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La Resistenza dietro le quinte
I protagonisti della Resistenza che decidono di scrivere ora si orientano consapevolmente verso una tipologia di testo piuttosto che un’altra, e sanno attuare le rispettive strategie di scrittura e di ricerca. Ovviamente, alla maggior preparazione culturale dello scrivente corrisponde una maggiore raffinatezza e precisione tecnica dello scritto. I testi di ricostruzione storica sono, nella maggior parte dei casi, opera di ex partigiani con un livello culturale medio alto, mentre le persone meno colte preferiscono la memorialistica; nei decenni precedenti, però, nemmeno gli autori più avvertiti riuscivano ad eliminare la partecipazione emotiva dal loro resoconto e a raggiungere una maggior scientificità.
La Resistenza dietro le quinte
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Per citare solo un esempio di questo nuovo approccio, in La Resistenza dietro le quinte il colonnello Antonio Ricchezza ricostruisce la storia ancora poco indagata dei soldati italiani che, dopo il disorientamento dell’8 settembre, si sono uniti ai reparti americani. La sua analisi si fonda sulle testimonianze, orali o scritte, e sui documenti, ufficiali e non. La dimensione del ricordo personale dell’autore ha avuto la sua importanza nella ricostruzione di alcuni fatti; la sua figura, però, non è mai presente. Solo nella prefazione è indicata la partecipazione diretta di Ricchezza ai fatti:
Al dramma dell’Italia sconfitta sono stati dedicati molti volumi: al dramma del soldato italiano disorientato, ben pochi; anzi, sarebbe fatica ardua il ricercare nella marea di testimonianze o di cronistorie dell’epopea partigiana qualche cenno al contributo che il soldato italiano come tale – contadino, operaio, borghese – diede alla riscossa di una terra, la propria. […] Forse perché abbiamo vissuto noi, pagando anche di persona, quella esperienza a stretto contatto di gomito con i soldati, forse perché ancor oggi ci riecheggia nelle orecchie il tripudio festante di una folla che ritrovava infine con la propria recuperata libertà anche sé stessa, o forse perché troppo quell’esperienza incise le nostre stesse carni – lasciando nell’animo tracce profonde – abbiamo voluto tentare una ricostruzione, sia pure episodica, del triennio 1943-1945, proprio come noi lo soffrimmo.237
Si vede qui attuata la stessa tecnica incontrata in Barbieri. Con l’aiuto dei ricordi personali, ma soprattutto di una documentazione appropriata, si ricostruisce un lato della Resistenza che ancora la storiografia ufficiale non ha considerato; in questo caso il destino dei reparti militari italiani e le loro azioni in
237 ANTONIO RICCHEZZA, La Resistenza dietro le quinte, Milano, De Vecchi, 1967, p. 7.
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