuola con escrementi misti a penne e a piume. Questo porta alla diffusione di parassiti, malattie
ed allergie per cui si chiede che si provveda ad eliminare la causa con mezzi di sicura ef cacia prima che si veri chi tale insostenibile situazione, evitando interventi parziali ed inutili, come è avvenuto in passato. Gli studenti fanno presente che questo costituisce un pericolo per la salute di chi opera nella scuola, ed inoltre procura danni per l’immobile la cui manutenzione è a carico del contribuente. Fanno altresì cenno al fatto che alle richieste già presentate all’U.S.L. e alla Provincia di Piacenza non è seguito alcun intervento. • 27 Maggio. Il preside Torlaschi illustra il D.P.R. n. 399 del 23 agosto 1988 e sottolinea le attività obbligatorie connesse con la funzione docente, ossia: preparazione delle lezioni: correzione degli elaborati, da consegnarsi agli alunni entro, e non oltre, i 15 giorni dal loro svolgimento e, in presidenza entro il termine di 25 giorni: i rapporti scuola-famiglia con le udienze settimanali e due udienze generali: gli scrutini: gli esami: la partecipazione agli impegni obbligatori collegiali.
239 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
La 5a A dell’a.s. 1992-93 con il prof. Mario Ambrogi.
1992/93
• 23 Ottobre. Si effettuano incontri scolastici con i medici dell’AVIS per decidere sui temi da trattare.
• La Messa di inizio anno è considerata attività extrascolastica per cui gli allievi sono liberi di parteciparvi o meno.
• Gli studenti che non si avvalgono dell’ora di religione possono, se le ore sono le prime o le ultime, allontanarsi dalla scuola previa autorizzazione dei genitori o effettuare attività di studio con, o anche senza, l’assistenza di un docente.
• 4 Novembre. Circa i viaggi e le visite d’istruzione, si consigliano viaggi sino a tre giorni in Italia e non all’estero per l’eccessiva incidenza della spesa delle famiglie, oltre che sul bilancio dell’Istituto.
• 4 Novembre. Ex allievi e colleghi propongono, anche su richiesta degli alunni del triennio Commerciale B, che venga attribuita alla memoria della prof. Anna Maria Bertè, per i 40 anni di servizio effettivo prestato nella scuola, servizio interrotto dalla morte, “per l’eccezionale professionalità, per le altissime doti umane sempre largamente profuse nei confronti dei giovani a lei af dati e nei confronti dei colleghi e di tutto il personale scolastico, per la solidarietà e generosità silenziosa esercitata a favore dei deboli e dei bisognosi”, una targa ricordo all’ingresso dell’aula dove A.M. Bertè svolse l’ultima ora di lezione della sua vita e venga istruita la pratica per l’attribuzione della medaglia d’oro al merito dell’Istruzione, che resterà – in assenza di eredi diretti – come ricordo all’Istituto Tecnico G.D. Romagnosi.
1993/94
• Ottobre. Essendosi, purtroppo, veri cati furti in aule lasciate vuote dagli allievi per svolgere attività varie nelle aule speciali o in palestra, si invitano i docenti a chiudere a chiave
La prof.ssa Anna Maria Bertè, alla cui memoria è stata dedicata un’aula dell’Istituto.
le aule che ne siano fornite e a raccomandare agli studenti di non lasciarvi valori quando si allontanano.
1994/95
• Nell’anno scolastico 1994/95 si sono effettuati 11 viaggi d’istruzione, 7 in Italia e 4 all’estero e 37 visite d’istruzione.
1995/96
• 11 Gennaio. Si dà parere favorevole alla richiesta fatta da un gruppo di studenti di partecipare in maniera autonoma al corso di pratica giornalistica per le scuole consorziate, con Istituto capo la organizzatore l’I.T.I.S. Marconi.
• 17 Aprile. Viene autorizzata la partecipazione dei docenti per gruppi o individuali a ben 29 corsi di aggiornamento organizzati dal Provveditorato agli Studi di Piacenza, dal Centro Culturale Italo-Francese, dal Distretto Scolastico, dall’Università Cattolica, e da altri Enti.
240 1860 - 2010 ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
• Numerosi allievi partecipano a viaggi-premio ottenuti come vincitori di concorsi ACAP ed ENEL.
• L’Educazione stradale viene inserita nell’attività dei docenti per le classi I e II.
1996/97
• 16 Maggio. Il Provveditore agli Studi di Piacenza, nell’ambito della riorganizzazione della rete scolastica per l’a.s.. 1997/98, ha deciso la soppressione dell’I.T.C. L. Einaudi e la sua aggregazione all’I.T.C. G.D. Romagnosi.
1998/99
• 23 Dicembre. In occasione della “lectio brevis”, si svolge l’esercitazione di sfollamento per emergenza simulata.
• Nel corso dell’anno è stato realizzato il progetto di rete telematica scolastica “Odisseo” nel quale, tra l’altro, è prevista l’individuazione e la valorizzazione del patrimonio librario esistente per le scuole superiori della provincia di Piacenza.
• Si è svolta attività di approccio, alfabetizzazione ed approfondimento in ambito teatrale. Professori ed allievi interessati, hanno partecipato ad incontri con operatori di teatro in orario extrascolastico.
1999/2000
• 1 Dicembre. L’Istituto si è iscritto alle Olimpiadi di Matematica.
• 3 Giugno. Presso il Centro Polisportivo si terrà la giornata dell’arte e della creatività studentesca.
2000/2001
• All’inizio dell’anno viene steso un piano delle attività di aggiornamento e formazione dell’I.T.C. Romagnosi e dell’I.P.C. Casali con Corsi organizzati dal Ministero della P.I. e di altri Enti.
2001/2002
• 2 Settembre. L’Amministrazione Provinciale comunica alla dirigenza del “Romagnosi” la decisione della Giunta Provinciale di sottrarre all’Istituto 8 aule per darle in utilizzo al Liceo Gioia, individuandone 3 al piano terra e 5 al 1° piano. Questo suscita sconcerto di fronte a tale imposizione, indignazione e forte perplessità.
• Il Collegio dei Docenti, dopo averne discusso, si dichiara contrario all’inizio dei lavori di adattamento e chiede un incontro immediato con il Presidente della Provincia per avere chiarimenti in merito. All’incontro, oltre al Capo d’Istituto e al Consiglio d’Istituto, parteciperà una delegazione di docenti.
• 13 Novembre. L’incontro è ritenuto insoddisfacente; tuttavia, onde permettere l’inizio dell’a.s. del Liceo, si sono dovute cedere le aule; si ricorda però che per il prossimo a.s., l’Istituto ha la necessità di rientrare in possesso dei propri spazi per attuare, promuovere e progettare tutte le attività necessarie alla propria missione educativa.
Il giornalino dell’Istituto “The Mente” ha ricevuto il 1° premio nella rassegna dei giornali d’Istituto.
• Giugno. Si ripete la festa di ne anno; l’ultimo giorno di scuola avrà luogo anche la “Giornata della musica”.
2002/2003
• 1 Novembre. La programmazione dei docenti di Diritto per le prime classi vedrà l’inserimento dell’Educazione stradale e, in modo speci co, quello di un corso di 20 ore per il conseguimento del patentino di guida per ciclomotori. Parte dell’attività sarà svolta in Istituto con la consulenza di una Scuola-Guida. La responsabilità civile sarà invece oggetto di sviluppo nelle classi quarte.
• 10 Novembre. La Provincia si è impegnata a
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stanziare in bilancio i lavori di ristrutturazione delle aule ex Gesuiti per il Liceo Classico e a dare mandato all’uf cio tecnico di individuare interventi immediati al ne di alleviare l’attuale disagio del Romagnosi.
2008/2009
• Al pensionamento del prof. Pier Angelo Torlaschi, subentra come nuovo Preside, il prof. Franco Balestra proveniente dall’Istituto Tecnico Tramello di Piacenza.
Carmen Artocchini
Annullo Postale celebrativo del 150° di Fondazione dell’Istituto.
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una lunga, giovane storia
TESTIMONIANZE
Un economista che ha studiato al “Romagnosi”
Acinque anni tanto scalpitai, perché volevo andare a tutti i costi a scuola (già sapevo un po’ leggere e scrivere), che i miei genitori si videro costretti a fare carte false. E, grazie alla complicità di una maestra, che oggi posso ben dire d’altri tempi, venni iscritto anzitempo alla prima elementare dell’Alberoni. Quando, all’inizio degli anni Sessanta varcai la soglia dell’Istituto Tecnico Commerciale G.D. Romagnosi, mi sentii dire che avevo sbagliato indirizzo: le elementari “ Mazzini” stavano di fronte, dall’altra parte della via. Questo perché portavo ancora i calzoni corti e la mia bassa statura certo non mi aiutava. Vedersi rispedire indietro, per uno che aveva iniziato prima degli altri ed era anche sicuro di sé, non poteva dirsi il massimo. Il quinquennio che trascorsi al “Romagnosi” fu un’esperienza a dir poco memorabile. Non solo ebbi ottimi insegnanti ma trovai nei compagni di classe dei veri amici. Quelli più alti e robusti, che scherzando si consideravano come degli zii (mi chiamavano “nipotino”), non esitavano a prendere le mie difese. Ricordo che una volta, mi pare in seconda, successe non so cosa, ci andai di mezzo e fui espulso dall’aula. Credo la prima e l’ultima volta che presi il cartellino rosso. Ci fu una reazione plebiscitaria (quasi un’insurrezione) dei miei compagni che giurarono che non potevo essere assolutamente io il colpevole. E così fui immediatamente richiamato in classe. Ho sempre conservato un senso di gratitudine: ma ne é derivato soprattutto un insegnamento. Mi accorsi, infatti, di avere una responsabilità in più quando mi trovai in seguito più forte degli altri. Ma debbo presentarmi meglio. Sebbene il
cognome che porto appartenga a una storica famiglia bolognese, mi considero un piacentino DOC. I miei genitori sono piacentini e ho visto la luce in un’antica casa della nostra Città, al numero sei di via San Sisto. A Piacenza ho trascorso l’infanzia e l’adolescenza. Ma, dai primi anni Settanta, vivo e lavoro altrove. Come economista e professore universitario, mi occupo ormai da quarant’anni di problemi economici, bancari e nanziari. Ho insegnato in diverse Università, al nord, al centro e al sud del nostro Paese, ho svolto per molti anni attività di formazione manageriale; ho ricoperto importanti incarichi professionali; sono stato consulente di banche, imprese e istituzioni pubbliche; amministratore di società, intermediari nanziari, enti e organismi culturali e ho avuto anche importanti esperienze di collaborazione con esponenti del mondo politico a livello parlamentare e di governo. Nel corso della mia, ormai lunga, attività accademica ho contribuito sul piano scienti co a innovare gli studi di economia e gestione bancaria. Tutto quanto sono riuscito a realizzare e i risultati conseguiti sono non solo merito mio, ma anche dei maestri che ho avuto la fortuna di incontrare nel corso della vita. I maestri, specie quelli migliori, subiscono spesso l’ingrato destino di cadere troppo presto nell’oblio. Non solo per il tumultuoso susseguirsi degli avvenimenti che rende precaria la memoria del passato, ma anche perché la riconoscenza non pare essere una virtù ampiamente praticata, soprattutto quella pubblicamente testimoniata. Ho accettato pertanto senza indugio, e semmai con una certa emozione, che non voglio nascondere, l’invito rivoltomi dall’amico Marco Horak
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a raccontare la mia esperienza al Romagnosi, parlando anzitutto dei miei insegnanti e di come essi abbiano in uenzato la mia formazione e la mia carriera.
Devo ricordare in primo luogo la gura di Giuseppe Cominetti. Ho sempre avuto di Lui rispetto e ammirazione per le indiscutibili doti di docente; ma l’ho stimato soprattutto per la sua umanità, che tutti gli studenti, del resto, gli riconoscevano. Avendo saputo (non conosco ancora come) delle mie condizioni economiche, si adoperò onde io potessi ottenere il “presalario”, a quel tempo una borsa di studio per gli studenti meritevoli al ne di accedere agli studi universitari. Ma ho un altro motivo per ricordarlo con piacere. Nelle sue lezioni sulla banca (il professore Cominetti insegnava Tecnica bancaria) citava spesso gli studi di Giordano Dell’Amore, rettore dell’Università Bocconi, con cui avrei discusso la mia tesi, e di cui sarei diventato assistente, a ventitré anni, entrando così a far parte di una prestigiosa scuola scienti ca che grandi contributi ha dato, e continua a dare, ormai da quasi mezzo secolo, agli studi sull’Economia delle aziende di credito e degli intermediari nanziari. Quelle lezioni di Tecnica bancaria al Romagnosi furono veramente di buon auspicio. Mi sarei trovato, infatti, dopo avere insegnato, oltre che alla Bocconi, come professore incaricato e associato e poi come professore ordinario, in numerose altre Università (Pavia, Parma, Messina e Luiss Guido Carli), a ricoprire in ne presso la Facoltà di Economia de “La Sapienza” di Roma la Cattedra di Tecnica bancaria (che fu in passato di illustri studiosi come Mario Mazzantini e Francesco Parrillo) e quelle, di cui sono oggi titolare, di Economia e gestione della banca e di Corporate e investment banking. Ma, se devo dire come il Romagnosi abbia inuenzato, anzi dovrei dire determinato, il mio futuro professionale, devo confessare che la de-
cisione di frequentarlo – dopo le Medie (che ho fatto al Manzoni proprio a pochi passi dal Romagnosi) – non fu in realtà una scelta, bensì una necessità per motivi familiari: il bisogno di avere un titolo di studio che mi permettesse di entrare presto in banca o comunque nel mondo del lavoro. Ciò non fu però necessario e, potendo pertanto continuare gli studi, mi iscrissi, con il diploma di ragioniere che consentiva l’accesso alle Facoltà di Economia, alla Bocconi dove mi laureai nel 1971 in Economia e Commercio con il massimo dei voti. In banca non sono andato a lavorare, ma di banche e intermediari nanziari è quasi una vita che mi occupo. Non solo come studioso ed economista, ma anche come amministratore e consulente. Inoltre, numerosi miei studenti si trovano oggi al vertice dei maggiori gruppi bancari italiani o sono manager di importanti istituzioni nanziarie estere. La decisione di andare a studiare a Milano (seguendo il consiglio dei miei stessi professori, ma anche perché volevo confrontarmi con un contesto che ritenevo più stimolante e s dante) mi costò, allora, la separazione dai miei compagni della “Quinta A” che scelsero in gran parte di continuare gli studi all’Università di Parma. A Milano mi trovai effettivamente solo. Ricordo che incontrai, tra i pochi studenti piacentini, Elio Borgonovi che si era diplomato al Romagnosi prima di me. In seguito, ci trovammo di nuovo insieme, alla Bocconi, entrambi come docenti. Elio (che ha innovato gli studi sull’economia delle amministrazioni pubbliche) divenne assistente di Carlo Masini, un altro grande economista aziendale della Bocconi, ed è stato in seguito Dean della SDA, la Scuola di Direzione Aziendale che io stesso insieme a Claudio Dematté ed altri allora giovani docenti costituimmo da pionieri nei primi anni Settanta. Oggi la SDA è fra la maggiori scuole di management a livello internazionale. Mai avrei pensato di trovar-
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una lunga, giovane storia
mi un giorno a fare la storia della Bocconi! Non nascondo di avere ampiamente bene ciato, da studente universitario, delle conoscenze di base acquisite al Romagnosi che mi hanno consentito di superare agevolmente gran parte degli esami in materie non solo tecniche ma anche economiche e giuridiche. A questo riguardo la memoria va a Giampiero Barbieri, che considero un altro grande del Romagnosi. Insegnava Diritto con la rara capacità di chi sa trasmettere concetti complessi in modo semplice ma rigoroso. Suo merito è quello di avermi abituato alla consultazione e all’uso del Codice Civile. Non solo: le sue interessanti lezioni, che erano veramente un sussidio illuminante ai libri di testo, inducevano volentieri a prendere appunti, cosa che avrei fatto regolarmente all’Università. E’ da Lui, inoltre, che ho anche appreso metodo e rigore del ragionamento giuridico. Del professore Barbieri ricordo poi la particolare severità: il suo voto massimo era sette. Un limite, evidentemente, a noi incomprensibile, e in effetti non obiettivamente giusti cabile, ma che spronava al miglioramento. La sua conquista, e poteva ben dirsi tale, era motivo di assoluta grati cazione. Ricordo poi come nelle interrogazioni, quando non otteneva adeguate risposte, quasi per accertarsi della preparazione dell’intera aula (o per veri care se le sue lezioni fossero state comprese) chiamasse via via anche quelli da poco tempo interrogati, compresi i più bravi. Il che manteneva alta la guardia a tutti noi costringendoci a un continuo aggiornamento per non s gurare. Se mi è concessa una considerazione personale, credo che dietro a quel volto burbero e di poche parole, vi fosse tutta la consapevolezza che si può essere giudici degli altri solo se lo si è prima e soprattutto di se stessi. E quella irreprensibilità aveva, pertanto, un grande valore perché comunicava a noi studenti l’importanza dell’impegno e che il merito comporta fatica. Oggi
che Giampiero Barbieri non è più tra noi, quel monito si rivela ancora più prezioso in una società che, purtroppo, sembra voler premiare più l’apparire che l’essere.
Riandando ai miei anni passati al Romagnosi, devo parlarvi poi di Carmen Artocchini. Ho mantenuto viva la memoria di averla avuta come insegnante di Lettere anche grazie ai suoi appassionati studi storici e culturali che hanno in questi decenni illustrato le nostre tradizioni piacentine. Seppure vivendo lontano, attraverso le sue pubblicazioni, ho potuto mantenere un invisibile ma stretto contatto con Piacenza. Sono un lettore assiduo dei suoi lavori a cominciare, mi vorrà perdonare la professoressa Artocchini, da quelli che ritengo non meno nobili e utili, cioè quelli di tipo culinario-gastronomico (non di sola scienza vive l’uomo!) riguardanti le tradizioni della nostra cucina. Custodisco gelosamente tra i miei libri una sua opera, che spesso consulto, “ 400 ricette della cucina piacentina” del 1977. La premessa storica è un vero gioiello per le accurate citazioni che danno lustro alle nostre “mirabili tradizioni”, ma confesso che è per me motivo di gioia la semplice lettura delle ricette che, grazie allo stile dell’autrice, riescono quasi a rievocare i sapori e gli odori dei piatti che hanno allietato la tavola della mia infanzia e che, spesso con grande successo, propongo agli amici, in particolare a quelli romani, che sono ignari dei tesori culinari piacentini.
Merito di questa studiosa della nostra cultura popolare, che è senza dubbio tra i maggiori di tutti i tempi, è non solo l’aver insegnato a noi piacentini ciò che spesso non sappiamo, o abbiamo dimenticato, ma anche soprattutto l’avere valorizzato le nostre tradizioni a livello nazionale. Quasi mi pare di rivedere, o meglio di riascoltare, l’Artocchini quando entrò il primo giorno nella nostra classe. Con voce squillante e con piglio energico, nel presen-
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tarsi, disse anche di essere metà piacentina e metà pavese. Quella dichiarazione suonò strana e non comprensibile. Ma ora, dopo molti anni, quelle parole risultano luminose. Credo che quella specie di confessione, volesse giusticare ciò che solo un insegnante sensibile può ritenere una manchevolezza. Da docente, io stesso ho sperimentato che per favorire l’apprendimento, occorre conoscere chi sono, come pensano e in quale ambiente vivono gli studenti. Ma quelle parole probabilmente tradivano anche un bisogno di appartenenza e accettazione. Mi piace pertanto pensare che da quell’atteggiamento sia scaturito, n da quel momento, l’impegno di una vita spesa in un’opera di ricerca e conoscenza delle nostre radici. Così quell’energia che io avevo letto in Lei era una corretta percezione. Grazie all’Artocchini, e quindi, se vogliamo un po’,
seppur indirettamente, anche al Romagnosi che l’ha avuta tra i propri insegnanti, oggi i giovani piacentini e quelli non più giovani possono meglio conoscere la storia delle proprie tradizioni. Così il docente che non conosceva i propri studenti ha alla ne reso possibile che questi conoscessero meglio se stessi. Ho un altro ricordo del Romagnosi: quello che mi lega a Vittorio Ghebbioni. Non solo mi introdusse allo studio dell’Inglese, permettendomi di perfezionare in seguito i miei studi negli Stati Uniti, ma soprattutto è rimasto per me un esempio assoluto in fatto di signorilità e di stile. Il professore Ghebbioni dimostrò, in concreto, cosa signi casse veramente la parola gentleman. Di fronte ai nostri maldestri tentativi di pronuncia inglese, non reagiva, come avrebbe fatto molto probabilmente qualsiasi altro docente. Egli mostrava una calma e una
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ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
La classe 2a A dell’a.s. 1964-65. Al centro, a destra, il prof. V. Ghebbioni e, a sinistra, il prof. B. David.
benevola e generosa comprensione pur con quel sorriso un po’ ironico che non riusciva a nascondere sotto quei folti baf che lo rendevano, anche per via dell’alta statura, una gura austera. Il suo modo di atteggiarsi, di parlare e di comportarsi (nonché di vestire) tradiva la sua grande passione per il mondo anglosassone, il che ci stimolava nello studio di una lingua che a noi italiani spesso risulta ostica. Ma per lui era facile destare e tenere alto l’interesse degli studenti. Non era, infatti, secondario il messaggio che intendeva indirettamente trasmettere e che, probabilmente, maggiormente lo interessava. Mi piace ricordarlo, oggi che Ghebbioni non è più tra noi: il rispetto che bisogna avere degli altri soprattutto quando sono diversi da noi. Come era solito dire, per apprendere veramente le lingue straniere occorre, prima di tutto, comprendere e accettare la cultura, le tradizioni e il modo di pensare e agire dei relativi popoli. In tal modo, oltre a stimolare la nostra curiosità e immaginazione e soprattutto il desiderio di viaggiare e conoscere, ci educava a un principio di grande valenza etica e sociale, oggi straordinariamente importante in una società alle prese con i problemi della globalizzazione e dell’integrazione. Questi valorosi insegnanti, e altri ancora (che mi scuso di non avere menzionato) hanno indubbiamente contribuito con l’esempio, i comportamenti e soprattutto la loro dedizione, a trasmettere importanti valori etici e morali ai loro allievi, tra cui il senso del dovere, il valore del merito e la tensione verso il continuo miglioramento ma al tempo stesso senza fare venire meno la comprensione e il sostegno umano, dimostrando così di essere dei veri educatori. Ricordare questi aspetti è oggi per me un lieto compito e credo che sia il migliore tributo al Romagnosi. I suoi docenti avvertivano non solo la responsabilità di trasmettere contenuti tecnici, ma anche quella di essere, al tempo
stesso, guida nella crescita personale dei loro giovani studenti. Non vorrei che queste parole suonassero troppo enfatiche, lusinghiere e celebrative. Ma l’occasione è troppo importante perché io non possa confermare che ciò che ho detto per il Romagnosi vale anche per le altre istituzioni scolastiche piacentine che ho frequentato (le Scuole elementari dell’Alberoni e del Giordani e le Medie del Manzoni). Con ciò, voglio qui affermare come la nostra cultura, spesso troppo frettolosamente de nita “provinciale”, abbia consentito di distinguermi e, talvolta primeggiare, in tutti gli ambienti e luoghi in cui abbia vissuto e lavorato, grazie anche a quei princìpi e valori e a quello spirito che i miei educatori piacentini hanno saputo infondere. Se la Scuola evidentemente non può fare da sola la differenza, perché occorre guardare anche ai valori della Famiglia e dell’intera Comunità, ebbene noi dovremmo essere più consapevoli della nostra ricchezza sociale, così come dovrebbero fare tante altre realtà ritenute a torto periferiche. Ciò che in passato si pensava fosse un punto di debolezza, il tempo ha svelato essere un punto di forza in un mondo che ha sempre più bisogno di attingere a quei valori, sani e autentici, che guardano alla sostanza delle cose e al bene comune. Non posso concludere questa mia testimonianza, senza avere ricordato ancora una volta i miei ex compagni del Romagnosi, che sono stati e sono soprattutto ancora degli amici (tra cui Riccardo Biella, Enrico Clementi, Giorgio Castelnuovo, Franco Soressi, Luigino Zurla, Lidia Bergonzi, Francesco Montescani, Giacomo Algeri e Gianfranco Binelli, mio compagno di banco), anche se li ho potuti rivedere in questi ultimi anni solo in qualche rara occasione in cui sono tornato a Piacenza. Di molti ho perso le tracce; ma sono certo che tutti abbiano dato un contributo positivo. Il nostro Romagnosi, che compie 150 anni, ha costruito la sua fama
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nel tempo proprio perché ha sempre generosamente dato ai suoi studenti. E questi, cosa più importante, hanno saputo bene utilizzare e trasmettere gli insegnamenti ricevuti. Sono sicuro che non verrà meno, nel tempo a venire, alla sua gloriosa tradizione. E mi auguro,
pertanto, che i suoi docenti presenti e futuri siano dei Maestri da ricordare, così come siano sempre più numerosi i suoi diplomati a testimoniare un giorno, con sincerità, la loro gratitudine.
Maurizio Baravelli
Anno 1965. Partita interstudentesca della 5a A.
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ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
Vita al “Romagnosi”
Dei cinque anni trascorsi al Romagnosi mi sono rimasti impressi nella mente alcuni curiosi episodi. Ricordo quando fu proclamato uno sciopero di protesta per gli attentati in Alto Adige e poi entrammo tutti in classe. Venne il prof. Cagidemetrio –credo allora Vice Preside – che con la sua voce roboante ci ammonì “Chi sono quelle mezze cartucce che volevano fare sciopero?”. Oppure la volta in cui il prof. Barbieri, le cui interrogazioni incutevano un certo timore, esclamò mentre scorreva il registro. “Che bel silenzio!” Tanta era la tensione che due compagni ritennero di sentire il loro cognome e uscirono. Il Prof. li guardò sorpreso e disse. “Non vi ho chiamato, ma già che siete qui, vi interrogo”. Oppure quel pomeriggio in cui entrammo in classe in la per due, cantando, agli ordini di Corbari, soprannominato “il pifferaio” poiché studiava clarino al liceo Nicolini. Non ho dimenticato la mitica prof.ssa Bartolini che interrogava estraendo i numeri dal suo famoso sacchetto. S dando il calcolo delle probabilità estrasse per cinque volte consecutive il numero corrispondente a Pallastrelli che, non ricordo perché, in quel periodo non le stava simpatico. Record da SuperEnalotto!
Un caldo pomeriggio di Maggio la prof.ssa Luisetto chiese ad un compagno interrogato “Come è morto San Francesco?” Io, dal banco, dissi a voce un po’ alta “Per mancanza di ato” e fui sbattuto fuori dalla porta, espulso con una nota sul registro. Andai a giocare a basket nel cortile con la classe dei geometri che aveva l’ora di ginnastica.
Fui mandato fuori dall’aula alcune altre volte poiché cercavo di suggerire dal posto. Ero bravino, ma non un modello di quella che si dice “buona condotta”; mi piaceva, come dire, movimentare le lezioni. Per fortuna non c’era ancora il Ministro Gelmini, altrimenti avrei rischiato di non essere ammesso all’esame di maturità! Un ultimo ricordo commosso. L’anno successivo al diploma, purtroppo, il nostro compagno Luciano Castignoli morì a causa di un incidente in motocicletta. Era già stato sfortunato poiché da piccolo aveva dato un calcio ad una bomba a mano e aveva perso una gamba, sostituita con una protesi di legno che però non gli impediva di fare il portiere nelle nostre partite di calcio. Ci trovammo tutti al funerale, ancor più uniti nel dolore.
Elio Borgonovi
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L’aula di Costruzioni.
Serena Zoli ha scritto un libro in cui mi riconosco: La generazione fortunata (Longanesi 2005). Parla della generazione dei nati fra il 1935 e il 1955. A questa “generazione fortunata” appartengo per vari motivi. Il primo è per ragioni anagra che. Sono nato a Piacenza il 16 maggio 1937. Erano le 11 di mattina della domenica di Pentecoste e pesavo 5 kili e un etto (parola di mia madre). Alle 16, dato che stavo bene, mi hanno battezzato. Ero circondato dai miei quattro fratelli e da mia sorella, oltre che dai miei genitori. La famiglia numerosa implica vari problemi. Anche se la casa era grande, dormivo con due altri fratelli. È venuta la guerra. Lo sfollamento in campagna. Il mio primo fratello coi partigiani. Dopo la liberazione ci fu il ritorno in città. Il secondo motivo della nostra fortuna è quello di aver conosciuto le ristrettezze. I vestiti erano sempre quelli dei miei fratelli. Una volta mi diedero il cappotto grigio di mia sorella con i bottoni invertiti. I giocattoli ce li costruivamo da soli. Con i manici da scopa mi ero fatto degli aerei, con cui combattevo le battaglie aeree che da piccolo avevo visto con i miei occhi. Pochi i regali: l’orologio alla prima comunione e la bicicletta alla terza media. Però siamo cresciuti felici. Ogni cosa era una conquista. Mentre si sviluppava il boom, noi ci sentivamo pieni di speranza. Si stava bene con poco. Siamo cresciuti a base di olio di fegato di merluzzo, ma siamo stati i primi a conoscere la penicillina. Ho saputo che esistessero anoressia e bulimia solo molto dopo. Non avevamo la paghetta (è cominciata con le superiori: ma non buttavo via nulla). D’estate c’era il campeggio con gli scout. E poi tanta aria libera. Alla domenica lo svago principale era il cinema parrocchiale
Una palestra per la vita
– molto simile al Nuovo cinema Paradiso con i baci censurati – e soprattutto si leggeva molto. I libri sono stati sempre la mia passione segreta. Odiavo le vite dei santi e impazzivo per le avventure di Salgari. Crescendo feci il proposito: quando scriverò di santi, eviterò le sdolcinature e cercherò di essere interessante come l’autore delle Tigri di Mompracem. Nel 1957 Jack Kerouac pubblicò il suo romanzo On the Road, che divenne il manifesto della Beat generation. Dalla metà degli anni Sessanta tanti si misero in moto («Dove andiamo?», «Non lo so, ma dobbiamo andare»). A me era toccato molto prima. Nel 1952 con tre scout feci un viaggio in autostop no a Colonia in Germania. Allora non c’era concorrenza di altri autostoppisti. Tra l’altro mi feci i tornanti del Gottardo sul sellino posteriore di una Lambretta, che aveva potuto prendere a bordo solo una persona. A Basilea incontrammo gli olimpionici italiani che tornavano da Helsinki in treno. E c’era una medaglia d’oro piacentina! Fra parentesi devo dire che, quando i miei nipoti raggiunsero i 15 anni, si fecero forza di questo (cattivo?) esempio dello zio per chiedere ai genitori di andare all’estero. Finite le Medie, mi iscrissi al Romagnosi. L’intenzione era di fare il geometra. Qualcosa cambiò dentro di me. Mi accorsi che nella mia vita avrei voluto costruire qualcosa di diverso da case e ponti. I professori di allora (ricordo l’ing. Zanetti, il prof. Garofalo, la prof. Craviotto) mi aiutarono ad acquisire senso critico, uno stile moderno e un’armonica visione della natura e della storia. Con questo bagaglio culturale osai il concorso per l’ammissione al Collegio Alberoni. Per il greco mi preparò la prof.ssa Valentina Conti
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Anelli. Il primo anno di liceo nella lingua di Omero ero già molto avanti. La scuola del Romagnosi mi aveva aiutato. Un’estate mi tradussi l’Antigone dal greco, un’altra mi appassionai a Tacito.
Fui ordinato prete nel 1963, il 30 giugno. Poi vennero gli anni dell’Università a Roma. Erano i tempi del Concilio, o meglio della “speranza del Concilio”. Quando sento parlare di gente che ha nostalgia per il latino (e la mia generazione lo sapeva bene), per la tonaca, i camici plissettati, mi viene da ridere. Era quella una Chiesa molto ingessata, che si scandalizzava per La dolce vita, che litigava con don Mazzolari (aveva avuto l’ardire di criticare il perbenismo del glio maggiore della parabola del Figliuol prodigo… e i tacchi d’oro della salma di Pio XII) e don Milani. La febbre del Concilio ci consentì di bypassare il ’68: avevamo un’età in cui certi miti non attecchivano più. E questo fu una fortuna, in quanto ci consentì di leggere in libertà. Che conquista per noi preti della generazione fortunata! Niente più necessità di un permesso per leggere i “libri proibiti”, niente più imprimatur per scrivere!
L’eredità di buoni studi ci aiutò a passare senza danni nelle burrasche del dopo-Concilio, ma
anche ci permise di evitare i giri di valzer di tanti protagonisti del ’68, prima incendiari e poi pompieri, prima a sinistra, poi a destra, ma sempre in vista, sempre “con la schiena ritta” e sempre coerenti con tutti i cambiamenti del vento. Come banderuole. Dopo la laurea in Storia della Chiesa, insegnai questa materia al Collegio Alberoni. Fui sempre nel mondo dello studio, dei libri. Nel 1994 fui richiesto dall’Università Gregoriana. Si aprì un’altra stagione felice. Quanto vorrei trasmettere ai giovani la fortuna che si ha quando si è chiamati in un posto senza strisciare, senza fare anticamera! La nostra generazione non ha conosciuto la precarietà. D’altra parte anche i miei fratelli hanno avuto il posto sso subito dopo la ne degli studi. Da piccolo non avevo mai conosciuto un disoccupato. Oggi invece… Ora abito a S. Silvestro al Quirinale, ove è vivo il ricordo di Michelangelo e Vittoria Colonna, di s. Carlo Borromeo e s. Filippo, di s. Giuseppe Tomasi di Lampedusa e del p. Annibale Bugnini. Uomini e donne, questi sì con la spina dorsale diritta.
Padre Luigi Mezzadri
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Il mio “Romagnosi”
Imiei anni al “Romagnosi” (1977-1982) sono stati determinanti per la mia vita, ma non tanto per le conoscenze e le nozioni apprese, pur importanti e di qualità. Maggior rilievo ha avuto l’aver vissuto per cinque anni in un contesto scolastico in cui le attività erano portate avanti con impegno, serietà e metodo, ma con assoluta naturalezza e semplicità (ammetto, talvolta si appro ttava di scioperi e contestazioni varie per “fugare” a giocare a boccette nei bar della zona, ma il tutto restava nei limiti dettati dal buon senso). Il “Romagnosi” è stato una grande palestra per sviluppare una capacità di giudizio equilibrata, basata sull’evidenza dei fatti e, quindi, improntata a onestà intellettuale e rispetto delle diversità. In questo, i docenti della mia sezione, la “E”, sono stati dei grandi allenatori: Gregorio Villa e Achille Zioni per Italiano, Alberto Baili per Matematica, Enrica Frasca e Luigina Schiavi per le lingue, per limitarmi a quelli con orario didattico più corposo. Tuttavia il fattore di gran lunga di maggior impatto per tutta la mia crescita successiva è stato l’aver bene ciato della presenza di tre docenti che in modo inconsapevole, ma per questo ancor più ef cace, hanno servito da role model. Essi hanno aperto a un ragazzo ignaro e ingenuo, orizzonti e prospettive a lui allora del tutto sconosciuti: gli hanno indicato, in modo implicito, dei chiari obiettivi e, soprattutto, glieli hanno resi desiderabili, ossia gli hanno fornito la giusta motivazione a perseguirli con determinazione. Senza Alfonso Foppiani, Marco Horak e Walter Meli non ci sarebbe mai stata la mia laurea. Senza Horak e Meli non ci sarebbe mai stata la Facoltà di Economia, senza Horak non ci sarebbe mai stata la Bocconi.
Senza la Bocconi, non ci sarebbe mai stato il Ph.D. negli Stati Uniti. E da lì, poi, la carriera accademica e tutto il resto. Nell’originare questa concatenazione di eventi, giocò un ruolo notevole anche il destino. Per effetto dei trasferimenti estivi dei docenti tra le scuole, dall’allora concorrente Istituto Einaudi, in quinta ragioneria arrivò Horak (assieme alla sua inseparabile Porsche) come docente di Tecnica Bancaria. Partì, invece, purtroppo, il compianto avv. Foppiani, trasferito a insegnare diritto ai geometri (forse l’unico che potesse riuscirvi). Il destino aveva risolto il dubbio che non riuscivo a sciogliere (Legge o Economia?), ponendomi di fronte un unico e coerente percorso di crescita – Economia – ben delineato dalle storie professionali e personali dei docenti sopra citati. Ed Economia fu. Pur ottimi istruttori, il mio debito di riconoscenza verso questi tre docenti è maturato più fuori che dentro l’aula. Grazie alle loro storie personali, di cui avevo quotidiana evidenza, e a quelle di amici o precedenti allievi da loro raccontate, riuscirono a farmi intuire cosa fosse “Milano” e cosa fosse una “laurea”, nonostante il mio mondo risultasse allora con nato all’asse Piacenza-Piozzano e alla speranza del “posto in banca” (quelle di allora, però, vere e proprie istituzioni). Vi riuscirono raccontandomi “storie”. E’ sorprendente che il ruolo delle “storie” sia così sottaciuto, quando, invece, nessun processo educativo può dirsi completo ed ef cace se alla trasmissione di nozioni e delle conoscenze indirizzata alla testa degli studenti non associa una “narrativa” e degli “esempi” che ne sollecitino le sensibilità più profonde, quelle associate “di cuore e di pancia”. Il “Romagnosi”, come qualsiasi scuola o uni-
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versità, non è un edi cio fatto di aule, né una serie di nozioni di ragioneria o diritto. E’ una comunità, un insieme di persone. Per me è stato, e resta, soprattutto Foppiani, Horak e Meli, oltre agli altri docenti e ai miei compagni di
classe, molti dei quali ricordo con tenerezza. E’ grazie ad essi, e loro tramite, che mi sento ancora oggi “uno del Romagnosi”.
Valter Lazzari
Alcuni docenti degli anni Settanta. Da sinistra, in piedi, i proff. Milani, Veneziani, Chitti, Foppiani, Corsi; sotto le proff. Stradiotti, Corradi, Frasca, Forlini.
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ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
Cinquant’anni dopo
Alla domanda di quali ricordi il Romagnosi suscita in me, il primo pensiero è constatare che è passato più di un mezzo secolo; ma certe immagini restano nitide come delle fotogra e. Era la ne degli anni Cinquanta, un periodo di grandi aspirazioni, che adesso sappiamo costituiva la ne del dopo-guerra. Tutto pareva possibile, ma ci si muoveva con cautela, perché tutto sembrava ancora molto precario. Rivedo i raggruppamenti, il mattino, davanti al Romagnosi in attesa del suono della campanella, che alle 8 e 30 permetteva l’accesso alle classi. Non ricordo di cosa si parlasse, ma era come un tuffo in una vita che si svolgeva in parallelo a quella vissuta in famiglia. Poi il usso dell’entrata, i geometri a destra, i ragionieri a sinistra. Tra le due Sezioni dell’Istituto la convivenza pareva dettata dal tetto comune, piuttosto che da vere af nità, tranne quando ci si de niva rispetto a “quelli del Classico”, dall’altra parte della strada, che erano visti come un po’ “snobbini”; facevano ancora latino e greco, mentre noi pensavamo di essere già in contatto con la vera vita. La contabilità in partita doppia, tecnica bancaria, tecnica mercantile... dove si calcolavano i costi dello sbarco di fantomatici cargo di grano, oli e altre derrate… ;i ritardi in termini di “stallìe e controstallìe” mi tornano in mente ogni volta che, trovandomi in un aereo che resta al suolo più a lungo del previsto, mi domando se, da qualche parte, c’è qualcuno che calcola i costi del ritardo con schemi simili a quelli utilizzati
per le situazioni ipotetiche che esaminavamo nei nostri corsi.
Molte immagini di compagni di scuola, di situazioni, di professori, emergono, suscitando nostalgia e desiderio di sapere cosa sono divenuti e dove sono andati a nire. C’erano insegnanti come Amsicora Cherchi (Diritto civile), dall’eleganza tanto verbale che personale, che costituivano dei modelli di riferimento, per le nostre proiezioni professionali nel futuro. Ricordo anche una professoressa di stenogra a che faceva sognare tutti i giovani, straripanti di testosterone, e l’insegnante di geogra a (la signora Bartolini) che era un’istituzione... quasi come l’Atlante De Agostini, che conteneva foto di luoghi e di popolazioni esotiche. C’era la foto di un aborigeno in piedi su una roccia, seminudo, con una lancia; quasi mezzo secolo dopo questa immagine mi è tornata in mente incontrando gli aborigeni del nord dell’Australia. Ricordo anche le ore di ginnastica passate a correre nel cortile dell’Istituto o a Palazzo Farnese.
E poi, alla ne di ogni anno, i risultati scolastici, af ssi nelle bacheche appese ai muri della scala d’entrata dell’edi cio: quei lunghi fogli manoscritti con i nomi, i voti... e la sentenza! Il batticuore che queste sentenze suscitavano il giorno della loro pubblicazione! Più di cinquant’anni dopo mi domando se lo spirito e le aspirazioni dei giovani che frequentano oggi l’Istituto sono veramente cambiati.
Piergiorgio Mazzocchi
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La classe 3a A dell’a.s. 1953-54. A destra il prof. Spigaroli, diventato poi senatore della Repubblica.
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I
miei ricordi
Ho frequentato l’Istituto Romagnosi, con la duplice veste. Sono stato anzitutto studente delle quattro classi inferiori e, dopo diversi anni, vi sono ritornato come insegnante d’Italiano e Storia. Non ricordo molte cose del periodo, ormai molto lontano, in cui, dopo aver superato l’esame di ammissione (una prova piuttosto severa), sono entrato in questa scuola. Una scuola che non avrei voluto frequentare perché la mia vocazione era quella di diventare insegnante. Pertanto avrei dovuto accedere alle classi inferiori dell’Istituto Magistrale, la cui frequentazione fra l’altro era esonerata da tasse, mentre per la scuola alla quale ero stato ammesso si dovevano pagare ben 300 lire ogni anno; che allora era una cifra piuttosto pesante (mio padre guadagnava 150 lire al mese). Evidentemente i miei genitori e, soprattutto la mia maestra, avevano ritenuto che fosse meglio per me scegliere la professione di ragioniere o di geometra, anziché quella di maestro. In genere, con le varie materie di questa scuola me la cavavo abbastanza bene, se si esclude la matematica per la quale, data la scarsa simpatia, mi accontentavo di ottenere solo la suf cienza. Circostanza che determinava la necessità di conseguire voti migliori nelle altre materie se volevo raggiungere la media del sette per ottenere almeno il dimezzamento della tassa, considerate le non agiate condizioni economiche della mia famiglia.
Per tutti i quattro anni ho fatto parte di classi miste, molto numerose, con un numero di ragazze, in genere piuttosto secchione, notevolmente inferiore a quello dei maschi. Su tre le di banchi esse ne occupavano una, ragazze
come allievo e come professore
molto serie che davano poca con denza all’altro sesso.
Anche nei momenti della ricreazione stavano sempre a gruppetti per conto loro ed evitavano accuratamente ogni tentativo di approccio da parte nostra. Alcune, negli ultimi anni assumevano atteggiamenti piuttosto altezzosi nei nostri confronti: noi eravamo ancora ragazzi, quasi tutti con i calzoni corti e loro si sentivano (ed erano) già signorine.
Ricordo le belle passeggiate no alla metà del ponte sul Po allora impegnato a sostenere un traf co molto meno pesante rispetto a quello dei giorni nostri; la contemplazione dell’in nito numero di rondini e di colombi che intrecciavano voli attorno all’enorme mole di Palazzo Farnese allora occupato dai soldati del 65° Reggimento di fanteria. E mai avrei potuto pensare che, diventato Sindaco di Piacenza, mi sarei preoccupato di far ritinteggiare la facciata della Scuola Mazzini, vicinissima al Farnese, per togliere le brutte macchie determinate dagli escrementi dei predetti volatili. Né avrei potuto immaginare che, diventato parlamentare, mi sarei occupato per oltre quarant’anni, del riscatto della Mole farnesiana e della sua utilizzazione per i nostri musei civici.
Capo dell’Istituto era allora l’ing. Nino Conti, ex parlamentare del Partito popolare.
E’ stato un buon preside, anche se piuttosto severo perché ci teneva molto che tutto si svolgesse in modo disciplinato.
Però in diversi casi ha dimostrato molta comprensione nei confronti delle esigenze degli alunni e di qualche loro iniziativa poco ortodossa. Lo ha dimostrato anche quando, con la scusa di voler manifestare entusiasmo per la
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conquista dell’Impero, la nostra classe compatta (forse l’unica di tutto l’Istituto) ha marinato la scuola per due mattinate per partecipare con gli studenti di altri istituti ad un corteo spontaneo s lato per le vie della città. L’ing. Conti è stato anche un buon professionista e la chiesa del Corpus Domini da lui progettata lo dimostra chiaramente. Avevamo dei professori molto bravi. In modo particolare godevano la nostra grande stima la prof.ssa di lettere Luisa Gobbi Perletti e l’insegnante di religione, don Adriano Dozza, il giovane curato della parrocchia di S. Pietro. Nelle ore di religione l’attenzione della classe giungeva al massimo livello, perché don Adriano sapeva con grande chiarezza, e con argomentazioni particolarmente persuasive, magari usando anche appropriate espressioni del nostro dialetto, spiegare e rendere interessanti i temi di cultura religiosa che venivano trattati.
E ciò sta a dimostrare che un buon insegnante può rendere anche la cultura religiosa una delle materie più gradite.
Terminata la frequenza delle quattro classi inferiori del “Romagnosi” e promosso a quelle superiori, senza esitazione alcuna ho chiesto, ed ottenuto, in base alle norme allora vigenti il passaggio all’Istituto Magistrale.
Come ho detto inizialmente, nell’immediato dopoguerra, dopo essermi laureato sono ritornato al “Romagnosi” come insegnante, per due anni come supplente e successivamente, dopo aver vinto il relativo concorso, come titolare di una cattedra di Italiano e Storia: quella del corso A. Poi sono stato costretto, verso la ne del 1955, a lasciare l’insegnamento perché, essendo stato nominato Vice segretario nazionale dell’unico sindacato che organizzava allora il personale delle scuole secondarie (inferiori e superiori), ho dovuto trasferirmi a Roma. Sembrava che questo distacco dall’insegna-
mento dovesse essere temporaneo; in realtà fu de nitivo poiché ad un certo punto, nel 1963, all’incarico di dirigente nazionale del S.N.S.M. è subentrato il mandato di parlamentare a seguito della mia elezione al Senato. Ed il momento in cui ho lasciato il Parlamento ha coinciso con quello del mio pensionamento avendo raggiunto il numero massimo di anni di servizio (reale e gurato) per essere posto in quiescenza.
Di quei pochi anni d’insegnamento al “Romagnosi” che ho vissuto molto intensamente ho numerosi ricordi, in genere assai grati canti. Ricordo anzitutto i colleghi del mio corso, erano ottimi insegnanti, particolarmente apprezzati dagli allievi: i professori Vittorio Ghebbioni (inglese), Giorgio Cagidemetrio (ragioneria), Amsicora Cerchi (diritto), Mario Burani (matematica), M. Luisa Bartolini (geogra a).
Nei primi due anni ho insegnato in classi solo femminili, nei successivi in classi di soli maschi, tutte molto numerose. Dirigeva l’Istituto il preside, prof. Pietro Midili, che svolgeva la sua funzione didatticoamministrativa con ef cace impegno ed equilibrio. Qualche volta però era un po’ pignolo. In genere i rapporti tra gli insegnanti di tutti i corsi erano molto cordiali. Solo una volta l’atmosfera di cordialità subì una rottura. E precisamente quando si cercò di impedirmi, da parte di alcuni colleghi non della mia sezione, di cambiare il manuale di Storia della letteratura italiana di Mario Sansone, adottato da un mio predecessore. Questo testo presentava passaggi di non facile interpretazione e perciò avevo ritenuto opportuno proporne la sostituzione con quello di Domenico Magri, più chiaro e storiogra camente anche più vicino al mio orientamento culturale. Di fronte alla dichiarata opposizione a questa sostituzione il preside Midili, in base alle norme in vigore,
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una lunga, giovane storia
convocò il collegio dei professori af nché prendesse una decisione in proposito. Il collegio, dopo un’ampia e abbastanza serena discussione, a larga maggioranza, convenne che avevo ragione.
Un altro ricordo di particolare rilievo riguarda il metodo seguito per le interrogazioni. Consentivo infatti che fossero gli studenti a mettersi d’accordo sulle scelte dei quattro che per ogni lezione dovevano essere interrogati. Questo sistema si rivelò molto gradito ed ef cace. Eliminava l’ansia determinata dalle interrogazioni non programmate ed offriva la possibilità di uno studio più sereno anche delle materie degli altri insegnanti. Inoltre consentiva una meno dif cile soluzione del problema delle interrogazioni per delle classi molto numerose come le mie.
Ho detto che quello della mia attività di docente è stato un periodo molto intenso. Sì, perché oltre ad occuparmi dell’insegnamento, con la dovuta giornaliera preparazione, svolgevo anche attività sindacale. Come Vice Segretario Provinciale del Sindacato Nazionale Scuola Media, mi dovevo occupare della sua organizzazione, soprattutto quando si trattava di svol-
gere manifestazioni rivendicative di carattere economico o riguardanti lo stato giuridico, deliberate dagli organi centrali del Sindacato, tra cui gli scioperi.
C’erano tanti problemi da risolvere in quegli anni. Si iniziò con la richiesta di ottenere lo stipendio anche per il periodo delle vacanze estive per i professori non di ruolo; si proseguì con la richiesta di mettere a concorso le numerose cattedre non coperte dai titolari (i professori non di ruolo erano allora la stragrande maggioranza) e successivamente, nel 1954, furono proclamati gli scioperi per ottenere miglioramenti economici e giuridici, con una partecipazione di aderenti davvero bulgara.
Il preside Midili non vedeva di buon occhio questa mia attività sindacale.
Ogni tanto infatti dovevo partecipare a riunioni e a convegni a Roma (o fuori Piacenza); soprattutto quando divenni membro del Consiglio Nazionale del Sindacato. Dal suo punto di vista non aveva torto perché tutte le volte che mi assentavo doveva provvedere alla mia sostituzione.
Spigaroli
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Alberto
Terza classe inferiore dell’a.s. 1935/36. L’insegnante è la prof.ssa Cattani; fra gli alunni si riconoscono: Enio Concarotti (al centro, seduto per terra), Leonardo Garilli (in terza la, primo a sinistra) e, sotto di lui, in prima la, Gianni Minini.
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I quindici ragionieri
Questa è una storia vera per il novantanove per cento, inventata, invece, per un per cento, che è poi quel colpo di fulmine che vedremo più avanti nel ruolo dell’immancabile “morale della favola”. E’ accaduta – ed è rimasta non rara ma unica –all’Istituto Tecnico di Ragioneria della nostra città. Unica ed irripetibile perché così forsennatamente romantica da porsi come caso-limite di quel fenomeno di esuberanza nostalgica in grado di trasformare un gruppo di studenti in personaggi fantasticamente sfuggiti al senso della realtà. Dunque, uno di quei già lontani anni scolastici devastati dalla seconda guerra mondiale, sfornò una Quarta Commerciale con quindici candidati al diploma, tutti garantiti dal giudizio di emeriti professori, tutti preparatissimi in Diritto, Ragioneria e Tecnica Economica, tutti prenotati dalle Banche cittadine, dagli Uf ci in cui c’era da far di conto, dalle Ditte e dalle Imprese indaffarate con il Libro Mastro e la Partita Doppia.
Per quattro anni quei ragazzi erano stati insieme sugli squallidi banconi neri delle aule e nei lunghi e polverosi corridoi dell’Istituto ed erano riusciti a far risplendere sulla banale routine scolastica una loro fervida ed esaltante felicità e cioè quella di non sentirsi diventare ragionieri giorno per giorno tra una lezione e l’altra, ma di scoprire, come conquista quotidiana, il senso straordinario di un’amicizia rara, sottratta all’inesorabile logica del tempo che passa e dell’oblio che cancella. Formularono, così, un vero e proprio codice di difesa e di esaltazione di quella felicità che via via, anno dopo anno, si identi cò nella surreale
convinzione che mai quel loro “mondo” avrebbe potuto nire e concludersi così, all’ultimo giorno di scuola, con i soliti discorsini di prammatica dei professori e con un congedo scritto su un Diploma. Giurarono di non dimenticare e programmarono intorno alla “Gloriosa Quarta Commerciale” il mito dell’eterna giovinezza. Così, – nalmente e fortunatamente scomparsi i bui fantasmi di guerra e di morte nel cielo del mondo che ricominciava a vivere – una volta all’anno, immancabilmente, si riunivano intorno ad una maxi Foto-Gruppo Ricordo-Diploma su cui i volti giovani, gli occhi limpidi e le folte chiome brune o bionde non invecchiavano mai. L’avevano fatta ingrandire m. 1,50x1,20 inquadrandola in un’artistica cornice e ad ogni appuntamento la sistemavano al centro della sala conviviale in cui si incontravano per la rituale e sacrosanta liturgia del ricordo; recitavano in coro la formula della “Quarta Commerciale che non muore”, cantavano anche un inno un po’ da operetta, ma baldanzosamente rievocativo, si abbracciavano, si commuovevano e qualcuno più tenero di cuore piangeva; precipitavano in un toccante revival di nomi, fatti, episodi, momenti, voci, gesti e immagini di quel tempo felice mai perduto. Oltre che apprezzatissimi ragionieri erano anche raf nati buongustai e dopo succulenti mangiate di turtei cun la cua, di anvein in brodo di terza, faraone arrosto con patatine novelle, torte con bacche di bosco e bignè allo zabaglione, si disponevano intorno al grande QuadroDiploma con i loro quindici ritratti diciottenni e brindavano a calici incrociati colmi di frizzante spumante Doc dei Colli Piacentini. Quei quattro anni d’Istituto Tecnico – spiega-
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RACCONTI
Anno 1982. I diplomati dell’a.s. 1941-42 festeggiano il quarantesimo anniversario del diploma in trattoria a Bicchignano.
vano ai poveri di spirito che si meravigliavano e non capivano (tutte le successive e normali Quarte Commerciali si frantumavano in un anonimato di singole individualità subito ingoiate dalla prassi professionale) – non erano segnati sui verbali e registri di classe ma s’erano incisi nei loro cuori, sulla loro pelle, sulle loro sionomie, nei loro comportamenti, nel lucidissimo ingranaggio delle loro memorie e per questo resistevano veri e vivi, intatti, senza tempo, senza perdizione. Nel miracolo di quegli anni essi rimanevano immutabili, inconsumabili, sempre giovani, magicamente eterni. Furono giovani ed eterni sino al cinquantesimo anniversario del Diploma, festeggiato in una calda giornata di giugno, in una di quelle antiche trattorie di collina adattissime per cerimonie del genere.
I quindici ragionieri stavano alzando i bicchieri per il solito brindisi quando, improvviso e tremendo, scoppiò un furioso temporale. Un fulmine zigzagò giù dalle livide nubi nere e centrò in pieno la grande Foto-Quarta Commer-
ciale 1942 avvolgendola in un’accecante ammata. Fu come l’esplosione di un grandioso lampo- ash che abbagliò tutto, ma non bruciò nulla. Quando la gran luce si spense, tutti videro, presi da misteriosi brividi d’angoscia, che, sulla grande Foto incorniciata, i loro volti erano invecchiati di colpo, raggrinziti e macinati dal tempo, straniti e svuotati di giovinezza, così come erano, del resto, in quel momento del brindisi. Dopo stralunati minuti di silenzio, cominciarono a ragionare su quello strano accadimento. Era tutta gente abituata, per destino e professione, a ragionare sulle cose e ragionarono a lungo e accanitamente, con ansiosa voglia di capire. Ma in tutti i loro ragionamenti s’andava insinuando un’aria – o aura – di rivelazione, alta, semplice e chiarissima, anche se un po’ solenne e ammonitrice, un qualcosa che, insomma, con mite persuasione, riportava saggezza e misura nelle loro memorie, le puliva dall’inganno dell’esaltazione, le liberava da fanatici e fantasiosi incantesimi, le riconduceva a dimensionarsi in quel sano e rassicurante rapporto con i ricordi che hanno tutti gli uomini normali di questo mondo. Tutti i quindici ragionieri sono sopravvissuti con intelligente rassegnazione a quel tremendo e simbolico colpo di fulmine. Ora, con l’aiuto di Dio e di solerti Primari delle Cliniche Geriatriche, godono di ottima salute e di altrettanto ottima pensione. Invecchiano tranquillamente senza alcuna garanzia di eternità, si vogliono ancora bene e i loro ricordi sono sempre lieti, pieni di gioia e di serenità. Si trovano ancora, ogni tanto, a fare qualche bella mangiata nostrana in trattoria, su in collina, ma senza più riti né altarini da Grande Illusione. Nessun fulmine incendia più il loro quieto cielo al tramonto.
Enio Concarotti
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Gugliemetti
Due disegni nel corridoio della Segreteria. Li vidi, la prima volta, durante l’intervallo delle lezioni pomeridiane. Non rmati, incorniciati con gusto largo-rustico, nessuno mi seppe dire chi ne fosse l’autore, nemmeno il bidello che li aveva appesi, al centro – un poco alti – della lunga e nestrata parete attenta al cortile interno della scuola. Due gure di vecchi tracciate con segni forti e svelti, forse sorprese e riprese dal pittore in un’osteria ove i vecchi riposano bevendo il quarto di bianco secco. Bussai alla porta del Preside: “Di chi sono quegli schizzi tra i nestroni?”.
II preside Midili mi guardò compiaciuto e sorpreso: “Sono di un nostro assistente. Se vuole conoscerlo salga in aula di disegno”.
Guglielmetti è un tipo pallido, alto, non parla mai e non sa nemmeno dove sia la sala degli insegnanti.
Riguardai gli schizzi: due zolle umane in uno spazio severo e giovane. Contai gli scalini due alla volta: secondo piano dell’Istituto Tecnico Romagnosi. Bussai alla porta del Gabinetto di Disegno: la schiena del professor Gianni Guglielmetti era una curva buona, china sul tavolo a correggere le linee sul foglio di un alunno. Mi piacque il gesto delle sue mani. Stringevano la matita come il dado la propria vite. Una matita può essere umile cosa, più adatta forse a un bimbo che non a un pittore, ma tra le dita di Gianni essa perde tutti i signi cati legati ai primi segni della nostra infanzia per diventare il mezzo che ci misura, che narra a noi stessi senza vuoti di memoria e senza astuzie. L’opinione comune: chi conosce Gianni
non può avere che un’aspirazione: diventargli amico. II suo mondo è tra le foglie di un albero altissimo senza inverno, attento solo a risillabare le gioie dei canti onesti dell’uomo. Ci legò l’armonia del colore e della linea nello spazio, e uniti nell’impegno di una poesia che confortasse l’uomo, cominciammo a lavorare assieme. Ho visto tutti i suoi quadri, tutti i suoi disegni e ho letto le sue liriche. Sempre, ogni giorno: l’ho visto scapolo, sposo, padre: da assistente a docente nelle Scuole Medie. C’e un episodio che misura la sua umiltà e insieme l’entusiasmo della ricerca gra ca. Un giorno mi mostrò i lavori dei suoi alunni di Gropparello e di Ottone, ne scelse parecchi confessandomi che avrebbe voluto saper disegnare come quei ragazzi. Era il periodo in cui certe riproduzioni dei suoi schizzi avevano stupito critici dall’elogio dif cile. Per pochi prima, per molti dopo, Gianni diventò il pittore delle “vecchie”. La sua matita sa ripetere volti con gli stessi segni che il tempo scrive su noi per mutarci, linee che sono un diario di sole, di stagioni tribolate, un calendario su cui la notte cancella il giorno di luce appena vissuto. Ma solo la gura della madre poteva sollecitare la sintesi dei pregi spirituali e graci di Gianni. Nacquero così quegli irripetibili studi della madre che elevarono il segno del pittore a tale purezza ed essenzialità compositiva ed espressiva da farli considerare opere di compiuto valore artistico. II giudizio non è mio: esso appartiene alla sensibilità e alla preparazione critica del direttore di un notissimo quotidiano lombardo. A Gianni non piace l’elogio: le belle parole lo irrigidiscono poiché pensa di non meritarle,
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Gianni
preferisce quelle buone poiché l’aiutano a costruirsi. C’e un impegno che lo assilla: esprimere attraverso la forma penetrata e portata avanti in maniera classica, la tensione cosmica dell’uomo del nostro tempo. Di qui la sua ricerca spaziale e certe rese prospettiche audaci e convincenti. Guglielmetti tenta l’orbita più dif cile: il cuore dell’uomo e le sue in nite possibilità di sentimento. E proprio nell’aspirazione di un sentimento più vero Gianni ha trovato le più assurde incomprensioni. Si arrivò quasi alla sua negazione dopo l’affresco eseguito nella chiesa di Biana e solo pochi capirono che in quella precisa “Croce ssione” c’e un amore per il Cristo che ha tutta la disperata struttura delle liriche di Jacopone da Todi. Oggi la “Croce ssione” di Biana appare nelle riviste più quali cate della
cultura italiana. E’ un riconoscimento meritato che premia il nostro grande Luciano Ricchetti che fu tra i primi a difendere quell’opera tanto discussa.
Guglielmetti non vuole stupire, non vuole sorprendere con rappresentazioni ove l’ingegno e la vocazione sono umiliati dall’arti cio, vuole invece ssare quei momenti segreti, solo intuiti nel dialogo con l’uomo e la natura. Oggi che gran parte dell’area artistica è occupata dai prestigiatori della forma, da chi tinge di violenza anche il sorriso di un neonato, Gianni ascolta il cuore battere il suono della memoria per non improvvisare il futuro.
Igino Maj (da “Piacenza Oggi”del 22 maggio 1967)
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una lunga, giovane storia
La 5a A Commerciale dell’a.s. 1989-90 con il prof. Piero Milani.
“Tu?” esclamò sorpreso il vecchio Preside, afferrando con due dita una stanghetta degli occhiali e s landoseli dal naso di scatto.
Osservai il mio vecchio Preside con i capelli più bianchi e con più rughe. Era sempre lui, dissi: “Cavoli, signor preside, non mi dica che ancora si ricorda di me dopo tanti anni...”.
“Disgraziato! Quello che tu e i tuoi amici avete combinato me lo rammento bene”.
“Sì, ma, dico, sono passati tanti anni...”.
Lo studio del Preside era ampio, lui continuava ad sbirciarmi sorpreso, con un mezzo sorriso malcelato; se ne stava seduto dietro la scrivania piena di carte e di fermacarte, fascicoli e penne biro, comunicati e appunti; alle sue spalle la libreria impilata disordinatamente di volumi.
Soggiunse il vecchio Preside: “Quanti anni sono passati da quella notte! Tutto mi sarei aspettato, tranne che di rivederti qui! E i tuoi amici che ne hanno fatto?”.
“E’ stato diciotto anni fa...” risposi.
“La notte di Capodanno” disse lui e poi, lanciando un’occhiata alla sua incuriosita segretaria che mi aveva scortato nel suo uf cio, le ordinò: “Prego può andare e chiuda la porta”. * * *
Improvvisamente rammentai quella mattina di Capodanno, nella sala proiezioni della scuola “Romagnosi”. Io e il mio compagno di banco, un biondino detto Lassie, le mani impiastricciate di vernice, la faccia schizzata di pittura, i pennelli, i secchi, il lavoro affannoso e l’ordine perentorio di “imbiancare bene ed in fretta”. Il Preside improvvisamente sbucò dalla porta
Il vecchio preside
dell’aula, sbirciò all’interno poi strillò “E allora sbrigatevi voi due, mica possiamo fare sera; forza olio di gomito, olio di gomito”. Imbrattati di vernice lavorammo con maggior lena.
“Ma tu guarda che cosa mi combinate, il primo giorno dell’anno, sbrigatevi che il lavoro deve essere nito prima di domani”.
Sei ore prima, la notte dell’ultimo dell’anno, avevamo scavalcato la cancellata in ferro con le punte del vecchio Istituto G.D. Romagnosi. Non so perché, o per come, era una serie di giorni e di notti che tutto andava via storto e tutto andava via sbagliato, ma queste sono altre storie. Avevamo spinto con forza uno di quei vecchi nestroni di legno che oggi sono stati sostituiti da moderni in ssi e quello si era spalancato. Con le mani insacocciate e il collo fra le spalle per il freddo (gli scarponi tonfavano nei bui corridoi della scuola) raggiungemmo l’aula delle proiezioni, e accendemmo la luce. Come per magia lo schermo bianco ci apparve bellissimo, lindo come un lenzuolo fresco di bucato. Schioccammo la vernice spray nel barattolo e a lungo la spruzzammo sul candido schermo e sui muri. Poi osservammo le nostre scritte, i nostri disegni e soddisfatti uscimmo. Non erano ancora le tre del mattino quando scavalcammo la cancellata per uscire dalla scuola. Lo Smilzo e Fabio erano al loro posto a far da palo. Quando fui in strada notai, a circa centocinquanta metri, una vettura che abbagliava su di noi. Sul tetto dell’automobile intravidi la sagoma del lampeggiatore blu. “La Polizia, Lassie resta giù” sussurrai all’amico. Lassie era ancora dentro alla cancellata che cintava la scuola. Seguito dallo Smilzo e da Fabio, scattai di corsa in direzione opposta all’auto-
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mobile della Polizia. L’Alfa Romeo bianca e azzurra, mordendo con le gomme l’asfalto, ci raggiunse dopo una corsa di neanche duecento metri. Ne schizzarono fuori due poliziotti con in pugno le automatiche. Il più vicino ordinò di fermarsi.
“Non oseranno sparare” pensai.
“Via! Scappiamo”. Gridò lo Smilzo; corsi sulle sue orme, c’imbucammo in un cortile. Fabio non si mosse, lo pescarono gli agenti, ma lo seppi poi. Un poliziotto ci inseguì. Ma quando ci vide arrampicarci come serpenti sul canale di una grondaia, scivolare sul tetto di una rimessa, si stoppò di sotto.
“Alt !”. Gridò ancora il poliziotto e lasciò partire dalla sua Beretta un paio di colpi verso il cielo, a scopo intimidatorio.
“E’ una donna, si capisce dalla voce, non ce la farà a seguirci n quassù” bisbigliò lo Smilzo. Alcuni assonnati abitanti degli stabili che sorgevano intorno ai garage, destati dalle detonazioni, osservavano dalle nestre la scena. Proseguimmo per i tetti no ai margini opposti dell’isolato e ricalammo sulla strada per dileguarci in vie secondarie. Mentre tentavamo di tornare nei paraggi della scuola, dove avevamo lasciato le nostre Vespe, incontrammo Lassie che senza una scarpa, perduta nella precipitosa fuga, zoppicava vistosamente.
“Tutto bene?”. Gli domandò lo Smilzo.
“Sì e voi?”.
“Ho paura che abbiano beccato Fabio” mormorò Lassie che cominciava a ri ettere su quanto accaduto, sentiva di aver perduto la calma.
“Non temere, non l’hanno certo preso e se anche l’avessero preso?”. Disse lo Smilzo. Recuperate le Vespe attraversammo un tratto di città semideserta e ci separammo per tornare ognuno alle proprie case. In giro c’era ancora qualche automobile, con a bordo dei giovani che avevano appena festeggiato il nuovo anno. Sotto casa m’imbattei in due automobili della
Polizia, le sbirciai dall’altra parte della strada, all’ombra di un muro. Un ululato inquieto come quello di un fantasma lacerò la notte, un’altra macchina con sirene azionate, si andò a fermare accanto alle altre due. Dall’ultima vettura scese lo Smilzo in manette. Fabio, anche lui in manette, era appoggiato al cofano di un’altra automobile; intorno a lui c’erano i poliziotti che chiacchieravano tranquillamente fra loro. Mentre osservavo la scena sentivo la paura salirmi dai piedi alla testa, ero come svuotato, non riuscivo a muovermi, poi mi avvicinai alla Polizia. “Forza, torniamo a scuola” mi disse un agente e mi fece accomodare su una “Pantera”; risento il ticchettio dei denti d’acciaio nella scanalatura delle manette. Al “Romagnosi” c’erano anche Lassie e il nostro Preside, assonnato e assai seccato di essere stato svegliato dal 113. “Sicuro che non vuole sporgere denuncia per danneggiamento?” gli disse uno degli agenti. “Lasciamo perdere, per questa volta” borbottò lui lampeggiando sguardi severi dalla nostra parte. “Queste teste di c... le sistemo a modo mio”. “Siete fortunati ad avere un Preside così; per questa volta vi è andata bene, fate in modo di non farvi ripescare” disse uno dei poliziotti. Rimanemmo soli con il Preside. “Chi di voi è entrato nella scuola?” chiese. Io e Lassie ci facemmo avanti. “Domani mattina, alle otto in punto, qui davanti, con secchi di vernice bianca e pennelli e fate in modo di trovarli anche se è festa, non m’importa come. Voi, il primo dell’anno, lo passate qui al lavoro. E poi, quando avrete nito tutto, faremo i conti. Adesso late a casa”.
* * *
Dopo tanti anni il sorriso del Preside dietro la scrivania s’incrociò con il mio. “Se quella volta ci avesse denunciati...” dissi.
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una lunga, giovane storia
“E gli altri tuoi amici che ne hanno fatto?” domandò.
“Hanno fatto tutti bene, sono a posto...”
“Meglio così, l’avevate combinata bella, tante volte in questi anni mi sono chiesto com’eravate niti...”
“A volte capita di camminare sull’orlo di un burrone; lei quella notte ci ha perdonato e impartito una lezione indimenticabile”.
“Sì, sì, sì, ma adesso vai fuori dalle scatole che ho da fare” disse lui.
Ermanno Mariani
[Questo è solo un racconto di fantasia: personaggi e situazioni non hanno alcun riferimento con la realtà].
La classe 5a Commerciale A dell’a.s. 1983/84.
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Una classe degli anni Sessanta con i proff. Silvana Contini e Giuliano Dallavalle.
Fu lo sciopero studentesco più lungo della storia dell’Istituto Romagnosi. No, non era ancora il ’68. Anche se qualcosa già si avvertiva nell’aria, confusamente. Siamo alla metà degli anni Sessanta ed un improvvido provvedimento ministeriale aveva disposto il cambiamento di tutti i libri di testo del corso per Geometri proprio alla vigilia dell’apertura dell’anno scolastico. A dire il vero, noi studenti delle ultime classi non è che avessimo un legame molto stretto con i libri di testo, specie quelli tecnici. Un po’ perché erano piuttosto cari, un po’ perché molti professori ci facevano studiare sugli appunti che dettavano in modo sistematico e che i soliti – pochi –primi della classe prendevano scrupolosamente in bella, anzi bellissima, calligra a. Mi ricordo di appunti di topogra a che erano vere e proprie opere d’arte amanuensi e gra che, redatte anche in cinque colori con quelle grosse biro multire l che sembravano missili. Tutti gli altri si limitavano a ricopiarli o addirittura a farseli prestare per una rapidissima consultazione prima di un’interrogazione. Così, quando li compravamo, i libri, li acquistavamo rigorosamente usati e spesso in multiproprietà. A questo, il solerte burocrate che aveva redatto il provvedimento, non deve avere pensato. Fu così, un po’ strumentalmente, un po’ perché arrabbiati davvero, che cominciammo uno sciopero che durò alcune settimane (ad onore del vero sulla sua esatta durata mi devo tenere sul vago perché la sola memoria, a quasi mezzo secolo di distanza, rischia di tradirmi). In realtà, a rendere “mitico” quello sciopero e degno di essere ricordato non fu solo, e tanto, l’insolita durata, quanto il fatto che in quei giorni si
No, non era ancora il Sessantotto
produsse nelle aule del “Romagnosi” (o almeno in quelle dei geometri, al piano superiore), una vera e propria rivoluzione che nì per esercitare il suo in usso anche su tutto l’Istituto. Occorre sapere che ordine e autorità in quegli anni erano mantenuti nella scuola non tanto dal preside Midili che, per la sua formazione di vecchio liberale, e soprattutto per carattere ed indole, era certamente per il rispetto di questi principi, ma non aveva il carattere adatto per imporli con forza e, magrolino e schivo come era, non aveva nemmeno il necessario “phisique du rôle”. Phisique du rôle che invece avevano, eccome!, i due proconsoli che dominavano le due province del Romagnosi: il prof. Cagidemetrio per i ragionieri e il prof. Zanetti per i geometri. Alti, grossi, anzi imponenti, la voce tonante, bastava il loro avvicinarsi alla porta della classe dove avrebbero tenuto lezione per produrre staticità e silenzio dove, no ad un attimo prima, avevano dominato caos e rumore. A loro riusciva, con un semplice muover di sopracciglio, con un discreto colpo di tosse quello che a molti altri professori costava urla e minacce di interrogazioni e compiti in classe punitivi. Ricordo ancora la pesante cappa di terrore che si abbatteva su studenti, che normalmente erano “menefreghisti” e spavaldi, quando l’ing. prof. Zanetti apriva il registro per interrogare in “costruzioni”. Era rigidissimo anche nei voti che assegnava con numerose e fantasiose sfumature non solo, ad esempio, tra il cinque e il sei o tra il sei e il sette, ma addirittura anche tra il due e il tre o il tre e il quattro. Un bel quattro pieno era già un risultato da non disprezzare, mentre un cinque tondo era decisamente un successo.
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Questi erano i due “aiutanti” del preside Midili che noi allora percepivamo come professori preparati sì, ma autoritari (anche se oggi, ripensandoci, il con ne in loro tra autorevolezza ed autoritarismo mi appare più sfumato e problematico da stabilire).
Logico che, quando gli studenti decidevano di far sciopero, lo scoglio maggiore da superare fossero proprio loro. Anche nel primo giorno di sciopero contro il caro libri. I geometri erano rimasti tutti fuori dal portone (le ultime classi per convinzione spontanea e le prime per “convinzione” più o meno spontanea) e a loro si erano associati anche molti ragionieri (che non erano implicati nelle nostre rivendicazioni, ma che, “insomma, se c’è da far sciopero si fa!”).
Come da copione, sull’alto della scala esterna, ecco comparire i due professori. Come da copione, non hanno bisogno di sbracciarsi e di urlare. Il loro indice silente prima indica uno scioperante e poi il portone d’ingresso. E il messaggio è chiarissimo: “Tu, dentro”. Al malcapitato preso di mira da cotanto indice non rimaneva che abbassare la testa ed entrare. Uno, due, tre, dieci… è così che gli scioperi falliscono. Ed anche quella volta fallì. Ed anche il giorno successivo fallì. Al terzo giorno a qualcuno di noi “caporioni” (così erano semanticamente quali cati gli organizzatori) venne un’idea sintetizzata in un verbo che poi divenne lo slogan di questo lungo sciopero “Andùm”, andiamo. Dove? Semplice: di là della strada, davanti al Mazzini, dove la distanza rendeva più impavidi anche i più timidi. Dove l’indice perdeva la sua forza. Nessuno quel giorno entrò. Ad entrare, forse per la prima volta senza che la loro indubbia autorità abbia prodotto risultati, furono i due professori.
Fu così che cominciò quel lungo sciopero. Ogni mattina, al grido prepolitico di “Andùm”, ci
radunavamo sotto le ali protettive del Mazzini (la potenza dei nomi!) e poi sciamavamo per la città. Ci fu anche una manifestazione con tanto di striscioni e cartelli, una delle prime rivendicazioni. Ci fu addirittura una delegazione di scioperanti a Roma. Non scherzavamo. Arrivati a Roma, di buon mattino ci recammo al “Ministero della Pubblica Istruzione per parlare con il Ministro”, accolti tra l’annoiato e lo stupito da un classico usciere di ministero, che, dopo una bella attesa, ci introdusse nell’uf cio… del Ministro? Ma nemmeno pensarci! Di un oscuro funzionario che ci accolse con la frase: “Oggi è giorno di scuola e quindi voi non potete essere qua”. Capimmo che il discorso con il Ministero era già chiuso. Alla Camera andò meglio; non ci fecero entrare tra il pubblico perché non avevamo la cravatta, ma ci ricevette un deputato molto gentile che si tenne, però sul vago. Con i mass media andò invece male. In Piazza Colonna vedemmo un palazzo con sul tetto una grande insegna luminosa, “Il Tempo”, e decidemmo di entrare per conferire con la stampa. Ci ricevette un giovane cronista che cominciò a dire: “Questo è meglio non scriverlo altrimenti non mi passano l’articolo… quest’altro è meglio non dirlo”, ecc. Cominciammo a capirne di più sulla “stampa indipendente”. Francamente non fu un grande successo. Rientrando in treno, eravamo piuttosto mogi (tutti, meno uno di noi che si era in ltrato nella delegazione per andare la sera al mitico Piper, cosa che gli riuscì!), ma, all’arrivo, fummo accolti inaspettatamente dai nostri come degli eroi. Comunque avevamo portato a Roma le nostre rivendicazioni e questo era un evento storico a cui anche l’allora abbottonatissima “Libertà” aveva dedicato addirittura alcune righe! Alla ne di tutta la storia ci fu un accordo un po’ all’italiana. Il provvedimento rimase in vigore, ma i professori decisero di chiudere un
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occhio sul fatto che, per quell’anno, la maggioranza di noi utilizzasse ancora i testi precedenti, mentre loro incrementarono ulteriormente il ricorso alla dettatura degli appunti. No, non era ancora il ’68. Accanto al nascente ribellismo rivendicativo e antiautoritario, permanevano vecchie forme di corporativismo
studentesco, qualche residuo di pensiero goliardico.
Ma qualcosa aveva cominciato a muoversi quel giorno, quando dicemmo “Andùm”.
Alberto Esse
Una classe 3a Geometri dell’a.s.1961-62 con la prof. A.M. Santi.
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La 1a D dell’a.s. 1955-56 con la prof. Artocchini.
RICORDI
Stallìe e controstallìe – Amarcord di un ragioniere
“Libertà” di venerdì 4 aprile 2008, pagine della cronaca di Piacenza: Riuscita tavola rotonda con tanti ex del Romagnosi, “amarcord” con gli amici della scuola
E io non c’ero, non lo sapevo proprio! Ho scorso il resoconto dell’incontro (con foto) ed eccomi qui a mia volta, con i ricordi miei, magari un po’ confusi, improvvisamente richiamati alla mente da quello che ho letto.
Tra i presenti citati, oltre ai nomi noti ed importanti, alcuni diplomati pivelli al mio confronto (ragioniere d.o.c. dagli anni ’50) ma a sovrastare tutti la conosciutissima ospite d’onore: la professoressa (nonché studiosa e giornalista, dice il resoconto) Carmen Artocchini.
Gentile signora, sono felice di saperla in buona salute e tanto in forma da trascinare il suo auditorio a sorrisi e risate. Lei non può ricordarsi di me, ma io di lei sì. Si faccia un po’ i conti, che anno poteva essere, io ero nella Sezione A tutta maschile e al posto della pelata attuale, avevo un ciuffo artatamente penzolante sulla fronte! Un miracolo strutturale di equilibrismo pilifero.
Come studente ero una frana. Mia sorella maggiore, che al Romagnosi insegnava francese, mi scongiurava di comportarmi bene, ma io proprio non ce la facevo a stare nei ranghi, sempre il più indisciplinato della classe, casinista e sfrontato. Lei, prof. Artocchini, giovanissima e simpatica professoressa, era occhialuta e pimpante, scoppiava di energia e non sembrava, semmai fosse già stata studiosa, un tipo da biblioteca, anzi. Così la ricordo io. Ho letto con piacere che lei, protagonista della
serata, ha rievocato quegli anni con aneddoti e riferimenti. Per ognuno di quelli citati nel pezzo ho un ricordo anch’io.
Per le stufe di cotto che riscaldavano le aule (modello “Becchi” a elementi sovrapposti) ho il ricordo di averne distrutta una, assieme ad un compagno (oggi commercialista, titolare di primario studio) poi pagata con una colletta dei compagni.
Per le merendine anch’io ho ricordo di una donnona pettoruta con il cesto dei bomboloni (con o senza crema) fuori dai cancelli al momento della ricreazione e per quanto riguarda le gite, meglio sorvolare visto che una volta, al Lido di Venezia, il gruppo stava per tornare a casa senza quattro di noi (2 maschi e 2 femmine) che ci eravamo infrattati. Ci richiamò il preside Midili per questo.
Adesso ho passato i 70, basta un niente e i ricordi lontani arrivano a valanga. Come professore di lettere ho avuto Alberto Spigaroli (l’ho visto recentemente, il senatore, in buona forma) già allora politicamente impegnatissimo, ma prima di lui, per un solo semestre, il grande Giulio Cattivelli, sempre buono con me, che nei temi andavo forte. Mi diceva: “Ti ho messo 7. Premio alla fantasia!”.
Eravamo una classe di 25 maschiacci, e al primo anno, nel 1950, si facevano ancora lezioni di stenogra a (che consideravamo robetta per segretarie) e, con la mitica professoressa Bignami detta Cispa, addirittura di calligra a. Sissignore, io so scrivere in gotico antico (pennino essibile a punta quadra) Dare-AvereSaldo e ho avuto come professore della materia primaria, Ragioneria, il professor Bernardi, una specie di istituzione piacentina, che ai miei
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tempi era già tanto anziano da essere guardato da tutto il corpo docente con grande rispetto, senza pretendere che insegnasse alcunché, cosa che lui ben si guardava dal fare. Gli avevano dato un giovane assistente per questo.
Di lui si diceva che raccontasse da quaranta anni le stesse battute, tipo questa: “I sindaci delle società per azioni sono pagati bene, se miopi” oppure, rivolgendosi alle studentesse, con fare sornione: “Signorina, lei non sa nulla del tasso ufciale… forse si troverebbe meglio a parlarci del solo Uf ciale…”.
Elegante, imponente, cravatta a farfallino, andatura felpata accompagnata dal movimento ritmico di un bastone dal pomolo d’argento, le labbra atteggiate allo zufolare, ma senza emettere alcun schio, arrivava quando voleva e quando voleva se ne andava.
Per lui il suono della campanella non esisteva. Quando riteneva di andarsene, se non c’era l’assistente, ci diceva: “Ragassi, quando me ne sono andato, anche voi… (ed agitava la mano in modo eloquente), ma mi raccomando... zampe di velluto!”.
Correva voce che avesse a capo del letto un grande quadro con una specie di Maya desnuda opera di non so quale pittore piacentino, e lo interrogammo in merito. Rispose: “Raf gura la primavera tiepida ed acerba... non è roba per voi, è un quadro da contemplare. Voi pensate piuttosto alla partita doppia”.
L’inglese ce lo insegnava il professor Angelo Ballerini, anche lui per le battute era un mago! Mi ricordo questa: “Io penso in inglese e l’altro giorno, quando ho visto uno che stava per inciampare gli ho gridato: Look! E quello mi ha risposto: Lucc al sarà lü”.
Diceva di aver detto alla mamma di una studentessa dai risultati insuf cienti: “Signora,
sua glia va al pozzo con un cesto”, e quella, per risposta: “Professore, ma noi abbiamo l’acqua potabile in casa…”.
Noi ci scompisciavamo dalle risate, anche alla quarta o quinta volta che raccontava queste amenità e lui ne sembrava contento. Qualche anno fa, per iniziativa di non so chi, è apparsa su “Libertà” una grande foto della nostra classe e io non ho fatto fatica a ricordarmi i nomi di tutti, anche se non ho mai più rivisto la gran parte dei miei compagni di allora. La foto era del 1954, l’anno prima del diploma. Chissà dove sono niti tutti! Fondammo quell’anno un giornaletto, “La Squola” (sic) prima pubblicazione in collaborazione tra i diversi Istituti, dove i secchioni del Classico volevano farla da padroni, ma noi del Romagnosi ci difendevamo bene; non ricordo però di che cosa scrivessimo. Nell’Istituto, tra ragionieri e geometri c’era una gran rivalità; noi avevamo le classi femminili (grembiule nero di rigore) e cercavamo di impedire le incursioni nei «nostri» corridoi. Ma questa è un’altra storia… mi tengo qualche ricordo per la prossima volta, se ci sarà. Rivedrei volentieri quelli del mio corso, che presero con me il diploma l’anno dopo. Il Commissario (mi pare si chiamasse Salomoni) capo della Commissione d’Esame mi disse: “De nisca le stallìe”. Mi lanciai disperato nell’esposizione di quando sapevo sui noleggi mercantili, ma lui mi guardava storto. Sentenziò: “Lei non ha chiara la differenza tra stallìe e controstallìe…”. Mi rimandarono a settembre. Adesso che so cosa sono, mai nessuno che me lo domandi.
Agostino Damiani (da “Libertà” del 18 aprile 2008)
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1947: il magico rito del diploma
UUn simpatico intervento di Agostino Damiani comparso nei giorni scorsi su “Libertà” mi spinge a ricordare gli anni trascorsi all’Istituto Tecnico “G.D.Romagnosi”, ben più di mezzo secolo fa. Anch’io non ho saputo in tempo del recente convegno di ex allievi e mi è dispiaciuto. Sarei intervenuto volentieri.
Ho frequentato l’Istituto fra l’autunno 1943 ed il giugno 1947, cioè no al conseguimento del diploma di ragioniere, all’età di 18 anni appe-
Alcuni diplomati dell’a.s. 1944-45 con il prof. Guido Bernardi. In seconda la, a sinistra, la prima è Carla Marelli, nota commercialista.
ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
na compiuti. Provenivo dal Ginnasio, come si chiamava allora il primo ciclo di due anni del Liceo Classico. Avevo un padre anziano e desideravo iniziare a lavorare senza indugio, anche se poi mi iscrissi, pur lavorando, all’Università Bocconi.
Le nostre classi al “Romagnosi” erano poco numerose. Eravamo sempre meno di una ventina, fra maschi e femmine, ed eravamo quasi tutti piuttosto bravi, noi maschi un pò più sviati, le femmine più secchione. Alcune anche piuttosto carine, ma poco disponibili.
Il professor Guido Bernardi era proprio, come ha detto Damiani, un’istituzione. Conosceva tutti a Piacenza, anche nelle aziende e, dopo il diploma, si diede da fare per sistemare diversi diplomati. E’ vero che negli ultimi anni non aveva più una gran voglia di impegnarsi e spesso lo sorprendevamo a schiacciare un pisolino sulla cattedra, mentre noi eravamo occupati nei compiti in classe. Lo assisteva spesso il dottor Nunzio Costa Quartarone, oratore vulcanico, ben preparato in Ragioneria, ma con tendenza a scon nare nei discorsi di politica. I due professori che ricordo con maggior stima erano Carotti e Cherchi, il primo per Italiano e Storia, il secondo per Diritto. Devo molto a loro, in particolare a Carotti devo solide basi, quasi da Liceo Classico, che mi sarebbero state molto utili nella vita. Carotti, infatti, dopo qualche anno divenne Preside di quel Liceo. Insegnante di Matematica era la signora Biella, di Tedesco la signora Ferraguti, di Geograa la signora Bartolini, di Economia l’avvocato Guerreri, di Religione Don Agazzi, poi divenuto Parroco del Duomo. Preside era l’eterno Midili. Midili fu da noi messo in imbarazzo a causa di un episodio avvenuto nel cortile della
scuola negli ultimi mesi del 1944. Un uf ciale della appena costituita Repubblica Sociale volle tenere un discorso a tutti gli studenti della scuola per incitarli a collaborare con le nuove autorità fasciste e, i più anziani, ad arruolarsi. Fu subissato di schi e di grida “Fuori. Fuori”. Ricordo il pallore sul viso del buon Midili. Carotti, Cherchi e Costa Quartarone erano apertamente antifascisti. Le professoresse tenevano i remi in barca e non si sbottonavano troppo. Uno solo di noi studenti era chiaramente fascista, anzi lonazista. Era un altoatesino dal nome italiano, ma di madre tirolese. Con le insegnanti-donna non ci comportavamo sempre bene. Le tenevamo un po’ sotto scacco e, quando c’erano loro, la disciplina scadeva moltissimo, specialmente con l’insegnante di Geogra a, ma lo studio non ne risentiva. Ricordo pochi nomi di compagni: Carini, Savoia, Losi, Antoniotti, Rancati, Pirani, Passerini, Regé, Tosca, la Anelli, la Belluti, l’Azzoni, la Grandi, la Turiello. Anche noi, dopo il diploma, ci siamo persi. Uno di qua, uno di là. In banca, nella libera professione, nelle aziende. Per festeggiare, in una decina andammo in gita a Riva del Garda, con un camioncino prestatoci da Livio Sormani, concessionario Lancia. Solo nel 1997 riuscimmo a riunirci in una quindicina di superstititi, con mogli e compagne, per celebrare i cinquant’anni del diploma. Unico insegnante superstite don Agazzi, venuto apposta da Bedonia dove viveva da pensionato. Sono passati più di sessant’anni da quel 1947.
Giacomo Morandi (da “Libertà” del 28 maggio 2008)
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una lunga, giovane storia
L’iscrizione al corso per Geometri all’Istituto Tecnico “G.D.Romagnosi”, sul nire degli anni Quaranta del secolo passato, fu una s da per me, ben conscio che gli studi che avevo deciso di intraprendere m’avrebbero precluso la possibilità di accedere, successivamente, alle facoltà universitarie. Privilegio, questo, allora solo riservato agli
Ricordi di un geometra d’altri tempi
studenti dei Licei, soprattutto Classici, da allora sempre considerati i più atti a formare la classe dirigente del Paese.
La seconda guerra mondiale si era da poco conclusa lasciando dietro di sé profonde ferite e macerie ed a chi – come il sottoscritto – voleva partecipare alla ricostruzione delle rovine, la necessaria preparazione era offerta dal corso
ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Il Gabinetto di Costruzioni dell’Istituto.
di studi per Geometri del prestigioso Istituto Tecnico “G. D. Romagnosi”, scuola superiore di eccellenza, da cui erano usciti da circa cento anni i migliori “agrimensori” e ragionieri.
Il corso di studi non prevedeva né lo studio del latino, né quello del greco e, ovviamente, nemmeno le traduzioni che proprio non mi erano congeniali; e questo mi stava bene.
Il primo giorno di scuola io e i compagni di classe fummo accolti dal prof. Giulio Cattivelli (di cui conservo un profondo ricordo), il quale riservò a ciascun allievo una particolare attenzione, rivolgendogli domande mirate a poterne valutare lo stato d’animo, spesso gravato dai ricordi e da esperienze di eventi tragicamente vissuti durante il lungo con itto bellico.
Fu un felicissimo inizio, foriero di un percorso formativo, mirato a forgiare il carattere di ogni ragazzo, in uno con la sua formazione culturale e professionale. E’ così che mi accinsi ad affrontare con impegno gli studi di cinque anni, caratterizzati da una disciplina non autoritaria, ma frutto del rispetto dovuto alla autorevole personalità, serietà e preparazione dei docenti nello svolgimento del loro compito educativo, allora improntato alla meritocrazia.
Io e i compagni fummo così stimolati ad una sana, reciproca, competizione che ci portò a confrontarci sul piano della preparazione; tutto questo, anno dopo anno, consentì solo ai migliori di presentarsi al traguardo del temuto “Esame di Stato” che prevedeva la prova scritta in tutte le materie dell’ultimo anno scolastico impegnandoci per un’intera settimana, prova ginnica compresa con il prof. Maj che insegnava educazione sica in un ampissimo, squallido e gelido salone di Palazzo Farnese. Durante quegli anni partecipammo a gare di corse campestri e di velocità, di cui conservo le medaglie ricordo; costituiscono gli unici momenti lieti di confronto sico... tra esili ragazzi ch’erano il frutto del dopo-guerra.
Al diploma, conseguito nella prima sessione d’esami, seguì l’invito ad un colloquio rivoltomi dalla R.D.B., azienda piacentina leader in Italia nella produzione di tradizionali materiali in cotto per l’edilizia e titolare di brevetti per la produzione e la fornitura di componenti prefabbricati da porre in opera nella costruzione di edi ci civili ed industriali. Il colloquio andò nel migliore dei modi per cui venni subito assunto. Erano gli anni Cinquanta del secolo scorso.
E’ nella sede R.D.B. di Piacenza che prese il via il tirocinio che mi portò, dopo molteplici esperienze tecniche, nella progettazione – e conseguenti metodi di calcolo statici delle strutture da fornire – a ricevere incarichi di sempre maggior prestigio nel volgere di quarant’anni di lavoro, no ad assumere la dirigenza di varie attività aziendali e, successivamente, giungere alla Direzione Generale delle Società del Gruppo, operanti, con sedi ed opi ci industriali, in tutto il Sud-Italia.
La s da che mi ero proposta, optando tanti anni addietro per l’iscrizione al “G.D.Romagnosi”, era stata vinta, avendo partecipato attivamente alla ricostruzione post-bellica del nostro Paese.
Mi era poi di notevole soddisfazione anche il fatto che il grande poeta italiano Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la letteratura nel 1959, veniva dagli studi tecnici e per dodici anni era stato impiegato come “geometra straordinario” in varie sedi del Genio Civile. Questo era l’eclatante esempio che l’insegnamento della lingua italiana non era di esclusiva competenza dei Licei, ma anche dei percorsi educativi offerti da un istituto tecnico, nel mio caso dal “Romagnosi”, a cui mi vanto essere appartenuto e di avervi trascorso gli anni spensierati della giovinezza.
Ed è forse grazie ai suoi valori educativi e all’input avuto che ho iniziato a scrivere po-
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una lunga, giovane storia
esie, fra cui una in vernacolo che ha vinto il “Premio Faustini”
Ed ecco poche mie note per tratteggiare alcune delle gure di docenti che mi hanno seguito negli anni del “Romagnosi”.
In primo luogo la professoressa d’italiano Michelina Colantonio, detta affettuosamente “la Curéra”, caratterizzata da una notevole “stazza” e dalla emmatica bonomia. Indimenticabile il suo abituale rito di mezza mattina, ch’era il sorbirsi, da napoletana verace, “‘na tazzulella ’e café”, versato nel coperchio di un piccolo thermos, sempre da lei affannosamente cercato capovolgendo sulla cattedra il contenuto della capiente borsa con conseguente spargimento di monete ed oggetti vari sul pavimento dell’aula, pazientemente poi raccolti dai suoi allievi, attenti e divertiti già all’inizio della… manovra.
Poi gli Insegnanti (la I maiuscola è d’obbligo) di Tecnica della Costruzioni, gli ingegneri Zanetti e Torretta, preziosi e pazienti docenti, di grande personalità e prestigio. Dell’ing. Zanetti, in particolare, rammento il tratto austero ed il viso caratterizzato da una folta barba. Titolare di un notissimo studio professionale, il suo lavoro di progettista e calcolatore di opere edili non gli impedì di dedicarsi con passione all’insegnamento, nonostante il modesto compenso mensile. Diceva infatti che lo stipendio gli permetteva solo…
“di comprarsi il tabacco da pipa”, il che la dice lunga sugli stipendi di ieri e di oggi. L’ing. Morandi, docente di Topogra a, era da noi chiamato “Fis’cëttu” per l’abitudine dischiettare brani di musica classica nel percorrere il corridoio sino all’ampia aula di topogra a, situata all’ultimo piano dell’edi cio. Era qui che teneva chiare lezioni teoriche, mentre le pratiche per insegnarci ed esercitarci nell’uso degli strumenti atti alle rilevazioni trigonometriche le svolgeva nei campi attigui al Palazzo Farnese.
Indimenticabili le lezioni teoriche di chimica della professoressa Antonietta Didero Bartoli, nell’ampia aula con “scranni” tipo Montecitorio del fabbricato sito nel cortile dell’Istituto, seguite da quelle pratiche in un locale attiguo. Vi erano posizionati, trasversalmente ed anche parallelamente i banchi, sovrastati da scaffali di legno su cui erano collocati alambicchi, provette, bottigliette d’acidi e quant’altro necessitava per le analisi chimiche degli intrugli rigorosamente confezionati e consegnatici dall’insegnante.
“Tempora mutant et nos mutamus in illis”…; ora si opera forse scolasticamente in peggio, stante i “crediti” ed i “debiti”… di moda.
Carlo Campominosi Pescara, novembre 2009
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Due classi degli anni Sessanta.
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Da ragioniere a pittore
Sono nato a Piacenza, l’11 maggio 1943. Quando chiedevo a mia madre se nel parto avesse avuto qualche problema, con dolce ironia rispondeva: “Nessuno, sentivo solo le sirene perché Pippo bombardava la città e da Piazza Cavalli, dove vivevamo sopra al bar Italia, mi portarono in un rifugio in Via Romagnosi e lì sei nato tu”...
Vent’anni dopo all’Istituto Gian Domenico Romagnosi ottenevo il diploma di Ragioniere o, meglio, l’Abilitazione Tecnica Commerciale.
Il ricordo che sempre ho mantenuto di quel periodo non é certo dei migliori della mia vita. Anni vissuti in un istituto non scelto da me, ma come conseguenza di valutazioni pratiche che avevano come obiettivo l’inserimento rapido nel mondo del lavoro, per un ragazzo ribelle che non amava la scuola; per i miei il massimo era la Banca, un posto sicuro con un buono stipendio e una buona pensione.
Forse per questo, specie nei primi due o tre anni del corso, la sensazione era di trovarmi rinchiuso in un rifugio. Le bombe mi arrivavano da diversi angoli; tra le più terribili ricordo quelle di chimica della sig.ra Colombi, per non parlare della geogra a economica con la sig.ra Bartolini che quando entrava in classe diceva “Tu Forte, birichino, fuori dalla porta”. Altra tortura, il francese con la sig.na Girometti (l’ho imparato solo vent’anni dopo); a scuola sapevo solo dire “Bonjour mademoiselle” e “Fermez la porte”! Le ore più interessanti erano quelle
di Inglese, con quel vero gentleman del prof. Ghebbioni e con il prof. Cominetti che era riuscito pazientemente a farmi capire qualcosa sulla partita doppia.
Ma, molto del mio tempo, lo passavo negli ufci del preside Pietro Midili e del segretario Franco Grilli, per giusti carmi delle mie bravate e sapere delle conseguenti sospensioni.
I bidelli erano miei amici; mi trovavano spesso nei corridoi e lì parlavamo del più e del meno.
Ottenuto il diploma con voti discreti, pochi mesi dopo trovai un lavoro, all’Uf cio ragioneria del Municipio di Piacenza. Il primo compito è stato quello di occuparmi della contabilità delle farmacie comunali, incarico noiosissimo da cui mi liberò il sindaco Cerlesi, chiamandomi alla sua Segreteria.
Oggi vivo a Tenerife, l’isola delle Canarie che ho scelto. Qui il sole brilla sempre, si sta all’aria aperta, ci si bagna nell’acqua cristallina dell’Oceano in tutte le stagioni e qui, da oltre trent’anni (ho lasciato l’Italia nel 1976), faccio quello che più mi piace: dipingere.
Il mio “lavoro” non nasce dall’intelletto, ma da uno spazio intimo che nessuna scuola mi ha mai aiutato a scoprire.
Ringrazio l’Istituto Gian Domenico Romagnosi perché, senza aver conosciuto il dramma e la frustrazione non avrei potuto apprezzare come sia bello poter scegliere e seguire le proprie ispirazioni.
Forte
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Carlo
La classe 3a B dell’a.s. 1955/56. A partire dall’alto e da sinistra sono riconoscibili: Andreoli (commediografo e critico-regista teatrale), De Lorenzi (ex direttore del teatro Municipale), Cogni (deceduto), Fabrizi (ex segretario scolastico), Schiavi (ex impiegato), il sottoscritto, Tosi (ex dirigente bancario); in terza la: Bionda (già funzionario Enel), Maiocchi (perso di vista), Corradini (ex funzionario Eridania), Grilli (segretario al “Romagnosi” e poi funzionario in Enti Locali), Curti (industriale nel settore della distribuzione gas), Cavalli (libero professionista), Damascati (ex funzionario di banca, deceduto), Spaggiari (deceduto); in seconda la: Vincini (sacerdote dopo il diploma ed attuale parroco di Fiorenzuola), Chiusa (ex dirigente d’impresa), Torselli (ex libero professionista, scomparso), Veneziani e Botti (entrambi persi di vista), Pozzi (ex funzionario comunale), Silva (ex bancario); seduti: Casaroli (ex commerciante), Arruffati (ex bancario), la professoressa Maria Luisa Bartolini (insegnante di Geogra a, scomparsa), Paratici (funzionario CONI per gli sport paralimpici), Verchiani (ex funzionario di banca), Carusi (perso di vista per cambio di città e scuola).
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La memoria non è più quella ferrea di un tempo ed ora, mentre sto per ssare sulla carta, in sintesi, i ricordi della giovinezza che allora illuminava il cuore e l’anima, mi sento come assalito dalla consapevolezza di poterli evidenziare solo parzialmente e, dunque, in modo non del tutto esauriente. Ne ho la netta sensazione tanto volgendo lo sguardo al passato quanto, purtroppo, pensando alla non troppo dif cile dissolvenza di fatti anche quasi recenti, ritrovabili a volte immersi in una specie d’alone nebbioso. Ciò non toglie, comunque, che ami tornare spesso e davvero volentieri, seppure con inevitabile nostalgia, agli anni spensierati dell’infanzia e della giovinezza, coincidenti in buona misura, dopo quelli delle elementari al “Giordani”, con gli altri delle Superiori passati al “Romagnosi”, successivi ai tre anni di Media trascorsi nel Collegio Scalabrini di Bassano del Grappa.
La scelta del “nostro” Istituto ha motivazioni pratiche. A dire il vero, avrei preferito frequentare il Liceo Classico: per una già constatata propensione verso la letteratura e la poesia che, però, nì con l’arrendersi alle sirene di un mare azzurro indicante, quale prima tappa e meta del viaggio teso alla via matura, il porto del Diploma di Ragioneria, cioè dell’attestato che avrebbe potuto offrire (come in effetti accadde) una rapida indipendenza, desiderata per non dover più pesare economicamente sui genitori. La decisione, lo studio che ne seguì, il senso della famiglia che mi sono creato (moglie e una glia) e dei relativi doveri mi fecero accantonare i giovanili sogni di gloria letteraria, emersi dopo aver vinto in terza Media un premio nazionale per temi in classe indetto dalla rivista “Gymnasium”. Dopo un primo impiego pres-
Nel video del ricordo so il Banco Ambrosiano, passai (previo concorso) alla Cassa di Risparmio di Piacenza. Nelle due banche lavorai ininterrottamente ventisei anni, sino a quando ritenni di lasciare anche la “gabbia dorata” della seconda per dedicarmi alla libera consulenza nanziaria.
Per meglio ricordare gli anni del “Romagnosi”, mi avvalgo soprattutto di una delle tante foto di classe e, per l’esattezza, di quella della terza (sezione B). Nel rivedere l’immagine provo una forma sottile di commozione, che va ad aggiungersi al forte rammarico indotto dalla constatazione che tanti compagni di quel periodo delicato (sia per le facili infatuazioni che per le serie ri essioni), importante (per le prospettive future) ed entusiasmante (per le speranze che accendeva) non sono più tra noi. Eccone la visione nella pagina precedente, corredata da una mia dettagliata didascalia.
La necessità di sintesi mi obbliga ad un semplice accenno ad alcuni insegnanti, ormai scomparsi: a Giorgio Cagidemetrio (Ragioneria), severo e di forte personalità; a Filippo Cintorino (Lettere), avuto, purtroppo, solo per un anno; a Gabriella Tacchini D’Angelo (Stenogra a), indimenticabile per la sua eleganza ed avvenenza.
Le personali velleità letterarie, negli anni della scuola, subirono una naturale, prevista – ed accettata – battuta d’arresto, solo in piccola parte interrotta dalla creazione e dalla collaborazione a un giornalino d’Istituto (“Il Termometro”), del quale, nonostante la buona volontà messa in campo, non si riuscì a far uscire che pochi numeri.
La passione per lo sport mi portò a partecipare alla gara di lancio del peso nei campionati studenteschi.
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Già allora coltivavo anche l’amore per il calcio: lo praticai a livello juniores e, a metà degli anni Sessanta, fui coordinatore-giocatore di due squadre partecipanti al Trofeo Enti Locali dei cui gruppi facevano parte diversi ex compagni d’Istituto. Vado ero del successo nale ottenuto in detto Campionato con una d’esse, de nita “Interbanche” in quanto costituita proprio, e solo, da dipendenti di varie banche cittadine.
In seguito, la passione e l’impegno nell’agonismo ciclistico mi portarono grati cazioni ed ulteriori soddisfacenti risultati, anche regionali e nazionali.
A metà degli anni Ottanta condussi una rubrica di recensioni d’arte su un settimanale locale e cominciai a collaborare a giornali e riviste con poesie e racconti, che poi pubblicai in libri. Prima, ai tempi del “mio Romagnosi”, si era negli anni preludenti al “boom economico”, ma la descrizione della rapida espansione cittadina oltre le storiche mura, per quanto concomitante e parallela alla crescita sica ed intellettuale degli studenti di allora, non rientra nell’intento della presente opera scritta. Per brevità, peraltro, non posso che rinunciare ad ulteriori cenni di carattere personale, nonostante siano anch’essi legati a particolari
momenti e ad emozioni signi cative di quel periodo. Ma, a proposito della raggiunta pensione e delle conseguenti nuove abitudini di vita, non voglio rinunciare a dire che si tratta di un lieto traguardo, impreziosito, per ciò che mi riguarda, dall’essere divenuto nonno di due splendidi bimbi.
Le stagioni della scuola e della beata giovinezza sono lontane, ormai. Ne ho nostalgia, lo ribadisco, ma trovo aiuto e supporto nella serenità della coscienza e nella speranza che le mie parole ed i miei scritti (al di là dei molti riconoscimenti ottenuti, rasserenanti e spronanti a loro volta alla perseveranza) servano davvero d’incitamento e conforto a qualcuno.
Gli anni passano e l’inevitabilità del futuro ed ultimo traguardo mi riportano alla mente i versi con i quali conclusi una poesia:
Voglio avere gli occhi pieni di cielo quando la parola “ ne” suggellerà la mia già scritta storia.
Eugenio Mosconi
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Da un colle del Cilento, fra gli ulivi argentei mossi dalla tiepida brezza che trasporta il suono dei campanacci di armenti al pascolo, da quasi quaranta anni vedo l’arco azzurro del mare Tirreno chiuso fra le punte rocciose di Ascea e Casalvelino, che sembrano precipitare dentro la sua massa liquida, appena increspata dal vento di occidente. Più lontano, il cielo ed il mare pare si sciolgano nell’orizzonte afoso. Più vicino, contemplo la piana che tanto mi ricorda la placida campagna piacentina, solcata dal fogliame dei pioppi e degli ontani che fanno ombra – nella calura estiva – al greto del ume Alento, quasi uguale al Trebbia delle mie estati felici quando, con gli amici, andavo a fare il bagno nelle sue limpide acque.
A poco a poco, nel mio pensiero, af orano sfocate immagini di cinquanta anni fa (era il 1958), quando mi diplomai geometra presso l’Istituto Tecnico G.B. Romagnosi di Piacenza. Anche allora faceva caldo, e il cielo non mi appariva, come ora, una luminosa volta fra la terra ed il mare, ma un incrociarsi di sottili strisce turchine sopra le strette vie della mia città, che pareva mi volessero invitare a salire più in alto per scoprire mondi e tempi migliori.
I cinque anni trascorsi tra le mura dell’Istituto Romagnosi, adesso mi appaiono un susseguirsi di avvenimenti confusi e disordinati talvolta sereni e talvolta, soprattutto, tristi: entrate, uscite da quel grande portone aperto dal custode sig. Mochi con puntualità; interrogazioni, compiti in classe, incontri dei professori con i genitori, scorsa spasmodica dei tabelloni con gli esiti nali.
Di quel tempo, ricordo bene l’ansia che mi
50 anni fa salutavo il “Romagnosi” afferrava quando dovevo sostenere un’interrogazione o svolgere un compito in classe, cui seguivano giorni di batticuore senza ne in attesa dell’esito che non era mai scontato, anche per chi si impegnava. Allora si studiava e, per avere la suf cienza, occorreva applicarsi con impegno, giorno dopo giorno.
Delle persone incontrate al “Romagnosi”, mi tornano in mente i volti degli amici di classe dai connotati incerti, a volte con un nome, più spesso senza, accompagnati dall’immagine dei professori ormai sbiadita dal tempo.
Il primo anno scolastico fu certamente il meno sofferto. Forse perché riprendeva in parte quanto studiato nelle Medie; forse perché mi rendevo conto di avere fatto un signi cativo passo avanti nel percorso scolastico, non mi pesò, anzi è l’unico anno passato all’Istituto che ricordo con piacere. A renderlo gradevole, fu il modo nuovo e avvincente con cui la professoressa Artocchini ci avvicinava alle sue materie di insegnamento, particolarmente all’Italiano. Amava il suo lavoro e lo stesso amore desiderava trasmetterlo ai suoi allievi.
Il secondo anno non fu come il primo: il nuovo professore di Lettere, si chiamava Lazzara; era piuttosto severo ed esigente ma, in compenso, le sue lezioni erano interessanti, in particolare quando ci spiegava la Divina Commedia, che conosceva a memoria. Mi colpiva la sua capacità di spiegare i concetti dif cili con parole semplici, rendendomi lo studio della materia gradevole e facendomi appassionare ad essa al punto che, a partire da quell’anno, sino al diploma, dedicai ogni pomeriggio un’ora allo studio della Letteratura Italiana sul testo di Carmelo Cappuccio, che conservo ancora con la
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copertina di carta velina rossa, applicata dalla mamma af nché il libro ”restasse come nuovo” diceva. Ricordo che, per poter studiare senza essere disturbato, dalla cucina, che la stufa appena intiepidiva, salivo in camera da letto dove, durante l’inverno, notte e giorno, i vetri della nestra erano coperti da fantasmagorici arabeschi di ghiaccio. Allora mi avvolgevo, corpo e testa, in una trapunta che mi stringevo al petto con uno spago per restare caldo. Se con il professor Lazzara le cose andavano “abbastanza “ bene, andavano certamente meglio con le professoresse Craviotto, insegnante di Scienze, e Capra di Matematica, delle quali serbo un grato ricordo.
Fra le discipline fondamentali, la Topogra a ritengo sia stata quella nella quale riuscivo meglio.
Ce la insegnava il professor Monici; persona severa, non rideva mai, premiava gli studenti non solo per la preparazione, ma anche per la buona volontà che dimostravano. Forse per questo, lo sentii “insegnante e padre”. Ci prese al terzo anno e ci lasciò al quinto. In quei tre anni lo seguii con devozione. Rammento che, per rendere comprensibili i disegni più complicati, sulla lavagna usava gessetti colorati. Un ricordo particolare mi riporta ai primi mesi del terzo anno quando le funzioni trigonometriche, da complicate e nebulose, nalmente mi vennero facili e chiare. Accadde in un tiepido pomeriggio di autunno, quando, seduto su una panca della chiesa di Gragnano in attesa della corriera, mi sforzavo di ripeterle a mente: improvvisamente tutto mi apparve chiaro! Da allora questa scienza per me non ebbe quasi più misteri. Anche con il professor Zanetti i rapporti furono buoni. Lo seguivo con diligenza, prendendo attentamente gli appunti e non facendo un’assenza. Perciò me la cavavo abbastanza bene, come lui stesso confermava alla mamma quando andava alle udienze e da cui usciva sempre
soddisfatta. Non apprezzava, però, che imparassi la sua materia facendo troppo uso della memoria. Quando teneva le lezioni, la sua voce era così alta che la si poteva sentire in tutto l’Istituto. L’ultima immagine che ho del professor Zanetti sembra emblematicamente chiudere in serenità il nostro rapporto: lui che mi mette affabilmente la mano sulla spalla, mentre saliamo lo scalone dell’Istituto, e che mi domanda come sono andati gli scritti dell’Esame di Stato. “Credo bene, professore” rispondo. “Bravo, auguri per gli orali”, quasi mi sussurra mentre con la mano mi stringe la spalla come volesse farmi coraggio. Così ci salutiamo per l’ultima volta. Ricordare a memoria, se non piaceva al professor Zanetti, non dispiaceva alla professoressa Chiappa, insegnante di Chimica perché, se la materia andava capita, occorreva ricordarne le formule, numerose e complesse. La professoressa Chiappa era severa e molto preparata; non dava mai con denza agli allievi ed era l’unica fra gli insegnanti a darci del lei. Ci teneva lezione nell’aula di chimica con i banchi disposti ad an teatro, come all’Università, allora un miraggio per me. All’aula era collegato l’ampio locale destinato a laboratorio, sempre saturo dell’odore di “uova marce” esalato dall’apparecchio di Kipp. Il guaio non era tanto dover respirare per ore quell’odore poco gradevole, ma il fatto che con i nostri abiti lo portavamo per strada e a casa, a volte mettendoci in situazioni imbarazzanti. “Per chi non mi conoscesse sono Igino Maj”. Così senza premettere “professore”, la mia classe (era il primo anno) conobbe l’insegnante di ginnastica. Le due ore settimanali di palestra erano le più serene e riuscivano ad allentare un poco la tensione che, più o meno, tutti noi provavamo nell’attesa di tornare in classe. Era una persona generosa. Ancora lo ringrazio. L’ora di religione, tenuta da don Emmanueli,
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era attesa con piacere, ma seguita senza interesse dalla scolaresca, specie quando il buon sacerdote, che portava una lunga sciarpa nera in ogni stagione, si affannava a spiegare concetti di teologia per nulla facili, come la “Transustanziazione”, argomento di cui spesso parlava, ma che noi non capivamo. Se incerte ora mi appaiono le gure eleganti e snelle del preside Midili (“Mias”, quando leggevo la sua rma) e del professore di Diritto, Cherchi (vero signore ed ottimo avvocato), ancor più vago è il ricordo che mi è rimasto del professor Cafasi, insegnante di Agraria e di Contabilità, che parlava con un accento meridionale così spiccato da non farsi quasi capire. Dolce e sereno, mi torna alla memoria il volto della professoressa Santi, giovane, gentile e timida, che ci insegnava Estimo. Forse aveva l’età dei più anziani ripetenti per cui era costretta a mantenere le distanze con gli studenti, ma sempre con garbo.
Tempo dell’esame di Stato. Mi alzavo quasi all’alba e andavo nel cortile di casa, a studiare col fresco e nel silenzio, seguendo un programma ben de nito: Italiano, Topogra a, Costruzioni, Diritto e così via. Erano giorni caldi, il cielo sempre terso. La sera prima dello scritto di Italiano, ero così agitato che andai a dormire quando era ancora giorno.
Iniziò così il “calvario” degli scritti dei quali, per la tensione con cui lo vissi, conservo un ricordo caotico e turbato, come se la memoria lo volesse cancellare. Poi vennero gli orali, pure loro preceduti da uno studio intenso; nalmente l’ultimo, quello di Topogra a, il meglio riuscito.
Come se un incubo fosse di colpo svanito e tutto brillasse attorno, sostenuto questo esame, raccolsi i libri e mi avviai verso casa in uno stato di grazia, percorrendo per l’ultima volta, come studente, le strade che per cinque anni avevano guidato i miei passi da, e verso,
l’Istituto. Erano le tredici passate e il mio cuore nalmente batteva felice.
Quando ripenso agli anni lontani durante i quali ho frequentato l’Istituto Romagnosi, sento riemergere sentimenti forti e contrastanti di angoscia e di gratitudine. Di angoscia perché furono anni di sofferenze. Solo una grande forza di volontà allora mi sostenne, spronandomi negli studi perché non potevo dare altre preoccupazioni ai genitori che già tante ne avevano. Di gratitudine, a papà e mamma, che con me soffrirono e, in ne, gioirono. A tutti gli insegnanti, perché ciascuno di loro mi aiutò a migliorare la preparazione scolastica ed a formarmi per affrontare la vita. Ringrazio anche gli amici da cui ricevetti sostegno e favori. Con un forte abbraccio, commosso, ora stringo tutti a me, i pochi che sono rimasti e i tanti che non ci sono più.
Dal colle, su cui rivivo questi ricordi, fra i lucenti barbagli del Tirreno guardo la torre angioina che domina le splendide vestigia dell’antica città di Elea, per i Greci, Veleia, per i Romani, adagiata lungo i morbidi pro li delle colline verdeggianti di ulivi e di macchia mediterranea. La città era molto nota nell’antichità per le due Scuole di cui è stata la culla: la “ loso ca”, fondata da Parmenide, e la “medica”, cui si ispirò la medioevale Medica Salernitana.
La vista di quel centro universale di cultura che mosse i primi passi più di 25 secoli fa, mi porta a considerare il lungo cammino che l’Umanità ha percorso no ad oggi e quanto ancora ne percorrerà alla ricerca del sapere. A questa ricerca, con i suoi insegnanti e i suoi allievi, l’Istituto “Gian Domenico Romagnosi” di Piacenza ha dato il suo contributo.
Lodovico Calza Vallo della Lucania (Salerno)
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La classe 4a Geometri dell’a.s. 1957-58 con la prof. Anna Maria Santi.
Visto “da dentro”
Sicuramente l’istruzione ottenuta al “Romagnosi” mi ha consentito di avere delle basi culturali abbastanza soddisfacenti. Proprio per le molte materie che si studiano in questo tipo di scuola ho acquistato una discreta preparazione personale. Attualmente sono da tredici anni Presidente della Famiglia Piasinteina e da due anni Presidente del Conservatorio di Musica “G. Nicolini”. Sono stato Consigliere al Comune di Piacenza (dal 1985 al 1990), Vice Presidente della Galleria d’Arte Moderna “Ricci Oddi”, Consigliere della Circoscrizione n. 1 e componente di giuria di alcuni premi letterari. Esperienze che se, da un lato, hanno messo in evidenza la mia capacità di affrontare situazioni diverse, hanno, dall’altro, fatto emergere la mia predisposizione all’aspetto umanistico che prediligevo tra le materie che studiavo al Romagnosi. Certo hanno contribuito a questo tipo di “formazione” i professori che ho incontrato; molti di loro hanno lasciato un segno indelebile del loro insegnamento che ha contrassegnato il mio futuro, fornendomi una preparazione che mi ha anche consentito uno sbocco professionale alla Banca di Piacenza. Un ambiente, quello del “Romagnosi”, in cui mi sono trovato bene, anche se – devo riconoscere – la voglia di studiare non è sempre stata a livelli molto alti, anzi. Con il fatto poi che mio padre è stato custode dell’Istituto, in quel luogo ho abitato per diverso tempo ed ho potuto apprezzare da dentro (è proprio il caso di dirlo) l’importanza di questa scuola nella nostra città, che ha diplomato migliaia di ragionieri e geometri. Ho visto entrare nelle aule dei ragazzini e poi uscire adulti diplomati. Ho conosciuto insegnanti, (in quell’epoca de niti “all’ antica”), che, pur
essendo severi, erano i primi ad aiutare gli allievi in dif coltà.
Ho potuto seguire in quegli anni l’evoluzione della Scuola, a partire dagli anni caldi del ’68 con le prime contestazioni, le prime assemblee degli studenti, i primi scioperi; anni dif cili, ma anche di tanto entusiasmo nell’attesa di un mondo nuovo, pieni di speranza.
Sono davvero tante le persone che ho conosciuto al Romagnosi e potrei citare un’in nità di episodi.
Una persona che mi colpì, in quegli anni, era il preside prof. Pietro Midili. Alla sua gura esile, elegante, si abbinava un carattere forte, deciso; era una presenza che incuteva timore, ma nello stesso tempo rispetto. Come avvenne proprio in occasione del primo picchetto di studenti all’ingresso della scuola. Ordine categorico degli alunni: “Non entra nessuno”. Ricordo benissimo l’agitazione degli insegnanti e dei bidelli per paura che potesse accadere qualcosa di spiacevole.
Arrivò lui, il Preside. Dalle nestre osservai la scena: elegante come sempre, teneva in mano l’inseparabile cartella nera. Sollevò lo sguardo verso gli scioperanti. La tensione saliva sempre più. Imperturbabile ed impassibile, mantenne il suo passo deciso e andò verso i giovani che si erano accalcati all’ingresso per impedire l’entrata. A poche decine di centimetri improvvisamente si aprì un varco. All’istante cessarono le voci concitate degli studenti che lo lasciarono passare, per una forma di rispetto e, credo, anche di stima. Mi recai nell’atrio per vedere come la cosa andava a nire; il Preside entrò, salutò con un cenno i pochi docenti e i bidelli presenti e salì al primo piano per recarsi nel suo uf cio. Lo ricordo molto volentieri per
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il forte legame che intercorreva fra lui e mio padre.
Come ho detto, potrei descrivere un’in nità di situazioni, raccontare centinaia di aneddoti. Senza togliere nulla ai Presidi che si sono
succeduti, il prof. Pierangelo Torlaschi è stato quello che, con particolare attenzione e sensibilità, è stato accanto alla mia famiglia in un momento dif cile: la scomparsa di mio padre, Danilo Anelli
La 5a A dell’a.s. 1967-68 con i proff. Lucilla Zanangeli, G. Piero Barbieri, M. Luisa Bartolini. Il bimbo accanto alla prof. Bartolini è Danilo Anelli, il glio del custode del Romagnosi.
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La scuola, come la vita, è impegno, responsabilità, senso del dovere
Anche se non mi è mai piaciuto studiare – la mia gamma dei voti andava dal 2 al 10, con media nale sul 6 – i miei cinque anni al Romagnosi sono annotati ben oltre metà classi ca nella lista delle “esperienze positive”. Ma guadagnano posizioni di anno in anno, in virtù del tempo che passa e di ciò che si impara dalle altre esperienze di vita. Quando sei uno studente, sedicenne con niente in mente tranne il “bomberino” di una marca famosa ancora oggi, o il cappuccio dell’eskimo o il taglio dei capelli (che oggi non ho più), la scuola la senti spesso come un fastidio. Credi solo che tolga tempo alle mille altre cose che vorresti fare e che ritieni più importanti per te in quel momento: amici, amori, sport, viaggi, serate in compagnia, trasgressioni, stupidaggini da adolescente.
E’ molto più facile rendersi conto di quanto gli anni sui banchi ti sono stati preziosi per crescere, di quanto ti sono piaciuti e di quanto ti mancheranno, quando ormai sono passati. Quando ti ritrovi nel caotico mondo del lavoro e ti trovi costretto a dare un nuovo ordine alle tue giornate, riconsideri le tue priorità, e capisci che la scuola non è solo nelle nozioni tecniche, quelle poche che hai imparato nonostante gli sforzi degli insegnanti.
La scuola, come la vita è impegno, responsabilità e senso del dovere.
Ti anticipa che devi avere dei punti ssi, dei paletti di riferimento e che, anche se il mondo cambia, ci sono delle questioni che rimangono vere sempre.
Quanto questo sia certo, lo sperimenti alla maturità. Lì non si bara e, se non hai fatto niente non ottieni niente. Le scorciatoie, prima o poi, ti portano in una strada senza uscita.
I miei professori si chiamavano Veneziani, Chiappini, Quadrelli, Torlaschi, Casaroli, e qualche ragione a fare quello che facevano l’avevano sicuramente.
Ma che fatica a conciliare tecnica bancaria con Jimi Hendrix o ragioneria con David Bowie! Ed allora non ti restava che prendere ato con qualche “fuga” – poche in verità – al Bar Jolanda a parlare di baseball ed a giocare a biliardo. Al “Romagnosi” ci sono stato dal 1968 al 1974 nelle aule del “Corso di perito aziendale e corrispondente in lingue estere”. Il che voleva dire 30 ragazze e 2 ragazzi. Uno ero io, e l’altro neanche di Piacenza. Avevamo una regola: per l’equilibrio della classe, le nostre compagne erano tassativamente off-limits. I irt si coltivavano altrove. Ma era un tormento, perché le gambe di Antonella Repetto non passavano inosservate.
Erano gli anni della contestazione giovanile e, anche se eravamo giovani, capivamo che il mondo si stava trasformando.
Di rimpianti per fortuna ne ho pochi, ma uno è proprio legato ai miei anni di scuola. Non sai mai quanto è importante studiare no a quando non sei più obbligato a farlo.
Sergio Giglio
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Due classi degli anni Settanta.
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Erano gli anni ’70 e chi, come me, proveniva da una famiglia di agricoltori e imprenditori e aveva frequentato il rigido, ma eccellente, Istituto religioso San Vincenzo, non poteva che scegliere una scuola superiore che desse un sicuro sbocco a livello aziendale e amministrativo.
Ricordo che la mia mamma aveva insistito perché scegliessi Ragioneria e sognava per me un futuro di bancario, ma… così non è stato. Non sono diventato dipendente di una banca, il destino per me ha deciso diversamente. La scelta dell’Istituto Romagnosi come scuola superiore si è poi rivelata ottima perché mi ha permesso di frequentare all’Università di Parma la Facoltà di Economia e Commercio con ottimi voti sino al quarto anno (non l’ho poi conclusa per motivi familiari), ma soprattutto perché mi ha fornito un bagaglio professionale e culturale per affrontare, in termini pratici e giuridici, il mondo del commercio e dell’industria. La qualità dell’insegnamento è sempre stata alta, af ancata da attività professionali adeguate, e i rapporti allievo-insegnante improntati al reciproco rispetto.
Ricordo con stima e anche affetto alcuni insegnanti come il leggendario professor Cagidemetrio, di ragioneria, i proff. Dugarìa e Casaroli di tecnica industriale e bancaria, Ghebbioni e Dell’Aversano, eccellenti docenti di inglese e il prof. Tassi di matematica. Un ricordo molto vivo è quello della prof.ssa Giovannetti, insegnante di stenogra a, materia nella quale certo non eccellevo, a causa di tutte quelle sigle e abbreviazioni, ma che ho studiato con costanza e fatica perché la professoressa era molto esigente.
miei cinque anni al “Romagnosi”
Fortunatamente, in seguito, i registratori, i computer hanno fatto sì che la stenogra a fosse meno importante ai ni di una preparazione completa. Da ultimo voglio ricordare il prof. Cintorino, insegnante di italiano, che ha contribuito alla mia formazione culturale in modo determinante. Lo studio della letteratura, dei testi, della Divina Commedia, ma soprattutto le discussioni in classe che nascevano dalla lettura di articoli di giornale e che spesso sconnavano nella politica, hanno sviluppato il mio senso critico, la capacità di esposizione, l’analisi profonda dei problemi. La volontà e la determinazione a voler affermare le proprie idee in un periodo in cui la contestazione del sistema scolastico era all’ordine del giorno, faceva sì che gli studenti di allora fossero portatori di nuovi valori che esprimevano con chiarezza anche nelle discussioni con insegnanti preparati e in ogni occasione.
Ricordo i compagni della mia 5B e, tra questi, Giorgio Rossi, Giuseppe Paini, Mauro Castelli, Carlo Poggi con le sue esilaranti barzellette, le ragazze, carine, che in classe dovevano indossare un grembiule nero che dava loro un’aria seria, ma che, fuori dall’ambito scolastico, si rivelavano simpatiche e spigliate. La nostra classe era unita, noi ragazzi educati e rispettosi, talvolta magari capaci, durante la ricreazione, di appro ttare della posizione strategica dell’aula per calare prontamente dalla nestra, con una corda, un cestino che l’amico fornaio sull’angolo di via X Giugno riempiva con le merende.
Un ultimo ricordo, anche perché ha dell’incredibile, e molti stenteranno a crederlo; ma io, proprio io, ho vinto i provinciali di salto in
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I
alto con una “sforbiciata”, oserei dire memorabile e unica!
Anni felici, bei ricordi, tante speranze, studio serio, rigoroso, ma tante soddisfazioni e la consapevolezza di imparare con metodo, con inte-
resse, con impegno e di crescere come uomo, come cittadino: questi i miei cinque anni all’Istituto Romagnosi.
Dario Squeri
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ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
Alcuni insegnanti degli anni Settanta; da sinistra si riconoscono i proff. Salami, Contini, Dugarìa e Lamoure.
Già le date indicano un altro tempo. La comunicazione non era così facile; i computer non esistevano. Erano da poco diffusi i telefoni ssi. Eppure noi ragazzi non eravamo così diversi: curiosi, entusiasti, divertenti, puliti, in fondo semplici. Le cose che fanno felici i ragazzi sono sempre le stesse: in primo luogo l’amicizia. Se hai un amico puoi giocare sempre, divertirti facendo qua-
La 4a A dell’a.s. 1975-76.
Quinta A: 1972-1977
lunque cosa. Non è mai la cosa che fai a generare piacere, ma con chi la fai e, soprattutto, lo spirito con cui la fai.
Noi ragazzi del ’72 siamo stati fortunati! Ci siamo trovati, conosciuti e molto divertiti, insieme siamo diventati grandi! Proprio questo spirito di gruppo si è delineato da subito. Non erano ancora di moda i manuali di management. Eppure la scuola ci ha consentito
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di fare nostro il principio secondo cui l’intero è maggiore della somma delle sue parti. Gli insegnanti sono riusciti a creare un ambiente “sicuro” che ha consentito a noi ragazzi di essere veramente aperti, di imparare e noi tutti siamo riusciti a scambiarci le nostre idee. Si sono aperte discussioni intense, si è lasciato spazio allo spirito creativo, all’immaginazione ed alla partecipazione ad una rete intellettuale. L’aver avuto la possibilità di far decadere vecchi copioni per scriverne uno nuovo ha fatto di noi una classe compatta; il riconoscere il merito di tale trasformazione alla scuola ha creato il legame che ancora oggi esiste: un senso di appartenenza che viene dichiarato con orgoglio. Fondamentale l’apporto del corpo insegnanti di assoluto rilievo che abbiamo avuto e che ha lasciato in tutti noi un segno profondo: l’approccio ai problemi, l’approfondimento, la conoscenza e sopratutto il gusto del conoscere.
Fra gli altri non possiamo dimenticare gli insegnamenti dei proff. Ghebbioni, Barbieri, Cominetti, Bonfanti, Torlaschi, Artocchini e Bartolini.
Per tornare a quei tempi e confermare come dal nulla quella classe “partorisse” idee ed ingegno, basta ricordare uno degli episodi più divertenti del nostro periodo scolastico che è poi stato ripreso negli anni seguenti da varie generazioni.
Era un giorno noioso e monotono; durante l’intervallo apparve in aula, non ricordiamo bene come, un rocchetto di lo da pesca e da lì partì l’idea del mega scherzo alla prof. di Geogra a Bartolini che sarebbe arrivata in classe dopo l’intervallo. Unimmo tutti i banchi al centro dell’aula, aprimmo tutti gli atlanti sulle due pagine dove erano raf gurati solo oceano ed isole, creando una bella “pozza blu” dove poter sbizzarrire le nostre idee di pesca, creammo canne improvvisate con biro e matite, pesci di carta da stendere sotto i banchi ed a quel mare
improvvisato, ci sedemmo intorno e iniziammo a pescare tutti in silenzio ed in attesa della malcapitata prof.
Al suo arrivo, naturalmente, la Bartolini rimase allibita, protestando ad alta voce come non mai, ma venne invitata da tutti i presenti – pescatori e non – a fare silenzio, in quanto con quelle urla i pesci non avrebbero mai abboccato.
Vi lasciamo immaginare quelle che furono le conseguenze per gli arte ci principali dello scherzo, ma sicuramente, per il clamore ed il successo ottenuto…, ne era valsa la pena. Insomma furono anni pieni di emozioni e gioie, che ci unirono tra noi, ma anche al nostro magico Istituto; ulteriore prova ne sia il fatto che la nostra classe, ormai da più di trent’anni, si ritrova per la cena “annuale”.
Per la ricorrenza del ventennale abbiamo anche realizzato dei cappellini con la scritta “G.D. Romagnosi 1977-1997” e passato un’intera giornata insieme, tornando sui banchi di scuola al mattino per incontrare gli studenti della Quinta A di quell’anno e raccontare le nostre vicissitudini post-scolastiche; poi al pomeriggio andammo tutti in Trebbia e la sera a cena tutti assieme.
Per il trentennale abbiamo donato all’Istituto un video proiettore, per far sì che qualcosa di concreto rimanga fra quei muri che ci hanno visto crescere. Nel 2009 invece, abbiamo organizzato una splendida gita gastronomico-culturale a Barcellona la quale, se anche ha avuto poche adesioni, ha dimostrato ancora una volta come tra noi ci sia un legame che va ben oltre la semplice amicizia.
E di tutto questo grande merito va al nostro mitico capoclasse che ancora oggi è in carica e non abdica al suo ruolo: grazie grande Luciano!
Noi tutti, comunque, abbiamo trovato la nostra strada. Ricopriamo importanti ruo-
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li nell’economia del Paese: chi è responsabile amministrativo di importanti aziende, chi direttore di banca, chi ha incarichi dirigenziali in ambito nanziario o nella pubblica amministrazione; qualcuno ha proseguito gli studi ed è diventato professionista di chiara fama,
tutti noi abbiamo coltivato affetti: amicizie, famiglia, mogli, mariti e gli. Insomma, non potevamo desiderare di più.
Luciano Taranti e i compagni della V A del 1977
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Anno 2002. La 5a A dell’a.s. 1976-77 riunita per celebrare il venticinquesimo del diploma. Il... capoclasse L. Taranti è il primo a destra.
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Primi anni Novanta. Il preside Torlaschi con alcuni docenti, collaboratori, la segretaria e personale ATA.
Entrare nella “Storia”, entrare addirittura in un libro… mi elettrizza molto, ma un poco mi spaventa perché 150 anni sono tanti e per fortuna – ne convengo – non li ho vissuti tutti se non attraverso qualche curiosa lettura emersa da questa ricerca storica. In qualche modo comunque il fato ha voluto che anch’io appartenga alla “Famiglia Romagnosi” dal 1984. E’ da troppo tempo che vivo tra polvere, carta, inchiostro, e tecnologie vecchie e nuove… Qualche volta mi domando se davvero avrei voluto fare mai questo lavoro, se vogliamo riduttivo per la mia personalità – dicono – estrosa. Certo, se non avessi trovato nel mio lavoro del “buono”, probabilmente sarei già scappata, proprio come fanno i ragazzini al primo grande screzio con la famiglia. Intendo dire, se non avessi dato un senso diverso al mio lavoro, mi sarei sentita e mi sentirei solo una semplice “scribacchina”.
Ma tutti sappiamo che anche il più umile dei lavori è sempre da considerarsi più che dignitoso e che ogni persona, qualsiasi mestiere svolga, ha in serbo delle belle sorprese. Siamo tutti artisti, poeti, pittori, musicisti… chi più chi meno. Bisognerebbe avere il tempo di conoscerci davvero un po’ di più, rubare al tempo del tempo per sorriderci, parlare, cercare sempre di imparare dagli altri. La storia umana di ognuno di noi non può es-
In segreteria fra carte, registri e les
sere scritta, purtroppo, ne verrebbe fuori un romanzo, ma non è questo il tema. Vorrei dire che nella “Famiglia Romagnosi” sono entrate delle valide persone: genericamente dirò colleghi che ho avuto, e che ho, e con i quali mantengo un rapporto di amicizia e un continuo scambio di calore umano che mi hanno accompagnato no a qui e senza dei quali non avrei mai potuto resistere.
Del resto le Amministrazioni sono fatte di persone e sono le persone che, con il loro atteggiamento positivo, possono rendere meno pesante la burocrazia per gli utenti e per chi resta dietro uno sportello da anni.
Lavorare con allegria è un metodo intelligente per non morire… tra le carte… mettere in gioco la propria personalità – per quanto possibile – tra una procedura e l’altra, sorridere di più senza per questo sentirsi stolti.
Speriamo che non venga in mente a qualche Ministro di farci mettere un grembiulone chiuso ai polsi e al collo per il decoro e la compostezza conforme al nostro mestiere. Qui siamo tutte sulla cinquantina e potremmo soffrire di attacchi claustrofobici e allora non potremmo più contenere la nostra isteria, da troppo tempo celata dietro la nostra, doverosa, buona educazione.
Aldrighi
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Lucia
Due classi degli anni Cinquanta.
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Gr. Uff. Mario Bosoni
L’entusiasmo con il quale racconta gli anni della formazione scolastica al “Romagnosi” lascia trasparire un forte senso di appartenenza ed un legame ancora ben presente con il periodo degli studi, legame che lo porta a ricordare sia i compagni di classe (dei quali funge tuttora
da attivo coordinatore) che i professori, di cui riesce a tratteggiarne il pro lo in modo quasi caricaturale, ma anche con nostalgico affetto, quasi fossero passati pochi mesi e non settant’anni dal tempo dei banchi di scuola. Descrivere in modo sintetico l’avvincente sto-
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INTERVISTE
L’on. Andreotti, ministro dell’Industria, in visita alla SISAL S.p.A., conversa con il rag. Mario Bosoni, amministratore delegato e fondatore dell’azienda, Alle loro spalle il prof. Sigaroli, poi senatore della Repubblica.
ria di Mario Bosoni, uno dei più signi cativi protagonisti della rinascita dell’industria piacentina nel dopoguerra (e sicuramente un pioniere della moderna concezione dell’imprenditore nell’era della globalizzazione), non è certo esercizio agevole. Si rischia infatti di tralasciare la descrizione di qualche momento importante della sua lunga carriera, ma è comunque doveroso provarci.
Nato a Piacenza nel 1922, Mario Bosoni frequenta, nella seconda metà degli anni Trenta, l’Istituto “G.D. Romagnosi”, dove si diploma nel 1942 per poi iniziare gli studi universitari alla “Luigi Bocconi” di Milano, studi prematuramente interrotti in quanto chiamato nei Bersaglieri a Marostica e successivamente a Bitonto, nel barese. Qui conobbe il Generale principe Bonaccorsi, che apprezzò l’innata abilità nel gestire i rapporti umani del giovane ragioniere, tanto da volerlo con sé come coordinatore dell’Ospedale Militare Americano di Livorno, dove tornarono molto utili le nozioni di inglese apprese negli anni scolastici.
Terminato il con itto bellico, si occupò di intermediazione nel settore del riso ed ebbe così modo di conoscere il mondo agricolo e, in particolare, le caratteristiche del “sisal”, lo spago utilizzato nel settore. Fu la svolta della sua vita: intraprese l’iniziativa di costituire un’impresa industriale per la produzione dello spago sisal. L’azienda, che inizialmente occupava solo 12 operai, ebbe grande successo no a trasformarsi nella Sisal s.p.a. che giunse ad occupare ben 450 dipendenti e fu protagonista di una pluriennale competizione con la Cementirossi s.p.a. per il primato circa il numero dei dipendenti nel panorama industriale piacentino.
Nel 1954, per assecondare i piani di sviluppo della Sisal s.p.a., ebbe vari contatti negli Stati Uniti, ma identi cò nel Brasile la nazione con la produzione qualitativamente più signi cati-
va di bra naturale sisal; decise pertanto di impiantarvi un moderno stabilimento industriale che in pochi anni divenne il primo produttore di quella bra del Sudamerica. Le due realtà industriali promosse da Mario Bosoni (Blue Star in Brasile e Sisal a Piacenza) costituirono il polo produttivo più importante al mondo nella produzione del sisal.
Mario Bosoni si occupò della Blue Star brasiliana no agli inizi degli anni Ottanta, quando decise di cederla alla Federazione dei Consorzi Agrari americani (Universal Cooperatives Inc., Minneapolis). Analogamente cedette la Sisal s.p.a. nel 1982, quando l’azienda era ancora orente ed occupava diverse centinaia di dipendenti. Successivamente assunse la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione della Bolzoni s.p.a., unica azienda piacentina, assieme alla R.D.B. s.p.a., quotata alla Borsa Valori di Milano.
La brillante carriera imprenditoriale del rag. Mario Bosoni ebbe il suo coronamento nella concessione, da parte di vari Presidenti della Repubblica Italiana, delle onori cenze di Cavaliere, Commendatore e Grand’Uf ciale.
Mario Bosoni, che fra due anni spegnerà 90 candeline, ricorda con chiarezza le gure dei docenti e dei compagni che lasciarono un segno nel corso della sua vita; anzitutto il “terribile” prof. Carotti, insegnante di lettere, decorato per meriti di guerra, che, pur severo e in essibile, sapeva sorprendere per la sua profonda umanità. Presente, nei suoi ricordi, pure il prof. avv. Cherchi, docente di diritto e autore di un manuale di facile comprensione e di agevole consultazione. Con l’allora giovane prof. Costa Quartarone si sviluppò, dopo il diploma, un rapporto di amicizia e collaborazione professionale; ma il docente di ragioneria che ricorda con particolare affetto è sicuramente il prof. Bernardi (che sovente così sentenziava: “la ragioneria si impara dal prof. Bernardi…
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checché se ne dica!”. La frase nasceva dal fatto che il gioviale professore in questione veniva frequentemente fatto oggetto di critiche da parte del giovane e scalpitante Costa Quartarone). Il prof. Bernardi, benvoluto per il suo approccio bonario, attraverso la chiarezza delle spiegazioni sapeva render semplici anche le parti più complesse della materia. Un ricordo va in ne al prof. Italo Anelli, docente di economia e padre del noto studioso piacentino prof. Vittorio Anelli. Ma i ricordi più affettuosi sono riservati sicuramente ai vecchi compagni di classe nei confronti dei quali (perlomeno di quelli ancora viventi) il comm. Bosoni esercita tuttora le funzioni di “capoclasse” e, come tale, organizza riunioni conviviali tese a mantener viva la ammella dell’amicizia. Tra di loro desidera ricordare il rag. Dario Corna, assai noto in città per essere stato per molti anni direttore al Banco di Roma e che, riferisce “era direttore di banca già fra i banchi di scuola!”; quindi Enio Concarotti, estroso ed originale da studente, divenuto poi noto giornalista e ne critico d’arte. Ha un ricordo affettuoso per Alberto Vermi, detto “Cirlino” o “Cirlei”; poliomielitico dalla nascita, seppe superare il grave handicap sico senza farlo pesare a nessuno, anzi usava le stampelle come armi improprie comandando letteralmente “a bacchetta” il resto della classe. In ne rammenta la gura di Ludovico Eroli; glio di un alto uf ciale dell’Esercito, ottimo studente con spiccate attitudini, fece una brillante carriera nel Credito Italiano, dove giunse ai massimi livelli dirigenziali entrando pure a far parte del Consiglio di Amministrazione della stessa banca. Quando era allievo del Romagnosi lo rappresentò a Roma nei campionati nazionali studenteschi di merito. Bravo pianista, possedeva uno spiccato senso dell’umorismo e sapeva intrattenere i compagni componendo
sapide satire poetiche, (molto divertenti, mai volgari o offensive) sugli insegnanti.
Marco Horak
Rag. Giovanni Salsi
Giovanni Salsi, nato nel 1940, si è diplomato ragioniere all’Istituto Tecnico G.D. Romagnosi nell’a.s. 1959/60, per l’esattezza il 17 luglio. Due settimane dopo venne assunto presso l’Associazione Nazionale Bieticoltori, dove peraltro aveva già avuto esperienze lavorative durante le vacanze scolastiche dei due anni precedenti.
A dire il vero, la sua iniziale aspirazione non era quella di svolgere una professione af ne agli studi che aveva compiuto, ma di intraprendere la carriera giornalistica. Infatti durante l’ultimo anno delle superiori aveva collaborato con il quotidiano “Il Giornale di Pavia” e con “Piacenza Sport”, un settimanale diretto da Giuseppe Recchia (successivamente diventato un noto regista televisivo), che riportava gli avvenimenti sportivi piacentini della domenica ed era molto diffuso, anche perché a quell’epoca, al lunedì il quotidiano locale “Libertà” non usciva.
Degli anni trascorsi al Romagnosi, Salsi serba il ricordo di un periodo spensierato e felice, come è naturale che sia in considerazione dell’età, ma ancor di più perché permeato dal senso di rinnovamento sociale e dalla straordinaria espansione economica che caratterizzava il nostro Paese. Migliorava l’economia, si espandeva la città e crescevano i consumi; erano infatti gli anni del boom economico che consentirono un signi cativo salto di qualità alla vita degli Italiani, generando entusiasmo e nuove iniziative imprenditoriali.
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Di quei lontani anni scolastici conserva l’affettuoso ricordo dei compagni di classe (alcuni dei quali successivamente anche colleghi di lavoro) e dei docenti. In particolare ricorda la professoressa Carmen Artocchini, insegnante di lettere del biennio, che gli fece conoscere ed apprezzare gli scrittori contemporanei, autori che nessun altro insegnante ebbe modo di illustrare negli anni successivi: il professore Vittorio Ghebbioni, di inglese, un vero signore, che sapeva trasmettere il senso del rispetto e della responsabilità, non attraverso la rigida disciplina, giacché non era autoritario ma trattando i ragazzi come adulti, facendoli appunto sentire rispettati e responsabilizzati: in ne il prof. Giorgio Cagidemetrio, il più temuto, ma apprezzato insegnante di ragioneria, che con fermezza sapeva porre gli allievi di fronte alle loro responsabilità tanto che alla ne anche i più riottosi e i meno dotati riuscivano ad imparare le non sempre facili regole della “partita doppia”.
Proprio su segnalazione del prof. Cagidemetrio, nel gennaio del 1961, il rag. Salsi venne assunto dalla Polenghi Lombardo, una delle maggiori industrie alimentari del tempo, con l’incarico della rilevazione dei costi di produzione nello stabilimento di San Fiorano, in provincia di Lodi; dodici mesi dopo venne nominato assistente di fabbrica, con la responsabilità della gestione di 150 operai.
Nel luglio del 1962 entrò alla Banca di Piacenza, dove percorse, gradino per gradino, una straordinaria carriera, giunta no ai massimi livelli, pur essendo iniziata da mansioni molto semplici: inizialmente venne infatti assegnato all’Uf cio Portafoglio, poi destinato all’Uf cio Fidi, appena istituito, su richiesta del responsabile rag. Franco Gazzola, che divenne successivamente suo predecessore alla direzione generale della Banca. Contemporaneamente rimase iscritto alla facol-
tà di Economia dell’Università di Parma, dove superò ben 22 esami; purtroppo i crescenti, e sempre più impegnativi incarichi di lavoro, non gli consentirono di conseguire la laurea. Dopo aver maturato signi cative esperienze in vari settori dell’istituto di credito piacentino, a soli 33 anni venne nominato funzionario ed incaricato dell’organizzazione della Banca. Nel 1976 riuscì a dotare la Banca di Piacenza, tra le prime in Italia, di terminali di sportello, realizzando un progetto che l’Associazione Nazionale delle Banche Popolari de nì “Informatica distribuita” e che volle diffondere a livello nazionale tramite un convegno che si tenne a Piacenza nel maggio 1977, presso la Galleria Ricci Oddi.
Dopo la promozione a vicedirettore, nel 1977 (e, nel 1978, a condirettore generale), nel dicembre 1983 fu nominato, a soli 43 anni, direttore generale della Banca di Piacenza, carica che ricoprì sino alla ne del 2003.
Dal febbraio del 2004 fa parte del Consiglio di Amministrazione della stessa Banca e dal 2006 è consigliere della Bolzoni s.p.a., società piacentina quotata in Borsa. Iscritto all’albo dei revisori contabili, è stato componente dei collegi sindacali di numerosi enti ed istituti creditizi di prestigio nazionale. Su segnalazione dell’Associazione Bancaria Italiana (A.B.I.) nel 1981 venne nominato Cavaliere della Repubblica e, nel 1993, Commendatore.
Tra i tanti contatti e relazioni risalenti agli anni degli studi, che si sono riproposti più volte nel corso della sua carriera professionale, il rag. Salsi ama ricordare la preziosa collaborazione del prof. Midili, a lungo presidente del collegio sindacale della Banca di Piacenza e preside per molti anni dell’Istituto Romagnosi.
Marco Horak
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Una
vita nel laboratorio di scienze: Arturo Gardella
Arturo Gardella, storico custode e curatore dei laboratori del “G.D.Romagnosi”, nato il 2 aprile del 1918, è una preziosa memoria per il nostro Istituto. Dopo il servizio miliare, prestato durante il II con itto mondiale, nel 1947 fu assunto dall’Amministrazione Provinciale e assegnato alla nostra scuola, inizialmente con le mansioni di meccanico-riparatore. Ma si può dire che il sig. Gardella da sempre ha fatto parte del “Romagnosi” dal momento che suo padre, oltre che collaboratore tecnico, era
custode dell’edi cio e, nell’alloggio di servizio a piano terra, viveva quindi la sua famiglia; la sua presenza nel nostro Istituto è stata lunga, ricca di soddisfazioni professionali ed umane e si è conclusa con il pensionamento, nel 1976. L’abbiamo incontrato nello studio della glia, avv. Cristina, per raccogliere i suoi ricordi, ancora vividi e pieni d’entusiasmo. Riguardano soprattutto l’ambiente in cui si svolse la sua attività, in primis il laboratorio di scienze (creato per le esigenze didattiche della sezione Fisico-Matematico) attivo nell’Istituto no agli anni Venti. Grazie al grande impegno dell’Amministrazione Provinciale, nel corso
Il Gabinetto di Fisica dell’Istituto.
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dei decenni, il laboratorio era stato arricchito da numerose – e preziose – collezioni di esemplari anatomici umani nonché di rari “pezzi” relativi ai settori della zoologia, della botanica e della minerologìa.
Era tale il valore delle raccolte che, spesso, il laboratorio veniva frequentato da universitari piacentini, iscritti alla facoltà di Medicina, per ricerche e approfondimenti, nonché da docenti di scienze naturali che stavano preparandosi agli esami di abilitazione all’insegnamento. Il gabinetto suscitava l’interesse e l’entusiasmo anche di professori ed allievi; Arturo Gardella ricorda le loro escursioni domenicali in campagna alla ricerca di nuovi esemplari di insetti, ori, minerali per le varie raccolte e che venivano poi studiati e classi cati durante le lezioni.
Di altrettanta ottima fama godevano i gabinetti di chimica e di sica tanto che, spesso, nei giorni festivi, gli studiosi li frequentavano liberamente per approfondire le materie o ripetere gli esperimenti già provati in classe.
Fra i tanti docenti che contribuirono al successo dei laboratori, il sig. Gardella rammenta in particolare: l’ing. Mario Cascione, docente di costruzioni, noto, tra l’altro, per la sua importante invenzione – i “Sap” – che rivoluzionò l’edilizia; le proff. M. Luisa Bartolini Cella e Lina Pastore Craviotto alle quali si deve la riorganizzazione e catalogazione delle raccolte dei gabinetti di scienze e di sica; i proff. Giovanni Chessa, Antonietta Bartoli Didero, Carla Guidotti Chiappa che poterono avvalersi di una nuova e moderna strumentazione.
Nel corso della sua lunga vita, Arturo Gardella ha conosciuto generazioni di allievi e un’in nità di insegnanti. Ma il suo ricordo va soprattutto ai proff. Natale Carotti, prestigioso docente di lettere, poi passato alla presidenza del Liceo M. Gioia, e Amsicora Cherchi, storico insegnante di diritto, autore di importanti testi scolastici (e padre dell’avv. Brunello, a sua volta professore della stessa materia), alla prof.ssa Federica Burani Biella, notissima insegnante di matematica (“una signora di gran classe”); al gioviale e affabile prof. Giovannino Tassi, bravissimo docente di matematica; al prof. Giorgio Cagidemetrio “una vera icona della ragioneria”, dotato di grande carisma, stimato da allievi e colleghi. Rammenta fra gli insegnanti del “Romagnosi”: i proff. Costa Quartarone (poi noto commercialista), Italo Anelli, e tanti altri, molti dei quali scomparsi. Fra i momenti particolari della storia dell’Istituto, il sig. Gardella ricorda l’assegnazione dell’edi cio a truppe alleate di nazionalità brasiliana e, negli ultimi anni del secondo con itto mondiale, il trasferimento dei laboratori di scienze e sica dal piano terra al seminterrato per far spazio a nuove aule, data la crescente popolazione scolastica. Ma certo avrebbe tanti altri episodi da raccontare il signor Arturo Gardella, un tecnico che ha passato, si può dire, tutta una vita al “Romagnosi”.
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Stefano Pareti - Pierangelo Torlaschi
Tito Fugazza, nato a Piacenza il 12 dicembre 1944, si è diplomato ragioniere presso l’Istituto Romagnosi nell’a.s. 1963-64. A scuola si dimostrò studente brillante, intelligente e generoso con i compagni, benvoluto da loro e dagli stessi docenti. Fu l’allievo prediletto del prof. Giorgio Cagidemetrio, uno dei più autorevoli insegnanti di Ragioneria del Romagnosi. Tito, come tutti lo chiamavano, emergeva proprio nelle materie che sarebbero state alla base della sua futura attività di libero professionista e di insegnante. Ma già negli anni dell’adolescenza rivelò anche un altro signi cativo aspetto del suo carattere, che l’avrebbe accompagnato no alla prematura scomparsa: l’esigenza di aiutare chi aveva bisogno.
Con l’ausilio di alcuni dei suoi più cari amici possiamo ripercorrere i fatti salienti della sua vita.
Con notevoli sacri ci suoi e della famiglia consegue la laurea in Economia e Commercio presso l’Università di Parma. Da subito dimostra grandi doti di commercialista e aziendalista, dando vita alla Latteria Aurora e contemporaneamente proponendo a due giovani piacentini (Giorgio Milani e Renato Vermi) di creare a Piacenza la prima agenzia pubblicitaria della provincia, la FUMIVER (oggi V.B.M.).
Tito si rivela, anche nella professione, persona generosa e creativa, coraggiosa, lungimirante con visioni ampie, abile nella scelta dei propri collaboratori, quasi indifferente rispetto alle proprie esigenze materiali.
Apre lo studio di commercialista nei primi anni ’70 e tutti lo ricordano per la grande capacità di fornire ai clienti una consulenza stra-
PROFILI
Tito Fugazza: allievo e docente
tegica aziendale, non solo commerciale. Dopo qualche anno diventa presidente della SICOTEX; nei primi anni ’80 entra in società con la ditta Tarasconi Trasporti, che contribuirà a potenziare e a coinvolgere nella sua più felice intuizione: il Polo Intermodale della Logistica a Piacenza. Seppe nella circostanza (che inizia nel 1996), riunire le maggiori ditte del trasporto piacentino, in una società non cooperativa (Piacenza Intermodale), programmando lucidamente lo sviluppo a Piacenza del Polo Logistico, a partire dall’acquisto delle aree produttive di Le Mose (1997) senza sovvenzioni pubbliche. Da allora arrivarono a Piacenza anche i grandi operatori della Logistica nazionale e internazionale, ma l’intuizione decisiva era stata di Tito Fugazza. La sede di Piacenza Intermodale (progettata dall’arch. Paolo Resmini) fu inaugurata nel 1999, quando purtroppo Tito era già mancato (10 ottobre 1998).
Parallelamente all’attività di libero professionista, Tito fu anche insegnante dell’Istituto G.D. Romagnosi dal 1968 al 1974 sostituendo nel 1968-69 il prof. Giorgio Cagidemetrio, chiamato a svolgere le funzioni di Vice Preside. Nell’a.s. 1974-75 entrò in ruolo, sempre al Romagnosi, come docente di Ragioneria e Tecnica, rimanendovi no al settembre 1986, quando andrà in pensione.
Parlando di Tito Fugazza, docente e professionista, non si può assolutamente trascurare ciò che realizzò nel campo sociale e assistenziale, ove si profuse con generosità e disinteresse assoluti, solo a vantaggio di chi aveva un reale bisogno di aiuto, morale e materiale. La sua vocazione innata, fu anche in uenzata dalle sue condizioni di salute. Nel 1987 nell’ospe-
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dale Sant’Orsola di Bologna aveva subìto un primo trapianto di fegato, intervento perfettamente riuscito, ma che – diceva – lo faceva sentire come un miracolato. Da allora moltiplicò i propri sforzi a favore degli altri. Ne è un chiaro esempio il “Centro don Franco Molinari”, voluto da Tito come sostegno ai disabili, per il recupero dell’attività motoria, dotato di piscina e di tutte le attrezzature per la riabilitazione e la sioterapia, ubicato presso la parrocchia di Santa Maria in Gariverto. In questa iniziativa fu aiutato dal parroco don Giovanni Zanelli, da Roberto Marchetti e da Vittorio Pizzasegola. Tito cercò – e raccolse – fondi tra gli industriali piacentini di città e provincia e la Banca di Piacenza nanziò interamente l’installazione di un ascensore nel fabbricato. Tito Fugazza fu animatore e nanziatore del premio “Guglielmo da Saliceto”, assegnato ogni due anni a Saliceto di Cadeo a grandi clinici italiani. I ricordi degli amici tornano a quella mattina del settembre ’98 quando, verso mezzogiorno, dopo mesi di attesa, arrivò la chiamata da Bologna essendo disponibile “il fegato” per il secondo atteso trapianto.
Era in corso una riunione con i soci della neo costituita “Piacenza Intermodale”. Per tutto il tempo si era sentita la sua voce che sovrastava le altre, come era solito fare quando voleva ribadire la giustezza delle sue idee. D’improvviso la telefonata, la corsa per le scale e le sue ultime parole alla più stretta collaboratrice rag. Rosella Lombardi: “… Devo andare”. Nel suo sguardo un velo di tristezza; presagio o consapevolezza del non ritorno. E’ l’ultima chiara istantanea, che rimane di lui nel ricordo.
Meglio di noi amici riteniamo possa ricordarne la spiccata personalità, il testo del telegramma che l’allora vescovo di Piacenza, monsignor Luciano Monari, inviò alla moglie e ai familiari: “La preziosa testimonianza umana e cristiana che il vostro carissimo Tito ha saputo incarnare, rappresenta un tesoro meritevole di essere custodito gelosamente. Il Dio della vita nel quale ha creduto e che ha profondamente amato nel volto di tanti fratelli, gli doni ora la pienezza della Sua pace e a voi tutti la consolazione del cuore. Luciano Monari Vescovo”.
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Stefano Pareti - Pierangelo Torlaschi
Pietro (Piero) Sartori
Diplomato ragioniere nell’a.s. 1953/54, fu un grande pioniere: internazionalizzò l’antica gura del “mediatore”, con iniziative che per quei tempi avevano del temerario. Di superiore intelligenza, anticipò gli eventi, intuendo le esigenze del mercato globale. La sua mitica “Agenzia Industriale” (poi divenuta “AGIND”) è stata presente – già a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso –con modernissimi uf ci ad Amburgo, Lisbona, Atene, Murcia, Londra. Dal settore degli imballaggi – tubetti, cartoni, scatole di banda stagnata (la Lavazza fu la sua più grande conquista) – e delle conserve alimentari, arrivò all’engineering, cioè a consegnare a mezzo mondo (anche nelle Repubbliche Sovietiche dell’Asia Centrale) stabilimenti “chiavi in mano” nei settori più disparati: vetrerie, fabbriche di conserve, fonderie, alberghi. Per un certo periodo la sua attività divenne “statale”: “Pomodori di Stato” titolava la rivista “Panorama” negli anni Settanta. Nel Maggio 1971 rilascia un’intervista a “Manager”, mensile di informazione e documentazione, in cui illustra i suoi progetti: ”… ci siamo gradualmente proiettati in verticale e ritengo che, in de nitiva, andremo ad assumere la veste di azienda che lavora in senso piramidale. Cioè par-
tiremo dagli studi agronomici per giungere alla vendita dei prodotti niti e inscatolati, attraverso la costruzione delle fabbriche, la selezione dei macchinari, il reperimento dei tecnici, la realizzazione dello stabilimento, il know-how tecnico di produzione, lo studio delle leggi alimentari dei diversi Paesi e i sistemi di confezionamento, l’organizzazione dei trasporti ”. (…) “Fra i miei ricordi di quando ero ragazzo vi è quello dell’imbarazzato rispetto che seguiva il passaggio per le vie del paese di questo o quel grosso proprietario terriero. Oggi più nessuno si toglie il cappello davanti a un proprietario. Voglio dire che oggi il concetto di proprietà ha assunto un altro signi cato, non ha più la stessa importanza; importante è il lavoro, quello che uno fa, non quello che uno ha”.
Grazie alla sua straripante personalità, quella di Piero è stata per tanti anni una grande “scuola”. Questa scuola viene continuata oggi dagli “allievi” di allora, imprenditori che operano a livello internazionale, confermando quotidianamente le “sue” intuizioni.
Al “Romagnosi” era tra gli alunni prediletti del prof. Giorgio Cagidemetrio, con il quale collaborò per vari decenni.
Stefano Pareti
309 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Alberto Cavallari
Giornalista e saggista fu allievo dell’Istituto Romagnosi nel biennio 1938/1940.
Come ricorda Igino Maj a pag.52 del volume “Pro li”, Cavallari venne iscritto dal padre al “Romagnosi”, “ma la prospettiva della mezza manica sui numeri del libro-mastro, non soddisfa Alberto. Dopo qualche anno passa al Liceo Scienti co e di qui, studiando greco con l’amico Folco Ardigò, sostiene gli esami integrativi per la maturità classica conseguita nel 1945”.
In altre pagine dello stesso volume, è lo stesso Cavallari – in una sorta di “confessione” rilasciata ad Igino Maj – a parlarci del suo orgoglioso amore verso Piacenza. Nell’elencare i “Buoni Maestri” avuti, dice, tra l’altro: “1938. Istituto Tecnico: il professore Alcide Rossi, m’insegna a scrivere con rigore, mi forma negli studi umanistici. Per caso mi dà “Pechino Parigi” di Barzini che mi fa decidere ad essere scrittore, giornalista verso il ’41-42. Forte in uenza della professoressa Cattani, matematica che mi dà il gusto della Logica Matematica”.
Iniziò la carriera di giornalista giovanissimo, collaborando a L’Italia libera (1945) e al Corriere Lombardo (1947). In quel periodo scrisse anche per Milano Sera, Il Politecnico, La Lettura, Pensiero critico, Il Nuovo Corriere, La Settimana (di Marotta e Pratolini). Nel 1950 fu tra i fondatori di Epoca, passando nel ’54 al Corriere della Sera, come inviato speciale. Dal ’54 al ’69 viaggiò in Italia, nell’Europa (Est e Ovest), in Medio Oriente, Asia, Australia, Stati Uniti, descrivendo fatti di cronaca, eventi politici, guerre, rivoluzioni e svolgendo grandi inchie-
ste. Nel corso di questi anni gli fu attribuito un ruolo di protagonista nel “nuovo giornalismo italiano”. Nel 1969-1970 fu direttore del Gazzettino di Venezia e, successivamente, fece parte della redazione dell’Europeo; si trasferì poi nel 1973 a Parigi come corrispondente per La Stampa e per il Corriere della Sera. Le sue inchieste, e successivamente le sue cronache, vennero raccolte in volumi tradotti in tutte le lingue: L’Europa intelligente, L’Europa su misura, La Russia contro Krushev, Il Vaticano che cambia, Il potere in Italia, Italia sotto inchiesta. Durante la permanenza a Parigi scrisse altri importanti libri: Una lettera da Pechino, La Cina dell’ultimo Mao, La Francia a sinistra, Vicino & lontano. Sono sempre di questo periodo i suoi corsi universitari di “informazione pubblica”, tenuti all’Université Paris 2 a partire dal 1978, riuniti in dispense col titolo La fabbrica del presente. Nel 1981 venne chiamato a dirigere il Corriere della Sera, risollevando la testata che stava attraversando una grave crisi nanziaria in seguito allo scandalo della Loggia P2. Nel 1984 tornò a Parigi come editorialista di Repubblica e proseguì l’attività universitaria, entrando a far parte anche dell’European Institute for the Media dell’Università di Manchester, diventandone vicepresidente nel 1989. Scrisse anche un romanzo dal titolo La fuga di Tolstoj (1986), che raccoglieva le sue ri essioni sulla vecchiaia e che fu tradotto con successo in Francia.
Stefano Pareti
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Ragionieri con la passione per il teatro e la musica
Non tanto dai saggi ginnici-artistici di ne anno al Campo Daturi e poi al Teatro Politeama (che vennero molti anni dopo) quanto da una speciale predisposizione, ai tempi della scuola ancora latente, e da una grande passione, è nata in alcuni nostri ex studenti la vocazione per il teatro.
Fra questi, nel campo della regìa, Gian Carlo Andreoli.
Dopo le prime esperienze di attore nel gruppo di “Gioventù Studentesca” e poi della “Filodrammatica Piacentina”, ha fatto parte del CUT di Parma per la messa in scena di La grande paura, in collaborazione con “Il Nuovo Canzoniere Italiano”. E’ stato tra i fondatori della “Compagnia del Collettivo – Teatro due” di Parma e, dopo l’attività di attore professionista, si è dedicato alla stesura di testi per il teatro (Occhio, Operai, Quinto Stato, I viaggi straordinari di G. V.) rappresentati da “Teatro Due” non solo in Italia, ma anche all’estero. Successivamente, per il gruppo “San Polo Teatro”, ha scritto e diretto: Abelardo & Eloisa, Guglielma di Boemia, Don Pasquale da Corneto, Didone & Enea, Zio Vania. Per il Festival “Opera Buffa” ha curato la regía di L’amante di tutte di B. Galoppi e Don Chisciotte di G. Paisello. Per la Società Filodrammatica Piacentina ha composto e diretto Ma che bèla famiglia, mentre per Telelibertà, ha realizzato la trasmissione a puntate “Bella Piacenza” (1984). In occasione del restauro dei dipinti del Pordenone in S. Maria di Campagna, per l’Assessorato Cultura del Comune della nostra città, ha realizzato un documentario con Prospero Cravedi.
Oltre che regista, G. C. Andreoli è pittore – ed espone in molte collettive personali – e collaboratore del quotidiano locale “Libertà” per i settori arte, musica, teatro.
Da G. Carlo Andreoli regista passiamo a Giuseppe Spiaggi attore. Noto come atleta del “Romagnosi”, marciatore, protagonista con altri piacentini della “Staffetta della pace, dell’amicizia, della solidarietà” (che in vent’anni ha toccato tutti i continenti), è molto noto come insuperabile attore, sia nelle commedie in lingua della Filodrammatica, che in dialetto piacentino in cui ha recitato, prima, come comparsa, poi, da protagonista, sotto la regía di M. Peretti e di A. Croci. Chi l’ha visto nel ruolo di Carlo, di don Alessio o di altro interprete nelle commedie I puggiö da strä dritta, Al pariva tant un bon ragazz, Occiu Ada eda Ida, ecc., non può non condividere questo lusinghiero giudizio e la simpatia con cui è seguito.
Tra le compagnie teatrali della nostra provincia ha un particolare interesse “Quarta Parete” del cui cast fanno parte Ernesto (Tino) Rossi e Mino Zilocchi entrambi della Sezione A, diplomatisi nell’anno scolastico 1973/74 e attualmente operativi, il primo, all’Agenzia delle Entrate ed il secondo alla Banca di Piacenza.
Per l’iniziativa e la passione di Tino Rossi – la cui avventura teatrale iniziò nel 1980 – quattro anni dopo è nata “Quarta Parete” allo scopo di dar vita a un gruppo di studio. Il complesso esordì nel 1985 con “Ritagli”, un collage di sette momenti teatrali, tratti da opere di Queneau, Courteline, Cechov, Pinter, Buzzati, Campanile, Rodari, Ambrogi di cui era regista Tino Rossi (pseudonimo Daniele Rosati per 10 anni). La rappresentazione diede il via a una lunga serie di iniziative, in seguito proposte in vari siti della nostra città e provincia e che andavano dal dramma alla farsa.
Gli attori con la frequenza a corsi teatrali, di “dizione e uso della voce”, ben presto furono in
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grado di mettere in scena testi più impegnativi di autori italiani e stranieri, sempre con la regìa di Tino Rossi e spesso con la sua partecipazione come attore. La stagione 1999/2000 registrò l’entrée di Mino Zilocchi, inizialmente come operatore addetto a luci e suoni e, più avanti, come interprete. Quell’anno, con l’esperienza di due attori del teatro di ricerca milanese – M. Barzaghi e R. Genovese – e il sostegno dell’allora assessore alle politiche giovanili, Andrea Paparo, iniziò il seminario «Homo faber» che ebbe un notevole successo e segnò l’esordio come attore di Mino Zilocchi.
Grazie alla collaborazione con il regista Giorgio Betti, «Quarta Parete» uscì con il video- lm Dentro l’Isola seguito qualche anno dopo da Il quarto sguardo diretto dal piacentino (trapiantato a Milano) Leonardo Rossi. Furono esperienze più che positive e registrarono notevoli successi, costituendo un motivo di soddisfazione per tutti gli attori della compagnia. Di palco in palco, di successo in successo, i nostri, nel gennaio del 2003 approdarono al Teatro Gries di Bolzano per il Festival Internazionale di Regìa teatrale amatoriale. Con la Casina, di Plauto conquistarono il I premio, battendo ben 34 gruppi concorrenti.
Da allora l’attività del Gruppo divenne più intensa con l’organizzazione di vari laboratori, con la partecipazione a rassegne e a concorsi, con la messa in scena di pieces, tratte da Calvino, Campanile, Fo, Pirandello, da autori italiani e stranieri, e di rappresentazioni ad hoc per «la giornata della memoria» con Una bambina e basta di Lia Levi. L’uomo dal ore in bocca e La patente, entrambe di Pirandello, coronarono, nel 2007, i vent’anni di attività del Gruppo, mentre arrivavano riconoscimenti prestigiosi con vari premi: “Regìa” a Dovadola, “Micro-Camerino”, “Prix International coup de Théatre”, “Che l’attore sia con te”, “Fitness”, “Happy Hour”, “Mirko d’oro”. La stagione 2009/2010 è stata chiusa da Arsenico
e vecchi merletti che ha registrato un grande successo di critica e di pubblico.
Le rappresentazioni di “Quarta Parete” in città e provincia segnano tuttora un record di pubblico in tutti i siti: piazze, ospizi, carceri, oratori, circoli ricreativi.
A corollario, da segnalare i corsi di formazione e animazione teatrale per bambini, giovani ed adulti, in collaborazione con Enti pubblici, scuole e associazioni che, a vario titolo, operano nel sociale (AIDO, AMNESTY, SERT, etc.), con attività di promozione culturale e sociale attraverso la realizzazione di spettacoli e laboratori anche all’interno di comunità terapeutiche, di circoli per anziani, carceri, biblioteche, doposcuola per ragazzi.
Con Daniele Losi – ragioniere e bancario –passiamo alla musica. Negli ultimi anni di ragioneria al “Romagnosi” capitava qualche volta di vederlo assonnato nelle prime ore di scuola perché aveva fatto le ore piccole a causa dell’impegno come “bassista” nei gruppi musicali “Pop Band” e “Avos e la era dei sogni”.
Dopo il diploma, eccolo catapultato ai microfoni delle prime radio libere italiane e, alla ne degli anni Settanta, a “Radio Piacenza Centrale”. Dalla consolle della radio passò poi alle discoteche che nei primi anni Ottanta, già alle 22, registravano il tutto esaurito e, successivamente, alle prime televisioni private: Tele City, Telelibertà (nel 2009 ha festeggiato 25 anni di fedeltà all’emittente).
Dal 1983 al 1986 Daniele Losi incentra la sua attività sulla produzione di dischi, fra cui i più famosi Zanzibar (sigla su Italia 1 della trasmissione televisiva Samurai), e la compilation Magic Deejay, ai primi posti delle classi che di vendita in Italia per alcuni mesi.
Nel 2005 ha partecipato come attore alla soap opera Vivere.
Carmen Artocchini
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giovane
una lunga,
storia
ROMAGNOSI OGGI
L’esperienza di un insegnante referente del giornale d’Istituto
Il giornalino? Uno sciame di ricordi, che mi travolgono in un mare di nostalgia. Una delle esperienze più belle dei miei 37 anni di scuola. Ne sono stato il referente per oltre 15 anni, lasciando piena autonomia agli studenti sia
perché il giornalino è loro, sia perché ho sempre nutrito la massima ducia nei giovani, vera ricchezza della mia vita.
Nella redazione ho sempre riscontrato entusiasmo, idee, collaborazione, risate, affetto: un vero gruppo di amici che lavorava con gioia. Tra i “direttori”, ricordo con piacere la brillante Merli, la meticolosa Tavani, Camilla Bertuzzi e Sara Balduzzi, professionalmente complete. Questa attività mi ha permesso di partecipare a vari meeting provinciali e regionali, con interessanti scambi di esperienze fra studenti ed incontri con giornalisti di spicco, che sempre lasciavano un orizzonte più vasto e ricco nell’animo.
Da sottolineare il convinto sostegno al giornalino del preside Torlaschi, costante e fondamentale punto di riferimento.
Abbiamo ottenuto anche vari riconoscimenti, tra cui un primo premio a Modena ed una menzione d’onore in Irpinia; ma l’aspetto che ricordo con maggior piacere, per me il vero premio, rimangono la stima e l’amicizia dei ragazzi.
Il gruppo di redazione quasi al completo con il prof. Barani.
Igino Barani
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“THE MENTE” – Edizione maggio 2008.
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The Mente
Far parte del giornale d’Istituto è una delle esperienze più coinvolgenti e motivanti che la scuola possa offrire. Al “Romagnosi” si deve riconoscere il merito di aver sempre creduto profondamente nel giornalismo studentesco, nel suo valore di elemento costitutivo e costituente della formazione e dello star bene a scuola.
Il giornalino è un bene comune, è di tutti coloro che fanno parte dell’Istituto, che insieme crescono e fanno crescere la scuola. Per questo è bello che sia gratuito, da sempre.
Il The Mente è una bella rivista; bella da tenere in mano, in primo luogo: a colori, stampata su una carta consistente… ma soprattutto bella da leggere; sulle sue pagine i ragazzi parlano di sé, delle proprie aspirazioni, comuni a tanti, delle proprie paure, (che, se condivise, spesso si sciolgono come neve al sole), delle proprie esperienze, anche quelle più dolorose, come l’anoressia, il divorzio dei propri genitori o la discriminazione. Raccontano di libri che hanno trovato interessanti, di lms che val la pena di vedere, di musica, di sport. Del loro mondo, insomma.
Anche le esperienze scolastiche vengono vissute e rivissute con maggior intensità sulle pagine del giornale d’Istituto: progetti effettuati in alcune classi diventano patrimonio comune, gli insegnanti e il preside, i tecnici e i bidelli intervistati dagli inviati del The Mente appaiono in una luce diversa. Ecco forse è questo il nocciolo della questione: il giornalino rafforza il senso di appartenenza, ci fa sentire tutti persone che hanno qualcosa da dire e che vale la pena di ascoltare. I ragazzi lo hanno sempre avvertito chiaramente
ed hanno risposto con impegno ed entusiasmo, facendo del giornale un importante momento di aggregazione all’interno dell’Istituto.
La redazione è sempre numerosa e conta alunni di tutte le classi, accomunati dal desiderio di guardare la realtà interna ed esterna con occhi nuovi, giovani, e di darne notizia tramite le pagine del giornale, facendosi voce di tutti i ragazzi dell’Istituto.
I “giornalisti” del Romagnosi hanno dimostrato il loro valore sul campo meritando numerosi premi prestigiosi: nel 2003, nell’ambito del concorso indetto da Libertà/Cariparma, il The Mente ottenne un riconoscimento speciale per la varietà e ricchezza dei contenuti e la proprietà dello stile giornalistico mentre, nel 2008, venne premiato come miglior giornale scolastico della provincia. Nel corso degli ultimi quattro anni i ragazzi della redazione hanno ottenuto diverse menzioni e premi anche nell’ambito dei concorsi indetti dall’associazione La Ricerca e dal Festival del Diritto.
Da sottolineare che sono giunti alla quarta edizione i concorsi (in ambito letterario, fotogra co e di espressione artistica) che il giornale d’Istituto bandisce a favore dei propri studenti e di quelli del Casali, con l’obiettivo di far emergere la loro creatività, premiare e valorizzare i talenti artistici di una scuola tradizionalmente “tecnica”. Il successo della manifestazione è stato tale che, per l’avvenire, è in programma l’apertura dei concorsi agli altri istituti superiori cittadini.
Tutto ciò che è stato realizzato è merito anche del clima di collaborazione, di stima reciproca e di af atamento che è da sempre il motore del The Mente.
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In particolare si ricordano gli insegnanti referenti nel corso degli ultimi decenni: prof. Adriano Corsi e Igino Barani. Gratitudine e stima particolari vanno alle caporedattrici del giornale che si sono avvicendate negli ultimi anni: Sara Balduzzi, Jessica
Rattotti e Mara Merlini. Il loro entusiasmo, la loro competenza e la loro passione sono stati per tutti uno stimolo potente.
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Paola Cordani Insegnante referente dal 2006
Anno 2010. Il gruppo di redazione con la prof. Paola Cordani.
Gare di steno/dattilogra a
Dal 1980 al 1994 gli alunni del Romagnosi hanno sempre partecipato alle “Gare interregionali di Stenogra a e Dattilogra a”. La manifestazione, organizzata dall’Istituto di Magistero Stenogra co sotto il patrocinio dell’Assessorato all’Istruzione, dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia e del Provveditorato agli Studi di Milano, si svolgeva a Milano ed era articolata in gare di velocità per studenti e professionisti.
Per Stenogra a la gara, riservata agli alunni delle seconde classi, consisteva nella ripresa stenogra ca di un discorso alla velocità di 60 parole al minuto e relativa traduzione. Per Dattilogra a gli alunni dovevano dare prova di grande abilità, affrontandosi sia per velocità che per precisione nell’utilizzo della macchina per scrivere. Nel corso degli anni numerosi sono stati i brillanti risultati conseguiti dagli alunni partecipanti.
Tra questi, da ricordare: Lucia Fracassi, seconda su 300 concorrenti, con una velocità di 200 battute al minuto e una penalità dello 0,15%; Simona Fontana terza su 400 concorrenti; Valentina Sartori primo posto su 350 concorrenti; Raffaele Perazzoli al secondo posto su 250 concorrenti; Serena Visai seconda su 200 concorrenti; Monica Giafusti, terzo posto su 200 concorrenti.
Dal 1995, dopo la chiusura del Magistero Stenogra co di Milano, gli alunni hanno partecipato alle “Gare nazionali di Steno/Dattilogra a” a Senigallia. La prova affrontata consisteva nella ripresa stenogra ca di un brano di cultura generale da impaginare successivamente, utilizzando il computer. Serena Visai, Manuela Mozzi e Monica Giafusti della classe 5a A Periti Aziendali si sono classi cate ai primi tre posti.
Dal 1995 Stenogra a non è più materia curriculare per le classi del biennio del corso Ragio-
Gli alunni partecipanti alle gare interregionali di Stenogra a e Dattilogra a, con la prof. Ceresa e il preside Torlaschi.
Anno 1988. Campionati interregionali di Dattilogra a. Gli alunni partecipanti con al centro la prof. Ceresa e il preside Torlaschi.
nieri. L’avvento degli strumenti informatici non ha comunque tolto l’entusiasmo della partecipazione ad altre forme di gara. Attualmente gli studenti possono competere alle “Gare Intersteno” attraverso Internet. Da segnalare il successo di Alfredo Villa nell’anno scolastico 2006/2007 che ha raggiunto la velocità di 430 battute al minuto per la durata di 10 minuti.
Anna Ceresa
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La locandina dello spettacolo “FOOLS”.
Laboratorio di teatro
Il Teatro è la mia passione!
Ho cominciato all’età di 15 anni, dal Liceo, e questa esperienza ha arricchito la mia vita. Quando, circa 10 anni fa, anche da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, ci si è resi conto che il teatro non è solo arricchimento culturale, ma può anche aiutare i ragazzi ad affrontare le proprie paure e insicurezze, a confrontarsi con gli altri e, soprattutto, ad aiutarli ad assumersi le proprie responsabilità nei confronti dei compagni e degli insegnanti, ho deciso di “buttarmi” in questa avventura!
Sono passati 10 anni e tante cose abbiamo realizzato insieme.
Ho iniziato con un piccolo allestimento teatrale all’interno della festa d’Istituto, nell’a. s. 1999/2000, per poi arrivare a rappresentare spettacoli sempre più impegnati, di autori diversi, da Aristofane a Shakespeare, a Goldoni, no ai contemporanei, al premio Nobel Dario Fo e a Woody Allen.
Non sono mancate, poi, partecipazioni ad iniziative cittadine come “Una giornata per Dante” nella quale la nostra performance è stata rappresentata più volte nella stessa mattinata all’interno della stazione degli autobus di Piazza Cittadella, in mezzo a viaggiatori e passanti, sbalorditi, ma per lo più curiosi di capire cosa stesse accadendo, o ancora nell’ambito della giornata della Memoria, la partecipazione alla rassegna teatrale “Precari Sipari” organizzata da gruppo teatrale “Quarta Parete” presso il teatro San Matteo di Piacenza con lo spettacolo Una Stella e basta! o il più recente Un Albero: Memoria dei Giusti. Non sono certo mancati momenti di sconforto per le dif coltà o i problemi che spesso ho dovuto affrontare, ma che ho superato con l’aiuto e l’appoggio di colleghe che come me amano il teatro
(le prof.sse Rita Groppi e Giuseppina Cesura) o – in questi ultimi anni – Paola Cordani, valida spalla e supporto sia morale che non, e Rita Maf , realizzatrice di locandine, brochure, e video degli spettacoli. Debbo anche ringraziare l’instancabile e “mitico” Massimo Vetrugno, sempre pronto a darmi una mano a realizzare impegnative compilation, canzoni “folli”, radiogiornali “d’altri tempi”, ma ancor più i ragazzi e le ragazze che mi hanno seguito anche per tutti i 5 anni di scuola, mettendosi alla prova e dando tutto loro stessi. Grazie a loro, ai miei colleghi e a coloro che in questi anni mi hanno sostenuta, sono riuscita a realizzare tutto ciò che ho ricordato, con risultati sempre migliori.
Quello che mi ripaga di tutta la fatica è il fatto che, con questa esperienza, i ragazzi possono, almeno una volta nella loro vita, provare un’emozione che non si può descrivere, ma che lascia il segno nelle esistenze di ognuno di loro.
L’attività teatrale al “Romagnosi”
A.s. 1999/2000 - Rappresentazione teatrale di un copione scritto dagli studenti. Laboratorio condotto da Stefania Zanfrisco e Rita Groppi con esperti esterni.
A.s. 2001/2002 - “L’aquilone”. Laboratorio teatrale condotto da Stefania Zanfrisco e Rita Groppi.
A.s. 2003/2004 - “Visita di condoglianze” di Achille Campanile. Laboratorio condotto da Stefania Zanfrisco e Giuseppina Cesura. Partecipazione a “Limitro e 2004” presso il Teatro S. Matteo.
A.s. 2004/2005 - “Lisistrata” di Aristofane. Laboratorio condotto da Stefania Zanfrisco e Rita
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Maf . Partecipazione a “Limitro e 2005” presso il Teatro S. Matteo.
A.s. 2005/2006 - “Sogno di una notte di mezza estate” di W. Shakespeare Partecipazione a “Limitro e 2006” presso il Teatro S. Matteo. Laboratorio condotto da Stefania Zanfrisco e Rita Maf .
A.s. 2006/2007 - “La Donna di Governo” di C. Goldoni. Partecipazione a “Limitro e 2007” presso il Teatro S. Matteo. Laboratorio condotto da Stefania Zanfrisco, Giuseppina Cesura e Rita Maf .
A.s. 2006/2007 - Partecipazione a “Una giornata per Dante” con l’allestimento di uno spettacolo in Piazza Cittadella. Laboratorio condotto da Stefania Zanfrisco e Paola Cordani.
A.s. 2007/2008 - “Una stella e basta” Partecipazione a “Precari sipari” presso il Teatro S. Matteo, per la Giornata della Memoria. Laboratorio condotto da Stefania Zanfrisco e Paola Cordani.
A.s. 2007/2008 – Ospitati dal Gruppo Teatrale “Quarta Parete” al Teatro S. Matteo con la commedia “Settimo: ruba un po’ meno” di Dario Fo. Laboratorio condotto da Stefania Zanfrisco e Paola Cordani. A.s. 2008/2009 – Ospitati dal Gruppo Teatrale “Quarta Parete” al Teatro S. Matteo con la commedia “Dio” di Woody Allen. Laboratorio condotto da Stefania Zanfrisco e Paola Cordani. A.s. 2009/2010 - “Un Albero: Memoria dei Giusti” presso il Teatro S. Matteo, per la Giornata della Memoria. Laboratorio condotto da Stefania Zanfrisco e Paola Cordani. A.s. 2009/2010 – Ospitati dal Gruppo Teatrale “Quarta Parete” al Teatro S. Matteo con la commedia “Fools” di Neil Simon. Laboratorio condotto da Stefania Zanfrisco e Paola Cordani.
Stefania Zanfrisco
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3 giugno 2009. Gli interpreti dello spettacolo “DIO” di W. Allen, rappresentato al Teatro San Matteo. Al centro la prof. Zanfrisco.
Attività di stages
L’organizzazione degli stages estivi di formazione/orientamento, punto di forza di un Istituto che da sempre ha un legame importante con la realtà imprenditoriale del territorio, risale agli anni Ottanta; all’epoca l’attività era destinata esclusivamente agli studenti più meritevoli e, solo a partire dal 1995/96 è stata estesa a tutti gli studenti delle classi quarte.
Inizialmente gli stages furono organizzati dall’Associazione Industriali di Piacenza con l’assistenza e collaborazione dell’insegnante dell’Istituto prof. Gemma Po Grassini (e negli anni successivi con altri docenti del “Romagnosi”), nell’intento di creare un valido rapporto fra il mondo del lavoro e quello della scuola. Parteciparono a questa prima esperienza sei studenti. La selezione veniva effettuata sulla base di una graduatoria stilata dopo che i consigli di classe avevano compilato una scheda valutativa (predisposta con la collaborazione dell’Associazione degli Industriali di Piacenza).
Per ogni studente si teneva conto innanzi tutto dei risultati di pro tto nelle materie professionali ed inoltre di un punteggio assegnato in relazione a: capacità di lavorare in gruppo e capacità di adattarsi a situazioni nuove.
Predisposta la graduatoria, venivano assegnati i posti resi disponibili che inizialmente erano veramente pochi (10/15) e per lo più presso Enti pubblici, il Comune e la Provincia; quest’ultima peraltro, era parte attiva anche nell’organizzazione degli stages (infatti coordinava la raccolta dei posti disponibili e li assegnava alle scuole).
Successivamente, visto l’esito positivo dell’attività di tirocinio, l’interesse manifestato anche dalle famiglie degli studenti e nell’ottica di rendere sempre più saldo il rapporto con il mondo
del lavoro del nostro territorio, la partecipazione agli stages è stata estesa a tutti gli studenti delle classi quarte del nostro Istituto e, nel tempo, è diventata di esclusiva competenza della scuola; la Provincia infatti non riveste attualmente più alcun ruolo nell’organizzazione. Innanzitutto l’attività è stata istituzionalizzata ed inserita nel P.O.F. (Piano dell’Offerta Formativa) dell’Istituto, e come tale, garantita a tutti gli studenti all’atto dell’iscrizione alla scuola. Per questo si è reso necessario un capillare lavoro di contatto con il tessuto imprenditoriale cittadino e non solo per raccogliere la disponibilità delle imprese disponibili ad accogliere gli studenti in stage. Nel corso degli anni si sono infatti ridotti i posti nelle pubbliche istituzioni e si sono ampliati quelli presso imprenditori privati, studi professionali, software house, ecc. Attualmente il database della scuola raccoglie oltre 250 nominativi di altrettanti soggetti “ospitanti” con sede in Piacenza ed altri Comuni non solo della nostra provincia, ma anche in quelle limitrofe.
L’attività è strutturata in due tipologie: - Stage breve: di 15 giorni obbligatorio per tutti gli studenti.
- Stage lungo: per complessive 8 settimane sino alla ne del mese di luglio; quest’ultimo prevede anche un piccolo compenso agli studenti a carico dell’azienda ospitante, dà diritto all’acquisizione del credito formativo e viene certi cato sul diploma nale.
Gli studenti interessati agli stages estivi sono in genere 130/140, i docenti – coinvolti in qualità di tutors scolastici – uno per ogni quarta più un docente coordinatore dell’attività complessiva.
Il rapporto con gli enti ospitanti si concretizza attraverso la stipulazione di una convenzione tra
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loro e la scuola, convenzione accompagnata dalla predisposizione di un progetto formativo relativo alle attività che lo studente dovrà svolgere, e da una serie di documenti (foglio presenze, questionario dello studente e dell’azienda sulle risultanze dell’attività svolta) che consentono il monitoraggio dell’esperienza.
Durante il periodo dello stage lo studente è coperto da assicurazione R.C. e infortuni da parte della scuola.
I risultati ottenuti sono sempre stati molto positivi, sia a detta dei soggetti ospitanti, sia a detta degli studenti e delle loro famiglie; in alcuni casi – soprattutto nello stage lungo – il rapporto è stato così soddisfacente che, terminata la scuola, lo stagista è stato addirittura assunto dalla stessa azienda.
Patrizia Pugni
Anno 1994. La classe 4a B Corrispondenti in lingue estere, vincitrice del concorso ENEL SCUOLA, con la prof. Cavanna e il preside Torlaschi.
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ROMAGNOSI
una lunga, giovane storia
L’attività di cineforum all’interno dell’Istituto è iniziata dalla metà degli anni Novanta con l’ideazione e la proposta di un itinerario teso ad abilitare i docenti interessati a condurre il confronto con la “settima arte” e a sostenerli costantemente nella conduzione nelle classi.
Il prof. don Mario Tambini ha raccolto il suggerimento del Dirigente Scolastico: la proposta consisteva prima di tutto nell’elaborare un progetto di intervento teorico/pratico che, una volta accettato e assimilato dal gruppo docente, potesse in seguito essere attuato con gli alunni.
Il progetto si fonda sulla tesi che, se lo spettatore sa mantenere separati l’aspetto soggettivo (“che cosa mi ha detto il lm”) e oggettivo (“che cosa dice il lm”) ed è in grado al tempo stesso di sintetizzarli, riesce ad acquisire una comprensione totale e una maggiore consapevolezza di sé.
Misurarsi con il lm, così come con qualunque opera d’arte, ha come obiettivo la possibilità dell’entrare in contatto con una parte di se stessi “risvegliata” e rappresentata dall’arte.
Il percorso si compone di tre tappe in ordinata successione.
Previa visione del lm, si chiede alle persone di selezionare preferibilmente un solo momento che abbia colpito il loro vissuto.
In un secondo momento si dà loro la possibilità di far emergere il complesso della loro esperienza, di evidenziare la loro propria singolarità. In un certo senso, il lm ha acceso il soggetto e questi è messo nella possibilità di vedersi e di esporsi allo sguardo di altri.
Il terzo transito torna sul lm e, attorno a quanto è emerso, cerca di ricomporre, come un puzzle, l’intero tragitto dato dalla visione. La lettura personale (aspetto soggettivo) deve
Cineforum: progetto e percorso
essere confortata da quanto “oggettivamente” e “coerentemente” il lm presenta.
La sintesi viene allora data dalla persona stessa e dal rischio della sua interpretazione, evitando in tal modo sia una deriva soggettivistica nella quale “riduco” il contenuto alla mia visione, sia oggettivistica che rimane al di fuori e quindi inin uente per la persona stessa.
Il risultato atteso è cogliere la differenza tra il piano del soggetto e quello dell’oggetto e la via di uscita sta unicamente nella persona stessa. Ulteriormente, come ad ogni fatto simbolico come è un lm, non si dà solo “una” lettura, ma una molteplicità, dove la garanzia viene data dalla sintesi che, peraltro, è sempre da intendersi come incompiuta.
In tal caso l’esperienza di Cineforum si pone ben a ragione in un corretto itinerario educativo che ha al centro la persona e il suo evolvere; di una tale educazione fa parte ogni confronto sia con un qualsiasi testo, che in un rapporto tra persone. All’attivo del progetto ci sono ormai decine di lm, tra i quali: Million Dollar Baby e Gran Torino di Clint Eastwood; The reader–A voce alta di Stephen Daldry; The Millionaire di Danny Boyle; 100 chiodi di Ermanno Olmi; Juno di Jason Teitman; Non è un paese di vecchi di Ethan Coen; Into the Wild di Sean Penn, catalogati e recensiti ad uso dei docenti e degli studenti. Rimane sempre aperta l’attenzione alle nuove uscite.
I docenti coinvolti nel progetto hanno sempre a disposizione un percorso parallelo a quello degli studenti, nalizzato a sperimentare prima di tutto su di sé l’esperienza e la metodologia poposte agli studenti, approfondendo i temi dell’ascolto e della comunicazione interpersonale.
Rita Maf
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Lezione di Chimica. Nella vetrina, alle spalle delle ragazze, lo scheletro del mitico “Ugo”, utilizzato per gli studi di anatomia da tante generazioni di studenti.
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Alunni nell’aula di Scienze.
325 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Anni Novanta. Lezione di Informatica.
326 1860 - 2010 ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
Alunni nell’aula di Scienze della Natura.
Descrivere un’esperienza che ha occupato ben 5 anni della vita di una persona è praticamente impossibile.
Le mura di quest’Istituto hanno raccolto migliaia di storie e rappresentano molto di più di un semplice edi cio. Come alunna dell’ultimo anno, posso garantire che arrivati quasi alla ne di questo percorso, il sentimento che prevale è la nostalgia anzichè la gioia.
Ciò è dovuto, forse, al fatto che quando si uscirà per l’ultima volta dall’Istituto, non si lasceranno solo i compiti in classe e la fatica dello studio, ma anche una parte molto importante della nostra vita, fatta di amicizie, compagni, risate, sorrisi e, spesso, soddisfazioni.
Il nostro Istituto è un insieme molto diversicato di persone e di mondi: il solo fatto che esistano al suo interno tre indirizzi, che hanno impronte completamente diverse, sottolinea come le opportunità, sia di scelta scolastica, sia di relazioni fra le persone, siano tantissime. Insomma, nonostante nel momento stesso in cui si inizia il percorso scolastico, in un certo senso, ci si pre guri già la ne, questa scuola
diventa una vera e propria seconda casa, di cui dif cilmente si riesce a fare a meno.
In più, spostandoci sul piano della formazione, offre svariate possibilità di sbocchi lavorativi e universitari, e garantisce allo studente un bagaglio culturale non indifferente, con insegnamenti diversi cati e all’avanguardia. E mi piace ricordare che, oltre alle materie di studio, agli studenti sono offerti corsi, laboratori, progetti ed esperienze che riescono a stimolare e a soddisfare ogni loro interesse.
Se dovessi tornare a quando avevo 14 anni ed ero sul punto di decidere quale indirizzo e quale corso di studi scegliere, alla luce della mia esperienza non cambierei assolutamente idea. Questo è solo la milionesima parte di ciò che l’I.T.C. “Romagnosi” rappresenta per me, ma esprimere tutto quello che lo rende indimenticabile e inimitabile è davvero impossibile.
Elisabetta Monfasani classe 5a C Periti aziendali e Corrispondenti in lingue estere a.s. 2009/10
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Testimonianza
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giovane storia
una lunga,
Anni Novanta. Alunni impegnati nel laboratorio linguistico.
329 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Il nuovo laboratorio linguistico e, sotto, uno dei tre laboratori di informatica.
Rappresentante dei Docenti
Prof. Patrizia Pugni
La comunità del “Romagnosi”: schema organico - a.s. 2009/2010
Collaboratore Vicario
Prof. Rita Pironi
Rappresentante personale ATA
Maura Sartori
DIRIGENTE SCOLASTICO
Prof. Franco Balestra
DIREZIONE SCOLASTICA GIUNTA ESECUTIVA
Collaboratore
Prof. Marco Carini
DIRIGENTE SCOLASTICO
Prof. Franco Balestra
Direttore Servizi Generali e Amministrativi
Rag. Emilia Albertelli
Rappresentante dei Genitori
Lucia Franzini
Rappresentante degli Alunni
Nicolò Manzini
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CONSIGLIO DI ISTITUTO
PRESIDENTE Gino Luigi Acerbi
DIRIGENTE SCOLASTICO
Prof. Franco Balestra
DIRETTORE SERVIZI GENERALI ED AMM.VI Rag. Emilia Albertelli
DOCENTI
- Rita Pironi - Emanuela Gobbi - Stefania Zanchin - Emanuela Ghizzoni - Patrrizia Pugni - Gisella Zilocchi - Claudia Parisi - Marco Carini
GENITORI
- Gino Luigi Acerbi - Massimiliano De Lorenzi - Lucia Franzini - Monica Rizzi
ALUNNI
- Matteo Sassi - Marco Travini - Nicolò Manzini - Xheki Toma
PERSONALE ATA
- Giancarlo Carbonetti - Maura Sartori
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La Comunità del “Romagnosi” a. s. 2009/2010 Numero alunni 892 Totale classi 40 Numero docenti in servizio 101 Personale di segreteria assistenti tecnici 13 Collaboratori scolastici 14
Una classe dell’a.s. 2009-2010.
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Natale 2009. Vendita per bene cenza delle torte preparate dagli ex della 5a Co C. A sinistra la prof. Cordani.
Anno 2010. Gita a Milano; accompagnatrici le prof. Cordani e Torreggiani.
16 Dicembre 2003. Presso la sede dell’Istituto vengono eletti gli Organi statutari dell’ ”Associazione Amici del Romagnosi”. Da sinistra: Enzo Celeghini (segretario-tesoriere), Marco Fiorani (presidente dei revisoti), Walter Meli (vice presidente), Mario Ambrogi (presidente).
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Associazione Culturale Amici del Romagnosi
Il Romagnosi e i suoi Amici
Primo Istituto superiore in Italia, insieme all’Istituto agrario di Reggio Emilia, il Romagnosi nasce l’11 febbraio 1860, nell’ambito della Riforma Casati del 1859, sulla base del Regio Decreto dell’allora Governatore delle Province dell’Emilia, Carlo Luigi Farini.
Il Romagnosi, oltre che per la sua età anagraca, si distingue per la qualità dell’azione educativa e formativa che lo ha costantemente caratterizzato. E’ una scuola la cui fama ha varcato i con ni del territorio piacentino e che rappresenta da sempre una componente essenziale del tessuto cittadino. Fra le sue mura generazioni e generazioni di studenti hanno ricevuto una so-
lida preparazione sotto la guida di validi ed insigni docenti. Dall’Istituto sono usciti giovani che si sono particolarmente distinti in diversi ambiti dell’attività lavorativa: c’è chi si è dedicato alla libera professione, altri hanno speso e spendono tuttora le competenze acquisite nel settore del credito e delle imprese, altri ancora hanno abbracciato la professione docente nella scuola o hanno ottenuto cattedre prestigiose nelle migliori università del Paese. Iniziata la sua attività in via Romagnosi (Palazzo S.Pietro), dal 1924 l’Istituto è ubicato in via Cavour 45.
Allo stesso indirizzo hanno oggi la loro sede gli “Amici del Romagnosi”, associazione cul-
La 5a A Ragionieri dell’a.s. 1964-65 che ha fondato l’associazione culturale “Amici del Romagnosi”. Al centro la prof. Bartolini, docente di Geogra a.
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turale non-pro t uf cialmente costituitasi il 27 novembre 2003. L’idea di dar vita a questa associazione si è concretizzata durante un incontro degli ex allievi della classe V A Ragionieri diplomatisi nel 1965 e che da allora si danno ogni anno appuntamento per pranzare insieme in un locale della provincia. L’amicizia, nata sui banchi di scuola, si alimenta e si rinsalda ad ogni incontro durante il quale ognuno si presenta con le proprie esperienze di vita e di lavoro, nel ricordo degli anni trascorsi tra le mura del Romagnosi. Proprio durante una riunione conviviale presso il ristorante “Il Lupo” di Ciriano di Carpaneto, la proposta di costituire l’associazione trova l’immediata ed entusiasta approvazione di tutti i commensali. Nel giro di una settimana, esattamente il 27 novembre 2003 nello studio del notaio Massimo Toscani, l’Associazione
culturale Amici del Romagnosi viene formalmente costituita con l’elezione di un Consiglio di Amministrazione provvisorio. La sera del 16 dicembre 2003, alle ore 21, nella sede del’Istituto Romagnosi si riunisce l’Assemblea del Soci che ringrazia il dott. Emilio Libè (fondatore degli “Amici del Liceo Respighi”) per i preziosi consigli profusi e procede all’elezione degli organi statutari. Il Consiglio di Amministrazione risulta così composto: Mario Ambrogi (presidente), Walter Meli (vice-presidente), Enzo Celeghini (segretario e tesoriere), Angelo Bernieri, Carlo Cravedi, Giancarlo Gallani, Paola Ricci Oddi. Marco Fiorani (presidente), Franco Dodi e Angela Bellani compongono il Collegio dei Revisori dei Conti. All’unanimità l’Assemblea nomina Presidente Onorario il prof. Giuseppe Cominetti, già emerito docente dell’Istituto Roma-
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ROMAGNOSI
una lunga, giovane storia
Anno 1985. La 5a A dell’a.s. 1964-65 celebra il ventesimo anniversario del diploma con alcuni insegnanti. Da destra, il primo in piedi è il prof. Ghebbioni e il terzo il prof. Barbieri.
gnosi. Come logo viene scelto uno scorcio della facciata della storica sede dell’Istituto, come appariva in origine. Con le elezioni del 3 maggio 2007, gli organi statutari vengono rinnovati. Pertanto il Consiglio di Amministrazione risulta oggi così composto: Mario Ambrogi (presidente), Walter Meli (vice-presidente), Enzo Celeghini (segretario e tesoriere), Bruno Cerroni, Carlo Cravedi, Giancarlo Gallani, Eugenio Maf . Il Collegio dei Revisori è costituito da Marco Fiorani (presidente), Angela Bellani e Nadia Fiorani. L’Associazione, particolarmente attenta ai problemi della Scuola e dei giovani, ha lo scopo di mantenere e sviluppare il legame sorto tra coloro che hanno frequentato a vario titolo l’Istituto Romagnosi e di favorire l’incontro tra diplomati di diverse generazioni af nché, dal confronto fra differenti esperienze di lavoro e di vita, si possano sviluppare rapporti interpersonali utili all’accrescimento culturale, professionale ed umano degli associati.
L’attività prevede, tra l’altro, l’organizzazione di conferenze, convegni e concerti, l’assegnazione di borse di studio agli studenti meritevoli, lo scambio di esperienze culturali e professionali con il mondo delle imprese, della scuola e dell’università e con gli ordini professionali.
Il 16 marzo 2006 si realizza un obiettivo importante, già individuato n dal nascere dell’Associazione: viene assegnata la prima borsa di studio intitolata al compianto prof. Vittorio Ghebbioni, uomo di vasta e profonda cultura, insigne docente ed educatore e gura di primo piano nella vita della città. Ed è all’intera cittadinanza che si rivolge una parte consistente delle attività dell’Associazione che, lungi dal chiudersi nel proprio guscio, si è sempre proposta come un’organizzazione aperta, capace di dare il proprio contributo alla vita culturale di Piacenza.
Pochi mesi dopo la sua costituzione, l’Associazione inizia formalmente la sua attività culturale il 9 marzo 2004 con un importante convegno sul tema “ITC Romagnosi – Come preparare una professione per la moderna economia”; un tema di grande attualità ed interesse che si inseriva nel dibattito sulla formazione delle nuove generazioni e sugli sbocchi occupazionali in una società in continua ed inarrestabile trasformazione. Protagonisti del convegno, tenutosi nell’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, ed introdotti dall’allora Presidente della Provincia Dario Squeri, il prof. Elio Borgonovi (allievo proprio della V A ragionieri diplomatosi nel 1965 e successivamente studente e poi docente dell’Università L. Bocconi di Milano dove ancor oggi occupa la cattedra di Economia delle Aziende e Amministrazioni Pubbliche) e il dott. Giorgio Campominosi, allora presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti della Provincia di Piacenza. A Stefano Pareti, anch’egli uscito dal Romagnosi ed allora Assessore alla Cultura del Comune di Piacenza, sono af date le conclusioni del Convegno.
Da allora numerosi incontri sono stati organizzati con un ritmo sempre più incalzante. Sono ben 59 infatti gli appuntamenti (tutti ad ingresso libero) no ad oggi programmati. Dopo una prima fase “di rodaggio”, il 21 marzo 2005 con l’incontro “Investire oggi – come gestire il risparmio riducendo il rischio” (relatori due ex studenti del Romagnosi, il dott. Davide Gatti e la rag. Maria Faccini) viene inaugurata la rassegna “Gli appuntamenti di Gian Domenico”, destinati a diventare una realtà signi cativa ed essenziale nella vita culturale della nostra città.
In ogni stagione (coincidente con l’anno scolastico) la rassegna risulta suddivisa in due cicli, ognuno dei quali de nito da un titolo, ad indicare il lo conduttore che unisce i diversi incontri. Particolare cura viene dedicata alla
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preparazione delle locandine, tutte rigorosamente in bianco e nero, che vengono puntualmente spedite a soci e simpatizzanti. Alla ne di ogni stagione viene preparato e consegnato agli associati un bollettino riassuntivo di tutti gli eventi.
I temi abbracciano vari campi della cultura e della vita sociale. L’economia, la storia, la scuola, la sanità, l’arte, la letteratura, l’astronomia, il giornalismo, il cinema hanno trovato il loro spazio nei diversi cicli organizzati, tra i quali si ricordano “Economia, Società, Cultura”, “Arte, Parole e Musica”, “Spaziando nel tempo”, “Armonia e Passione”, “Noi per la Città”, “Sotto diversi cieli”, “Piacenza e dintorni” e, nella stagione 2009-2010, “Il piacere della musica” ed “Il cuore palpita”. Presenze pressoché costanti sono stati due ex
allievi del nostro Istituto: il prof. Elio Borgonovi (Università L. Bocconi) ed il Presidente di Con ndustria Piacenza Sergio Giglio, che hanno dissertato su temi di carattere economico. Il prof. Borgonovi ha anche intrattenuto nel febbraio 2009 gli studenti delle classi quinte dell’Istituto Romagnosi sul tema “Preparasi al futuro con impegno”. Il dott. Agostino Ghebbioni, Associate Partner di Accenture, ha presentato un manuale d’uso per un rapporto consapevole con la banca. “La nascita e lo sviluppo delle scuole medie superiori a Piacenza” è stato il tema di una conferenza tenuta dallo storico prof. Fausto Fiorentini nel maggio 2005. Durante due incontri tenutisi presso l’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano,
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Anno 2005. L’assemblea del soci. Da sinistra: Enzo Celeghini, Mario Ambrogi, il prof. Cominetti e Walter Meli.
il dott. Stefano Pronti, storico e critico d’arte, ci ha rivelato “Storie e segreti dei Farnese”, mentre il prof. Marco Horak ci ha condotto in una visita virtuale ai Palazzi storici di Piacenza.
In campo sanitario, il dott. Aldo Lo Curto ha raccontato la sua esperienza di medico volontario itinerante in quattro continenti. La terapia del dolore è stata, invece, al centro degli interventi del prof. Renzo Ruggerini e del dott. Fabrizio Micheli che, con particolare sensibilità e competenza, si sono soffermati sulle varie possibilità di cura.
Coinvolgente l’incontro con il Gruppo Astroli di Piacenza (relatori Giuliano Gallazzi e Nicola Rogna) che ci ha accompagnati fra le meraviglie del cielo facendoci “visitare” i pianeti Marte e Saturno. Piacenza, con la sua storia e le sue tradizioni, è stata protagonista di diverse serate grazie alla passione ed alla disponibilità dell’amico prof. Luigi Paraboschi e della prof. Carmen Artocchini, per oltre 30 anni docente al Romagnosi
ed alla quale giovedì 3 aprile 2008, nel corso dell’incontro “Gli anni del Romagnosi”, è stato conferito un premio alla carriera.
Il dott. Paolo Rizzi, docente dell’Università Cattolica di Piacenza, ha illustrato le prospettive di sviluppo della nostra città.
Per la letteratura, lo scrittore Nereo Trabacchi, intrattenuto da Stefano Pareti, è stato protagonista di una serata dedicata ai suoi romanzi, dal titolo “Piacenza nel cuore”, mentre il giornalista e scrittore Giovanni Zilioli ci ha accompagnato “Sotto i cieli del Tibet”, in un “viaggio in bicicletta” da Lhasa a Kathmandu.
Il cinema ha trovato il suo spazio ne “Gli appuntamenti di Gian Domenico” già quattro volte.
Il 23 novembre 2007 è stato presentato il 1° volume di “Al cinema con Cat” di Mauro Molinaroli e Stefano Pareti, preziosa raccolta delle recensioni di Giulio Cattivelli. Il 5 maggio 2009 Paolo Truffelli, nella conferenza “Stasera parliamo di cinema” si è soffermato sulle varie
3 aprile 2008. Paolo Dosi, assessore alla Cultura del Comune di Piacenza, consegna il premio alla carriera alla prof. Carmen Artocchini.
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tecniche cinematogra che, ricordando anche la nascita delle prime sale di proiezione a Piacenza e provincia. Una serata è stata organizzata come omaggio ad Audrey Hepburn, “anima elegante”, così diversa, nella sua unicità, da tutte le altre dive hollywoodiane. Per ricordarla, dopo una mia breve introduzione, è stato proiettato il lm “My Fair Lady”. Del regista Ferdinando Maria Poggioli è stato presentato il lm “Addio giovinezza!”, documento d’epoca ambientato nella Torino del 1910. L’Associazione ha anche al suo attivo due pubblicazioni.
“Cronache in libertà – Giornalisti a Piacenza dal Dopoguerra agli anni Settanta” è stata curata dall’amico e socio Stefano Pareti come risultato ed ampliamento dell’incontro “Memorie di carta – giornali e giornalisti a Piacenza”, tenutosi presso l’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano il 23 gennaio 2009.
Il prof. Marco Horak, docente presso l’Istitu-
to Romagnosi, è stato invece chiamato a presentare il volume “Ragioneria generale per tutti – dalle rilevazioni aziendali al bilancio”, scritto dall’amico dott. Walter Meli, vice-presidente dell’Associazione.
La musica (classica, lirica, leggera, jazz e dixieland), sempre molto richiesta, ha allietato tante serate grazie a numerosi concerti che hanno visto esibirsi interpreti e band di provato valore artistico.
Ricordiamo la Bourbon Street Dixie Band, The Swingers Big Band, l’Ensemble a plettro e l’Orchestra a plettro Luigi Cremona, l’arpista Elisabetta Ghebbioni, il violinista Gian Andrea Guerra con la band The land o’smiles, il chitarrista Roberto Marcotti, i Mamas Trio, gli Abbey Road, la Freestyle Miniband, il violinista Giancarlo Catelli, l’eclettico chansonnier Maurizio Sesenna, il M.o Patrizia Bernelich, i soprani Monica Mariani ed Eleonora Alberici ed ancora i musicisti Adriano Vignola, Da-
Anno 1995. La 5a A 1964-65 festeggia il trentesimo anniversario del diploma. Da sinistra, il quarto in alto è il prof. Cominetti e il quarto in basso è Elio Borgonovi.
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vid Stockdale, Andrea Biasini, Luigi Mulazzi, Davide Cignatta, Renato Podestà, Lorenzo Quero, Ermanno Facchi, Stefano Schembari ed Alex Carreri.
I cantanti Davide Rocchi e Massimo Vetrugno (entrambi in forza all’Istituto Romagnosi) il 25 febbraio 2010 hanno dato vita al concerto “Mi ritorni in mente – Viaggio attraverso le canzoni della nostra vita”, inaugurando così uf cialmente con successo i festeggiamenti per il 150° anniversario della fondazione dell’Istituto Gian Domenico Romagnosi.
In tale ambito, il M.o Patrizia Bernelich ha accompagnato al pianoforte il soprano Eleonora Alberici e lo chansonnier Maurizio Sesenna ed ha diretto il Coro Filarmonico di Piacenza nel concerto “Tu, Musica Divina”, particolarmente apprezzato dal pubblico e dalla critica.
La stagione 2009-2010 si è chiusa con il “Concerto di Primavera” af dato alla bravura ed alla raf natezza del Coro Farnesiano, diretto dal M.o Mario Pigazzini.
Sono ormai quasi sette anni che la nostra Associazione opera nella realtà piacentina con iniziative molto partecipate ed apprezzate, la cui qualità è riconosciuta e sottolineata anche dalle puntuali recensioni degli organi di stampa.
La rassegna “Gli appuntamenti di Gian Domenico”, inaugurata nel 2005, ha visto no ad oggi, come sopra detto, l’organizzazione di 59 incontri il cui successo è stato decretato
dall’interesse del pubblico, che ha dimostrato di approvare le scelte da noi operate.
L’impegno notevole e lo sforzo nanziario profusi sono stati quindi ripagati dal costante interesse riscosso dalla rassegna e dalla consapevolezza che le nostre iniziative hanno dato e continuano a dare un apporto signi cativo alla vita culturale della nostra città.
In qualità di presidente dell’Associazione, doppiamente legato all’Istituto Romagnosi per averlo frequentato sia come studente sia come docente (tanto da considerarlo ormai la mia seconda casa), esprimo la mia soddisfazione per i risultati raggiunti e ringrazio tutti coloro che si sono adoperati per ottenerli.
Spero di avere così fornito informazioni sufcienti a delineare la struttura, le nalità e l’attività della nostra Associazione, oggi solidamente inserita nel tessuto culturale di Piacenza.
Una lunga, giovane storia vanta l’Istituto Romagnosi (come si legge nel logo creato per l’occasione).Una breve, ma intensa storia quella dell’Associazione Amici del Romagnosi. L’auspicio è che, pur rimanendo giovane nello spirito, possa diventare altrettanto lunga quanto quella dell’Istituto da cui trae origine.
Mario Ambrogi Presidente dell’Associazione Culturale “Amici del Romagnosi”
Le pagine che seguono ricordano alcuni eventi di particolare rilievo:
- il convegno “ITC Romagnosi-come preparare nuove professioni per la moderna economia” che il 9 mazo 2004 ha uf cialmente inaugurato l’attività dell’Associazione;
- l’assegnazione della borsa di studio intitolata la prof. Vittorio Ghebbioni, consegnata per la prima volta il 16 marzo 2006 durante il concerto “Le corde della musica”, con la partecipazione dell’artista Elisabetta Ghebbioni, glia del professore, e del chitarrista Roberto Marcotti, ex allievo del Romagnosi;
- il premio alla carriera consegnato il 3 aprile 2008 alla prof. Carmen Artocchini durante l’incontro “Gli anni del Romagnosi”.
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Ragazzi di oggi per le “antiche” scale dell’Istituto.
Fonti e Bibliogra a
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Archivio Istituto Tecnico G.D. Romagnosi. Biblioteca Civica Passerini Landi.
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F. Achilli – La nascita del Fascismo Piacentino (1921-1922), TEP, Piacenza, 1972.
A. Agazzani, S. Pronti – L’arte contemporanea a Piacenza e la galleria di Antonio Braga (1966-2002), Tipolito Farnese, 2005.
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352 1860 - 2010 ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
C. Sforza Fogliani, A. De Micheli, S. Maggi – Dieci anni di vita piacentina (1884-1893), a cura dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Tipogra a Cassola, Piacenza, s.d.
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Dai giornali piacentini
An., Museo Civico e Istituto Tecnico, “Libertà”, 4 gennaio 1894.
An., Il Romagnosi ha bisogno di cure, “Libertà”, 6 aprile 1984.
An., Sorpresa all’Istituto Romagnosi, “Libertà”, 15 maggio 1956.
An., Immagini di ieri del Romagnosi, “Libertà”, 17 settembre 1988.
An., Il dibattito sulla riforma degli Istituti Tecnici, “Libertà”, 25 ottobre 1961.
An., Medaglia d’argento per Antonio Ferrari, morto alla vigilia della Liberazione, “Libertà”, 9 luglio 1980.
An., Da Palermo per il partigiano “Otto”, “Libertà”, 4 giugno 2002.
An., Ricordo dell’arch. Carlo Felice Cattadori, “Libertà”, 19 ottobre 1992.
C.A., [Carmen Artocchini] Onorevoli piazzamenti piacentini al “raduno sciistico studentesco lombardo, “Libertà”, 13 febbraio 1957.
C.A., Gli studenti piacentini a Bormio nel quadro di una riuscita manifestazione, “Libertà”, 12 febbraio 1958.
C.A., Anche i resti di una mummia egiziana nel Museo dell’Istituto Romagnosi, “Libertà”, 21 maggio 1961.
C.A., Da mezzo secolo sul Piave un pioniere della Boni ca [geom. F. Cassi], “Libertà”, 8 giugno 1970.
E. Bagarotti, Girando il pianeta. Brillante carriera in banche internazionali [G. Morandi], “Libertà”, 6 aprile 2010.
P. Barbaro, C. Cavatorta, Ecco l’Atlante Areale di Ugo Locatelli, “Libertà”, 7 settembre 2010.
C. Carrà, La poesia e l’ironia di Minini, “Libertà”, 11 novembre 2004.
353 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
C. Cecutta, “Commenda ponti cia” a Graviani, “Libertà”, 27 settembre 2010.
A. Damiani, Stallìe e controstallìe - Amarcord di un ragioniere, “Libertà”, 18 aprile 2008.
F. Fiorentini, Era stato per 30 anni il Preside del Romagnosi, [P. Midili] “Libertà”, 14 dicembre 1986.
F. Fiorentini, Ragioniere, sacerdote e presto frate [Don Francesco Cattadori], “Libertà”, 11 gennaio 1988.
F. Fiorentini, La lunga storia della fabbrica dei geometri, “Libertà”, 27 novembre 1989.
M.V. Gazzola, Addio a Cagnani, decano dei commercialisti, “Libertà”, 16 luglio 2009.
Laus [Sabino Laurenzano], Una minoranza dei giovani geometri preferisce la libera professione, “Libertà”, 6 dicembre 1961.
Laus, Un posto in banca o in grandi industrie è l’aspirazione dei giovani ragionieri, “Libertà”, 19 novembre 1961.
L. Massaretti, Il caso del prof. Virgili, “Libertà”, 13 novembre 1921.
G. Morandi, Sessant’anni fa il magico rito del diploma dell’Istituto Romagnosi, “Libertà”, 28 maggio 2008.
G. Periti, Scuola Media e Istituto Tecnico nel dibattito alla Famiglia Piasinteina, “Libertà”, 17 ottobre 1961.
R. Sampaolo, Museo di Storia Naturale. Non c’è spazio per gli strumenti del Romagnosi, “Libertà”, 26 ottobre 2009.
R. Schippisi, Un’esemplare gura di educatore e di gentiluomo. Ricordo del prof. Vittorio Ghebbioni, “Libertà”, 8 aprile 1993.
C. Sforza Fogliani, Compie oggi 100 anni di vita l’Istituto tecnico G.D. Romagnosi, “Libertà”, 2 febbraio 1960.
354 1860 - 2010 ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
INDICE
Premessa 3
Parte generale
Presentazione: Centocinquant’anni… e non li dimostra!
Franco Balestra 5
Una storia lunga 150 anni Pierangelo Torlaschi Gregorio Villa 7
Giandomenico Romagnosi: un pensatore, un giurista, un maestro Pierangelo Torlaschi 15 Peripezie monumentali Stefano Pareti 19
Le due sedi Pier Luigi Fagnoni 29
I Presidi Pier Luigi Fagnoni Pierangelo Torlaschi 33
Mio padre: Pietro Midili Rosanna Midili 37 Il mitico Midili Corrado Sforza Fogliani 39 Da studente a preside Edoardo Lazzara 43
Le “mie” scuole Gianni Anselmi 45
Una stagione al “Romagnosi”: quasi una vita Pierangelo Torlaschi 47 I professori Pierangelo Torlaschi 51 Vittorio Ghebbioni: un professore, un gentiluomo Agostino Ghebbioni 61
I docenti della Sezione A negli anni Cinquanta Domenico Antro 63 Omaggio a Federico Chabod: Lineamenti della concezione politica di Francesco Crispi Federico Chabod 67
I nostri caduti Gabriella Dodi 69 Le biblioteche Antonella Carini 73 La biblioteca dei sogni Domenico Antro 79 Il laboratorio di Fisica Renato Sampaolo 81
Le borse di studio: monumenti più duraturi del bronzo
Nadia Cocco 87 Lo sport Giuseppe Spiaggi 101 Turismo scolastico Carmen Artocchini 107
Le nostre gite: felicità assoluta
Carla Ferrero 117 Pubblicazioni Carmen Artocchini 212 I giornalini del nostro Istituto Gian Franco Scognamiglio 129 Fatti e fatterelli: storie e nomignoli
Carmen Artocchini 133 Cari colleghi… Franco Soressi 136 Il Preside e il Gattopardo Stefano Pareti 137 Letture in classe Mino Zilocchi 138
355 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA
Pag.
Ragionieri e geometri eccellenti
Pag.
Nadia Cocco Stefano Pareti 139 Diario di 150 anni Carmen Artocchini 187
Testimonianze
Un economista che ha studiato al “Romagnosi”
Maurizio Baravelli 243 Vita al “Romagnosi” Elio Borgonovi 249 Una palestra per la vita Padre Luigi Mezzadri 251 Il mio “Romagnosi” Valter Lazzari 253 Cinquant’anni dopo Piergiorgio Mazzocchi 255 I miei ricordi come allievo e come professore Alberto Spigaroli 257
Racconti
I quindici ragionieri Enio Concarotti 261 Gianni Guglielmetti Igino Maj 263 Il vecchio Preside Ermanno Mariani 265 No, non era ancora il Sessantotto Alberto Esse 269
Ricordi
Stallìe e controstallìe – Amarcord di un ragioniere Agostino Damiani 273 1947: il magico rito del diploma Giacomo Morandi 275 Ricordi di un geometra d’altri tempi Carlo Campominosi 277 Da ragioniere a pittore Carlo Forte 281 Nel video del ricordo Eugenio Mosconi 283 50 anni fa salutavo il “Romagnosi” Lodovico Calza 285 Visto “da dentro” Danilo Anelli 289 La scuola, come la vita, è impegno, responsabilità, senso del dovere Sergio Giglio 291 I miei cinque anni al “Romagnosi” Dario Squeri 293 Quinta A: 1972-1977 Luciano Taranti 295 In segreteria fra carte, registri e les Lucia Aldrighi 299
Interviste
Gr. Uff. Mario Bosoni Marco Horak 301 Rag. Giovanni Salsi Marco Horak 303 Una vita nel laboratorio di scienze: Arturo Gardella Stefano Pareti Pierangelo Torlaschi 305
356 1860 - 2010 ROMAGNOSI una lunga, giovane storia
Pro li
Pag.
Stefano Pareti Pierangelo Torlaschi 307 Pietro (Piero) Sartori Stefano Pareti 309 Alberto Cavallari Stefano Pareti 310 Ragionieri con la passione per il teatro e la musica Carmen Artocchini 311
Tito Fugazza: allievo e docente
Romagnosi oggi
L’esperienza di un insegnante referente del giornale d’Istituto Igino Barani 313 The Mente Paola Cordani 315 Gare di steno/dattilogra a Anna Ceresa 317 Laboratorio di teatro Stefania Zanfrisco 319 Attività di stages Patrizia Pugni 321 Cineforum: progetto e percorso Rita Maf 323 Testimonianza Elisabetta Monfasani 327 La Comunità del “Romagnosi”: schema organico 330
Associazione Culturale Amici del Romagnosi Mario Ambrogi 335
Fonti e bibliogra a 351
357 ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA