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Il tabù dell’energia nucleare
Il discusso cofondatore di Green Peace, Patrick Moore parlando dell’energia nucleare diceva che è un errore associare l’energia nucleare alle armi nucleari come se la parola nucleare fosse il male. Fortunatamente, insisteva, non si fa la stessa associazione con la medicina nucleare.
Sull’ultimo numero del Bulletin of the Atomic Scientist c’è un articolo a firma di Kerry Emanuel che cerca di riaprire il dibattito sull’utilizzo dell’energia nucleare che è di piena attualità anche in Italia. Kerry Emanuel è professore di meteorologia al Massachusetts Institute of Technology (MIT) ed è una autorità riconosciuta nello studio in particolare degli uragani. Se il premio Nobel venisse assegnato non in base a ragioni di geopolitica lui lo meriterebbe in pieno. L’articolo è intitolato “La paura del nucleare: Un ostacolo irrazionale ad una reale azione climatica.” La gente non vuole il nucleare perché lo associa alla bomba ma anche perché ricorda incidenti come quello di Chernobyl e Fukushima Daiichi.
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A Chernobyl (che adottava una tecnologia assai primitiva) sono morte 16 persone ma gli effetti a lungo termine potrebbero interessare fino a 60.000 persone. L’incidente di Fukushima - la cui prima causa è stato lo tsunami - ha provocato poche vittime che possono essere messe in relazione con il reattore rispetto alle 16.000 causate dal disastro naturale.
Un altro incidente che ha avuto un effetto psicologico devastante è stato quello di Three Mile Island in Pennsylvania nel 1979 che non ha provocato vittime ma che ha praticamente interrotto la costruzione di nuovi reattori negli Stati Uniti. Quasi tutte le vittime attribuibili all’uso di energia nucleare fanno riferimento all’incidente di Chernobyl del 1986.
Ora si calcola che annualmente circa 8.7 milioni di persone muoiono prematuramente dall’ingestione di polveri sottili che risultano dall’uso di combustibili fossili (solo in Italia sono 50.000 e 60.000 in Germania). Si calcola altresì che senza interrompere la costruzione di nuove centrali nucleari si sarebbero salvate ben 32 milioni di vite umane nel periodo dal 1990 al 2010. Anche in questo caso la funzione dei media è fondamentale nel chiarire che la pericolosità del nucleare è una fake news.
Oramai è evidente l’esigenza di decarbonizzare la produzione di energia. La concentrazione di anidride carbonica in atmosfera è aumentata da 280 parti per milione (ppm) in epoca preindustriale a oltre 400ppm attuali. Questo ha provocato un inequivocabile aumento della temperatura media della Terra e anche se gli effetti collaterali (siccità, fenomeni estremi, etc.) di questo aumento sono ancora oggetto di ricerche è chiaro che bisogna ridurre il rischio che questi effetti si manifestino. Al momento attuale esistono solo due misure per realizzare questo obiettivo: la riduzione del consumo di combustibili fossili e l’estrazione dell’anidride carbonica al momento della sua produzione o dall’atmosfera. Queste tecnologie esistono ma sono assai costose e inoltre se si pensa che oggi solo il 25% dell’energia consumata è di tipo elettrico significa decarbonizzare settori quali il trasporto (l’auto elettrica ha senso se la ricarica viene fatta da fonti rinnovabili), l’agricoltura, il riscaldamento etc. Inoltre si devono tenere in considerazione le necessità energetiche dei Paesi in via di sviluppo.
Al momento attuale le fonti principali di rinnovabili sono l’idroelettrico, il vento, il solare e la fissione nucleare. L’idroelettrico è praticamente congelato perché la costruzione di nuove dighe è fortemente osteggiata. Inoltre la mancanza di risorse idriche è attribuibile in certi casi ai cambiamenti climatici. La diffusione dell’energia eolica e solare ha un limite di saturazione delle reti energetiche di circa il 40%. Infatti queste rinnovabili sono intermittenti e quindi necessitano necessariamente di impianti di recupero e stoccaggio, che sono costosi. Inoltre un limite per gli impianti solari è che richiedono 300 volte la superficie di un classico impianto di produzione dell’energia. Gli impianti di energia eolica presentano diversi problemi di opposizione (fauna aerea e marina) e gli impianti solari non sono del tutto sicuri da un punto di vista ambientale. Le celle solari contengono sostanze fortemente inquinanti e di difficile dissipazione.
Il nucleare ha i suoi problemi che si possono riassumere nell’estrazione di materiale fissile (miniere di uranio), sicurezza dei reattori, scorie nucleari e rischio di proliferazione. Negli USA si stima che in un periodo di 50 anni ci sono stati 600 decessi attribuibili all’estrazione dei uranio ma solo nel 2018 ci sono stati 1600 decessi da cancro dei polmoni da estrazione del carbone. Le scorie nucleari sono dissipabili in luoghi sicuri della crosta terrestre per cui il vero pericolo di una diffusione estesa dell’energia nucleare rimane la proliferazione, cioè il rischio di costruire la bomba.
La realizzazione di un certo tipo di reattore nucleare richiede l’arricchimento dell’uranio che consiste nel portare il suo contenuto a pochi punti percentuali dell’isotopo Uranio 235. Per costruire una bomba l’arricchimento deve essere del 90%. La tecnologia di arricchimento può essere sviluppata per arrivare al combustibile adatto per un reattore ma anche per una bomba. Da qui nascono i ben noti problemi con i programmi nucleari dell’Iran e della Corea del Nord. Questi Paesi hanno sviluppato i programmi avendo in mente la bomba per cui la costruzione di impianti commerciali non è un prerequisito per l’acquisizione di tecnologie di arricchimento fino al 90%.
Secondo Kerry Emanuel il modo migliore per far fronte all’emergenza climatica è quello di una combinazione di produzione di energie rinnovabili e di energia nucleare seguendo l’esempio di Paesi come la Francia e la Svezia. A rigore l’energia nucleare non è rinnovabile (anche le miniere di uranio, torio, ecc, tenderanno ad esaurirsi) ma le riserve dovrebbero essere sufficienti per molti secoli a venire.
Una via per risolvere il problema del global warming è decarbonizzare le sorgenti di energia e da questo punto di vista lo sdoganamento dell’energia nucleare può dare un contributo fondamentale a raggiungere l’obiettivo.
Guido Visconti