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Narcisismo, la peste del secolo
• L’individualismo degli anni ‘80 si è trasformato in narcisismo di massa. La dimensione del vivere viene sempre più delegata ai social
• Assistiamo alla nascita di un nuovo individualismo/narcisismo che tende ad asservire tutto a se stesso
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• Il narcisismo è la peste del secolo (Massimo Gramellini)
• Il valore dell’Individuo si sta trasformando in narcisismo. il termine narcisismo compare sempre più spesso, soprattutto nel linguaggio colloquiale, per indicare le persone incentrate esclusivamente su di sé.
Il disturbo narcisistico di personalità è caratterizzato da sentimenti di grandiosità, bisogno di ammirazione e totale mancanza di empatia. In particolare, gli individui affetti da tale patologia mostrano un senso grandioso di autostima, cioè considerano i propri successi e i propri risultati eccellenti, aspettandosi che gli altri facciano altrettanto, mentre svalutano tutto ciò che riguarda le altre persone. Il narcisista è colui che ricerca continuamente il successo, il potere, la bellezza e l’ammirazione da parte degli altri. Tutto ruota attorno alla sua immagine e alle sue prestazioni.
Questo costante bisogno di attenzione e ammirazione rivela quanto sia fragile la sua autostima di fronte alle critiche: si sente svilito, umiliato, vanificato e reagisce con rabbia e sdegno arrivando anche al ritiro sociale.
Gli individui con disturbo narcisistico di personalità ritengono, inoltre, di essere unici e speciali e si circondano di persone di condizione sociale elevata, che considerano “i migliori”. Utilizzano costoro per i propri scopi, instaurano relazioni di amicizia o sentimentali solo se utili a trarne dei vantaggi.
A ciò si aggiungono importanti conflitti attorno al tema dell’invidia: invidiano i successi e le proprietà altrui, ritenendo di meritare di più loro stessi quei risultati, e sono convinti che gli altri siano invidiosi di loro.
Il loro comportamento è spesso arrogante e presuntuoso; non tengono conto dei bisogni di chi gli sta accanto e non sono in grado di riconoscere sentimenti e desideri altrui mancando, appunto, totalmente di empatia. La costante necessità di ammirazione, unita al disinteresse dal punto di vista affettivo degli altri e alle continue pretese, ha importanti implicazioni sulle relazioni interpersonali, che risultano fortemente compromesse. In particolare, la loro incapacità di amare li porta all’impossibilità di instaurare rapporti profondi, sinceri, duraturi.
Il disturbo narcisistico di personalità sembra portare gli individui a vivere nella superficialità, sia per quanto riguarda i rapporti con gli altri, in cui non sono mai coinvolti affettivamente, sia sul lavoro, dove assume grande importanza il prestigio rispetto alle competenze professionali.
Si può osservare come molte delle caratteristiche del disturbo narcisistico di personalità facciano parte della cultura in cui viviamo. Il fascino della celebrità, vincere ed essere il numero uno, avere successo, lo sfruttamento interpersonale sono aspetti adattativi della società post-moderna. La società della cosiddetta globalizzazione, permeata dall’incertezza, porta ad una vita sempre più frenetica, in cui la spinta al godimento assume i connotati di un comandamento sociale.
Negli Stati Uniti, negli ultimi 5 anni le diagnosi di disturbo narcisistico della personalità sono aumentate di circa il 27 per cento, cresciute quanto quelle di obesità. Sarà colpa dei social network, che ci forniscono nuovi e facili opportunità di metterci in vetrina? Se l’è chiesto di recente il Guardian, se lo chiedono sempre di più gli psicologi, che hanno moltiplicato le ricerche sul tema. Di narcisismo non si muore, per fortuna. Però un po’ si soffre, e molto danno il narcisista fa alle persone a lui vicine.
Ogni giorno:
• più di 1,4 miliardi di persone pubblica dettagli della propria vita su Facebook
• sono 3,5 miliardi i nuovi “like”
• mentre le foto caricate su Instagram sono più di 80 milioni.
Su Twitter gli utenti attivi sono 320 milioni. Il quarto d’ora di celebrità teorizzato da Andy Warhol è ormai un quartino di celebrità a flusso continuo, ma per tutti. Se c’è chi si limita a un post ogni tanto, c’è chi sui social vive anche di notte, chi si sveglia per controllare se ha un follower o un like in più. E chi non si riaddormenta se la sua foto su Instagram non sta avendo il successo che si aspettava.
«Il narcisismo ha due livelli. Il primo, sano, è l’amore per stessi, che è una componente fisiologica: un po’ d’amor proprio fa bene», spiega il professor Paolo Crepet, psicoterapeuta, psichiatra, autore di 17 libri. «Al secondo livello, si sconfina nell’eccesso: il narciso patologico crede che il mondo giri intorno a lui, ha un bisogno abnorme di affermazione, apprezzamento, attenzioni, accudimento. I narcisi sono così attaccati a se stessi che perdono di vista l’altro, quando invece il confronto con gli altri è essenziale e salutare. Parliamo invece di persone altere, che si sentono superiori agli altri, visti solo in funzione dell’ammirazione, dell’affetto, dell’amore e dell’accudimento che possono loro tributare, e di cui i narcisisti non sono mai sazi».
Questi “bulimici dell’attenzione altrui” hanno trovato il loro habitat ideale sui social network: «I narcisi sono sempre esistiti, ma finché non sono stati inventati i selfie, avevano poche occasioni di dare dimostrazione di sé», sintetizza Crepet.
PRIMO: FARSI VEDERE
Il primo comandamento dei narcisi è farsi vedere. «Narciso, nella mitologia, si specchia nell’acqua beandosi di se stesso, e per i narcisi la visibilità viene prima dell’ammirazione, precede il giudizio di valore altrui. Farsi vedere è più importante che piacere, e il narciso è felice anche quando divide».
I social network moltiplicano le occasioni per dare mostra di sé. Un tempo, per essere visto, il narciso doveva accontentarsi della passeggiata in centro, della festa, dell’evento, quando invece sui social l’evento è continuo, il flusso di immagini è continuo. «Esserci è la droga del narciso. Si nota benissimo in politica, dove su Twitter i politici tendono a esprimersi su qualunque fatto di attualità: non è importante ciò che dicono, ma essere presenti. Anche se – il più delle volte – superficialmente».
SECONDO: PIACERE
Il bisogno di essere ammirati arriva dopo quello di esserci e di farsi vedere.
«I social network hanno affermato la visibilità come misura del valore», spiega Crepet, Avere un riscontro, un feedback, un like, per molti followers diventa una dipendenza». Se vi trovate di fronte una persona che più volte al giorno vi comunica quanti follower ha, piuttosto che sulle statistiche di gradimento delle sue foto e dei suoi post, una persona che va in crisi se lo stanno filando tre amici in meno di ieri, bisogna iniziare a sospettare un disturbo. Vi potrebbe capitare d’incontrare qualcuno che non solo sa quanti follower ha lui, ma può stilarvi la classifica dei suoi conoscenti e discutere per ore di quanto siano immeritati i loro e meritatissimi i suoi, di come lui li abbia guadagnati più in fretta e con meno post, eccetera. Nel caso, sappiate che l’attitudine narcisistica è ben presente”.
Come rispondere alla deriva del narcisismo? Esortando a un uso modico e critico dei media in relazione a se stessi, invocando più osservazione del mondo esterno e meno riflessi di sé: dunque più educazione e autocontenimento. Anche perché il narcisismo di solito fa coppia col suo rovescio, l’autolesionismo. E il vittimismo.