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Resistere ai revisionismi con la memoria
tutti fascisti la sera, tutti antifascisti l'indomani a gettare nella polvere il busto di Mussolini e i distintivi. Nessuna ricompensa ai partigiani che, fra l'altro, tolgono il disturbo per conto loro. Ma almeno un grazie. 306
Come dice ironicamente Bocca in questo articolo, i partigiani «tolgono il disturbo per conto loro»; in effetti, molti protagonisti della guerriglia negli anni ’90 sono già morti. Molti, ma non tutti: anche se anziani, restano combattivi a difendere un patrimonio storico che portano ancora iscritto sulla propria pelle, stampato nella propria memoria. Giorgio Bocca può essere considerato uno di questi, poiché anche lui era stato partigiano; abbiamo poi visto l’esempio di Angelo del Boca, e la veemenza con cui, motivando la riedizione dei suoi racconti, si scaglia contro i personaggi al governo.
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Resistere ai revisionismi con la memoria
Nel campo della memorialistica, negli anni ’90 si assiste ad un solo leggero aumento delle pubblicazioni rispetto al decennio precedente, facilmente comprensibile considerando il fatto che a quest’altezza temporale la “casta” dei partigiani si sta esaurendo, per questioni propriamente legate all’età avanzata dei suoi componenti. Data questa premessa, il tenue incremento riscontrato assume diverse proporzioni. Si è detto che gli ex partigiani tornano a scrivere di fronte alla svalutazione della guerra partigiana, dei suoi valori e dei suoi significati. L’elemento interessante che emerge da queste pubblicazioni è legato al fatto che quasi tutti i testi recuperano un’immagine della Resistenza solo agiografica. In sostanza, la guerra partigiana è descritta da tutti gli autori nello stesso modo, con toni nuovamente celebrativi. Si è già notato come nei testi degli anni ’80 ogni memorialista tenda a raccontare la Resistenza in modo più personale. In quel periodo mancavano motivazioni contingenti che compattassero il “fronte” partigiano; la maggior libertà espressiva aveva permesso la creazione di testi dalla maggiore originalità. Con la “minaccia” del revisionismo, l’esigenza di difendere il patrimonio storico resistenziale ritorna ad essere lo scopo principale della
306 GIORGIO BOCCA, I partigiani dimenticati, in “La Repubblica”, 26 aprile 2000, pp. 1-15.
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