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L’educazione per sbloccare il cambiamento e il futuro

Le attività umane, per poter sostenere i bisogni delle persone - anche quelli non strettamente necessari - sono storicamente basate sull’estrazione insostenibile di risorse naturali. L’Earth Overshoot Day rappresenta l’apice di questo processo: ogni anno, la nostra specie supera, con il proprio ritmo di estrazione di risorse, la capacità del pianeta di rigenerarle. Ed è proprio qui che il concetto di insostenibilità emerge in tutta la sua chiarezza: per far funzionare la nostra società e mantenere il nostro stile di vita attuale, prendiamo in prestito dalle generazioni future risorse economiche ambientali e sociali. Per rendere questo modello “sostenibile” sarebbe necessario avere a nostra disposizione quasi due pianeti Terra. Le conseguenze di tutto ciò non si notano solo a livello locale: gli impatti generati da stili di vita eccessivamente consumistici, hanno ripercussioni su ecosistemi anche molto distanti geograficamente. È il caso della plastica nei mari o della concentrazione di sostanze chimiche all’interno del latte materno. In questo caso, l’esposizione ad agenti trasformativi come quelli inquinanti va ad agire non solo sull’ambiente, ma persino sul nostro fisico e sulla nostra salute.

Anche le piccole azioni quotidiane hanno un impatto sul pianeta. Quante volte al giorno ci capita di utilizzare un’app di messaggistica o di mandare una mail? Secondo lo studio del 2010 “How bad are bananas: the carbon footprint of everything”, di Mike Berners-Lee, ricercatore e scrittore in ambito di impronte ecologiche, una singola email di solo testo produce 4 grammi di CO2, mentre una mail con allegati arriva anche a 50 grammi di CO2. È stato stimato che, in media, in un anno sono 136 i chilogrammi di CO2 prodotti da ciascuno di noi tramite le email, che corrispondono a un viaggio in auto di circa 320 chilometri.

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Le attività umane comportano fenomeni che spesso inizialmente non si notano, perché i loro effetti sono caratterizzati da una crescita di tipo esponenziale. Ma andiamo con ordine e proviamo un esperimento: prendiamo un foglio di carta e pieghiamolo 13 volte. A ogni piega andremo ovviamente a raddoppiare lo spessore totale del foglio rispetto a quella precedente. Secondo voi a che altezza arriveremo alla fine?

Alcuni studenti del MIT di Boston ci hanno provato e, piegando 16 km di carta igienica, hanno raggiunto uno spessore di circa un metro. Ricordiamoci che siamo partiti da qualcosa come la carta, che nella vita di tutti giorni percepiamo avere sostanzialmente uno spessore pari a 0. E ora se invece di 13 volte piegassimo il foglio 42 volte? L’aumento sembra relativamente contenuto, poco più di tre volte in più rispetto all’esercizio di prima. Invece, essendo in atto una crescita di tipo esponenziale, l’altezza raggiunta sarà quasi la metà della distanza tra la Terra e la Luna.

Oggi sono tantissimi i fenomeni che seguono questo trend. Per anni non ci siamo accorti della loro esistenza; poi all’improvviso tutte le conseguenze si sono rivelate in maniera devastante: il cambiamento climatico, l’inquinamento dell’aria e delle acque, l’estremizzazione della siccità a cui segue l’aumento degli incendi, la perdita di biodiversità e l’erosione del suolo, l’aumento delle disuguaglianze tra ricchi e poveri. E sarà sempre peggio se non agiamo.

C’è dunque sempre più bisogno di un cambiamento profondo nei modelli di produzione e di consumo, facendo sì che rigenerino la società e la biosfera invece di deturparle. Tante realtà, come imprese, istituzioni e singoli cittadini stanno già portando avanti azioni straordinarie, ma non è abbastanza e per raggiungere una piena sostenibilità serve il contributo di tutti.

È qui che diventa fondamentale il ruolo delle giovani generazioni. Da diversi anni i giovani sembrano essere sempre più guidati dalla necessità di contribuire a risolvere le grandi sfide del XXI secolo: affrontare la crisi climatica, creare un mondo più equo e giusto, adattarsi e affrontare le conseguenze involontarie delle tecnologie in più rapida evoluzione. Pensiamo alla crescente partecipazione nei movimenti internazionali come Fridays For Future ed Extinction Rebellion, o a quelle personalità che si stanno attivando in prima linea per rompere il legame con un passato di insostenibilità: Greta Thunberg con le proteste contro l’inazione di governi e imprese per risolvere la crisi climatica; Malala Yousafzai vincitrice del premio Nobel per la pace per il suo impegno per l’educazione femminile in Pakistan; Angela Devis, femminista impegnata a combattere le discriminazioni razziali, e molti altri ancora.

Le nuove generazioni, grazie alla loro energia, alla capacità di portare nuovi concetti nei gruppi sociali, a partire dalla famiglia, e al fatto che influenzeranno il mondo negli anni a venire, giocano un ruolo importante in una partita decisiva come quella della transizione. Così come l’educazione. Un esempio virtuoso in tal senso è #UnlockEducation, la nuova campagna di educazione sui temi della sostenibilità promossa dalle B Corp italiane.

Un progetto che vuole formare la prima generazione di giovani in grado di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità di quelle future di fare lo stesso. Milioni di ragazze e ragazzi avranno così la possibilità di acquisire conoscenze, competenze e strumenti che permetteranno loro di costruire e vivere in un’economia e in un futuro più inclusivi, sostenibili e rigenerativi.

L’idea è quella di mettere a disposizione degli studenti, delle classi e delle scuole, 10 video pillole, presentate dal divulgatore scientifico, influencer e youtuber Adrian Fartade, che trattano i concetti di base della sostenibilità e che possono essere anche integrate nel programma scolastico. Gli studenti possono così usufruire dei contenuti, resi disponibili gratuitamente su Youtube, sia in solitaria che in gruppo, mettendo poi in pratica quanto imparato attraverso azioni di impatto positivo concrete.

In iniziative del genere naturalmente risulta fondamentale il coinvolgimento delle istituzioni e degli attori dell’ecosistema educativo italiano, come le scuole e le università; è anche per questo che #UnlockEducation fa parte del Piano RiGenerazione Scuola, il progetto che il Ministero dell’Istruzione ha lanciato proprio per accompagnare le scuole nella transizione ecologica e culturale e nell’attuazione di percorsi di educazione allo sviluppo sostenibile.

Stiamo sperimentando un’ondata di cambiamento senza precedenti e le sfide che oggi si pongono davanti a noi non sono che l’inizio. Tanti giovani stanno dimostrando di voler fare la loro parte, ma non è giusto scaricare su di loro la responsabilità di questa transizione. È chi ha le risorse, le conoscenze, l’influenza e l’esperienza per cambiare i paradigmi di produzione e di consumo che ha oggi due responsabilità fondamentali: accelerare un’evoluzione virtuosa attraverso le proprie azioni e fornire alle nuove generazioni gli strumenti per fare altrettanto.

Eric Ezechieli e Paolo Di Cesare

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