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CAPITOLO VII LA RIVOLUZION E MILITARE

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CAPITOLO VI

CAPITOLO VI

A partire dalla seconda metà del Cinqu ecento un insieme di innovazioni tecnologich e fece aumentare notevolmente l'efficacia delle armi da fuoco, provoc a nd o un vero salto di qualità degli ordinamen ti e della tattica nell'intento di ottenere dalle migliorat e armi il maggior rendimento possibile.

Due storici ing lesi , Michael Roberts e Geoffrey Parker 1 , hanno defini to questo processo evolu tivo "rivoluzione militare", collocandolo tra il 1550 ed il 1660, anche per la decisiva influenza che le innovazioni militari ebbero sul consolidamento degli Stati nazionali, sulla loro struttura finanziaria e d amministrativa, e pe r sino sulla loro politica estera divenuta, almeno per alcuni Stati più ricchi e più forti, di respiro mondiale.

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Il problema di maggior rilievo i n campo tattico all'epoca era rappresentato dall'articolazione d e lla fanteria e dal rapporto ottimale tra m osc hettieri e picchie ri.

P er consentire un'efficace azio n e di fuoco e, nel contempo, non offrire un troppo remunerativo bersaglio all'artiglieria nemica, la fanteria avre bbe dovuco comprendere un num ero elevato di m osc he ttieri ed assumere uno schieramento m olto esteso sulla fronte e poco profo nd o, ma un tale dispositivo n o n avrebbe consentito una valida difesa contro una carica di cavalleria. D ' altro canto i progress i compiuti dall'artiglieria rendevano poco realistico uno schieramento p r ofondo, che avrebbe certamente arrestato con il suo muro ferrato di picche l'impeto dei cavalieri , ma che, altrettanto certamente, sarebbe stato lettera lmente fatto a pezzi dal tiro preciso e potente dei cannoni.

Se il quadrato, inoltre, fosse stato attaccato di fianco avrebbe potuto facilmente parare la minaccia: ogni soldato non avrebbe dovuto far a ltr o che vo ltarsi dalla parte attaccata.

U no sc hi e ramento lineare, invece, se attaccato di fianco, avrebbe dovuco ruotare dj 90°, manovra teoricamente possibile ma in pratica lunga e labori osa.

Il problema non era perciò di immediata soluzione, soltanto attraverso successivi tentativi e dopo un sostanziale miglioramento tecnico del moschetto si giunse alla soluz ione ottimale.

L a scu o l a o l andese

Maurizio cli Nassau, comandante esperto e studioso sagace, avviò per primo il problema a soluzione. Egli infatti fu il primo a compren dere che il fuoco aveva sostituito l'urto come fattore decisivo nel combattimento e che i picchieri dovevan o proteggere i moschettieri e non viceversa. Maurizio, ino ltre, comprese che il fuoco sarebbe stato efficace solo se attuato per salve cadenzate, in modo da compensare con l'elevato numero di colpi la scarsa precision e intrinseca del moschetto.

Soste nuto ed aiutaco dai cugin i Guglie lmo Luigi e G i ovanni, il g iovane statolder nel giro di un decennio attuò una comp leta cd organica riforma dell'ordinament o e dei procedimenti di impiego dell'esercito olandese.

Unità organica e tattica fondamentale del nuovo esercito fu uno smilzo battaglione, cinquecentocinquanta uomini tra picchieri e moschettieri schierati su dieci righe. I trecentocinquanta picchieri al centro, i duecento moschettieri alle ali. L'esercito era di norma schieraco su tre linee di battaglioni, tra la prima e la seconda linea una distanza di trecento passi, tra la seconda e la terza cinqu ecento, distanze che già stavano ad indicare che la seconda linea doveva rincalzare la prima mentre alla terza era riservato il ruolo di riserva. I battag lioni deUa seconda e terza linea si schieravano in corrispondenza degli intervalli della linea precedente.

Uno schieramento che arieggiava quello manipolare romano, richiamato all a m emoria dagli scr itti di Machiavelli, che i tre Nassau co n oscevano bene, così come conoscevano bene le opere di Eliano, di Vegezio e di un distinto umanista, Giusto Lipsio, che nel 1595 aveva pubblicato un trattato sull'argomento, il De militia romana 2 .

Lo schieramento più sottile non doveva naturalmente pregiudicare la potenza d'urto o di arresto e Maurizio suppli alla mancanza di spessore aumentando il ritmo di fuoco dei moschettieri, rendendolo in pratica continuo.

La prima riga di moschettieri faceva fuoco a comando poi, sempre a comando, ciascun uomo effettuava una contromarcia ritirandosi dietro l'ultima riga per r i caricare il mosch e tto . Contemporaneamente la seconda riga pre nd eva il p osto della prima, effettuava a s u a volta la scarica e si ritirava m entre av:an zava già la t erza r iga e così via.

Un m ecc anismo molto se mplice e regolare, una volta add es trato il mosche ttiere ad eseguirlo con rapidità, in modo che l'interv allo tr a una scarica e l'altra foss e minimo, ed una volta p e r suas i gli ufficiali ch e e ra possibile far vo ltare al soldato le spalle al ne mico senza p er qu esto invitarlo alla diserz ione

Il metodo olandese, com e fu s ubito chiamato l'ordin amento isùruito da Mauri zio, comportava un'estensione della fro nte d ell'esercito, un maggior numero di ufficiali e di sottuffi ciali, un più accurato addestramento d ella truppa .

Anc h e in questo campo Mauriz io ed i suoi cugini dimostrarono di aver comp r eso q uale foss e s tato il ve ro elemento di forza d ell'esercito romano : l 'addestramento congiunt o alla disciplina . "Il concetto di dis ciplina è passato a far parte così in tima m e n te della nostra idea della vita militare , ch e ci riesce difficile valutar e qua le e norme n ovi tà esso abbia rappre se n tato n ella vita militar e d el Seicento" ha scritto Micha el H oward ed è impo ss ibil e non concorda r e con lo storico inglese , considerando la provenienza sociale ed il live ll o cultural e e mora le d elle soldatesc h e dell 'epoca.

Re sta urata la disciplina , i m erce n ari dell'esercito olandese furono sottoposù ad un add e stramento continuo e metodico, tale d a consentire la simultaneità delle o p erazioni e dei movimenti.

La disciplina ferr ea, congiunta però ad un regolar e trattamento economico ed a buone condizioni di alloggiame nto , riuscì ad amalgamare uomini di divers a nazionalità ed a piegare le iniziali resiste nz e, ottenendo soldati di s ciplinati, addestrati non solo al comba ttim ento ma anch e ad effettuare quei lavori di fortificazione campale ch e la p ote n za del fuoco re nd eva sempre più n ecessa ri i n campo aperto e in dispensa bili nelle operazioni di assedio. Per co nquistare una fortezza b astio nata - ed alla fine del secolo XVI lo era n o tutte - erano n ecessari grandi lavori di scavo E ra infatti n e cessario che l'attacca n te scavasse una tri ncea , parallela ad un lato del tracciato della ci n ta, nel quale collocare i cannoni che dove vano battere la cinta. Da questa p rim a parallela si proce deva, sotto la coper t ura d el fuoco , allo scavo di una seconda, n ella q uale portare i canno ni in modo c h e potessero battere le mura con maggior efficacia. Quando il fuoco dell'artiglieria riusciva a diroccare un tratto della cinta, con i detriti si riempiva il fossato e finalme nte si procedeva all'assalto. Quasi semp r e però all'apertura della breccia la fo rtezza si arrendeva, per evitare il saccheggio della città e lo sterminio degli abitanti.

Le soldatesche dell'epoca prete nd evano che i lavori di scavo venissero effettuati da contadini del posto, perpetuando una consuetudine medievale, ed Alessandro Farnese, governatore generale delle Fiandre e comandante dell'esercito spagnolo, riuscì a vincere la resistenza d ei pur disc iplinati tercios spagnoli solo con un supp leme nto di paga.

G iovan ni di Nassau alla fine del secolo mise a p unto un nuovo metodo di addestramento p e r Quadri e truppe e con l 'aiuto di Maurizio realizzò un "manuale di eserc it azioni illustrato, in cui analizzò ciascun differente movimento necessario per maneggiare le armi principali della fanteria, assegnando a ciascuno un numero e corredandolo con un disegno su come eseguir lo. Vi erano quindici disegni pe r la picca, venticinqu e p e r l 'arch ibu gio e trentadue pe r il moschetto" 3.

Ne l 1607 il manuale fu stampato da Jacob d e Ghein con il titolo Addestramento con archibugio, moschetto epicca e divenne sub ito un bests eller, tradotto in danese, tedesco, francese ed inglese. A lcuni stati tedeschi, inoltre, richiesero a Maurizio istru ttori qualificati e così il metodo olandese fu rapidam ente adottato in tutta l'Europa.

Persino nella ancora senu -asiatica Russia il meto do olandese si fece strada: nel 1649 lo zar A lessio Michele Romanov emanò le Istruzioni militari basa t e su quelle di Maurizio.

Il grande s uc cesso del nuovo e rivoluzionario metodo addestrativo era certamente dovuto al fatto che non solo mig liorava la celerità de l tiro, ma riduceva no tevolm e nte la frequenza degli in cidenti dovuta all'incauto accostamento de lla nuccia accesa al sacchetto della polve re che ogni mo sc he ttiere portava con sé.

Recentemente un sociologo inglese, il Feld, ha addirittura affermato, sulla base di una r igorosa analisi dell ' esperienza militare olandese, che "l'anticipo della rivoluzio ne industriale" fu proprio "l'industrializzaz ione del co mp ortamento militare" realizzata da Maurizio Nassau. La ri fo rma militare olandese "ebbe sviluppo analogo a quello sviluppato nell ' amb ito della produzione industriale: si passò dalla lavoraz ione del singolo pezzo a r tigianale alla catena di montaggio. Non fu più necessario di sporre di manodopera altamente specializzata e motivata. Si instaurò il crit erio di ricorrere ad un minimo di intelligenza, ma alla capacità di adattarsi ad un lavoro di routine": l'esercito di Maurizio "era il modello più economic o possibile di macchina da guerra, il più conveniente sotto l'aspetto cos ti / efficacia. Le esercitazioni militari olandes i fornirono Io sta ndard ed i procedimenti per il regolare allestimento di unità operative. Il numero di variabili militari fu ridotto a due: la disponibilità di materiale umano greggio e la produzione di armamenti. Inoltre l'esercito olandese fu "la prima organizzazi one sociale in cui tecnica e controllo erano s istematicamente uniti . Ogni operazione era organizzata in modo che la sua esecuzione serviva anche a dimostrarne la sua validità" 4

Maurizio di Nassau riformò anche i procedimenti di impiego della cavalleria: ridusse, infatti, la p r ofondità degli squ adroni a sole cinque righe e limitò la manovra del caracollo alla sola prima riga, in modo da rendere la carica con l'arma bianca più tempestiva e impetuosa. E proprio al nuovo modo di impiegare la cavalleria Maurizio dovette la vi ttoria riportata a Nieuport sugli Spagnoli nel 1600. I n quella battaglia, infatti, i battaglioni olandesi al centro avevano resistito all'impeto dei tercios spagnoli con grande fatica, mentre alle ali la cavalleria aveva propiziato la vittoria con una carica travo lgente.

Altra g r ande benemerenza della scuola o landese fu la fondazione a Siegen nel 1616 della prima scuola militare europea. La scuola, istituita per formare soprattu tto buon i ufficiali di fanteria, fu affidata alla direz ione di un esperto e colto ufficiale, Johan Jakob von Wall h ausen 5 , che comp ilò e pubblicò diversi manuali per facilitare l'apprendimento del nuovo m etodo di combattimento. Per quanto la scuola sia rima sta in funzione per soli tre anni, la sua influenza su gli istituti similari, c h e più tardi quasi tutti gli stati europei istituirono, fu notevole come fu notevole l'azione svolta dagli ufficiali diplomati a quella scuola come istruttor i di altri ufficialli. L'idea che per essere un buon comandante sul campo di battaglia non fosse ro sufficienti natali gentilizi e pratiche cavalleresche, ma che occorresse studio ed esperienza, cominciò così a circolare, seppure lentamente, e fi nirà con l' imporsi nel secolo successivo. Il grande va lo r e delle riform e tattic h e dei Nassau non fu però completamente messo in luce nella lunga guerra che oppose gli O landesi ag li Spagn oli, guerra che si trascinò da un assedio all'altro e che alla fine fu risolta d alla mancanza di denaro della Spagna, costretta a riconosc ere l'indipendenza delle Provincie Unite per esaurimento.

Toccò a Gustavo A dolfo di Svezia dimostra re la pie na validità del sistema olandese.

La scuola svedese

Gustavo Adolfo di Svezia, salito al trono nel 1611, rivelò subito grandi qualità di comandante e ancora oggi è ricordato come uno dei grandi cap itani di tutte le epoche 6_

Le prime attenzioni di Gustavo Ado l fo furono rivol te al settore ordinativo. In Svezia vigeva una forma attenuata di cosc r izione, a cura delle au torità municipali un cittadino su dieci era obbligato a prestare servizio militare, tuttavia lo scarso potenziale demografico del paese re n deva insufficiente il sistema e l'esercito era integrato con so ld ati mercenari cli religione protestante. Gustavo Adolfo volle dare un carattere nazionale al suo esercito, prescrisse perciò che nei reparti svedesi le perdite fossero ripianate con reclute provenienti dalle stesse zone ed arruolò i mercenari singolarmente, senza l'intermediazione dei comandanti di compagnia.

La fanteria era articolata in plotoni, compagnie, reggimen ti e brigate. Tre plotoni, tutti al comando di un u ffi ciale, costituivano la compagnia, otto compagnie il reggimento, due reggimenti la b rigata. Il reggimento di cavalleria si articolava in otto squadroni.

La disciplina nell'esercito di Gustavo Adolfo fu sempre molto curata, ogni mancanza era severamente punita: la bestemmia, il furto, il gioco d'azzardo, il duello erano proscritti negli accampamenti svedesi.

Il seguito di donne e di mercanti che accompagnava gli eserciti dell'epoca fu, inoltre, notevolmente ridotto, così come furono proibite tutte le manifestazioni di lusso e di opulenza, la stessa tenda regale era di una estrema semplicità. Ogni reggimento doveva radunarsi al mattino ed alla sera attorno al cappellano e recitare la preghiera, funzione alla quale partecipava anche lo stesso Gustavo Adolfo. La medesima cura dedicata alla disciplina fu rivolta al vettovagliamento, gestito con uno scrupolo ed una regola rità del tutto s conosciuti agli eserciti dell'epoca. Gustavo Ado lfo "fece bensì vivere le truppe su l paese - e la negazione di questo principio sare bbe la negazione di un'arte militare vigorosa e disinvolta - ma le requi sizioni erano sempre fatte con ordine e con regolarità; e q uand o doveva operare in territori devastati dalla guerra provvedeva con ogni cura a far affluire i viveri da magazzini retrostanti, per mezzo di convogli, i quali seguivano le vie ordinarie o fluviali" 7 .

Il rigoroso sistema ordinativo e disc iplinare non rispondeva so l o all'austero carattere del sovrano, era anche la condizione necessaria per imprimere all'esercito rapidi tà nei movimenti, fattore essenziale della strategia rapida e risolutrice messa in atto durante la guerra dei Trent'Anni.

E nell'organizzazione del m ovi mento Gustavo Adolfo dette un' altra p r ova dell e sue capacità. Contrariamente all'uso del tempo, che voleva il trasferimento dell'esercito su un'unica interminabile colonna, nella quale cavalleria e fante r ia si alternavano, mentre artiglieria e bagagli erano inframm ezzati ai reparti, il condottiero svedese adottò in vicinanza de l nemico il movimento per co lo nn e di brigata, ognuna delle quali era seguita dal proprio bagaglio accompagnato da un'idonea scor ta.

Utilizzando al meglio le risorse della Svezia, paese ricco di fo reste e di miniere di ferro, Gustavo Ado l fo adottò un tipo d i mosc h e tto più leggero e con il meccanismo di accensione a ruo ta, eliminando la necessità della forcella per il puntamento. L'adoz ione di una cartuccia di carta, contenente la carica e la palla , consentì una notevo le accelerazione delle operaz ioni di caricamento ed una maggiore precisione del tiro, tanto da ridurre a sei ed anche a meno le righe dello schieramento dei moschettieri. Il numero de ll e righe occorrenti per assicurare un fuoco continuo era infatti determinato dal tempo necessario per ricaricare il mosche tto : m eno tempo occorreva per ricaricare meno righe di moschettieri era necessario schierare su l terreno. A parità di uomini una formazione più sottile consentiva lo sviluppo di un fronte più esteso e quindi di una scarica più nutrita. Il vantaggio non e ra da poco.

Me ntre gli Olandesi avevano impiegato la contromarcia dei moschettieri soprattutto in una s ituaz ione difensiva, contro un nemico avanzante, Gus tavo A d olfo faceva avanzare la prima riga de i suoi moschettieri di dieci passi prima di aprire il fuoco. Me.otre quelli che avevano sparato ricaricavano sul posto, la seconda riga li superava di dieci passi e scaricava a sua volta il moschetto, mentre sopravveniva la terza riga e così via.

A l mur o marcian te di punte ferrate dei picchieri svizzeri gli Svedesi sostituirono un muro di fuoco con effetti altrettanto devastato r i.

Gustavo Adolfo, in o ltre, " rivitalizzò la cavalleria, facendone ancora una volta una forza decisiva sul campo di battaglia" 8 , eliminando il caracollo e prescrivendo la carica al galoppo con la lancia o con la sciabola, più atta della spada a menare fendenti.

Per assicurare anche alla cavalleria il necessario sostegno di fuoco tra uno squadrone e l'al t ro erano interposti drappelli di moschettieri. Durante l'attacco, i cavalieri avanzavano al passo insieme ai moschettieri che sparavano per scompaginare lo schiera mento avversario. G iunti a distanza utile, gli squadroni caricavano a massa compatta e sciabo la sguainata, diventando così uno strumento d'urto più controllato ed efficace della cavalleria medievale. Dopo la carica, gli squadroni si riordinavano dietro i propri drappelli di moschettieri che intanto li pro teggevano con il fuoco; così pure per sostenere l'urto della cavalleria nemica, era n o i moschettieri quelli che spiegavano tutta la loro azione lontana prima che, arrivati quasi ad immediato contatto, gli squadroni si spingessero al contrattacco.

Gustavo Adolfo riorganizzò completamente anche la pr<;:>pria artiglieria, abolendo la grande varietà dei calibri allora in uso e riducendo le bocche da fuoco a tre tipi: da 24, da 12 e da 3 libbre, un tipo per ciascuna delle tre diverse specialità, pesante, media e reggimentale.

Quest'ultima veniva schierata in prima linea con la fanteria ed era costituita da pezzi molto leggeri - inizialmente di lami era di ferro ce rchiata di cuoio e poi in bronzo non rinforzato - trainato da un solo cavallo e serviti da due soli uomini. Tali cannoni, assegnati p e rman entemente alle truppe di linea, tiravano a mitraglia 9 con una celerità di tiro anche di un colpo ogni tre minuti, risultato per i tempi assolutamente eccezionale, dovuto anche all'introduzione del "cartoccio", un involucro in leggera foglia di legno che conteneva la carica ed il proietto.

N ella sua Storia dell'arte militare moderna, Pietro Maravigna ha così sinteti zzato l'impiego dell'artiglieria ideato dal condotti e r o svedese:

"L'impiego delle tre specie di artiglieria nel combattimen to, quale appare dalle battaglie dirette da Gustavo Adolfo, corrispondeva alle propri età tecniche de l mate rial e ed al procedimento offensivo che il re aveva adottato. Le artiglierie pesanti, portate in posizione idonea, destinate a non muoversi, avevano il compito di eseguire il tiro di interdizione, le medie quelle di accompagnamento a distanza della fanteria, i pezzi reggimentali l 'accompagnamento ravvicinato, oppure, riuniti in batteria, di preparare l'attacco decisivo, come avvenne a Lipsia nel 1631, o, finalmente, occorrendo, di arrestare l'attacco avversario. La cooperazione costante ed intima dell'artiglieria con !'altre armi, era, con siffatto impiego, assicurata durante tutto lo svolgimento della battaglia".

In sintesi, Gustavo A dolfo, comandante di eserci ti e capo di stato, era consapevole che la fanteria pesava sul tesoro reale_ meno della cavalleria e dell'artiglieria ma era anche consapevole che sostituire alla potenza del fuoco l'urto della fanteria sarebbe stato alla lunga disastroso e perciò attribuì il ruolo più importante nel combattimento al fuoco dell'artiglieria ed alle cariche della cavalleria.

Nella battaglia svedese, è stato notato, "i cannoni sparano più veloce m e nte dei moschetti i moschettieri ottengono con quattro righe un fuoco continuo. .. prima e ntrano n el combattimento poi, al momento dell'urto, vengono a piazzarsi die tro due righe di picche, ginocchio a te rra , al di sopra delle quali continuano a sparare senza tregua".

Nel 1631 a Breitenfeld, presso Lipsia, l'esercito svedese sconfisse quello imperiale, decretando così l'affermazione definitiva dei procedimenti tattici di Gustavo Adol fo.

L'esercito imperia le, composto da di ec imila cavalieri e da ve ntidu emila fanti al comando dell'esperto Tilly, si schierò nel modo tradizionale, con la fanteria articolata in quattro mastodontici quadrati di circa seimila uomini affiancati, quasi a formare un'unica falange ed appoggiati alle ali da aliqu o t e di cavalleria.

Gustavo A dolfo , che era stato rinforzato da quindicimila uomini dell'alleato E lettore di Sassonia e che in totale poteva disporre di ventiduemila fanti e tredic imila cavalieri, collocò i Sassoni alla s ua sinistra e schi e r ò gli Svedesi su due linee, ciascuna su sei righe intervallate da schi eramenti di artiglieria . Alle ali aliquote di cavall eria rinforzate da plotoni di moschettieri. Il grosso della cavall e ria imp eri ale attaccò a massa la contrapposta cavalleria svedese sulla destra d e ll o sc hiera m e nto di Gustavo A dolfo, mentre i quattro quadrati. avanzavano al co n s u e to rullo dei tamburi travolg e ndo , n ella prima ora di comba ttime nt o, i Sassoni ed impegnando a fondo la prima lin ea svedese. L ' eser cito svedese sembrò allora in crisi, minacciato a destra dalla cavalleria ed a sinistra dai fanti. Ma Gustavo Adolfo non si perse d ' animo. La cavall eria imperiale, arrestata dall e salve micidiali dei moschettieri posti negli intervalli degli squadroni, fu vigorosa m en te contrattaccata dalla cavalleria svedese e respinta, mentre la seconda lin e a formò un fianco difensivo rimediando alla defezione dei Sassoni. Tuttavia al centro la falang e dei picchieri imperiali continuava ad avanzare e sembrava inarre s tabile, ma la cavalleria svedese, ritornata tempestivamente sul campo di battaglia dopo l'inseguimento di quella imperiale, la attanagliò ai fianchi mentre il fuoco dei cannoni di accompagnamento e dei plotoni di moschettieri di ve niv a sempre più efficace. Prima ancora di entrare in contatto con i picchieri svedesi, gli imperiali non ressero a quell 'uragano di fuoco e, completamente disorganizzati, abbandonarono la lotta.

"Breitenfeld ha nella storia dell'arte militare moderna un'importanza non infe rio r e a quella di Canne per l'arte militare antica. In questa battaglia, a dir e il vero, non hanno trionfato formazioni esili e numerose di picchieri contro pochi mastodontici quadrati; ma questi, che ancora una volta hanno cercato la vittoria nell'impeto sfondante della grande massa serrata, hann o dovuto cedere di fronte ad una combinazione di tiratori e di cavalleria, in formazioni agili e sottili, e appoggiati dall'artiglieria legge ra. È vano orma i attendersi la vitto ria da essi!" 10.

Dopo Breitenfeld il sistema svedese fu adottato da tutti gli eserciti e, sia pure con qualche residua resistenza, l'epoca della picca tram ontò .

Letteratura militare

Nel p eriodo in esame gli scritti di carattere militare furono molti e di notevole interesse.

Nel 1 58 5 G i ulio Cesare Brancaccio pubblicò un volume r ivo luzi onario, Della nuova disciplina et vera arte militare, n el quale auspicava l'abolizione dei picchieri e la defuùtiva affermazione di una fanteria tutta di mosc h ettier i. Mar io Savo rgnan o ne l 1 589 fu l'autore di A rte militare Terrestre e Marittima, un trattato sistematico di tutto lo scibile militare all'epoca molto apprezzato e diffu so le i 161 O Lelio Brancaccio nel libro I carichi militari a fferm ò invece l'uti lità e la n ecess ità d ella picca!

Bernardino D e M e ndoza pub blicò n el 1595 il trattato Teon·ay pràctica de guerra, rivolto all'educazione militare del futuro F ilipp o III. L'opera è importante perché sottolineava l' imp ortanza delle risorse economiche n e lla condo tta delle operazioni.

Ludov ico Melzo n e l 1611 d ette alla stampa ad A nversa le Regole militari sopra il governo et servitio particolare della cavalleria, un ampio trattato di ippo logia e di impiego d e i re parti di cavalleria, argom e n to ri preso l'anno successiv o da Giorgio Basta, autore del Governo della cavalleria leggera, un ve r o e p roprio manuale di tattica, ricco di precetti e di consigli s ull'impi ego de lla specialità.

Nel 1614 Pantero Pantera, un comasco che aveva pre sta to servizio per lunghi anni nella marina pontificia, dette alle stampe L 'armata navale, un ponderoso trattato in due volumi di arte militare marittima che costituì per mol ti decenni un testo unico ed autorevole p er la preparazi one degli uomini di mare.

Johan Jacob von Wa ll hausen n el 1 617 d e t te a Ue stampe il Corpus militare, quasi un'enciclopedia dell'arte militare, Enrico di Roha n pubb lic ò nel 1631 Le parfait capitaine, un riassunto dei commentari di Cesar e che, in appendice, conteneva un Traité de la guerre in 23 capitoli, un condensato di massime rrùli t ari di carattere generale.

Molto su perio ri a t u tte le o per e d el periodo so n o gli scritti di Raimondo Montecuccoli , inn alzatos i per v alore e pe r inte lligenz a da semplice picchiere a luogotenente generale dell'Impero, vin citore del turco Kuprulù sul fiume Raab nel 1664 e del grande Turenne sul Reno nel 1673.

Numerose le su e opere: Trattato della guerra, Delle battaglie, Ta vole Militan~ Discorso della guerra contro il Turco

Il suo pensiero, per molti versi ancora attu a le , può essere così schematizzato:

• ne l campo tattico ed ordi nativo egli mutuò da Gustavo A d olfo di Svezia e da Maurizio di Nassau: definendo l' equilibrio tra picc h e e mos c hetti (urto e fuoco); unificando i calibri d elle artiglierie (24, 12 e 3 libbre); istituendo la brigata su tre o quattro battaglioni per conferire elasticità alla manovra; dotando di scia b o le la cavalleria; adottan d o il cartoccio-p r o i e tto pe r le bocche da fuoco ed a ssegnand o, quale artig lieria di aderenza, pezzi leggeri ai battaglioni di fanteria n el rapporto di 9- 1O pezzi ogni 1.000 uomini; promuovendo e codificando la cooperazione in terarma e l'ad d es tram e nto al co mbattime nto; accorciando la lunghezza delle b oc che da fuoco per acquis ire maggi o r m obili tà; svi luppando l'iniziativa ai minimi livelli; in troduce n do sul campo schieramenti più rarefatti e meno vulnerabili con brigate intervallate atte a co n sentire interve n ti frammezzo della cavalleria p esa nte; di s p o n en d o una severa di sciplina de l fuoco co n scarich e simultanee d i p lotone p e r il tiro di fuci le ria ; passando, nel camp o de ll'equip aggiamento, dalla "divisa" all"'uniforme";

• n el camp o logìs.tico e stra tegi co derivò invece soprattutto dal Wallens t ein, dive n e nd o l' inventor e della logistica mod e rna, s ia di p r oduzione sia di campagna, e concependo e postulando per primo la Landwehr (milizia di popolo o milizia paesana) quale anticipazione del modello prussiano d ella " na zio n e armata".

Montecuccoli, infatti, sostiu.ù la tirannia del saccheggio e la dipe nd enza dalle sole risorse locali con l'istituzione del treno dei rifornimenti, atto ad assicurare piena autonomia operativa in ogni stagione e scacchiere; sfruttò le vie fluvia li quali assi di alimentazione; ricors e ad un'organizzazione ed un'amministrazione rigorose tramite la riparti z ione delle scorte e il decentramento d ei magazzini; impose drastiche misure per la repressione del saccheggio e delle ruberie; avverù l'esigenza di sfruttamento del pot e nzia le svedese nel campo minerario per ricav arne gli acciai speciali dell' in dustria bellica d i produzione.

Ne l campo dell'ordinamento militare dello Stato postulò un esercito permanente di 50.000 uomini, consentito dalla tassazione delle classi più elevate ed abbienti e determinato quantitativamente dalle pote nzialità logistiche dei magazzini e delle scorte (11 %) e dalle possibilità locali di acquisizione e reqm s1z1one

Sotto l'aspetto della condotta strategica della guerra il Montecuccoli studiò la guerra astrattamente dalla politica traendon e l'intramontabile, il perenne, l'imm utabilità de i princìpi . Di questi, due sono i fondamentali: la massa e l'economia delle forze La manovra e la sicurezza sono so ltanto corollari servendo - la prima - a concentrare la massa là dove le condizioni di spazio e di tempo lo ri chiedono, e garantendo di per se stessa - la seconda - l 'economia delle forze. Tutti gli altri princìpi, che tali non sono poiché mutabili secondo le leggi evolutive, scadono in semplici modalità organizzative ed esecutive.

La sua strategia è globale poiché egli usò la minaccia potenziale del ricorso alla forza quale d eterrente; i suoi fattori: forze armate permanenti e fortificazione, non tanto int esa quale espressione di impenetrabilità quanto di base di raccolta e di irradiamento operativo e quale perno di manovra a sostegno delle azioni di campagna. In guerra, fautore dell'annientamento, da pers eguirsi con metodicità: quindi, a disarticolazione avve n uta dell'avversario mediante il fuoco dell'artiglieria - solo elemento offensivo della lotta - la cavalleria pesante e la fanteria ins eguono dappre sso m e ntre la cava lleria leggera sopravvanza alle ali ricercando l'arresto in profond it à, prodromo dello schiaccia mento, o di una serie di schiacc iamenti successivi e riso lutivi .

La sua visione tuttavia è elastica: la guerra, secondo Montecuccoli, non può essere schematizzata. L'imprevisto è sempre incombente pe r cui è necessario essere pronti ad ogni eve nto, pur perseguendo l'annientamento: dalla manovra per linee esterne ed interne all'azione t e mporeggiatrice, dalla difensiva pura all'azione di ripiegamento, dalla guerra di movimento a quella di logoramento.

Sotto l'aspetto concettuale ed organizzativo della pianificazion e o perativa, egli non lasciò nulla al caso : "divinate le inten zioni del nemico" (attività informativa su consistenza, disloca zione, dottrina , m o ra le, sostegno logistico, assi di comunicazione) , procede razionalizzand o, schematizzando, sistematizzando sulla base concreta delle va luta zioni scaturite dall'analisi dell'ambiente naturale (clima ed impianto oroidrografico) e delle for ze contrapposte, second o un m et0 do r igoro so che lo colloca quale effettivo precursore del lavo r o di stato maggio re_

Con queste premesse, quindi, il Montecuccoli assurse al ruolo di più rappresentativo esponente del pensiero militare del s uo seco lo e di miglior protagonista sul campo : quarantun o campagne senza sconfitta, maestro della difensiv a controffensiva, innovatore nella dottrina e nell'impiego.

Note Al Capjtolo Vii

1 Cfr. l'introd U?i o n e al volum e di Geoffrey Parker La riwl11zione militare

2 Nel 1592 Giusto aveva pubblicato il Tractattts od histori017J ro111011am cog11osce11dam tttilis nel quale, come ha notato Franco Ca rdi n i "s posava ragioni politiche e ri go ci smo neos torico nella dichi ara ta esigenza di un a v ita militare al temp o s tesso disciplin ar a e votata all'abnegaz io n e, ch e facesse del solda to un m od ello d i virtù, di frugalità, di seve ri tà"

3 PARKE R, G., Lo rivolt1zio11e militare, Bologna , Il Mulin o, 1990, pag. 18.

4 FELD, M., The slrncllll"e ef uiole11ce, Armed forces associa/ !JSlem, 13everly H ill s-Londo n, SAGE, 1977, pag. 11.

5 Nel 1617 il Wallhausen p ubbli cò un vasw tra ttato di arte mili tare, il Corpus militare

6 Napo leo ne riteneva che me ritassero di essere ricordati come grandi capitani Alessan dro, Annibale, Cesare, Gustavo Adolfo, Turen ne, Eugenio di Savoia e Federico li cu Prussia Anch e oggi la maggioran za degli s torici mili tari concorda su tale elen co, con qualche riserva degli s ru dios i inglesi che vorrebbero sostituire E ugerùo di Savoia co n il Marlborough .

7 8ARONE, E., I grandi capitani dell'età m oderna, Roma, Ufficio Sr.orico Sta to .Maggiore Eserc ito, 1982 , pag. 19.

8 PR ESTON E WISE, Storia sociale della guerra, Milano, Mon dad ori, 1973, pag. 187.

9 Nel tiro a mi traglia invece d ella palla pie na si usava un cilindro di lamiera pieno di pall etto n i. Con ta le tipo di mu nizionamento la gi ttaca era inferiore m a gli effet ti su truppe allo scoperto erano devastanti.

1O PJE IU, P., G11erra epolitica, M.ifano, Mo ndadori, 1975, pag. 70

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