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CAPITOLO VII

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CAPITOLO VI

CAPITOLO VI

In Romania dall'otto settembre al Governo Groza

7.1// peggioramento della situa::.ione militare romena n e l/ 'autunno 1943 l rovesci militari sul fronte russo e la ritirata davanti all'avanzata delle forze sovietiche innescarono per la R omania una serie di reazioni a catena sul piano interno. ponendo le premesse che avrebbero poi portato a l crollo del regime di Antonescu ed al rovesciamento delle alleanze. ln Romania il periodo tra il 1942 ed ill944. una volta che la catastrofe bellica si andava sempre più delineando, fu contrassegnato da numerosi tentativi di portare il Paese fuori dal conflitto prima c he fosse troppo tardi; tentativi condotti s ia da parte di rappresentanti del vecchio "establis hment'' liberal e c nazional-contadino. rimasti a ll 'o mbra della dittatura, che dallo stesso entourage del Conducator, con un ruolo particolare di Mihai Antonescu 307

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Che la situazione interna romena fosse grave l'Addetto Militare italiano. il Colonnello Giovanni Bodini. lo constatava quotidianamente. Un rapporto sc ritto verso la fine di novembre del 1943, poche settimane dopo l'armistizio italiano con gli Alleati. dipinse a forti tinte Io sbandamento di tutto il re g im e di fronte al pericolo incomb en te dell ' avanzata dell'Armata Ro ssa c d all'incertezza seguita al crollo del fascismo italiano ptima ed all'uscita dell'Italia dal conflitto poi J08 .

Tutto il Paese. dai cittadini agli apparati di regime, era visibilmen te scosso dalle vittorie russe. ma lon Antonescu. pur dimostrando preoccupazione e nervosismo, si mostrava convinto della vittoria finale e di avere ben salda in pugno la situazione del paese.

'"Energia e coraggio" erano gli attributi che l' Addetto Militare italiano dava anche all'atteggiamento di Mihai Antonescu che forse rivelava un maggiore realismo di fronte al profilarsi della sconfitta tedesca: aspet- ti che formavano, se rileggiamo le pagine dei ricordi del Ministro italiano Bova Scoppa , un singolare contrasto con la sostanziale irresolutezza e la gestione del giorno per giorno che avrebbero causato poi la sua rovina3o9.

.107 Per quanto riguarda lo wolgimcnto delle operaLioni beli iche romene. tra il l 942 e il colpo di Stato dell'ago)tO 1944. una ricostruzione aggiornata è quella di Axworth). op. cit pp. 73- l 83. Cfr. anche llill gruber op. ci t pp. c 167-183.

JOS ALSSME. Fondo G-29. S. fase. S. "Addetto Militare in Romania. Rela::.ione situa:ione poliuco-militare in Romania dopo i/9-9-19-13 ··.Colonnello Bodini allo Stato Maggiore cd al Comando Supremo. n. IJ6 l$, Segreto. 20 - 11 - 1943.

Energia e coraggio non mancarono a Mihai Antonescu nel contrastare le richieste sempre più pressanti e ultimati ve dei tedeschi che ormai vedevano la Romania solo come semp li ce ruota della macchina bellica germanica, nel campo militare, così come in quello economico.

Anche Mi hai Antonescu fallì dunque nel difficile compito di controllare l 'opinione pubblica e i partiti "storici" rimasti nell'ombra- il nazional-contadino di Iuliu Maniu e illiberale di Dinu Bratianu - i quali avevano ripreso a organizzare l'opposizione alla dittatura circondati anche da un certo consenso dell'opinione pubblica.

L ' obiettivo di Maniu e Bratianu, rilevò Bodini, era quello di far uscire la Romania fuori del conflitto troncando la politica f ilo - tedesca e lo stesso regime di Antonescu; per raggiungere questo scopo il punto essenziale di riferimento del!' operazione divenne inev itabilmente la Corona. Non s i volle tuttavia rompere del tutto i ponti con il dittatore, forse visto ancora come la personalità più forte in grado di gestire una separazione dalla guerra tedesca e organizzare la resistenza all'inevitabile offensiva sovietica, magari con il sostegno delle Potenze occidentali. Lo dimostrò, ad esempio, il fatto stesso di rivolgersi con una lettera al Conducator per esprimere dure c ritich e al riconoscimento del Governo repubblicano fascista di Sa lò.

La presenza dei due Antonescu divenne però ben presto incompatibile con qualsiasi piano di uscita dal conflitto e gli stessi Alleati occidentali, premendo per una scelta di campo ben precisa da parte dell.a Romania, scartarono qualsiasi altra ipotesi che non fosse il loro allontaname nto dalla guida del Paese.

Stretti tra il vecchio mondo politico, la Monarchia e l'opinione pubblica da una parte e la mano forte della Germania dall'altra, i due Antonescu si erano venuti a trovare in una posizione estremamente difficile, anche perchè era ben noto da molti avve1timenti che Berlino non avrebbe esitato a ricorrere all'occupazione militare di tutto il paese in caso di una rnjnaccia di abbandono del conflitto da parte di Bucarest. La posi- zione fondamentale della Romania e l'importanza delle sue risorse petrolifere e cerealicole inducevano infatti la Germania a mantenere alta la guardia. non esitando a prospettare ad Antonescu addirittura un ritorno al potere della Guardia di Ferro. Sembrava, anz i , nel quadro di una attenta so rveglian za in tutto il paese, anche con agenti segreti, che alcuni leg ionari fossero già tornati dal loro esilio tedesco. La difficile situazione militare della R omania aveva ormai portato ad una fase di estrema debolezza del regime, a causa della s ua carenza di armi ed equipaggiamenti e del fatto che le mi gliori unità dcii 'Esercito erano bloccate in Crimea per la guerra contro l'U RSS , impossibilitate a intervenire in caso di un colpo di man o tedesco. Il males ere degli ambient i militari- proseguì Bodini - aumentava anche perchè le Forze Armate erano rimaste profondamente legate alla Mon a rchia ed al g iovane Re Mic hele, mentre l'opinione pubblica romena - grazie ai racconti di reduci e feriti provenienti dal f ronte- era profondamente turbata e indignata dal co ntegno tenuto dalle forze tedesche nei confronti dci so ldati romeni. In particolare, si affermava in R oman ia che le truppe era no rimaste bloccate in Crimea perchè il Comando tedesco si era rifiutato di farle evacuare, e sembra va anzi che es e si rifiutassero a loro vo lta di co mbattere per evitare c he si ripete sse un· al t ra catast rofe milit a re dopo quella s ubìta a Stalingrado .

Sembrava . inoltre, che in tutto il paese si attendesse ormai uno sbarco degli Alleati anglo-americani nei Balcani ( una ini z iativa caldegg iata in particolare dal leade r britannico Win ston Churchill), e con essi non ci sarebbe sta ta certamente alcuna remora a fraternizzare, sia per le simpatie dell'opinione pubblica che per il lo ro intervento visto in funzione di contenimento dei sovie ti c i. L'avanza ta deli' Arm a ta R o sa e ra viceversa percepita come il sommo pericolo in quel momento. peri colo che la re siste nza dei tede chi cd il regime non sarebbero tati in grado di fronteggiare.

L'incertezza del futuro, il terrore nei confronti dei ru ssi, il risentimento per l'inutile sacrificio delle truppe in Cr im ea e la cessata fiducia nella macch ina bellica tedesca e r a no o rmai delle costanti nella so cietà politi ca e civile romena. Le condizioni economiche del pa ese tuttavia non erano ca ttive e ciò probabilm en te aveva contribuito a non tra sfo rmare il profondo males ere collettivo in ribellioni organizzate.

U na panoramica della s ituazione militare romena completò questa anal isi drammatica. L'8 ettemb rc 1943 le divi ioni romene ammontavano a 33 quasi tutte in via di ricostituzione e completamento dopo le for- ti perdite subìte nel co rso del conflitto. La loro dislocazione s ì distribuiva tra fronte orientale, Transni stria, la regione oltre il Dnìester occupata solo dai romeni, e il resto della Romania. Sul f ronte dell'est, 6 divisioni romene si trovavano nella testa dì ponte del Cuban, una per la difesa costiera sul Mar d'Azov e due divisioni più un raggruppamento misto nella penisola di Crimea31 0.

Sebbene duramente provate dall'evoluzione del conflitto queste unità potevano dirsi "le più agguerrite e le meglio armate di tutto l'esercito romeno" , le uniche, del resto, a poter disporre di sistemi d'arma tedeschi, dalle artiglierie alle mitragliatrici ed alle armi anticarro.

La caratteristica di queste unità consisteva anche nel fatto di non essere impiegate come unità tattiche a sè stanti. ma dì essere frazionate per reggimenti e battaglioni , inquadrati in unità tedesche più grandi; ma è possibile immaginare quanto questo incidesse negativamente sull'o rgoglio nazionale romeno.

In Transnistria erano dislocate altre 4 divisioni, mentre 15 divisioni di fante ria, 4 di cavalleria e una divisione corazzata sì trovavano nel resto della Romania , in fase di ricostituzione e prive dì armamento sufficiente, a pa1tire dalle artiglierie e dai carri armati, per non parlare d eli' equipaggiamento.

Se questa era dunque la "fotografia" delle forze romene fatta da Bodini 1'8 settembre 1943. per l'ultima decade di novembre, in seguito alla offensiva sovietica, il Rapporto registrava l'incremento delle unità divisionali in Crimea , divenute 8, fra cui le 6 provenienti dal fronte del Cuban, e lo spostamento della 24° divisione dal Mar d'Azov ali 'ovest del fiume Dniepr.

Ancor più duramente provate dalle ultime settimane di guerra. tali unità non sembravano in condizioni di continuare le ostilità, trovandosi in condizioni materiali e morali critic he, malgrado le notizie ufficiali si ostinassero a definirle "soddisfacenti". La privazione più importante era senz'altro quella del carburante, altro motivo dì forte risentimento nei confronti del Comando tedesco che provvedeva al rifomimento delle sole unità germaniche.

Le ultime promesse tedesche di inviare materiale bellico non erano state più mantenute e anche dali' Italia non era più pervenuto il materiale di equipaggiamento già commissionato. Si poteva calcolare che nell'ultimo anno di guerra, dopo l'offensiva sovietica sul Volga e sul Don, pro - seguita fino al Donez ed al Dni ep r. le forze romene ave ero perduto circa i due terzi della loro efficienza bellica.

Per B oclini tutto r amb ie nt e militare ro m eno manifestava om1ai un forte pess imi smo ri g uardo al futuro della nazion e . Sulla Germania non s i faceva più conto e le critich e a ll a macchina bellica tedesca, un tempo ammirata, si stavano trasformando in una conso li data avversità.

Solo Ion Antonescu. c pochi altri rappresentanti del suo establishment militare, sembravano essere ancora co n v inti so tenitori della potenza ge rmani ca e c redeva no in un s uo fo lgo rante rec upe ro s ul piano milita re, contando così di mettere a tacere og ni oppos izione interna.

7.2 l militari italiani in Romania dopo l'otto settembre

La reaz ione dei rapprese nt a nti diplomatici e militari italiani in R o m ania alla no ti z ia d e ll ' armi s ti z io italiano dell '8 se ttembre 1943 fu impro ntata, dopo la prima inizial e so rpresa. ad un a intensa az ion e volta a proteggere i militari itali ani pre enti a vario titolo su l uolo romeno: soprattutto nei confronti d ella temuta reaz io ne punitiva dei tedeschi. Un 'azione certamente in s in c ronia con quella attuata su l piano diplomatico dal Ministro italiano Bova S co pp a311.

In qu es to intenso sforzo il ruolo dei verti c i militari rom eni ass un se un 'impo rtan za decisiva. Tanto più che s ul loro a tt eggiamento doveva per forza di co. e influire anche il tipo di rapp o rt o- certo amichevo le ma non senza qualche difficoltà- che s i era in s tall ato tra le forze italian e e quelle romene ne l corso della gue r ra cont ro r UR SS e i problemi organizzati vi e finan z iari c he e ran o deri va ti inevi tabilm ente dalla prese nza di unità italiane s ul s uo lo romeno. Ne g li ultimi mes i prim a ci e li ' us cita dell'Italia dal conflitto, ad esempio. so ll evò più di un prob le ma e richiese vari incontri tra le pa 11i - in particolare vi fu un important e confro nto a Vene7ia nel maggio del 1943 -la questione dei costi do v uti al tra porto di militari italiani e merci e delle relati ve tariffe impo te dalle au torità romenem. L 'ar- mistizio di Cassibile costringeva ora la Romania a fare i conti con una situazione grave e imprevista dovuta alla posizione dei militari italiani.

31 l Sulle v ice nde dei mi litari ita liani in Roma nia dopo 1'8 se uem bre 1943 uno stu dio particolarmente ampio e detta gl iato, bm.ato s u font i diplomatiche e mili tari ita li ane c a nche su fon li inedite romene. è stai o condotto recentemcnlc dal Colonnello Sergio Pelagalli in B adogliani e repubblichini in Romania dopo 1'8 settembre 1943 in Studi SIOrico-Militari 1992··. Stato Maggiore dcii"Esercito - ufficio Storico. Roma. 1994. pp. 521-564.

312 Vari documem i sulla que s1 io nc. in particolare sulle riunioni italo-romcne di Vene z ia e di Ro ma in cui ve nn ero g li ade guame nti c hi est i da Bu carest, so no in: A USSM E, Fondo L- 14 bu s ta 92. fase. 9. "Trasponi miliwri wl/e ferrovie romene".

In un colloquio avuto proprio il 9 settembre 1943 con il Colonnello Traian Blaga, Capo del "Vll Ufficio di collegamento con gli eserciti alleati del Grande Stato Maggiore romeno", espressamente inviato dal Capo di Stato Maggio re, Generale Ilie il Colonnello Bodini, a capo anch'egli di una delegazione di ufficiali, cercò di precisare il trattamento da riservare ai militari italiani, prima ancora di stabilire le modalità di consegna delle armi come voleva Blaga313. A titolo cautelativo, i militari italiani presenti a Bucarest rimasero consegnati nelle caserme. Alcuni di essi furono occasionalmente disarmati e presi in custodia dai tedeschi nella Capitale, ma le autorità romene riuscirono ad annullare queste misure e a far desistere i tedeschi stessi dal portare gli italiani fuori della Romania, come invece si vo leva a Berlino

È evidente che da parte dei due interlocutori era assai difficile in quelle ore prevedere l'evoluzione degli eventi. I romeni temevano uno scontro tra italiani e tedeschi sul territorio romeno, proprio quando la vittoria sul fronte russo sembrava ormai compromessa. Risultava , inoltre, che le forze tedesche cercavano di circondare e sorvegliare le sedi dove si trovavano i militari italiani e si profilava quindi l'opportunità di difendersi da eventuali attacchi. Blaga si pronunciò contro l 'ipotesi di far custodire dagli italiani le loro stesse armi. e quando Bodini cercò di far approvare la proposta per un concentramento a Bucarest di tutti i militari italiani presenti su l suolo romeno, provvedendo alla loro sistemazione ed alloro vettovagliamento, oltre che ai traspOiti, ai servizi ed all'assistenza sanitaria, fu inevitabile acconsentire alla consegna di armi e di qualsiasi altro materiale militare alle autorità romene; una soluz ione, d'altra parte, per evitare che in qualche modo le armi fmissero in mano tedesca3J 4. Di conseguenza, il Comando Militare di Bucarest fu incaricato di predispo1Te le modalità re lative ali 'acquisizione delle armi italiane. Alla Legazione rimase solo l'uso di alcuni veicoli.

313 Numerosi documenti relativi alle iniziative de li" Addetto Militare italiano periodo settembre 1943 - settembre 1944 sono conservati. nel!' ambito del!' A USSME. fra le ca rte del Diario Storico 1940-1945 (d'ora in avanti DS): in particolare, Cartella 2218. Ufficio Adderw Militare a Bucares t nel periodo dal 9 s errembre l 943 al 9 s etTembre 1944 . Qui siamo al diario del9-9-1943. Le note successive. comunque. faranno riferimento solo agli Alfegari del Diario Storico propria mente detto e non ali" annotazione uftìciale del Diario. in relazione alle date corrispondenti degli Allegati stessi.

31 4 DS. Colonnello Bod ini a l Colonnello BI aga, nn. 1655/S. e 1656/ S .. 9 -9- l 943; Tenente Colonnello Co rsa ni. Promenwria del!" 11 -9- 1943; Generale Steflea, Capo del Gran - de Stato Maggiore. e Colon nell o Blaga al Colonne ll o Bodini. Addetto Militare italiano. n. 872.845, Segreto. 11-9-1943.

Si può agevolmente constatare dal Di ario Storico del Colonnello Bodini come i militari romeni, all'indomani dell'mmistizio italiano, fossero interessati ad avere anche una lista di tutti i militari italiani, con i loro nomi e cognomi e a gestire i problemi derivanti da questa presenza.

Bodinj, pur cercando di venire incontro ai desiderata romeni, fu però sempre estremamente attento fin dalle prime ore de Il' armjstizio a non prendere decisioni affrettate che potessero in qualche modo tornare a vantaggio delle forze tedesche. Ad ogni modo, come prima precauzione, insieme a due altri uftìciali della Legazione, il Maggiore Rossi e il Capitano Gmilli, distrusse rapidamente il carteggio della Segreteria relativo al1943.

Dopo raccordo con Blaga, Bodini, nel quadro di una regolamentazione del servizio in ore dominate dali 'incertezza, stabilì che gli ufficiali italiani fatti confluire a Bucarest avrebbero potuto circolare liberamente anche in uniforme e mmati, al contrario dei sottufficiali e della truppa che restava consegnata in alcune caserme, pur consigliando, comunque, di muoversi in abiti civ ili.

La consegna del materiale militare alle autorità romene si presentò subito come un problema di non facile né rapida soluzione. Tra l'altro, il Colonnello Blaga sottolineò come la consegna del materiale navale nel Mar Nero ancora non fosse possibile, al contrario di quanto era avvenuto per quello tenestre e aeronautico; anzi, al Governo di Bucarest risultava che gli equipaggi dei due sottomarini "tascabili" ancorati nella base di Costanza (tre erano a Sebastopoli) avessero dichiarato di voler continuare a combattere a fianco dell'alleato germanico 315. Presi dai tedeschi (cui gli italiani avevano già consegnato i MAS del Mar Nero) i due sottomarini furono con grande difficoltà consegnati in custodia alle autorità romene e anche altro materiale militare presente a Costanza finì in mano romena.

I sottomarini furono nei mesi successivi al centro di un estenuante duello tra la rappresentanza della Repubblica di Salò e il Governo romeno che, grazie soprattutto a Mihai Antonescu, riuscì a evitare la consegna ai tedeschi, anche con il ricorso ad un vero e proprio colpo di mano a sostegno del Capitano di Vascello Alberto Torri che. dopo essersi dapprima unito al gruppo di coloro che vo levano proseguire la guena con la Germania, aveva poi optato per la fedeltà al Re Vittorio Emanuele.

315 DS, Capitano Massari al Ministro itaJiano a Bucarest Bova Scoppa. Appunto dell'll -9 - 1943.

O ccorreva mettere in conto inoltre anche altro materiale ancora che era stato sequestrato in tempi rapidi dai tede schi ma che le autorità romene rivendicarono altrettanto immediatamente e in molti casi riuscirono a onenere316.

Al momento dell'Armistizio italiano, si trovavano in Romania e nell'entità amministra ti va romena detta ··Transnistria" alcuni repa11i itali ani con funzioni assai varie, già appaltenenti all' ARMlR.

Infatti, a Balta vi era il "Comando Base 38'' cui appartenevano il "350° Autoreparto Pe sa nte··, la ··sezione Economia di Guerra"'. la ··Posta Militare 1 l 3/A" ed altri elementi del X Raggruppamento del Genio.

In Romania. invece. si trovava un distaccamento del Comando Ba se 38, comprendente la Posta Militare 11 3. l'Ufficio Militare di Cambio. l'Ufficio Stralcio del Nucleo Approvvigionamenti di Bucarest, distaccamenti dell'U.T.I.C. di Bucarest. di Vatra Dom ei e di Valea i P o ·ti di frontiera di 'fighina, Cu rti ei e Ora§eni , più, infine, e leme nti del X Ra ggruppamento del Geni o.

Si trattava di reparti in procinto di rimpatriare e tutti, tra l'altro, con organici estremamente ridotti e con comandanti nominati da poco tempo, fatto che apportava gravi disagi per l 'amministrazione e la stessa discipl ina nei reparti. Essi vennero provvisoriamente riuniti dai romeni in u na caserma della località di Bragadiru.

Un primo elenco di tutto il personale militare che faceva parte della Lega z io ne italiana e del personale del Comando della " Bas e 38" u·asferitosi da Balta a Bucare t fu redatto da Bodini a metà settembre. Nei giorni successivi l'Addetto Militare co ntinu ò ad essere estremamente preciso e sc rupol oso nella definizione del servizio nei locali occupati dai militari italiani. dal mantenimento della disciplina alla vigilanza ed al vettovagliamento. continuando a stilare verbali ed elenchi s uccessivi del materiale progressivamente consegnato alle autorità militari rom ene il cui comportamento fu peralu·o definito dal Bodini ··coiTetti ss imo"

D a parte del Colonnello Bodini e del Capitano Garilli si cercò anche di stabili re dei contatti informativi - in assenza di direttive e di ordin i dalle autorità in patria - con le rappresentanze mi l itari italian e nei pa es i vicini , a Sofia e a Bu dapest, dando assicurazioni circa la fermezza del contegno della rappresentanza politica e militare a Bu carest e lodando '"l'amici:::,ia, l'appoggio e la comprensione" che dimostravano le autorità rome ne nei confronti degli italian.i3J 7 Del resto B ova Scappa aveva operato una scelta di campo ben netta, a favore del Governo regio di Badoglio, come la maggior parte dei diplomatici an·estero, e aveva manifestato chiaramente tale scelta anche ne l corso di una concitata conversazione telefonica con lo stesso Mu sso lini , appena liberato dai tedeschi dal suo confinoJIS. l buoni rapporti con le autorità romene s ubirono una prima incrinatura quando il Colonnello Blaga, su inca1ico delio Stato Maggiore romeno, dichiarò di vo ler opera re una "selezione" fra i militati italianj, sulla base delle loro dichiarazioni , sepanmdo coloro che avessero voluto aderire al Governo di Badoglio, da coloro che avessero scelto invece di schierarsi con Mussolini e il fascismo, e da quelli che si fossero eventualmente dichiara- ti " ne u trali ". Opera zio ne cui B od ini s i oppose con sdegn o. so ttolin ean d o sia il giuramen to di fedel tà al Re fatto dagli italiani. sia la apoliticità dei militari stessi 32o. Un co lloqui o te lefoni co tra Bodini e Blaga, e un inco ntro diretto tra quest'ultimo c C o rsa ni alla Case rma di Bragadiru dove si trovavano i militari italiani. il 26 ottobre. si rivelò alquanto tempestoso. rifiutandosi gli ufficiali italiani di o tte mpera re a disp os iz io ni c he secondo loro led evano l'onore militare italiano. P e r il mom en to. comunque, lo Stato Maggiore romeno decise di sospe ndere l'operazione di "classificazione''

Quando si riuni rono a Bucarest anche i reparti dislocati in precedenza in Transnisttia e nel res to della R o mania , in segu ito alle disposizioni delle auto rità romene, fu subito preparato un nuovo ordinamento del personale, con nuove disposizioni amministrative in relaz ione ad una nuova organizzazione di enti, comandi e reparti. 11 Comando del contingente militare italiano fu assegnato alla f ine di settem bre al Tenente Colonnello Aurelio Corsani3 19 .

Particolare fermezza dimostrò Bodini nel rifiutare, nel corso di un nuovo colloqu io con Blaga, ogni eventuale tentati vo romeno di inviare nella parte d'Italia occupata dai tedeschi le forze italiane pres enti in R omania, reclamando, anzi, una loro migliore sistemazione. Nei primi giorn i dopo l 'a rmistizio, inoltre, s i era assistito in Romania al passaggio di vari treni verso la Germania, con centinaia di sol dati i taliani fatti prigionieri nel resto dei Balcani e nel Mediterraneo orientale.

M a il problema che forse assillava in misura maggiore il Colonnello Bodini era la com ple ssa questione della definizione dal punto di vista giuridico dello "sta tus " dei milit a ri italiani in Romania.

B odin i era costretto oltretu t to ad affrontare una continua opera di "propaganda sobillatrice" da pa1te dei componenti del fascio italiano a Bucarest nei confronti dei militari che intende va far f uggire dai locali in cui si erano riuniti.

21-9-1943.

318 Ved. di G Clu·oli, !rafia e Romania tra guerra e dopoguerra 1943 - 1946 in «Rivista di Studi Politici Internaziona li » , n. 230, 1991, pp. 215-257: sull'episod io, ved. p. 225.

Un successivo colloquio di Bova Scoppa e Bodini co n il vice Pres id e nte del Consig li o confermò la va lidità dell a resistenza italiana. Mihai An t one e u i dis e anzi autore del blocco dell'operazione di ..classificazione··. priva di qualsiasi valore giuridico , e affermò inoltre c he i militari ita liani non a v rebbero mai potuto es e re co nsi d e rati pri gio nieri di g uerra, dato che fra Romani a e Itali a no n vi e ra affatto un confl itt o arma to in corso. Sotto l 'as petto del diritto inte rnazion a le essi avrebbe ro potuto e sse re considerati "militari stra nie ri tro1•antisi in territorio romeno per ragioni politiche".

Antonescu lasciò tuttavia la porta aperta per eventuali decisioni da parte dei s in go li di aderire a l cos tituendo Governo fascista dell'Alta Itali a, ma Bodini tom ò a insiste re sulla imp ossi bilità di perm ettere iniLiative di carattere ' politi co" da parte d ei militari italiani so tt oli neand o a ncora una vol ta c he so lo al Comando italiano spettava dare lo ro l'ordin e di riunione. pur nel ri s petto d e ll a sov ranità dello Stato romeno. grazie al quale, dop o tutto, i militari av rebbero potuto e sse re "considerari ospit i in te rra rom e na con quella libertà e quel trattam e nt o c he il Governo ro meno nella sua potestà sovrana crederà di fissare". E ra chiaro, tuttavia, c he i problemi derivavano dal fatto c he la Roma ni a e ra ancora in gue rra a fianco dell a Germania.

B od ini chiese poi che i militari in servizio presso gli uffici dell a L ega.done fossero di s pe nsa ti , per ovvie rag io ni. dal seg uire lo stesso tra ttam e nto deg li altri e c he fosse co nsentito agli altri di trovare occupazione presso imprese indu s triali o co mmerc iali romene. econdo la loro professione o il mestiere nella vita civiJe311.

Per il m o mento era urgente intensifi caJe le operazioni di vigilan7.a in previsione di un attacco alla Legazione italiana da parte dei fascisti itali an i in R oman ia e dci tede sc hi , co n il ricorso ad atti di vio lenza , cven-

.l ZO DS. Colonnello Budini al Grande Stato Maggiore romeno n. Urgente. 2510-1943 tualità che spinse lo stesso Mihai Antonescu a prendere adeguate misure di sicurezza

J2 J DS , Colon nello Bodini al italiano a Bucarest Bova Scoppa. n. 53 /S .. Urge nt e. 27 -1 0- 1943.

Un improvviso e grave problema si profilò quando lo Stato Ma ggiore romeno, proprio per motivi di sicurezza, decise che i militari italiani avrebbero dovuto lasciare la Capitale: decisione irrevocabile che sembrava preludere all'internamento in un campo di concentramento322.

Bodini cercò di ril eva re che la partenza - fissata poi per il 12 novembre - non avrebbe potuto essere orgatùzzata in breve tempo, e che non era accettabile non sapere dove i militari sarebbero stati portati. ln ogni caso, tutto ciò rendeva ancora più urgente trovare un preciso quadro giuridico per la loro condizione Un colloquio con Antonescu non fece che confe rmare a Bodini la inevitabilità del provvedimento.

Malgrado la grande difficoltà dovuta al breve preavviso del trasferimento , esso fu ugualmente organizzato con grande cura di tutti i dettagli dell'operazione.

Il fatto che venne scelto un vero e proprio campo di prigionia a Oe§ti, a nord di Curtea de a circa 150 chilometri dalla Capitale, (con la presenza in esso anche di alcuni prigionieri di guerra sov ietici ), in cond izioni di alloggio e di vita estremamente disagevoli ("i ndecorose e inammissibili''), sollevò subito le forti proteste di Bodini , il quale aveva promesso personalmente ai militari, prima della partenza, che questa avrebbe portato almeno a locali igienici e conforte vo li 323 Comunque, l'organizzazione del campo, soprattutto dal punto di vista della disciplina, fu s ubito o rganizzat o da Bodini c he il 16 novembre andò di persona in quello che considerava un "accantonamento militare provvisorio", verificandone attentamente il funzionamento e annotando ogni problema.

Le condizioni in cui erano costretti a vivere i soldati italiani confermò in Bodini l'intenzione di provvedere all'avvio di molti di essi ad attività lavorative secondo la loro special izzazione, come aveva già ipotizzato . Per il momento, quello che Bodini riu sc ì a ottenere f u so lo una "misurata libertà" di movimento, ma volle essere ancora molto chiaro con so ttufficiali e ufficiali perché nel campo fosse mantenuto un alto livello di disciplina.

873.095.

11 - 1943 o no sta nte la dichiarata o Lilità della rapp rese ntanz a italiana, il Colonnello Saulescu, Capo dell' Ufficio prigionieri d i g uerra al Mini s tero della Di fesa. dopo aver provveduto al rilascio di un grup po di militari che aveva no trovato lavoro presso una ditta ital iana aSinai a, giunse al Campo di Oe§ti a l fine di conosce re g li eventua li aderenti al nu ovo Governo fa scis ta repubblican o. Il Comandante del Presidio. Maggiore V ito Di Spigno. non potendo oppo rsi ad un alto ufficiale inviato dal Ministro della Guerra romeno, chiese almeno c he c i s i limitas se a porre le so le domande. se nz a te ntativi di influen za re l'atte ggia mento dci militari. e che ufficiali e souufficiali fossero int errogati a parte ri s petto ai militari di truppa.

TI 18 novem bre il Capitan o Garilli ebbe con il Magg iore vice Capo deJrUfficio prigionieri di guc JTa dello Stato Mag gio re romeno . un lungo colloqu io per sta bilire una serie di punti ferm i c he le a utorità militari ital ia ne aveva no a cuore. Garilli, o tlcnu ta la "compren sione" dcii' i nterlocutore s u tutta la questione chiese che almeno gli ufficiali. cui occor reva attribuire la più co mpl eta libertà di mo vim ento, fossero alloggiati in locali più idonei a Curtea s i di sse d'accordo s u questo e s i rivelò se ns ibile anc he alla quc tione della ricerca di lavoro p e r alc uni militari : s u indicazion e dell'Addetto Militare si individuarono azien de di sponibi li ad accogliere i milit ari s te ssi . i quali sa reb bero diventati dei civili a tu tti g li effetti. Altro consenso venne da alla ric hie s ta di ga rantire anche un adeguato trattament o economi co, con assegni e diritto a usufruire a cost i co ntenuti a i ser viz i di mensam .

Il 19 no ve mbre intanto il Colo nn ello B od ini i tituì un apposito organ.i s mo per provvede re co n magg iore effica cia c programmazione delle de c isioni alle molte e s igenze dei militari italiani , l .. 'Uffi c io assis te nza" . Uno dei s uo i primi compiti fu proprio quello di tro vare le occ up aLion.i adatte. a co lo ro che fosse ro int e ressati , presso varie azie nd e e di tut e lare la loro attività. Le autorità romene si mostrarono inte re ssa te ad accogliere personale s pec iali ZLato in alcun i settori (per esempio, aut is ti, elettricis ti. e tc.), ferma restando anch e in questo caso la app lic azione della leg islaz ione rome na in materia di lavoro.

Co ns tatato rapidamente che. trann e o tto militari. nessun altro aveva manifes tat o l'intenzione di aderire alla Repubbli ca di Mu sso lini. Saulcscu vo lle poi int rattenersi affab ilment e con gli ufficiali italiani, preannunciando tuttavia che un ufficiale di qu e l Go ve rn o si sa reb be presenta- to al Campo nei prossimi giorni. Di Spigno chiese solamente che fosse impedito all'ufficiale di svolgere attività di propaganda, prec isando che non avrebbe otte mp e rato a nessuna richiesta che egli avrebbe inoltrato 325.

Appreso il fatto da Di Spigno, Bodini s i disse fiero del comportamento della quasi totalità dei militari, ma espresse il suo vivo rincrescimento quando un ufficiale romeno, il Maggiore Lazaroiu, si presentò effettivamente al Campo di chiedendo se vi fosse ancora qualcuno intenzionato a fare quella scelta (in effetti un altro militare aderì al Governo di Sa lò) 326 .

Nelle s ettimane successive, stabilizzatasi un poco la situazione nonostante le continue minacc e fasciste e tedesche , Bodini puntò con la consueta costanza ad assicurare le migliori condizioni di permanenza per i so ldati italiani . Anche con una presenza più frequente a Oe§ti, con l'invio d ì un messag gio rincuorante in occasione del Natal e, con il ricorso ad una sollec itudine umana che fuoriusciva da lla stretta formalità. In ciò ve nne aiutato anche dalle iniziative di assistenza morale e materiale dello stesso Nu nz io Apostolico a Bucarest, Monsignor Andrea Cassulo.

Bodini continuò a occuparsi dell'invio di vettovagliamento e medicinali sufficienti quando- molto spesso - questi cominciavano a scarseggiare, sollec itando una più dignitosa e non più malsana sistemazione per i militari e un trattamento economico sufficiente e seguendo le fasi dell ' inserimento di alcuni di essi nella v ita civ ile e nelle imprese romene. Un'attività destinata a trovare però ostacoli semp re più grandi s ul suo cammino.

All'inizio del 1944 la quest ione d el mancato o parziale pagamento degli assegni da parte delle autorità romene ai militari italiani , e dell'eventuale integrazione da parte del Governo italiano, iniziava ad essere uno dei problemi prioritari di Bodini , mentre la s ituazione dal punto di vista gi uridico sembrava complica rsi. Mihai Antone scu, malgrado la sua profonda esperienza giuridica, non aveva dato esempio di chiarezza, avendo definito prima "ospiti" i militari, poi "mil itari " e "rifugiati politici" insieme. Success ivamente sembrò che si dovesse far ricorso all'esp ressione "rifugiati politici con il diritto alla libertà e permanen za in Romani a", che permetteva almeno in teoria un trattamento non punitivo da parte delle autorità romene.

325 DS. Maggiore Vito D i Spigno al Colonnello Bod in i, n. 62, Ri ser vata Persona le, 712-1943

32 6 DS , Co lonnello Bodini al Minis tero della Difesa Naz ion ale di Romania, n. 2173 / C.. 10 - 12-1943.

Qual siasi condizione si fosse però definita. essa andava incontro ai ·'correttivi" della realtà e della crescente tedesca, con il risultato c he i militari stessi non erano di fatto che puri e semplici prigionieri di g uerra. Oltre a que s te considerazioni, Bodini tornò in un lungo rapporto degli inizi di fcbbraio327 sugli altri gravi aspetti del problema, dalla degli assegni, alle precarie e malsane condizioni di alloggio, alle modalità di consegna delle armi degli ufficiali che vestivano abiti civili, agli automezzi a disposizione del campo, alle complesse ope razioni di avviamento al lavoro , con i rischi d e rivanti dalle minac ce tedesche c neo-fascis te.

Indubbiamente questa situazione trovava le sue conseguenze più immediate sul li ve llo del morale dei militari e su di un certo stato di insofferenta che generò a sua volta atti di indisciplina e perdita di controllo.

Tanto che Bodini si vide costretto a dedicare molto più tempo c he in passato alla conservazione della disciplina cd alla somministrazionc di punizioni.

7.3 Il dramma dei militari italiani in Romania ne/1944-45

Le modalità con cui J'Jtalia era uscita dal co ntlitto e la costitu zio ne di due G overn i nella peni so la attra versata dalle devastazioni belliche avevano dunque avuto inevitabili e pesanti conseguenze sulla condizione delle for7e italiane presenti sul suolo romeno o prove nienti dal fronte più vic in o.

L'esistenza a Bucarest (così come anche in altre sed i, dalla vicina B udapest a Madrid) di due rappresentanze diplomatiche d'Italia, quella rimasta fedele alla Monarchia ed a l Governo Badog lio e quella inviata dal nuovo Governo fascista repubblicano di Mussolini. ebbe alla lun ga delle negative sulla libertà di movimento c la tessa capacità di acquisire notizie e informazioni da parte della Legazione rappresentata da Bova Scoppa. il quale e ra com unque riusci to a convincere il più ri cctt iv o Mihai Antoncscu della piena legittimità della s ua presenza in Romania. Anche se la rappresent anza di Salò no n divenne mai una Legaz ione a pieno titolo, i suoi rappresentanti- prima il giornalista Franco Trandafi- lo e poi l'ex Console ad Amburgo Armando Odenigo (pienamente appoggiati dalle autorità tedesche e in particolare dal Ministro a Bucarest Manfred von Killinger) cercarono in tutti i modi di impedire a Bova Scoppa e a tutto il personale della sua L egazione di svolgere qualsiasi attività. Di riflesso, l'Addetto Militare fu costretto ad affrontare altri notevoli ostacoli nei suoi tentativi di assistere i militari italiani internati in Romania e quelli rifluiti dal fronte orientatem.

Tali difficoltà naturalmente si intensificarono nel corso de11944, mentre il fronte romeno -tedesco arretrava costantemente verso sud - ovest. Da una stima fatta nel mese di giugno in Romania si trovavano circa 550 nlilitari, di cui 400 tra ufficiali e soldati mentre 150 costituivano gli equipaggi dei cinque sottomarini italiani già operanti nel Mar Nero e ceduti alla Marina romena per non farli cadere in mano tedesca.

Un tentativo, nel marzo 1944, da parte della rappresentanza della Repubblica Sociale Italiana e del Ministro tedesco di usare addirittura la forza per far abbandonare la Legazione da Bova Scoppa e dai suoi funzionari aveva pottato a un temporaneo blocco delle sue attività. Tuttavia, sia il rapprese ntan te d i Salò che il Ministro tedesco non ri uscirono mai a far recedere Mihai Antonescu dalla sua ferma e tenace volontà di difendere Bova Scoppa, pur riconoscendo J'ufficialità delle funzioni dip lomatiche dei rappresentanti di Salò.

Per una più puntua le comprensione di quella comp lessa e a volte confusa situazione, è necessario ricorrere alle varie testimonianze lasciate dallo stesso Bodini ed ai numerosi interessanti elementi da esse evidenziati.

Uno dei rapporti dell'Addetto Militare rivisitava circa un anno dopo 1'8 settembre 1943 la situazione in un paese alleato che stava avvicinandosi anc he esso alla catastrofe finale e ricorda va tra l'altro le difficoltà incontrate personalmente nei contatti con lo Stato Maggiore romeno, il quale- in singolare contrasto con la disponibilità di Mihai Antonescu verso Bova Scoppa- non riconosceva più le sue funzioni ufficiali (Bodini fu definito "Fost Militar'', ex Addetto Militare) 329

328 Sulle vicende dei militari. oltre il già citato studio di Pelagalli, vcd. anche G. Caroli italia e Romania cit., pp. 249 -252.

329 AUSSME. Fondo G-29. busta 5 . fase. 6. "Addetto Militare in R omania. Rapporti trasmessi nel 1944 e /945 ", Colonnello Bodini al Ministero della Guerra ed allo Stato Maggiore de l Regio Esercito, n. 820/ C, 29 -9- 1944.

Una so rpresa più brutta venne però quando lo Stato Maggiore romeno sembrò intenzionato a concretizzare la richiesta tedesca e fascista di internare i rappresentanti italiani rimasti fedeli al Re Viuorio Emanuele: per fortuna. senza dare seguito immediato a questa decisione.

Nel lu gl io 1944, poche settimane prima del crollo del regime dittatoriale di Io n Antonescu. lo stesso Stato Maggiore chiese esplicitamente !"arresto e rinternamento di Bodini, già fortemente limitato nei suoi movimenti. come Bova Scoppa e gli altri, dalla sorveglianza della polizia romena e della Gestapo tedesca. Un mese prima si era avuta notizia dell'ennesimo complotto tedesco e neofascista destinato alla eliminazione fisica s ia di Bova Scoppa che di Bodini.

Bodini. considerando la richiesta dello Stato Maggiore romeno particolarmente grave perchè proveniva dalle autorità milit ari di uno Stato non nemico. vide in essa la longa manus dei tedeschi c di coloro che nell'ammini s trazione rome na erano ostili ali' ltalia. Fortunatamente anche questo nuovo pericolo fu sventato.

Bodini fece poi per lo Stato Maggiore italiano, all'inizio di ottobre del l 944, una nuova accurata e più estesa rico st ruzione delle vicende dei mjlitari italiani sorpre i in Romania datr8 settembre: pur riproponendo eventi già descritti, essa offre nondimen o nuovi elementi circa la loro condizione e la ten s ione con le autorità romene33o.

In essa s i ricordava come nel mese di febbraio il vice Primo Ministro e Mini st ro degli Esteri. Mihai Antonescu, avesse puntualizzato in una nota per il Generale lli e Capo di Stato Maggiore, ed il Generale Yas iliu. Sottosegretario agli Interni. che ai militari italiani andava applicata "per analogia la condi-;,ione dei prigionieri di guerra completata, dal punto di vista politi co , con il regime di rifugiati politici Sulla base di questa complessa e un po' astrusa definizione. gli ufficiali avrebbero potuto intanto essere liberi sulla loro parola d'onore. Una critica fu esp ressa solo per il fatto che il personale militare addetto ag li uffici degli Addetti Militari era stato impiegato come personale civ il e nella Legazione senza no tificarlo al Governo di Bucarest tutto al Ministero della Difesa. Si aggiungevano, quindi, altre ambiguità s ulla definizione della condizione giuridica dei soldati italiani , aggravate dalle pressioni tedesche che si tipercuotevano sull ' operato degli organi di polizia, incaricati di tradurre in pratica le disposizioni del Governo e alle prese con le proverbiali farraginosità della burocrazia romena.

Que ta ennesima prova della abilità di Antonescu a utilizzare le formule giuridiche apriva la porta. tuttavia, a equivoche interpretazioni, anche perchè all'interno del regime non tutti la pens ava no allo stesso modo , so prat330 Ibidem. Colonnello Bodini allo Stato Maggi ore del Re gio Esercito. n. 833/C. 110-1944 (cfr. Documento n. 23).

Bodini cercava, instancabilmente, di mantenere i co ntatti con le autorità militari romene, malgrado esse non riconoscessero più le sue funzioni di Addetto Militare, continuando a cercare per il personale militare italiano un trattamento "morale e materiale" soddisfacente. Qualche risultato in effetti riuscì ad averlo, per esempio con il ripristino della "passeggiata quotidiana", arbitrariamente sospesa nel campo di raccolta, la concessione dei permessi agli ufficiali, la scelta da parte di questi ultimi della località in cui soggiornare liberamente. Ma si poneva sempre qualche nuovo problema.

Poichè le autorità romene garantivano la corresponsione degli aiuti finanziari solo a chi sceglieva di restare nel campo di Curtea de anche Bodini considerò opportuno far rimanere gli ufficiali italiani in questa località, vicina a dove essi erano stati internati in precedenza e dove prestavano servizio due altri ufficiali italiani

Il fatto era che il Governo romeno continuava nel suo "mutevole atteggiamento" , sollevando anche conflitti di competenza. Così fu quando il Ministero degli Interni cercò di far ritornare gli ufficiali nel campo di viceversa non ritenuto in grado da Bodini di assicurare condizioni di vita decorose. Grazie alla fermezza di quest ' ultimo jJ trasferimento fu annullato, ma nel mese successivo il Comando del I Corpo d'Armata romeno ordinò ancora che i militari tornassero con le loro famiglie a aggiungendo la proibizione di c ircolare fuori del campo e di non inalberare la bandiera italiana. Anche questa ingerenza in questioni che riguardavano solo le autorità militari italiane fallì in seguito agli "energici interventi" di Bodini.

Altre misure restrittive riguardarono la mancata concessione del permesso di libero soggiorno al personale militare italiano dell'Ufficio assistenza e la insistente richiesta fatta agli ufficiali italiani - unita a minacce in caso di rifiuto - di consegnare le loro armi. Tale consegna, che, come si è visto , avrebbe dovu to essere effettuata tramite l ' Addetto Militare italiano, era stata concordata in precedenza solo per coloro che tornavano alla vita civile e trovavano un'occupazione. In questo caso, il " costante, categorico rifiuto" di Bodini nei confronti di questa indebita estensione della decisione riuscì ancora ad averla vinta.

Se la "situazione morale'' dei militari italiani era considerata ancora "buona" da Bodini, che aveva coinvolto per la loro a!>sistenza anche l' I titulo di Cultura Italiana, per la "situazione materiale" occo rreva prendere in considerazione una molteplicità di fattori. Se il cibo poteva dirsi "sostanzioso e sufficiente", le condizioni del campo non erano certo ottimali e, malgrado l'interessamento e le promesse del Gen e rale ro m e no Cameni}a, Segretario generale del Mini stero della Guerra. per una maggiore pulizia e l 'esecuzio ne di alcuni lavori per migliorare l'ambiente, nulla cambiava.

Più gravi le condizioni del vestiario (soprattutto delle calzature. alla luce del rigido inverno romeno) assolutamente in . ufficienti: situazione che malgrado il tenace interessamento non era cambiata. mentre anche i medicinali erano stati forniti dai romeni con molto ritardo. La disciplina si era rivelata carente anche da parte di alcuni ufficiali del campo, con consegue nti , severi provvedimenti e conduzione di inchieste.

Il collocamento al lavoro (vero e proprio cavallo di battaglia di Bodini) per coloro che erano tornati alla vita civile aveva avuto invece un disc reto successo, riguardando 348 militari.

I romeni infine dcci ero di arrestare il personale dell'"Ufficio assistenza", trasferendo le sue funzioni alla divisione speciale per la tutela degli interessi italiani collocata presso il Governo romeno. ma del provvedimento non se ne fece poi più nulla.

114 aprile 1944 Bucarest subì oltrerutto il primo forte bombardamento aereo, inducendo la Legazione a prendere disposizioni per il decentramento degli uffici dalla Capitale. L'ufficio di Boclini fu cost retto da questa circostanza a trasfetirsi in parte a Singureni, nei pressi della Capitale, dove l'Ufficio assistenza continuò a funzionare occupandosi ancora e senza interruzioni dei problemi dci militari italiani internati. Dopo il bombardamento. che distrusse quasi completamente l'ufficio d eli' Addetto Militare, ferendo alcuni degli occupanti. la vita nei luoghi di evacuazione fu alquanto dura per le inevitabili privazioni materiali, cui andavano sempre aggiunti i pericoli derivanti dal fatto che neo-fascisti e tedeschi continuavano a cons id erare Bova Scappa c Bodini "individui pericolosi" c spie.

Una nuo va, dettagliata R e lazion e dell'Aclclctto Militare italiano sulla gestione dal punto di vista amministrativo e finanziario dei reparti italiani in R omania tra 1'8 settembre 1943 e il dicembre dcll944. redatta nel marzo del consente di mettere meglio a fuoco le incombenze e le responsabilità del rappresentante mi l itare italiano, sottoposto alla necessità di prendere decisioni che "in tempi normali" sarebbero spettate naturalmente ai diversi organismi del Ministero della Guerra italiano. Un lavoro complesso, ammetteva Bod.ini, soprattutto perchè si trattava di adeguare le norme di legge alle "specialissime necessità" in c u i si erano venuti a trovare i militari italiani in Romania.

Quando la Missione militare italiana decise di concentrare in un 'unica località tutto il personale m ilitare italiano, si pose anche il problema di evitare che i fondi finanziari oltre che i materiali militari cadessero in mano tedesca e di continuare nell'amministrazione degli stessi.

Anche ciò presentò grandi difficoltà, dovute soprattutto alla già menzionata "guerra" condotta dai tedeschi e dai neo-fascisti ita l iani nei confront i della Legazione.

Quando a settembre Bodini riuscì a riunire a Bucarest tutti i militari italiani "a malgrado delle minacce tedesche", fu costituito un unico organismo con il compito di provvedere alle questioni amministrative, il già citato "Ufficio Stralcio Base 38", in cui confluirono tutti i precedenti enti con amministrazione autonoma.

L'accorpamento in un unico ente delle disponibilità finanziarie preesistenti sollevò qualche problema per le cifre cospicue ancora in dotazione all'Ufficio Militare di Cambio ed al Nucleo Approvvigionamenti, circa 37 milioni di lei complessivamente. Cifre che era pericoloso- alla luce del minaccioso atteggiamento della Missione tedesca- accoq)are in un solo ente e che vennero invece introitate dall'Ufficio dell'Addetto Militare, sotto la protezione dell'immunità diplomatica. Tale Ufficio divenne così la preziosa "Cassa militare" di tutto il personale militare, per far fronte a qualsiasi necessità di natura finanziaria.

La gestione unificata dei fondi pose comunque problemi non indifferenti. Escluso il deposito tradizionale nelle banche romene, si adottarono vari sistemi, quali depositi con libretti al portatore o temporanee "registrazioni occulte", diverse da quelle ufficiali di cassa. Per l'amministrazione dei fondi Bodini costituì infine all'interno della Legazione un Consiglio di amministrazione composto dai vari funzionari della rappresentanza diplomatica (dal Ministro al Primo Segretario, agli Addetti Militari, al Console, al Consigliere commerciale) che in ogni caso attribuì la gestione primaria al Governo italiano. Si fu in grado, così, di attuare un sistema centralizzato ed efficiente di erogazione dei fondi, con l'approvazione preventiva delle spese grazie ad appositi bilanci men s ili, l'attribuzione ragionata dei fondi s tessi ai singoli uffici, la regolare verbalizzazione delle decisioni del Consiglio.

Si pen ò anche a trasformare parte dei fondi in valuta aurea (500 napole o ni d'oro). acquistata dal Co ns igli e re commerc iale e poi ri vendu ta a condizioni vantaggiose.

Ai militari italiani. re stando immutato il problema della loro co ndizione giu ridica (internati o rifugiati politi ci ? O ambedue le qualifi c he?), il Go ve rn o romeno s tabilì di des tinare gli as egni prev isti per le stes e truppe rome ne, assegni poi co rri spos ti ai soli uffi cia li, mentre ai . ottufficiali furono dati per soli due me s i e nessun co ntributo andò ai militari di truppa: mi s ure finanziarie, quindi, assolutamente insufficienti nell e disastrate condizioni economich e del paese in quei mesi, sia per il vitto che per il man ten imento di un alloggio.

Il Con iglio di ammini s tra zi one deci se allora di corri spondere ai militari italiani un assegn o integrativo ed una indennità per l'all ogg io, tenendo prese nte per tale assegno, s econdo i casi, o il trattamento pe rcepito in precedenza, in Ru ss ia, o l ' ammontare del precedente assegno romeno. Ad esso si aggiung e vano i pagamenti eventualmente fatti alle famiglie in It alia, il conguaglio degli assegni al momento del rientro in patria. no nchè una "quota margi nale .. calcolata tra l ' ammontare d eg li assegni corrisposti e quello degli assegni per i pa ga menti da fare alle famiglie del personale internato. Alla base di questo complesso calcolo per il trattame nto eco nomico del personale militare italian o vi era l'e sigenza di tenere conto non so lo dei fattori essenziali come vitto e aJloggio , ma anche delle disponibilità future e del miglioramento da apportare alle co ndizioni di v ita nel cam po di raccolta.

Il c riteri o illu s trato dall'Addeno Militare ve nne approvato dal Ministero della Guerra italiano ne l maggio del 1944 c i calcoli si dimo s trarono opportuni quando l'aumento fort issi mo dell'inflazione in R oma nia obblig ò a d aumentare anche l ' indennità allogg io e la razione viveri.

Per tutto ill944 s i trascinarono i tentativi comp iuti da vari esponenti di opposizione del mond o politico romen o (co ntatti del leader naz io nalcontadino luliu Maniu, mi ss io ne del principe B a rbu al Cairo, co lloqui del diplomatico Frederic Nanu a Stocco lm a con l 'ambasc iatri ce sovietica Alessandra Kollontaij ) per trovare un accordo con gli Alleati e segnare un armis ti zio che impedisse la completa rovina del pa esem.

Sui var i tentativi del mondo po litico romeno per arr ivare ad una intesa con g li Alle ati occidenta li ved. Hitch in s, op. cii., pp. 518-532: Hill gruber. op cir , pp. 173-199.

11 precipitare della situazione politica e militare, mentre ormai le forze sovietiche erano giunte ai confini romeni del 1940 e li stava no superando, produsse le condizioni per uscire dal conflitto e liberarsi del regime di Antonescu.

Il 23 agosto 1944 è una data storica per la Romania contemporanea: in poche ore fu abbattuta la dittatura e l'esercito si schierò al fianco degli Alleati contro le forze tedesche. A decidere di passare all'azione furono il giovane Re Michele e i vertici militari a lui fedeli, con l 'appoggio di una coalizione dei più importanti partiti politici di opposizione- illiberale. il nazional -cootadino, il socialdemocratico e il comunista (ancora con pochi aderenti), riuniti da giugno nel semi -clandestino "Blocco Nazionale Democratico" - determinati ad eliminare dalla scena politica il Conducator, ancora risoluto, pur conscio del disastro militare imminente, a continuare la guerra accanto alla Germania.

11 Re convocò a palazzo Ioo Antonescu, lo fece arrestare seduta stante insieme al suo vice Mihai Antonescu, e rivolse un proclama radiofonico alla nazione in cui annunziava la rottura dell'alleanza con la Germania e l'armistizio con le Nazioni Unite. A capo del nuovo Governo composto da rappresentanti dei principali partiti antitedeschi fu nominato il Generale Constantin Sanatesc u, Comandante delle forze di Palazzo333.

Nei giorni seguenti il colpo di stato la Capitale e i suoi dintorni vennero liberati dalla presenza mi litare tedesca che oppose in realtà una resiste nza molto blanda. La Romania dichiarò guerra alla Germania e a questo punto il cambio di fronte div enne ancor più clamoroso perchè le truppe romene furono subito bene accolte dali ' Armata Rossa , al cui fianco esse avrebbero combattuto fino al termine del conflitto in Europa, contribuendo nei mesi successivi alla liberazione di tutta l'Ungheria dalle forze tedesche e giungendo fino io territorio cecoslovacco e austriaco334.

L'armistizio romeno fu firmato poi a Mosca solo il 12 settembre successivo (questo per dar modo all'Armata Rossa di occupare tutti i punti s trategici del paese) da una delegazione composta da es po ne nti di tutte le forze politiche dem oc r atiche romene . nell e mani dei soviet ici che rappresentavano anche gl i alleati anglo - americani.

33 3 Per una ricostruzione dei fatti del 23 agosto e del.le settima ne s uccessive alla destituzione del Maresciallo Ion Antonescu esiste naturalmente una vas ta produzione di testi con caratteristiche celebrati ve del ruol o del Pa 11ito comun ista , pubblicati prima del 1989. mentre gli studi s uccessiv i so no più equilibrati c irca il ruolo reale delle varie forze. pur confermando l'eccezionalità sto rica dell'evento per la nazione romena. Ved. in particolare: H.illgruber. op ci t pp. 216 -225: Hitchins. op. c i t. , pp. 530-535: Axwo11hy, op. cii pp. 175-183: Liliana Saiu , Le Grandi Potenze e la Romania, 1944 -1946 Uno studio sulle origini della guerra.fredda. Cagliari. 1990. pp. 125-135: Romania in World War Il. cir.• pp. 203 - 213 .

334 R omania in Worfd War 11, cit., pp. 231-292.

Quali gli effett i di questi avvenimenti deci s ivi s ull a condizione della rappresentanza diplomati ca e militare italiana ? Naturalmente le rappresentanze diplomatic he eli Salò e di Be rl ino furono eliminate e l'Addetto Militare della Legazion e italian a, dopo un così lungo periodo di tensione, ebbe modo di riprendere subito i contatti con il suo interloc utore principale, lo Stato Maggiore romen o . Bodini si occupò, in parti co lare. di rec uperare i doc umenti nell'ufficio deii'"Addetto Militare aggiunto '' della ··pseudo repubblica·· fascista. il Ma ggio re dell'esercito repubblicano Achille Menel. c he in realtà era stato per mo lti anni direttore della Società ano nima ' ·Feltrinelli' ', nonchè direttore de l fascio di Bu carest e ce nturion e della "milizia".

Il Menel ve nn e tratto in ar resto e pre so in custodia dai militari sovietici, mentre altri quattro militari erano stati denunciati per le loro attività politiche allo Stato Magg iore romeno. Tutti g li altri militari già appartenenti all ' Esercito reg io e presenti in un elenco rinv e nuto dal Bodini ris ultavano già rientra ti in Jtaliam .

Nella s ua relazione B odini indicò anche i no min at iv i ed i ri s petti vi gradi di altri militari italiani, ufficiali. so ttuffi c ia li e so ldati se mplici di Esercito. Aviazione c M a rina del Governo repubblicano. allegando i rendicont i delle spese sosten ute nell'ultimo trime s tre fra le quali anche le compete nze di Men el. Inte ressante fu una lun ga se rie di documenti che fo rnivano un quadro com plessivo assai preciso e dettagliato dell'attività della rappresentanza militare di Salò. l n essi s i trovarono atti di corris pondenza con il Go ve rn o rome no , con frequenti ri c hiami anche a pratiche riguardanti militari italiani in R omania.

Bodini to rn ò a occuparsi anche della so rt e dei materiali militari italiani c he. ··in conseguew: a dei noti avvenim enri polirico-milita ri che condusse ro all'armisri:io de/nostro Pa ese· ·. erano co nsegna ti. come da accordo , alle autorità militari di Bu ca re s t , o nd e ev ita re che cadessero in mani tedesche. La res tituzione dei materiali alle autor it à italiane, avrebbe potuto essere però "di 11011 facile nè pronta d efi ni zione". ammise Bodini, che per questo motivo ch ie se un attivo supporto da pa rte del Minis tero della Si tra ttava in effetti di un arsenale di rispettabili pro - porzioni. comprendente fucili di vario modello, carabine. moschetti. bombe a mano, mitragliatrici, pistole, casse di munizioni. oggetti di vestia ri o.

Po co dopo la fine del regime di Anton escu, sulla sorte dei militari itaUani internati in R oma nia fu avanzata, nel settembre 1944, una richiesta di informazioni da parte dell'Alto Commissario per i prigionieri di guerra, il Generale Pietro Gazzera. poichè i sovietici, che avrebbero dovuto dar e informaLioni sui militari internati dai tedeschi nei territori occupati dall ' Armata R ossa, avevano tralasciato di prend ere in considerazione proprio la Romania. Gazzera, per rimediare a questa lac una di informazione , suggerì allora di far interessare alla questione il rappresentante diplomatico italiano presso l'URSS. Pietro Quaroni. Gazzera manifestò anche il timore. in caso di collasso interno alla Germania, che ondate di ex prigionieri si riversassero in direzione est nei paesi balcanici3 37

Il Ministero degli Esteri aveva già notificato all'Alto Commissario e al Mini s tero della Guerra una comu ni cazione del Governo sovietico all'ambasciatore Quaroni con la definizione dei criteri che Mo sca avrebbe adottato nei riguardi dei militari italiani trovati nei territori - tedeschi e non- gradualmente occupati dall'Armata R ossa. l civili sarebbero stati lasciati indisturbati a meno c he non fossero incorsi nelraccusa di collabora zio ni smo Dei militari, co loro che avevano prestato servizio nelle forze armate tedesche sarebbero sta ti trattati come prigionieri di guerra in attesa di chiarire la loro posizione insieme al Governo italiano; i militari che invece avevano disertato dall'esercito o dai battaglioni di lavoro tedeschi sarebbero stati riuniti in campi di concentramento con trattamento di favore; per tutti gli altri si sarebbe deciso s uccessivamente.

Il Mini ste ro degli Esteri ita li ano, in verità, aveva già richiamato l'attenzione del Governo sovietico sulla sorte dci circa 700.000 militari italiani che non avevano voluto aderire al Governo fascista e che erano stati internati in Germania in condizioni estremamente dure. In oltre. auspicando che rappresentanti del Governo italiano fossero coinvolti nelle operazioni dirette a verificare resistenza o meno di forme di collaborazioni smo, il Ministero chiese al Governo sovietico anche di provvedere con una certa equanimità alla so rte del milione e mezzo circa di italiani che si trovavano dispersi nei territori occupati dalla Germania e che erano stati ridotti praticamente in '"semi-schiavitù". fornendo loro assistenza e permettendo un sollecito ritorno in patria338.

337 AUSSME. Fondo I-3 . .. Cartexgio Comando Supremo e Stato Maggiore Generale. l/ Guerra Mondiale 1940--11 ". 166. fase. 7 di f(uerra miliwri e civili in Turchi(l , Egiuo. Romania, Jugoslm·ia. Bulgaria. 1944 Generale Gaz7era, AltO Commissario per i prigionieri di guerra, a l degli Affari esteri. n. 976 l Poi .l C-15-E. 18-9-1944.

Il Generale Gazzera approvò queste iniziative, chiedendo che Quaroni intervenisse nella questione con particolare riferimento ai militari italiani già in mano tedesca che avrebbero potuto trovarsi o transitare nei paesi danubiano-balcanici, quali la Jugoslavia , la Bulgaria e, appunto, la Romania.

Il Colonnello Bodini suggerl da parte sua di provvedere - in caso di rimpatrio dei militari italiani internati in Romania - alla istituzione di un "Centro di mobilitazione" per la raccolta e il success ivo impiego di truppe appartenenti a repmti assai vari tra loro339.

Sulle condizioni di vita dei militari internati in Romania negli ultimi mesi del 1944 - come anticipato dalle relazioni di Bodini - pesava inevitabilmente anche la dura situazione economica del paese, non tanto per le distruzioni arrecate dalla guerra quanto per l'aumento vertiginoso dell'inflazione e, di conseguenza, del costo della vita: si calcolava che in qualche caso i prezzi fossero aumentati addirittura di 620 volte.

Si può intuire, quindi, nelle settimane successive al colpo di Stato ed all'inizio della lotta antitedesca, il peggioramento delle condizioni dei rniJjtari italiani che erano sta ti internati dalle autorità romene nel campo di

In loro favore erano stati presi alcuni provvedimenti da parte delle autorità militari della Legazione italiana che riguardavano in sostanza l 'aumento della indennità alloggio e della razione viveri, ma i militari italiani dovettero far fronte a condizioni di vita peggiorate, mentre non riuscivano ancora a sfuggire alla loro strana, duplice condizione di internati e di rifugiati politici , condizione ambigua che contribuì solo a mantenere una grande incerte zza nei confronti del loro trattamento economico340. Il Governo romeno- come già si è visto- aveva deciso dì fornire agli ufficiali (erano 50), perchè provv edessero alloro alloggio ed al vitto, un asseg no pari allo stipendio dei pari grado romeni, ma senza alcuna indennità. Per i sott ufficiali e per i soldati semplici le autorità romene fornivano invece solo il vitto e l'alloggio.

:13& Ibi dem, Ministero degli Affari Esteri all'Alto Commissario per i prigionieri di guerra, telespre sso 013211171.8-9-1944.

339 AUSSME, Fondo G-29, busta 5, fase 6 ci r., Colonnello Bodini al Ministero della Guerra, n. 1107/ A, 23-9-1944.

3.j() Ibidem, Colonnello Bodini al Ministero della Guena, n. 1115. 27-9-1944

L'Add etto Militare italiano si mobilitò più volte in seguito ai fatti del 23 agosto affinchè ven isse garantito un migliore trattamento ma quello che riuscì a ottene re furono soltanto modifiche prevalentemente formali: l'assegno fornito agli ufficiali era considerato del tutto inadeguato anche per condizioni di vita più mode s te , mentre il vitto per la truppa risultava asso lutam ente insufficiente.

Bodini , allo scopo di definire finalmente un adeguato sta tus giuridico per i militari italiani in Romani a aveva già consegnato ai primi di se ttembre del J944 una lettera al Gene rale di Co rpo d'Armata Gheorghe Mihaìl, Capo Ufficio collegamenti con gli Addetti Militari esteri dello Stato Maggiore, riportando il punto di vista italiano34 '. Nella lettera Bodini chiedeva che lo Stato Magg iore romeno desse di s posizioni affinchè i militari italiani internati fossero liberati , pur ipotizzando una loro permanenza provvisoria nei campi in attesa di altr i locali.

Bodìni am pliò la s ua richiesta fino a chiede re di s pos izioni anche per quei militari che eran o stati sorpresi dal cambio di regime rome no in s ervizio pres o unità tedesche e che avrebbero dovuto essere riuniti a Oe§ti, in attesa dì definire di comune accordo il loro tatus giu ridico.

Bodini non perse tempo, e in attesa della risposta ufficiale romena inviò il Tenente Colonnello Aure li o Corsa n i a int(nmare il Comandante del campo di concentramento. Capitano di Fregata Alberto Torri, circa le nuove opport unità c he si aprivano per i militari italiani.

Una riunione svo ltasi il 26 se ttembre 1944 al Mi n istero della Difesa, co n la partecipazione di Bodini , affrontò compless ivamen te i problemi della riunione dei militari in un unico campo, del ve tiarìo e degli aspetti sanitari. Dopo di che Bodini tornò a Curtea de e ad per visita re i campi e verificare l'attuazione delle misure fino ad allora decise. Lo stato dal punto di vista fisico dei soldati apparve in gene re soddisfacen te a B od ini , così come il morale, sia per il cessato pericolo della reazio ne ted esca che per la prospettiva del rimpatrio : solo i militari fatti prigio nieri di guerra dai romeni in quanto presenti in unità tedesche i mostravano più abbattuti degli altri. Bodini spiegò loro quanto s ta va facendo la rappresentanza italiana e le misure decise di inte sa con la Romania per proteggere i loro interessi.

All'inizio di ottobre B odini fece il punto sulla con. i. tenza dei militari italiani, uddividendoli in du e g ruppi: gl i ex internati, dei quali 32 uf- fìciali. 38 sottufficiali e 327 militari di truppa. e i c irca 200 mjlitari e più provenienti da unità germaniche che si erano presentati spontaneamente dopo il 23 agosto o erano stati catturat i dai romeni e dai l contatti de li ' Addetto Militare italiano in merito alla questione si estese ro anche alle autorità americane presenti nel paese. nella speranza di utilizzare g l i aerei de ll' Aeronautica statunitense per rimpatriare il personale militare già inte rnat o ed ex prigioniero in Romania e anche quello proveniente da altri pae. i come la Turchia. Il ricorso all'aiuto americano per il rimpatrio dei militari italiani si doveva all'esistenza di un precedente per i militari francesi prigionieri dei tedeschi e poi fuggiti dalla Germania in Romania.

TI primo gruppo, essendo costitui to da militari fedeli al Governo del Re, era stato in parte, come :.i è visto, avviato a mansioni la vo rative civ ili.

Se questo risultato era da sc riversi a merito della Legazione italiana e de l B od ini in particolare, a ltrettanto poteva dirsi pe r il fatto di aver ottenuto il concentramento del seco ndo gruppo in un unico campo e la possibilità per le autorità italiane in Romania di interrogarli per accertare le singole posizioni militari e politiche.

Infatti. una specifica Commissione di inchiesta registrò le dichiarazioni scritte e oral i dei militari, al fine di capire se si trauava di militari fatti prigionieri anche dai tedeschi oppure di aderenti al partito fascista repubblicano. I primi sa rebbero stati aggregati success ivamente al numero dei militari de l primo gruppo di Romania, con possibilità quindi di fruire dello stesso regime di libertà. I ·'fedeli" di Mu ssoli ni sareb bero stati ancora considerati prigionieri di guerra a tutti gli effetti.

La costitu zione di un Governo romeno democratico e la contemporanea occupazione soviet ica po ero defmitivamente la questione del rimpatrio dei militari italiani , ridimensionando ormai l'importanza della loro ··definizione" giuridica.

A parte la questione dei mezzi di trasporto a Bodini stava a cuore in primo luogo sapere se fra i rimpatriandi potessero essere in seri ti anche i mi li tari fedeli al Governo monarchico fatti prigionieri dai sovie tic i e se fosse stato possibile congedare i militari italiani che si trovavano in Romania prima della guerra (magari perchè la famiglia paterna era romena) c quelli che lo domandavano espressamente perchè avevano trovato lavoro.

L" ostacolo più difficile da superare per poter conservare quelle poche opportunità che si era riu citi a ottenere per i militari italiani era però rappresentato dalle autorità sovietiche di occupazione.

Fu il Ministero degli Affari Esteri a tentare di aggirare questo ostacolo consegnando an· Ambasciata sovietica a Roma una Nota verbale in cui era spiegata l'origine della specifica situazione dei militari italiani ex internati, la loro diversa condizione e le vicende con cui era stata trasferita alle autorità italiane la competenza a gestire questa vicenda, cercando soprattutto di giustificare la libertà dei soldati ex prigionieri sovietici che avevano deciso di seguire l'Italia monarchica e dei quali s i ricordavano le sofferenze già patite per le inumane discriminazioni da parte dei tedesc hi 343.

Del resto, si ricordava nella nota. l' URSS aveva già accettato un precedente con i militari italiani in Bul garia, mentre anche le autorità angloamericane avevano acco lto i desiderata italiani nei confronti dei militari che si trovavano in Francia e Grecia all'atto del l 'armistizio.

La Legazione italiana a Bucarest, rammentò il Mini stero degli Esteri, aveva già chiesto alla Commissione Alleata in Romania l'autorizzazione al rimpatrio di un primo . caglia ne di militari. già addetti agli uffici ed ai

Come si è già visto in precedenza.!' Ambasciatore a Mosca Pietro Quaroni aveva interessato il Governo sovietico per la situazio ne dei militari italiani in Romania e Bulgaria, riuscendo a ottenere l'impegno a rilasciare quei militari che non fossero risultati implicati con il Governo neo-fascista, ma senza ricevere, però, la promessa di fornire eventuali mezzi materiali per il rimpatrio di quelli rimasti fedeli al Governo regio.

Trasmettendo quanto aveva ricevuto da Quaroni. il Segretario Generale degli Esteri, Renato Prunas. comunicò al Mini tcro della Guerra che la faccenda delle modalità del rimpatrio avrebbe dovuto essere gestita insieme alla relativa sezione della Commissione Alleata di Controllo. fornendo gli opportuni elementi da trasmettere a Quaroni J.14.

A parere del General e Pietro Gazzera il rimpatrio dei militari poteva essere affrontato anche, ma non so lo, con l 'aiuto delle autorità alleate, ma sarebbe sta to necessar io che nei territori coinvolti dalle operazion i ci si rivolg esse in primo luogo agli organismi italiani, poichè ess i era no perfetta mente in grado di mobilitarsi allo sco po , agevolando l' identificazione e l ' inquadrame nto d ei rimpatriandi , mantenendone l'ordine e la disciplina e arrivando anzi a costit uire de i veri e propri "nuclei di organizzaz ione", delle commi ss ioni con rappresentanti militaii italiani in grado di affrontare più efficacemente oneri che del resto s i potevano comprender e nello status di cobelligeranza che aveva assunto l ' I talia345.

343 Ibidem. Legazione d'Italia a Bucarest. l'\ota Verbale n. 5761 /41. 21-12-1944.

344 AUSSME. Fondo I -3. "'Carteggio Comando Supremo e Sraw Mal(giore Generale. Il Guerra Mondiale 1940-4/"'. 189. fase. 2 . .. Romania. Sttua:_ione polirico-milirare 1945" Prunas, Mini!ttcro degli Affari Esteri. al Ministero della Guerra. telespresso 00561. 18-1-1945.

Una Relazione dell'Ufficio Informa zioni dell o Stato Maggiore Generale s ulla "Situa zione dei militari italiani n ei Balcani al 31 dicembre 1944" apportò all ' inizio del 1945 ulte1iori informazioni, tracciando un interessante confronto s ulle condizioni de i militari nei vari Stati ali' indomani della liberazione da parte dell'Armata Ro ss a346 .

Un documento che consentiva di fare il punto su lla situazione fornendo utili informazioni per gli organismi militari coinvolti , pur rile vandosi in esso c h e "se ... si fosse tentato (prima) di precisare la posizione giu ridica dal punto di vista internazionale di tutti i militari italiani in B alcania, oggi la situazione di queste decine di migliaia di italiani, in balia della sorte e in mano di popolazioni che sfogano su di loro risentimenti di ogni gene re , sa rebbe indubbiamente migliore".

11 documento confermava questa visione pessimistica, imp utando le travers ie dei militari italiani ad una mancata tempesti va organi zzazione a livello centrale (in patria) de lla questione, e s i basa va s ull e testimo nianze dirette dei militari g ià rimpatriati che confe rm avano le "tristissime condizioni" in cui versavano gl i italiani. Situazione aggravata dal fa tto che le sollecitazioni del Governo italiano non avevano indotto a prendere decisioni concrete, sop rattutto per la loro pos iz ione giuridica, con conseg uente privazione di una adeguata assistenza e , peggio , con l ' esis tenza di "soprusi e angherie di ogni ge nere da parte delle autorità e popolaz ioni locali" .

Questa s ituazi o ne aveva p o rtato ad una precarietà in termini di sussistenza aggravata dal fatto che i militari italiani (" deperiti , scalzi, laceri' ') erano costretti a d eseguire lavori pe sa nti (cos tituendo una in s perata "manodopera a buon mercato") per o ttenere il minimo del v itto e dell'allog - gio. E le operazioni di rimpatrio erano ben !ungi dall'essere organizza te e attuate.

345 lhidem, Generale Gaz ze ra , AltO Co mmi ssario per i prig ion ieri di gue n a, al Ministero degli Affari Esteri ed al Capo d i Stato M agg io re Generale, n. 250 Pol/ F-8, 23-11945.

346Jbidem, Stato Maggiore Generale, Ufficio Informazioni, Sez ione 3° , Gruppo Situazione. allo Stato Maggiore Generale. Ufficio A .V. . n. 6656 l/3/ 2. 3-3-1945 .

Si trattava di un quadro drammatico soprattutto per quanto riguardava la Jugoslavia con le sue diverse regioni, l'Albania. la Grecia, la Bulgaria.

Tuttavia, a conferma della va lidità dell'operato della rappresentanza militare italiana, proprio in Romania- rilevava il documento - la situaLione si presentava leggermente migliorata, anche per l 'esiguità dei militari che vi si trovavano e per il fatto che molti di essi avevano trovato lavoro. come si è visto, presso enti romeni e italiani.

L'eterno problema della condizione dei militari ital iani in Romania sembrava comunque destinato a protrarsi nel tempo e non sempre si riuscì a fare distinzione. nella R omania occupata. fra la diver a orig in e dei loro gruppi. I Comandi romeni e sovietici non riuscirono ad essere rassicura nti in proposito.

L'Addetto Militare a cavallo tra il 1944 e ill945 fu spesso costretto, anzi, a occuparsi di un ingrato compito, quello di comunicare l'uccisione di alcuni soldati italiani. avvenuta per lo più in circostanze drammatiche o per una assistenza medica insufficiente.

J problemi aumentarono nel corso del 1945 quando rattività di "selezione" tra i militari italiani, relativamente alla "fedeltà" o meno al Governo monarchico ital ian o, fu assunta d'imperio dalla Commissione Alleata di Controllo. vale a dire dai sovietici, i quali avevano aggiunto ai militari che già si trovavano in Romania un gruppo di 71 so ldati, catturati in Bulgaria c int e rnati in un primo momento a Costanza, c un altro gruppo di 200 soldati provenienti da ll a Jugoslavia e tenuti prigionieri anche essi dai ru ssi nel campo di Calafat347.

11 lavoro degli italiani venne così interrotto e le autorità sovietiche concessero loro so lo occasionali udienze. Anche se i ru ss i tendevano a cons iderare ''fascisti" tutti i soldati catturati nelle unità tedesche, con il tempo la classificazione dei militari italiani prese una piega per fortuna più favorevole. malgrado, nel marzo 1945. essi si trovassero ancora nei campi so tto la perenne qualifi ca di prigioni e ri di guerra.

Purtroppo le autorità romene ancora una vo lta non furono in g rad o di garantire cond iL.ioni di vita rispondenti alla pur precaria condizione di prigionieri di guerra, tanto che, dopo numerose proteste dal Mini stero della Guerra e dai rapprese ntanti a Bucarest, il comandante del campo di raccolta fu deferito alla Corte marziale dagli stess i romeni , che cercarono con maggiore impegno di riservare una attenzione ispirata a criteri di umanità nei confronti dei militari italiani. Dalle condizioni di salute al riscaldamento, al vitto, all'assistenza sanitaria, si registrò finalmente qualche progresso.

Del resto, oltre all 'assis tenza diretta in prima persona da Bodini, è necessario segnalare la costituzione di un Comitato civile composto da signore italiane e da funzionari della Legazione che , con il permesso della Commissione di Controllo Alleata , prese a visitare i militari e a distribuire nei limiti della possibilità generi di conforto.

Se la situazione restava difficile , Bodini continuò in ogni caso a porsi come obiettivo di fondo il rimpatrio per tutti i prigionieri.

Lo Stato Maggiore italiano preparò nell 'agosto 1945- a guerra ormai finita- un nuovo, esteso riepilogo sulle vicende dei militari e su tutte le rappresentanze e le associazioni italiane in RomaniaJ4S

Ricostruite sia l ' avventura dei soldati italiani dopo 1'8 settembre che l'opera prestata dal Colonnello Bodini, validamente supportata dall'Addetto Aeronautico, Tenente Colonnello Cesare De Porto, e dall'Addetto Navale, Capitano di Fregata Giuseppe Massari, il documento , illustrava in sintesi le modalità dell'effettivo rimpatrio dei militari, trasformatosi ben presto in una vera e prop1ia odissea, come si vedrà meglio in seguito. Purtroppo , proprio in quel momento delicato i militari del campo di stavano sempre più creando problemi alla Legazione a causa dell 'alto tasso di indisciplina, "specialmente per opera di alcuni facinorosi e di alcuni interessati''.

Altre difficoltà si aggiunsero quando i sovietici affermarono di considerare propri prigionieri di guerra i militari italiani catturati in unità tedesche. Si trattava in particolare di 540 unità che la Legazione tentò inutilmente (vi riuscì solo per 21 di essi) di inserire nel numero di coloro che potevano essere avviati al lavoro civile. Inoltre, anche se i militari de l campo dj Oe§ti furono trasferiti a Odessa. tutto lasciava presuppone che prima del rientro in patria essi sarebbero stati indottrinati sulle "conquiste culturali, scientifiche e politiche del comunismo".

348 AUSSME. Fondo I-3 bu sta 189. fase. 2. cii Colonnello Agrifoglio, Capo Ufficio Informazioni dello Stato Maggiore Regio Esercito. al Gabinello del Ministero della GueJTa. agli Stati Maggiori della Marina e delr Aeronautica ed ali" Ufficio operazioni e addestramento. n. 67882 /3/ 2. Segreto. 2-8-1945.

Lo Stato Maggiore italiano dedicò a questo punto della sua Relazione un·attenzione più ampia anche alle attività del fascio locale e della L egazione fascista re pubblicana a Bu carest, co nsentendoci, così. di a ppro fondi re eventi già affrontat i. Soprattutto per i tentativi. rivelatisi poi sostanzia lmente s te ril i , di fare opera di inten sa pro pa ganda fra i militari italiani del campo di c fra i più impegnati in qu esto si rivelarono il Tenente Lavizzari - g ià ne ll'ARMIR- e il CaporalM agg iore Conti.

11 fascio di Bu carest, praticamente in es istente, e r a stato ricostituito dopo la liberazione di Mu ssolin i su l Gran Sasso per iniziativa dell'ex segretario R enato Tozzi, dopo i primi bombard amenti di Bu carest si ritirò dalla Capitale e non rapprese ntò più un problema, ma fu Franco Trand afilo. ex rappresentante c corrispondente de li' Agenzia giornalistica ··stefan i" da Bucare s t , il vero promotore del mo vi men to ncofascis ta in R omania, grazie anche all'intesa perfetta con l 'agg ue rrito Ministro tede sco Barone Manfred von Killin gc r, il quale riuscì , dopo ave rlo inviato prima a B e rlino, a farlo nom inare l ncaricato d'Affari e rapprese ntante diplomatico a Buca rest della Repubb li ca di Mussolini.

Trandafil o - come si è già v is to- aveva condotto una vera e pro pri a guerra contro enti c per onalità italiane che avevano scelto l ' I talia del R e c di B adogl io. non limitandosi a occu parsi di B ova Scoppa e Bod ioi. ma attaccando anche altri organismi della comu nit à italiana. come l'Istituto di Cultu ra Ital iana, dalla cui gui da cercarono di a ll ontanare il P rofessar M a nzo ne . e le Scuole it a li a ne .

Se Trandafilo era co ns iderato - secondo lo Stato Ma gg iore- il tipo de l "perfetto avventuri e r o", l' ex Console italiano ad Amburgo, Armand o Odenigo, fatto ve nire nel febbra io del 1944, era descritto invece come un a personali tà più "idealista" c propensa a sferrare offensive con proclami e lettere roboanti, ma meno in grado di procurare danni.

Agevolati anche da clementi della polizia romena, erano riusciti a convincere con le minacce alcuni lavoratori italiani. sop rattutto quelli che erano stati costretti a richiedere alle autorità il permesso di soggiorno e di lavoro. Anche Ocl en igo per fo rtun a no n fu mai ricevuto dal Re per present are le sue crede nzia li , no nostante le inc essa nti ri c hie s te e le sempre più forti prote ste in tal senso.

Sia Tranda f il o e Tozzi che Odenigo furono poi arres tati dai sov ietici dopo il 23 agosto 1944.

Ne ll a relazione dello Stato Maggiore italiano si ripercorreva anche il problema degli interessi italiani in R oma nia e degli event uali danni subìti dalle proprietà italiane a causa degli eventi bellici e del la successiva oc- cupazione sovietica. Alcune s ocietà a capitale italiano - la "Pra ho va' ·, la "Xenia".la " Mitrov", la Electrica il cui capitale per metà era itali ano (gruppo Volpi ) - risultavano non aver avuto pesanti danni materiali. Su alcuni di questi imprenditori aveva peraltro esercitato qualche influenza la Repubbli ca Sociale Italiana. Così era stato per il Colonnello Luigi Mercalli, già Addetto Militare in Romania e Aiutante di Campo onorario del Re poi Direttore della " Prahova", società per il trasporto dei prodotti petroliferi, per il Direttore dello zucc herificio "Danubiana·', Mauro , e il Direttore Generale della Banca Commerciale !taio-Romena , Brunelli, il quale venne poi sostituito da un ex funzionario dell'ufficio petrolifero dell' AGIP, Castellano.

Solo poche industrie italiane s ubirono danni di un certo valore: per esempio, la "Danubiana" che vide perduti 80.000 quintali di barbabietole per mancanza di mezzi di trasporto. L'impresa di lavorazione dei legnami "Feltrineili " sembrava ancora in buone condizioni , così come la "Filatura romàneasca de bumbac", produttrice di cotone, in quanto questo prodotto veniva acquistato regolarmente dai sovietici.

Le società italiane subirono danni anche per il1idimensionamento della loro attività a causa della mancanza di cont atti con la madre patria.

Una realtà tangibile a partire dalla stess a AGJP, poichè i tedeschi dopo 1'8 settembre non avevano più permesso l'invio di prodotti petroliferi in Italia, perfino per la Repubblica Sociale Italiana.

Il nuovo Direttore della " Prahova", Antonelli , quando il trasporto di petrolio fu reso di nuovo possibile, dichiarò tuttavia che la ripresa dell'attività non avrebbe apportato alcun vantaggio dato che il prodotto non veniva immesso s ul libero mercato ma rilevato dalle autorità ad un prezzo inisorio, se nza che fossero "coperti" nemmeno i s alari. Tra l 'altro, dopo l 'o ccupazione del paese da parte dell'Armata Ro ssa, mille cisterne della "Prahova" furono sequestrate dai sov ietici.

Sul piano dell'organizzazione culturale, l ' Istituto di Cultura Italiana aveva continuato, seppur in tono minore, la sua attività, mantenendo i s uoi corsi l iberi e il suo personale docente nei licei e nelle universi tà romene , ma successivamente i docenti d ei corsi furono costretti a sospe ndere la loro attività e alcuni di essi dovettero pelfino lasc iare la Romania e rifugiarsi in Turchia .

La generale benevolenza ed il rispetto nei confronti degli italiani che si avvertivano nel paese, testimoniati anche dal Ministro del l 'Educazione Nazionale del nu ovo Governo della R omania democratica, Voitec, noto proprio per i suoi sentimenti di amicizia per l ' It a li a , co nse ntiro- no di porre in una luce pill favorevole la orte delle proprietà italiane e consolidare le iniziative per la diffusione della cultura italiana.

Verso la fine di febbraio - proseguì il documento dello Stato Maggiore- fece la sua comparsa l'attività d i una sezione del Partito soci a l ista italiano, probabilmente dovuta all'iniziativa di militari ital iani "operaizzati"- quindi di sinistra- ··n on ranto per idealità politiche quanto per ranco re verso i superiori ...

Sembrava, anzi, che uno dei suoi principali esponenti fosse un marinaio, Ceffaro. appartenente alla squadtiglia dei sottomarini nel Mar Nero. già am ico dei tedeschi c abi lm e n te pas sato a l fianco del nu ovo Governo. Successivamente, però, con rafflusso di altri elementi, di diversa origine. la sezion e si era tra formata in ··unione Patriottica Italiana". organizzazione autodefinitasi ··apolitica.. e guidata da un Comitato provvisorio che mirava a estendere la partecipazione a tutti gli italiani di ogni tendenza politica, intenzionati però a lottare cont ro nazisti e fascisti :l49.

L a compos izione del Comitato rifletteva la varia estrazione socia le degli aderenti all'Unione (vi era anche il Direttore della Banca Commerciale in Romania. Benedetti ) e. solo dopo la partenza del Ministro italiano Bova Scoppa . costretto a tornare in Italia nel marzo 1945, esso fu in grado di attivare un ce1to rapporto con l'Incaricato d'Affari della L egaz ione- o r a facente funzioni di Mini st ro- Pietro Gerbore, riuscendo a ottenere anche dei contti buti finanziari.

La comparsa di questo nuovo organismo fu rilevante proprio so tto il profilo della presenza militare italiana in Romania. Infatti qualcuno vide nella decisa azione del Comitato e nella sua influenza su Gerbore 1·origine della decisione da parte di quest'ultimo di sciogliere (ufficialmente per motivi finanziari) g li Uffici dell'Add etto Militare e dell'Addetto Navale.

I n seguito, infatti. 1'Unione Patriottica sembrò spostarsi decisamente su po izioni v icine all'ideologia comunista. tanto che venne riconosciuta e accolta con grande rilievo dal rappresenrate sov ietico a Bucarest, Pa v lov.

349 La lun ga lista dei maggiori italiani posta alla fine del documento dello Stato :'vlaggiore metteva in evidenta come fossero stati in molti - politici. diplomatici. militari semplici e ufficiali. responsabili di imprese uomini di cultura - ad aderire alla Repubblica Sociale Jtaliana. In particolare. come si è già nlevato. erano tati due militari. il Tenente Laviaari ed il Caporal Magg iore Conti, a di a mano am1ata la Legnione rimasta fedele a l Re. AVSSME. Fondo 1-3. busta l R9, 2, n . 67882 /3/2, d!.

Venne meno, così , l'iniziale intenzione dell'Unione di acquisire consensi tra gli italiani e di provvedere alla tutela dei loro interessi materiali e morali indir;endentemente dalla loro fede politica. E se il Direttore della Banca Commerciale, Benedetti , si ritirò dal movimento , il Capitano medico di Marina, Fontana, ne divenne un attivissimo dirigente prima e il Presiden te poi , moltiplicando gli attacchi a quel pe rsonale diplomat ico italiano che rifiutava di aderire ali 'Unione, a partire ora dallo stesso Gerbore.

Molti, comunque, i militari italiani ex internati che vi avevano adernto, anche per il fatto che l'Unione trovava una certa popolarità nella comunità italiana perchè asseriva di avere come obiettivo la loro protezione e rimpatrio e anche l'assistenza ai nùlitari indigenti o rifugiati e agli operai italiani a Bucarest.

In questo ambito, al di là della s ua caratterizzazione ideologica, !"Unione riu scì a ottenere qualche risultato premendo su l le autorità sovietnche e sollecitando le operaziorù di rimpatrio, le quali però si sarebbero svolte in condizioni estremamente difficili.

Tornando infatti sulla vicenda dei nùlitari italiani è opportuno soffe rmars i sulla lunga relazione di un ufficiale ex internato, già addetto all '" Uffic io stralcio Base 38", il Capitano Ermete Cuneo, relazione inviata a Bodini l '8 settembre del 1945 e che agevola la comprens ione dei fatti, peraltro drammatici, relativi al rimpatrio 3so

Cuneo riepilogò tutti i provvedimenti presi dalla rappresentanza militare italiana a Bucarest dopo 1'8 settembre 1943 a favore dei m.iJitari italiani , a partire dalla co ncess ion e di assegni c ind ennità mensili .

All'ini zio eg li denunciò le ingiuste accuse formulate contro la Legazione e g li uffici militari dall'Unione Patriottica descrivendo le fasi- già citate - del rientro dei militari ex internati e prigionieri di guerra in pa - tria: partenLa il 29 maggio 1945 del primo convoglio con 105 militari. quasi tutti ex prigionieri del campo di Oe§ti. ma affluiti anche dai paesi vicini alla R omania. in direzione di Odessa. da dove si sarebbero poi diretti via mare in Italia; partenza del secondo convoglio il 16 giugno con 150 militari quasi tutti ex internati per Vienna, via Arad e Budapes t c poi verso l'Italia. dopo essere tati riforniti del minimo per sopravvive re: partenza il 25 giugno del terzo c ultimo co n voglio con circa 350 uomini. anche ess i ex internati - come so ttolineava la L egazio ne italiana il4 lu glio -diret to anc he esso a Vienna , ma passa nd o per Leopo li. A que s ti g ruppi se ne dov eva poi aggiungere un altro formato da 60 italiani c he i sov ietic i avrebbero fatto partire da Costanza .

350 AUSSME, Fondo G-29. busta 5. fase 7, sotto fase. 2, ··Regia Lega:ione d' Italia a Bucare st Corrisponde n:a Colonnello Bodini " . ( Donazione del Colonnello Giorgio Pe lagalli all' AUSSME fatta l' 11 - 12- 1991 ). Capita no C uneo al Colonnello Bod ini 8 -9- 1945. Un a ltro Rapporto sul le vici ss itudini dei militari italiani era stato preparato nel luglio dall ' Addetto Aeronautico. Tenente Colonnello Cesare De Porto, anche esso fortemente c ritico nei co nfronti della Legazione e dell'Unione Patriottica Italiana. De Porto denunciò senza mezzi termini l'operato di Gerbore, definendolo ··accanito avversario" del migl ioramen to delle condizioni dei militari italiani. Gerbore si difes e successivame nte attribuendo alle a ut o rit à soviet iche la responsabilità co mpleta delle ope ra zioni di rimpatrio degl i ita liani. Per il lu ngo Rapporto del Co lo nn el lo Dc Porto, ved. ibidem Situazione Militari Italiani ex Internati in Romania". 28 -7 - 1945. Sul tema dell 'o rganizzazione politi ca degli italiani in Romania, cfr. anche Carol i, lw.lia e Romania c:it., pp. 243 -244.

Restarono in Romania altri 130 militari- impiegati in servizi della Legazione. per motivi di sa lute. oppu re senza alcuna g iustifi cazione. e 70 che avevano fatto richie s ta di poter riman e re per motivi vari, comp res i co lo ro c he avevano tro vato ··un buon la vo ro": acl ess i fu c hi esta una dichiarazione sc ritta c irca qu es ta loro dec is ione co n 1' impegno a non farsi con·is p ondere più alcun assegno o indennità varie di assistenza.

T uili i vari itinerari divcr ifi cati alimentarono non poco sfiducia e timore fra i militari ita li ani e molta in ce rt ezza ulle poss ib ilità di g iun gere verament e in patria, mal g rado le as s icurazioni dell' In caricato d'Affari italian o e del Tenente di Vasce ll o Giova nni Ci ccolo, Ca po dell'Uffi c io ass istenza.

L'odi s ea dei nùli tari itali an i che e rano partiti alla vo lt a dell ' It alia fu infatti più lunga del previsto: Cuneo riferì una letter a inviata dal Tene nte Perazza del cco ndo convoglio e portata dal Mare ciallo di Marina Felago e da l so ld ato se mpli ce P anico . in c ui si rendeva noto che i milit a ri e r ano s tati int e rnati in un altro ca mpo , anzi c hè proseg uire verso l'It a li a, se nza che fosse preved ibil e un a ripre s a del viaggio a breve termine , c s i p regava perciò di far intervenire la Commissione intc ralleata.

La gravità di questa situazione venne testimoniata dal ritorno alla sp icciolata in R omania di altri militari fuggiaschi da quel campo in condizion i di vestiario pietose c spesso derubati ne l viaggio. con la no ti zia di una co ll ocaz ione dei loro compag ni in altri ca mpi di cui uno vic in o Bratislava.

L a sorte del te rzo convoglio giu nto dopo un via gg io penoso a lasi, non apparve, a luglio. molto diversa: molti militari infatti se ne tornarono per proprio conto a B ucarest. Uno di essi riferì che questo gruppo- cu i si sarebbe ro uniti in seg uito pri g io nieri provenienti da a ltre zo ne - sa rebb e s tato portat o da Odessa a Leopo li , poi a Ki ev c infin e nella Ru ss ia Bi anca, in un campo nei pre ss i di Min s k. Solo ne ll'otto bre s ucce ss ivo il gruppo avrebb e potuto ri vedere l ' Italia.

Il prolungamento di un viaggio anch ' es so svoltosi in condiz ioni molto diffic ili aveva provocato soprattutto una drammatica penuria di c ibo dato che le ri s erve erano state calcolate pe r un numero minore di giorni.

Dai militari coinvolti in questa drammatica vicenda erano pa1tite numerose accuse nei confronti della cattiva organizzazione del viaggio da parte della Lega z ione italiana e del! 'Ufficio assistenza , e verso alcu n i esponenti dell'Unione Patriottica che avevano convinto la Lega z ion e a " sbarazzarsi" in quel modo dei militari italiani. Altre accuse furono poi mosse riguardo gli alti assegni e indennità fornite al personale militare della Legazione , in paragone alle cifre molto più ba ss e dei militari ex internati.

Cuneo sottolineò anche come l'ex capo dell'Ufficio Stralcio, il Maggiore Vito Di Spigno - poi autore nel lu glio 1946 di una Relazione sui militari internati in Romania nella Commissione Supe riore di Inchiesta presso il Ministero della Marina3S J -avesse inutilmente tentato , al pari di Bodini, di persuadere Gerbore a inviare con il terzo convoglio anche i documenti contabili per il controllo da parte delle autorità militari in patria , e, poichè si rifiutò per ragioni di salute di lasc iare subito la Romania con gli altri (subendo per questo l 'atteggia mento altamente offensivo da parte di Gerbere). fu privato di qual s iasi assegno e indennità dall ' Incaricato d ' Affari il quale ostacolò s uccessivamente anche il rimpatrio dell'ufficiale, costretto a vivere in condizioni economiche precarie.

Il tono polemico di Cuneo emerse anche quando. ricordato di essere rimasto in Romania per la compilazione delle schede personali amministrative dei militari e per assicurare il ritorno in Italia dei documenti contabili di alcuni Enti itali ani, riferì le accuse mossegli da alcuni funzionari di Legaz ione vicini a Gerbere circa un s uo tentativo di portar via senza permesso parte della contabilità , s u invito peraltro di Di Spigno. Tanto che i suoi bagagli ve nnero fatti riaprire e perquisire al momento della parten z a.

Una "messa in scena", la definì lapidaiiamente Cuneo. difendendo onore e correttezza suoi e di Di Spigno.

Un episodio eloquente per quanto riguardava il fatto nuovo della improvvisa tensione e del clima di s osp e tto e di reciproche accuse che ormai dominava fra le autorità civili e militari della rappres entanza italiana a Bucarest dopo la partent.a di Bova Scappa. Uno dei risultati più penosi di questo contra to fu di aggravare la situazione dei m ilitari che dovevano rimpatriare. ln una Nota del!" Il settembre 1945 il Mini ' tero della Guerra italiano, riesaminati i vari e a vo lt e confusi fatti relati vi a l p rob lema ti co rientro dei militari dalla R oma ni a, co nfer m ò la responsabi lità di Gerbore e della s ua "es tre ma leggere zza" pe r aver fatto partire i militari stess i se nz a avere pr ima assicurazioni precise sul rimpatrio , cedendo "per debolezza" alle pressioni dei capi dcii 'Unione Pat ri ottica Italiana che in precedenza avevano accusato proprio Gerbore di no n fare i passi necessari per le operazion i di ritorno in It alia.

L'aspetto più grave di tutta la vicenda relativa al ritorno in patria. che si ricavava dal documento del Ministero. era rappresentato dal pericolo che co rre vano i militari italiani di essere catt urati dai sovietic i : questi infa tti l i avrebbero costretti a fare lavori pesa nti , unendo a questo la deportaz ion e in regi o ni lo nta nc352.

Nella seconda metà di ottobre il Ministe r o degli Affari es teri italiano fu costretto a m obi li tar s i per ch iede re alla Commi ione Alleata di provve dere al rientro via aerea in llalia di circa 100 militari italiani c he si trovavano ancora a Bucares t in co ndiz ioni fisiche che non consentivano assolu tamente il rientro via treno o l'eventuale permanenza in altri campi, ricordando che essi aveva no attraver ato " le più tristi vicissitudini.. proprio per non aver vo lut o ade rire alla R epubblica Sociale It a liana 3s3 .

La Sezione Affari C iv ili della Commissione A ll ea ta ri s pos e so llecitamente, indicando anche l ' Uffi c io c ui indiri zzare in futuro s imili richieste, ma non andò più in là dal ga ra ntire un tren o-ospeda le.

In viando al Mini stero della Guerra la propria valutazione del rapp o rto del Capitano Cuneo, il Co lonnello B odini ne approfittò non solo per tessere un caldo elogio del suo operato nelle note circostanze. ma anche per precisare come l'opportunità che si trovò per alcuni di essi di trovare lavoro come civil i, era da cons iderarsi davvero unica'' in tutta Europa per quanto riguarda va la ricerca di so lu z ioni a d eg uate pe r g li ex prigionieri di g uerra e intc rnati 354 .

352 AUSSME. Fondo G -29. busta 5, fase . 7, sottofasc. 2, c ii .. Mini s tero della Gu erra. stra le io della NoLa segreta n. 69075/ 317. 11 -9- J945.

353 Ibidem, Ministero Affari Esteri. Appunto di Zoppi per I' Uilicio di collegamento co n la Commissione Alleata. n 19/ 23480/ 3314 18- 10- 1945.

Ibidem . Colonnello Bodini al Ylinistero della Guerra. n. 36. Riservata personale. 10-9-1945.

Bodini tornò anche sulla questione dei materiali bellici italiani ceduti temporaneamente alla Romania, rilevando come il loro valore fosse di qualche centinaio di milioni di lire, potenzialmente anche convertibile in preziose materie prime per l'Italia: ma occorreva che da Roma si se al più presto un tecnico esperto della questione.

Particolarmente seve ro fu invece il giudizio su Gerbere, a proposito del co nt eg no autoritario ed irrispettoso tenuto nei confronti di Di Spigno, co ndizionato da preoccupazioni disciplinari fuori lu ogo e non da reali esigenze del serv izi o.

Anche Bodini fu costretto a polemizzare con l 'atteggiamento assunto da Gerbore e in particolare con il rifiuto di permettere il ritorno via aerea in casi come quello relativo a Di Spigno, problema per il quale chiese l'interessamento del M in L tero degli Affari Esteri.

7.4 La nuova politica in Romania nel l 945-46

I n Romania l'opposizione crescente delle forze di sinistra, guidate da un Partito comunista sempre più forte e detem1inato nella conquista del potere. condizionò la vita dci due Governi di coalizione guidati dal Generale Sanatescu e di quello successivo, guidato dal Generale Nicolae Radescu che sembrò all'inizio godere dell'appoggio anche delle sinistre.

Ma la coopera? ione tra i partiti ··storici··libe rale e nazional-contadino, il partito socialdemocratico e il comunista durò poco e i primi due be n presto si distaccarono dal gruppo delle sinistre (ai partiti comunista e socia ldemocratic o si aggiungevano formazioni minori come l"Unione patriottica. il Fronte degli aratori c altri) che ritrovarono comunque nel settembre del 1944 un proprio punto di riferimento c di cooperazione nel nuovo ·'Fronte Nazionale Democratico"", il cui obiettivo fu naturalmente la conquista del potere c l 'emarginazione di tutte le altre forze politiche dalla guida del paese. ln questo processo - che comunque aspetti tipicamente "autonomi" di crescita da parte delle principali organizzazioni di sinistra- d ivenne maggiormente avvertibile la preoccupaz ione di Mosca di avere nella Romania un paese non suscettibi le di creare problemi nelle retrovie dell"Armata Rossa e guidato, come gli altri dell'Europa orientale. da un Governo "amico' · L'occupa zione militare del paese favorì senza dubbio la capacità del Partito com uni sta - guidato da esponenti fortemente motivati. quali Gheorghiu-Dcj . Patrii§canu, Stoica. Luca. Pauk er - di attuare un proprio disegno egemonico in grado di dare un volto completamente nuovo alla vita politica, economica e sociale del paese.

L ' involuzione della vita politica romena e la contrapposizione crescente tra Rad escu e il Partito comunista portò sul piano interno a forti tensioni socia li e a scont ri di piazza sempre più frequenti e sanguinosi tra sostenitori degli opposti schieramenti, con una crescente instabilità politico-sociale che Mosca condannava e che decise quindi di eliminare.

La grave crisi politica accentuatasi nel febbraio 1945, portò il Partito comunista e i suoi alleati alla decisione di el imin are il Governo Rade scu. Ma fu il Cremlino a neutralizzare bruscamente il tentativo di Re Michele di chiamare alla guida del Consiglio dei Mini s tri il Principe Barbu bey e ad imporre la costituzione, il 6 marzo 1945, del primo Governo interamente di sinistra sotto la presidenza di Petru Groza, leader del piccolo Partito degli aratori staccatosi dalla più ampia organizzazione dei nazional -contadini di Maniu, ma vicinissimo alle tesi comuniste355.

Lo Stato Maggiore italiano elaborò nel febbraio 1945 una lunga riflessione sulle cause che avevano portato alla crisi del Governo Radescu , ricostruendo puntualmente l'atmosfera di tensione politica nel paese356.

È interessante quindi, anche in questo caso, riperconere gli eventi appena esaminati attraverso questo documento.

Veniva evidenziato innanzitutto il ruolo determinante di Mosca negli attacchi sferrati in misura sem pre più ampia contro il Governo e i partiti democratici "storici": inutilmente Radescu respingeva le accuse che lo in -

355 Sul rapp011o tra l" evol uzione politica in Romania in funzione di un potere sempre più vasto del Partito comunista c peggioramento dci rapporti Est-Ovest e in partico lare t ra Stati Uniti e Uni o ne Sovietica. ved. l'ottim o volu me dj Liliana Saiu. op. ci t. , in particolare le pp. 127- 190, dai contrasti alla Conferenza di Potsdam al ri conosc imento della Romania da parte di Gran Bretagna e Stati Un iti alla fine del 1945. Ycd. anche di Paul Quinlan. C/ash over Rwnania. British and American Policies toward Rumania , 19381947, Oakland, 1977, di Florin Dobrinescu, Romania postbelicif a lwnii (1945-1947) . Bu carest. 1988. ed il recente volume di Elizabeth W. Hazard. Cold War Crucible : U S Foreign Poli cy and the Conjlict in Romania. Boulder-Colorado , 1996.

Fra i contributi meno re centi, ved . anche: Rcubcn H . Markham . R omania cmder che Soviet Yoke, Boston. 1949: Henry L. Robel1s. Rumania: Politica ! Problems of an Agrarian State, New Haven, 195 1; Henri Prost, Destin de la Roumanie, 1918- 1954, Parigi. 1954 : Alexander Cretzianu, The Lost Opportun.ity . Londra, l 9 57.

356 AUSSME, Fondo G-29. busta 5, fase. 7, sottofasc. 2, cit., Stato Maggiore Generale, Ufficio I, Sezione 3°, all'Ufficio del Capo di Stato Maggiore Generale, all 'Ufficio Operazione dello SMG e agl i Stati Maggiori della Marina e dell'Aeronautica. n dica vano alla gui da di un Go verno reazionario e anti -democratico , denunciando anzi la volontà di sopraffazione dei com uni st i e dei loro alleati. Rad esc u d'altra parte continuava la g uerra a fianco dell'Armata R ossa co n le 14 di v is ioni ro mene che, dopo La riconquista della Transilvania se ttentri o nal e arrivarono a combattere fino a Budapest e d in C e coslovacc hia, in piena "frate llan za d ' anni" con ! '"alleato" sovietico Ma le s inis tre si facevano forti anche d ella su pposta riluttanza del G ove rno a ris pettare le c l ausole de ll'mmistizio del set tembre 1944, così come Mosca acc usava i partiti liberai-nazionale di Constantin Bratianu e naz ionalco ntadino di Iuliu Maniu di non vo ler adempiere agli oneri finan z iari che imponevano tra l ' altro a Bucarest di corrispondere a Mosca 300 milio n i di dollari in conto riparaz ioni di guerra. Pagamento peraltro effet tuato soprattutto " in natura ", trasferendo all'URSS le importanti risors e de l paes e , prodotti petroliferi, c e r ea li , leg name, e anche mac c hinari indu s triali e naviglio commerciale Si co mprende , quindi , il sospetto di Mo sc a e dei s uoi alleati ve rso l 'o ppo s iz ione de i vecchi partiti a tale s itua z ione. ln rea ltà , molte forze po litiche in Romania e rano convinte c he occorresse attuare una politica di stretta amicizia con l'Unione Sovietica, anche se ovviame nte questa non si sare bbe do vu to s pingere fino al dominio incontras tato del Partito comunista rome no s u tutta la s oc ietà politica e civi le vis t o in pratica come completa su bordina z ion e al diktat di M osca.

Il rapporto dello Stato Maggiore sottolineò il desiderio del Governo

Gro za e in p a rticolare de l nuovo Mini s tro deg li Esteri , di costruire una Romania "indipendente, democratica e pro s pera" , amica dell ' URSS , solida le con le altre v icine nazioni democratiche per una "comune orga ni zzaz ion e d e lla pace" nel dopoguerra. Lo sviluppo dei primi rapp o rti co n l'Ungheria , la Cecoslovacchia e la Bulgaria, anche esse ormai "democra tiche ", confermava ques ta nuo va politica regiona le all'inseg na dell'amicizia con Mosca.

In effetti , se mbrava che , per agevolare la conquista del co nse nso interno da parte delle sin is tre , il controllo dei ru ss i fo ss e all ' ini z io " più blando" di quello ese rcitato , ad ese mpi o, nell'ambito della Commissione di Controllo Allea ta in Italia, me ntre il comporta mento delle truppe sov ietiche di occupa z ione po teva ancora ritenersi sos tan z ialm ente " buono" nei confronti de lla popolazione, non registrandosi eccessi di rilievo .

Il dichiarato sostegno sov ietico al recupero della Transilvania settentrional e agiva da potente fattore condi z ionante ne i confronti de l na z ionalismo assa i vivo dei romeni. Il ritorno dei territo ri c e duti con la fo rza nel

1940 all 'U ngheria (non avrebbe potuto essere il caso, però, anche della ln particolare, i l Governo Radescu apprezzò la decisione del Governo italiano guidato da Bonomi che nel gennaio 1945 dichiarò "nullo e non avvenuto" l'Arbitrato di Vi en na , imposto dalle potenze dell ' Asse .

Bessarabia e della Bucovina prese da Mosca nello stesso anno) era considerato da tutte ìe forze politiche democratiche come il più tangibile riconoscimento al ruolo romeno nel conflitto anti-tedesco.

Nei mesi successivi, la conquista progressiva dei principali centri del potere po l itico e amministrativo e la crescente eliminazione degli avversar i politici del P artito comunista portarono la R omania ad essere uno dei fattori principali della guer ra fredda tra l 'Est e l' Ovest.

11 fondamentale accordo economico -commerciale tra Romania e Unione Sovietica concluso due mesi dopo l ' in sediamento d e l Governo Groza. avrebbe d'altra pa1te portato alla pratica subordinazione dell 'e conomia romena a quella dell'URSS. soprattutto con l ' istituzione in ogni settore produttivo delle "società mi s te", la "Sovrom", incaricate di gestire "paritariamente" lo sfruttamento delle materie prime del paese .

La nuova, profonda riforma agraria, lanciata in maggio, con le numerose esp ropriazioni di grandi proprietà terriere (sopra ai 50 ettari ) da essa impli cate, contribuì alia contrapposizione politica e sociale interna , aggravata anche dal problema dell'epurazione che le sinistre volevano fosse molto più radicale e s pietata verso tutti coloro che venivano sospettati anche solo di aver nutrito delle s impatie per il "fascismo".

La monarchia finiva per svolgere un ruolo chiave in questa lotta senza escl us ione di colpi e la sua opposizione al Governo era sempre più evidente. Se R e Michele veniva attentamente so rvegliato dagli emissari del - l' U RSS , il leader comunista Gheorghe Gheorghiu Dej sembrava tuttavia riconoscere per il momento al monarca di aver avuto un ruolo di rilievo nell'abbattimento della dittatura di Ton Antonescu, confermando c he i partiti del "Fronte" avevano deciso di collaborare ancora con la Corona.

L' annientamento delle ''forze reazionarie", e cioè delle vecc h ie forze politiche romene, costituiva però l'obiettivo prioritario del Governo, fossero esse quelle ancora legate alla dittatura di Antonescu o quelle democratiche, penalizzate come le altre dal passato regime.

L' assim ilazione delle forze di opposizione alla dittatura era in realtà eccessiva, così come lo era il peso dato dai partiti del Fronte , e strume ntalmente anche da Mosca, all'estrema destra interna. A Berlino il capo della Guardia di Ferro, Horia Sima, era in effett i riuscito a costituire un

"Governo in esilio" in Germania, ma le sue possibilità di int1uire in qualche modo sulla situazione interna romena erano praticamente nulle, anche se in suo "proclama" alla nazione romena annunciò la formazione di un "esercito di liberazione" che avrebbe strappato il paese alla "tirannia bolscevica".

Con il passare delle settimane il Cremlino guardò inevitabilmente con crescente favo re un Governo romeno in cui il Partito comunista fosse non più solo egemone ma l'unica forza motrice, anche se il confronto al suo interno tra le due "anime", quella "interna", con sotterranee venature "nazio nali ". e quella "filo -so vietica" si faceva in realtà sempre più serrato.

Alla esigua rrùnaccia derivante dall ' azione degli oppositori si aggiungeva tuttavia la ben più temibi le opposizione delle potenze occidentali che - come in altri casi deli' Europa orientale - non volevano riconoscere la legittimità e la rappresentatività democratica di un Governo che era ormai so lo di nome di coalizione e che passava invece alla persecuzione ed all'arresto degli avversari politici e dei loro sosten itori nel Paese , oltre che alla eliminazione progressiva dei diritti e delle libertà democratiche fondamentali. I compromessi fra Stati Uniti e Gran Bretagna da una parte e Unione Sovietica dall'altra si verificarono, per esem pio nel dicembre 1945, con un effimero e improduttivo ingresso nel Governo di due rappresentanti dell'opposizione liberale e nazional-contadina di Bratianu e Maniu. Ma nei me si successivi e soprattutto dopo le contestatissime (a ca usa dei vistosi brogli) elezioni politiche generali del novembre 1946 che sancirono il predominio del Partito comunista romeno e la definitiva eliminazione delle opposizioni, non vi era ormai più spazio per una qualsia s i influenza occ identale nel paese. L'eliminazione della Monarchia, la proclamazione della Repubblica popolare. la nuova Costituzione e l'assorbimento forzato del Partito socialdemocratico (esc lu sa La componente più moderata) da parte di quello comunista furono tra il 194 7 ed il 1948 le tappe più significative dell'inserimento della Romania nel blocco sovietico m .

:m S ull e trasfonnaz ioni politiche. economiche c socia li in Romania dopo la formazione del Governo Groza. oltre al citato lavoro di Lil iana Saiu. passim, ved. anche il recente di Giuliano Caroli. Nascita di una Demacra-;.ia Popolare. La Romania dall944 al 1950 nei documenti dei diplomatici italiani. 1999. Vcd. inoltre di Antonello Biagini c Francesco Guida. Me::;; o secolo di socialismo reale. L'Europa centro -orientale dal secondo conflitto mondiale alla cadwa dei comunisti. Torino. 191.J7. pp. 2o29.

Un numero assai limitato di documenti dell'Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore de li' Esercito si diffonde in maniera episodica s u argomenti relativi alla Romania nel 1946. Di essi occorre fare menzione perchè contribuiscono a caratterizzare, sia pure episodicamente, la profonda spaccat ura politica e ideologica che fra Est e Ovest passava in Romania e ad evidenziare un fattore detenninante nella realtà postbellica delle nazioni dell'Europa danubiano-balcanica: la subordinazione di quei paesi, e della Romania in modo esemplare. alle esigenze strategicomilitari dell'Unione Sovietica durante la fase ascendente della guerra fredda .

In essi si parla. tra l'altro, dell'incoraggiamento avuto dall'ex Minis tro degli Esteri di anteguerra Grigore Gafencu , durante una sua visita a Londra, a coordinare gli esuli politici che si erano raccolti ali' estero, perchè - a detta del Ministro degli Esteri Be vin - ci sarebbero vo luti dai tre ai cinque anni "per spazzare totalmente il comunismo dall'Europa": dall 'E uropa occidentale come da quella balcanica.

Vi sono anche riferimenti a esercitazioni di truppe sovietiche ai confini con la Jugoslavia e alla Loro dislocazione in R omania, diffusa soprattutto nella costa del Mar Nero. nel Banato e in Oltenia. regione si tuata nella parte occidentale della Valacchia, e ad una ampia eliminazione di ufficiali dalle Fo rze Annate per moti vi politici.

L a preoccupazione sovietica di realizzare una efficace rete logistica nei paesi occupati emerge anche dalle notizie sulla costruzione di un grande collegamento ferroviario strategico tra Bulgaria, Romania , Jugos lavia e Albania fino alle città di Cattaro e Durazzo su lr Adriatico 358

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