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L’ingegnere umanista
La sfida di un futuro sostenibile passa dalla formazione di figure in grado di dare risposte ai bisogni complessi della società di domani. Il patrimonio archivistico di Maire Tecnimont e il suo know how nella transizione energetica è fonte di ispirazione per gli ingegneri umanisti di domani.
L’Ingegnere Umanista, che può sembrare un ossimoro, è indispensabile per guardare alle sfide future, alle città future, ai modelli di sviluppo di cui abbiamo bisogno. Il contributo alla crescita di questa figura professionale è la mission al centro della Fondazione Evolve di Maire Tecnimont, nata dall’omonimo Gruppo di ingegneria e costruzioni, un Gruppo italiano presente in tutto il mondo e impegnato nel settore della trasformazione delle risorse naturali in una chiave sempre più sostenibile e proiettata nel paradigma della transizione energetica.
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Maire Tecnimont, che ha segnato la storia dell’ingegneria e contribuito alla crescita economica e sociale in tanti Paesi del mondo, nella sua volontà di guardare sempre avanti, di rompere con i paradigmi del passato, di fare le cose in maniera diversa, ha una vocazione pressoché naturale per la ricerca di innovazione, una vocazione che ha voluto portare anche al di fuori del terreno del business, in una sfera più sociale e culturale, quale quella di una Fondazione.
Basandosi sulle competenze cresciute in questi anni all’interno del Gruppo, anche a fronte della costituzione di una società ad hoc - NextChem - dedicata alle tecnologie per la transizione energetica e l’economia circolare, la Fondazione Evolve vuole contribuire a formare, attraverso la collaborazione con scuole e università, in Italia e nei Paesi in cui è presente, figure che contribuiscano a uno sviluppo sostenibile.
È nuova figura professionale, quella dell’Ingegnere Umanista, che tiene insieme tecnica e umanesimo e che sarà sempre più richiesta dal mercato proprio perché in grado sia di interpretare le esigenze sempre più complesse di una industrializzazione sostenibile che di disegnare i modelli futuri delle infrastrutture e dei business che consentiranno uno sviluppo tecnologico secondo i parametri indispensabili a garantire il successo nella lotta ai cambiamenti climatici, assicurando al contempo una crescita economica che porti benessere alla sua popolazione in modo diffuso.
L’Ingegnere Umanista dovrà essere in grado di interpretare i cambiamenti negli scenari economici internazionali calandoli in un contesto sempre più di prossimità; dovrà conoscere e comprendere le problematiche e le dinamiche ambientali e sociali; dovrà individuare soluzioni tecnologiche per sostituire fonti energetiche e materie prime fossili con analoghe a base rinnovabile o circolare (ossia derivanti dal recupero di risorse esistenti, in un’ottica di economia circolare e non più lineare) per mitigare gli impatti delle industrie tradizionali; dovrà sviluppare tali soluzioni con un apporto sempre più digitale con un bilanciamento di sostenibilità economica e portarle a concretezza realizzando infrastrutture industriali in grado di inserirsi nel territorio rispettandone il paesaggio, i cittadini, la cultura.
L’ingegneria umanistica ha la capacità di coniugare creatività e tecnica, fantasia e scientificità. Essa trae la sua ispirazione da quel genio italico, quella capacità di pensiero organico che ha contrassegnato opere di ingegneria e architettura che ci invidiano nel mondo; Ingegneri e architetti che erano anche filosofi, intellettuali, urbanisti, progettisti di città, avendo lo sguardo rivolto al mondo e sapendo interpretarlo nella sua complessità.
Maire Tecnimont possiede un patrimonio documentario derivato dall’acquisizione nel 2003 della Fiat Engineering, che rappresenta un unicum nel panorama degli archivi d’impresa italiani e un’eccezionalità tra quelli delle più importanti compagnie di ingegneria del mondo, e uno fra i più articolati e variegati complessi archivistici riferentesi alle materie di ingegneria, architettura e design.
L’Archivio Storico di Maire Tecnimont testimonia lo sviluppo industriale italiano attraverso progetti e realizzazioni di stabilimenti industriali, centrali, autostrade, trafori, quartieri residenziali, palazzi d’esposizione, scuole (dai primi decenni del Novecento) e l’avvio di importanti progetti di restauro e di rifunzionalizzazione di manufatti preesistenti (dagli anni Ottanta del Novecento).
L’Archivio contiene documenti che testimoniano le diverse fasi della progettazione e della costruzione di molte opere, rivelando le numerose collaborazioni con progettisti di fama mondiale, professori, ingegneri e architetti che sono stati protagonisti dello sviluppo dell’ingegneria italiana del primo e soprattutto del secondo dopoguerra. In particolare, fra i molti nomi si possono citare quelli di Arturo Danusso, Giorgio Rigotti, Pier Luigi Nervi, Gino Covre, Ludovico Quaroni, Lucio Passarelli, Gabetti e Isola, Riccardo Morandi, Gino Valle, Gae Aulenti, Mattè Trucco, Renzo Piano, Silvano Zorzi, Giuseppe Valtolina, Lawrence Halprin, Leon Krier, Annibale Vitellozzi, Adolfo Natalini, Amedeo Albertini e Franco Levi.
Accanto a questo patrimonio, Maire Tecnimont persegue la volontà di valorizzare le esperienze storiche dell’area chimicoindustriale per arrivare ad una eredità più ampia in cui identificarsi anche in forma di ingaggio verso i giovani.
L’Ingegnere Umanista riparte da questo importante passato per guardare avanti all’enorme processo di cambiamento necessario nel sistema della gestione delle risorse naturali, in quello produttivo, logistico, organizzativo: pensiamo allo sviluppo di tecnologie green, alle nuove infrastrutture energetiche e produttive a bassa impronta carbonica, alla produzione di energie rinnovabili e di idrogeno e nuove griglie di distribuzione, ai mezzi - navi, aerei, treni, trasporto su gomma - alimentati da carburanti a basse emissioni, da idrogeno o da elettricità, ai sostituti da trovare di terre rare e materiali critici, allo sviluppo di accumulatori e batterie, allo sviluppo di piani di adattamento climatico, di nuovi modelli di business e organizzativi, alla trasformazione digitale al servizio di questo cambiamento epocale.
Tutto questo significa formazione di centinaia di migliaia di nuove figure professionali; significa scambi culturali, piattaforme condivise di accrescimento della conoscenza, capacità di cambiare i comportamenti e di influire sulla cultura delle persone.
In Europa, il movimento del New European Bauhaus, una imponente operazione culturale trasformativa promossa dalla Commissione Europea, di condivisione di esperienze, saperi e visioni tra gli attori della società, intende creare quella osmosi che poi deve essere effettivamente il motore di questo grande cambiamento. L’ingegneria umanistica rientra in questo quadro: è interdisciplinare, aperta, non può prescindere dal dialogo e dalla comunicazione, da una visione multiculturale della società come ecosistema. La trasformazione che ci attende non ha bisogno soltanto di specializzazione, ma di sinergie, di processi che coinvolgono esperienze e consapevolezze, perché queste scelte comportano di essere accettate o, meglio, condivise.
Ilaria Catastini