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L’importanza della visione nella politica spicciola

Parlando di politica si usano da tempo immemorabile termini come competenza, onestà, affidabilità, buonafede e simili. E’ chiaro che queste parole definiscono qualcosa di essenziale per una buona politica e riguardano individui che fungono da attori in questa rappresentazione. Vorrei qui soffermarmi sulla dote più sottile ma anche più pervasiva che dovrebbero avere singoli uomini politici o gruppi di loro. Intendo parlare della visione. Parola che significa la capacità di guardare avanti e di indirizzare le scelte politiche verso un complesso di azioni che prefigurano il domani, ovviamente il domani di una comunità. Si parla certamente di progetti, di proposte e di programmi e non c’è dubbio che non esiste politica accettabile senza l’aderenza a programmi, più o meno espliciti, più o meno realizzabili. E allora la visione cos’è? La visione è allo stesso tempo quello che precede e prelude al concepimento dei programmi e la materia prima della quale i programmi sono fatti.

Per ovvi motivi la politica si svolge oggi e offre qualcosa di spendibile non oggi ma in un prossimo futuro. Gli esseri umani non sono orientati a dare una preferenza a questo o a quello se queste persone non hanno esplicitato il loro programma, anche se spesso più che di un programma si tratta di un disegno, di una mera intenzione. Per esempio, se parliamo di progressisti o di politici di sinistra, intendiamo una serie di caratteristiche ideologiche, non necessariamente esplicitate, che identificano le persone a cui ci stiamo riferendo. Per questo motivo tutti sappiamo cosa significa essere di sinistra ma non possiamo non stupirci di quanti modi esistano di intendere questa locuzione.

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E vero d’altra parte che per avere disegni e progetti bisogna concepirli anche se è tremendamente più comodo trascinarsi dietro vecchi disegni e vecchi programmi. Ma le nostre democrazie oggi sono troppo consolidate per poter vivere solo di progetti del passato non fosse altro perché si è visto ripetutamente che effetto hanno avuto in questa o quella circostanza i programmi a loro tempo dichiarati agli elettori. Uno Stato moderno mediamente ricco e mediamente ben organizzato ha in ogni caso bisogno di un futuro e di poter immaginare una vita politica e sociale possibile nel prossimo futuro, intendendo per prossimo futuro anche certamente quello dei propri figli.

La mia impressione è che per molti Paesi, incluso il nostro, il problema sia proprio la mancanza di visione.

In questo senso, anche se tutti i politici si comportano bene e agiscono in aderenza a certi principi e valori, se vogliamo che l’elettorato sia stimolato a tornare a votare dobbiamo movimentare la scena e far circolare almeno una visione che disponga, a sua volta, delle opportune articolazioni. Occorrerebbe in sostanza almeno un certo fermento, un certo vento di cambiamento e non in una generica direzione ma verso obiettivi chiari, specifici e mirati. Ciò potrebbe sembrare un invito ai politici a fare promesse da marinaio o illustrare scenari dotati di una certa capacità di attrazione. Sappiamo però che questo non basterebbe o avrebbe una validità molto limitata nel tempo. La storia della Politica nell’ampio periodo che noi conosciamo - almeno una trentina di secoli - mostra che se tra le promesse anche teoriche e le realizzazioni intercorre troppa distanza, l’atto stesso di promettere fornisce ben magri risultati.

Nell’attuale crisi culturale, accompagnata secondo me dalla progressiva perdita di significato di tante parole, occorrono delle ventate di idee, si direbbe, ma non solo, che portino con sé anche il seme di qualche altra nuova idea. Questa potrebbe sembrare una visione della politica troppo romantica e scenografica, ma non vedo proprio come le cose potrebbero andare avanti se non spuntasse finalmente una fioritura di visione.

Nonostante io abbia una certa età e che tutti si ritengano esperti di tutto, io non saprei indicare in quale campo e direzione dovrebbe comparire la visione che sto evocando. Questo fatto rende il mio discorso molto meno stimolante di quello che potrebbe essere. Se però io tradissi questo mio riserbo e mi buttassi a parlare di questo e di quello, non farei altro che aumentare il numero delle persone che dicono cose magari gradite agli elettori ma di improbabile realizzabilità pratica.

Paradossalmente tutti hanno una visione, ne parlano, la sponsorizzano ma non è questo che ci serve. Non dobbiamo riproporre idee fruste anche se con un vestito nuovo; dobbiamo fermarci, riflettere, farci venire almeno un’idea che sia allo stesso tempo una interpretazione del presente e una prefigurazione del futuro. Unitamente al fatto che abbiamo urgente bisogno di concretezza: dobbiamo riscoprire il fare, soprattutto da parte della politica e della scuola!

Scendendo a terra, la mia impressione è che questo manchi totalmente e non si vede nemmeno quando qualcosa del genere potrebbe presentarsi all’orizzonte. Ciò si verifica per 2 motivi: una sorta di stanchezza della civiltà democratica che pur non essendo vecchia ne ha già viste tante e, ancora più grave, una profonda carenza culturale.

Edoardo Boncinelli

Quando suona il campanello della loro coscienza fingono di non essere in casa. Leo Longanesi

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