
5 minute read
Le iniziative culturali
Le iniziative culturali
Da questo quadro generale emerge come, a pochi anni di distanza dai fatti, la Resistenza e i valori che l’hanno accompagnata sembrino dimenticati. È ancora il sempre lungimirante Parri – presentendo il pericolo dell’oblio e delle strumentalizzazioni – a correre ai ripari fondando a Milano nel 1949 l’Istituto Storico Nazionale per il Movimento di Liberazione, che nasce con lo scopo di raccogliere i documenti e le fonti storiche legate alla Resistenza, inventariarle, renderle note al pubblico attraverso la pubblicazione di una rivista e di una rassegna bibliografica, e infine suscitare studi e monografie su questi argomenti. L’istituto funzionerà anche da centro unificatore e coordinatore di tutti gli altri Istituti per la Storia della Resistenza locali, che sorgeranno negli anni a venire. L’impulso dell’Istituto è diretto principalmente a promuovere le ricerche storiche sulla Resistenza: negli anni ’50, anche il mondo della memorialistica trae da questi stimoli una nuova spinta creativa. Una delle tappe del percorso di riscoperta delle tematiche resistenziali così avviato è il congresso di Venezia del 1950, dal titolo La Resistenza e la cultura italiana: ad esso partecipano, insieme agli esponenti del movimento resistenziale, intellettuali di alto livello, da Croce a Banfi. E il congresso, importantissimo per la spinta agli studi successivi
Advertisement
si conclude con una mozione con la quale, denunciati vigorosamente il pericolo del neofascismo e l’inerte disinteresse dei pubblici poteri, si impegnano tutte le forze della cultura e della politica democratica a fermamente difendere e a promuovere i perenni valori di libertà politica, civile, religiosa, intellettuale che ispirarono la lotta di liberazione in Italia e nel mondo.195
Emblematiche, a proposito dell’involuzione democratica di cui si parlava e contro cui l’incontro è organizzato, sono le parole poste ad annuncio del congresso, che non hanno bisogno di commento e dipingono chiaramente la situazione di quegli anni torbidi:
Di fronte allo smarrimento, alla sconoscenza (sic) e addirittura al rinnegamento di quella che è stata la grande lotta ideale e pratica condotta contro il fascismo dal movimento della Resistenza, già nel ventennio e poi apertamente e vittoriosamente negli anni 1940-1945,
195 R. BATTAGLIA, La storiografia della Resistenza. Dalla memorialistica al saggio storico, cit., p. 99.
101
noi uomini di cultura, intellettuali non separati dalla realtà dei maggiori problemi nazionali, vogliamo affermare anche per parte nostra, nell’ambito nostro specifico, la devozione sentimentale e la fedeltà storica ai motivi, non contingenti e non limitati, della Resistenza […].196
Il primo, eloquente risultato dell’impulso dato da queste iniziative di riscoperta del grande patrimonio storico comune è la raccolta delle Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, a cura di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli, pubblicata da Einaudi nel 1952. A proposito di questo studio, è interessante sottolineare due elementi: per la prima volta, ci si interessa a fonti di provenienza popolare come possono essere le lettere, i carteggi, che sono documenti non solo storiografici, ma anche espressione di una dimensione umana particolare, in questo caso la reazione dei prigionieri di fronte alla morte annunciata. Leggere queste lettere è il modo migliore per comprendere nel profondo gli ideali dei protagonisti di un capitolo importante della nostra storia, messi di fronte alla coscienza della propria fine. Lo dice chiaramente Enzo Enriques Agnoletti nell’introduzione alla raccolta:
Si dice che è più facile morire bene che vivere bene. Può essere, ma chi, anche una sola volta, ha potuto capire che cosa significhi aspettare la morte per mano di altri cosiddetti uomini, e raccogliere in quelle poche ultime ore il coraggio che fugge, e sentire la vita che chiede solo di continuare […] e dover abbandonare tutto, ingiustamente, per aver fatto il proprio dovere […] crede di sapere che è il più grave compito dell’uomo e che non è facile sentire ancora con generosità e pensare con chiarezza. Queste lettere […] hanno un’ispirazione unitaria che resterà a testimoniare come l’umanità e il coraggio non siano mancate mai e come le colpe di venti anni siano state riscattate ad usura dell’animo di quei martiri.197
Queste lettere ‒ espressione di un momento umano così estremo ‒ e il messaggio che esse veicolano, devono servire da esempio alle generazioni successive:
Si vorrebbe che non ci fosse più bisogno, per nuove colpe, di tanta sofferenza e di tali sacrifici. Eppure, se mai sarà necessario, l’esempio di questi italiani sarà presente, la via sarà più facile da trovare e non si dovrà dimenticare la semplicità con cui questi uomini, animati da fedi
196 Convegno Nazionale. La Resistenza e la cultura italiana, in Archivio Istoreto, fondo Isrp. Miscellanea manifesti e volantini [IT C00 FD219]. 197 PIERO MALVEZZI, GIOVANNI PIRELLI (a c. di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana,Torino, Einaudi, 1994, pp. XXI-XXII.
102
diverse, sono stati uniti in un sacrificio che non ha uguali nella storia italiana.198
La pubblicazione di questa raccolta non avviene solo per un mero interesse storiografico: è un richiamo a valori e ideali che sembrano già dimenticati, cancellati.
L’altro elemento da notare riguardo alle Lettere è legato alla figura dell’editore. Se le memorie della prima ondata sono state per la maggior parte pubblicate da tipografie locali, questa volta è la già affermata Einaudi ad avvallare con il prestigio del proprio nome la raccolta. La casa editrice manifesta apertamente un interesse per i temi resistenziali che aveva già annunciato nel ’45, con la pubblicazione del diario di Pino Levi Cavaglione, recensito, ai tempi della pubblicazione, da Cesare Pavese.199 Qualche anno dopo, anche Editori Riuniti segue questo esempio, inaugurando la collana “Biblioteca della Resistenza”, al cui interno vengono pubblicate sia opere di memorialistica sia saggi storici. Nel retro di copertina della collana, viene stampato il seguente messaggio:
Dalle prime azioni degli Arditi del popolo contro le squadre fasciste, alla guerra di Spagna, alla guerra di Liberazione nazionale, la Resistenza al fascismo è ricca di episodi gloriosi, di dure lotte politiche e sociali ancora poco note all’opinione pubblica. Questa collana ‒ attraverso la pubblicazione di memorie, di diari, di studi ‒vuole far rivivere quella epopea, far circolare di più nella vita della nazione le idee e i ricordi di quella lotta, dare un quadro della Resistenza italiana così come si è venuta sviluppando nelle diverse località del paese.
Tutte le iniziative appena viste sono da far risalire – oltre che al ritorno di interesse verso le tematiche resistenziali caldeggiato dalle forze politiche di opposizione – anche all’atmosfera di riscoperta della Resistenza portata dal decennale del 1955. Battaglia rileva un aumento delle ricerche storiche sulla Resistenza proprio a partire dagli anni ’50. A questo proposito egli nota che per le loro ricostruzioni storiche gli studiosi non considerano più soltanto i documenti scritti ufficiali; ora si interessano anche alle fonti orali, alle testimonianze dei protagonisti e agli scritti clandestini200 pubblicati. Inoltre, la ricerca storica si
198 Ivi, p. XXII. 199 La recensione di Cesare Pavese al diario di Pino Levi Cavaglione si può leggere in CESARE PAVESE, Saggi letterari, Torino, Einaudi, 1951, «Guerriglia nei Castelli Romani», pp. 241-244. Scritta nel 1946, comparse in “La Nuova Europa”, 18 gennaio 1946. 200 Battaglia ricorda l’iniziativa di Luigi Longo, che in Sulla via dell’insurrezione (Roma, Edizioni di cultura sociale, 1954) raccoglie gli articoli usciti su “L’Unità”, “Il Combattente”, “La Nostra 103