6 minute read

Crediti distressed ed economia reale: un potenziale da sbloccare ANDREA CLAMER APPROFONDISCI 2 /4

Esiste un settore dell’economia italiana poco percepito per la sua reale portata: è quello dei crediti distressed, una massa da 165 miliardi lordi, cifra che vale circa l’1 % del PIL del Paese. Tali crediti sono generati sia da imprese in difficoltà (i cosiddetti Unlikely To Pay o UTP), cui fanno capo 73 miliardi del totale, sia, per 88 miliardi, da aziende che non sono riuscite ad uscire da una fase di difficoltà e per le quali il credito è ormai considerato inesigibile dal creditore (non performing loans o NPL) * .

I crediti distressed riflettono non solo lo stato di salute delle imprese italiane, ma contribuiscono, se non correttamente gestiti, a rallentare o bloccare lo sviluppo del sistema finanziario e, indirettamente, dell’economia reale e quindi delle aziende con necessità di far ricorso al mercato del debito. In una fase come quella attuale, segnata da nuove grandi incertezze, comprendere le dinamiche che legano questa particolare nicchia del sistema finanziario all’economia reale è più importante che mai.

Come detto, i numeri identificano imprese in difficoltà, che faticano a trovare nuovo credito e per le quali le prospettive di ritorno in bonis e di rilancio non sono sempre semplici. Se tali imprese non trovano il supporto necessario, il rischio è che riducano fortemente l’operatività, con tutto ciò che comporta non solo per i creditori, ma anche per il contesto in cui l’azienda opera: posti di lavoro, indotto e più in generale un impatto negativo su tutti gli stakeholder dell’azienda.

Oltre alle aziende in crisi ci sono poi quelle che non ce l’hanno fatta. Qual è l’impatto sull’economia generato da tali crediti?

Per capirlo, occorre fare un passo indietro e guardare all’evoluzione del settore dei crediti distressed degli ultimi anni. In Italia, il picco è stato registrato nel 2015, quando i crediti deteriorati ammontavano a circa 340 miliardi e facevano per lo più capo alle banche.

La data non è casuale. La crisi finanziaria del 2008 ha progressivamente investito le economie mondiali con significative ricadute anche sulle imprese italiane che in aggiunta hanno poi subito gli effetti della crisi del debito sovrano del 2011 con conseguente crescita dei crediti inesigibili.

Da allora, come è noto, la regolamentazione bancaria si è fatta più stringente in termini di capitale richiesto a copertura dei crediti, imponendo di fatto alle banche un’unica scelta per adeguare i propri ratio ai nuovi standard: cedere i crediti e aumentare il loro capitale regolamentare. Molto è stato fatto anche in termini di cessione di tali posizioni sul mercato.

Oggi il mondo intero affronta un’emergenza senza precedenti con inevitabili ricadute in ambito economico e finanziario. In questo scenario, l’ammontare dei crediti distressed sembra destinato ad aumentare. I regolatori si stanno muovendo per attenuare gli impatti sull’emergenza in atto, ma la questione della corretta ed efficiente gestione dei crediti distressed è oggi più cruciale che mai. Il mercato ricerca sempre più operatori specializzati in grado di gestire con professionalità crediti complessi. La risposta di illimity a questa crescente domanda di focalizzazione e professionalità è neprix.

Neprix è parte di illimity che è nata un anno fa per rispondere ad alcuni bisogni specifici del mercato, quali il credito alle aziende che faticano a trovare il supporto necessario tra gli istituti tradizionali e l’acquisto e gestione di crediti distressed, oltre che ad un nuovo modello di banca diretta digitale che il gruppo ha recentemente lanciato, illimitybank.com.

Entrambe le attività corporate sono state sviluppate secondo un evoluto modello di business che combina tecnologia e competenze multidisciplinari e che mira a gestire efficacemente, oltre che in modo rapido e trasparente, i crediti distressed.

Un modello ad alto tasso tecnologico che ha reso illimity una delle prime realtà ad attivare fin dallo scorso 24 febbraio lo smartworking per tutti i quasi 500 collaboratori della banca che hanno quindi continuato a lavorare senza soluzione di continuità, non solo garantendo il consueto livello di efficienza, ma generando anche nuovi picchi di produttività e prefigurando un modello operativo fortemente scalabile basato sul concetto dello smartworking diffuso.

illimity si è rapidamente posizionata come primo e unico operatore italiano in grado di occuparsi di tutte le attività nell’ambito dei crediti distressed: acquisto, finanziamento, servicing - attraverso neprix, piattaforma che opera anche per terze parti - e remarketing. Quest’ultima attività è gestita tramite una società acquisita da neprix nel 2019, IT Auction, operatore di eccellenza specializzato nella gestione e commercializzazione di beni immobili e strumentali attraverso il proprio network di piattaforme/aste online e una rete di professionisti. E il remarketing è una fase della gestione particolarmente cruciale e delicata perché ai crediti sono spesso connessi, per esempio, beni immobili cui è possibile ridare vita destinandoli a nuove attività con ricadute positive sul territorio circostante.

In questo ambito, neprix, pienamente operativa in smartworking, ha adottato fin dall’avvio dell’emergenza un approccio orientato al supporto dei debitori, in un’ottica collaborativa e di confronto costruttivo con gli imprenditori. Peraltro, l’attivazione di una modalità di lavoro a distanza ha fatto emergere una capacità di gestione dei processi e delle complessità superiore alle attese che, in prospettiva, offrirà certamente interessanti spunti di riflessione sull’intero modello organizzativo.

L’attività resta ingente: in pochi mesi si è arrivati a gestire asset distressed per circa 8 miliardi di euro di valore nominale lordo (considerando crediti, asset immobiliari e mobiliari), mentre sono stati acquisiti NPE per circa 6 miliardi e sono state perfezionate operazioni di senior financing per quasi 400 milioni di euro (dati da bilancio 2019).

La divisione Crediti Distressed della banca sta attualmente valutando la possibile acquisizione di portafogli UTP anche attraverso una stretta collaborazione con l’altra unità di business della banca, la divisione SME.

Ad oggi la divisione Crediti Distressed gestisce anche singole posizioni creditorie particolarmente complicate attraverso risorse altamente qualificate, con competenze specifiche. Il segmento dei crediti UTP ha mostrato una particolare accelerazione nell’ultimo anno, con rilevanti operazioni di cessione da parte delle principali banche italiane. Sul fronte degli UTP l’intervento degli operatori di settore è particolarmente delicato poiché l’azienda debitrice è ancora operativa e per superare la fase di difficoltà deve adottare comportamenti che possono spaziare dalla maggiore attenzione al cash flow operativo ad una vera e propria evoluzione del proprio modello di business.

Si parla in questo caso di turnaround operativo. Per poter affrontare questo processo supportando le aziende, illimity ha affiancato alla competenza finanziaria quella industriale. Si tratta di un modello di business peculiare e solitamente non presente nelle classiche banche commerciali e prevede che sia sempre un Tutor - esperti di specifici settori, dal food alla ceramica, dal fashion all’energy – a valutare ciascun caso e a supportare l’azienda nella ristrutturazione. Con questo modello e questo tipo di competenze illimity può realmente creare valore anche nel mondo UTP.

In conclusione, la gestione dei crediti distressed è un tema centrale non solo per le banche, ma anche e soprattutto per l’economia reale. Far ripartire le aziende in difficoltà e creare le condizioni affinché gli istituti possano tornare a fare credito in modo più sicuro: sono sfide rispetto alle quali illimity si sente di contribuire, soprattutto alla luce del nuovo contesto macroeconomico. Contesto caratterizzato da prospettive incerte e da una nuova crisi che, alla luce della situazione sanitaria in atto, sta investendo tanti settori del nostro Paese e non solo. L’obiettivo rimane quindi quello di supportare le nostre imprese capendone le difficoltà e sostenendole affinché possano tornare a esprimere pienamente il loro potenziale.

Andrea Clamer

*Le cifre indicate: 165 miliardi (crediti distressed), 73 miliardi (UTP), 88 miliardi (NPL) sono tratte dal report di PWC “The Italian NPE Market”, dicembre 2019. Dati corporate e retail