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CAPITOLO IX

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CAPITOLO VIII

CAPITOLO VIII

La Guerra D Elle Nazioni

La rivoluzione francese sconvolse violentemente tutti i tradizionali canoni di comportamento, compreso naturalmente quello militare.

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Nel giro di qualche anno il vecc hio esercito francese - professionale e dinastico, costituito per un terzo da mercenari stranieri - scomparve ed il suo posto fu preso da un esercito nuovo che nella superiorità numerica e nel fe rvore morale trovò i fattori della vittoria, a dispetto della sua imperizia e della s ua inesperienza.

Le armate della Francia rivoluzionaria impiegarono, infatti, gli stess i fucili e gli stessi cannoni già in dotazione all'eserci to regio ma con ben altro rendimento perché esse muovevano incontro al nemico animate da una nobilissima causa: difendere prima di tutto l'indipendenza della Naz ione e portare poi agli altri popoli quelle conquiste politiche e sociali che avevano trasformato il soldato francese da suddito in cittadin o.

La gue rra , di conseguenza, assunse un carattere profondamente nazionale, coinvolgendo in modo integrale le risorse demografiche ed eco n omiche dell'intera nazione.

La lotta armata non fu più uno strumento a disposizione del sovrano per la conquista di una provinc ia o di uno sbocco commerciale, ma il mezzo decisivo per risolvere quei problemi di interesse generale e permanente ch e condizionavano lo sviluppo, l'avve nire e la stessa esistenza della nazione.

La guerra ritornò ad essere la suprema /ex per la salus rei publicae, intrapresa con lo scopo di annientare l'avversario e di imporgli una duratura sottomissione e condotta quindi se nza limitt'lzioni, con estrema decisione e con aspre modalità.

L e guerre della rivoluzione

Inizialmente l'Asse mblea Nazionale francese , molto diffidente n ei confronti dell'esercito, respinse la proposta di adottare la coscrizione militare, ritenendola les iva del principio di lib ertà individuale. Furono pertanto cong edati i reggimenti stranieri ma mantenuti in vita quelli costituiti da m e rc e nari francesi com e unità di linea, a cui fu affiancata la Guardia Nazionale, a reclutamento volontario, destinata ai se rviz i territoriali ed a costituire il pre si dio interno d e ll e conquiste rivolu zionari e

An che nel campo dottrinale l ' avvento d ella rivo luzione non comportò sos tanzi ali cambiamenti Il nuovo regolamento tattico per l'impiego della fanteria , edito nel 1791, ancora pre s criveva infatti: formazione di combattimento s u due linee spiegate; cavalleria di sostegno alle ali della fanteria; man ovr a p e r linee s pi egate o per linea di colonna a distanza intera 1; forma zione in quadrato di più ba ttagli o ni per opporsi alle cariche di cavalleria. Ness un acc en no all'impiego della r iserva e assen za totale del concetto di s caglionamen to in profondità delle forze.

L' atteggiamento d ei politici e dell'opinione pubblica n ei riguardi dell'esercito camb iò tuttavia completame nte non appena gli eserciti d ell'Austria e d ella Prussia si avvicinaro no alle frontiere

Di fronte alla n ecessità di difende rsi dall'attacco d elle potenze straniere, la Costituente dovette d elib e rare un sostanzioso aumento organico d ell'esercito operante e, co n la legge del 23 agosto 1793, estese lo stato di requisizione permanente a tutti i ci ttadini c elibi che avessero compiuto il diciottesim o anno di età. In sos tan za fu applicata la leva di massa, anche se fu stabilito che il provve dim ento avesse carattere eccezionale e trans itorio.

L'e se r cito di linea fu costituito d a tre g randi categorie: i c orpi di or dinanz a, che conservavano i caratteri d e ll e truppe merc e narie, cioè poco spirito di co es ion e e sufficiente capacità professionale; i bat t aglioni di gua rdi e na zio nali mobilitate, più di duecento cinquanta, i quali avevano l 'impronta de ll e unità costituite con soldati di l eva, cio è sviluppato s e ntimento del dover e , ma poco e ntusiasmo; i battaglioni di vo lontari, quasi quattrocento, privi di istruzione, ma animati da alto spirito com b a ttivo .

Nell 'anno 1793 tutte queste unità fur o n o fuse in sieme nell'ambito r eggimentale e le ope razioni di amalgama durarono fino al 1795 . Allorché fu decretata la leva in massa, i cittadini furono divisi in tre catego ri e in base all'e tà: la prima categoria, formata dai cit tadini celibi da diciotto a ve nticinque a nni, formò le unità operative, d ette di linea; la seconda, co mpre n siva dei cittadini dai ventisei ai tr e nta a n ni, doveva essere pronta ad entrar e in campagna e, nell'atte s a, forma r e unità territoriali che divennero ben presto di linea; la terza, infine, composta dai rimanenti, restava a disposizione del governo. La Francia poté così armare quasi un milione di uomini (1793- 179 5).

Con la legge Jourdan, del settembre 1798, fu infine sancito il prinèipio che "quando la patria è in pericolo, tutti i cittadini sono chiamati a difenderla e, cessato il perico lo, l'esercito resta costituito dagli elementi forniti dalla coscrizione e dall'arruolamento volontario"

Fu cioè stabilito per legge, e non più con provvedimento di carattere eccezionale, l'obbligo generale al se rvizio per tutti i cittadini abili, ne ss uno escluso, dai venti ai ve nticinque anni; gli esuberanti erano iscrit ti alla Guardia Naz ionale; nessuno poteva ricoprire cariche pubblich e se non aveva adempiuto agli o bbligh i di leva. L'e serci to venne così ad essere costituito da elementi in se rvizio forniti dalla leva ed, in caso di gue rra, anche da elementi richi amati da l congedo. Questa organizzazione fu sostanzialmente mant e nuta anche n e l periodo napoleonico.

La rivoluzione aveva provocato l'esodo dall'esercito di quasi tutti gli ufficiali provenienti dalla nobil tà e, a partire dal 1791, gli ufficiali furon o tratti dai sottufficiali o n omina ti p e r elezione dai gregari. Il sistema però inge n erò presto abusi a scapito della disciplina e, nel 1793, si stabili che le promozioni avvenissero per elezione n ella proporzione di un te rzo, per anzianità di servizio per du e terzi . In seguito si introdusse la promozi one per merito di guerra e fu abolito l'avanzamento per elezione.

Sempre nel 1793 fu migliorato l'ordinamento d ella divisione, che divenne un'unità idonea a iniziare, svo lgere e concludere il combattimento Essa fu costituita da uno stato maggiore, quattro m ezze brigate (da dodici a sedici battaglioni) di fanteria di linea, una me zza brigata (trequattro battaglioni) di fanteria leggera, uno o due r eggi m e nti di cavalle ria (ciascuno di tre o cinqu e squadroni), due compagni e di artiglieria (ciascuna su otto p ezz i) , truppe tecniche e ser vizi.

Ciascun battaglione aveva una forza di settecento uomin i ed era diviso in nove compagni e, un a delle quali e ra formata da uomini scelti, granatie ri nella fant e ria di lin ea , carabinieri in quella leggera. L'armamento del fante era il fucil e, co n baionetta a ghie ra , calibro mm 17 ,5, lu ngo m 1,52, con gittata ma ss ima di n ovece nto metri e con tiro efficace sino a duecentocinquanta. La co mpagn ia di artiglieria da campagna comprendeva sei cannoni da quattro li bbre e due obici da se i pollici.

I cannoni impiegavan o munizionamento a palla piena e a mitraglia; gli obici proiettili scoppianti a mitraglia. La cad enza di tiro era di due colpi al minuto, il raggio di azione efficace da seicento a mille metri. La forza comp lessiva della grande unità pot eva arrivare a dodicimila uomini.

Dopo le prime guerre della rivo luz ione lo schieramento della divisione avveniva per lo più in questo m o d o : avanti, in ordine sparso, la mezza brigata di fanteria leggera; a circa duecento metri u n a schiera di ba ttaglioni, di norma in linea spiegata e talvolta in colonna aperta; a distanza quasi uguale una seconda schiera di battaglioni in colonna serrata.

L'artiglieria era schierata negli intervalli dei battaglioni, la cavalleria alle ali. Quest'ordine fu chiamato perpendicolare, perché le truppe erano scaglionate nel senso de ll a p r ofondità anziché essere disposte , come n e l1'ordine lineare, su due schiere es tese, rigide e sottili.

Nell'az ione offensiva le truppe in ordine sparso iniziavano l'attacco, appoggiate dall'artiglieria e dalla prima schiera che ri n forzava la catena dei tiratori; alla seconda schiera era affidata , insieme col resto delle truppe, l'azione decisiva d'urto che la cavalleria completava.

Nella dife n s iva le truppe in ordine sparso e la p r in1a schiera sostenevano l'attacco, la seconda schiera costituiva unità di riserva a dispos izione d el comandante insieme con la cavalleria.

Anche se non esplicitamente sancito dai rego lamenti, nella pratica del combatti m ento l'ordine misto, n el quale le evoluzioni della linea ed i movimenti in colonna si combinavano variam e nte, dive nne la n o rma e si radicò l'impiego dei cacciatori, sia sotto forma di nuclei storm eggianti sulla fronte o sui fianchi dello schi e ramento sia sotto quello di int eri battaglioni, operanti quali truppe leggere nei terre ni accidentati e boscosi . Evidentemente nell'impiego dei cittadini soldati il pericolo d e ll e diserzioni n o n costituiva più un freno!

L' impi ego d ei cacciatori durante le marce conferì una maggiore elasticità al movimento delle truppe, eliminando le piccole resistenze e garantendo la sicurezza, mentre combattimento durante permise di far entrare i grossi in azione a situaz ione s chiarita

Altra innovazione fu costituita dal largo impiego della divisione che permise di fraz ionare le armate , cons ervandon e intatta l'un ità disciplinare e tattica, dilatandone la zona di azione e rendendo meno difficil e la manovra di avvo lgimento.

U na legge del 1793 sancì il passaggio al genio dei battaglioni zappatori e di quelli minatori, i pontieri continuarono invece a far parte dell ' artiglieria.

N el campo logistico il gov erno repubblicano si limitò ad abolire i magazzini, che erano stati causa di furti e di scorrettezze amministrative; le armate della rivoluzione vissero con requisizioni n ei pae si occupati. Questo sistema, praticato in modo irregolare, degen erò in sacch eggio, fece p e rò acquisire agli eserciti francesi una gran de mobilità.

Per quanto riguarda l'impiego stra t egico tutto l' e se rcito, molto ingrandito p e r il largo gettito offe rto dalla leva, fu divis o in armate autonome, formate da un numero vario di divisioni, che operarono indipendentemente le une dalle altre. Di conseguenza nella co nd o tta delle operaz ioni mancò l'unità di comando, nonostante una so s tan zial e unità di indirizzo politico.

Inizialmente i gen e rali francesi, ligi ai vecchi m e todi d ella guerra di cordone, perseverarono nel sistema di tutto coprire o di a t taccare su tutti i punti, con un grand e di sse minamento delle forze. Ma nel 1793, quando la Francia fu inv asa e fu adottata la lev a di massa , la condotta d ella guerra prese un carattere n e ttame nte offen s ivo r eso possibile dalle finalità politiche :attribuite alla gue rra, dal gran num e ro d i combattenti fornito dalla coscrizi o n e, dalla flessibilità delle armate artico late in div is io ni , dalla mobilità derivante dalla soppressione d e i magazzini e, infin e, dall'energia dei giovani generali posti a capo d ell e armat e: Jourdan, Hoch e , Moreau 2

Per costringere gli es e rciti avversari a ritirarsi dal suolo france s e Carnot, il grande matematico e ufficiale del genio n ell' ese rcito r egi o dive nuta mini stro della Guer ra , pr escrisse ai generali di impiegare le armate a massa contro le ali dello schierame nto avversario, in modo che il centro, r imanendo isolato, fosse costretto a ripiegare.

Cominciò così a g e n e ralizzarsi il ric o rso alle manov re avvolgenti, ma p o chi g e n e rali repubblicani e rano in grado di condu rl e con successo, l' imp iego, inoltre di piccole armate autonome sparse sui v ari fronti , da quello d elle Fiandre a qu ello d'Italia, non co nsentiva di ott e nere un risultato d e ci s iv o .

Napoleone

La guerra assuns e un più rapid o ritmo ed una più coordinata condotta quando N apoleone riuscì a concentrare nelle su e mani il pote re politico e quello militare. Egli aveva compreso le nuove, immense potenzialità insite nell'esercito di massa, ne riso lse i problemi, ne fece una forza irresistibile lanciata alla vittoria ed alla conquista dell'Europa. La comprensione delle possibilità intrinseche di un esercito di cittadini è l'essenza del genio militare di Napoleone che sfruttò aJ meglio l'intelligenza e l'individualità dei suoi coscritti.

Il grande corso ereditò uno strumento operativo di eccezionale qualità: ideologicamente motivato, reso professionalmente capace ed esperto da anni ed anni di guerra, dotato di un armamento almeno pari a quello impiegato dagli eserciti avversari Non ebbe pertanto necessità di operare grandi riforme, il suo genio incomparabil e si dimostrò nell'impiego nuovo di uno strumento già esistente.

L'unità di comando consentì anche l'economia de ll e forze, tutte riunite per la battaglia d ecisiva, e la vittoria accompagnò per lunghi anni le armate napoleoniche in tutta l'Europa.

Lo stesso Napoleone nelle Memorie ha lasciato scritto: "Ogni guerra d eve essere m etodica, perché ogni guerra deve essere condotta in conformità ai principi ed alle regole dell'arte militare con uno scopo preciso. Essa deve, inoltre, essere alimentata da forze proporzionat e agli ostacoli che si prevede di incontrare.

È inoltre necessario che l'esercito sia riunito perché l'unitarietà del comando è una n ecessità primaria in guerra.

Bisogna tenere l'esercito riunito, concentrare tutte le forze possibili sul campo di battaglia, non offrire punti vulnerabili al n emico, approfittare di tutte le circostanze favorevoli, giungere rapidamente nel punto decisiv o" . Queste affermazioni non significano assolutamente che Napoleone seguisse ostinatamente il principio dell'offensiva ad oltra nza. "L'intera arte della guerra" egli scrisse " consiste in una ben concepita e circospetta difesa, seguita da rapidi ed audaci attacchi". Egli, inoltre, non era pregiudizialmente ostile alla fortificazione campale: "È un principio della guerra che ogni corpo distaccato debba trincerarsi, ed è questa una delle prime cose che si debbono fare quando si occupa una posizione".

Napoleone non fu mai prigioniero di schemi precostitu~ti, nella condotta delle op erazioni si attenn e a principi di grande semplicità ma che richiedono, per essere correttame nte applicati, molte qualità ...

Nel campo ordinativo Napoleone, per esigenze strategiche e di grande tattica, istituì il corpo d'armata, che divenne l'unità tattico-logistica fondamentale, comprendente reparti di ogni arma in misura tale da poter svolgere un'azione isolata di una certa importanza. Al comando di tale unità Napo leone mise quasi sempre un generale, con il rango di Maresciallo dell'Impero, al quale lasciò ampia libertà in campo addestrativo e disciplinare.

Un corpo d'armata era costituito da due -qua ttro divisioni di fanteria, da una brigata o divisione di cavalleria, da parecchie batterie di artiglieria e da un certo numero di reparti del genio e dei serv izi. L'esatto numero di divisioni e di cannoni assegnati ad ogni corpo d 'armata variava a seconda delle necessità, sia per confondere lo spionaggio nemico e sia come riflesso del compito assegnatogli e del talento del comandante.

L'istituzione organica del corpo d'armata conferì alle armate napoleoniche una grande flessibilità di impiego e contribuì a rendere più rapido il movimento, consentendo una razionale utilizzazione della rete stradale, grandemente sviluppata sul finire del secolo XVIII in quasi tutti i paesi europei.

Il criterio seguito da Napoleone per il frazionamento in aliquote delle armate durante il movimento era semplicissimo: la divisione, il corpo d'armata e l'armata, pur muovendq su itinerari diversi, erano da considerare riuniti se tutti i loro reparti erano in grado di entrare in combattimento rispettivame nte nel giro di una, tre e sei ore.

Di conseguenza un'armata poteva anche raggiungere una fronte di avanzata di ventiquattro chilometri, distanza ch e un reparto di fante ria poteva percorrere in sei ore.

Di norma nella marcia al n e mico l'armata as segnava un itinerario a ciascun corpo d'armata. Su questo itinerario il corpo d'armata muoveva in colonna, protetto s ulla testa dalla divisione di cavalleria. Il tempo di sfilamento della colonna, non considerando la cavalleria spinta in avanti a distanza, non do v eva superare le tre ore.

In prossimità del nemico gli intervalli tra le unità diminuivano e quando la rete stradale e.tra insufficiente i reparti di fanteria e cli cavalleria marciavano fuori strada, mentre i convogli di artiglieria e della sussis t enza procedevano sulla strada su due file.

In campo logistico le innovazioni d i Napoleone furono me n o feli ci. Gli improvvisati e disordinati servizi logisti ci rappresentarono sempre una pagina g rigia nella storia dell'epopea napoleonica. La rivoluzione aveva sostituito al s istema dei magazzini lo sfruttamento d elle ri sorse locali, Napoleone, rendendosi conto ch e co n tale sbrigativo metodo non sarebb e stato p oss ibil e rifo rnir e una massa ingente di u o mini , aveva crea to grandi depositi di rifornim en ti , ma non poté risolvere co mpletam e nte il proble m a di trasportare i vive r i ed i materiali con la necessaria temp es ti vità.

Il vettovagliamento de lla Grande Armée era assicurato da un duplice sistema di approvvigionamento: il ricorso alle risorse locali con spietate requisizi oni e il rifornimento dal terri torio nazionale.

Lung o la linea di comunicazione che univa l'esercito alla Francia, in luoghi sicuri ed a una distanza di quattro -cinque tappe, venivano dislocati i magazzini nei quali erano ammassate le forniture loca li e quelle che arrivavano da t er go. Tra maga zzino e magazzino, ad una di stanza oscillante tra i ve nti ed i ve ntic inque chilometri, erano dislocate le staz ion i di posta con i cavalli di ricambio per i convogli che dai magazzini ri fo rniva n o le truppe. Nel carreggio di corpo d 'armata erano custodite, p er ogni evenienza, quattro gio rnat e di biscotto.

Era prassi costante, in ol tr e, distribuire v estiario nu ovo e tre paia di scarpe prim a di entrare in campagna.

Il rifornimento delle munizioni e ra assicurato dai reparti d el treno di artiglieria, a n c h e per l'armame n to individuale. Nei cassoni dell'artiglieria divisionale e di que lla di corpo d'armata erano ammassati circa centottanta colpi per ogni pezzo e settantacinque cartucce per ogni fucile.

Sopra ttutto a causa de l difettoso fu n zio namento dei trasporti n on sempre i rifornimenti giun gevano alle truppe con r ego larità, g li eserciti napoleon ici lasciarono perciò al lor o passaggio pesanti trac ce di incontrollate req ui sizioni, di furti, d i soperchi erie ed il saccheggio divenne per il soldato n apo leonico un'abitudine ch e provocò forti risentime nti nelle popolazioni ed ebbe anche effetti n egativi su lla disciplina. Durante le soste notturne gli u o mini occupava n o in tera m e nte i villaggi d ei dintorni o, n o n disponendo di tende, dovevano accontentarsi di bivacchi improvvisati. Il servizio sanitario poi fu sem p re particolarmente disastroso. Il materiale sanitario, gli strumenti e le stesse ambulanz e era n o sempre in coda ai convog li dell'esercito con le conseguenze che si posso n o facilmente immaginare. Solo i primari chirurghi potevano procurarsi un cavallo, pagandolo di tasca propria; gli altri medici si spostavano a piedi, con il sacco sulle spalle, come i soldati, ma dietro di loro. Arrivavano quindi sul campo di battaglia stanchi, coperti di po lvere o di fango, non certo in condizioni ideali per operare.

Sul campo di battaglia poi nemmeno un portaferiti. I feriti in grado di muoversi si trascinava no penosamente ve rso le retrovie, gli altri riman evano sul campo. Le ambulanze, sulle quali dovevano essere sgomberati i feriti, erano costantemente insufficienti come le bende, i medicamenti e gli str umenti per amputare o trapanare. Nove volte s u dieci questo materiale poi non arrivava al mom e nto della battaglia, o risultava introvabile in mezzo alla confusione dei carri e dei cannoni.

Soprattutto in caso di disfatta, non importa di quale esercito perdente facesse parte, il ferito aveva una possibilità su mille di essere soccorso prima di morire 3.

Quanto alle modalità di impie go delle grandi unità nel campo tattico, una delle principali innovazioni attuate da Nap oleo n e fu l'introduzio n e nella pratica dell'ordine misto, già imperfettamente attuato dalle truppe della rivoluzione. L'ordine normale divenne cioè la combinazione sulla linea di combattimento di battaglioni s piegati in linea e di battaglioni in colonna, agenti i primi col fuoco, i secondi coll'urto e che si davano un mutuo appoggio a seconda delle necessità della lotta e delle condizi oni del terreno.

Napoleone, comunque, fu esse nzialmente uno stratega. Egli ottenne, infatti, la rottura dell'equilibrio a danno dei suoi nemici non soltanto assicurandosi, nel punto più importante, la superiorità morale e materiale, ma anche con l'opportuna s ce lta della direzione dei suoi attacchi e con la rapidità delle sue m osse: vale a dir e con i suoi sistemi di manovra.

Di tali sistemi Nap oleo n e non n e impiegò che due: o la manovra avvolgente, che egli attuò quando disponeva di una massa numericamente s uperiore a quella avversaria; oppure la manovra centra le, che egli e ffe ttuò quando, in inferio rità di forze, profittò della separazione delle mass e nemiche per batterle successivamente.

Di seguito un rapido esame delle due diverse manovre.

La manovra avvolgente iniziava con la rapida e segreta raccolta delle forze in una località prossima al teatro d ' operazione e pros egu iva con la veloce marcia di queste forze sino ad occupare una linea geografica che dominasse le comunicazioni del nemico. Questi, sorpreso dalla minaccia che gli toglieva ogni possibilità di ritirata, era costretto a combattere a fronte rovesciata, cioè nelle peggiori condizioni. La manovra si concludeva con un inseguimento vigoroso, condotto anche per settimane fino al totale annientamento delle forze avversarie.

La chiave del successo della manovra stava essenzialmente nella demoralizzazione del nemico, costretto a combattere facendo fronte a quella parte del territorio che avrebbe dovuto difendere, e, per contro, nella esaltazione delle virtù militari che derivava alle truppe di Napoleone dal.la certezza di avere sorpreso le forze avversarie: rapporto di energie spiritu ali veramente decisivo, che pochi sanno far volgere a proprio vantaggio al momento opportuno.

Il concetto al quale si ispirava la manovra centrale era, invece, quello di battere, una dopo l'altra, le frazioni dell'esercito avversario con la massa delle proprie forze.

Condizione necessaria perché la manovra riuscisse era l'impossibilità che le frazioni nemiche si riunissero in tempo sul campo di battaglia. Per ottenere tale certezza era indispensabile, quindi, che le frazioni nemiche fossero separate le une dalle altre o da ostacoli topografici o dalla distanza, oppure venissero trattenute da un corpo di osservazione.

Uno dei più sagaci interpreti della strategia napoleonica, il colonnello francese Camon, ha osservato che anche la manovra centrale, t e ndente soltanto a dividere il nemico in modo da determinare la propria superiorità rispetto alle frazioni avversarie, si risolveva in una manovra avvolgente sulla frazione nemica ingaggiata per la battaglia.

In effetti lo scopo finale che Napoleone si riprometteva era sempre ugual e: m ette re il nemico in stato di assoluta inferiorità portando una potente ed immediata minaccia alle sue linee di comunicazione.

Il Vacca -Maggiolini ha così riassunto le caratteristiche essenziali de lla condotta napoleonica della guerra: "L'arte napoleonica era diretta da questo concetto: offensiva con la propria massa contro le frazioni di quella avversaria, lungo una direzione che tagliava le comunicazioni del nemico con le sue retrovie in modo da imporgli in difficili condizioni la battaglia decisiva, seguita, all'occorrenza, da un inseguimento che comp letava l'annientamento".

L e modalità per attuare questo concetto, sempre secondo il VaccaMaggiolini, erano le seguenti: "largo schieramento iniziale ; successiva rapida raccolta de lla massa; avanzata in massa lungo un'unica lin e a d 'operazione; accurata orga ni zzazio ne delle lin ee di comunicazione, che permettevano il rifornimento dei corpi d'armata, e della linea di operazione; opportuna direzione impressa all'avanzare della massa; mas s ima e minuziosa cura dell'econ o mia delle forze; opportuno scaglionam e nto delle forze in profondità; segretezza assoluta sul proprio conc etto d'azione; grande importanza data al servizio informazioni; cele rità e continuità del movimento; battaglia sempre preparata adeguatam e nte; inseguime nto vigoroso e protratto s ino alla totale distruzi o n e d el nemico".

In sintesi, in Nap oleone era no pari la genialità della concezione e l'abilità e la ferm e zza con le quali r ealizzava il suo concetto d'azione.

Altezza (ingegno) e bas e (carattere) del rettangolo che, secondo la famosa similitudine di Napo leon e, caratterizza ogni uomo di guerra erano io lui identiche, tanto che è possibile definire Napoleone un general e perfettamente quadrato.

P er quanto riguarda l'az ione tattica Napoleon e usava conced e re grand e libertà di iniziativa ai suoi valentissimi g e nerali. È tuttavia possibile delineare lo svo lgi m e nto di una battaglia napoleonica.

Di norma Napoleone impegnava il nemico fortemente con un attacco di conte nim e nto, mentre un corpo d'armata compiva un ampio m ovim e nto aggirante, per inve stire il nemico alle spalle e minacciarne le . comurucaz1oru.

Quando Napol eo n e sentiva tuonare i cannoni della forza distaccata, e veniva a sapere quindi che essa stava attaccando, sferrava di solito un corpo di maglio in un punto debo le, al centro della lin ea n e mica. Questo colp o, che e ra qu ell o decisivo, era no rmalme nte reso possibile da una tr emenda concentra zion e d e l fuoco d'artiglieria. Le dim e nsioni del conce ntramento di bocch e da fuoco, la grande batterie, aumentarono costantemente in parallelo con lo scadimento d ella co mbattività della fanteria: 80 pezzi ad Austerlitz, 100 a Wagram, 120 all a Moskova. Altra caratteristica di impiego d e ll'artiglieri a nap o le o nica fu la charge d'artillerie, la velocissima progressione di numerose batterie a cavallo che si schieravano ed aprivano il fuoco a 200 -300 m etri dal ne mico. Scompaginata la linea nemica con il fuoco, il co lp o dec isivo, di solito, e ra sferrato da una formazione di cav alleria ammassata . Il g rosso d ella cavalleria era, infatti, impiegato direttamente da 1 apoleone nelle cariche ri so lutive , so ltanto la cavalleria div ision ale era usata negli attacchi ai fianchi del n emico. Fu infatti una costante abitudine di Napoleone ten ere la cavaller ia pesante, i corazzieri, in riserva fino alle ultime fasi della battaglia, impiegandola p er la carica finale, destinata a farne precipitare l'esito, e p er l' inseguimento. Per gli assa lti di fante ria la formazione tattica più u sata er a la co lo nna di divi sioni ereditata dagli eserci ti repubblicani. Normalm ente era preceduta da una cop ertura di "tirailleu r s", o truppe di disturbo, il cui fuoco proteggeva la carica fin o al momento dell'urto.

In stretta s intesi, i principi fonda mentali d ell'arte della guerra napoleonica possono essere così ri assunti: o ffe nd ere sempre e dovunque sia possibile, operare a forze riunite lungo una sola lin ea di o pe razioni; attuare la sorpr esa; ri ce rcare la battaglia generale e.decisiva.

"Offendere ed operare a massa costituiscono, quindi, un tutt o insc indibil e; ma di per se stesso non ancora sufficiente per raggiungere lo scopo supremo che la guerra nap oleo nica si ripromette. Questa non è so ltanto cozzo di for ze materiali ma anch e contrasto di forze m o rali; per rag g iungere la effettiva distruzione del n e mico è perciò n ecessario di creare a suo riguardo una duplice crisi: materiale e morale; in altre paro le, non è so lo sufficie nte affronta rl o con superiorità di m ezzi, ma occorre pur e m e tterl o in co ndi z ioni di inferiorità moral e; ciò ch e n o n è dato di conseguire se non con la sorp resa" 4

Per qu anto rigua r da g li altri eserciti eu r opei è su ffic ie nte dire che ini ziarono le guerre d e lla rivolu z io ne con o rdinamenti e procedimenti di impiego di stile federiciano, con alc une eccez ioni n ell'ese rcito inglese che aveva tratto qualche ammaestramento dalle campagne contro i coloni america ni.

Con il tempo anch e g li altri eserciti e uropei copiar ono i m e t odi d ell' ese rcico francese e alla battaglia di Waterloo non vi erano più sostanziali differenze nel modo di combattere dei vari eserciti, ad ecc ezione di quell o in glese , tenac e mente legato al combattimento in linea di se ttecentesca memoria.

Le operazioni militari dell'epoca so no state anche caratte riz zate dall'ampio ric orso alla guerriglia, alla quale ric o rsero soprattutto le p opolazio ni s pa gno le, ma anche q u elle tiroles i e qu elle russ e, per opp o rsi alle preponderanti forze fra nc esi, difficilmente battibili in campo aperto. Co me è ben noto il te rmin e guer rig lia deriva propri o dallo s p agnolo guerrilla, piccola g uerra. La particolare tattica d i combattime n to di piccoli gruppi di irreg olari spagnoli, caratterizzata da attacchi fulminei a corri eri, a piccoli convogli, a patruglie isolate e da altrettanto fulminee ritirate, provocò non pochi disagi alle truppe frances i dislocate in Spagna p e r soste n ere il vacillante trono di G iuseppe Bonaparte e per contrasta re l 'ava n za ta , lenta ma continua, delle truppe inglesi di Wellington . Negli anni successivi alla caduta di N apoleon e il feno m eno sarà analizzato e studiato con mo lto acume sotto l'aspetto prettamente militare e sotto qu ello politico- sociale.

La guerra sul mare

Nel periodo io esame la marina da guerra inglese riprese il suo rango di eccellenza, temporanea m e nte perso a favore della marina francese in t ervenuta a favore dei co loni americani.

Questo r itorno aUa supremazia navale inglese fu reso possibile da du e diversi fattori. Da un lato la Rivoluzione aveva largamente decimato i Quadri della marina francese, in grandissima misura di estrazione aristocratica, dall'al tro il Parlamento britannico, preoccupato per gli scacchi subiti io America, aveva stanzia t o venti milioni di sterline per rim e tte r e io sesto la flotta.

L'ammiraglio inglese Charles Do ugl as, grande esperto nell'impiego dell'artiglieria, mig li o r ò notevolm e nte le capacità di fuoco dei vasce lli c h e, in condizioni ottimali, riuscirono a sparare tre b o rdate ogni due minuti. Questo risuhat0 ecce llente fu ottenut0 con particolari accorgimenti: sostituz io n e dell'acce n sione a miccia con quella a p ietra focaia; uso di sacchetti p er le cariche di lancio di flan e ll a, che non lasciavano residui di combustione a di ffere n za di quelli di seta usa ti in prec ede nza; controllo del rinculo dei pezzi con l'impiego di p iani inclinati e di molle d ' acciaio.

Un nuovo siste ma d i segnali, in o ltre, p ermise di allargare i margini di i niziativa, di flessibilità e di controllo del combattime nto naval e sviluppando notevolmente l'intuito tattico d ei comandanti.

La vittoria di Trafa lgar nel 1805 sancì per più di un secolo la superior ità d e ll e nav i e dei comandanti inglesi.

Note Al Capitolo Ix

Nell'ambito del battaglione, costituito da una compagnia cli granatieri e otto di fucilieri, due compagnie costituiva no la divisione, denomi nazione attribuita peraltro anche alla g rand e unità pluriarma già realizzar.,'\ in precedenza. Il battaglione era schierato in colo nna di divisioni quando le divis ioni, ciascuna su due compagnie affiancate s u tre righe, erano situate sul terreno un a dietro l'altra. La compagnia granatieri pote va essere schierata davanti alla prima divisione oppure ai lati di questa. Se tra divis ione e divisione la distanza era pari al fronte della divisione, sessanta metri circa, la colon na era a dista!lza intera, se i nvece le divisioni si susseguivano se nza distanze la colonna, profonda circa cinquanta me r.ri, era serrata

2 Jourdan fu nominato generale a trentad ue anni, Hoche a ve ntiquattro, Moreau a vento tto.

3 BLOND, J., Storia della Grande Armée 1804 -1815, Milano, Rizzoli, 1981, pag. 183

4 BASTICO, E., L'evoluzione dell'arte dello guerra, Firenze, Casa Editrice Militare Italiana, 1930, Voi. II, pag. 78.

Capitolo X

La Restaurazione

Caduto definitivamente Napoleone, sia in Fran cia sia negli Stati che lo avevano combattuto, si manifestò, per reazione ad un ventennio di guerre sanguinose e devastatrici, la tendenza a dimenticare qu el passato tanto burra s coso, annullandone gli effet ti e cancellandone persino la memoria.

Obiettivo principale dei govern i della Restaurazione fu quello di garantirsi un reciproco aiuto, qual o ra n ell'in terno di uno di es si si fosse manifestato un qualche sintomo di ribellione o comunque di turbamento de ll a stabilità politica e sociale tanto faticosamente r icostituite.

Al riparo da ogni sorpresa, di e tro l'usbergo della Santa A lleanza, i governi non si curarono più d e ll'esige nza difesa e co n s id e raro n o l'apparato militare un lusso inutile ed anche pericoloso, dal momento che il rimpianto per il passato era sempre vivissimo nell'animo di coloro che avevano combattuto sotto l'egida napoleonica.

Gli e ffettivi fur o no ampiamente ridotti, le spese di amm o d e rnamento annullate, i Quadri socialmente p iù aperti e politicamente più maturi r imossi, la coscrizione abolita o grandemente limitata.

Per le forz e arma te la Re s taurazi one fu un'epoca di recessione e di stagnazi one.

Gli ordinamenti

Poiché gli eserciti dovevano soprattutto garantire l'ordin e interno i governi della Restaurazione, pressati per la ve rità anche da poco soddisfacenti situa zion i e conomiche, s i orientaro no verso un ese rcito di m es ti e r e, n o n molto numeroso ma sicuramente impiegabile a sostegno del potere politico. Di consegue nza il sistema di reclutame nt o adottat o d alla grande maggioranza d egli Stati europei preve d eva l'arruolamento di una piccola parte del contingente di leva con una ferma mo lto lunga, da cinque a ot to anni, ma anche con punte di quattordici. Il cittadino prescelto per l'arruolamento pote va anch e esimersi dal prestare servizio, pagando all'erario una somma considerevole o presentare un proprio sostituto. Oggi tali istituti sono ritenuti non solo mostruosità giuridiche ma anche eclatanti esempi di prevaricazione sociale, perché solo i ceti più ricchi erano in grado di comperare l'ese nz ione dal servizio militare per i propri figli All'epoca, invece, il sistema era addirittura considerato benefico perché aumentava gli introiti dello Stato ed offriva un'occupazione ai tan ti diseredati. delle città e delle campagne.

Nel panorama europeo faceva eccezione la Prussia che, sia pure con contrasti. e con m olte es itazioni, continuò ad adottare co n qualch e temperamento il sistema di reclutamento architetta to per eludere il trattato di pace impostole da Napo leone dopo Jena che limitava la consiste nza dell'esercito.

Il modello prussiano si basava su una ferma breve, due o tre anni, ma generalizzata e nel successivo passaggio alla riserva p er altri sette anni, con ampie possibilità di richiamo sia nell'esercito attivo sia nella milizia territoriale, la Landwehr. Eserciti di questo tipo avevano il pregio d i poters i rapidamente raddoppiare o triplic are in caso di n ecessità. Nell'esercito prussiano, inoltre, il reclutamento reg iona le semplificava notevolmente le operazioni di m ob ilita z ione. Anche l'inquadramento era garantito da un riuscito espediente: il cittadino che possedeva un a deguato titolo di studio ed era in g rado d i pagare una grossa indennità allo Stato poteva barattare il servizio di leva con il volontariato di un anno, da trascorrere in speciali unità e con la promozione a sottotenente di comp lemento al termin e del servizio.

Negli anni successivi alla caduta di Napo leone tutti g li eserci ti europei furono chiamati a sostenere l'autorità costituita, alle prese con rivolte e so mmosse dovute s ia a motivazioni sociali sia a motivazioni politiche e "tutti si comportarono in modo soddisfacen t e. In Inghilterra le truppe comparvero a Peterloo nel 1819, durante i disordini di Rebecca nel 1842 e contro i Carristi nel 1 839, n e l 1842 e n e l 184 8 (...) . In Prus sia l 'esercito fu chiamato a sedare rivolte nel 1830 e nel 1 835 Nel 1844, a Praga, le truppe austriache soffocarono un o sc iope ro di lavoratori tessili (...). lo Russia s i ricorse all'esercito durante la ri vol ta dei coloni militari a N ovgorod cd in Uc raina nel 1831 e ancora durante le imponenti sollevazio ni di Perm, nel 1 834- 35 e di Vi tebsk nel 1847. Anche in Francia, che fu la levatrice del movimento rivoluzionario, si arrivò ad utilizzare i soldati fin dalle prime fasi della Restauraz ione

Nel 1817, dopo un magro raccolto, essi scortarono il grano che veniva trasportato e posero fine a ll e rivolte per il grano di Metz e della Mosella nel 1832 ed a quella di La Rochelle nel 1839" 1 .

Gli eserciti prussiano, austriaco e russo furono poi largamente impiegati per soffocare i moti popolari del 1848.

Come s i è visto le leggi di reclutamento sono leggi più politiche che militari, p e rc h é è proprio dal sistema di reclutamento che gli eserciti si caratterizzano ed acquistano la capacità di operare, con maggi ore o minore affidabilità, nelle situazion i di crisi.

Per quanto riguarda l'artico laz i one dell'esercito, fu genera lmente abbandonato il livello corpo d'armata e, in molti eserciti, anche quello divisionale. La grande unità amministrativa ed operativa fu per tutti gli eserci ti individuata nella brigata monoarma, su due reggimenti di fanteria, ciascuno s u tre o quattro battaglioni.

Continuando una linea di tendenza già manifestata con Napoleone, sco mpar ve la distinzione tra fanteria leggera e fanteria di linea, alla iniziale e necessaria attività di chiarificazione del combattimento provvedevano le campagne di cacciatori o d i granatieri di ciascun reggimento.

A partire dal secondo quarto de l se colo, si cominciò però ad avvertire l'esigenza di p oter disporre di qualche reparto di più elevata consistenza organica specifica m ente addestrato per l'esplorazione ravvicinata e per l'iniziale combattimento in ordine sparso, nacquero così battaglioni di cacciatori, di bersaglieri nel regno di Sardegna, che già nel nome evidenziavano il maggior addestramento nella marcia e nel tiro.

La cavalleria fu gene ralmente ordinata in due sole s pecialità, quella leggera per l'esplorazione e le sco rte e quella pesante per l'urto. I dragoni persero la loro caratteristica di "fanteria montata" ed entrarono a far par te della cavalleria pesante.

Anche l'artiglieria non modificò g li o rdinam enti assunti all'inizio del secolo L'artiglieria da campagna continuò ad essere articolata in batterie pluricalibro, suddivisa in appiedata ed a cavallo.

Gli armamenti

La scarsa attenzione dei governi per i problemi militari si riflesse anche nel campo degli armamenti, dove le innovazioni furono poche, anc h e se suscettibili di grande miglioramento.

Nel settore dell'armamento individuale due furono le scoperte che più influiro n o nell'impiego ta t tico d ella fa n teria: la capsula a percussione ed il proiettile cilin drico-con ico c h e seguì alla rigatura delle armi da fu oco.

L'uso della capsula eliminò quas i del tutto lo scatto a vuoto e quindi aumentò automaticamente la celerità d e l fu oco, il proiettile cilindrico -conico, c h e si impegnava durante la corsa nell 'in terno della canna nelle righe eli coidali della stessa, era m olto p iù stabile sulla traiettoria e do tato di una maggiore forza di penetrazione. Quando, a tt orn o alla metà del secolo, un ar maiolo prussiano costruì il fucile ad ago, un fucile che era caricato dalla culatta e n el qua le la capsula e ra pe r cossa da un ago d i acc iaio, il fante poté finalmente caricare l'arma stando a terra , con grande b e n e ficio per la sua sopravviven za e con un ulteriore aumento della celerità d el fuoco.

Per quanto riguar d a l'a rtig li e r ia il cannone rigato co s tituì un grande progresso. Anche nel setto re artiglieresco il proietto cilindrico- conic o determinò un aumento n otevo le d ella gittata; le batterie, di consegue n za , furono schierate a dis t anza dalle lin ee avve rsarie e, per concentrare il fuoco su un punto determinato, si ricorse alla manovra delle traiettorie e non più a quella d egli sc h ierame n ti, eliminando cos ì la n eces s ità d e lla r ise rva di artiglieria. Tutte le artiglierie furono così in grado di prendere parte al combattimento fin dalle fas i iniz ia li.

La diffusio n e d el munizionamento a s hrap n el, una granata che scopp ia n do in aria scagliava pallette di ferro su una vasta zona di terreno, rese ancora più terrific a nte l 'azio n e d ell 'ar tiglieria su truppe allo scop er to 2 .

Le n u ove armi r igate erano naturalmente costose ed i governi erano poco propensi a dichiarare inutili le vecchie artigli eri e ed i vecchi fucili ad anima li scia, cos ì p er qu alch e decennio ancora, nonostante tutti fosse r o convinti della superiorità delle nu ove armi, si continuarono ad impiegare le vecchi e Di co ns egu e nza non mutarono i procedimenti di impiego, l'urto fu ancora cons iderato il principale fattore di successo sia in attacco (assalto di fante ria in co lo nna di b attaglione, carica di cavalleria a livello reggimento) sia in difesa (parapetto di baionette). Il fuoco ed il movim e nto dove vano servire so lta nto a creare le premesse per l'urto, per il s uccesso del qua le si fa ceva affidamento sulla prestanza fisica, sul coraggio militar e, sull'abilità nell 'impiego de ll' arma bianca: baio netta per i fanti, lancia o sciabola per i ca valieri. Di qui la grande importanza ancora attribuita alla precisione ed alla ve lo cità di esecuzione delle comp lesse evoluzioni c h e i reparti dovevano compiere per il passaggio dalla formazione in linea a quella in colonna; per la formazione dei quadrati, pieni o vuoti; p er il ripristino delle formazioni in linea.

La maggiore gittata delle a rtiglierie rigate e la maggiore pote nza del colpo singolo produssero conseguenze rilevanti anch e nel s et tore della fo rti ficaz ione per manente, dove fu abbandonato il forte unico per so s tituirlo con una serie di forti più piccoli, le cosidd e tte opere staccate, che formavano una corona attorno al forte principale.

L'impiego degli eserciti

Si è g ià accenna t o all'impiego più ric orrente degli e se rciti nella prima metà de l s ecolo XIX, un impiego anoma lo e che non poteva contribuire al prog r esso delle dottrine d'impiego.

Alcuni e serciti nel periodo in esame furono anche impiegati in operazioni di t ipo coloniale, quello francese nella conquista dell'Algeria, qu ello russo nell'estensione del domini o zarista nell'Asia centra le e nel Caucaso, quello inglese in continue campagne nell'immenso impero, dal Canada alla N uova Ze landa. L e esp e rienze fatte sia nel campo t attico s ia in quello logistico, tuttavia, n o n furono considerate valid e pe r i teatri d'op e ra zio ne europ ei e n o n determinarono quindi alcun progresso s ig nificativo negli ordinam e nti e nelle dottrine di impiego.

Anche le g randi pos sibilità offe rte dallo sviluppo della macchina a vapor e non fu rono compres e appieno.

Per quanto già nel 1830 un r eggim e nto inglese al compl e to fosse stato trasportato per ferrovia da L iv e rpool a Mancheste r, cop r endo l a distanza , sessanta chilom e tri circa, in due sole ore invece dei tre giorni occorrenti per la marcia di trasferime nto, l'impiego d ella ferrovia in campo strategico n o n fu pre so in considerazione dalla quasi totalità degli stati maggiori, ch e continuarono a pianificare marce al nemico e movim e n ti lo gi s tici da compi e rsi rigorosamente a pi edi con il supporto di carri e di cavalli

La guerra di Crimea

Il primo vero banco di pro va d egli e se rciti creati dalla Re staurazione fu la guerra di Crimea, nata appare nte m e nte da una disputa sulla tutela de i Luog hi Santi a Gerusalemm e, r eclamata dagli ortodossi russi e dai cattolici france s i.

In realtà la crisi evidente della Turchia aveva cominciato a sollecitare gli appetiti russi e Francia ed Inghilterra si mo sse ro subito per evitare una modificazione alla situazione negli Stretti.

Le vicende della guerra non furono però sbrigative, Inglesi e Francesi si dovettero fermare davanti a Sebastopoli, rapidamente fortificata sotto la dir ezione competente ed attiva del generale del genio russo Todleben.

Pur considerando che le operazioni si svolgevano in un teatro molto distante dalle naturali basi degli eserciti 3 , la condotta della guerra mise i n luce le grandi carenze di tutti i b elligeranti, s cl e ro tizzati da quarant'anni di inattività. Soprattutto gli Inglesi, nel cui eserc ito ancora vigeva la prassi di acquistare i gradi, con tanto di tariffario ufficiale, dimostrarono che i piccoli eserciti professionali non erano in grado di affrontare conflitti a livello europeo.

La carica della brigata leggera di cavalleria britannica a Balaclava 4 fu un esempio emblematico, ma non certo il solo, dell'insipienza dei comandanti inglesi, insipienza condivisa, anche se ad un livello inferiore, dai colleghi degli altri eserciti belliger anti.

L'apparato logistico si dimo st rò poi ancora p i ù deludente, totalmente incapac e di controllare una epidemia di co lera che provocò più vittime di quelle provocate dai combattimenti.

La guerra dimostrò "la sostanziale incapacità di combatte r e dell'esercito vittoriano. Degli altri eserciti coinvolti nella guerra, solo quello russo s ubì uno shock paragonabile a quello subìto dall'esercito ing lese. Quell'armata di autonomi vestiti di g rig io s i batté accanitamente, ma s i r ivelò incapace di opporsi con successo perfino al più modesto degli eserciti europei. Le necessità di contare su un eserc ito di massa composto da capaci so ldati di leva, con cui affrontare l'occidente, fu una delle ragioni più importanti che portarono lo zar ad abolire la schiavitù della gleba nel 1861. Per quanto riguarda il piccolo esercito piemontese, esso aveva combattuto facendosi onore, e si era perciò assicurato il diritto a diventare la base di un esercito d ell'Italia unita, così come il Piemonte si era guadagnato il diritto ad essere la base dello Sta to italiano. Ma su tutti si segnalò l'esercito francese. È possibile che una campagna molto lunga avrebbe potuto appannare la sua immagine, ma, almeno, i francesi avevano una qualche idea di come o rganizzare i rinforzi, e il loro era un esercito dotato in qualche misura di p r ofessionalità" 5

La gue rra di C rimea d imostrò, in modo brusco ma inequivocabi le, c h e gli eserciti dim e ns iona ti per garantire l'ordine sociale e politico all' interno dello Stato non sono in g r ado di opporsi ad un aggressore esterno. T ra il poliziotto ed il soldato la differenza esiste e non è possi bi le colmarla.

La guerra s ul mare

Le marine del periodo si dimostrarono meno conservatrici degli eserciti . Probabilmente sollecitate dallo svi luppo delle mar inerie mercantili , che subito avevano apprezzato gli eno rmi vantaggi offerti d al vapore, anche le marin e d a guerra ad o ttaro n o le nuove tecn o logie, soprattutto quando la propulsione ad elica sostitu ì quella a ruota.

La propulsione a ruota, in fatti, preclud eva la sistemazione delle bocche da fuoco su una fiancata, in oltre rendeva la nave molto vulnerabile perché tale era la ruota. La propulsione ad elica, inventata dallo svedese Ericsson nel 1836, liberò la fiancata da ogni impedimento e, sop rattutto, consentì a d is locazio n e delle macchine e delle caldaie in fon d o a ll a stiva, al sicuro dai proietùli dell'artig lie ria nemic a.

Fin dal 1824 era stato, inoltre, conseguito un grande p r ogresso n el settore d elle armi n avali, con la costru zione di una bo cca da fuoco, ideata dal francese Henry Jos ep h Paischans, suffici e n te m e n te robusta p e r resistere al torm en to de ll e g r osse cariche necessarie per lanciare u n proietto, esplodente come una bomba di mortaio, ma con la capacità di penetrare nei fianchi della nave prima di esplodere.

Nel p eriodo si combatté anche l' ultima battaglia navale d el periodo velico. Il 20 ottobre 1824, durante la guerra d'indipendenza gre ca, a Navarrino una squadra navale a nglo - franco -russa, comandata dall'ammirag li o inglese Codrington , si scontrò con la flotta turco -egizia n a di I brahim Pascià In quattro ore di combattimento la maggiore capaci tà europea di impiegare l'artiglieria e bb e ragione dell'impeto disordina t o degli avversari c h e perdettero tutte le navi.

"Già negli anni quaranta del secolo scorso le macchine a vapore aveva n o dato un vantaggio d ecisivo ri spetto alle navi a vela in man ovrabilità e velocità, specialmente in acque ristre tte come il cana le d ella Ma nica e il Medi t erraneo, d ove le p r ez iose qualità d i auton o mia d ella vela avevano un ' importanza s eco ndaria" 6

Nel 1853 la flotta russa dette, n ella baia di Sinope, una chiara dimostrazione dell'efficacia dell'armamento navale tipo Paischans distruggendo, con estrema facilità, la flotta turca. Divenne perciò evidente che l e navi di legno non erano più in grado di resistere al tiro e che era necessario costruire navi di ferro.

Letteratura militare

Nel generale disinteresse per il problemi militari alcuni studiosi si sforzarono di analizzare le campagne napoleonich e e di comprend e re le cause che ne avevano determinato il successo.

Il primo ad ~vvalersi della sua esperienza di comandante ed a scrivere un'opera di valida dottrina militare fu l'arciduca austriaco Carlo Luigi di Lorena, degno avversario di N apoleone nella campagna del 1809. N ella sua opera più nota, P1incipi di strategia applicati alla storia della campagna del 1796 in G ermania, comparsa n e l 1814, l'arciduca tuttavia, pur enunciando quali fondamentali, irrinunciabili principi dell'arte militare l'offen siva rapida e d ecisa, il concentramento d egli sfo rzi n e l punto decisivo, lo stretto legame tra strategia e tattica, finì per "dare un eccessivo valore alla superiorità d ei mezzi e vincolò il loro impiego con una serie di legami e di impacci che, a partire dalla opprimente preoccupazione d el possesso dei punti strategici, giungono alla inflessibilità di una legge per la quale il successo è strettame nte su bordinato alle po ssibilità di assicurare sempre e dovunque, da ogni offesa n emica, linee e basi di operazioni" 7

Più co mpleta la dottrina elaborata dallo svizzero ]omini nel corso di vari e ope r e e soprattutto nel Précis de l'art de la guerre pubblicato nel 1837.

In quest'ultimo saggio lo studioso s vizzero, al quale non mancava una valida esper ie nza b ellica accumulata nei lunghi anni tra scorsi sia nell' ese rcito franc ese sia in que llo rus so, analizzò i vari tipi di guerra e descrisse le operazioni militari con grande acu m e e con rigore logico. Fu, in sintesi, il padre dei moderni metodi di ins eg namento dell'arte militare, ne anali zz ò le v arie branch e (strategia, tattica , logistica, organica) distinse i tipi specifici di operaz ioni, dettò il modello generale di uno studio operativo, dimostrò l'imp o rtanza della pian ifica zione strategica e n e stabili i principi fondamentali. Il ]omini, permeato di razionalismo settecentesco, riteneva che la guerra non fosse un naturale stato di confusione da cui un capo come Napoleon e potesse emergere naturalmente , grazie alle doti del suo genio personale, ma un campo di attività umana in c u i l'applicazione di regole de t er minate doveva essere altrettanto efficac e quanto in qualsiasi altro campo. Egli sostenne che Napoleone aveva semp lic e m ente applicato con successo i principi che erano sempre stati applicabili alla gu e rra e si propose di e nunciare con chiarezza quei principi ad uso dei futuri comandanti. Secondo tali principi, un comandante avrebbe dovuto assumere l'iniziativa strategica: manovrare in modo da intralci are le lin ee di comunicazione e di operazione del nemico senza danneggiare le proprie; concentrare il grosso delle sue forz e contro il punto decisivo, avendo cura di attaccare soltanto una parte delle forze del nemico; conseguire la vittoria attraverso l'uso della mobilità e della sorpresa; proseguir e immediatamente dopo la vittoria all 'i ns eguim e nto del n e mico sconfitto.

Il ]omini attribuì molta importanza all'esatta d e finizione di concetti come linea e zona di operazioni, salie nte e rientrante , manovra concentrica ed eccentrica, linee d ' attacco intern e ed esterne.

Lo studioso svizzero fu, infatti, il primo teorico militare ad operare una netta distinzion e tra le operazioni condotte per linee interne e quelle condotte per linee este rn e, attribuendo alle prime una maggiore efficacia per conseguire la vittoria.

L'insegnamento razionale e lineare del ]omini e bbe un grande successo, le sue opere furono lette con interesse dagli stati maggiori e commentate favorevo lm ente n e ll e s cuol e militari, intere generazioni di ufficiali lo ritennero un maestro e divu lgarono ed applicarono le sue t eorie.

In ve rità l'impostazione generale della guerra adottata dal ]omini era ancora settecentesca, più federiciana che napol eonica e riportò di fatto il pensiero militare indietro di un mezzo secolo

Altro spessore ebbe , invec e, il pens ie ro di Clausewitz che nella sua opera principale, D ella guerra, pubblicata postuma nel 1832, dim os trò ch iaram e nte com e la gu e rra sia influenzata da fattori politici e morali almeno quanto lo è da qu elli s trettamente militari ed individuò la radice dei successi napoleonici nei mu tamenti politici e soci ali provocati dalla rivoluzione francese, che avev ano con se ntito di condurre la guerra utilizzando la pienezza delle energie nazionali, e n on nella pretesa continuità del modo di gu e rr eggiare di Napoleone con quello di Federico II, come aveva ritenuto il ]omini.

"Clausewirz si erge, al di là di ogni ragionevole obiezione interpretativa, come lucido e razionale analista di una realtà persistente, se n o n immanente: la guerra. Di siffatto complesso e ricorrente fenomeno, imposta uno studio filosofico, ricercandone e individuandone i principi generali, le connessioni con la politica, le inestricabili interfe re nz e con la psicologia so ciale, con l'animo umano - spesso intriso di violenza - e con il substrato morale di una Nazione" 8_

Il Della guerra è articolato in otto libri:

I: Dell'essenza della guerra;

II: Della teoria della guerra;

III: Della strategia;

IV: Il combattimento;

V: Le forze combattenti;

VI: La di fe nsiva;

VII: L'offensiva;

VIII: Il piano di guerra.

Il C lau sewi tz intendeva pervenir e ad una teoria generale, cioè e la borare una vera e propria epistemologia del fenomeno, che tenesse conto dei suoi legami con l'evoluzion e politica e sociale, ed anche econo mica e morale, degli Stati.

La prematura morte dell'autore impedì la necessaria revisione del testo che, talvolta, non è sufficiente mente chiaro per cui il pensiero clausewitziano è stato in qualche occasione s travolto, come, ad esempio, è accaduto per la nota espressione "la guerra è la continuazione della politica con altr i m e zzi" ch e, secondo l'autore , assegnava il controllo assoluto de lla strategia al governo e non al comando supremo militare. Tale affermazione fu stravolta dalla scuola strategica tedesca del periodo post- m o ltkiano che ne fornì un'interpretazione errata, prov ocando l'inversione de l conce tto di preminen za della politica rispetto alla guerra. Secondo il generale Ludendorff, massimo esponente di tale scuola, "la frase del C lau sewitz che la guerra è la continuazione della politica con al tri mezz i va intesa nel senso che la guerra è la continuazione della politica estera con altri mezzi e va così completata: d'altrond e, l'intera politica deve essere al servizio della guerra".

A ltro concetto male interpr e tato è stato quello della cocalicarietà della guerra. Pur affermando che la guerra deve sempre tendere a diventare assoluta, ossia deve esercitare la massima violenza per raggiungere l 'obiettivo dell'annientamento totale del nemico, il Clausewitz era consapevole del fatto che la guerra assoluta era soltanto un concetto astratto e che, in pratica, la guerra sarebbe sempre rimasta lontana da ta le obiettivo. In altre parole, la guerra mira al disarmo ed alla distruzione dell'avversario, di cui bisogna annientare le forze militari, conquistare il territorio, privandolo di ogni possibilità e di ogni volontà di continuare la lotta. Ma questo può avvenire solo sul piano astratto della guerra assoluta, nella realtà la politica interviene, fissando obiettivi militari limitati e giungendo alla pace anche senza aver completamente conseguito i fini che si era proposta con la guerra.

Naturalmente, affermava il Clausewitz, un generale deve sempre proporsi, come fin e primario, la distruzione delle forze armate del nemico e il metodo migliore per raggiungere tale risultato è l'attacco diretto. Egli, infatti, concepiva la battaglia come fine ultimo dello stratega e scrisse: "Non ci si parli... cli generali che riportano vittorie senza spargimento di sangue Se la lotta sanguinosa forma un te r ribile spettacolo, ciò valga a far meglio riconoscere tutta la gravità della guerra...".

Il maggior contributo da lui dato al pensiero militare fu di aver dimostrato che nessun disegno tattico o sistema strategico può assicurare la vittoria; il fattore morale e l'el e m e nto caso non possono e~sere ridotti ad una legge.

Importantissimo anche il principio del "punto culminante de ll 'offensiva" nel quale essa si capovolge e "la violenza de l rovescio è più forte di quella dell'avanzata". Questi e altri derivati concetti (ad esempio l'esaltazione della battaglia difensivo -controffensiva definita la più forte forma di guerra), oltre a dimostrare la profonda comprensione da parte dell'autore delle vittorie e delle sconfitte napoleoniche, rimangono sempre attuali e hanno avuto importanti conferme anche nella seconda gu e rra mondiale.

In stretta sintesi, il p e nsiero clausewitziano può essere così riassunto:

• totalitarietà della guerra, quanto ad impiego di armi , di mezzi, di uomini ed a condotta nello spazio e ne l tempo, intesa alla distruzione dell e forze d ell'avversario per ridurlo all'impotenza e per costringerlo alla volontà del vincitore;

• prevalere della componente spirituale (co me volontà e spinto guerrieri, impegno supremo e t ensione estrema verso la v ittoria) e delle qualità de l carattere io genere, in capi e gregari;

• esclusione della probabilità "genio", e sua so stituzione con un fascio cli intelligenza (da cui deriva la necessità della dottrina unica e l'importanza della disciplina delle intelligenze) e, quindi, esclusione anche della manovra, sostituita dall'impiego diretto delle forze, potenziatissime in ogni senso (materiale, intellettuale, morale), riunite e moventi a massa alla ricerca del nemico su cui abbattersi con un improvviso colpo cli clava.

Molto interessanti, specie per gli eserciti d ei paesi alpini, i concetti essenziali della guerra in montagna. Secondo lo studioso prussiano:

• non si debbono presidiare le montagne che per piccoli distaccamenti, il grosso della difesa deve concentrarsi sulla posizione central e d ella valle;

• il difensore non de ve rimanere passivo, quasi inchiodato, nei punti forti ed in superabili di per se stessi perché il nemico potrebbe aggirarli ;

• la difesa migliore dovrebbe manifestarsi sulle dorsali, spesso però queste sono troppo impervie ed in ospitali perché v i si possano schierare forze consistenti.

La sua impostazione difensiva prevede l'occupazione d e ll e località principali con una prima schiera cli forze di fanteria e, limitatamente al tratto più sensibile, una seconda linea guarnita da unità di fanteria e cli cavalleria

Quanto alla riserva strategica arre trat a, poiché è dubbio che possa intervenire in tempo, è preferibile farne a meno. L'aggancio alle località attaccate dovrebbe essere a cura delle uni tà laterali, q ualora un punto della difesa cadesse non dovrebbe essere riconquistato, meglio reiterare la difesa più indietro. In definitiva, la difesa d ei monti si conduce con succ esso solo nelle va lli.

Note Al Capitolo X

GOOCH, ]., Soldati e borghesi nell'E uropa moderna, Bari, Laterza, 1982, p ag. 54.

2 Q uesto par ticolar e tipo di munizi o namento prese il nome dal suo inventore, il maggiore ingl ese Henry Sharpnel, ch e lo mise a punto nei primi anni dell'Ottocento. L' Inghilterra riu scì a mantenere a lungo il scg re co cd il monopolio s ul nuovo munizionamento e solo nel 1813 Napoleone me venne a co noscenza, dopo la cattura d i u n cassone d'artiglieria ing lese contenente quel tipo di granata.

3 Anche per i Russi, dal momento che nessuna fe rrovia esisteva allora tra Mosca e la Crimea.

4 Alla carica di Balaclava, avvenuca pr ima che il Regno di Sardegna prendesse p arte al conflitto, pa rteciparono anche due ufficiali dell'armata sarda , il capitano di artiglieria Govone ed il tenente di cavalleria La ndria n i, che seguivano le operazion i a tito lo personale come osservatori. Il tenente La nd rian i, fer ito g ravemente, preso prigioni ero dai Russi, fu curato ma n on fu più in co ndi zioni di riprendere servizio. Il Govone eb b e il cavallo ferito e dovette interrompere la car ica, circostanza che probabilmente gli salvò la v ita. È da rimarcare il giudizio lap ida.r io d ato dal Govone s ul signi ficato operativo della ca rica, espresso sul mome n to in un a le ttera al generale La Marmora: "Questa carica della cavalle.ria leggera inglese è piuttosto unica c he rara: senza scopo e senza risultato...".

5 GOOCH,J., op. cit., pag. 84.

6 HOWARD, M , La guerra e le armi nella storia d'Europa, Bari, Late rza, 1978, pag. 233

7 BASTIC O, E ., L'evol11z/011e dell'arte della guerra, Fire nze, Casa Editric e Mili tare Italiana, 1930, voi. U, pag., 11 3. •

8 LURAGHI, R., L'ideologia della guerra industriale, in Memorie s torico militari 1980, Roma, U flìc io Storico Stato Maggiore Esc rcico, 1981.

CAPITOLO Xl

Le G Ue Rre Di Naz I O Na Lit

Il p e riodo che, grosso modo, copr e gli ultimi q uaranta anni d el seco lo XIX ed i primi dieci d el secolo X,,'{ costituisce per lo studioso dell'a rte della guerra un campo di indagin e estr e mam e nte vari o ed estremamente interessa nt e

In quel cinquantennio raggiunsero o consolidarono l'unità nazionale gra ndi paesi come la Germania, g li S t ati Uniti d 'A meric a, l' Ita lia; regioni come i Balcani e continenti come l'Africa conobbero una continua variazione di con fini e di zone d'influen za; imperi coloniali già gra ndi come qu ello ing lese e qu ello francese, divennero g randi ss imi; antichi imperialismi, come quello zarista e quello turco, si avviarono alla dissolu zion e, altri, com e quello statunitense e quello giap ponese, comp arvero prepotentemente sulla scena mondia le. E tu tti qu es ti sommovimenti furono sempre il risultato di guerre e guerricciole, se mpr e crue nte, sempre devastatrici e sempre contrassegnate da nuo ve dottrine e da nuovi procedimenti di impi ego, d eter mina ti da ll o svi luppo indu stria le e dal progresso scie n ti fic o che contraddistinsero l' Ottocento, specie nella su a seconda metà.

U n d ecennio d i g uerre

Nel breve sp a zio di un d ecennio, da l 1859 al 1870, l'Europa fu turbata da ben quattro con fli t ti, d es tinati a mutarne notevo lment e la fis ionomia, mentr e gli Stati Uniti d 'America furono sco nvolti da una lu n ga guerra civile combattuta con es trema durezza Il primo dei quattro conflitti europei ebbe come t eatro ope r a ti vo la p ianura lombarda e come protagonisti la Fr ancia ed il Regno di Sardegn a, alleati contro l'Aus tria.

Nell'es tate dd 1859 si affrontarono tre eserciti a lu nga fe rma, m o lto simili per armame nto , ancora quasi del tutto a canna liscia 1 , per ordi n amenti e per dottrina, di chiara derivazione jominiana .

Sotto il profilo strategi co la g u erra di sse p oco o nulla, l'alto comando fra nce se s i dimos trò povero n ell'id eazio n e ed irreso luto nella condotta quanto quello austriaco, e fu una gara tra mediocrità .

Sotto il profilo tattico l'urto e la carica rappresentarono ancora l'atto decisivo del combattimento, conservando la loro priorità rispetto al movimento ed al fuoco. I combattimenti furono ancora riso lti da ripetute cariche di battaglioni in colonna, a San Martino l'esercito sardo s loggiò gli Austriaci dalla sommità della collina al settimo assalto, con conseguenti perdite molto pesanti.

L'elemento nuovo del co nfli tto fu il ma ssiccio impi ego della ferrovia per accelerare la marcia al nemico d elle truppe francesi.

Per quanto le Alpi cos tituissero ancora una barriera non superabile dal nuovo mezzo di trasporto - il traforo del Frejus fu inaugurato nel 1870 - furono sufficienti le tratte in esercizio, Susa-Vercelli e GenovaAlessandria, per trasportare sul campo di battaglia in appena undici giorni l'armata francese forte di ce ntove ntimila uomini.

L'impiego della ferrovia, per il rapido trasporto dell e truppe e per il rapido afflusso dei rifornimenti dal tergo, offriva nuove e gra ndi possibilità operative, liberando stati maggiori e truppe dalla dip e ndenza dai magazzini e dai carriaggi. Con l'impiego della ferrovia la tradizionale base di operazioni, intesa com e centro di raccolta dei rifornimenti occorrenti alle truppe e, quindi, ubicata in prossimità de lla frontiera, non aveva più ragione di essere, tutto l'intero territorio naziona le diveniva la base operativa e logistica dell'esercito.

Lo stato maggiore prussiano fu il prim o a comprendere l'importanza d el trasporto ferroviario e si adoperò con successo perché il governo realizzasse la nascente rete ferroviaria in funzione delle esigenze militari.

L'interesse dello stato maggiore prussiano per la guerra del 1859 non si limitò peraltro al settore dei tra sporti, tutta la condotta del conflitto fu analizzata con sagace attenz ione 2 , mettendo impietosamente a nudo gli errori commessi dai contendenti. I Prussiani si rese r o conto di quanto la vittoria dei Franco -Piemontesi fosse dovuta più all'insipienza dei comandanti austriaci ch e al r e ndimento delle cariche alla baionetta d e lle colonne d i battaglione e pos e ro a base d e ll 'a dd estramento tattico della loro fanteria l'armonizzazione del movimento con il fuoco. La colonna di battaglio n e fu sostituita con quella di compagnia , m olto più agile e in grado di spiegarsi rapidame nt e, adattandosi con facilità alle forme del terreno . L e possibili tà offerte dal fucile a retrocarica con cui, come si è visto in precedenza, la fanteria prussiana era armata, furono utilizzate perciò nel modo migliore, come i conflitti successivi dimostreranno ad abundantiam

La guerra del 1864, combattu ta dalla Prussia e dall'Austria alleate contro la Danimarca per il possesso dei ducati dello Schleswig e d ello Holstein, fu m o lto breve e, data la evidente sp r oporz ione tra le forze in campo, poco sig nificativa

La guerra c h e n e ll 'estate del 1866 vide in campo la Prus sia e l'Italia alleate contro l'Austria ebbe, inve ce, un notevole rilievo sotto il profilo dell 'arte della guer r a, soprattutto per le operazioni svolte in Boemia.

In quel teatro ope rativo s i scontrarono due eserciti di tip o diverso, quello austriaco, di caserma o di qualità come si diceva allora, e quello prussiano, l' esercito di quantità o di numeri per ec cell e nza.

L'esercito austriaco era costituit o da un mosaico di popoli e di etnie e le differenze ling ui s tich e avevano imp os t o un reclutam e nto a b ase regionale , ma le n e cessità di ordine interno avevano richiesto che i reggime nti fossero sta n zi ati a grand e di sta n za dalle zo n e di re clu tam e nt o per cu i le ope ra zio ni di mobilitazione erano lunghe e complesse. La durata della ferma, otto anni, c o n feriva al soldato austriaco una notevo le pr ofess io nalità ed all'esercito quelle caratteristiche di fedeltà e di spirito cons ervato re che lo re nd eva n o il puntello della dinastia ed il ce m e nto d e ll 'i mp e r o , ma il ric o rr e nte impiego di reparti militari a tutela dell'ordine pubblico aveva fatto trascurare l ' addestramento tattico e l e man ovre d 'in sie m e

L'efficien za d dl'esercito pruss iano si fondava, inv ece, sul serviz io militare obbligatori o, app lic ato co n reg o larità e con rigore, dopo la parentesi della Restaurazione, a partire dal 1858, quando era salito al trono Guglielmo I, un monarca d e ciso a fare d ella Prussia il fulcro della Ge rma nia moderna.

Il cittadino prussiano e ra te nuto a prestare servizio per tre anni n ell'ese rcito e per qu attro nella riserva, s ucc essivamente passava a disposizio ne d ella La ndwe h r. L'esercito pru ssia n o e ra p e rci ò in grado di comp letarsi rapidamente con le riserve istruite e di accorrere alle frontiere , las ciando la difesa d el terri t orio alle uni t à d ella Landwe hr.

La differenza fondamentale tra i due eserciti consist eva però nella diversa profe ssi onalità e n e l dive r so impiego d e ll o stato maggio r e.

:Michael Howard ha affermato c he "probabilme nte gli stati maggiori generali costituirono la gr ande innovazione dell'ar te militare dell'O ttocento" 3, ritengo che, almeno p er lo stato maggiore prussiano, il probabzlmente debba essere sos tituito con sicuramen te.

La tradizione dello stato maggiore prussiano risaliva a Fe derico II ed era stata rinvigorita, dopo la sconfitta di Iena, da un gruppo di i nte lligenti riformator i che avevano compreso come la rinascita dell'esercito dovesse iniziare dal rinnovamento della dottrina e della prassi di comando.

L'opera dello Stein, dello Scharn h orst, del Gneisenau era stata comp letata dal Moltke, divenuto capo di stato maggiore nel 1858.

Nell'o rdiname nto tedesco il capo di stato maggiore dell'esercito era ti t o lare di funzioni paral lele ed indipendenti dal minis tro della Guerra, rispondeva del suo operaco solo al sovrano ed era destinato a fargli da capo di stato maggiore a n che in guerra, quando il comando dell'esercito sare bbe stato assunto dal sovra no. In pratica il capo di stato maggiore prussiano era il comandante design ato dell'esercito in guerra, di qui la sua grande autorevolezza ch e assicurava a tutto l'esercito uniformità di dottrina, di metodi addestrativi, di afflato spirituale.

Nell'ambito di tale corrente di pensiero il capo d i stato maggiore delle grandi uni tà non era soltanto un interprete della volontà del comandante ma un collaboratore nel campo concettuale, tanto che gli ordini di operazione erano firmati dal comandante e dal capo di stato maggiore

Di conseguenza sia il Gran d e Stato Maggiore sia gli stati maggiori d elle grandi unità erano costituiti da ufficiali scelti con cura, adeguatamente preparati ad assolvere funzioni non solamen te esecutive con grande senso di responsabilità. Coadiutori d el comandante in tutti i settori, i componenti dello stato maggio r e prussiano si abituavano a pensare e ad agire in nome del comandante e costittùvano nell'ambito d ell ' esercito gli elementi più qualificati, tra i quali selezionare i Quadri di grado più elevato. Nell'eserci to austriaco, come del resto in quello frances e ed in quello italiano, il capo di stato maggiore delle grandi unità era un orga n o di tra s missione del pen sie r o e della volontà del comandante, un ese cutore con limitate responsabilità e con nessuna autonomia Gli ufficiali di s t ato maggiore erano pertanto impiega ti "come aiutanti d i campo e negli uffici con funzioni burocratiche ovvero negli stabilimenti cartografic i e d il servizio che ess i rendeva no era cons id erato secondario e m eno utile di quello dei lor i colleghi addetti alle truppe, tanto che la loro carriera e ra più le nta di quella d i qu esti ultimi" 4

La condo tta delle operazioni evide nziò la supe ri orità del sistema di reclutam e nto e di mobilitazio n e adottato dai Prussiani nonché il diverso valore e la diversa funzionalità degli s t ati maggiori.

Iniziata la mobilitazione il 12 maggio 1866, Moltke fu in grado di schierare lungo i confini della Sassonia, della Boemia e della Slesia tre armate che molto rapidamente occuparono la Sassonia, lo Hesse e lo Hann over, tre piccoli Stati tedeschi che avevano avuto l'infelice idea di allearsi con l'Austria, per poi converger e s u Sadowa, in Boemia, dove il 3 luglio, a nemmeno tre mesi dall'inizio della mobilitazione, sconfissero irr e parabi lmente il grosso dell'esercito austriaco comandato da un incerto B e nedek.

La guerra, pur condotta in modo brillante, aveva messo in luc e anche qualch e smagliatura nell'organizzazione prussiana, nel campo tattico poi l'artiglieria si era rivelata nettamente inferiore a quella austriaca ed anche l'impiego della cavalleria non era stato irr epre nsibile.

Il Moltke possedeva un temperamento riflessivo, considerava "la condotta della guerra una questione di ragionamento e quasi di matematica" 5, ristudiò e fece ristudiare tutta l'organizzazione militare, modificò la pianificazione in quell e parti che non si erano dimostrate rispondenti alla realtà d el combattimento, analizzò con cura tutti gli aspetti tattici della l otta ed aggiornò regolamenti d'impiego e metodi adde s tra tivi . Convinto che presto la Prussia sarebbe stata chiamata alla prova decisiva contro la Francia, il Mo ltke utilizzò nel modo migliore l'esperi enza del conflitto app e na concluso ed il risultato di tale intellig ente e metodica attività fu addirittura superbo.

Furono p e rfezionate le predisposizioni per ottenere una rapida mobilitazione e poter così imporre al nemico la propria volontà fin dall'inizio dell'operazione. I corpi d'armata ebbero fin dal tempo di pace la medesima costituzione; fu mantenuto il sistema rigidam e nte territoriale di comp letamento delle unità all'emergenza; la m o bilitazione fu n ettamente separata dalla radunata. Il comando di ciascun corpo d'armata fu incaricato di studiare ogni più minuto partico lare di queste operazioni e la forza in congedo fu oggetto di periodic i controlli che garantivano l'aggiornamento dei progetti. Molta attenzione fu poi dedicata ai trasporti ferroviari ; questa organizzazione permetteva di calcolare con esattezza il tempo occor rente a ciascun corpo d'armata per assum ere la formazione di guerra. Anche il piano di radunata, concepito in armonia con il piano operati vo, fu accuratamente predisposto. Ogni particolare, infatti, era previsto: le stazioni, i giorni e le ore d'imbarco di ciascun reparto o serviz io; gli orari dei treni carichi e di quelli vuoti di ritorno; le soste n e ll e stazioni di vettovagliamento, nelle quali erano costituiti in precedenza i necessari depositi; le s t azioni di scarico con il sufficiente sviluppo di piani caricatori.

Il parco d'artiglieria fu rinnovato con il material e in acciaio, rigato ed a retrocarica, che Je fabbriche Krupp producevano ormai con rapidità e con accuratezza.

La dottrina fu definitivamente messa a punto, ed opportunamente divulgata tra i Quadri fino ai minori livelli, per realizzare l'indispensabile disciplina dell e intelligenze, unico metodo per supplire all'eventuale mancanza di ordini sul campo di battaglia

La dottrina del Moltke , chiaramente derivata da quella d el Clausewitz, è contenuta nelle Istruzioni per i grandi Comandanti, d iramate n el giugno 1869 in previsione della guerra contro la Francia.

Nel documento il generale pru ssiano affermava che la forza dell'esercito è data dall'elemento morale, dalla bontà dei Quadri e dall'intelligenza dei comandanti.

L'esempio ed il carattere dei Quadri sono quindi fattori importantissimi per trascinare la truppa dove incombe il p ericolo, ma debbono esse re correlati con l'inte llige n za dei comandanti più elevati, a cui compete la preparazione e la condotta delle operazioni.

Il Moltke osservava poi che la "condotta d elle grandi unità non si può apprend ere in tempo di pace" e ch e lo studio del terreno e delle g uerre precedenti non è sufficiente perché "i progressi tecnici, la maggiore facilità delle comunica zioni, i nuovi armamenti" rendono non p i ù applicabili le regole fissate dai grandi capitani , p e r cui è necessario agire con semplicità e con buon senso, conservando s e mpr e la lib ertà di agir e contro il n emico in quella direzione e con quelle forze che gli avv enimenti faranno rite n ere più opportune.

L'eserc it o quindi, continuava il Mo ltk e, non deve esse r e riunito in un'unica massa a ll 'inizio delle ostili tà, massa che non potrebbe oltretutto né vivere né marciare, date le grandi dim e nsioni d egli eserciti moderni.

Occorreva p e rtan to suddivid e re l'esercito in più armate, che dovevano rimanere divise il più a lungo possibile e riunirsi solo al momento della battaglia decisiva

Anche per il generale prussiano, infatti, la guerra e ra un atto di forza, nella quale bisognava imporre la propria volontà a quella dell'avversario e che doveva concludersi con la distruzione delle forze nemiche in una grande battaglia campale.

"I principi della massa e dell'economia delle forz e sono qui chiaramente espressi, e quasi in forma ana loga a quella usata da Napoleone e dal Clausewitz; il sistema per tradurli in atto è però diverso. Alla condotta dell'esercito a massa si sostituisce quella a masse; ed alla raccolta iniziale su larga fronte , più non s egu e la imm ediata riunione su uno spazio relativamente ristr ,etto ed il progressivo concentramento della massa maggiore di manovra" 6.

Il diverso procedere del Moltke rispetto a quello usato da Napo leone e ra consegu e nza d e ll'ampliamento deg li eserciti e delle nuove possibilità offerte dalla rete ferroviaria e stradale.

Negli ultimi d ecenni d ell'Ottoc e nto e ra ormai possibile assegnare a ciascuna armata una distinta linea di operazioni, posta al centro di numerose strade parallele che consentivano all'armata di proced e r e suddivisa in colonne numerose ma poco profonde, di riceve re ag evolm ente i rifornimenti da tergo, di schi era rsi rapidamente per la battaglia. Il telegrafo poi consentiva un'azione di comando e di coordinamento rapida e tempestiva, anche se frazionato in numerose masse l'unitari e tà strat egica dell' esercito era quindi garantita.

Anche il Moltk.e, come Napo leone , riteneva che l'attacco frontale fosse costo so e poco redditizio e prescriveva di "trattenere il nemico con una parte delle nostre forze, m e ntre con le altre si cerca di aggirare una delle sue ali". Per raggiunger e lo scopo il generale prussiano non impi egava però parte della mas sa, come usava fare Napoleone, ma faceva c o nve rgere s ul nemico più masse, una d e lle quali attaccava il n e mico s ul fianco m e ntr e le altre lo impe gnava n o fr o ntalm e nt e. A differenza di Napoleone, il Moltke n o n assumeva il co mando diret to dell'esercito, ma si limitava ad indirizzare ed a coordinare l'a zione delle armate anche perché, come si è detto, fin dal tempo di pace aveva provveduto a costituire un valido stato maggiore ed a realizzare la disciplina d elle intelligenze, assicurando così l'unitarietà del comando.

La gu e rra franco -prussiana del 1870-71 confermò la validità della dottrina moltk.iana e le grandi capacità conc e ttuali ed organizzative del Grande Stato Maggiore.

La mobilitazione, la radunata e la marcia al nemico delle armate tedesche furono un mod ello cli precis ione e cli regola rità, la condotta d ell e operazioni dimo strò poi una notevole s icurezz a dei Quadri, anche a livello poco elevato, una sosta nzial e disciplina delle intelligenze, una buona assimilazione della dottrina e dei reg o lam enti d'impiego, un eccellente livello addestrativo d ella truppa.

Nel campo francese, invece, le caratteristiche salienti furono l'improvvisazione, il dis o rdine, l'insicurezza.

A causa anch e di un poco felic e tentativo di guadagnare tempo effettuando contemporaneamente le operazioni di mobilitazione e di radunata, l'esercito di N apo leo n e III iniziò le operazioni nel più completo disordine e nel giro di un mese fu accerchiato, sconfitto e costretto alla resa

La gu erra continuò ancora, sia per l' ostinata difes a di Parigi sia perché il nuov o governo repubblicano volle tentare ancora la sorte delle armi con l'imp rovvisata armata della Loira, inesorabilmente battuta sulla Lisaine ed a Le Mans nel gennaio del 1871.

Stù piano strategico la gu e rra franco-prussiana sembrò confermare la convinzione che le nuove armi privilegiassero l'offe nsiva e che una corretta dottrina d'impi ego d o vesse esse re basata sui punti seguenti:

• ricerca della battaglia risolutiva; quindi, marcia diretta verso l'es ercito n emico con forze riunite e convergenti nel momento e sul luog o della battaglia;

• libertà d'azione, da mante n ere mercè: l'offe nsiva stessa e lo spiegamento frontale delle masse, la rapidità di movimento, l'esplorazione, le mis ur e di s icurezz a;

• necessità di averefin dal tempo di p ace un forte apparato bellico, adeguato agli obiettivi da raggiungere e, quindi, preparazione accurata delle forze, mobilitazi one e r adunata rapide e totali;

• esaltazione delle forz.e morali, tenute vive in tutta la Nazione, e dello spirito offensivo, tenuto vivis simo nei comandi, nei Quadri, nelle truppe.

A molti s fuggì ch e la s up e riorità dell'esercito prussiano era dovuta, in realtà, alla preparazione dei Quadri e all'addestrame nto d ella truppa più ch e alle concezioni s trateg ich e d el comandante in capo, le dottrin e dei principali eserci ti e urop ei si uniformarono, perciò, a quella prussiana.

A nche il mediocre funzionamento dei serv izi logistici prussiani, s pecie di quello relativo al vettovagliamento, sfuggì all ' attenzione dei cr itici. Come sempre la vittoria nascose i lati meno brillanti delle operazioni, tutti parlarono con entusiasmo delle brillami manovre di accerchiamento e nessuno si occupò del pane ammuffito distribuito alle truppe.

Il principale ammaes tramen to tattico offerto dalla guerra fu l'evidente efficacia del fuoco prodotto dalle nuove armi rigate Le terribili perdite subite dalla fanteria pruss iana che a ttaccava le posizioni francesi, e quelle subite dalla cavalleria francese , che attaccava le posizioni prussian e, convinsero tutti che il fuoco e ra divenuto l'elemento determinante de l combattimento e che, in avvenire, nessun esercito avrebbe potuto fare a meno di un robusto parco di moderne artiglierie rigate a retrocarica. L'epoca delle cariche risolutive, condotte da vario pin ti r eggimenti di ulani, ussari e cora.zzieri, era d efin itivamente tramontata.

Sul piano ordinativo, infine, l a guerra decretò la fine dell'esercito di caserma o cli qualità, il c ui modello più prestigioso, quello francese, non aveva retto il confronto con l'esercito prussiano, i cui riservisti si erano dimostrati add estrati e combattivi, sfatando la leggenda che soltanto ferme lunghe potessero conferire al solda to l'indispensabile éspnt mi/itaire.

Nei primi a nni Se tta nta quasi tutti gli eserciti europei procedettero p ertanto alla revisione de ll e leggi sul re clu ta m e nto e la ferma generalizzata di d ue o tre anni fu largamente adottata. Anche Io stato m aggiore prussiano fu studiato e copiato, nonostante le resisten ze dei ministri e de i parlamenti, timorosi di perdere il controllo dell'apparato militare.

La guerra industriale

Me n tre l'E ur opa era grandeme nt e turbata dalle guerre intraprese e provocate da lla Prussia e dall'Italia, d ecise a raggiungere l'unità nazionale, gli Stati Uni ti d'America furono sconvo lti da una lunga g u erra c ivile che da l 1 861 al 1865 oppose gli Stati più industrializzati de l Nord a q u elli prevale nte m ente ag ri coli d e l Sud.

Fu una guerra p er certi aspetti nuova, n e lla qual e per la prima volta l'i nflu enza esercitata dalla rivoluzione industriale sull'arte della guerra si rivelò in tu tta la sua e f ficac ia.

Sull'argomento r iportiamo alcune cons id erazioni del professor Raimondo Luraghi, s t udioso accurato e saga ce di quel confli tt o, di c ui ha scritto una pregevole stor ia 7 ed al quale s i d eve il concetto di guerra industriale com e dis tinta categoria caratterizzante uno specifico periodo della storia militare, concetto proposto agli s tudiosi di tutto il mondo nel 1980, n el quadro del XV Co ngre sso Internazionale di Scienze Storiche, e pienamente accettato.

"Durante la guerra civile americana, per la prima vo lta nella storia, la moderna industr ia metallurgica e m eccanica fu in grado di far sentire totalmente il suo peso sul campo di battaglia. Per ciò ch e riguarda gli armamenti e le munizioni il colossal e apparato industriale del No rd riuscì a produrre e consegnare: 12.400 cannoni di ogni tipo e calibro; 7.592.667 proiettili di artiglieria; 3.351.878 fucili rigati e un miliardo di cartucce... Inoltre il Quartermaster Department dell'esercito unionista consegnò: 3.039.286 uniformi complete; 1.500.000 impermeabili; 1.458.808 copert e da campo; 3.446.520 paia di scarpe... Il trasporto di simili enormi quantità di materiali, insieme con quello di corpi d'armata e di intere armate, fu consentito da una rete ferroviaria lunga quasi 50.000 chilometri, nonché da una imponente flotta di navi a vapore; m entre, per mantenere entrambi gli eserciti contendenti in movimento e r i forniti, era possibile inviare ordini e disposizioni con fulminea rapidità avvalendosi di una rete telegrafica di oltre 80.000 chilometri. Anche la produzione dei viveri fu industrializzata mediante l'introduzione su larga scala di cibi in sca tola e latte conde nsato... La rigatura dei fucili dette al fante un'arma capace di uccidere ad oltre mille metri, dotata di una precisione molto alta e di una terribile forza di penetrazione... L'avvento del cannone rigato a granata esplod ente, nonché l'enorme aumento dei calibri, reso possibi le dalle progredit e tecniche siderurgiche, consenù di aumentare la gittata e l' efficaci a del fuoco di artiglieria il quale passò dalla semplice azione di accompagnamento ad altre p iù complesse, come l'interdizione vic in a e lontana, la preparazione, la controbatteria, la repressione, rese possibili dall'enorme, illimitata, quantità di granate a dis posizione, nonché dal sistema ferroviario che manteneva continuo l'afflusso di esse al fronte ... La rivoluzione indu striale aveva reso po ssibile armare, nutrire, vestire, mano vra re e condurre in battaglia gli imm ensi eserciti cittadini di massa suscitati dalla rivoluzione francese. C iò anche perché l'era d el soldato professionista era finita: "Mettete un uomo in trincea", scriveva il colonnello Lyman, "ed una buona batteria su una collina dietro di lui , e d egli potrà resistere a forze triple anche se non è un soldato molto esperto" ...

Certamente però non era facile mandare il cittadino m edi o su un campo di battaglia a uccidere o ad essere ucciso; non era faci le strapparlo alla sua famiglia, al suo lavoro, ai suoi bambini; costringe rlo a dormire sulla terra nuda, a soffrire la fame, la sete, il freddo, le privazioni, ad affrontare le più tremende ferite ed ogni sorta di malattia s enza prima convincerlo che egli doveva fare ciò per qualche cosa che valeva tali sacrifici P e r condurre quindi la nuova, terribile guerra industrial e occorreva un terzo ingrediente oltre agli es e rciti di massa ed alla produzione di massa: la propagan d a di massa. In altre parole, i nuovi, formidabili strumenti di comunicazione e di propaganda portati dalla rivoluzione industriale dovevano essere posti in azio n e a pieno ritmo per dip ingere il nemico come barbaro, crudele, sotto - umano, degno solo di essere sterminato il più presto possibile, e , in ogni caso, prima che lui sterminasse noi. Così il terribile spettr o dell'odio cominciò a muovere i suoi giganteschi passi sui campi di battaglia

Per la prima volta dopo le atroci guerre di religione de l XVI e del XVII secolo ricomparve la guerra ideologica: e questa volta s u una scala industriale, di massa. Lo sviluppo incredibile della propaganda della guerra civile americana fu reso possibil e dall'invenzione della rotativa, capace di produrre milioni di copi e di giornali e opuscoli in un tempo incredibilmente breve"

Gli insegnamenti della guerra civile americana non furono compresi in Europa, sia per una certa superbia in tellettuale degli stati maggiori che si riten e vano d e positari dell'arte napoleonica e che non erano disposti a conced e r e molto credito ai "selvaggi" americani, sia perché le guerre del 1866 e del 1870 avevano polarizzato l'atte nzione dei critici e dei tecnici sulla strategia moltkiana.

Oggi nessuno può mettere in dubbio che, pr o prio a partir e dalla guerra civile americana, la logistica abbia incominciato ad assum e re un p e so sempre più determinante nella risoluzione dei problemi o p e rativi e ch e in quel conflitto, per la prima volta, n ell ' economia general e d ella guerra le risorse agricole si dimostrarono m e no importanti di quelle industriali.

Il progresso delle armi da fuoco

Negli ultimi decenni de ll ' Ottocento lo sviluppo delle armi da fuoco registrò un'ulteriore grande cre scita, dovuta essenzialmente all'industria chimica che realizzò nuovi esplosivi, incomparabilmente superiori alla polvere nera

L'impiego dei nuovi prodotti a base d i nitrocellulosa (lyddite, cordite, melinite) che, a differenza della polvere nera, avevano una combustione rapidissima, progressiva e completa, presentò una n o tevole gamma di vantaggi: l'assenza di fumo, che consentiva al tiratore di non svelare immediatamente la sua pos iz ione; la scomparsa dei res idui di combustione, che tanto rallentavano la cadenza di tiro per la necessità di scovolare periodicamente la canna d ei fucili e la b occa da fuoco delle artiglierie ; la maggiore potenza, che fece presto raggiungere a tutte le armi da fuoco gitta t e prima neppure immaginabili. Il tiro efficace del fucile arrivò di colpo ad un miglia io di m e tri, pur riducendosi il calibro in modo da rendere l'arma più leggera e maneggevole; ciò che permise, inoltre, di aumentare, a parità di peso, la dotazione individua le di cartucce. Pacchetti caricatori e bossoli metallici resero più semplici e rapide le operazioni di caricamento. Persino le prestazioni di armi tanto perfezionate furono però surclassate, verso la fine del seco lo, dall'apparizione delle mitragliatrici, caricate a nastro e raffreddate ad acqua, capaci di sparare diverse centinaia di colpi a l minuto .

Il grand e pr og r e s so delle armi p o rtatili fu dovu t o anche alla realizz azione dell'otturatore a cilindro scorrevole e girevo le, che eliminò quelle picco le p e rd it e di gas dalla culatta de ll'arma che erano il difetto principale del fuc il e ad ago in dotazione all'eserc ito prussiano

Le mitragliatrici, pe r la verità, nella loro vers ion e primitiva, un fascio di canne ruotanti a tto rno ad un as s e p e r mezzo di una leva che, contemporaneame nte , provve deva anche alla percussione della cartuccia e all'espulsione del bossolo, avevano fatto la loro compar sa già durante la guerra civile americana ed erano state adottate dall'esercito francese di Napoleone III. Nella guerra franco-prussiana le mitrailleuses non fecero buona prova perch é e rano sta te assegnate all'artiglieria, a causa del loro ingombro e del pe s o de lle muniz io ni, e quindi schierate ad una distanza dalla linea di contatto ch e ne ave va pregiudicato tutte le grandi possibilità.

L'episodio conferma ancora che non sono le caratteristiche tecniche a determinare il rendim e nto di un'arma ma il suo impiego tattico, impiego che necessita d i un per iodo di sp erimentazione e di riflessione .

I progressi compiuti dalla chimica si sommarono a quelli della m e tallurgia e della meccanica e l'artiglieria, a lla fin e dell'Ottocento, conobbe un periodo di grandi innovazioni. Agli otturatori a cuneo si aggiunsero quelli a viron e e ad an e llo elastico, entrarono in servizio la spoletta meccanica a percu ssio ne ed il bossolo m etallico, i proie tti furono dotati di una fascia di centramento e, di conseguenza, il tiro divenne sempre più sicuro, più rapido, più preciso. La scoperta di nuovi esplosivi - nitroglicerina, acido picrico, tritolo - r ese le carich e di lancio e quelle di scoppio più po tenti , aumentando così sia la gittata sia l' effic acia del colpo singolo

La maggiore potenza aumentava però anche il torme nto dell'affusto, ma p rim a d ella fin e de l se co lo anche qu es to problema fu ri solto.

Il francese Deport n el 1894 realizzò un cannone con un affusto a deform azione affid abile e robu sto. Caratteris tica essenzia le del nuovo ma te ri ale e ra la soppress io n e d el rincul o per una parte d ell ' affusto, che rimaneva pratica m e nte imm o bile dura nte l'esec uzion e del tiro, mentre la parte de ll'affusto che soste n eva la bocca da fuoco retrocedeva, con rapidità ma con gradualità, per poi riprendere la po sizion e inizial e automaticam e nte per un gi oco s api e nte tra il freno ed il recuperatore di rinculo. La soppressione del rin cul o ad opera degli organi elastici consentì un grande aumento della celerità di tiro, non essendo più n ecessario rettificare il puntamento d opo ogni s paro, e p e rmise di applicare all'affusto gli scud i di pr otez io n e per i serve nti, resi necessari dall'aumento delle gittate delle armi portatili.

La potenza raggiunta dalle armi da fuoco provo cò un ge nerale ripensamento de i procedim enti tattici di impiego ed una revisione della regolam entazio n e, che g li stati maggio ri s i sfo rzaro n o di aggio rn are a mano a man o ch e nuovi conflitti conse nti vano di valutare nuove esperie n ze.

La guerra russo - turca del 1877-1 878 con l'accanita resistenza rurca a Ple wna, durata b e n cinqu e m esi, e le gravi perdite su bit e dai Russi nei loro attacchi s p esso infru truosi, rimise ù1 discussione l'idea c h e l'offensiva d ovesse semp r e rappresentare la migliore alternativa del combattimento, idea cons o lidata dallla vi tt oria pruss iana d el 1870. Si cominciò a ri tenere, quindi, che il perfezionamento delle ar mi da fuoco e l'impiego, su ampia s cala, della fortifi cazione campale stavano de terminand o la preva lenza della difesa sull'attacco.

La guerra anglo - boera in Sud Afri ca de l 1899 - 1 90 1 confermò l'importan za del fuoco e la condanna delle rigide e den se fo rmazioni di attacco. Gli Stati Uniti giun ser o addiritrura ad a b olire la bai o n etta, ritenendo il fuoco sufficiente alla decisione del combattimento. A nch e la cavalleria u scì malconcia dal conflitto, gli osservatori più acuti si convinsero quanto fosse ormai d e l tutto ir ra zio nale impiegar e la cavalleria come massa d'urto decisiva in campo tattico. T uttavia in tutti gli eserciti europei i reggimenti a cavallo mantenne r o una posizione di rili evo, il vecchio pregiudizio aristocratico riuscì ancora a sopravvivere.

Gli stati maggiori, europei e non, pur condividendo la preoccupazione che l'accre sciuta capacità di fuoco delle armi portatili p o tesse rendere molto cruenta l'azion e offensiva, ritenevano che i grandi miglioram enti delle artiglierie in fatto cli gittata, cli precisione, cli potenza del colpo sin - · golo avrebbero offerto all'attaccante lo strumento idoneo per scardinare qualsiasi difesa, purché l'attacco fosse sostenuto da un fuoco adeguato e fosse condotto da uomini determinati.

La guerra russ o-giapponese del 1904-1905, seguita con grande interesse dagli stati maggiori europei ed americani, sembrò dare ragione a coloro che ritenevano l'attacco ancora pos sibile.

I Russi, infatti, avevano fortificato le loro posizioni a Port Arthur ed a Mukden con più linee di trincee, rafforzate da profondi retico la ti , djfese da numerose mitragliatrici, protette da campi minati a detonazion e elettrica, munite anche di riflettori per evitare sorprese notturn e. Ma i Giappo n esi, accompagnando la fanteria fino alle minime distanz e con un viol e nto fuoco di artiglieria ed accettando perdite addirittura terri ficanti - 50 .000 caduti a Port Arthur, 70.000 a Mukden - erano riusciti a s up erare le difese russe.

Gli esperti militari dell'epoca furono perciò concordi: anche le difese più organizzate erano destinate a crollare, se attaccate con determinazione e con disprezzo delle perdite; la guerra avrebbe sancito il trionfo di una vo lontà su una volontà più debole.

L a g u e rra s ul mare

I progressi compiuti dall'artiglieria avevano reso obsolete, come si è visto, le navi cli legno e ve r so la 111e tà del secolo ·xrx ammiragli e costruttori nava li si imp egnarono per superare "l'estrema difficoltà cli conciliare protezione , veloc ità, potenza di fuoco e tenuta del mare, ciascuno dei quali fattor i tendeva ad annullare gli altri" 8

Nel 1859 la marina francese varò la fregata Gioire, la prima nave corazzata 9 , subito seguita da quella inglese che nel 1861 fece scendere in mare la fregata corazzata UVam·or, interam ente costruita in fe rro, protetta da una corazzatura laterale cli 114 mm di spessore ed armata con sessanta cannoni. Co minciava così un nuovo periodo della storia navale.

La prima conseguenza delle nuove tecniche costruttive fu la ricomparsa dello sperone, che la propulsione a vapore e la corazzatura rendevano nuovamente impiegabil e, e toccò alla marin a italiana farne diretta esper ienza nella triste giornata d i Lissa.

La guerra civile americana provocò un ulteriore progresso, non solo il primo confronto tra due navi corazzate avve nne durante quel conflitto il 9 marzo 1862, anche nuove e sofistica t e armi navali v i ebbero il loro battesimo: il so mm ergibile e la mina subacquea. Il primo sommergib ile d ella s to ria ad ottene r e un chiaro succ esso fu il battello confederato Hunlry che il 17 febbra io 1864 affondò con la sua torpedine ad asta subacquea la corvetta nordista Hansatonic, rimanen d o però esso stesso vittima dell'esplosi one.

I continui progressi delle industrie meccaniche e chimiche determinarono un continuo progr esso anche in campo nava le, prima della fine del seco lo divennero operative nuove armi, come il siluro autopropulso e le mine, e nuovi tipi di nave come il sommergibile 10, la torpediniera, il cacciatorpediniere .

La guerr a cino -giapponese e quella russo-giapponese offrirono agli stud ios i di tattica navale mo lti tragici esempi de l potere distruttivo delle nuove armi e gli ammiragli dovettero rendersi conto che il sommergibile e la torpediniera potevano anche costringere una flotta molto più potente a riman e re in difensiva . La marina inglese rite nn e di poter superare l'impasse con navi più corazzate, più armate, più ve loci . Nel 19 06 fu vara ta la Dreadnought, una corazzata di diciottomila tonnellate, armata con dieci cannoni da 305 mm alloggiati in cinque torrette girevoli, capace d i sviluppare una velocità di ventuno nodi grazie alle prime turbine installate su una nave da battaglia.

La Dreadnought era poi in grado d i erogare un fuoco quanto mai preciso, grazie all'adoz ione di un nuovo proc ed im ento di tiro, quello per sa lve erogato da una metà dei cannoni di bordo mentre l'altra metà effettuava le operazioni di caricamento. Il procedimento as si curava "tre vantaggi: un'o sservazio ne più accurata dei punti di caduta dei proietti, che sollevavano le consuete colonne d'acqua ora in maniera p iù compatta ed uniforme attorno al bersaglio; un ritmo di fuoco raddoppiato, con maggiori probabilità di ce ntrare l'avversario n ell'u nità di tempo; la consegue nte poss ib ilità di risolvere il combattimento a distanze su p e ri ori sottraendosi così ai tanto temuti attacchi delle siluran ti di superficie" 11 .

L'esempio in glese venne subito seguito da tutte le principali marine, specie da que ll a tedesca, inte nzionata a mettere fine alla s upr emazia nava le ingle se almeno nel Mare del Nord.

La dottrina tattica navale prevalente ritenne che l'elemento di potenza della flotta fosse costituito dalle corazzate, che avrebbero dovuto sviluppare la loro terrificante potenza di fuoco m a ntenen dosi a distanza dall'avve r sario

I compiti di splorazio ne e di sicurezza, ai tempi della marina velica assegnati alle fregate, dov evano ora essere svolti da incrociatori da battaglia, più veloci e meno protetti dalle corazzate, ma armati con cannoni di ugual e calibro.

Uno sciame di cacciatorpediniere avrebbe, infine, protetto la flotta dall'attacco dei sommergibili e delle torpediniere .

L e tt e ratura m ili ta re

Nel 1872 Wilhelm Rustow pubblicò uno studio dal titolo La Strategia e la Tattica dell'epoca contemporanea, complemento al volume L'Arte della Guerra nel XIX secolo edi to nel 1852 . Lo studioso tedesco, seguace dello ]omini, sostenne nelle sue opere la validità della strategia napoleonica, da applicarsi con gli stess i metodi d el grande corso nonostante i progressi compiuti negli armamenti

Dieci anni dop o il von Blume pubblicò La Strategia, un volume decisamente inspiraro alle idee de l Clausewitz. Il Blume teneva conto dell'aumento degli effettivi, della potenza delle armi rigate, dei nuovi mezzi tecnici, in particolare del telegrafo e delle ferrovie, ma sos te neva ancora che la guerra, condotta per m ezzo delle forze militari ed alimentata dall e forze fisiche, morali ed intellettuali d el popolo, do veva tendere ad annientare completamente la potenza militare dell'avve rsario. Di conseguenza egli s i dimostrò convinto sostenitore dell'offensiva e nergica, decisa, rapida ed attribui grandissima importanza all'elemento morale.

L'anno dopo fu pubblicata La Nazione armata di Colmar von der Goltz. L'autore, pur concordando nelle linee gene rali con il pensiero del Clausewitz e d e l Blume, mise l'accento sull'importanza d e i fattori i n tellettuali. Egli riteneva che l'importanza d ell' azione di comando, già gra ndissima, sarebbe ancora accresciuta con l'aumento delle forze in campo e con il progredire dei mezzi. Di qui l'importanza, per il generale in capo, di una salda vo lontà e, per lo statO maggiore, della d isciplina delle in telligenze. A nch e per il von der Goltz "fare la guer r a s ignifica attaccare", p er cui era n ecessario possedere superiorità di uomini e di mezzi nel settore nel quale si voleva ottenere la decisione . L'attacco frontale strategico era perta nto " la p iù sc h ietta espress ion e d ella superiorità d elle fo rz e" . Nel 1892 il von der Go ltz pu bblicò un altro studio, La condotta della guerra, volgarizzazione dei conce tti espre ssi nella 1-Yazione armata con una più marcata affermazione del convi ncim e nto che la Ger mania n el campo bellico godesse di una assoluta superiorità. e] 1909 Alfred von Schlieffen, fino al 1905 capo di stato maggiore dell'esercito tedesco, pubblic ò un o studio da l titolo Cannae che e bb e vasta eco nel campo d e ll e discip lin e militari e g ran de influenza n ell a stes ura d el piano di guerra contro l a F rancia

La dottrina d elineata nell o stud io non si discostava dalla semp lice e b ruta le utili zzazione della propria s uperiorità mate r iale sull'avve r sario che, però, n o n doveva essere ese rci tata sulla fronte m a sui fian chi. L'a nnienta m e nto, sosteneva lo Sch lie ffen, sarà tanto più completo q uanto p iù l'az ione aggirante si sarà manifes ta ta sul tergo d ell'esercito nemico.

Nel 191 1 uscì il ponderoso studio di Friedri ch von Bernhardi, La guerra odierna, nel quale , in contrasto con l o Schlieffen, non si rinunciava all'a ttacco frontale che consente d i minac ciar e le comuni cazioni dell'avversario. Il vo n B ern hardi sostenne, inoltre, l'id ea che la rivoluzione in dus tr ia le avesse reso la gue rra p iù terribile, ma n o n per questo m eno p r o bab il e, perché né i pop o li né i governi sa r e b bero stati indotti alla pace d alla prosp e t tiva di una guerra p artic o la r m e nte sanguinosa. A nche l'opera del von Bern hard i è la rgamente i ntrisa di demagogia pangermanista .

In F rancia l'int eresse per l'arte mili t are fu molto v ivo n el periodo, stimolato sempre dall 'idea di una pros si ma guerra contro la Germania .

Negli anni 1901 - 1906 il ge n era le De Nég ri e r condusse s ull a R évue de deux Mondes una vivace campagna di stampa contro coloro che ritenevano ancora possibile l'applicazion e, nella co nd otta d ell a guerra, dei procedi m e nti n apol eonici . Il De Négrier sosteneva la neces sit~ per la fanteria di muo vere in piccoli g ruppi, utilizz a ndo al massimo la coper tura offerta d al terre no, negando qualsiasi possibilità di sopravvivenza all e d ense fo rmazioni a ncora p revis te dai regolamenti francesi .

Le idee del De N ég rier furono con tro battu t e, anche aspramente , dal Bonnal (L'art 11011vea11 en tactique del 1904), dal Langlois (E11seig11ements de deux guerres réce11tes del 1906) e soprattutto dal Foch che, nel 1903 e nel 1904, raccolse le sue lezi o ni alla Scuola Superiore di Guerra in due volumi, Des pri11cipes de la g11erre e De la conduite de la guerre - La manoeuvre pour la bataille, diffondendo i l s uo principio fo nda mentale: la distruzione de l nemico ottenuta per mezzo dell'imposizione violenta della propria volontà. Prima legge della condotta della guerra, dunque, il mo vimento, per attuare un 'offe n s iva con tutte le forze disponibili , deb i tamente scaglionate e frazionate in vista della manovra. La battaglia, secondo il Foch, era l' epilogo di ogni lotta che tenda all'annientamento del nemico. D o ttrina di chiara discendenza napoleonica , che sub ì qualche anno dopo una decisa forzatura ad opera del colonnello de Grandmai so n. Lo scopo della guerra è quello di imporre la p,ropria vo lo ntà al nemic o, è perciò nec essario agire rapidamente e con decisione, sosteneva il de Grandmaison, non è quindi ammissibile perdere te mp o co n l'impiego di forze esploranti e di copertura. Occorre attaccare "a testa bassa", marciando direttamente sul nemico, rinunciando anche alla preparazione d'artiglieria se, al momento dell'impatto co l nemico, non fosse ancora pre sente in forze su l campo di batta glia. "Attaccare sempre e dovunque", la parola d'ordine del de Grandmaison e dei suoi giovani sostenitori che costituivano la J eune École, come fu chiamata questa corrente di pensiero.

Altri autori, co m e l'inglese Altham ed il russo Dragomiroff, s i espressero, sia pure con qualche attenuazion e, negli s tessi termini: per vincere era necessario attaccare e, quindi , l'offensiva doveva prevalere sulla difensiva nonostante la devastante capacità di fuoco d elle armi modern e.

Nel coro generale si levò però una voce stonata, quella del banchiere ebreo polacco Ivan Bliokh, meglio noto con il nom de pl11me di Jcan de Bloch.

Costui pu bblicò nel 1898 in russo cd in francese una ponderosa opera i n sei vo lumi, La g11erra jHt11ra nelle sue implicazioni tecnich e politich e ed economiche, di cui lo stesso Bloch aveva curato un'edizione ridotta in inglese, Armi moderne e g11erra moderna.

In stretta sintesi Bloch affe rmava che la celerità di fuoco delle armi portatili, l'efficacia distruttiva delle artiglie ri e e l'aumento dell e gittate avrebbero avuto una dup lic e conseguenza:

• la dilatazione del campo di battaglia da poche decine a centinaia di chilometri, grazie anche alla capacità di trasporto delle ferrovie;

• la staticità del fronte, perché i combattenti avr ebbero cercato nell'interramento l'unica possibilità di sottrarsi al fuoco dell'avversario

La guerra di movimento perciò sarebbe stata possibile solo all'inizio delle operazioni, quando le difficoltà della mobilitazion e generale, e la non completa conosc enza de ll e direttrici di attacco dell'avversario, avrebbero potuto ingenerare qualche incertezza sulle posizioni difensive da organizzare.

Una volta però stabilito il contatto tra i grossi, la potenza di fuoco di entrambi i contendenti li avrebbe costretti a trincerarsi a difesa, dando inizio ad un lungo periodo di stallo delle operazioni che avrebbe inesorabilmente dissipato le risorse demografiche ed economiche dei belligeranti.

Per lo studioso russo la guerra, in definitiva, era divenuta un lungo braccio cli ferro tra due contendenti in un equilibrio di forze che si paralizzavano a vicenda. La g rande battaglia decisiva di annientamento, cara al Clausewitz ed ai suoi epigoni, non avrebbe potuto aver luogo, sostituita da una lunga serie di scontri inconcludenti.

Nonostante la lucidità e la razionalità delle sue argomentazioni, frutto di un'analisi ampia e sagace della situazione, Bloch non fu ritenuto attendibile e la sua opera non influenzò né i responsabili della preparazione militare né gli uomini di governo.

Nel 191 O Normann Ange li pubblicò La grande illusione, per dimostrare quanto la guerra fosse divenuta impossibile. Angeli, come ha scritto Barbara Tuchman, "provava con esempi eloquenti e con argomenti di ferro che, stante il grado di interdipendenza finanziaria ed economica raggiu nto dalle nazioni, le conseguenze sarebbero state altrettanto penose per i vincitori che per i vinti". Tradotto in undici lingue, il volume di Angeli fu molto conosciuto ma, come l'opera di Bloch, non convinse coloro che detenevano l'onore e l'onere di far deflagrare un conflitto.

Ne l 1890 Spencer Wilkinson, docente a Oxford e storico militare affermato, pubblicò un piccolo volume, The Brain oJ an Army, tradotto in italiano qualche a nn o dopo a cura del Corpo di Stato Maggiore. Nel volume il Wilkinson sosteneva la necessità anche per l'Inghilterra, di uno stato maggiore centrale, operante fin dal tempo di pace e responsab ile della pianificazione operativa, d ell' add estramento e d ell' equipaggiamento dell'esercito.

L'opera ebbe una vasta risonanza e contribuì alla costituzione nel 190 1 dello Stato Maggiore Imperia le che allineò, sotto il profilo concettua le, l'eser cito inglese e quelli dei maggiori stati europei.

A conclusione del paragrafo un cenno sull'opera di uno scrittore navale statunitense, Alfred Thayer Mahan .

Il Mahan, ufficiale di marina e professore al Naval War College, pubblicò nel 1890 The lnfluence of S ea Po1ver upon History, 1660-1783 e nel 1892 The lnfluence of Sea Poiver upon the french Revolution end Empire, 17931812. Nei due trattati il pensi ero del Mahan è espresso attraverso una accurata ric ostruzione delle battaglie navali che gli Inglesi condussero contro Olandesi, Spagnoli, Danesi e Francesi e t e nde a dimostrare che le guerre si vincono con lo strangolamento eco nomico de l nemico dal mare, con l' affermazione cioè di quello "schiacciante potere su l mare che allontana da esso la bandiera d el nemico e gli consente di apparirvi solo come fuggi tivo", e si perdono per l' impossibilità di preve nire lo strangolamento economico del proprio paese. Il controllo del commercio marittimo per mezzo della sup remazia navale è la funzione primaria della marina .

Il Mahan, seguendo l'insegnamento d e llo ]omini, cercò di .stabilire anche nella guerra navale i principi generali che debbono presiedere alla condotta delle operazioni.

Primo tra tutti la concentrazione delle forze, poi l'impiego offe nsivo della flotta, p e rché il controllo del mare si ottiene soltanto con la distruzi o n e della flotta avversaria: condurre la g uerra con il prevalente impi ego di piccole unità corsare "equivale all'abbandono di qua lunqu e tentativo di controlla r e il mare" .

Anc he nel corso di operazioni anfib ie era necessario ottenere, prima dello sbarco delle truppe , la sup eriorità sul mare Una volta sbarcate le trupp e, la flotta doveva riprendere la sua libertà di azione, anche p e rché l' efficacia del bombardamento navale contro obiettivi terr es tri era molto aleato ria.

Le idee del Mahan ebbero un grande successo anch e io Euro pa ed ancora oggi il comandante sta~unitense è considerato il pensatore più originale e profon d o della guerra nava le.

NOTE AL CAPITOLO Xl

1 L'artiglie ria francese già disp o n eva di b ocche da fuoco rig ate ad avancarica e parte della fan teria fra nc ese era d otata del fuci le Mi nié, riga to ad ava n ca ric a, di gittata però inferiore al fucile Lauren z au striaco a ca n na lisc ia.

2 L ' esa me della gue rra fu condotco perso n almente dal capo di Sta to Maggio re prussiano, ge n erale Moltke, che sc risse s ull 'argomento un saggio di storia militare pregevolis simo

3 HO\XIARD, M., La guerra e le armi nella stona d'E11ropa, Bari, Lacerza, 1978, pag 191.

4 MA RAVIGNA, P. , Stona dell'a,-te militare 171odema, voli. 3, Roma, Ufficio S torico Stato Maggiore Esercito, 1982, vol. lll , pag. 103.

5 HOWARD, M., op. cit., pag 20 5

6 BASTICO, E., L'evoluzione dell'arte della guerra, voli. 3, Firenze, Casa Editrice Mili ta re Italian a , 1930, vo i. II, pag. 1 54.

7 LURAG HI, R., StonrJ dellt1 Cuerm Civile /lmenca11a, Torino, Einaudi, 1966.

8 LURAGHI, R., Marinai del Sud Sto ria della J11arina co1ifederata nella g/ferra civile americana 1861-1865, Milano, R.izz o li, 1993, pag. 173.

9 In realtà le prime navi corazzate furono costrui te in Corea ne l 159 2 , g rosse giu nch e a remi, con il p onte superiore coperco da una ricurva te tto ia d i pi astre me talliche irte di pu n tali p er impedire l'arrem baggio , cd armate co n quatto rdici ca nn oni. Con navi di q u esto tipo i Coreani sconfissero la flotta g iapp onese.

10 li sommergibile è u n battello di s uperficie che può sommergersi mentre il sottomarino è fon dame ntalm e nte u n battello subac queo che può anche navigare in emersione. La prima e la seco nda guerra mondiale sono state co m b a ttu te escl us iva mente con so mm ergi bili, il prim o sottomari no veramente efficiente è qu ello a p ropuls io ne nucleare.

11 SANTONI, A., Da Lissa alle Falkland Storia e politica navale dell'età co11temporanea, Milano, Mursia, 1987, pag. 62.

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