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Prefazione

Come risulta dal titolo, questa tesi si propone di analizzare la produzione memorialistica partigiana nazionale; in particolare, i testi nati dall’esperienza della Resistenza in Ossola.

Lo scopo primario è mettere in evidenza il vasto fenomeno della memorialistica resistenziale che, a mio avviso, è stato oggetto di pochi studi critici rilevanti. La grande quantità di memorie partigiane pubblicate dalla Liberazione fino ai giorni nostri obbliga gli studiosi a dare al fenomeno l’attenzione che merita; a parte qualche rara eccezione1, finora gli studi sulla memorialistica partigiana si limitano ad interventi di scarsa rilevanza, solitamente promossi dagli Istituti della Resistenza. L’interesse degli ambienti universitari verso queste ricerche si risveglia solo quando ad essere coinvolto nelle discussioni è un grande nome della letteratura, ma di fronte all’anonimato della maggior parte degli autori di memorie – e soprattutto a causa della bassa qualità stilistica di questi scritti – il mondo accademico generalmente tace. Io credo che invece il fenomeno della memorialistica resistenziale sia da indagare: esso ci può mostrare i motivi che hanno spinto un grande numero di individui, per la maggior parte lontani dal mondo delle lettere, a scrivere, cosa essi volevano comunicare e come l’hanno fatto, usando uno strumento – la scrittura – che non tutti sapevano padroneggiare. La mia ricerca si articola in questi termini: ad un’introduzione che cerca di individuare le prime differenze nel vasto mare delle “scritture di memoria” e delle autobiografie – per identificare con precisione il mio oggetto di studio – e che introduce le necessarie cautele rispetto al tema della “memoria”, segue un primo capitolo che presenta il fenomeno della memorialistica partigiana nel suo insieme, analizzandolo nei suoi tempi, modi, somiglianze, differenze e cause costitutive.

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1 Eccezione da notare è il contributo dato a queste ricerche da Giovanni Falaschi. Studioso e assistente di letteratura italiana presso la Facoltà di Magistero di Firenze, Falaschi si è sempre interessato alla Resistenza e alla produzione letteraria legata ad essa, collaborando a numerose riviste. Un suo intervento, molto utile come introduzione allo studio dei testi di memoria, è La memoria dei memorialisti, in “Italia contemporanea”, n. 158, sett. 1985, pp. 89-96. Insieme a Natalia Ginzburg, che ne ha scritto la prefazione, Falaschi ha curato l’antologia La letteratura partigiana in Italia, Roma, Editori Riuniti, 1984. Il suo lavoro più significativo resta La resistenza armata nella narrativa italiana, Torino, Einaudi, 1976. Il volume si apre con una prima analisi della produzione scritta “non letteraria” legata alla Resistenza, cioè la stampa partigiana e la memorialistica. L’analisi poi si concentra sui prodotti letterari veri e propri: i racconti partigiani e gli autori dei romanzi resistenziali già noti al grande pubblico, cioè Vittorini, Calvino e Fenoglio. 7

Una seconda parte analizzerà nel dettaglio la situazione delle pubblicazioni relative alla guerriglia partigiana nella zona dell’Ossola, e i loro autori: si rende necessario, per una contestualizzazione storica di queste memorie, un breve excursus sulle vicende della Resistenza in Ossola e della Repubblica partigiana nata in quella zona. La terza parte si concentra interamente sulle memorie ossolane e ne tenta una lettura incrociata, per individuare, se esistono, alcuni binari comuni nello sviluppo narrativo dei ricordi partigiani. L’analisi si concentra sull’immagine della vita partigiana che i testi dipingono, sulla percezione che i protagonisti hanno di sé stessi, del nemico, del paesaggio, dell’esperienza democratica ossolana, e sul linguaggio dei memorialisti. I risultati di queste osservazioni incrociate saranno poi applicate a Il partigiano Johnny, per comprendere se tra memorialistica e romanzo partigiano possono esistere punti di contatto.

Dato il grande numero di pubblicazioni che possono essere classificate come “memorie partigiane” ho dovuto ovviamente circoscrivere la mia ricerca. Prima di tutto, sono stata costretta a considerare solo le memorie di partigiani attivi sul campo, tralasciando tutti gli scritti di chi ha vissuto la Resistenza da civile, le memorie dei deportati e dei sopravvissuti ai Lager nazisti, i ricordi cospirativi di uomini politici antifascisti ma non impegnati direttamente nella guerriglia. Ho preferito considerare solo le memorie scritte e pubblicate direttamente dal loro autore, trascurando gli scritti postumi “in memoria di”, poiché ho considerato l’intenzionalità della scrittura e della pubblicazione come un fattore che ha la sua importanza nell’articolazione narrativa del testo di memoria. Sempre per questo motivo ho tralasciato le memorie episodiche pubblicate su riviste, periodici, pubblicazioni legate ad anniversari, commemorazioni, et cetera. Queste testimonianze sono frutto di sollecitazioni esterne e sono solitamente limitate al ricordo dell’evento singolo di cui si è chiesta la testimonianza, per cui l’autore rimane fortemente e inconsapevolmente condizionato da questi fattori; la singola testimonianza risulta poi troppo riduttiva per poter dare il respiro d’insieme dell’esperienza che l’autore ha vissuto, e per essere utile alla mia ricerca.

Infine, il criterio geografico: perché l’Ossola? Le motivazioni della mia scelta saranno evidenti una volta chiarita la configurazione particolare che la

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guerriglia partigiana ha assunto in quella valle: posso anticipare che mi sono concentrata sulla zona ossolana per circoscrivere il mio raggio d’azione, in modo da concentrare l’analisi su memorie che, per quanto diversificate, condividono almeno l’orizzonte di partenza, cioè gli stessi episodi di guerriglia. Chi ha combattuto in Ossola ha vissuto l’esperienza irripetibile della creazione di una repubblica partigiana. Questo evento, seppur di breve durata, ha potuto dare un’illusione di democrazia a persone da vent’anni abituate alla dittatura: mi sembra interessante poter vedere come i vari memorialisti abbiamo vissuto questa situazione, e su quali punti nodali ne abbiano organizzato il racconto. Per concludere, ho inserito in bibliografia le prime edizioni dei testi di memorialistica partigiana in Italia dal 1945 fino ai giorni nostri, della memorialistica resistenziale ossolana e novarese e gli studi relativi ai testi di memoria da cui sono partita per costruire la mia ricerca.

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