
4 minute read
Creatività e intelligenza*
Lo studio su come nascono le buone idee e, a maggior ragione le grandi idee, viene solitamente incluso nel vasto capitolo della creatività.
È questo un termine che oggi si usa molto spesso, insieme a quelli di originalità, innovatività, genialità e certamente intelligenza senza che nessuno di questi possa essere definito in maniera univoca, anche se è certo che non ci può essere creatività senza originalità e che genialità richiede creatività e, molto probabilmente, anche intelligenza.
Advertisement
Nel contesto nel quale ci stiamo muovendo, creare significa produrre qualcosa – che sia un’idea, un oggetto o un progetto – che a molti appaia nuova ed originale, ossia qualcosa che vada inesorabilmente sottoposta al giudizio altrui. Infatti un giudizio intorno al carattere creativo di un’idea, di un prodotto riguarda la sua fruibilità da parte di terzi. Solo ciò che risponde efficacemente ad un bisogno sociale, fosse pure solamente estetico, ottiene il riconoscimento di prodotto creativo.
Raramente la creatività si esaurisce nella capacità di risolvere problemi, facoltà questa che sembra da ascrivere piuttosto all’ambito dell’intelligenza.
L’individuo creativo sembra invece essere caratterizzato dalla individuazione dei problemi – risolvibili – piuttosto che dalla sola risoluzione degli stessi. Infatti, l’individuazione dei problemi richiede spesso uno sforzo immaginativo superiore a quello per risolverli. È quindi peculiarità di molti creativi quella di essere capaci di osservare aspetti della realtà che gli individui normali, anche se dotati sul piano dell’intelligenza, a volte non prendono in considerazione. Il creativo, in buona sostanza, riesce spesso a riformulare il problema da risolvere secondo prospettive e punti di vista inusuali, giungendo così a fornire risposte che a volte appaiono tangenziali rispetto al problema posto ma che si rivelano spesso di un’utilità maggiore di quella posseduta da risposte intelligenti prodotte da approcci tradizionali. Sebbene l’intelligenza, ossia la capacità di organizzare ed elaborare efficacemente una larga quantità di dati, favorisca lo sviluppo del potenziale creativo, non può essere identificata con esso. In sintesi, un quoziente intellettivo elevato non è sufficiente a garantire una produzione creativa di rilievo. Tutt’altro.
Ma allora quali sono alcuni tratti comuni agli individui più creativi della media? Eccoli: Indipendenza nei comportamenti e negli atteggiamenti, apertura agli stimoli, ampiezza degli interessi, buona accettazione di se stessi, intuitività, flessibilità, rifiuto delle costrizioni.
Alcuni studi condotti su studenti universitari hanno indicato gli individui più creativi come elementi instabili, disordinati, non cooperativi, ribelli, egocentrici, privi di tatto, impulsivi anche se, d’altra parte, essi erano anche originali, avventurosi, liberali, tolleranti, spontanei, flessibili ed interessati alle arti.
La dimensione culturale della creatività, quell’insieme complesso di fattori che rende possibile la comunicazione e la trasmissione della conoscenza, è un altro elemento importante della dimensione creativa. Ciò sia sul piano del riconoscimento dell’innovazione in quanto tale – non esistono novità se non per confronto con la tradizione – sia sul piano più propriamente ideologico.
Innovare, in qualche modo, implica trasformare la tradizione sino a istituirne una completamente nuova. A questo proposito si pensi all’impatto delle teorie cosmologiche eliocentriche in contrapposizione a quelle geocentriche che mettevano la Terra, anziché il Sole, al centro del nostro sistema solare.
Tra intelligenza e creatività, abbiamo detto, esistono molteplici relazioni. Entrambe le doti presentano infatti elementi facilmente percepibili di vivacità e di prontezza. Il vero problema è rappresentato dalla nostra incapacità di definire in maniera chiara e non ambigua il concetto di intelligenza per via di una serie di problemi di natura metodologica ed ideologica. Oggi infatti si discute molto sul modo più appropriato di indagare l’insieme di capacità che definiamo intelligenza, ma la mancanza di un modello adeguato e condiviso di cosa sia l’intelligenza pone problemi di non facile soluzione.
L’intelligenza dipende dalle capacità di percezione, soprattutto dei dettagli, dalle capacità e vastità della memoria e dalla capacità di richiamo e comparazione degli stimoli complessi. Si tratta di funzioni che si trovano chiaramente sotto controllo genetico e sensibili a fattori biologici di varia natura come lo stato di nutrizione, lo stato generale di salute, il consumo di alcolici o l’esposizione a sostanze tossiche.
Sebbene non sia possibile programmare la creatività, si può però preparare il terreno per la migliore riuscita del seme dell’evento creativo. Ampliare ed approfondire al massimo le conoscenze nel campo in cui si intende esprimere la propria creatività diventa quindi una strategia che, se non assicura il risultato, lo rende assai più probabile. è però sufficiente per la realizzazione del potenziale creativo. È infatti necessaria anche la pratica e la continua messa alla prova delle proprie capacità. Il creativo che si esprime una sola volta, dedicandosi poi alla coltivazione della propria unica scoperta, è molto raro. In genere, infatti, i soggetti creativi tendono a essere produttivi, esprimendosi anche in campi non direttamente collegati al proprio principale settore.
Per concludere, intelligenza e creatività paiono essere facoltà distinte anche se interrelate. È quindi possibile che molte capacità cognitive essenziali che esprimono intelligenza contribuiscano anche alla riuscita in campo creativo, mentre una pronta intelligenza non è sufficiente per il successo in campo creativo. Sembra pertanto si tratti di due domìni cognitivi distinti, anche se entrambi molto utili per l’adattamento socioambientale dell’individuo.
Edoardo Boncinelli
(*) Tratto dal libro Come nascono le idee.
