NUMERO 06 . apr2019 . Tu chiamale se vuoi emozioni

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TU CHIAMALE SE VUOI EMOZIONI “Tendiamo a credere vero quello che ci aggrada” sostiene Edoardo Boncinelli nel suo articolo; affermazione perfettamente in linea con l’esperienza

APRILE 2019

testimoniata da Antonio Tinelli riguardo la crescita delle dipendenze da droga causata da ansia da prestazione, bisogno di riconoscimento,

senso di nullità e inadeguatezza. Il minimo comun denominatore è la frammentazione della nostra società, la riduzione all’“universo liquido” teorizzato dal sociologo polacco Zygmunt Bauman conseguenza della morte delle ideologie; le quali per quanto invocate, appaiono tuttavia perdute come le antiche divinità

di cui resta solo il pallido ricordo nelle rovine dei parchi archeologici. Eppure, nonostante l’enormità dell’impresa, spetta solo a noi il compito di dare senso e significato alla nostra esistenza. Soprattutto quando esso sembra, come accade ai ragazzi di San Patrignano, disastrosamente smarrito. Ritrovare il senso di comunità,

riscoprire il valore della relazione, smetterla una volta per tutte di considerare le emozioni - le proprie come le altrui - alla stregua di debolezze di cui vergognarsi. Dobbiamo ritrovare o imparare exnovo il coraggio di guardare la realtà per ciò che è: il solo modo per cambiarla davvero.

N.6


PROGETTO

PERCORSO

Invitiamo i nostri lettori a passeggiare insieme a noi nel bosco della complessità e della positività.Vedremo come la Ricerca - scientifica, sociopolitica, culturale, etica, economica e produttiva, insieme all’Innovazione - tecnologica, di metodo, di comportamento, di processo, di prodotto,

Un appuntamento mensile. Brevi articoli monotematici che rimandano ad approfondimenti, per chi desidera; repertori iconografici scelti in virtù di criteri estetici; l’impegno di affrontare e di interpretare in modo semplice, ma non semplicistico, la complessità; il piacere della scoperta, dello scambio e della relazione positiva con i nostri Lettori.

cambia la nostra vita. Vedremo come l’innovazione creativa concorra, giorno dopo giorno, alla costruzione di nuovi modelli di relazione economica, sociale, produttiva e organizzativa procedendo instancabilmente, in parallelo, alla distruzione di quelli precedenti.

Benvenuti a bordo!

Il Comitato di Redazione: Fabrizio Favini Gianni Ferrario Beppe Ravera

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INDICE

04 08 12 16 EDOARDO GIANNI BONCINELLI FERRARIO È il più importante genetista italiano del XX secolo

Provocatore positivo

La nostra percezione

La rivoluzione dell’energia positiva

Autori Manifesto Dida

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FABRIZIO FAVINI

ANTONIO TINELLI

Manager: emoziona se vuoi che le persone cambino – parte I

Intervista

Esperto di produttività aziendale

Presidente della Comunità di San Patrignano dal 2011 al 2018


La nostra percezione

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APPROFONDISCI

EDOARDO BONCINELLI

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Una volta si diceva, anche scherzosamente, meccanismi della percezione; la seconda riguarda non è vero ma ci credo. Paradossalmente oggi, a l’atteggiamento che noi assumiamo rispetto al nostro livello sociale molto diffuso, vale la proposizione gradimento, o meno, delle cose di cui parliamo. opposta: è vero ma non ci credo. La percezione è un momento fondamentale Non è vero che tutti sono ignoranti e a digiuno della nostra vita mentale e negli ultimi decenni di cognizioni basilari; se si osserva però il sono stati fatti molti studi interessanti su questo comportamento anche solo verbale di tanta gente argomento. Serve una premessa. Quello che si rileva che, anche se sanno come stanno certe siamo ad un certo punto della nostra esistenza cose, psicologicamente le condividono talmente è il frutto dell’azione congiunta di almeno 3 poco che è come se non le sapessero. L’esempio componenti individuali: quella genetica, quella più evidente di questo è dato dal fatto che la rappresentata dalle nostre esperienze maggior parte degli italiani, ma non solo, parlano e di vita ed una terza di carattere si comportano come se la teoria dell’evoluzione essenzialmente casuale. biologica non fosse mai stata formulata. Molti di loro sanno come stanno le cose ma, poiché non le Le 3 componenti praticamente si equivalgono: condividono intimamente le mettono per così un terzo, un terzo, un terzo, per intenderci. dire tra parentesi. Questo non accade solo per Nessuno poteva immaginare che la parte giocata l’evoluzione ma anche per una nutrita serie di dal caso fosse così consistente. Questa grande convinzioni mediche. Perché succede questo variabilità rende indubbiamente più difficile lo studio del cervello e quindi della mente e del fenomeno, rilevabile in molti Paesi? comportamento; ciò è reso estremamente Possiamo dare 2 risposte che non sono però in difficile dal fatto che siamo tutti così diversi contraddizione tra di loro. La prima riguarda i l’uno dall’altro. 5


Innanzitutto la percezione non è né un fenomeno passivo né un fenomeno automatico. Si possono fare moltissimi esempi ma la cosa più semplice da raccontare è il fatto che una persona molto affamata vede il mondo in maniera molto diversa da una persona che non lo è: vede cibo ovunque, vede ristoranti, vede prelibatezze. Naturalmente questo ha un’origine biologica perché quando ho fame è giusto che mi metta con tutte le mie forze a caccia di qualcosa da mangiare. Anche senza arrivare a elencare tutte le situazioni in cui la motivazione influenza pesantemente la percezione, vengono in mente innumerevoli esempi che portano alla conclusione che non tutti vedono le stesse cose perché lo fanno sulla base delle proprie preferenze, esigenze, debolezze. Anche laddove la percezione è corretta ed equilibrata, lo sviluppo cerebrale che segue i diversi tipi di percezione è padrone di un certo numero di nostri atteggiamenti mentali o addirittura di nostri atti concreti. Non stupisca allora quando dico che non solo il giudizio ma anche la sola percezione è personale e legata ai pensieri che si agitano più di altri nella mente di una data persona in un certo momento. La percezione che noi abbiamo di certi eventi oppure di semplici comportamenti denuncia chiaramente che noi tendiamo a credere vero quello che ci

aggrada. Nel caso per esempio della teoria dell’evoluzione biologica molti sanno benissimo quali sono stati i tempi e i modi dei vari processi biologici ma tendono a parlare come se non lo sapessero o pensassero che si tratti di dettagli inessenziali. Figuriamoci quando parliamo di salute e di prevenzione; lì la posta in gioco è anche superiore a quella dei processi evolutivi e quindi mostriamo, quasi tutti, un atteggiamento verso le cose della salute collettiva come se ne ignorassimo i principi più elementari. Il risultato è che sentiamo parlare sempre in maniera piuttosto scorretta di questa faccenda e se questo lo fanno le persone che se ne dovrebbero intendere, figuriamoci quelli che non possono fare altro che ripetere quello che hanno sentito. Questo argomento fa parte del capitolo generale del contrasto tra ciò che è e ciò che ci piacerebbe che fosse, punto centrale e comune a tutta l’Umanità. Se a questo si aggiunge il fenomeno prevalentemente italiano dell’ignoranza e della approssimazione delle nozioni di matematica e in particolare della statistica, si capisce come si possa arrivare ad affermazioni assolutamente irrealistiche ma difese a spada tratta da persone che dovrebbero essere al di sopra di ogni sospetto. Infatti in noi è sovente dominante un tipo di percezione che Michael Shermer definisce come matematica popolare, ossia il nostro naturale istinto di percepire erroneamente 6


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le probabilità, di pensare opportunisticamente e non rigorosamente concentrandoci su tendenze immediate e superficiali e su serie numeriche brevi, quelle evidenti, poco faticose, recenti e scarsamente significative. La conclusione è che noi crediamo quello che ci piace credere; ciò è aggravato dalla nostra poca dimestichezza non solo col mondo dei numeri ma anche con quello della democrazia che sta diventando un aspetto sempre più importante per la nostra esistenza. Si tracciano giudizi che non si sa proprio da dove vengano e che magari contrastano col giudizio dato su altre cose dalle stesse persone. In buona sostanza noi sbagliamo i nostri giudizi perché intendiamo sbagliarli. E, come sostiene Umberto Eco, la gente crede solo a quello che sa già. L’unica maniera che io vedo di affrontare il problema di una corretta percezione è quello di studiare e di informarsi, affinando la nostra consapevolezza ed esercitando il nostro spirito critico. Edoardo Boncinelli

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GIANNI FERRARIO APPROFONDISCI

La rivoluzione dell’energia positiva 8


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COME GENERARE ENERGIAPOSITIVA PER CREARE UN BUON CLIMA NELLE ORGANIZZAZIONI: GLI EVENTI AZIENDALI. Negli interventi da parte del management, al fine di ridare impulso e slancio alle organizzazioni, è prioritario affrontare e gestire l’aggregazione di energie positive, comunque presenti anche se in forma latente, e indirizzarle verso un nuovo progetto di azienda e una nuova visione. La canalizzazione di questa energia genererà un diverso e più positivo clima aziendale, che renderà a sua volta possibile un’accelerazione dell’intero processo di cambiamento. Un momento importante nella vita di una organizzazione per generare una aggregazione di energie positive è quello delle Convention in cui spesso vengono invitati dei Motivatori.

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Un buon Trainer, un bravo Performer deve essere, prima di tutto, capace di catalizzare, di entusiasmare. Questi sono i segreti perché un evento aziendale abbia un grande successo: 1) Creare l’effetto diapason Quest’arte si basa sul concetto di risonanza. Il diapason emette un’onda vibratoria e lo strumento musicale si accorda grazie alla risonanza che ha quella frequenza d’onda. Così il lavoro del Trainer-Motivatore altro non fa che far cadere le barriere, soprattutto nei momenti iniziali della performance che è il momento magico in cui ti giochi tutto (icebreacker). Infatti, senza che ce ne rendiamo conto, tutti noi ce ne andiamo in giro con le nostre barriere. Il bravo Trainer deve essere capace di far uscire le persone dai propri schemi mentali e di sciogliere le loro rigidità. In tal caso le cellule per loro natura risuonerebbero con una vibrazione di gioia, in quanto programmate per gioire. Quando il Trainer fa provare loro concretamente questa emozione, grazie ad una emissione di energia molto positiva, tutto entra in risonanza e convibra in un crescendo liberatorio. 2) Creare stupore Non c’è niente di meglio di una platea numerosa perché la “magia” appena descritta possa accadere. Infatti, anche se una persona del pubblico non stesse risuonando con la medesima vibrazione mentre molti intorno a lui sono entrati nella lunghezza d’onda del


ALLA RICERCA DEL CORAGGIO PERDUTO

gruppo, anch’egli alla fine riuscirà a farlo, con sorpresa e stupore. Questo succede per effetto dei cosiddetti neuroni-specchio che facilitano il processo di empatia tra le persone. 3) Creare contagiosa

una

corrente

di

gioia

Si crea così quell’energia contagiosa e vitalizzante che diventa esponenziale in pochi istanti. È il raggiungimento della massa critica. Destabilizzando e spiazzando, e bastano pochi istanti, si crea una crepa nel muro perché l’informazione possa penetrare e le cellule possano rispondere. Ci siamo talmente costruiti i nostri schemi e

le nostre barriere che difficilmente riusciamo a tirare fuori la gioia; perché non basta semplicemente pensarla o parlarne. Occorre sperimentarla insieme per farla riaffiorare, in modo da averne la consapevolezza… e portarsela a casa per condividerla con altri. 4) Abbattere le barriere con un meccanismo ancestrale Nel corso dei miei numerosi interventi ho sviluppato il metodo ENERGIA DEL BUON UMORE© che realizza la Corporate Energetic Synchronization per vivere l’unità mente-cuore e portare più pienezza e felicità nella propria vita e nei team di lavoro. Per le convention e gli eventi aziendali ho lanciato un WorkShow, spettacolo interattivo

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in continua evoluzione, di grande impatto energetico ed emozionale, che riscontra sempre più consensi e successi a livello nazionale e internazionale (anche in lingua inglese). Durante il WorkShow si sperimenta insieme un risveglio, che è un inno alla gioia, un inno all’ottimismo. In pochi minuti avviene un ribaltone: è il pubblico che diventa il vero protagonista dell’evento! La scena si arricchisce anche della presenza sul palcoscenico di una rosa di volontari invitati dal Trainer, che vanno a completare la circolarità del flusso energetico che sale in crescendo in modo esponenziale. I Partecipanti interagiscono non solo emozionalmente, ma anche con l’espressione del corpo e la gestualità, attraverso esercizi di “risata di cuore”, tecniche di espressione teatrale, canto e coro, tecniche di visualizzazione e concentrazione, performances giocose e gioiose al ritmo di musiche incalzanti. Un atteggiamento positivo, che le nostre cellule registrano e ricordano nel tempo, innestandosi nelle singole azioni della vita quotidiana!

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Benefici sulle persone e sui team di lavoro Il tipo di approccio ludico-esperienziale sviluppa nel Partecipante alcune modalità inconsuete nel mondo del lavoro, che aprono altri nuovi canali sensoriali, altri nuovi punti di vista. Impariamo anche a riderci un po’ addosso evitando di prendersi troppo sul serio. Questa è la forza pedagogica di gesti semplici che possiamo vivere nella gioia consapevole anziché nell’automatismo della routine: a noi la scelta! Molte sono le testimonianze, da parte di importanti aziende e gruppi internazionali, che sanciscono l’efficacia di questo innovativo e rivoluzionario approccio. Il metodo è stato testato nel corso di diversi anni dalla Prof. Rita Ciceri, ordinario di Psicologia Generale, della Comunicazione e del Benessere presso l’Università Cattolica di Milano. Complessivamente un’esperienza molto positiva che diventa un serbatoio a cui attingere anche per rielaborare eventi negativi. Ecco le abilità e gli stati d’animo individuali e di gruppo che sono emersi in questi interventi; si è registrato un miglioramento in termini di: autostima, fiducia in se stessi, proattività, benessere, coesione del gruppo, entusiasmo. Gianni Ferrario www.gianniferrario.com


Manager: emoziona se vuoi che le persone cambino parte I

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L’innovazione mette in discussione i modelli organizzativi tradizionali e ridefinisce il modo di competere. Il business sempre più dipende da collaborazione e condivisione di idee, anziché dal controllo delle procedure.

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FABRIZIO FAVINI APPROFONDISCI

Nella nostra storia recente, lo studio del cervello emotivo è stato a lungo trascurato, per non dire disconosciuto, dalle scienze cognitive e razionali che aiutano a capire come le persone risolvono problemi logici o scientifici, non perché le persone siano felici o meno.

Le scienze cognitive sono nate recentemente, Fin dalle origini dell’Uomo, l’emozione è sempre meno di un secolo fa, e spesso vengono chiamate stata una fondamentale componente del nostro la scienza della mente. In realtà sono la scienza di comportamento. È servita a gestire situazioni di una sola parte della mente, quella che ha a emergenza e sopravvivenza tipiche dei contesti che fare col pensiero e col ragionamento. Infatti primordiali, quando il cervello razionale - lascia fuori le emozioni. E una mente senza emozioni non è affatto una mente bensì un mero neocorteccia frontale - ancora non esisteva. apparato per elaborare informazioni. I razionalisti È scontato che la stragrande parte di noi decide e i cognitivisti si sono messi a studiare la mente su base emozionale ed istintiva, ossia inconscia, omettendo di dedicare adeguata attenzione al tendendo a giustificare razionalmente a posteriori ruolo del cervello emotivo. la decisione presa. Non deve quindi sorprendere come l’incapacità di Ognuno di noi è naturalmente portato gestire le emozioni e di comunicare in modo efficace a decidere a favore di ciò che ci fa più e consapevole sovente conduce a conflitti irrisolti e piacere. ripetitivi nel mondo del lavoro, ad un clima inadeguato 13


e alla conseguente caduta della produttività. Pertanto esaminiamo come le persone possono apprendere a utilizzare proficuamente le loro emozioni e a sviluppare le capacità necessarie per disporre di un buon rapporto interpersonale con il mondo esterno riuscendo finalmente ad affrontare situazioni e problemi in modo produttivo, qualitativo e risolutivo. Nel 1969 David McClelland, professore ad Harvard, iniziò un filone di ricerca finalizzata ad individuare quali fossero gli altri elementi, rispetto a esperienza e conoscenza, che costituissero il motivo del successo personale. Cominciò, quindi, a dedicare attenzione scientifica ai tratti della personalità di un elevato numero di manager americani, da lui intervistati. La sua ricerca venne così orientata ad individuare i fondamentali di prestazioni lavorative eccellenti cominciando ad analizzare individui eccellenti per appurare quali fossero i motivi del loro successo. Come aveva da tempo intuito, la ricerca gli confermò fin da subito che la base di una buona gestione delle emozioni consente di risolvere o, meglio, di prevenire i problemi sociali di una organizzazione in modo ben più efficace di quanto può aiutarci un approccio tradizionale basato esclusivamente sulla fredda logica della ratio. L’esistenza umana non è necessariamente logica dovendo noi esprimere sentimenti ed emozioni. Pertanto, le emozioni esercitano un poderoso influsso su decisioni, opinioni, giudizi, rapporti sociali, comportamenti. Si percepisce facilmente l’importanza che le emozioni hanno in qualsiasi attività umana finalizzata al rapporto interpersonale.

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Infatti, quando ad un individuo viene richiesto di modificare il suo comportamento, è indispensabile coinvolgere il suo processo emotivo e non solo il suo processo cognitivo, come ancora oggi in troppe aziende spesso avviene. L’autovalutazione e l’autocritica – che discendono dall’autoconsapevolezza - facilitano enormemente il processo di apprendimento. Pertanto il percorso di apprendimento più efficace è quello che ci aiuta a diventare quello che noi abbiamo interesse a diventare secondo la nostra autopercezione, non secondo l’opinione di qualcun altro.

Ecco perché è indispensabile sviluppare e diffondere consapevolezza in tutta l’Azienda, prima di introdurre qualsiasi significativo cambiamento. In definitiva, quanto più l’adesione agli obiettivi sarà condivisa e frutto di una scelta personale, tanto più sarà facile conseguirli. Le energie In estrema sintesi, la chiave del successo è fare uso individuali (passione, entusiasmo, aspirazioni, intelligente delle emozioni utilizzando, appunto, prospettive) diventano, quindi, elementi essenziali l’intelligenza emotiva. ai fini di un apprendimento effettivo, duraturo, profondo, sostenibile. APPRENDIMENTO COMPORTAMENTALE, UN MODO Ricordo nuovamente che, con l’addestramento DIVERSO DI ESSERE INTELLIGENTI cognitivo aggiungo informazioni e conoscenza alla banca della memoria, localizzata nella Le emozioni servono all’apprendimento. neocorteccia cerebrale. Fin dalla nostra più tenera età esiste uno stretto legame tra emozione e cognizione. Viceversa persuadere, motivare, rendere L’apprendimento non deve essere consapevoli, acquisire senso di responsabilità, accompagnato da emozioni negative essere disponibili ed adattabili sono capacità che lo bloccano, come paura, ansia, derivanti dall’apprendimento emotivo. noia, stress. Fabrizio Favini Nel processo di apprendimento comportamentale, mirato a far crescere il nostro profilo dal punto di vista non tanto della conoscenza bensì delle capacità emotive, il livello di soddisfazione individuale deve essere adeguatamente elevato, pena il fallimento del progetto e lo spreco dell’investimento educativo.

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Intervista a Antonio Tinelli

APPROFONDISCI

Comunità di San Patrignano

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Quali sono le forme più comuni e più attuali di dipendenza da droga? La recrudescenza del fenomeno dipendenze da droga oggi è quanto mai preoccupante. Gli indicatori riportano negli ultimi due anni un aumento del 20% all’anno dei decessi per overdose; è in ripresa purtroppo anche il contagio da malattie infettive che si innestano sulla tossicodipendenza. La relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze del 2018, confrontato col 2017, riporta un crescente numero di crimini connessi all’uso di droghe: • 35.190 sono state le persone denunciate (soprattutto per cocaina) per reati in 16


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violazione del DPR n. 309/1990 - di cui 1.400 sono minori - dato questo in crescita rispetto anche al biennio precedente; • 114.588,60 sono stati i chilogrammi di sostanze stupefacenti sequestrate (aumento di circa il 60% rispetto al 2016) • 14,4 miliardi di euro è il volume d’affari della criminalità organizzata stimato in Italia per il consumo di sostanze stupefacenti. Le attività economiche connesse al mercato delle sostanze psicoattive illegali rappresentano circa il 75% di tutte le attività illegali e pesano per circa lo 0,9% del PIL.

zone e luoghi ad alta contaminazione in cui le probabilità di venire esposti al rischio di contatto con le droghe sono più alte. Sicuramente il modo di percepire la problematicità e la pericolosità dell’uso soprattutto di alcune droghe ha fatto la differenza nel cambiamento dello scenario sociale del passato. Il marketing della criminalità organizzata ha saputo molto abilmente abbassare la riprovazione e il biasimo sociali connessi all’uso delle sostanze stupefacenti, camuffate con pasticche colorate e nomignoli friendly, promuovendone l’uso associandolo al divertimento in luoghi di culto per i giovani come le discoteche, con modalità di assunzione semplici e lontane dall’invasività e dalla pericolosità della siringa. Il risultato è uno scenario tutto nuovo e ad altissimo potenziale contaminante.

La cannabis è la droga più diffusa in Italia, per la quale siamo il 3° Paese in Europa. Seguono cocaina e amfetamine con ecstasy. Al 4° posto l’eroina, L’età media del primo contatto con le purtroppo in ascesa; infine le nuove sostanze droghe è crollata a 14 anni; negli ultimi 3 anni sono aumentati del 70% gli ingressi a San psicoattive. Patrignano di giovanissimi ancora minorenni. È possibile profilare in senso socioculturale i ragazzi dipendenti da sostanze? Le droghe vengono prevalentemente assunte per sconfiggere la paura di rimanere soli, per la paura La dipendenza da droghe oggi è quanto mai del giudizio altrui e per il senso di inadeguatezza, trasversale, scontato che ci sono aree geografiche, sentimenti tipici dell’adolescenza in una fase 17


della crescita in cui sono tante le insicurezze caratteristiche di questa età. Il rischio allora è la fuga, l’evasione nel paradiso artificiale promesso e assicurato dalle droghe. Altra reazione alla paura è l’omologazione, cioè l’adesione al gruppo in cui la consolidata abitudine di usare droghe diventa motivo di identificazione e garanzia di appartenenza. Rimane, soprattutto per gli irriducibili, purtroppo cronicizzati da anni di recidive, la triste deriva del degrado completo, della strada, degli espedienti, delle malattie. Vite distrutte, ormai destinate alla discarica sociale, zombi nei ghetti delle periferie o nelle piazze di spaccio, nel degrado più totale come a Rogoredo, luoghi dove le vittime sono perse, e da sole non possono uscirne. Qual è la vostra metodologia per il recupero dei giovani?

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Il modello San Patrignano può tecnicamente definirsi psicopedagogico, applicato in un ambiente ad altissima relazionalità e fitto di impegni concreti di grande potenziale formativo. È un progetto di recupero rigorosamente individuale, finalizzato prima alla stabilizzazione personale, ossia caratteriale, emotiva e sociale e poi alla ripresa del percorso di maturazione, di crescita, interrotto o disgregato dalle droghe. Il problema viene inquadrato soprattutto nell’osservazione del comportamento e, là dove serve, ai nostri ragazzi è prontamente garantito il sostegno psicoterapeutico. A San Patrignano è stata fondamentale la trasmissione della cultura del rispetto delle regole e degli altri, della legalità, della responsabilità e della consapevolezza attraverso l’esempio, nel peer learning, seguito e garantito da educatori e responsabili della Comunità nei settori Recupero e Formazione. In realtà ad ispirareVincenzo Muccioli e Gianmarco Moratti è stata la prima istituzione Italiana, cioè la Famiglia, quell’ambiente deputato a prendersi cura 18


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dei suoi componenti a 360 gradi, accogliendoli, ascoltandoli, aiutandoli a cercare soddisfazione ai propri bisogni, alle proprie necessità mai in maniera assistenzialistica o buonista bensì sempre sostenendo la necessità del cambiamento culturale e valoriale, a sostegno dei progetti dei ragazzi offrendo loro opportunità sempre attuali e coinvolgenti. Come si costruisce la solidarietà tra i ragazzi? La disciplina è uno strumento valido? Come riuscite a ricostruire la loro autostima? È fondamentale un’identità integra, una coscienza sociale in cui ci si senta fieri di appartenere, un’etica coerente, l’orgoglio di descriversi nell’altruismo, la garanzia della crescita della collettività ed in essa del singolo. Prima viene il bene comune, quello che contamina positivamente ogni individuo, poi la garanzia di non essere in questo mai soli. Le regole sono una zona franca e si accettano in maniera disciplinata perché restituiscono l’integrazione sociale. In tal senso, tutto quanto è controculturale viene giudicato negativamente. Per contro si approva ogni comportamento eticamente corretto e giusto, universalmente riconosciuto come tale in quanto è utile ed indispensabile al benessere ed al recupero. E tutto ciò viene spiegato ai ragazzi. La disciplina è certo uno strumento importantissimo, il rispetto per la norma giuridica e morale sono zone franche che non possono essere messe in discussione e che garantiscono i confini delle libertà di tutti. L’autostima dei nostri ragazzi si rafforza dando loro apprezzamento, premiando con puntualità il merito. La gratificazione è pertanto essenziale ed è fondamentale insegnare, addestrare i ragazzi a vincere le loro sfide e a sopportarne le fatiche.

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La formazione e la soddisfazione per le abilità prima trovate poi coltivate nel percorso sono fondamentali, non solo per il reinserimento sociale e lavorativo ma anche per restituire loro la dignità e ancor di più la nobilitazione. Droga e società: siamo tutti dipendenti (chi dalle sostanze e chi dal bisogno di essere “visto/riconosciuto”)? Zygmunt Bauman, uno dei più grandi pensatori del nostro tempo, definisce la nostra società come liquida. Pochi e traballanti valori ormai; siamo consumatori, siamo prodotto di mercato, oggetto d’interesse dell’advertising e del marketing, ci identifichiamo nel brand, nel logo, nel payoff; solo così la nostra identità è certa.

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In quanto antropologicamente esseri sociali siamo affettivamente legati e dipendenti dal gruppo, reiteriamo azioni per produrci soddisfazione, tanta più soddisfazione in tanto meno tempo e tanti più successi; la performance diventa ossessione, la società riconosce e celebra una griglia di valori che ingabbia. La sana dipendenza dagli affetti, dalle relazioni, dalle responsabilità, dall’impegno, dallo studio, dallo sport, viene sempre più spesso sostituita da pericolose e facili alternative. Tutto e subito, facile, così si diventa dipendenti, dalle nostre paure, scegliamo le strade più facili, sostituiamo le dinamiche naturali a quelle artificiali: alcool, droghe, gioco, acquisti compulsivi, social. Tutte queste dipendenze gratificano per un attimo e distruggono per sempre; bisognerebbe esserne consapevoli. Bisognerebbe informare, approfondire e prevenire molto di più. L’esperienza di SanPatrignano. Consuntivi significativi di una straordinaria missione sociale.

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Dal 1978 ad oggi San Patrignano ha accolto 26.000 ragazzi, senza alcuna discriminazione e indipendentemente da qualsiasi connotazione politica o religiosa. Lo ha fatto, e continua a farlo, in forma disinteressata e gratuita per far superare diffidenza e delusione di chi dalla vita si sente tradito.

School of Navarra, Barcellona), è stato possibile calcolare lo SROI della Comunità (Social Return On Investment) che ha evidenziato come, nel 2017 (primo anno di riferimento dello studio), ogni euro investito su San Patrignano abbia generato un ritorno di 5,21 euro in valore sociale.

Il recupero, ad esito concluso e positivo del percorso, è del 74%. Viene convalidato da ricerche sociologiche e tossicologiche svolte dalle università di Bologna, Urbino e Pavia su campioni di ex-ospiti della Comunità.

Questo è un dato molto importante che dimostra come l’aiuto ricevuto dai nostri Sostenitori abbia un impatto altamente positivo generando un risparmio per la società 5 volte superiore a quanto donato.mIl nostro impegno, il vostro impegno, è finalmente misurabile e crea valore condiviso.

Sono tra 250 e 300 i ragazzi che ogni anno concludono il loro progetto e tornano ad una vita stabile, decorosa ed autonoma; sono tra 300 e 350 quelli che arrivano e trovano a San Patrignano accoglienza, cura e famiglia.

San Patrignano è di tutti. Seguici su: www.sanpatrignano.org

Il 90 % dei ragazzi che concludono il loro percorso trovano lavoro al momento del Intervista a cura di Fabrizio Favini loro reinserimento. Durante il programma di recupero acquisiscono competenze e qualifiche riconoscibili, titoli di studio spendibili sul mercato, per cui vengono apprezzati per quanto hanno imparato, poiché hanno un’idea ed una visione complessiva e d’insieme, la filosofia formativa che ispira da sempre San Patrignano nelle sue attività è sempre stata la filiera. Ogni anno, da 15 anni, incontriamo in tutte le scuole d’Italia 50.000 studenti (dai 14 ai 18 anni) nell’ambito delle nostre attività di prevenzione. Come viene certificato l’impegno profuso dalla Comunità di San Patrignano? Grazie ad uno studio congiunto di tre università (la Luiss Business School di Roma, la Católica Lisbon School of Business & Economics e la IESE Business

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AUTORI EDOARDO BONCINELLI È il più importante genetista italiano del XX secolo. Ha lavorato per oltre 20 anni presso l’Istituto internazionale di genetica e biofisica del CNR di Napoli. Trasferitosi a Milano, ha diretto il laboratorio di biologia molecolare img: wikipedia.org

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presso l’Istituto scientifico universitario San Raffaele e il Centro per lo studio della farmacologia cellulare e molecolare del CNR. A lui e al suo gruppo al CNR di Napoli, nel 1985, si deve la scoperta

dei geni omeotici nell’uomo, ‘architetti’ che progettano il corretto sviluppo dell’organismo. Una scoperta importante, tanto che nel 2011 il Corriere della Sera l’ha inclusa tra le 10 scoperte italiane più importanti del secolo da ricordare

nella storia d’Italia. Nato a Rodi nel 1941, Boncinelli ha studiato e vissuto a Firenze, dove si è laureato in fisica. Ha dedicato la sua vita allo studio della genetica e della biologia molecolare, all’insegnamento universitario e

alla divulgazione scientifica con la pubblicazione di 79 libri e più di 200 tra studi e ricerche. Tre lauree honoris causa: Medicina (Udine), Farmacia (Firenze) e Filosofia (Palermo).


GIANNI FERRARIO Conosciuto come Giullare d’Impresa, è un Happiness Trainer capace di catalizzare ed entusiasmare. Da più di trent’anni pratica e insegna la meditazione profonda,

dedicandosi a discipline che favoriscono la crescita interiore, l’armonia e la creatività. È stato manager per 35 anni in importanti aziende. Nel 2001 ha iniziato a portare

il linguaggio degli antichi giullari (grammelot), unito alle tecniche di Laughter Yoga e Singing Therapy, nel mondo delle imprese. Per le convention e gli

eventi aziendali ha lanciato L’ ENERGIA DEL BUON UMORE WorkShow©, spettacolo interattivo in continua evoluzione, di grande impatto

energetico ed emozionale, che riscontra sempre più consensi e successi a livello nazionale e internazionale.

img: gianniferrario.com

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AUTORI FABRIZIO FAVINI Consulente, facilitatore e formatore per lo sviluppo del talento in Azienda. Migliora il rendimento del Capitale Umano favorendo la crescita

img: h2biz.net

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di soddisfazione, motivazione, self-engagement, produttività. Utilizza le neuroscienze per favorire l’acquisizione delle

competenze sociali indispensabili a modificare i comportamenti non più funzionali alla crescita sia dell’Individuo che dell’Azienda.

Oltre a numerosi articoli, ha pubblicato i seguenti libri: La Vendita di Relazione (Sole 24ORE); La vendita fa per te (Sole 24ORE); Scuotiamo l’Italia

(FrancoAngeli); Comportamenti aziendali ad elevata produttività – Integrazione tra stili di management e neuroscienze (Guerini Next).


ANTONIO TINELLI Presidente della Comunità di San Patrignano dal 2011 al 2018. Attualmente Amministratore Delegato comunicazione, prevenzione, fundraising della

Comunità. Dopo gli studi in Economia ha lavorato come promotore finanziario fino al 2001, anno in cui è entrato nella Comunità

di San Patrignano. Terminato il percorso di recupero, ha deciso di rimanere in comunità, dove è diventato educatore e responsabile del settore dei chimici/

idraulici. Poco dopo ha iniziato a lavorare all’interno dell’Ufficio accoglienza che si occupa di gestire le richieste di aiuto che arrivano a San Patrignano e

di tutti gli aspetti sociali ed educativi che riguardano il percorso di recupero dalla tossicodipendenza. Si è laureato in Psicologia Sociale a Roma.

img: larena.it

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AUTORI


MANIFESTO PERCHÉ RIVOLUZIONE POSITIVA?

Un nuovo Magazine On Line: conoscenza, innovazione, produttività. Con l’enorme disponibilità di informazioni, resa possibile dalla tecnologia, la nostra vita è diventata molto più veloce e molto più distratta. Abbiamo creato i presupposti per cui il nostro cervello è

meno preciso, fatica di più a concentrarsi. Perdiamo il focus attentivo sui problemi, divaghiamo mentalmente, siamo intermittenti e discontinui nel nostro modo di pensare e, quindi, nel nostro comportamento. Siamo passanti frettolosi e distratti la cui soglia di attenzione dura 8 secondi; siamo meno concentrati dei pesci rossi che arrivano

a 9, ci dicono gli esperti. Siamo diventati bulimici di informazioni, emozioni, immagini, collegamenti, suoni. Divoriamo il tutto in superficie senza gustare, approfondire, riflettere. Oggi chi non si ferma a guardare non vede; chi non si ferma a pensare non pensa. Riscopriamo allora il piacere - o la necessità - di

riflettere, di pensare, di soffermarci per capire meglio dove stiamo andando per essere più consapevoli del nostro tempo, complesso e complicato, e del nostro ruolo, umano, sociale e professionale. Se condividete queste nostre riflessioni, siete invitati a partecipare ad una iniziativa virtuosa resa possibile dalla

combinazione dei saperi e delle esperienze umane e professionali di un manipolo di Pensatori

Positivi,

profondi, competenti e sensibili interpreti del nostro tempo, che hanno deciso di contribuire a questo Progetto. Ad essi si uniscono autorevoli

Testimoni Positivi. A

tutti loro il nostro grazie! di cuore.

Il Comitato di Redazione: Fabrizio Favini Gianni Ferrario Beppe Ravera

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DIDA Les demoiselles d’Avignon” (1907) è uno dei quadri più famosi di Piacasso. In quest’opera Picasso elimina completamente la differenza tra spazi pieni e vuoti, trasformando la composizione in molti piccoli solidi collegati img: wikipedia.org

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tra loro e inquadrati simultaneamente da diversi punti di vista: applicazione geniale e innovativa di una delle caratteristiche fondamentali del Cubismo. I pittori cubisti si impegnano a rappresentare la realtà

non come appare bensì come la percepisce la nostra mente: Secondo questa tecnica, il pittore dipinge lo stesso oggetto come se fosse visto contemporaneamente da vari punti di vista; una percezione del tutto nuova e straniante per lo

spettatore. La pittura di Cézanne, con la sua rigorosa sintesi di volumi geometrici, svolse un ruolo fondamentale nello sviluppo del Cubismo.


NEL PROSSIMO NUMERO:

2 maggio 1519 – 2 maggio 2019: cinquecentesimo anniversario dalla scomparsa di Leonardo da Vinci. Il prossimo numero del nostro Magazine verrà dedicato a celebrare il grande Genio del Rinascimento Italiano, fenomeno culturale, estetico e creativo che ha indelebilmente segnato l’evoluzione della civiltà occidentale.

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CHI DESIDERA ISCRIVERSI AL MAGAZINE È PREGATO DI ACCEDERE A WWW.RIVOLUZIONEPOSITIVA.COM

Ci danno il loro supporto: GR&P Progetti di comunicazione mobile 393-9640500 ravera@grpcomunicazione.it

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Il 25 Marzo, nella affollata Sala Lettura della libreria EGEA - Università Bocconi - si è svolta la presentazione del libro Rinascimento Oggi, a cura di Marzio Bonferroni, che comprende capitoli di vari Autori: lo storico Alberto Torresani, l’economista d’impresa Marco Vitale, il consulente d’impresa Andrea Sparvoli, l’esperta d’arte Valentina Sessa, l’ideatore della Human Satisfaction Marzio Bonferroni, il docente Giacomo Manara e l’esperta di metodi per la creatività Raffaella Pederneschi. Moderatore il giornalista Gianfranco Fabi. Il dibattito che si è creato dopo le relazioni degli Autori ha confermato la grande attenzione oggi crescente in imprenditori, manager, professionisti, docenti e nuove generazioni per una visione umanistica dell’Impresa, oltre che economica. È tempo di risorgere, di ritrovare fiducia nell’antico spirito creativo del Rinascimento per meglio capire il presente, per riallacciarci ad una visione globale dell’Uomo superando il restrittivo modello di customer satisfaction arrivando così a promuovere nelle nostre imprese e nelle nostre professioni una visione ed un metodo innovativi orientati ai valori della Human Satisfaction. Gli Autori contano, pertanto, nella diffusione del filone umanistico che il libro promuove, per un’evoluzione economica di taglio comportamentale che appare sempre più urgente, come afferma nel suo capitolo il noto economista d’impresa Marco Vitale - www.marcovitale.it - ( disponibile per interviste). Per informazioni, commenti, contributi scrivere a fabrizio.favini@fastwebnet.it

CONTATTI fabrizio.favini@fastwebnet.it www.fabriziofavini.it


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